NEWSLETTER DEGLI ARCHIVI DELL`IRTEM

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NEWSLETTER DEGLI ARCHIVI DELL`IRTEM
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NEWSLETTER
DEGLI ARCHIVI DELL'IRTEM
Anno 1 – Numero 8. Settembre 2009
Numero speciale dedicato alla collezione di cortometraggi dell'Irtem:
1. Il cortometraggio in Italia e i corti dell'Irtem. A cura di Tiziana De Santis.
2. Presentiamo in questo numero 21 schede di cortometraggi della collezione di cui l'Irtem ha curato il
salvataggio a partire dal 1997. L'ordine scelto è quello dell'anno di produzione: si tratta di cortometraggi
prodotti tra il 1952 e il 1965. Seguiranno nei prossimi numeri le schede degli altri 33 documentari, che
compongono il patrimonio dell'Istituto .
1. Il cortometraggio in Italia e i corti dell'Irtem.
Per definizione il cortometraggio è un film di
corto o medio-metraggio, con eccezioni di
lungo-metraggio,
di
carattere
culturale,
divulgativo, informativo oppure sociale, politico
o scientifico, basato su riprese girate dal vero
nell’intento di raccontare il reale attraverso le
immagini.
La storia del cortometraggio in Italia risale alla
tradizione dei cinegiornali e dei documentari
prodotti
dall’Istituto
Luce, che venivano
proiettati nelle sale cinematografiche prima dei
film (il LUCE – Unione Cinematografica
Educativa, era un ente parastatale nato in epoca
fascista come mezzo di propaganda).
Negli anni Cinquanta, per ragioni puramente
economiche legate ad una legislazione che ne
promuoveva il finanziamento e che ne faceva,
con spese minime, una facile fonte di guadagno,
i documentari subiscono una forte impennata,
tanto
che
il
numero
di
pellicole
documentaristiche
prodotte
lievita
incredibilmente da circa 400 del 1949 a oltre
1000 dell’anno 1955.
Solo in un secondo momento alla spinta
speculativa si sostituisce una genuina necessità
espressiva, che alza notevolmente il livello
qualitativo, anche per il coinvolgimento di
personalità di grosso calibro artistico, letterario,
registico e musicale. Basti pensare ad esempio a
Pier Paolo Pasolini o a Michelangelo Antonioni e
Carlo Lizzani, Ernesto De Martino o Vasco
Pratolini, solo per citarne alcuni, senza
dimenticare la schiera di registi e musicisti “colti”
e “impegnati”, come si diceva un tempo, che
usavano il mezzo espressivo e artistico come
strumento attivo per produrre cultura. Usando
parole di Cecilia Mangini – regista e autrice di
molti
documentari
conservati
nell’archivio
dell’Irtem e compagna di Lino Del Fra, altro
regista molto rappresentativo del genere – «Il
documentario era, tra gli anni Sessanta e
Settanta, il regno della libertà nell’affrontare la
rappresentazione di determinati temi, in virtù
dell’assoluta assenza di vincoli commerciali e di
produzione». A bassi costi, con l’utilizzo di
piccole maestranze e ridotti apparati produttivi,
ma
con
grandi
capacità
espressive
e
comunicative,
si
riusciva
a
raccontare
autenticamente il reale, stimolando riflessioni e
discussioni.
Ben lontani dalle coeve politiche del consenso,
questi documentari offrivano, infatti, uno
sguardo diverso sulla realtà, col proponimento di
spingere la gente a riflettere e magari anche
‘leggere’ in maniera critica e attiva ciò che
accadeva in quegli anni, dal boom economico
alla fuga dalle campagne, dall’arretratezza
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dell’Italia rurale e contadina alla vita in fabbrica
dei tanti operai delle nuove industrie e, in
sostanza, dei grossi cambiamenti sociali, politici
ed economici che hanno coinvolto l’Italia a
partire dal Secondo Dopoguerra.
Pur essendo stato un capitolo importante nella
cultura
cinematografica
italiana,
oggi,
purtroppo, il genere è caduto in disuso non
essendo
sopravvissuto
alla
forte
spinta
commerciale dei “modi” della televisione.
Tutto ciò non fa che aumentare il valore
documentario dei cortometraggi restaurati e
salvati dall’Irtem, con un progetto speciale
inaugurato nel 1994.
Lamberto Macchi, socio dell'Irtem e figlio del
compositore Egisto, uno dei quattro soci
fondatori dell'Irtem, ha ideato e diretto il
progetto fin dall'inizio, con l'intento di salvare
dalla distruzione opere di alto rilievo artistico,
che fanno ormai parte della storia della cultura
italiana del Novecento e che, in altro modo,
sarebbero andate disperse a causa del
fisiologico deterioramento delle copie ottiche
originali.
Trattandosi di cortometraggi realizzati da
piccole case di produzione oggi scomparse, per
il reperimento delle copie si è dovuti ricorrere
spesso agli archivi privati dei registi stessi o dei
loro eredi, prime ed ultime fonti cui attingere se
si esclude la Cineteca Nazionale.
