Mia madre - Cinema Verdi

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Mia madre - Cinema Verdi
Cineforum G. Verdi
www.cineverdi.it
Mia madre
CAST TECNICO ARTISTICO
Regia
Nanni Moretti
Sceneggiatura Nanni Moretti, Francesco
Piccolo, Valia Santella
Fotografia
Arnaldo Catinari
Montaggio
Clelio Benevento
Scenografie
Paola Bizzarri
Distribuzione
01 Distribution
Paese
ITALIA, 2015
Durata
106’
INTERPRETI E PERSONAGGI
Margherita Buy Margherita
John Turturro
Barry Huggins
Giulia Lazzarini Ada
Nanni Moretti Giovanni
Beatrice Mancini Livia
Enrico Ianniello Vittorio
«Tutti pensano che io sia capace di capire quello che succede, di interpretare la
realtà, ma io non capisco più niente».
Nanni Moretti ci parla attraverso Margherita, il suo alter-ego-regista del film
(sul rapporto tra l’imprenditore cinico e
l’operaio idealista) nel film (Mia Madre).
E fa un passo indietro, si sdoppia e si
mette a fianco del protagonista-regista
(per tornare al suo tormentone
brechtiano), attenua i toni e, come il
cardinale Melville di Habemus Papam,
rinuncia al ruolo di guida e di personaggio pubblico, di intellettuale e finanche di
regista, per potersi guardare e raccontare da fuori.
Moretti abdica e si auto-depone per fare
spazio a un personaggio diverso dai
precedenti ma forse più conforme a sé,
41°° anno
6°° film
al suo ruolo “privato”, a quello che sente
o vuole essere oggi. Lo fa con un’altra
pagina del suo diario
diario, la morte della
madre, un fatto talmente intimo da
essere non-rappresentabile.
rappresentabile.
La morte di un genitore (a differenza
della morte di un figlio) è un evento
certo, ineluttabile, che ognuno di noi, da
bambino e almeno una volta, ha rifiutato
di concepire e ritenuto impos
impossibile.
Quando succede, al cospetto di quella
smisurata e gelida realtà non siamo preparati, non lo saremo mai; è un’incisione
definitiva che per un breve istante
paralizza e spezza il respiro, ferma
sangue e cervello, e ci consegna al
nulla, quasi a volerr stabilire l’estremo
contatto con chi ci lascia; poi esplode in
un dolore sconosciuto, non riducibile a
parole e che, proprio per questo, non si
può condividere, fino in fondo, con
nessuno.
Il film di Moretti ha la sen
sen-si-bi-li-tà
(come scandisce Turturro rivolto a
Margherita) e il pudore di percorrere una
strada laterale, di essere trattenuto, di
rinunciare alle urla, alla pornografia e
alla retorica del dolore che molti invece
impiegano, scientificamente, come
scorciatoia per “usare” lo spettator
spettatore. Si
tratta del rispetto (vorrei dire: della
dignità) di sé e della persona cara;
Moretti non vuole “insegnare”, ma solo
testimoniare un’esperienza che può
diventare universale: la sua cognizione
del dolore che può diventare quella di
ognuno; Ada potrebbe essere nostra
madre, un amico, o qualsiasi altra
persona cara che prima o poi la vita ci
porta via. È semplicemente magistrale la
sequenza in cui Margherita sgrida la
madre in ospedale perché ha paura di
Mia madre
fare due passi: sì, a volte ci arrabbiamo
con i nostri vecchi che stanno per
morire, ma solo perché abbiamo paura
che ci lascino davvero.
Mia Madre non è un film retorico, non
gioca sporco, e non fa piangere, ma
emoziona; non fa ridere, ma sorridere.
E ci porta a riflettere sullo «spreco
insensato» contenuto nella morte di una
persona: Margherita (si) chiede
“… Lucrezio, Tacito… che ne sarà,
dopo, di tutti quei libri? Riempiono
un’intera parete in casa di mia madre.
Che fine faranno tutti quegli anni di
studio, di lavoro? Tutte quelle ore, ogni
giorno, ogni giorno…” È una domanda
cui si può rispondere solo con una
carezza, superflua ogni parola.
Non manca poi la firma del regista sui
temi a lui consueti. Immancabili la
sequenza del ballo il coro in automobile
(con la canzoncina scritta da Nino Rota
– Bevete più latte – per Le tentazioni del
dottor Antonio di Fellini in Boccaccio ‘70)
dove Moretti non dimentica il tono
leggero e ancora una volta fugge
l’inganno della retorica; tornano realtà e
sogno, passato e presente, in una confusione a volte difficile da riconoscere
per lo spettatore: la nostalgica lunga fila
davanti al cinema Capranichetta dove si
proietta “Il cielo sopra Berlino” e
l’incontro di Margherita con se stessa da
giovane; lì Giovanni-Nanni parla a se
stesso, rivolgendosi alla sorella regista:
«Margherita fai qualcosa di nuovo, di
diverso. Dai, rompi almeno un tuo
schema, uno su duecento».
E mentre da un lato si scopre («il regista
è uno stronzo al quale voi permettete di
fare qualunque cosa») dall’altro
ribadisce la regola («non bisogna mai
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contraddire il regista»); e il sogno (o
realtà?) della casa allagata dove si cerca
di fermare il tempo con il “quotidiano”.
