1806 - napoleoneavicenza
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1806 - napoleoneavicenza
1806 1° gennaio 1806. Vennero da Verona più di 200 soldati francesi di cavalleria, e questi probabilmente per ora si fermano qui. Resa pubblica la pace tra Bonaparte e Francesco II, per comando del governo fu dato ordine di fare campanò a tutti i campanili che restano ancora in questa sfasciata città. Oh! Per quanti di essi (che Dio non permetta) sarà giunto l'ultimo campanò! Ma Campanò più funesto di questo in mia vita sentito non ho. Per questo motivo per ordine del governo si è cangiata in Duomo la solita funzione. Si sospese il consueto sermone, e invece dell'inno Veni creator, si sostituì il canto in gran musica del Te Deum, pontificando mons. Vescovo, e assistendovi quattro soggetti del Governo, il podestà Tiene della nuova Deputazione, il capo dell’Appellazione e il capo della Polizia co. Antonio Trissino Commendatore. La sera fu illuminata con fanali la torre, e diversi altri campanili; questo per festeggiare questa pace che sarà per noi quella pace amara che ritrovan nel pianto gli infelici. Chi è saggio saprà farsene un soggetto di merito, sopportando per amor di Dio e in pena dei propri peccati questa irreparabile tribolazione, che dovremmo renderci cara e soave col riformare i nostri costumi, e seguitare colla nostra croce sulle spalle le pedate di nostro S. G. Cristo. Il Duomo era pieno; ma non lo sarebbe stato niente meno che vi si fosse celebrata l’annua funzione divotissima di questo giorno. Nessuno disse Viva. 3 gennaio 1806. Questa mattina è partita la cavalleria di 250 Annovaresi venuta l'altro giorno che credevasi dovesse fermarsi qui ed è andata verso Cittadella. Per quanto si può conghietturare noi saremo incorporati col Regno Italico; tristissima sorte per noi che purtroppo sappiamo quali siano le leggi civili e religiose di quel Regno. Nel proclama della pace pubblicato e sottoscritto dal principe Eugenio Viceré vi sono delle espressioni di un entusiasmo pindarico simili a quelle dell'anno 1797, che meritano di essere conservate. Udìtele, e imparatele a memoria. Popoli del Regno d'Italia il vostro Re ha egli ora riempiuto tutti i vostri voti, e tutte le vostre speranze? Popoli degli Stati veneti sarete felici: il vostro Paese non sarà più il teatro della guerra; non invidierete ai vostri vicini l'onore di essere governati da NAPOLEONE. Rinasce dunque il gran Secolo dell'Italia. Tali sono i voleri del Genio e del Valore. Italiani, andate superbi dello strepitoso avvenimento che proclamo. La vostra patria ritroverà l'antica sua gloria aumentata da tutto lo splendore che si sparge all'istante del suo Risorgimento, e che accompagnavi sino negli ultimi secoli il nome del suo nuovo Fondatore. E così, con questo tuono ironico ed irrisorio dopo averci spogliati ed oppressi ci danno anche poeticamente la burla. Che cangiamento di cose! Gli italiani che conquistarono tutto il mondo, ora sono preda di una nazione da loro già conquistata! Vennero da Verona circa 300 soldati dell'armata francese senz'armi e senza divisa; fanteria di nuove reclute fatta quà e là colla coscrizione. 4 gennaio 1806 Partirono questa mattina verso Padova i suddetti 300 giovani. Non v’ha per altro alcun giorno che non ne vengano e non ne vadano in piccole quantità. 5 gennaio 1806 Questa sera vennero 1200 soldati di fanteria francese da Verona. 6 gennaio 1806 Partirono 200 di quei soldati venuti ieri, e 1000 si fermano qui; sono tutti svizzeri. Finalmente i francesi hanno abolito dopo 12 anni il loro pazzo calendario che volevano da stolti far adottare da tutto il mondo, calendario figlio dell'empietà, dell'ignoranza, della puerilità. Della empietà perché era diretto e formato al disegno di far perdere ogni traccia di feste sacre, di misteri, di religione. Della ignoranza perché in tanti paesi, massime delle colonie francesi si avrebbe detto Brumaire, Vindemmiaire ec. quando la stagione sarebbe stata nel suo caldo, e le viti nel loro fiorire, con una ridicola contraddizione indegnissima di quei gran filosofi che si spacciano. Di puerilità perché non è altro che un moderno dizionario di botanica. Si sono vergognati di averlo composto, e favorito. Hanno veduto che neppure con questo mezzo hanno potuto abbattere la santa religione cattolica, che a loro dispetto durerà più di tutta la loro costituzione repubblicana, e monarchica; e perciò nel primo giorno di questo 1806: lo hanno dopo grandi discussioni abolito, e sostituito il nostro calendario romano secondo la correzion gregoriana. 7 gennaio 1806 La notte scorsa vennero da Padova e proseguirono la loro marcia verso Verona circa 2000 fanti francesi; e all’incontro questa mattina partirono i mille svizzeri per Padova, i quali si dubitava che qui si fermassero. Queste contromarcie non ben si capiscono e io non ci penso di capirle. La scorsa notte è venuto da Padova il Principe Eugenio, vicerè; e senza niente fermarsi seguitò il suo viaggio per Verona. Dopo pranzo giunsero da Padova circa 400 soldati francesi di cavalleria e 4000 circa di fanteria, diconsi diretti nel Parmigiano per una insurrezione ivi nata, ed anche in altri paesi, per quanto dicesi. 8 gennaio 1806 La notte passata, poco dopo mezzanotte è partita per Verona per Verona [sic] tutta la fanteria francese venuta jeri; e questa mattina è partita per la stessa parte la cavalleria venuta jeri. Partirono anche per andare alle case loro quei 200 circa ufficiali austriaci fatti prigionieri a Castelfranco che da tanto tempo erano fermi in Vicenza ed occupavano tanti alloggi nelle nostre case, che da nove anni in qua non si possono più chiamar nostre. Grandissimo peso a cui nessun cittadino non ancora si è potuto avvezzare perché non può più dire: sono padrone di casa mia. La nuova deputazione civica ha cangiato nome. Non più chiama si Deputazione si chiama Municipalità. Vedete come le cose vanno prendendo il color democratico e chissà a qual segno dovranno giungere? I cittadini probi compiangono la disgrazia estrema di questa città e provincia. I buoni veneti non tornan più. 10 gennaio 1806 In una delle sere passate alcuni soldati della gran nazione hanno assalita in città due o tre persone in diversi luoghi della città per rubarle tra cui il co. Bernardino Conti, e malgrado i sontuosi fuochi che illuminano splendidamente tutta la città vero è però che sono queste le prime aggressioni accadute dopo l'ingresso di questi nuovi nostri padroni. Serie delle chiese e conventi soppressi in Vicenza ai miei giorni Chiesa del lazzaretto. Convento non chiesa dei Camaldolesi di Santa Lucia. Convento non chiesa dei Lateranensi di San Bartolommeo. Convento non chiesa degli Eremitani Agostiniani di San Michele. Convento non chiesa dei Gerolimini delle Grazie. Convento non chiesa dei padri Minimi a cui furono sostituiti i Minori Osservanti di San Biasio. 1806 Convento non chiesa dei padri Serviti in piazza cui furono sostituiti i conventuali di San Lorenzo. Collegio non chiesa dei padri Somaschi. Collegio e chiesa dei padri Gesuiti. Convento e chiesa di San Lorenzo. Convento e chiesa di San Biagio. Convento e chiesa di Santa Maria nuova. Convento e chiesa di San Francesco. Convento e chiesa di S. Silvestro. Convento non chiesa di Santa Lazzarina. Mezzo convento non chiesa di San Tommaso. Chiesa e convento del ponte degli Angeli. Chiesa dei santi Apostoli chiesa di San Bovo. Chiesa di Sant'Antonio abate Chiesa di San Gottardo. tutti e tre nell’Ospital vecchio Oratorio dei Negri di San….? Oratorio dei Rossi Oratorio della Carità Oratorio dei Turchini. Chiesa di SS. Pietro e Paolo Chiesa di Sant'Andrea Oratorio del Crocifisso dei Servi Queste due ultime son volte in magazzino e io nol sapeva. Che strage, lettor mio caro, è avvenuta sotto i miei occhi, all’età mia che non è decrepita, in pochissimi anni. Questo quadro messo ad un colpo d’occhio non fà da piangere? Ci fermeremo qui? Che sarebbe se vi aggiungessi le soppressioni avvenute nel nostro Territorio? Questi, sì questi furono i zuffoli che chiamarono la terza volta i francesi. Ultio domini est ultio templi sui. E se il castigo andasse ancora più avanti, che sarebbe di noi? 11 gennaio 1806 La scorsa notte è caduta non poca neve. Questa mattina partirono diverse reclute di soldati volontarj fatti quì a Vicenza. Giovani insensati, presto vi accorgerete che voglia dire aggregarsi anche volontariamente all'armata francese. In questi giorni è emanata una legge del Governo con cui possono affrancarsi alcuni livelli anche perpetui verso i ceti ecclesiastici. Così fu fatto anche nell'altra democrazia ma senza effetto. Brutta legge pregiudiziale sino alla chiesa sempre presa di mira per impoverirla ingiustamente. Chi si affrancherà avrà da render conto, né questa legge lo giustificherà. Piaccia a Dio che non se ne faccia un’altra per tutti i livelli. 