Le pellicole, non sempre in buone condizioni,
sono state visionate per controllarne l’integrità,
poi restaurate tramite lavaggio e revisione delle
giunte e, infine, attraverso il telecinema (scanner
che, in sostanza, riceve l’immagine e la
trasforma in segnale elettrico), trascritte da
pellicola e da nastro Betacam su supporto rigido
tramite riversamento con sistema Videodisco
digitale Sony.
In pratica, prendendo in prestito la terminologia
usata nel restauro d’opere d’arte, si è trattato di
un restau ro conservativo, cioè attuato nel
massimo rispetto di forma e contenuto e col
minimo di interventi correttivi su immagine e
suono.
Il lavoro svolto ha ottenuto ottimi risultati,
specialmente
quando
è
stato
possibile
coinvolgere nel progetto coloro che avevano
collaborato direttamente alla realizzazione dei
documentari, se non addirittura gli stessi registi,
come nel caso di Cecilia Mangini.
Per la realizzazione puramente tecnica del
salvataggio, a seconda delle varie fasi di
lavorazione, come ad esempio per il telecinema
o per il lavaggio delle pellicole, sono stati
selezionati le migliori società e i migliori
stabilimenti di servizi per il cinema presenti sul
territorio nazionale, il cui lavoro è stato
supervisionato
da
tecnici
specializzati
e
dall’ideatore e principale curatore del progetto,
Lamberto Macchi.
Per ciò che riguarda la conservazione, non
avendo avuto i fondi necessari per la ristampa
del negativo delle pellicole, come detto, sono
stati scelti come supporti per il trasferimento il
nastro BetaDigitale e il LaserDisc Sony,
considerati, fino alla fine degli anni Novanta, tra
i media digitali più affidabili.
Purtroppo tale affidabilità si è rivelata via via
sempre meno sicura e, scoperta l’obsolescenza
di tali supporti che rientra, in generale, in quella
di tutti i supporti magnetici, attualmente si sta
procedendo alla ricerca di un sistema di
conservazione su formato video non compresso,
evidentemente più sicuro e duraturo.
I documentari salvati dall’Irtem rappresentano
per molti aspetti degli unica nel loro genere e
sono esempi davvero molto interessanti, sia sul
fronte della denuncia sociale e politica – tipica
degli anni Sessanta e Settanta – sia dal punto di
vista musicale. La loro rilevanza proviene
essenzialmente dal fatto che nacquero dalla
collaborazione, rivelatasi spesso straordinaria,
tra registi e compositori impegnati “di concerto”
alla ricerca di un’intima e diversa relazione tra
colonna sonora-musicale e immagini e legati da
un rapporto strettissimo, dialettico e stimolante
per entrambi; ben lontani dall’automatica
giustapposizione tra colonna sonora e colonna
visiva, la musica veniva incisa direttamente sul
fotografico, fondendosi in un impasto unico con
le immagini, alla ricerca della massima adesione
fra i due elementi. Inoltre, per l’uso di soluzioni
musicali d’avanguardia come la serialità,
l’atonalismo, i suoni “concreti”, sono stati fertile
terreno per la sperimentazione di nuovi
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linguaggi e nuove modalità di rappresentazione,
elementi del tutto assenti nel cinema di
lungometraggio e nella musica per il cinema di
quello stesso periodo.
D’altronde a questo proposito il documentary
film-maker Alberto Cavalcanti affermava: «Il
prestigio del documentarismo deriva dal
coraggio delle sue sperimentazioni. Senza
sperimentazione il documentario perde ogni
valore e cessa di esistere».
Tra queste pellicole, difatti, non è raro trovare
esempi di spiccata modernità nelle riprese
effettuate o nell’impiego di effetti sonori
ottenuti tramite preparazioni tecniche degli
strumenti
musicali
(come,
ad
esempio,
l’inserimento all’interno del pianoforte di una
corda di arpa suonata con le mani cosparse di
pece o l’impiego di una barra di ferro sfregata
sulle corde di un contrabbasso), secondo sistemi
tipici della musica contemporanea, al tempo in
cui l'elettronica ancora non veniva impiegata e si
iniziava appena ad usare il sintetizzatore.
E non sono pochi i casi in cui l’uso sapiente di
punteggiature dissonanti e, in generale, di un
linguaggio musicale contemporaneo, risulta
molto più aderente ai temi trattati di quanto sia,
ad esempio, la musica ‘di tradizione’ scritta per i
film neo-realisti.
In questo senso i 54 documentari restaurati
trascritti
e
conservati
dall’Irtem
sono
un’eccezionale
testimonianza
del
fervore
intellettuale e della vivacità artistica degli anni
Sessanta e Settanta in Italia.
Per entrare un po’ più nel merito degli
argomenti
e
dei
contenuti
trattati,
semplificando, si possono distinguere due filoni
principali, che sono quello etno-antropologico e
quello sociale.
Il primo, quello d’ispirazione antropologica,
riguarda la schiera dei documentari, ambientati
quasi sempre nel meridione d’Italia, di Luigi Di
Gianni, Michele Gandin e Lino Del Fra; racconta
una religiosità popolare spesso legata ad una
sacralità arcaica, concreta e quasi tribale, in cui
convivono sacro e profano, fervore fideistico e
senso del magico, devozionalità e pratiche
augurali o divinatorie. Queste pellicole sono
oggi documenti davvero preziosi, specie sul
fronte dei riti e delle usanze della ormai quasi
completamente scomparsa civiltà contadina,
senza contare il loro imprescindibile valore
culturale sostanziato dalla non rara consulenza
ai testi di Ernesto De Martino, forse il più
importante antropologo ed etnomusicologo
italiano del Secondo Dopoguerra.