Ritroviamo i temi ma cambiano i toni: in
Palombella Rossa Michele schiaffeggia
la giornalista urlandole addosso «le
parole sono importanti», qui invece Ada
esorta amorevolmente la nipote a non
fermarsi sulla prima parola che trova sul
vocabolario. E ancora: la crisi di ruolo
dell’intellettuale nel rapporto con la
realtà, la sua inadeguatezza a
comprenderla e a rappresentarla («Take
me back to reality!» urla Turturro);
Margherita ferma la ripresa della
sequenza con la macchina in cameracar giudicandola non credibile e all’inizio
del film si chiede se l’immagine dello
scontro tra la polizia e gli operai sta dalla
parte di chi picchia o di chi viene
picchiato. Temi e toni che come sempre
porterebbero materia per un trattato.
Ma qualunque sia il livello di lettura di
questa storia, Mia Madre è un film bello,
essenziale, pulito e leale, un film che ci
mostra il Nanni Moretti più sincero di
sempre.
.
G.Stefano Messuri
[email protected]
Cineforum G. Verdi
www.cineverdi.it
Il regista
Nanni Moretti
nato il 19 agosto 1953
a Brunico (Bolzano)
41°° anno
6°° film
Mia madre
L’attr
L’attrice
La locandina
Margherita Buy
nata il 15 gennaio 1962
a Roma
alcuni tra i film più importanti
alcuni tra i film più importanti
(2006) Il caimano
(2001) La stanza del figlio
(1998) Aprile
(1989) Palombella rossa
(2013) Viaggio sola
(2012) Magnifica presenza
(2009) Lo spazio bianco
(2001) Le fate ignoranti
Il prossimo film
Premi e riconoscimenti
David di Donatello
- miglior attrice protagonista
di Jean Jacques Annaud
- miglior attrice non protagonista
- 8 nomination
Nastri d’argento
- miglior attrice protagonista
- nastro d’argento speciale a G. Lazzarini
Curiosità
Colonna sonora
Voti film rassegna
Mia Madre è fortemente autobiografico.
Agata Apicella, la mamma del regista, è
morta nell'ottobre 2010. Come la protagonista del film è stata insegnante di lettere.
Moretti ha dichiarato che all’inizio voleva
girarlo nella vera casa di sua madre, ma la
scenografa ha preferito un altro ambiente.
Per la colonna sonora di Mia madre, Nanni
Moretti ha deciso di non affidarsi a un
compositore, come i fidi Nicola Piovani o
Franco Piersanti, bensì puntare tutto solo su
brani già editi, come all’interno della sua
filmografia è successo sol
solo una volta, con
Aprile. Uno dei pezzi forti della soundtrack di
Mia madre è “Baby’s Coming Back to Me” di
Jarvis Cocker, il cantante della band britpop
Pulp, qui in versione solista. John Turturro in
una strepitosa sequenza danza sulle note di
Charisma, pezzo di Cinzia Donti e Isabella
Colliva. Menzione d’onore poi per la raffinata
e bellissima “Famous Blue Raincoat” di
Leonard Cohen.
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Il film è uscito nelle sale italiane il 16 aprile
2015 in 400 copie, nel primo weekend di
programmazione ha guadagnato 1,1 milioni
di euro mentre l'incasso totale è stato di circa
3,5 milioni. Dopo la partecipazione al Festival
di Cannes, dove era in concorso, è stato
distribuito in 30 paesi in tutto il mondo.
4 - 5 - 6 - 7 novembre 2015
La teoria del tutto
La famiglia Belier
Suite Francese
Still Alice
Nessuno si salva da solo
Cina – avventura – 121’
Cina, 1967. Durante la Grande rivoluzione culturale Chen Zhen, un giovane studente di
Pechino, viene mandato in Mongolia per fare
l’insegnante ai bambini delle tribù nomadi.
Qui scopre e rimane affascinato dai lupi e dal
loro legame con i pastori. Il governo cinese
ordina però di eliminare i cuccioli di lupo.
“Chi sono i buoni? Chi sono i cattivi? La guerra ha fatto
smarrire il senso della giustizia e ha reso non banale
capire qual è la scelta da compiere”
4,44
4,41
4,29
4,06
3,29
La parola al pubblico
Inviate i vostri commenti al 348 - 5603580
SUITE FRANCESE
“Un pianoforte, una passione che fa conoscere e unire
due persone. Caste, lettere e denaro che dividono chi
dovrebbe invece stare insieme. Non si vedono trincee, ma
la guerra c’è e viene alimentata
ta dalle disparità, mentre
l’amore supera tutto e vola sulle note di una musica che
mette tutti sullo stesso piano”
“Guerra e amore – freddezza e calore umano – dolce
musica e fragore di bombe o distruzione – desiderio e
riservatezza – disciplina e trasgressione – obbedienza e
ribellione … Nel film si trova tutto questo, prevale però la
difficoltà nel vivere di profondi sentimenti e doverli
nascondere. E’ forse questa la vita? Dire e non dire,
trattenere pene e gioie ma nascondere in cuore un gran
desiderio di giustizia … Che non è uguale per tutti.” G.
“E’ preziosa per me la tua vita: con una frase così esci
dalla sala più leggera anche se il film ha toccato diverse
corde dell’animo umano interrogandoci su come siamo
fatti noi quando la quotidianità viene stravolta.”
“La guerra è una tragedia indescrivibile che con il suo
orrore ti resta negli occhi anche attraverso un film … ma
per me sono bellissime queste storie di sentimenti e
amore che nascono con timidezza e rispetto … non come
succede qualche volta ai nostri giorni ai nostri ragazzi …”