13 gennaio Questa mattina partirono dal Campo Marzo diversi cannoni e carra che eran ivi da più giorni, e mossero verso Padova. Tutto il monastero di S. Felice è pieno di polvere da cannone, e di una quantità di artiglieri francesi che lavorano con essa a fabbricare fizzotte [le cariche di polvere racchiuse in un involucro infiammabile] per i fucili. Non vogliono che si accenda lume neppure in chiesa per timore di una rovina. Perciò oggi per ordine del sovrano i monaci sloggiarono dal monastero, tre soli rimanendovi, a patto di non accendere lume. La chiesa fu chiusa, e la parrocchia trasportata a San Valentino, e a San Nicolò. Vedremo se in poche settimane, come promette il decreto partirà da Vicenza la polvere, e saranno ridotte e le cose al pristino stato. Oh! Che funesti principj son questi mai? Dove andranno a finire? 1806 14 gennaio 1806 La scorsa notte sul corso quasi dirimpetto alla nostra casa fu rotta e spaccata la pietra sotto la balconata della bottega del signor Guidinali droghiere, sotto il portico di casa Trissino, e rubato dai ladri entrati per il foro da essi fatto, quanto hanno potuto. Non è mio assunto tener registro dei furti che nascono per la città; metto soltanto in vista quelli che fanno vedere l'inutilità dei fanali dispendiosissimi che illuminano in tempo di notte questa scheletrita città. Per quanto osservo questa armata francese deve essere composta di un numero innumerabile di gente reclutata da tutti paesi a loro soggetti, e moltissima dall’Italia, tal che ogni giorno vengono da Verona e passan poi oltre … picchetti a segno che si fa conto, che a forza di questi quotidiani rinforzi passati per Vicenza dopo l’invasione dei 4 novembre passato, a quest’ora l’armata siasi ingrossata di trenta mila uomini, tutti passati a picchetti per Vicenza. 16 gennaio 1806 Altro furto accaduto nella notte passata nella bottega di Bonaguro scarparo, in faccia a S. Gaetano sul Corso, col romper la porta. Vivano i fanali e i loro inventori. Spesse volte una mano di birbanti senza coscienza e senza religione si dilettano da molto tempo di atterrare qua e là le muragliette che circondano il Cimitero della Cattedrale, e parmi anco di averlo notato. Ora la scorsa notte questi furfanti hanno spezzata e atterrata quella colonna sull’orlo della piazzola del Duomo eretta in memoria del martirio sofferto dal B. Giovanni Cacciafronte, Vescovo di Vicenza. Attesi i furti seguiti in città è uscito oggi un proclama che sarà catturato chiunque sarà trovato dopo mezza notte per le strade senza lume. Così si viene solennemente a dichiarare l’inutilità della notturna gravosissima illuminazione. 17 gennaio 1806 In Pressana vicino a Cologna, nello scavare i fondamenti della chiesa, è stata trovata una medaglia d’argento di Vitellio di squisita conservazione. Nel dritto, testa di Vitellio A. Vitellius Germanicus Imp. Nel rovescio figura di donna sedente con patera in mano: Concordia P. R. Fu portata al nostro mons. Vescovo che gentilmente volle farmene un dono; e così l’hò aggiunta ad altre cinque di Vitellio d’argento che aveva, e che non sono comuni. E’ giunto oggi da Padova diretto a Verona l’equipaggio del Viceré Eugenio, il quale da Monaco deve recarsi a Verona. Questo suo equipaggio finora era stato fermo in Padova. 18 gennaio 1806 Ed oggi è giunta da Padova la Guardia nobile di detto Viceré diretta pur essa a Verona. Tutta questa guardia questa sera alloggiò per le case dei cittadini; e tutte ne sono piene a sazietà. Oggi per ordine del nostro buon Governo dei Settemviri è stata rimessa in piedi a suo luogo la colonna del beato Giovanni Cacciafronte atterrata e spezzata l'altra notte; ben fatto, ma non bisognerebbe restar qui. 1806 Giovanni Cacciafronte de Sordi (1125 ca. – 16 marzo 1181) A sedici anni entrò come monaco benedettino nell'abbazia di san Lorenzo a Cremona; Con le sue qualità e virtù conquistò le simpatie dei superiori e dei confratelli. Fu nominato dapprima priore del piccolo monastero di san Vittore, dipendente dall'abbazia di san Lorenzo e poi abate della stessa grande abbazia di Cremona, carica che ricoprì dal 1155 al 1159. In quegli anni nella Chiesa scoppiò lo scisma, con l'elezione dell'antipapa Vittore IV, sostenuto dall'imperatore Federico Barbarossa, contro il legittimo Papa Alessandro III, che si opponeva allo strapotere imperiale, appoggiando la Lega Lombarda dei Comuni. L'imperatore fece esiliare Giovanni Cacciafronte che fu trasferito alla sede vescovile di Vicenza. Svolse opera di predicazione contro gli eretici, e forse nell'ambito di questa sua attività va vista la fondazione di una scuola di teologia per la formazione del clero, alla quale chiamò un teologo dalla Lombardia. Appena due anni dopo, il 16 marzo 1181 fu ucciso da un certo Pietro, feudatario in concessione dei beni delle Chiesa vicentina, il quale volle vendicarsi perché il vescovo l'aveva scomunicato e privato dei beni, a causa delle sue frequenti violazioni dei diritti delle Chiesa. Cathopedia (L’enciclopedia cattolica) Saria d’uopo scoprir i rei e far loro sentire un adeguato castigo, altrimenti aspetto che costoro incominceranno a demolire la cattedrale, perché vorrebbero pur levarsi dagli occhi ogni ombra di cristianesimo, che riesce loro intollerabile perché condanna i loro delitti, e minaccia loro una pena eterna che li spaventa. Ma se li spaventa il solo pensiero di un inferno, che sarà poi quando vi saranno precipitati in perpetuo senza rimedio? Per i gran furti accaduti nelle notti passate, ed anche per il territorio come nella chiesa parrocchiale di Doville, in quella di Arcugnano sono state arrestate diverse persone e messi in prigione. È venuta anche da Verona una quantità di truppa italiana incorporata nell'armata francese di fanteria. 19 gennaio 1806 Questa mattina è partita per Padova la suddetta infanteria italiana; ma dopo pranzo, da Verona ne è sopraggiunta un'altra in gran quantità tutta composta di gioventù bresciana, bergamasca, ec. nuovamente arrolata. Quanto è da compiangervi! E tra poco così sarà anche tra noi. Si incomincia a tormentare il conventi, i luoghi pii, le Fraglie, con fogli di lunghe, minute, moleste interrogazioni. Vedrete presto a che sono dirette queste perquisizioni. 20 gennaio 1806 Questa mattina parti per Padova tutta la fanteria di nuove reclute venute ieri; e partì per Verona la Guardia nobile a cavallo del Viceré. In questi giorni i francesi sono entrati in Venezia a prendere possesso di quella un giorno sì famosa città e carissima e discretissima nostra madre, non mai abbastanza compianta; ceduta a Bonaparte dall'Imperatore Francesco II in virtù del trattato di pace segnato li 21 dicembre pass.o in vigor del quale Bonaparte cede all’Imperatore Francesco II la città di Vienna ed altri stati che gli avea tolti in pochissimi giorni; pace per parte di Francesco II meschinissima e funestissima. Umanamente parlando tre sbagli ha commesso l’Imperatore austriaco in questa guerra. 1806 1. 2. 3. Stuzzicar estemporaneamente Bonaparte. Credo benissimo che Bonaparte vagheggiasse questi nostri stati, ma per ora non pensava a conquistarli, avendo sul braccio l’Inghilterra, con cui avea da fare per molto tempo; e intanto potea nascere qualche apertura di trattati. Richiamar il Principe Carlo con tutta l’armata dall’Italia per soccorrer la capitale di Vienna minacciata e poi invasa da Bonaparte, perché il principe Carlo non giunse a tempo. Malgrado l’ordine avuto dall’Imperatore, attesa la situazione delle cose, dovea il principe Carlo conquistare Verona, perché è certissimo che i francesi avevano risoluto di abbandonarla, e di ritirarsi fino in Piemonte; e dopo Verona dovea inseguirli fino alle frontiere della Francia. Se Bonaparte andava avanti conquistando da un lato, il principe Carlo sarebbe andato avanti conquistando dall’altro e sarebbesi da tutti questi contrarj avvenimenti, aperto luogo a un trattato vantaggioso. Ma il castigo dovea venire; e però gli uomini doveano acciecarsi. Si sa che il Viceré Eugenio è andato a Monaco a farsi sposo con una figlia dell'Elettore di Baviera, ora Re di Baviera, così creato in adesso da Bonaparte; e tra pochi giorni ritornerà in questi Stati a farli lieti di sua Vicereale presenza. Queste notizie non hanno che fare con la storia di Vicenza, a cui io mi confino in questo meschino giornale; ma per quella relazione che vi hanno, credo non superfluo lo scriverle. Questo Viceré fu a Vicenza anche con l'armata dell'anno famosissimo 1797: ma allora era un ragazzo solo di primo pelo, che niente figurava per la sua età ed alloggiò allora nel palazzo del co. Marco Antonio Trissino. 