Il secondo filone riguarda quei documentari che
si sono fatti portatori di messaggi sociali, sino a
diventare, in certi casi, veri e propri mezzi di
politica militante e di propaganda, a conferma
dell’impegno, anche politico, di molti registi del
periodo:
temi
come
l’analfabetismo
nel
meridione, l’emigrazione e la fuga dalle
campagne, di risposta alla “fame” di lavoro in
fabbrica e al desiderio di riscattarsi dal
bracciantato, la miopia delle istituzioni su tanti
fronti sociali, ma anche, a più largo raggio, il
razzismo in America e la contestazione delle
università
nei
confronti
delle
politiche
imperialiste, piuttosto che il disagio giovanile,
diventano sostanza di chiara denuncia sociale e
politica.
È possibile prendere come significativo esempio
di quanto detto sopra il cortometraggio del 1962
Fata Morgana. Il regista Lino Del Fra e il
musicista Egisto Macchi, autori di questo
cortometraggio come di molti altri della
collezione dell'Irtem, costituirono uno dei binomi
più rappresentativi sul fronte di un’eccezionalità
di rapporto che vedeva regista e musicista
impegnati, fianco a fianco, alla realizzazione del
film. Premiato a Venezia nel 1962 alla XIII Mostra
Internazionale
del
Documentario,
questo
cortometraggio denuncia il disagio e le difficoltà
di tutti quelli che emigravano dal Sud d’Italia
verso il Nord industriale del paese, cuore del
cosiddetto “miracolo economico”.
Fata Morgana è il nome smagliante di uno dei
tanti treni che arrivavano dal Sud, treni carichi di
persone che partivano con le ben note valigie di
cartone e con in braccio tutto il possibile. Il corto
racconta tutto il disagio sociale e umano di
questa gente, respinta dalle città di vetro e
cemento verso i margini delle periferie
industriali, in situazioni di degrado, disposta
addirittura a comprare dalle Ferrovie dello Stato
un vagone ferroviario pur di avere un posto in
cui vivere.
Tiziana De Santis
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CRISTO NON SI È FERMATO A EBOLI
REGIA Michele Gandin
MUSICA Mario Nascimbene
SOGGETTO Muzio Mazzocchi
SCENEGGIATURA Michele Gandin, Muzio Mazzocchi
FOTOGRAFIA Giuseppe Rotunno
ANNO PRODUZIONE 1952
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 1994
SISTEMA VIDEO LASER DISC, riversato anche in VHS PAL
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 1
COLLOCAZIONE VHS ADV 1
DURATA 14'59"
NOTE: Vincitore del Gran Premio per il miglior film documentario alla IV Mostra internazionale del Film
Documentario e del cortometraggio di Venezia.
DESCRIZIONE
In questo primo film in collaborazione con “L’unione nazionale per la lotta contro l’analfabetismo”, Michele
Gandin si rifà alla tradizione documentaristica italiana solo in apparenza. Utilizza infatti una voce over, volta
ad “illustrare” ciò che le immagini potrebbero ben dire da sole, ma lo fa servendosi di una vera e propria voce
narrante in prima persona singolare. Il film assume così la forma di un diario, che evidenzia l’attenzione
dell’autore al triplice rapporto realtà-ricostruzione-documentario; sono, infatti, già il cartello iniziale che ci
avverte che “Tutti i fatti narrati sono realmente accaduti”, e la presenza nei titoli di testa della figura dello
sceneggiatore, che ci introducono immediatamente nel cuore della riflessione. Attraverso un documentario
apparentemente “canonico”, che a livello contenutistico ci parla della conquista della democrazia, dello
spazio e del tempo conseguentemente alla scolarizzazione e all’arrivo della corriera in paese, Gandin tenta di
smontare dall’interno quelle regole legate alla tradizione che molto spesso hanno determinato un
appiattimento del panorama documentaristico nazionale.
Maria Concetta Alfano
IGNOTI ALLA CITTÀ
PRODUZIONE A. Carella
REGIA E SCENEGGIATURA Cecilia Mangini
MUSICA Massimo Pradella
FOTOGRAFIA Mario Volpi
SCENEGGIATURA Cecilia Mangini
MONTAGGIO Renato May
ORGANIZZAZIONE Ernesto Poli
ANNO 1958 / 1 959
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 1998
SISTEMA Video Laser Disc
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 8
COLLOCAZIONE VHS ADV 5 e 13
DURATA 11’10”
colore
NOTE: testo di Pier Paolo Pisolini
DESCRIZIONE
Il bel testo di Pier Paolo Pasolini dipinge con toni poetici i “ragazzi di vita” delle periferie romane, oltre la
città, tra «polverosi labirinti e fronti di case che coprono interi orizzonti». Sono poveri, umili, costretti a
dormire stipati in piccole e anguste stanze e a vivere di piccoli espedienti, come rovistare in una discarica o
commettere qualche furto o qualche rapina, specie a ridosso delle festività pasquali o natalizie.
