Inceneritori o Termovalorizzatori: due parole per un unico mostro
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Inceneritori o Termovalorizzatori: due parole per un unico mostro
Inceneritori o Termovalorizzatori: due parole per un unico mostro In natura, nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Partendo da questo principio basilare della fisica vi dimostreremo qual è la vera "utilità" ed ecocompatibilità degli inceneritori. A COSA SERVONO? Gli inceneritori/termovalorizzatori hanno l’obbiettivo di smaltire i rifiuti che noi produciamo, i Rifiuti Solidi Urbani. Come? Bruciandoli (e infatti i rifiuti destinati a questo tipo di smaltimento vengono chiamati CDR = Combustibile Da Rifiuti) all’interno dei loro forni, insieme ad altri materiali che servono per bruciare la maggior quantità possibile di rifiuti. Per noi bruciare qualcosa significa distruggerlo. Ma, secondo la legge di natura che abbiamo citata prima, nulla si distrugge. Questo allora significa che i rifiuti si trasformano in qualcos’altro. Ma in cosa? Vediamo nello schema qui sotto un esempio di cosa entra e cosa esce da un inceneritore: L’inceneritore è un moltiplicatore di rifiuti, poiché trasforma anche prodotti non inquinanti come acqua e aria in rifiuti. Gli inceneritori non smaltiscono assolutamente nulla e non evitano nemmeno il ricorso alla discarica. Il loro unico pregio è quello di far sparire dalla nostra vista i rifiuti. TERMOVALORIZZATORI? NO. ECCO LA VERITÀ’. In Italia si è scelto di privilegiare l'incenerimento cercando di addolcirlo agli occhi dei cittadini, con nuove denominazioni che dovrebbero evidenziarne improbabili benefici. È così che sono stati denominati dalla nuova normativa “termodistruttori” o “termovalorizzatori”; sul piano energetico rappresentano un enorme spreco dell’energia spesa per produrre i materiali inceneriti, ricavandone solo modeste quantità di calore. I materiali che entrano in un inceneritore portano con sé un “bagaglio energetico” costituito da: 1.l’energia direttamente ed indirettamente utilizzata per produrre ciascun materiale; 2.l’energia usata per dargli la forma desiderata; 3.l’energia spesa per le varie operazioni di trasporto; Un nuovo inceneritore a Desio? Ma anche no, grazie. Inceneritori o Termovalorizzatori: due parole per un unico mostro 4.l’energia spesa per la raccolta; 5.l’energia spesa per triturarlo e compattarlo nella produzione del CDR; 6.il potere calorifico, cioè il calore che è possibile estrarre da un materiale tramite incenerimento. Esempio: materie plastiche - potere calorifico: tra 4.000 e 6.500 kcal/kg - energia spesa per la loro produzione circa 14.000 kcal/kg. Si capisce chiaramente che il recupero energetico del loro potere calorifico tramite l’incenerimento significa sprecare definitivamente tutta l’energia spesa per produrlo. E che verrà di nuovo spesa per produrre nuovo materiale con cui rimpiazzare quello che è stato “termovalorizzato”. Il vero recupero energetico si ottiene invece con il riutilizzo di tali materiali il maggior numero di volte possibile. GLI EFFETTI SULLA SALUTE UMANA DELLE EMISSIONI Qui vogliamo essere davvero precisi: lasciamo la parola al Professor Luigi Bisanti, Presidente dell’Associazione Italiana Epidemiologia: “Le principali sostanze chimiche emesse dagli inceneritori e considerate per il loro potenziale di rischio per la salute umana sono: metalli; idrocarburi policiclici aromatici; polveri fini e ultrafini; acidi; gas; policloroderivati (tra cui diossine). Le vie di esposizione individuate sono quella inalatoria, alimentare e per contatto dermico. Gli impianti d’incenerimento di vecchia generazione (come quello di Desio, attivo dal 1976,ndr) hanno sicuramente comportato l’esposizione ambientale della popolazione residente a livelli elevati di sostanze tossiche. Si può concludere che esistono prove convincenti dell’associazione tra l’esposizione alle emissioni degli impianti d’incenerimento di vecchia generazione (in particolare a diossine) e l’aumento di frequenza di tumori in alcune sedi.” A dimostrazione di quanto dichiarato dal Professor Bisanti, nel 2007 l’Unione Europea ha finanziato un rigoroso studio scientifico sulla popolazione residente a Forlì, per almeno 5 anni, entro 3,5 km da due inceneritori (rifiuti solidi urbani e rifiuti ospedalieri, gli stessi bruciati a Desio): l’esposizione ai metalli pesanti ha prodotto un aumento di mortalità per tutti i tumori nelle donne da +17% a +54% a seconda del tipo di tumore (mammella, stomaco, colon retto…). E sui grossi inceneritori di nuova generazione, come quello che i nostri politici vogliono costruire a Desio? “A causa del poco tempo trascorso dall’introduzione delle nuove tecnologie d’incenerimento, non sono