22 gennaio 1806. Malgrado la pattuglia ambulante, malgrado le folgoreggianti lanterne, la notte passata i ladri si insinuarono nella bottega che fa cantone a Pozzo Rosso sotto la casa del qu. co. Vittorio Porto; da questo, rompendo il muro passarono in un'altra bottega; e da questo in una terza pure contigua. Staremo a vedere dove tenteranno nella notte futura. O tempora! O mores! Giorno del nostro protettore San Vincenzo. La Municipalità ha assistito alla solita funzione nel Palazzo della Ragione. La corte del Viceré la quale dimora in Padova, e da cui dipendiamo, ha mandato ordine al nostro Governo provvisorio di Vicenza, di tener allestiti in Montebello per il giorno dei 26 correnti, settanta cavalli atti alla corsa e pomposamente addobbati, con i loro postiglioni vestiti tutti con uniforme; ed altrettanti a Vicenza: in tutto 140 cavalli, e di addattare le strade della provincia, perché circa quel giorno passerà per Vicenza, per portarsi a Venezia il Viceré Eugenio con la nuova sua sposa bavarese, con la quale verrà da Verona. Tutto bene; e se quest'ordine fosse stato accompagnato da un barilotto di zecchini; per supplire a questa spesa, ancora meglio, ma di questo non si fa motto; vi si lascia pensare a noi. Da molti giorni si sta lavorando nella fucina francese la famosa annua gravezza intitolata Predial. Quando esca trappoco alla luce, sentiremo tutta la forza e tutto il peso di questo vocabolo etrusco senza aver bisogna di consultare né il Passeri né il Lori. 23 gennaio 1806 Vennero da Cittadella circa 400 soldati francesi di cavalleria i quali per ora si fermeranno in Vicenza; favori a noi poco grati. 24 gennaio 1806. È morto questa mattina dopo tre o quattro giorni di male acuto in età di anni 60 il co. Leonardo Feramosca, ultimo di sua famiglia, e del suo rinomato cognome. Cavaliere pieno di pietà, di ottima volontà sempre inclinata al bene, di somma carità verso i poveri e i Luoghi pii, e di un'edificazione ad ogni classe di persone, dalle quali veniva grandemente amato e stimato, oltre all'essere stato cittadino utilissimo alla sua patria in tutti gli uffizi nei quali fu 1806 da essa impiegato; e però non è da dire quanto da tutti sia stata compianta una perdita di questa sorte. 25 gennaio 1806 Ed oggi è morto il co. Alberto Monza ultimo di sua nobil famiglia, in età di 94 anni. cavaliere di …. pietà ed integrità. Da molti anni era divenuto cieco; e da qualche anno non si moveva dal letto. 26 gennaio 1806 E’ venuta da S. Lucia non poca cavalleria francese, ma grandissimo numero di fanteria di nuove reclute sicché la città n’è tutta allagata e le case piene di uffiziali. Gran peso! Grande oppressione! Ma l’abbiamo invitato e non facciamo niente per correggerci! Per avventura il Viceré per ora non passa per Vicenza. Da Verona passerà a Milano. Ad ogni modo molti dispendiosi preparativi è stato necessario di fare. 27 gennaio 1806 La cavalleria e la fanteria venuta ieri è partita questa mattina per Verona. Molti dei nostri ragazzi vicentini, ed anche qualcheduno non affatto del volgo si arrolano volontari, nell'armata francese. Puoh! Puoh! Dededà! 28 gennaio 1806 Un espresso spedito ieri sera da Verona ha portato la nuova che il Viceré d’Italia in luogo di andare a Milano come divisava, ha risolto di portarsi a Venezia, e perciò passerà per Vicenza. Giunsero questa sera da Treviso 500 soldati di cavalleria francesi. Alloggi a voi. 29 gennaio 1806 Partirono questa mattina per Verona i 500 soldati; corazzieri venuti ieri. Per l'avviso che deve tra pochi giorni avvenire dal Viceré in Vicenza, il nostro Governo provvisorio ha affisso un editto che ordina due cose 1. Che tutti i cittadini si abbiano da restringere nelle loro case per poter alloggiare il seguito immenso che avrà questo principe …. E non siamo ristretti abbastanza da nove anni in qua? 2. Che tutti i cittadini abbiano da illuminare le loro case nelle notti che qui dimorerà questo Viceré con due lumi per finestra. Abbiamo altro in testa che questi spettacoli dispendiosi. Ad ogni modo converrà farlo comunque e siamo esauriti. È qualche giorno che si trovano in Verona per corteggiare il Viceré spediti dal nostro Governo provvisorio due membri del nostro Governo medesimo, erano il co. Luigi Bissaro, e il co. Leonardo Tiene; quegli stessi che furono a corteggiarlo in Padova. 30 gennaio 1806 La cavalleria di Corrazzieri, che l’altro giorno partì per Verona, oggi ci fa il regalo di vederla tornar in Vicenza. Questi Corrazzieri sono armati di ferro il petto e la schiena ed hanno attaccato al di dietro dell’elmo una coda di cavallo che flagella le spalle. Invece di presentare un’aria militare, hanno piuttosto l’aspetto di maschera. 31 gennaio 1806 La sud.a cavalleria questa mattina è partita per Treviso; ma dopo mezzodì vennero da Verona altri 200 circa simili Corrazzieri; sicché può dirsi di questi bellissimi frutti della gran Nazione 1806 e quando spunta l’un l’altro matura. *** 1 febbraio 1806 Partirono per Castelfranco i Corrazzieri venuti ieri e partì anche per colà non poca fanteria francese venuta ieri e nei dì passati. Ogni giorno truppa viene, ogni giorno va. Questa mattina con un decreto giunto dal Viceré è stato cangiato il governo provvisorio dei Settemviri e concentrata la Amministrazione in un solo soggetto, che si chiamerà Magistrato Civile; ed il soggetto eletto a questa carica è il co. Leonardo Tiene. Di più è stato eletto dal med.o Viceré il commendator Enrico Bissari presid.e alle miniere; il sig. S. G. Agostino Vivorio all’acqua e ai boschi; e trasportato a Venezia il Tribunale d’Appellazione. Di più è uscito oggi dalla fucina francese il famoso Predial, voce etrusca terribile. Vuol dire che invece di un campatico annuo che pagavamo in passato ne pagheremo presso che due ad ogni bimestre, sicché ogni anno ne pagheremo poco meno di dodici. Qui sarebbe il luogo di ricopiare il proclama che ho trascritto li 3 genn.° 1806. Rileggetelo, che quadra perfettamente col Predial. Avrò occasione di rimandarvi spesso a questo delizioso Proclama. 2 febbraio 1806. La molta pioggia di ieri e della notte passata ha fatto crescere l'acqua notabilmente. Un'ora dopo mezzodì finalmente sotto un diluvio terribile di pioggia è giunto da Verona il Viceré Eugenio Beaurnais colla sua nuova sposa bavarese. Lo precedeva una squadra a cavallo della sua Guardia Nobile, un’altra di Corrazzieri assai ben all'ordine, ma tutti parevano tanti Tritoni grondanti acqua da per tutto. Lo precedeva un legno a sei cavalli, lo seguiva un altro. Il suo legno era in mezzo a questi tirato da sei cavalli tutti assai ben forniti, con i postiglioni riccamente vestiti. Egli e sua moglie erano in questa carrozza. Al suo ingresso si spararono diversi cannoni che stavano all'ordine in Campo Marzo, si suonarono le campane della Torre e qualche altra della città, ma poche. Per qualche ora seguitarono a giunger legni dal suo seguito. I cavalli, i vestiari dei postiglioni di questi legni e del suo, tutto fu messo all'ordine e ritrovato a spese di questa povera città. Egli andò smontare a casa Nievo Barbarigo alla piazza della Biada, dove gli è preparato l'alloggio; palagio vasto, nobile, è addobbato riccamente, e squisitamente; eppure veduto ieri da un generale francese suo precursore si espresse con i suoi di seguito che tutto era piccolo, e meschino. Che contraddizione! Ci spogliano fino all'osso e vogliono che tutto sia grande, e magnifico. Cattivi ragionatori. Il Magistrato Civile co. Leonardo Tiene, e il podestà co. Giacomo Tiene gli andarono incontro fuor di città. Nel suo passaggio per città non si sentì una voce che gridasse viva, comunque il comandante della Piazza Mr. Savardé eccitasse le persone ad esclamare viva; e quantunque una quantità di gente e di donne oziose e curiose camminassero per le strade tutte bagnate da capo a piedi. In questo ingresso si è veduto praticamente dove è andata a finire la libertà e l'eguaglianza dell'anno 1797: ma chi non era il re dei Merlotti lo aveva ben compreso fino d’allora. Tutto era per guadagnar il popolo e farlo giocare nei propri disegni; non vi era bisogno di molta speculativa per conoscere fino da allora questa verità. Adesso libertà, eguaglianza, diritti dell'uomo non si sente più a nominare, anzi il nominarli sarebbe delitto. Hanno avuto quell'effetto che si voleva. Basta così. Oh! Veramente mendaces filii hominum. 1806 Eugenio di Beauharnais (Andrea Appiani) La coppia Vicereale Amalia Augusta di Baviera (Andrea Appiani) Questo Viceré pranzò solo con sua moglie che ha nome Augusta, e tutti i suoi piatti e il servizio di tavola erano d'oro massiccio. Vi avea poi poi [sic] in un'altra sala altra gran tavola per i cortigiani. La corte di questo signore è splendidissima e ricca. La sera fu illuminata qualche contrada della città, cioè tutto il Corso, ma scarsamente con olio, e sevo; la Piazza col Palazzo della Ragione con lumazzi; così la torre, e qualche altra casa sull'altre contrade. Gli fu preparata una festa da ballo nel Teatro Eretenio illuminato; vi si portò preceduto da diversi soldati; e davanti la sua carrozza correvano diversi plebei forse pagati, che gridavano Viva ma con poco sussurro. Stette nel teatro con la moglie poco più di un'ora, poi ritornò a casa senza accompagnamento di gente. Giorno assai mesto per questa agonizzante città, che sarà alla condizione delle altre suddite della Francia. 