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«La loro pietà è nell’essere spietati, la loro innocenza nei loro vizi […], la loro forza nella leggerezza» e tutto
il loro spirito, vitale e allegro, nelle immagini della lotta nel fango seguite da quelle del bagno liberatorio
dentro la selvaggia marana.
Tiziana De Santis
MAGIA LUCANA
REGIA Luigi Di Gianni
MUSICA canti popolari raccolti da Diego Carpitella, adattati da Maria Rosada
FOTOGRAFIA Claudio Racca
MONTAGGIO Maria Rosada
VOCE Arnoldo Foà
ANNO 1958 / 1 959
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 2001
SISTEMA Video Laser Disc
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 21
COLLOCAZIONE VHS ADV 4 e 10
DURATA 18' 18"
b / n - colore b / n
NOTE: I Premio del Documentario al Festival di Venezia 1958; Consulenza scientifica di Ernesto De Martino;
Patrocinio del Museo Nazionale delle Arti e tradizioni popolari e del Centro Italiano per il Film Etnografico e
Sociologico
DESCRIZIONE
"Parlano con le nuvole, con il cielo. È un antico dialogo che si r ipete ogni giorno".
Con queste parole, cui dà voce Arnoldo Foà, si dà l'avvio "testuale" ad un documentario tutto incentrato sulla
dura vita dei contadini lucani ancora profondamente legati al senso del magico che permea la loro esistenza.
Dallo scacciare con rabbia la nuvola cattiva che può impedire di lavorare quella terra arida e lontana dal
paese, ogni giorno all'alba raggiunta con tanta fatica percorrendo la via Lu meo lamento, al preparare il
corredino d'un bimbo che, nella notte, le 7 Fate battezzeranno una seconda volta, tutto trova una causa o
una ragione sovrannaturale; così il pianto /canto Il bene della donna tua sulla bara di un marito defunto o il
consultare la fattucchiera dietro una finestra, come l'interpretazione dei simboli che parlano del futuro col
fidanzato dopo l'invocazione di S. Monica e dell'angelo della notte...
Tiziana De Santis
NASCITA E MORTE NEL MERIDIONE. S. CATALDO
SOGGETTO E REGIA Luigi Di Gianni
MUSICHE Daniele Paris
COMMENTO Romano Calisi
FOTOGRAFIA Nino Cristiani
MONTAGGIO Franca Gabrini
ANNO PRODUZIONE 1959
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 2001
SISTEMA Video Laser Disc
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 21
COLLOCAZIONE VHS ADV 10
DURATA 9'16"
b / n - colore b / n
NOTE: patrocinato dal Centro Italiano del Film Etnografico e Sociologico; premiato al "Puccini Senigallia" nel
1959; diploma di merito "Nastro d'argento" nel 1960; segnalato al Festival di Obernhausen
DESCRIZIONE
A San Cataldo, paese di contadini del potentino, accade qualcosa solo se qualcuno nasce o se qualcuno
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muore. E tra il nascere e il morire è difficile sopravvivere. Case spoglie, senz'acqua e senza luce, in cui ci si
raccoglie tut ti attorno ad un unico piatto per mangiare insieme un po' di pane bagnato. Nel degrado più
sconfortante si nasce nel silenzio e si muore su una barella di tavole.
Tiziana De Santis
NON BASTA SOLO L'ALFABETO
REGIA, SOGGETTO E SCENEGGIATURA Michele Gandin
MUSICA Mario Nascimbene
FOTOGRAFIA Mario Damicelli
ANNO PRODUZIONE 1959
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 1994
SISTEMA VIDEO LASER DISC, riversato anche in VHS PAL
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 1
COLLOCAZIONE VHS ADV 1, ADV 4
DURATA 16'38"
DESCRIZIONE
La prima inquadratura si apre sul primo piano di una giovane ragazza, con lo sguardo fisso in camera; un
lentissimo carrello all’indietro ce la mostra seduta ad un banco, mentre la sua voce off ci racconta il suo
desiderio di uscire dalla condizione di analfabeta, per poi mostrarci attraverso un movimento circolare il vero
luogo in cui la ragazza si trova: una casa spoglia, povera e fredda. Dopo un movimento di 360° l’inquadratura
si chiude sulla figura intera della donna, ormai completamente contestualizzata nel suo ambiente. È con
questo incipit estremamente ricercato e anticonvenzionale che Gandin continua il lavoro cominciato con
Cristo non si è fermato ad Eboli di erosione della tradizione documentaristica italiana dall’interno; la
presenza, infatti, di un estremo formalismo stilistico, caratteristica di molti lavori contemporanei, non resta
vacua ricerca estetica sull’inquadratura, ma porta sul piano contenutistico ad una “nobilitazione” di una certa
condizione umana. Realizzato anche in questo caso in collaborazione con «L’unione nazionale per la lotta
contro l’analfabetismo», Non basta soltanto l’alfabeto, attraverso il pretesto del lavoro svolto
dall’organizzazione, ci descrive il tentativo di riscatto di un’intera popolazione da sempre abbandonata dal
governo centrale.