ad oggi disponibili evidenze chiare di rischio legato agli impianti di nuova costruzione. Il dimensionamento effettivo dei volumi di sostanze tossiche immesse dai camini nell’ambiente è un fattore critico per giudicare della sicurezza anche dei nuovi impianti. Negli impianti di grandi dimensioni le basse concentrazioni di sostanze tossiche nelle emissioni possono essere vanificate dalle elevate quantità in volume delle emissioni nell’unità di tempo. Questo genere di impianti, infatti, è associato ad una riduzione del riciclo nel bacino territoriale circostante perché i grandi impianti a griglia mobile necessitano di elevati volumi di rifiuti per il loro funzionamento.” Il Prof. Bisanti dice due cose molto importanti: 1) i fumi emessi dai nuovi inceneritori hanno meno inquinanti per metro cubo rispetto a quelli vecchi; ma, essendo più grandi, emettono un numero maggiore di metri cubi di fumi… quindi c’è il rischio che i nuovi impianti inquinino come i vecchi! 2) i nuovi impianti, di grandi dimensioni, hanno bisogno di elevati volumi di rifiuti per funzionare, tanto da portare ad una riduzione della raccolta differenziata nelle zone servite dall’impianto stesso! L’inceneritore diventa un mostro che ha bisogno di essere nutrito sempre, indipendentemente dalla quantità di rifiuti prodotti in un determinato territorio e dalla percentuale di raccolta differenziata! Il pericolo delle nanopolveri C’è poi il problema delle nanopolveri cioè polveri ultrafini di diverso tipo: PM 2.5: particolato fine con diametro aerometrico di 2.5 micrometri (m = milionesimo di metro), inalabili, penetrano nei polmoni; PM 1: particolato ultrafine con diametro aerometrico di 1m, inalabili, penetrano nei polmoni fino agli alveoli; PM 0,1: nanoparticelle, particolato con diametro aerometrico inferiore a 100 nanomètri (nm= miliardesimo di metro). Alcuni studi hanno preso in considerazione le polveri respirabili con diametro inferiori a 3,3 micron (Giornale Italiano di Malattie Toraciche n. 1 - 2007): hanno constatato che queste polveri possono, tramite la respirazione, raggiungere i bronchioli respiratori e gli alveoli (basse vie aeree) e passare nel circolo sanguigno e da qui penetrare in tutti gli organi e tessuti del corpo. Il nostro organismo non è in grado di eliminare queste particelle inorganiche tramite il sistema immunitario per cui si ha un accumulo progressivo e irreversibile con malattie del polmone, cardiache (infarti) e cerebrali (Ictus: Rivista “Stroke” 15 febbraio 2007). Esiste un considerevole numero di studi che dimostrano gli effetti nocivi sull'organismo umano in presenza di micro e/o nanoparticelle. Purtroppo i filtri applicati agli inceneritori non sono in grado di bloccare queste polveri. C’è di più: le leggi in materia di inceneritori non prendono in considerazione queste sostanze inquinanti. Quindi gli inceneritori risultano “a norma di legge”, pur emettendo nell’ambiente una grandissima quantità di Un nuovo inceneritore a Desio? Ma anche no, grazie. Inceneritori o Termovalorizzatori: due parole per un unico mostro Possiamo drammaticamente concludere con le parole del Professor Lorenzo Tomatis, ex direttore dell’Agenzia per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Incenerire i rifiuti resta una follia”. LE ALTERNATIVE Se i nostri politici hanno ancora dei dubbi sulla nocività di questi impianti, deve comunque valere il Principio di Precauzione, riconosciuto dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992 (“Dichiarazione di Rio”), come diritto e obbligo degli Stati. Tale punto di vista è stato promosso dall'Unione Europea, esplicitando la politica comunitaria con la Comunicazione COM(2000) 1 (2 febbraio 2000): “Il principio di precauzione può essere invocato quando è necessario un intervento urgente di fronte a un possibile pericolo per la salute umana, animale o vegetale, ovvero per la protezione dell'ambiente nel caso in cui i dati scientifici non consentano una valutazione completa del rischio.” Una raccolta dei rifiuti porta a porta con tariffazione puntuale (pago la tassa dei rifiuti in base a quanti ne produco) può portare tranquillamente la raccolta differenziata al 75% nel giro di pochi mesi (come è successo a Novara). E LA MAGISTRATURA? Finalmente anche la magistratura comincia a muoversi. A seguito dell’esposto presentato dall’ISDE, Associazione Medici per l’Ambiente e alcuni comitati locali, la Procura di Forlì ha messo sotto inchiesta i vertici delle società che gestiscono i due inceneritori cittadini. I magistrati dovranno stabilire se il tumore alla prostata che ha colpito un bimbo di 11 anni, residente nelle vicinanze degli inceneritori, sia stato causato dai fumi emessi dagli impianti (ovviamente “a norma di