3 febbraio 1806. La notte passata quattro ore dopo la mezzanotte, con lo sparo del cannone è partito il suddetto Viceré Eugenio per Padova per recarsi a Venezia a felicitare quella nostra mai abbastanza pianta, Madre e Signora. Ieri fu a visitarlo prima del pranzo il nostro degnissimo Vescovo che gli fece un complimento breve ma adattissimo alle circostanze in cui siamo, sì poco favorevoli alla Religione. Ieri non pranzò solo, com'è sua usanza; ma erano alla sua tavola il co. Leonardo Tiene Magistrato Civile. Il co. Gio. Giacomo Tiene Podestà della Municipalità; il Sig. Pietro Pedrazza Sindico di Tiene ed il Comandante della Piazza. 6 febbraio 1806. Per l'imminente ritorno da Venezia del Viceré, si preparavano e si mettono in requisizione e a Montebello e qui in Vicenza centoquaranta pariglie, come si fece nel suo passaggio per andare a Venezia, cioè settanta a Montebello e settanta a Vicenza coi loro postiglioni e fornimenti. Perciò in Vicenza si ricercano alcuni di quei pochi cavalli che ancora rimangono dopo le passate perdite in alcune famiglie. Quanto a me se fossi Viceré mi piacerebbe viaggiare con i miei cavalli, oppure pagando quelli che mi servissero, senza dare questo aggravio ai privati ed al pubblico del paese. In Venezia fu accolto con dimostrazioni di eccessiva allegrezza. Si vuole che in quella città non vi sia mai stato un ingresso così solenne. Lector, quid tibi videtur? 7 febbraio 1806 1806 Col proclama di questo giorno si comincia ad invitare i cittadini ad arrolarsi volontariamente all'armata francese. Lector, quid tibi videtur? Questo è il primo passo per venir poscia alla luttuosissima coscrizione. Molti giovani abbracciano il partito di volontari per i patti che sperano di ottenere, e che vengono a loro vantaggio. 9 febbraio 1806 Verso mezzogiorno ripassò per Vicenza venendo da Padova il Viceré Eugenio colla nuova sua sposa. Cangiò cavalli sull'Isola, dove da molte ore stavano preparati e insellati: e partì subito per Verona. Al suo ingresso si sparò diverse volte il cannone piantato al Vò dei Zaffi sul monte Berico, e in Campo Marzo, e suonarono le campane. Era preceduto da circa 70 Corrazzieri a cavallo e da una carrozza a sei cavalli, dopo la quale veniva la sua con i cavalli di questo, e di quello forniti a gala. Molto popolo in quel momento comparve per la strada, ma non si sentì una sola voce che applaudisse e gridasse Evviva. Molte carrozze del suo seguito vennero, prima e dopo. Quattro sono i suoi ciambellani, un Chiaramonti, nipote di Pio VII, un Bentivoglio, un Fenaroli, e un Calini. Mentre il sud.o Viceré era fermo sull'Isola per cangiare i cavalli gli si affacciò alla portella per inchinarlo il co. Pietro Bissari, a cui il principe disse; venite a Brescia che ho da parlar con voi. E il d.o cavaliere partì oggi dopo pranzo per Brescia. [Questo Bissari ha provato all’Arsenale di Venezia, alla presenza del Viceré una bomba da cannone di sua invenzione, di cui trovai nota all’Archivio di Stato di Venezia. Ma non riuscii a trovar ulteriore traccia dei documenti dell’Arsenale - dispersi o distrutti - di quando l’esperimento sarebbe avvenuto, comunque proprio in quest’anno 1806. Quest’invito all’appuntamento di Brescia probabilmente serviva a chiarire il progetto al Vicerè per il successivo collaudo della bomba]. Il frumento a lire 18: il sorgo a lire 13,10 allo staro. 12 febbraio 1806 La scorsa notte si sono sentite due non piccole scosse di tremuoto, che Dio ne liberi per sua infinita misericordia. Si vedono da ogni parte i segni manifesti che Dio è sdegnato contro di noi giustissimamente per i nostri peccati; per la loro moltitudine e gravità, e particolarmente dei miei; ma dall'altra parte si vede pure manifestamente, che per la sua infinita misericordia, e per la mediazione della nostra gran Regina e Avvocata Maria SS.a rattempera e modera pietosamente i castighi a segno che ce li rende tollerabili e infinitamente minori di quello che noi meritiamo; ma guai se non corrispondiamo a tanti avvisi che egli ci manda per farci cambiare le massime ed i costumi. I due Giudici vicentini scelti per portarsi a Venezia per formare il Tribunale da quello unitamente ad altri Giudici scelti da tutti delle altre soggiogate province, ed erano malcontenti di essere eletti; hanno ottenuto la dispensa, e furono invece di loro eletti e il co. Gabriele Anguissola, ed il sig. Gianbatta Cisotti, ottimi giudici. Ecco un altro castigo. Questa mattina è morto di 78 anni il P.e Ottavio Pace vicentino Min. Osservante il quale ad una vita illibata e ad un aurea semplicità univa una somma dottrina; profondo teologo, conoscitore e possessore delle lingue ebrea, greca, e latina, e di alcune altre. Il P.e Carmeli professore di Lingue nell’Università di Padova se lo avea allevato ed istrutto con l'idea che foss’egli il suo successore in quella cattedra; e meritavano veramente; ma morto il P.re Carmeli, la sua umiltà gli suggerì di nascondersi e di fuggire l'elezione, come gli venne fatto. Vi sono alcune sue opere stampate tra cui una: De vaticinio Jacobeo. 13 febbraio 1806. 1806 Giunsero questa sera più di mille francesi. Ma mi avveggo esser superfluo di tenere questo conto perché ogni giorno ne vengono e ne vanno quanto in grande, quanto in piccola truppa. Pochi sono quelli che non confessino esser questo un castigo di Dio e da noi meritato; ma alcuni vanno ….. variamente avanti; sì dicono, e i francesi perché non sono castigati? Perché anzi trionfano? A questi ignoranti che fanno questa insensata interrogazione bisogna rispondere in questo modo. 1. Chi è colui che abbia diritto di entrare nei consigli dell'Onnipotente, e domandare il perché delle sue divine disposizioni? 2 . Nessuna nazione è stata castigata tanto come la Francia. I. II. III. IV. V. VI. VII. VIII. Il trono dei Borboni è rovesciato. Si è sparso per tanti anni un mare di sangue civile. Divennero i francesi al punto di perdere la religione. Caddero nell'ateismo. Poscia nell’idolatria adorando pazzamente la ragione, che non fu mai tanto disonorata quanto allora ci fu adorata. Per non soffrire un re della loro nazione, per voler ergersi in Rep.a, dopo un giro di pochi anni eccoli caduti sotto la dominazione di un Sovrano corso. Quasi tutti i promotori della rivoluzione sono morti trucidati. Se ora in vista del Concordato col Sommo Pontefice Pio VII non sono più scismatici, la religione cattolica vi è tra loro in uno stato di sommo languore sì che si può dire una larva di religione. Non vi pare che siano castighi terribili? 3. Dio si serve della verga dei francesi per castigare altri popoli colpevoli al pari di loro. Quando questi popoli saranno puniti abbastanza chi vuol sapere cosa Dio abbia destinato di fare di questa verga che adesso sconvolge l'universo? 4. Finalmente Dio per castigare non ha solamente in mano il giorno dei 13 febbraio 1806: ha in mano tutta l'eternità. Chi fa la guerra alla chiesa si fabbrica la sua rovina. Tutta le storie ci confermano questa verità. 14 febbraio 1806 I mille fanti venuti ieri da Chioggia partirono questa mattina per Verona. Erano tutti volontari; e qui pure in Vicenza si crede una quantità di gente volontaria. Bravi! Si accorgeranno tra poco in quale vortice sono entrati. Per qualche tempo dopo la loro venuta i francesi lasciarono a disposizione della città le casse del Campatico e dei Dazi, e di tutte le entrate regie. Ma da qualche tempo in qua le hanno tutte avvocate a se. Non è stato piccolo regalo il lasciarcele per qualche mese. 15 febbraio 1806 La continua pioggia di ieri a dirotto ha fatto crescere l’acqua notabilmente, ma assai meno di quello che si aspettava. 17 febbraio 1806 Va terminando il Carnovale con maschere, e bagordi assai più di quello che dovrebbe essere, ma assai meno di quello che fu negli ultimi anni andati. Chi non ha né roba né coscienza mostra allegrezza. Da qualche giorno è terminata la fattura del restauro della Porta del Castello con la quale per le memorabili cannonate del 3 novembre passato era ridotta al segno che tutto il volto ed i fianchi minacciavano ruina. Ora si è ancora allargata notabilmente, e ridotta ad uno stato migliore di prima. Non si è ancora posto mano al restauro dell'arco del Campo Marzo assai maltrattato dalle palle; e forse non vi si penserà più, perché io credo che andiamo incontro ai secoli di ferro; e che non vi sarà altra scienza che la infelicissima dell'arte militare. 1806 18 febbraio 1806. Ultimo del Carnovale. Partirono diversi cannoni che erano in Campo Marzo, ed alcune casse di quella immensa polvere che è collocata a San Felice. Il freddo in questo inverno è stato discrettissimo. Il tempo più rigido fu nel passato 14 novembre. 