Maria Concetta Alfano
LA PASSIONE DEL GRANO
REGIA Lino Del Fra (sotto lo pseudonimo di Antonio Michetti)
MUSICHE Domenico Guaccero
FOTOGRAFIA Mario Volpi
MONTAGGIO Renato May
TESTO E CONSULENZA Ernesto De Martino
VOCE Carlo D'Angelo
ANNO PRODUZIONE 1960
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 1998
SISTEMA Video Laser Disc 13
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD
COLLOCAZIONE VHS ADV 6
DURATA 10'22"
b / n - colore colore
NOTE: organizzazione generale di Fulvio Gagliardo
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DESCRIZIONE
Il documentario racconta di un rito agricolo antico e pagano legato alla mietitura.
In Lucania, come in molte civiltà contadine dell'Europa mediterranea, la celebrazione della Passione del Grano
risolve il senso di colpa del contadino che, mietendo, "uccide" il grano con la falce. La sopravvivenza di un
mito che sussiste per la cancellazione della realtà avviene nella ritualizzazione di un delitto come sacra
rappresentazione attraverso la caccia e l'uccisione di un mitico animale, il capro.
Dopo il terrifico "vuoto vegetale" dell'inverno il raccolto non è gioia ma un delitto da occultare con un
miserabile inganno: non si miete il grano ma lo si falcia perché si dà la caccia al capro che rovina le messi.
Il tut to nel dramma dell'insicurezza e della precarietà per la propria misera condizione.
Tiziana De Santis
LA CANTA DELLE MARANE
PRODUZIONE Giorgio Patara
REGIA Cecilia Mangini
MUSICA Egisto Macchi
FOTOGRAFIA Giuseppe De Mitri
MONTAGGIO Renato May
ORGANIZZAZIONE Giovanni Canaletti
ANNO 1960
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 1996
SISTEMA Video Laser Disc
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 9
COLLOCAZIONE VHS ADV 5
DURATA 11’58”
colore
NOTE: testo di Pier Paolo Pasolini, tratto da un capitolo di Ragazzi di vita
DESCRIZIONE
Ragazzini allegri e vivaci, sempre affamati di giochi e di cibo, si divertono a sguazzare in una marana.
Ragazzini che non vogliono obbedire, in nessun modo e maniera, a niente e a nessuno, che amano la loro
libertà e che vivono giornate semplici, in compagnia, tra l’erba e l’acqua delle marane. Semplicità e
schiettezza d’una vita vissuta nella più genuina spontaneità.
Tiziana De Santis
LA GITA
REGIA Lino Del Fra
MUSICA Egisto Macchi
FOTOGRAFIA Mario Volpi
MONTAGGIO Renato May
ANNO 1960
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 1996
SISTEMA Video LaserDisc
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 8
COLLOCAZIONE VHS ADV 5
DURATA 12’18”
colore
8
NOTE: testo di Nelo Risi
DESCRIZIONE
I “giovani” che si raccolgono in clan, descritti come una strana tribù con i suoi riti e le sue gerarchie.
Sognatori di un ipotetico ritorno alla natura ma con indosso pullover all’ultimo grido. Schiavi di stupide e
futili mode, che riducono i loro istinti ad una vacua esteriorità e a piccoli giochi di dominio, a volte
‘garbatamente’ violenti. Giovani soli, tristi e annoiati…
Tiziana De Santis
STENDALI’ (SUONANO ANCORA)
REGIA e SCENEGGIATURA Cecilia Mangini
MUSICA Egisto Macchi
FOTOGRAFIA Giuseppe De Mitri
MONTAGGIO Renato May
AIUTO OPERATORE E ORGANIZZAZIONE Giosuè Bilardi
VOCE Lilla Brignone
ANNO PRODUZIONE 1960
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 1996
SISTEMA Video LaserDisc
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 9
COLLOCAZIONE VHS ADV 5
DURATA 10’43”
colore
NOTE: testo di Pier Paolo Pasolini.
DESCRIZIONE
In un assolato paese del Sud d’Italia una campana risuona e annuncia morte.
La macchina da presa scopre case, angoli, vicoli deserti, senza alcuna traccia di vita apparente, come se,
laddove non bastasse il persistere dei rintocchi mesti della campana, tutto fosse pervaso dal senso della
morte.
Nella ritualità arcaica della visita funebre le vicine di casa si stringono intorno ai familiari del defunto; donne
vestite a lutto, coi volti segnati ed arsi dal sole, circondano la bara e, agitando i loro fazzoletti bianchi,
piangono al rit mo d’una nenia semplice e ritornellata che, via via, cresce nella tensione della disperazione e
sfocia in una sorta di danza liberatoria.
Sono poi gli uomini ad accompagnare la bara al cimitero mentre loro, le donne, madri, sorelle e spose,
rimangono ancora in casa, strette le une alle altre, per continuare a dar voce comune alla perdita e,
attraverso il modulo della lamentazione, esorcizzare e stemperare il dolore e l’angoscia di tutta una
comunità.
Tiziana De Santis
ALL’ARMI SIAM FASCISTI!
