la psicoterapia

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la psicoterapia
► la
psicoterapia
Lemma tratto dal Dizionario junghiano , di Paolo Francesco Pieri (Torino: Bollati Boringhieri, 1998)
«Dall'etimo greco antico therapon, "servo", traducibile con "essere utile alla psiche", il termine è stato impiegato per
la prima volta in Inghilterra nel 1872 da Tuke, anche se è entrato nell'uso generale soltanto alla fine dell'Ottocento
attraverso l'ipnotismo, dopo che, alcuni decenni prima, Reil aveva parlato in Germania di "metodi di cura psichici nei
dissesti mentali". Il concetto trova comunque il suo precursore in Esquirol, che parlò di "trattamento morale". Il termine indica fondamentalmente il trattamento delle malattie psichiche con mezzi psicologici. In questo senso, i differenti metodi quali l'ipnotismo, la suggestione, la catarsi, la psicoanalisi e tutti i metodi propri della psichiatria dinamica dell'inizio del Novecento sono inclusi nella nozione. Così come sono strumenti di tali psicoterapie la parola,
gli argomenti, l'ascolto, il rapporto affettivo, il transfert. Rientrano nella psicoterapia modalità di azione quali l'esortazione, la convinzione, l'incoraggiamento, la suggestione, l'abreazione, la rassicurazione, la distensione, l'imitazione, l'insegnamento, l'illuminazione, la chiarificazione.
noto che fin dall'Antichità e presso le popolazioni cosiddette "primitive" erano conosciute e praticate forme di psicoterapia come cure di ciò che era inteso con la parola "psiche": tali erano infatti considerate le differenti pratiche
religiose, da quelle sciamaniche a quelle cristiane. Nei tempi moderni sono però psicoterapia la cura che Mesmer
ottenne attraverso il "fluido magnetico", e la pratica morale che, fatta di consigli e ingiunzioni durante i colloqui con
il paziente, era esercitata all'inizio dell'Ottocento presso l'ospedale parigino della Salpêtrière. La psicoterapia fondata scientificamente comincia a sorgere, comunque, alla fine dell'Ottocento, allorché, riconosciuti i limiti della teoria organicistica dei disturbi mentali, Charcot e Bernheim codificarono, nell'ambito della cura delle nevrosi, un approccio fondato sulla suggestione e sull'ordine di rinunciare al sintomo. Abbandonando l'ipnosi, la suggestione e la
catarsi, e denominando "transfert" il rapporto psicologico tra medico e paziente, Freud mise poi a punto un metodo
moderno di psicoterapia, fondato sull'esplorazione dell'inconscio e della sessualità (libido sessuale), considerando
entrambi questi fattori come i due grandi universali dell'individualità psichica. La psicoanalisi si caratterizza per l'uso esclusivo della parola e la presa di coscienza delle dinamiche inconsce, evitando così di esercitare un ruolo direttivo, e quindi di sostegno, sul paziente. Ponendosi in una posizione terza rispetto a esso, la psicoanalisi mira all'inconscio del paziente e non più al suo Io: in questo senso tende a un'analisi genetica del disturbo e nega esplicitamente una qualche efficacia del rapporto di tipo dialogico con l'Io del paziente. In questo senso, il mezzo terapeutico utilizzato è fondamentalmente rappresentato dalla relazione tra medico e paziente sotto la forma di un rapporto
o di un transfert, che rappresenta il terzo elemento essenziale insieme all'inconscio e alla libido sessuale.
Jung ritiene a questo proposito che la classificazione dei metodi (metodo) della psicoterapia sia da operare rispetto
alle modalità di azione dei metodi stessi e alle prospettive teoriche nelle quali questi si sono venuti a costituire. Rispetto a una psicoterapia essenzialmente rivolta a un individuo adulto (perché è così che nasce l'approccio junghiano alla psicoterapia), il fine perseguito può essere cosi descritto: a) l'appoggio o il sostegno, e cioè il supporto di ti-
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po emotivo nell'attraversamento delle difficoltà dell'esistenza, attraverso un intervento attivo e quindi fondamentalmente direttivo che fa uso di consigli e suggerimenti; b) la rieducazione, e cioè il riadattamento dell'individuo attraverso il chiarimento dei conflitti inconsci; c) la ricostruzione, e cioè la ricostruzione della personalità attraverso
istanze inconsce e la progressiva maturazione emotiva che si dà insieme alla conoscenza di sé; d) il dialogo.
La psicoterapia è indicata in tutti quei casi in cui è essenziale la comprensione dei processi psichici, ovverosia laddove si ritenga che una comprensione di sé possa agevolare la scoperta e insieme la costituzione della propria individualità (individuazione). In questo senso non è importante una selezione dei pazienti rispetto alla diagnosi della
malattia psichica, quanto piuttosto una selezione rispetto alla possibilità di un atteggiamento di apertura del soggetto (o meglio, dell'Io) verso l'altro da sé, e quindi verso quello che è il suo interlocutore interno (emblematicamente, il proprio mondo psichico, e quindi l'inconscio) e il suo interlocutore esterno (il mondo esterno che lo psicoterapeuta impersona). A partire da questa prospettiva Jung ritiene che la psicoterapia possa essere ugualmente indicata, oltreché nei casi di nevrosi, anche con soggetti cosiddetti normali (e persino "superdotati"), così come con soggetti portatori di patologie psicotiche (psicosi).
Si ritiene che l'esercizio della psicoterapia richieda una formazione fatta non soltanto di conoscenze teoriche e cliniche ma anche di un orientamento interiore. Poiché l'osservazione e l'osservatore sono fattori che entrano in gioco
nella psicoterapia, è necessario che in un tale esercizio si dia una loro assunzione critica, talché il mondo psichico
del medico e il rapporto che egli instaura con il mondo psichico del paziente possano essere, per così dire, "usati"
terapeuticamente.
In una psicoterapia i risultati ottenuti possono essere in un certo senso misurati confrontandoli con quelli relativi a
un'evoluzione e prognosi spontanea e per così dire "naturale". Jung rileva come la psicoterapia acceleri quei processi
spontanei di guarigione che sono già disponibili all'interno dell'individuo. Circa il problema del confronto dei risultati di psicoterapie che adottano metodi e indicazioni diverse, Jung ammette una loro fondamentale uguaglianza, a
condizione che tali metodi e indicazioni siano adatti alla personalità del soggetto in psicoterapia, per cui un metodo
psicoterapeutico viene giudicato non già in sé, bensì nel suo essere in relazione con ciò che è esterno a sé» (P.F. Pieri, Dizionario junghiano, 1998).
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