22 febbraio 1806 I poveri padri Cappuccini hanno cominciato a dar mano al rialzamento del loro incenerito convento. Ormai hanno addattato dieci o dodici celle dove sono a stanziare alcuni di quei buoni religiosi che vivevano divisi con altri conventi di Regolari per la città. Se si trattasse di erigere un Teatro si troverebbero subito 100 e più mila ducati; ma per assistere questi angeli del Signore che s’interessano tanto presso di Lui a nostro favore, non si trova una mano benefica, che generosamente li aiuti. A proposito di Teatro si dice che con uno scandalo dei più enormi starà aperto fino agli ultimi giorni della corrente Quaresima. Ecco un altro castigo il più grande di tutti. Aperto il Teatro in questi giorni di penitenza? Cosa direbbero i nostri primi cristiani che venissero al mondo? Dio la perdoni a chi è cagione di sì gran male. A considerar la condotta del governo francese che in questa sua terza irreparabil venuta, non si trova più in esso quella ferocia che tanto faceva tremare nella prima democrazia ad ogni momento. Per questa parte il loro carattere è divenuto più umano. Ma niente i francesi hanno rimesso del loro interesse e tendono a cavar danaro quanto mai possono, e quanto facevan prima. Per questa parte la gran Nazione non ha cangiato massime come le ha cangiate in rapporto alle voci insensate di Libertà, di Eguaglianza, di Diritti dell'uomo che ora sarebbe delitto di nominare. Quando mai nel corso di 10 anni lo spirito umano ha rappresentato una contraddizione più enorme? 25 febbraio 1806 Giorno splendidissimo e tranquillo, e da primavera inoltrata. La processione votiva partì verso Monte Berico un'ora prima di mezzodì intervenendovi mons. Vescovo, il Magistrato Civile e la Municipalità, accompagnata da una schiera di fanti francesi che entrarono in chiesa a Monte col tamburro battente. Vi concorse alla processione gran Popolo. La Madre SS.a sia quella che ci protegga in queste nostre luttuosissime umane e pur umane ma irreparabili circostanze. 28 febbraio 1806 Ieri e ieri l'altro è venuta da Verona una quantità di truppa di fanteria francese assai più dell'ordinario, la maggior parte di nuova leva. Quella venuta ieri l'altro partì jeri; e quella venuta jeri partì questa mattina, per la porta di Santa Lucia. Fa spavento nel considerare il numero infinito di soldati che compongono questa armata che ora è padrona di tanta parte di Europa. È giunta la nuova che l'armata francese è entrata conquistatrice in Napoli, ritirato il povero re con la famiglia reale a Palermo. Che strano e rapido rivolgimento di cose! In questa straordinaria e portentosissima guerra scomparisce affatto il braccio dell'uomo, e non si vede che il dito di Dio. *** 1° marzo 1806 E’ partita una squadriglia di cavalleria francese che ieri era venuta da Verona, e parte poi per Verona la fanteria che qui era di guarnigione; e fu fatta partire perché da qualche giorno 1806 alcuni di essi vedevano di malocchio i birri, e volevano malvivere con essi [sic]; anzi un povero birro fu percosso da uno di questi soldati; e la cosa andava crescendo a segno che si giudicò spediente far che i birri si nascondessero jeri, od uscissero taciti dalla città. Si misero guardie di cavalleria alla porta di Padova e in Piazza nel corpo di guardia per impedire ogni sconcerto. E per grazia di Dio niente è successo. Questa fanteria che era qui di guarnigione era composta tutta di italiani, una gran parte bresciani e della Lombardia. Così la povera Italia sarà da qui avanti il seminario di soldati; tutte le scienze e le arti andranno a terra fuorché l'arte militare. Oh povera Italia! 3 marzo 1806 In questi giorni le Monache di San Tommaso hanno ottenuto dal Governo nostro di Vicenza la facoltà di tornare a occupare quella parte del loro monastero che con tanto loro incomodo avevano dovuto cedere alle inutili truppe tedesche. Piaccia a Dio che questo loro ritorno sia stabile, e perpetuo, e non soggiacciano ad altre moleste vicende com’io e tutti quelli che conoscono la gran nazione ne temono. Ritorna il freddo assai sensibile dopo tre giorni di fortissimo vento. Quasi che in Vicenza oggi non vi fossero vizi abbastanza il Governo francese ha dato il permesso di introdurre i rovinosi giochi di faraone ed altri giochi di invito e di azzardo che erano severamente proibiti sotto il Governo veneto. La giustificazione di tal massima perniciosa si appoggia su questo, che il Governo francese considera questo, come un affare di Stato ed un ramo di finanza: ed infatti lo appalta ad un prezzo altissimo all'impresario. O tempora! O mores! Per i due mesi primi dopo il loro ingresso in Vicenza i francesi lasciarono in mano della Città tutte le Casse regie con i loro proventi; ma dopo li hanno tutti tirati a sé, scaricandoci per altro di alcuni pesi. Tutti i generi da qualunque sorta, niuno eccettuato dopo la venuta di questi amici dell’uomo sono cresciuti ad un prezzo smodato. I venditori ciò fanno per rimborsarsi delle pagate contribuzioni, e di quello che pagheranno. 7 marzo 1806 Predica in Duomo in questa quaresima il P.te Marcellino da Venezia, Minor Riformato, con molto zelo e dottrina 10 marzo 1806 Ha nevicato violentemente tutta questa mattina. Questa mattina in un batter d’occhio ho perduto circa la parte terza della mia entrata e così meco l’hanno perduta tutti i cittadini possidenti; e ciò in virtù dello Spazza campagna chiamato con vocabolo … Predial, uscito questa mattina dalla fonderia francese a felicitare questa d’altronde già felicitata vicentina provincia. Si tratta dunque di pagare immancabilmente, ogni due mesi, nella Cassa regia trecento sessantacinque mila; e questo per due terze parti in moneta nobile, che bisogna comprarla, essendo divenuta rarissima. Questa imposta è gettata sull’Estimo Generale, e per conseguenza, ogni due mesi cominciando dal cor. marzo avremo da pagare L. 89,12 almeno sopra ogni lira di estimo. Eccoci pienamente felici. Vedremo se almeno, in questa magnifica annuale imposta, sarà abolito il Campatico, e le altre gravezze di Mandato Domini, come si dice, ma non si crede. Ah? I buoni veneti i cari veneti discreti veneti non tornan più. Nella villa dell’Olmo a tre miglia di qua vi è un morbo epidemico che degenera in maligno e leva la vita. Questo male è già entrato in Vicenza e v’ha molti attaccati da esso 1806 nell’Ospitale. L’Uffizio della Sanità se ne mette in pensiero, e pensa ai provvedimenti: io suggerisco il migliore di tutti, anzi l’unico. Placar Dio colla penitenza e riformare interamente i costumi. Allora finiranno tutti i castighi. Finché non adopreremo così, tutto sarà inutile; ogni altro mezzo sarà vano. 11 marzo 1806 In questi giorni è stata chiusa la chiesa parrocchiale di S. Lucia e trasportata la Parrocchia nella chiesa delle Monache dell’Araceli, e ciò per non sopprimere quella chiesa (cosa passata purtroppo in questi infelicissimi mesi) ma perché essendo cadente nel soffitto ha bisogno di un lungo restauro. 12 marzo 1806 Il male epidemico maligno va inoltrando, e guadagnando in città, e in Villa. In città ne abbiamo più di cinquanta attaccati nell’Ospital Grande, altri nell’Ospital militare di S. Silvestro, altri sparsi in varie case della città; le quali case, questa mattina per ordine della Sanità sono state chiuse perché non abbiano comunicazione; cosa che ha cominciato a funestare il Paese. Nelle ville v’ha degli infetti ad Arzignano, a Chiampo, all’Olmo. Pochissimi per altro, grazie a Dio, sono quelli che muojono. Non è così a Conegliano, e a Udine, dove il morbo infierisce ed uccide. Questo male è stato introdotto dall’armata tedesca; e qui è stato portato da alcuni carrettieri che hanno servita quell’armata, la quale per tutti i titoli avrebbe fatto meglio a non muoversi mai da quel luogo dov’era nata: Dio sia quello che ci aiuti in tante nostre tribolazioni, e sosteniamole per amor suo. Non tengo conto delle truppe che passano quotidianamente per Vicenza, ma non debbo lasciar di notare che oggi dopo pranzo vennero da Verona circa 500 giovani coscritti … francesi, tutti contadini, nessuno vestito da soldato, ma tutti col loro abito da paesano. Somigliano molto nel vestito e nel portamento ai chiappini cadorini che qui vengono all’inverno a fender le legna, Non hanno ancora presa l’aria della gran Nazione. L’apprenderanno in pochi giorni di scuola. E’ giunta nuova che il nostro Cavaliere concittadino il Sig. Francesco Vicentini dal Giglio è morto in Venezia in questi giorni. Questo signore rare volte si vedeva in Vicenza, ma abitava quasi di continuo in Venezia. 13 marzo 1806 Partirono questa mattina i 500 coscritti parte per Padova, parte per Castelfranco. 16 Marzo 1806 Il morbo epidemico si va dilatando in città e in non poche ville, e comincia a toglier dal mondo diverse persone, come il medico Buglini in Arzignano, il medico Fabris in Vicenza, la sig.a Fantona, il sig. Maraschin pure in Vicenza, ed altri. La Sanità provvede col sequestrare e chiudere l’appartamento dell’ammalato, ed anche secondo i casi fa chiudere la casa intera; cosa che mette funereo orrore in tutto il paese, che non ha più veduto cosa simile. Oltre questo succedono a questi giorni molte morti improvvise a segno che il Magistrato della Sanità non trova nei suoi registri essempi di tanta frequenza. Argomenti tutti di lutto che dovrebbero destar tutti all’emendazione, e alla penitenza. 