PRODUZIONE Universale Film
REGIA, SOGGETTO e SCENEGGIATURA Lino Del Fra, Cecilia Mangini, Lino Micciché
MUSICA Egisto Macchi
MONTAGGIO Georgy Urschitz
ANNO 1962
ANNO RIVERSAMENTO 1996
9
SISTEMA Video LaserDisc
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 7, 8, 9, 10, 11
COLLOCAZIONE VHS ADV 5
DURATA 108’39”
b /n
NOTE: testo di Franco Fortini; voci di Gian Carlo Sbragia, Emilio Cigoli, Nando Gazzolo. Presentato nella
Sezione Informativa del XXII Festival di Venezia, 1961
DESCRIZIONE
All’a rmi siam fascisti! è un lungometraggio di analisi storica sugli avvenimenti politici, economici e sociali,
accaduti in Italia, anzitutto, e in Europa tra il 1911 e il 1945 intorno alla nascita, all’evoluzione e alla caduta
del Fascismo. Film interamente di montaggio, questo corposo e consistente documentario è un’opera
energica, forte, significativa nella sua organicità, che risponde in maniera adeguata al “richiamo” brechtiano
sulle necessità morali della cultura europea di non limitarsi semplicemente alla denuncia e al ripudio della
barbarie nazi-fascista, indagando i rapporti di proprietà che la rendono necessaria, per tentare di
raggiungerne la radice.
Il Fascismo in Italia, ma anche in Francia, Germania e Spagna, viene presentato come veicolo dello sviluppo
capitalistico attraverso le stesse immagini usate dal regime per la propaganda, immagini che, a fianco al
testo sferzante e accusatorio di Franco Fortini e alla potente partitura di Egisto Macchi, si rivestono di
tutt'altro significato.
Tiziana De Santis
FATA MORGANA
PRODUZIONE Giorgio Patara
REGIA Lino Del Fra
MUSICA Egisto Macchi (sotto lo pseudonimo di Werter Pierazzuoli)
FOTOGRAFIA Luigi Sgambati
MONTAGGIO Renato May
ANNO 1962
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 1996
SISTEMA Video LaserDisc
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 8
COLLOCAZIONE VHS ADV 5
DURATA 11’26”
colore
NOTE: Premio Leone di San Marco al XIII Festival Internazionale del Documentario di Venezia; testo di
Tommaso Chiaretti
DESCRIZIONE
Questo documentario denuncia il disagio e le difficoltà di tutti coloro che emigravano dal Sud dell’Italia verso
il Nord industriale del paese, cuore del cosiddetto “miracolo economico”.
Fata Morgana è il nome smagliante ed evocativo di uno dei tanti treni che arrivano dal Sud, i treni dei terroni,
carichi di persone che partivano con le tristemente note valigie di cartone, con addosso le loro umili cose e
«tutta la casa in braccio».
È il disagio sociale e umano di quelli che vivevano nelle koree, ai margini delle città, nelle periferie industriali,
in situazioni di forte disagio e tale degrado da rassegnarsi anche a vivere in un vagone ferroviario acquistato
per ventimila lire dallo Stato, pur di avere un posto in cui dormire.
Gente impiegata, si fa per dire, in sottolavori necessari, in qualche modo, al sistema.
Tiziana De Santis
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GRAZIA E NUMERI
SOGGETTO E REGIA Luigi Di Gianni
MUSICHE Domenico Guaccero
FOTOGRAFIA Giuseppe De Mitri
MONTAGGIO Renato May
ANNO 1962
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 2001
SISTEMA Video LaserDisc
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 21
COLLOCAZIONE VHS ADV 10
DURATA 14'35"
b / n-colore
NOTE: premiato al Festival del Cinema d'Autore di Bergamo nel 1963
DESCRIZIONE
Nella Napoli dei quartieri degradati e delle case sovraffollate il culto delle anime del Purgatorio diventa una
delle tante pratiche per ottenere aiuti, benedizioni e magari anche i numeri vincenti del lotto: le ossa dei
defunti vengono raccolte e poste in piccole urne, dinanzi alle quali si prega accendendo ceri e candele o
portando fiori.
Riti propiziatori, incensamenti, giaculatorie e preghiere tramandate nel tempo vengono distribuiti a luoghi e
persone da uomini semplici che invocano protezione insieme a salute, r icchezze e brillanti.
Tiziana De Santis
IL PIGNORAMENTO
PRODUZIONE: Enzo Nasso
REGIA Vittorio Armentano
MUSICHE Egisto Macchi
FOTOGRAFIA Giuseppe De Mitri
MONTAGGIO Renato May
ANNO PRODUZIONE 1962
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 1995
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 6
COLLOCAZIONE VHS ADV 2
DURATA 9'46"
b / n-colore colore
DESCRIZIONE
Senza alcun commento parlato, come a sottolineare l'inutilità delle parole, si racconta l'esecuzione di un
pignoramento in un quartiere popolare di Roma. Il silenzio della famiglia che lo subisce, come anche il
silenzio degli esecutori, sembra essere interrotto solo dal bisbigliare del compito ufficiale giudiziario, attento
e scrupoloso nell'annotare puntualmente le poche povere cose che vengono di volta in volta portate via. Al
loro posto solo mucchi disordinati di oggetti sul pavimento e qualche ombra lasciata sull'intonaco delle
pareti ormai spoglie.
Come in tutti i corti di Vittorio Armentano le immagini si caricano di forza significante, specie quando
"raccontano" e interpretano le architetture del quartiere.