legge”). L’inchiesta è attualmente in corso. QUANTO CI COSTANO? Altro importante aspetto da considerare è quello economico: gli inceneritori sono quasi sempre sovvenzionati da denaro pubblico, cioè dai nostri soldi, prelevati direttamente dalla bolletta elettrica (tassa del 7% sui consumi). A partire dal 1992 questi impianti hanno usufruito degli incentivi (CIP6) che erano stati previsti a sostegno di fonti rinnovabili (sole, vento, geotermia, etc.). Tutto ciò grazie ad una "fantasiosa legge all'italiana" in cui, inserendo la parola "e assimilate" prima della sua approvazione, i rifiuti e gli scarti del petrolio sono stati magicamente trasformati in "fonti rinnovabili". Così è stato deviato circa il 76% dei fondi che dovevano finanziare le vere energie rinnovabili. I cittadini devono pagare in bolletta mediamente 60 euro l’anno per far rimanere le energie rinnovabili esattamente al punto di partenza! Nel breve periodo l’alternativa agli inceneritori è costituita dall’abbinata raccolta differenziata spinta e costruzione di impianti di Trattamento Meccanico Biologico dei Rifiuti (TMB). Il rimanente 25% indifferenziato può essere trattato dal sistema TMB. Ma di che cosa si tratta? Il TMB è un impianto di trattamento degli scarti residui che non prevede la combustione degli stessi, bensì una gestione “a freddo” dei rifiuti. Con sistemi di intercettazione meccanica ampiamente disponibili sul mercato, si possono recuperare i metalli, la carta, il vetro, le plastiche consentendo il trattamento anaerobico-aerobico della frazione organica. Quest’ultima, prima di essere stabilizzata, produce biogas sottoposto a recupero energetico per alimentare l’impianto stesso. I residui di tale lavorazione sono pari a non più del 30% del materiale in ingresso e sono formati da inerti e materiali organici stabilizzati la cui potenzialità inquinante è ridotta del 90%. Questa filiera di trattamento, molto meno inquinante dei processi di incenerimento, che comunque, come abbiamo visto, prevedono il ricorso a discariche speciali per la collocazione di scorie e ceneri tossiche per circa il 30% dei rifiuti bruciati, presenta capacità di recupero di energia e soprattutto di materiali estremamente significative. Impianti di questo genere sono attivi in tutto il mondo, Europa ed Italia comprese. Uno all’avanguardia si trova a Vedelago, in provincia di Treviso (www.centroriciclo.com). E’ particolarmente triste sapere che i rifiuti napoletani che abbiamo inviato in Germania, sono stati trattati in grandissima parte con impianti di questi tipo. La beffa è che noi abbiamo pagato la Germania per prendersi i nostri rifiuti e poi abbiamo pagato nuovamente la Germania per acquistare i materiali ricavati dai nostri stessi rifiuti tramite gli impianti di TMB!!! (Notizia Ansa del 21 maggio 2008). Nel medio-lungo periodo suggeriamo la politica “Rifiuti Zero” (o delle 3 R – Riduzione, Riciclo, Riutilizzo), che prevede la riduzione alla fonte della produzione di rifiuti (ad esempio tramite la riduzione di imballaggi superflui e lo studio di progettazioni alternative alle attuali, più attente all’effettivo recupero dei materiali utilizzati per la fabbricazione dei prodotti), il riciclo e il riuso dei materiali scartati. Città importanti come San Francisco negli Stati Uniti (nazione in cui non si costruiscono nuovi inceneritori dal 1995) stanno perseguendo con successo questa politica e prevedono di arrivare all’obiettivo “rifiuti zero” entro il 2020. Un nuovo inceneritore a Desio? Ma anche no, grazie. Inceneritori o Termovalorizzatori: due parole per un unico mostro Ma a questo punto… che senso ha costruire un nuovo inceneritore a Desio? DIFENDI LA TUA SALUTE CON UNA FIRMA! La nostra richiesta al Presidente della Provincia di Milano Filippo Penati è molto semplice: dare vita ad una assemblea pubblica con medici ed esperti del settore per informare tutti i cittadini; promuovere una vera partecipazione popolare nel processo decisionale su un tema così delicato come l’incenerimento dei rifiuti, secondo quanto stabilito dalla Convenzione europea di Aarhus (ratificata in Italia con legge 108/2001) . Chiediamo troppo? FONTI: http://www.nanodiagnostics.it “Inceneritori e Nanopatologie” www.epidemiologia.it “Trattamento dei Rifiuti e Salute. Posizione dell’Associazione Italiana Epidemiologia” www.isde.it “Incenerimento dei Rifiuti” www.wwf.it “Documento di posizionamento sui rifiuti” http://federicovalerio.splinder.com/ “Gestione dei materiali post consumo – impatti ambientali a confronto” http://www.greenpeace.org/italy “Gestione dei Rifiuti a Freddo – TMB” Gli AMICI di BEPPE GRILLO di MONZA e BRIANZA http://beppegrillo.meetup.com/182/messages/boards/ Un nuovo inceneritore a Desio? Ma anche no, grazie.