17 marzo 1806 La notte passata con grandissimo rammarico di tutta la città, è morto di questo male il degnissimo parroco del Duomo Gasparoni. Prese il male assistendo a un forestiero infetto che era all'osteria della Campana amministrandogli la confessione. Ecclesiastico infaticabile 1806 nell'esercizio del suo ministero, e tutto dedito alla salute delle anime fino a dar la vita per esse, come ha fatto. Oggi la sanità ha mandato un eccitamento a tutte le famiglie benestanti della città perché mandino lenzuoli o materassi, o coperte ec. al lazzaretto dove la med.a [sanità] vi vuol far passare tutti gli infetti che sono all'Ospital grande. I cadaveri di quelli che muoiono per la città si incomincia a seppellirli per ordine della sanità nel Camposanto; e questo con molti riguardi e cautele: e i medici e i confessori che assistono devono presentarsi in camera dell'infermo con una vestaglia, e cappuccio incerato. Provvedimenti ottimi, ma che devono mettere terrore all'infermo, il quale oltre ciò non può vedere alcun parente, se non quelli che lo assistono, e che sono sequestrati con lui, ed isolati da ogni commercio. È fuor di dubbio che questo morbo fu portato fu portato [ sic] in queste nostre parti da quei carrettieri che hanno servito l'armata tedesca nella sua ritirata; ed ora sono ritornati alle loro case ed essi lo hanno contratto in Ungheria. La B. Vergine Maria che ci ha difeso in tutto ci preservi per sua misericordia da tanta calamità. 19 marzo 1806 La notte passata molti degli infetti del morbo che erano all'Ospitale furono trasportati al Lazaretto. 22 marzo 1806 Sembra che il male epidemico grazie a Dio vada diminuendo; ad ogni modo pullula qua e di là nelle ville e anche in città, ma alla massima parte guarisce. Tre mansionari del Duomo furono vittime di questo male cioè un Gasparoni parroco, un dai Zovi parroco, ed un Tommasoni. Anche l'arciprete di Isola di Malo è morto di questo male. Oltre questo, mai più sono accadute tante morti subitanee quanto in questi passati giorni. Penitenza, lettore mio caro; e più di voi, penitenza, mio più caro scrittore. 29 marzo 1806 In questi giorni la Municipalità ha eletto diversi soggetti a coprire le cariche di Cavalieri di Comun, del Monte di pietà ec. traendoli dalle classi anche non nobili, dal che si vede, che il governo va prendendo la fisionomia democratica, come anche lo si raccoglie dall'aver nelle carte pubbliche aboliti i titoli di marchese e di conte. Conviene notare tutto. È qualche giorno, che il nostro volgo è impressionato, che traggono abbiano da sloggiare i francesi da questo nostro paese. Questa voce non ha il minimo fondamento; pur si mantiene da molti giorni e cresce anzi. Utinam. Ma non lo meritiamo. Giunsero da Padova sei o sette cannoni con 30 carra circa di munizioni, e andarono in Campo Marzo. Il male epidemico grazie a Dio va diminuendo. Altri molti cannoni che erano in Campo Marzo posati ivi da molto tempo, andarono verso Verona, dove pur si diressero gli altri venuti da Padova oggi. 30 marzo 1806 La voce sparsa del vicino cambiamento del nostro destino sempre più cresce e si dilata non solo in Vicenza ma ancora nelle città circonvicine, ma, lo ripeto non ha alcun fondamento se non la voce universale. Utinam. Ma I buoni veneti Non tornan più Questa mattina si annegò una fanciullina di quattro anni in una fossa di Campo di Gallo presso la casa del co. Braschi, ed altre due fanciulline si annegarono nei giorni scorsi nei sobborghi della città. 1806 Ho scritto sotto il 4 novembre 1806 l'incendio totale del convento dei Padri Cappuccini; ma non ho scritto quale ne sia stata la non credibile origine, perché non si seppe se non molti giorni dopo. Questo incendio non fu casuale né prodotto dall'artiglieria; ma fu criminoso. Ecco come avvenne. Si ritirarono la sera del 3 novembre in quel convento tre generali francesi cioè Solignac, Lecchi ed un altro. Ricevettero tutte le buone grazie da quegli ottimi religiosi, che li condussero in refettorio a reficiarsi. Nell'atto che si trovavano a tavola ecco giungere in refettorio altri diversi ufficiali e soldati francesi che chiesero da mangiare. Parendo questa ai suddetti generali un'indiscrezione, li cacciarono via bruscamente con dolore dei religiosi, i quali pur volevano ritenerli, e si davano tutto il movimento per apprestare anche ad essi di che mangiare. Ma convenne ubbidire al comando dei generali, e partirono sdegnati di là. Aspettarono che i tre generali fossero andati a dormire nelle tre celle perpendicolarmente sopra la legnara e in faccia alla spezieria. Allora appiccarono il fuoco alla legnara, e contemporaneamente ad altri due o tre luoghi del convento con l'idea (vedete come si amano tra di loro) con l'idea di abbruciarvi i generali che dormivano saporitamente nelle tre celle suddette. Vi riuscivano indubitatamente se quei religiosi, a costo della propria vita (e qui vedete il vero carattere della carità cristiana non filosofica) non accorrevano a svegliare con fatica dal sonno i generali che dormivano profondamente, e trascinarli a forza fuori del pericolo. Pochi momenti dopo precipitarono tutte quelle celle, e indi a poco tutto il convento, e la mattina seguente i nostri ladri vicentini famosissimi andarono a rubare allegramente tutto quello che dal fuoco era stato risparmiato. Ora si va fabbricando una porzione del medesimo con limosine somministrate. *** 2 aprile 1806. Mercordì Santo. Non si è fatta la processione delle quarant’ore per il vento freddissimo che spirava. Si è fatta solo dall'oratorio del Confalone al Duomo, portando il SS.° mons. Vescovo, e accompagnandolo la Municipalità fiancheggiata da soldati francesi. 3 aprile 1806 Giovedì santo. Per il gran freddo di ieri, la notte scorsa fu una brina che sarà di pregiudizio massimamente all'erba che era ben avanzata. Parte per Lodi la guarnigione francese che da tre mesi in qua era a Vicenza; e di cui non si ha avuto motivo di dolersi. Vennero questa mattina da Verona 3000 fanti circa francesi che non si fermeranno qui; ma peraltro disturbano la città in questi giorni; oggi tutte le case sono piene di uffiziali. Monsig. Vescovo hà fatto il solito pontificale in Coena Domini. Vi intervenne la Municipalità, non il co. Leonardo Tiene Magistrato Civile, che da qualche giorno si trova in Venezia. Dopo la messa e il vespro il sud.o Mons. Vescovo in mezzo alla cappella maggiore ha lavato esemplarmente i piedi a dodici poveri. E’ qualche tempo che il sud.o Magistrato Civile ha emanato un proclama, invitando la gioventù vicentina ad arruolarsi nella milizia francese nella classe dei Veliti. Quasi nessuno si è mosso a darsi in nota volontariamente. Oggi egli ha creduto bene di emanar un altro proclama di eccitamento. Ma sono degne di riflessione le espressioni pindariche con cui vien terminando per animare la nostra gioventù; la qual sembra non far caso alcuno di onori sì grandi. …. …. …. “Una Corte brillante che risiede nella capitale di Italia, un servigio dolce che unisce all’alto onore di guardare la sublime persona del Re, la compiacenza di essere a lui vicino, di godere della sua grandezza, del suo splendore, e di formarne parte; oggetti sono tutti, … deggiono destare il più vivo desiderio di essere decorato di una nobile insegna, di cui distinti personaggi di più distinte famiglie amarono di andarne fregiati. Che facile mezzo non 1806 si presenta e qual onoranda carriera, per coprirsi di gloria militare, e rendersi degno delle benefiche ricompense che la generosità di Napoleone il Grande sa destinare a chi seppe meritarle? Un corpo di scelti Veliti, che giungerà quanto prima a Vicenza potrà determinar coll’esempio il genio della Gioventù vicentina! Per impedimento del Magistrato Dalla Vecchia Segr. Gen. Ringraziatemi di avervi conservato in queste mie memorie questo pezzo che fa onore alla nostra lingua. Altri proclami uscirono in questi giorni dal med.o Magistrato coi quali viene proibito ogni sorta di caccia in alcuni mesi dell'anno e lo sparro archibugi e mortaretti in città. 4 aprile 1806. Venerdì santo. Partirono i 3000 fanti venuti jeri e si dirigono verso Palma Nova, per passare poi in Dalmazia. Venne anche da Padova non poca truppa, massimamente di cavalleria francese; una porzione della quale resterà in Vicenza. La sera fu fatta la processione della SS. Croce portata da monsignor Vescovo, e accompagnata dalla Municipalità con concorso di immenso popolo. 