Tiziana De Santis
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L'ANNUNZIATA
REGIA Luigi Di Gianni
MUSICHE Domenico Guaccero
FOTOGRAFIA Giuseppe De Mitri
MONTAGGIO Roberto May
ANNO PRODUZIONE 1962
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD
COLLOCAZIONE VHS ADV 4
DURATA 11'16"
b / n-colore colore
DESCRIZIONE
Uno sguardo attento e discreto su un antico brefotrofio napoletano solleva l'annoso problema dei figli
d'ignoti, i cosiddetti p roietti, quella prole di nessuno, corpo d'un'infanzia derelitta che desidera una vita
"normale", soprattutto da vivere fuori dell'Istituto.
Siamo nella "Real casa dell'Annunziata", al centro di Napoli, chiesa e ospedale che già dal 1432 ospitava un
asilo per l'infanzia abbandonata in cui entrava in funzione la celebre ruota degli esposti, piccolo cilindro di
legno che girava sul proprio asse dall'esterno verso l'interno dentro il quale venivano lasciati i bambini.
Tiziana De Santis
LETTERA DAL FRIULI
PRODUZIONE Settima Arte
REGIA Lino Del Fra
MUSICHE Egisto Macchi
FOTOGRAFIA Giuseppe Pinori
MONTAGGIO Luciano Trainini
ANNO PRODUZIONE 1964
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 2003 / 2004
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD
COLLOCAZIONE VHS ADV
DURATA 24'51"
b / n-colore
NOTE: testo di Felice Chilanti
DESCRIZIONE
"Caro Stato Italiano, è venuto il momento di regolare meglio i nostri rapporti...".
Friuli Venezia Giulia, una regione che ha sofferto e che soffre, sin dagli anni della Prima Guerra Mondiale.
Dalle immagini di repertorio della Grande Guerra, che sembrano duplicarsi tragicamente in quelle troppo
simili del Secondo Conflitto, fino a quelle "attuali" del disastro del Vajont e dei minatori del Predil, il regista
Del Fra indaga impietosamente il destino d'un popolo cui l'Italia Patria ha forse chiesto troppo, disegnando
con mano ferma e decisa i contorni di un mondo ancora primitivo e disagiato, in cui si possono incontrare
magari rampe di missili ma dove mancano trattori per lavorare la terra e gli uomini sono costretti ad
emigrare per trovare lavoro.
Tiziana De Santis
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SAN LORENZO UOMINI E CASE
PRODUZIONE Giorgio Patara
REGIA Lino Del Fra
MUSICHE Egisto Macchi (con lo pseudonimo Werter Pierazzuoli)
FOTOGRAFIA Giuseppe Pinori
MONTAGGIO Renato May
TESTO Felice Chilanti
ANNO PRODUZIONE 1962
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 1998
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD
COLLOCAZIONE VHS ADV 6
DURATA 10'16"
b / n-colore
DESCRIZIONE
Roma, quartiere di San Lorenzo.
La cinepresa indugia sulle crepe profonde delle facciate dei palazzi dai quali pende perennemente la
biancheria lavata dalle mani stanche e nodose delle donne.
Edifici pesantemente segnati dai bombardamenti e a volte addirittura pericolanti nei quali vivono tante
famiglie romane che non saprebbero dove altro andare e che per questa ragione si rassegnano a sopportare
condizioni igieniche più che precarie. Giovani uomini che si caricano tinozze piene d'acqua da portare in
casa, salendo su per fatiscenti scale di legno. E bimbi che corrono pericolo di morte anche solo a scendere a
giocare in cortile.
Tiziana De Santis
PROCESSIONI IN SICILIA
PRODUZIONE Giorgio Patara
REGIA Michele Gandin
MUSICA Egisto Macchi
FOTOGRAFIE
MONTAGGIO Pino Giomini
ANNO PRODUZIONE 1964
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 1994
SISTEMA VIDEO LASER DISC, riversato anche in VHS PAL
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 3
COLLOCAZIONE VHS ADV 2
DURATA 11'01"
NOTE: fotografie di Ferdinando Scianna
DESCRIZIONE
Documentario che, attraverso le fotografie realizzate da Ferdinando Scianna, tenta di indagare quel momento
in cui religione e religiosità si incontrano e convivono, in quelle manifestazioni religiose fatte di simboli e
simulacri tipiche dell’Italia del Sud. Egisto Macchi realizza una colonna sonora in cui i suoni e i lamenti reali
si fanno musica.
Maria Concetta Alfano
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FELICE NATALE
PRODUZIONE Giorgio Patara
REGIA Cecilia Mangini
MUSICHE Egisto Macchi (sotto lo pseudonimo di Aldo De Blanc)
FOTOGRAFIA Luigi Sgambati
MONTAGGIO Maria Rosada
ANNO PRODUZIONE 1965
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 1998
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 12
COLLOCAZIONE VHS ADV 6
DURATA 23'14"
b / n-colore colore
DESCRIZIONE
Il Capitale dice al p rossimo cristianamente amato:
-Amico caro, io ti do quanto di cui abbisogni, ma tu conosci le mie condizioni, tu sai con quale inchiostro hai
da impegna rti con me; ti scortico quando ti p rocu ro un godimento (Karl Marx, 1844).