5 aprile 1806. Sabbato santo. Il giorno più lieto di tutto l'anno è stato acerbamente funestato per la seria persecuzione che si incomincia a movere ai Regolari dell'uno e dell'altro sesso. Capitò ieri una lettera scritta dall'Intendente generale della Finanza di Venezia citante un decreto di Bonaparte diretto al conte Nicolò Bissari, Intendente della Finanza di Vicenza, con la quale commette a d.o conte Bissari di mandare questa mattina in tutti i conventi di Monache e di Regolari non mendicanti, della Città e Territorio contemporaneamente un probo cittadino accompagnato da un Ministro commissario e da un fante di prender in inventario non solo tutti i mobili della Chiesa e convento, e tutti i danari del med.o ma anche tutto il danaro e mobili, e biancheria di tutti i particolari individui, con ordine di lasciare al convento tre mila lire, e tutti i mobili che sono necessari al culto; e tutto il di più, radunato nella stanza dell'archivio di ogni convento; e sigillare poi questa stanza con tutte le carte, sicché nessuno vi possa entrare. Il conte Bissari ebbe la bella vista di mandar alle Monache le degne persone dei loro medesimi protettori, che avranno mitigato l'asprezza di questa visita. Ora questa mattina si è eseguita per tutti i conventi non mendicanti questa tremenda ceremonia. Ecco qual giorno santo si è scelto per questo. Ecco il bell’Alleluja, che questi filosofi in toga, questi amici dell’uomo hanno fatto godere alla Cristianità di questo paese, e più di tutto alle povere Monache, e ai poveri religiosi Regolari, alcuni dei quali hanno dovuto sospendere la funzione di questa mattina, mandar fuori la gente dalla Chiesa, e chiuderla, per dar luogo a questo improvviso inventario. In alcuni conventi di Monache l’affare durò sino a notte, con disagio e pena di tanti individui. Ho poi rilevato che tutto questo è stato fatto per verificare il proclama che ho scritto il 3 genn.o 1806: questo pregovi di rileggere e confrontare per comune conforto. La cosa più degna di riflessione si è che in questa lettera diretta al co. Bissari, veniva incaricato di procedere in questo affare con tutta la decenza, e far in modo che il popolo non se ne accorga. Pare impossibile che un eroe ricoperto di tanti allori inchini gli eccelsi pensieri della sua mente ad oggetti sì piccoli e minuziosi, seppure è vero che egli, in questo ordine irreligioso abbia paura, come lo dice per lettera, dell’Intendente di Venezia. Partì questa mattina per Verona parte della cavalleria venuta jeri. Grazie a Dio il male epidemico va sempre più rallentando. I morti di questo male tra Città e Territorio dai 10: marzo fino al fine di marzo furono 41; i guariti 90. 1806 6 aprile 1806. Domenica di Risurrezione. Colla assistenza della Municipalità Mons. Vescovo ha fatto il Pontificale coll’animo molto straziato per l’avventura di jeri succeduta ai Regolari e alle Monache, indizio, e presagio di altre funestissime esecuzioni che dobbiamo aspettarci. Se non avessero conosciuta la turpitudine di questa azione, fatta così all'improvviso, in un giorno così solenne, e nell'ora della sacra funzione, avrebbero mai scritto al co. Bissari di farla eseguire in modo che il popolo non se ne avvegga? Questa sola espressione non li condanna? Quando si vede il fumo, la fiamma è vicina. Questa mattina dopo mezzodì vennero da Castelfranco o Bassano cinque o sei grandissimi barconi sui carri, ognuno condotto da sei cavalli, e dietro essi circa 30 cannoni e andarono in Campo Marzo. In molti conventi non si sono presi in inventario i mobili delle persone particolari e delle loro stanze perché vuolsi che lo spirito della commissione non contempli se non i mobili della comunità e che sia il violentar il senso, applicandolo alle persone particolari. Checché ne sia, questa esecuzione foriera di maggiori calamità ha eccitato lo sdegno, e la commozione di tutta la città, ed ha suscitato una terribile confusione e costernazione in tutti i conventi. 3 aprile 1806 Sempre più si va estinguendo la malattia epidemica; e tra poco usciranno anche dal lazzaretto rimessi perfettamente sedici infetti. Nel lazzaretto non ne son morti che cinque o sei. Ringraziamo S.D.M. che adopera sopra di noi la sua verga temperata sempre dalla sua misericordia. Ma se non farem penitenza, la sua giustizia si manifesterà più altamente. 10 aprile 1806 Si promulgò un editto del Vicerè Beaurnois che commette di preservare per un anno tutti i vitelli e di non ammazzarne alcuno, e ciò per impedire la diminuzione dei manzi, che tra noi peraltro non è sensibile. Si è sistemata la guglia dell'arco palladiano di Campo Marzo infranta e atterrata dalle cannonate del funestissimo sempre memorando ai poveri vicentini 3 novembre 1805. Incredibili sono stati i danni recati in quella giornata alle fabbriche di questa città. 11 aprile 1806 Oggi si è saputo il futuro infelice destino della nostra provincia vicentina, e di tutti i paesi veneti. Si è pubblicato un editto segnato da Bonaparte, con cui decreta: P°. Che al primo di maggio questi stati veneti da lui recentemente acquistati saranno riuniti al Regno Italico. 2°.Che egli investirà in ragione di feudo dodici soggetti (che saranno, mi immagino, tanti generali francesi o suoi congiunti) di questi stati di modo che uno sarà intitolato Duca di Vicenza, uno di Padova, uno di Rovigo, ec. ed uno si intitolerà Principe di Venezia. 3°. I nuovi ducati saranno perpetui in questi soggetti e saranno ereditarj, nei loro figliuoli e discendenti. Questi duchi avranno tra tutti un annuo provvedimento di circa due milioni di lire venete; per compor il quale si dovrà formare un capitale di circa cinquanta milioni sul Monte [di pietà] , col prò del quale ricavare il sud.o assegno. 4°. Vi sarà in questi paesi un’armata francese, per difenderli, assisterli, felicitarli. Questa sarà mantenuta con sessanta milioni annui di lire venete. Per il primo di maggio sarà pubblicato con gran formalità il famoso Codice Bonaparte, che volendo fare di tutte le nazioni una sola famiglia, sconvolgerà interamente questo paese, e si intitolerà Codice Napoleone. Andate ora a rileggere il proclama 3 gennaio 1806 che va sempre più verificandosi. 1806 Oggi fu temporale con grandine in città e jeri a Malo. 13 aprile 1806 Per la gran pioggia di oggi l’acqua cresce rapidamente. 14 aprile 1806 Ed ecco oggi l’inondazione cresciuta ad una altezza considerabile, ed allagante la contrada della porta di Padova e di S. Pietro. Finora nel foro civile e criminale è in vigore il Codice tedesco giuseppino, [di Giuseppe II, figlio di Maria Teresa, imperatore d’Austria] il quale a momenti verrà rovesciato dal temuto codice Napoleone, che pure quando che sia, verrà sepolto e annichilato da un altro perché sono opera dell'uomo. Non è, né sarà mai così, del codice evangelico perché è opera di Dio non soggetta in eterno alla minima alterazione. In quasi tutti i conventi di ambi i sessi nei quali entrarono il giorno cinque con i commissari, siccome ho scritto, vi ritornarono oggi dopopranzo con somma angustia massimamente delle povere Monache che ad ogni momento temono della loro espulsione. Portarono via i libri Scodaroli [registri delle entrate]. Fecero minuziose interrogazioni, fino a voler sapere quali nome avevano al secolo, di che alcune vecchie Monache non si ricordavano! È inesprimibile la costernazione di queste povere vittime della virtù che soffrono per amor di G. Cristo una persecuzione così crudele e una morte fatta loro bevere a sorsi. Quattro soli conventi sono stati esenti tanto oggi, quanto il sabato santo da cotai visite perquisizionali e sono i PP. Scalzi e i PP. Minori Osservanti e i PP. Riformati e le Cappuccine. Oltre i PP. Cappuccini che non hanno più convento perché incendiato. 15 aprile 1806 Questa mattina fu fatta dai Commissari la seconda visita a quei conventi a cui non fu fatta ieri. Sempre più inveisce questo spirito anti ecclesiastico di tormentare le persone a Dio consacrate. Ma questo è il trionfo della religione che ci presenta in queste vittime innocentissime bersagliate da tutte le parti lo specchio delle più belle virtù incognite alla filosofia antica e moderna. 16 aprile 1806 I conventi che in un numero di quattro furono risparmiati nei giorni scorsi dai Commissarj, nol furono oggi. Vi entrarono, e fecero varie ricerche, non però inventariarono. Il male epidemico che pareva diminuire riprende vigore ed assalta con sintomi più violenti che mettono in apprensione, tanto più che si sa che in Venezia lo stesso morbo dilatasi gagliardamente. Questa sera in duomo si è cantato un solenne Te Deum per ordine del Magistrato Civile co. Leonardo Tiene. Indovinatene la ragione. Perché siamo aggregati al Regno d’Italia. Oh! Noi perciò felicissimi! Ha mandato ordine a tutti i Magistrati subalterni, alla Municipalità, Finanze, Intendenze, Giudici ec. perché si ritrovino in Capitaniato dove egli alloggia, un’ora prima di questa funzione. Congregati che furono, consegnò ad ognuno di essi una copia del Codice Napoleone (che Dio ne difenda) stampato in tre lingue, Latina, italiana e francese. Indi si avviò verso il duomo avendo a sinistra il Comandante della Piazza, che non è più M.r Savardai, ed era vestito di nero alla francese con spada al fianco; e così pure erano vestiti tutti i molti magistrati che venivano dopo di lui, ognuno dei quali avea alla sinistra un uffiziale francese. Fatto l’incontro al luogo solito con Mons. Vescovo il quale fu preso in mezzo dal co. Bissaro e dal Comandante, e saliti in coro, il Vescovo si abbigliò in pontificale; e si intuonò il Te Deum con musica anco istrumentale essendo intanto chiuse per ordine del co. Tiene tutte le botteghe della città. Poca gente per altro era nella chiesa, una parte della quale era occupata da un picchetto di soldati numeroso e parato a gala. Moltissimi cittadini 1806 hanno ricusato di intervenirvi. Una volta lo stesso avrei fatto anch’io. Ma adesso ho imparato che il cristiano deve ringraziare il Signore delle tribolazioni che ci manda, perché son esse il principio della nostra salute e santificazione, e perché Dio ce le manda per nostro bene. E però con questo fine vi sono intervenuto, ed ho accompagnato l’inno con questa intenzione. Nella inondazione dell’altro giorno il Bacchiglione non fu massimo, ma la Brenta e l’Astico furono formidabili e recarono danni e rotte. La Tesina mi sormontava gli argini che sono in fondo al Palù in fronte alla Cavegiara. 