La citazione marxiana apposta come un'epigrafe al cinedocumento ben si adatta alle immagini e ai suoni di
un Natale che sembra conservare la sua sacralità solo nel canto e nelle preghiere di un gruppo di frati. Alle
note di un "Tu scendi dalle stelle" suonato da due zampognari, cui si alterna una musica a volte marziale e
altre volte circense, si mescolano le poesie recitate dai bimbi e gli annunci della pubblicità televisiva, vera
colonna sonora del Natale moderno, quello consumistico dei negozi e dei supermercati superaffollati.
Alle immagini colorate e luccicanti di presepi, decorazioni e festose sfilate cittadine, cui si accompagnano
primi piani di mazzetti di banconote abilmente conteggiate, quasi secondo i canoni di un ejzenstejniano
montaggio delle attrazioni, si contrappongono quelle di polli spennati e appesi per il collo in tut ta la feroce
crudezza del loro realismo.
Tiziana De Santis
IL MALE DI SAN DONATO
PRODUZIONE Nexus Film
REGIA Luigi Di Gianni
MUSICHE Egisto Macchi
FOTOGRAFIA Maurizio Salvatori
MONTAGGIO Giuliana Bettoja
CONSULENZA Annabella Rossi
ANNO PRODUZIONE 1965
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 2001
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC AD LVD 20
COLLOCAZIONE VHS ADV 10
DURATA 10'14"
b / n-colore
NOTE: presentato al "Festival dei Popoli" nel 1965
DESCRIZIONE
A Montesano del Salento, durante i festeggiamenti che si rinnovano ogni anno in onore di San Donato, il
protettore degli epilettici e dei malati di mente, prendono forma fenomeni e riti simili a quelli legati al
tarantismo: nella credenza popolare è il Santo stesso che provoca il male e che poi concede a tut ti la grazia
di esserne liberati.
Uomini e donne che urlano, che si lamentano, che si contorcono sul pavimento, che ripetono ossessivamente
gesti e parole di preghiera. E tutt'intorno gli altri fedeli, in silenzio, a guardare ed assistere come spettatori. A
sera, la banda musicale e i fuochi d'artificio accompagnano l'uscita del Santo in processione per le vie del
paese e, al ritorno in chiesa, si aspetta il giorno dormendo come meglio si può sul pavimento della chiesa
stessa.
Tiziana De Santis
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LA MADONNA DI PIERNO
PRODUZIONE: Nexus Film
REGIA: Luigi Di Gianni
MUSICA: Aldo De Blanc
FOTOGRAFIA: Maurizio Salvatori
MONTAGGIO: Giuliana Bettoja
ANNO PRODUZIONE nel 1965
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 2001
SISTEMA: VIDEO LASER DISC, riversato anche in VHS PAL
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC: AD LVD 20
COLLOCAZIONE VHS: ADV 10
DURATA 10'10"
NOTE: consulenza Annabella Rossi
DESCRIZIONE
Fra i monti della Lucania, a mille metri d'altitudine, il 15 Agosto di ogni anno si ripete una festa arcaica
dedicata alla Madonna. Chi a piedi, chi con l'asino e con i bambini in braccio, i fedeli salgono sulla montagna
di Pierno e portano castelli di candele come segni di offerta e penitenza. La banda suona una festosa marcia
e accompagna la processione che muove dalla chiesa verso il bosco. Rami di castagno vengono spezzati per
salutare la Madonna e per propiziare un buon raccolto. Nella chiesa rimangono le cose più preziose che
queste persone possano offrire, dagli abiti delle spose fino alle folte trecce di capelli corvini.
Tiziana De Santis
TOMMASO
REGIA Cecilia Mangini
MUSICA Egisto Macchi
FOTOGRAFIA Giuseppe Pinori
MONTAGGIO Rosa Sala
ANNO PRODUZIONE 1965
ANNO RIVERSAMENTO IRTEM 1996
SISTEMA Video Laser Disc
COLLOCAZIONE VIDEO LASER DISC: AD LVD 10
COLLOCAZIONE VHS: ADV 10
DURATA 12’10”
b /n
DESCRIZIONE
«Al petrolchimico voglio andare! … per millecinquecento lire al giorno!».
Questa è la frase tante volte ripetuta da Tommaso, protagonista del cortometraggio, uno dei tanti ragazzi
disoccupati che vivevano alla periferia di Brindisi negli anni Sessanta.
Come quasi tutti i giovani come lui, egli spera di poter entrare a lavorare nella fabbrica della sua città, a quel
tempo considerata una specie di “faro” dell’avanzamento e dello sviluppo industriale delle Puglie e, più in
generale, addirittura di tutto il meridione d’Italia.
Nella realtà dei fatti il miraggio creato dall’impiego nel petrolchimico nasconde un sistema basato sui ritmi
della produzione, sulla subordinazione, sullo sfruttamento del bracciantato e della disperata necessità di
lavorare di gente che non ha niente.
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Periodico bimestrale dell'ISTITUTO DI RICERCA PER IL TEATRO MUSICALE (Irtem).
Con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzioni Generali per lo Spettacolo dal vivo e per i Beni librari e gli Istituti
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Direzione e Redazione: Via F.Tamagno 65 - 00168 Roma. Tel: 066147277 - Fax: 066144371
Direttore responsabile: Carlo Marinelli
Redazione a cura di: Giorgina Gilardi, Massimiliano Lo Bianco.
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