17 aprile 1806 Molti ragazzi e giovani vicentini, anche da benestanti, si arrolano volontari nell'armata francese in quel Corpo che chiamasi dei Veliti, e vengono mandati a Milano. Il crudele pentimento seguirà i loro vestigj. 19 aprile 1806 Prezzo del frumento, lire diciotto in diecinove allo staro. Prezzo del sorgo lire quindici in sedici. Tutti i generi crescono ad ogni settimana ad un valore eccessivo. Quali sono le monete che corrono in oggi? Monete venete d'oro, d'argento, e di rame non si sa più cosa siano. Tutte sono sparite interamente. Il commercio si fa in moneta di rame austriaco meschinissimo, in tante borse di L. 31 l'una. Le monete sud.e di rame sono: 1°. Una moneta grande di rame, che vale 10 soldi; 2°. Una che val 5; 3°. Una che val 2; 4° Una che val uno. Quanto alle monete d'argento ve n’ha alcune pochissime austriache di bassa e infelicissima lega e sono: P° Una da lire 2; 2° Una da una lira: 3° Una da dieci soldi. Tutte queste sud.e monete d'argento furono fatte battere dagli austriaci in Venezia per questi nostri paesi veneti. Oggi dopopranzo i monaci benedettini sono rientrati nel loro monastero di S. Felice, dove è ritornata la parrocchia che da tanto tempo era stata trasportata a San Valentino, in grazia della polvere da fuoco che era trattenuta in S. Felice. E non fu anche questa una bella scena? In grazia di 30 mila libbre di polvere che potevano comodamente depositarsi nell’alveo del Bacchiglione, trasportar la parrocchia a S. Valentino e mandar i poveri monaci qua e là dispersi per la città? Convenne aspettare che la polvere a tutto loro comodo partisse di qua in più volte, per Milano per ritornar quella chiesa e Comunità al pristino stato. Ma per quanto vi dimorerà? Si sa pur troppo, che nel giorno primo di maggio il vulcano deve fare un’eruzione in ogni genere; e con orrore si vede avvicinarsi quel giorno temuto. 20 aprile 1806. Domenica. Si è fatta la processione della B.V. che per la pioggia non si è potuta fare la passata domenica. Il ponte chiamato il Ponte della Morte fatto sulle barche sul Retrone che dal Campo Marzo metteva alla Porta della Lupia al palazzo del co. Volpe dopo l’ingresso ultimo dei francesi è stato levato, essendo per essi inutile. Il Codice Civile che cominciava ad essere in vigore il P.° maggio contiene 2281 Leggi rovesciatrici di tutta la nostra Costituzione antica e moderna. Ne darò qui un saggio riferendo quelle che riguardano il matrimonio. Uditele e inorridite. [seguono parecchi articoli assortiti del Codice Napoleone in francese, riguardanti il matrimonio che, per la difficoltà intrinseca di interpretazione della stessa scrittura, per l’inchiostro trasudato dal retro, e bene spesso per lo stesso inchiostro estremamente sbiadito, siamo costretti senz’altro a tralasciare. Si tratta della CTA 603 in toto.] 1806 Basta così. Gran delitto sarebbe trattando del matrimonio, il mettere in un cantone il Vangelo, il Sacramento istituito da G. Cristo, S. Paolo, la Chiesa. Or che sarà se in nessun angolo di questo Codice non si trova mai nominato il Vangelo? [segue una frase latina indecifrabile] E quanta gente non se ne accorge? Con altro articolo di questa legislazione viene proibita ogni sostituzione nei testamenti, ed annullati i fideicommissi. Tutte stragi e desolazioni. Così le famiglie benestanti andranno in brani. I buoni Veneti non tornan più 22 aprile 1806. Il frumento a L. 21: ed il sorgo a L. 19 allo staro. Quante lacrime ci dee costare questa nostra felicità! 23 aprile 1806. Sempre più si manifesta l’ira giustissima di Dio irritato contro i nostri peccati. La notte passata è morto nel Lazaretto fra Luigi Maliani da Bergamo, laico Minor Osservante della ricca mercantile famiglia Maliani di Bergamo, che fuggì da quella città per non esser fatto sacerdote, come voleva il vescovo di Bergamo, per la di lui eminente pietà e dottrina. Egli era da qualche tempo nel convento detto il Ritiro dei Min. Osservanti di Lonigo. Da un anno in qua fu destinato al Lazaretto, con un altro sacerdote del suo ordine per assistere agli infermi del morbo epidemico. Vi entrò giubilante come se andasse a nozze; non ebbe a se stesso alcun riguardo; non fu trovato mai nessuna notte in riposo, ma sempre vegliante in ginocchio in orazione. Non confessava, ma disponeva gli infermi a confessarsi e gli assisteva in tutto anche negli uffizi più vili, senza aver il minimo riserbo per se stesso. Contrasse il morbo, e dovette soccombere, non tanto per la violenza del male, quanto per l’estenuazione della sua macchina macerata dalla continua austerità, e dalle sue terribili penitenze. Morì in concetto di altissima santità. Uomo veramente apostolico; grande innamorato di Dio, gran penitente, zelatore infaticabile della salute del prossimo. Si raccontano di lui diverse profezie, …… … delle quali io posso assicurarne il lettore, con tutta certezza, e devo averle scritte in queste memorie quando sono accadute, e a quelle lo rimando. La sua divozione era singolare alla Passione di Cristo, e faceva la via Crucis con un fervore straordinario che compungeva. Portava continuamente cinque cilicj in onor delle cinque piaghe, tra i quali uno che faceva terrore a vederlo. Si flagellava ogni notte per tre quarti d'ora di seguito; tre volte ogni volta faceva la Via crucis in chiesa di San Giuliano dove dimorò molto tempo prima di andare a Lonigo, portando sopra le spalle la pesante scala delle lampade e facendo nella stessa chiesa ogni notte 300 prostrazioni in ginocchio senza mai riposare la notte. E morto in età di 48 anni, vittima della carità fraterna. È questo uno di quegli eroi, i quali, dai nostri filosofi panegiristi dell'umanità, della fraternità, della beneficenza, sono detti inutili ed oziosi mentre si tengono per benemeriti della società, e vantaggiosi alla medesima, i giocatori, i galanti, i militari, i … …. mormoratori nei caffè e i passionati amatori dei teatri, i parassiti, i mimi, i truffatori ec. ec. Tra tanti filosofi encomiasti dell'umanità come Rousseau, d’Alembert, Diderot, Voltaire ec. ec. Quanti ne avete veduto morire per sì bella ragione? Il padre guardiano, e i religiosi del suo ordine reclamarono il di lui corpo per seppellirlo in San Giuliano; ma l'Uffizio della Sanità riflettendo che era morto del male epidemico, non accordò questa grazia, e solo condiscese che non fosse sepolto al lazzaretto; ma bensì in campo Santo, in un luogo contrassegnato, e in una cassa impeciata, accompagnato dai suoi religiosi; e così fu eseguito questa sera. La notte scorsa fu benigna per la gran neve caduta sulle montagne; e le giornate sono fredde assai. 1806 26 aprile 1806 Oggi si è promulgata la legge napoleonica che svincola i fideicommissi, distruggitrice di tante famiglie, che per essa andranno al fondo; ma giustissima a tanti particolari soggetti che non veggono l’ora di mangiare e disperdere la loro facoltà. Gran desolazione per tante famiglie che si mantenevano con decoro! Per questa legge anche le figlie succedono al padre, in concorrenza coi loro fratelli. Strano rovesciamento di tutte le cose. Questa legge ha molti dettagli, ma non ho voglia né tempo di qui trascriverli perché mi conturbano. Questo chiamasi organizare. A Bartesinella nei nostri campi dove confinano a mattina e sera con due strade che vanno a Settecà e a Monte e colla strada di Marola, un tal Vincenzo Bazan, che lavorava insieme con altri uomini come operaio in quel tratto di terra, raccoltosi oggi due ore dopo mezzogiorno sotto una nogara per ripararsi dalla pioggia che cadeva in copia promossa da un temporale, restò ivi sul momento ucciso da un fulmine, che scoppiò e discese per la nogara medesima. 27 aprile 1806 Questo mese fu sempre freddo, ma oggi è giunto ad un grado che par di gennaio. Ne son cagione le molte nevi sui monti, e la grandine caduta jeri in molti luoghi. Il vulcano francese è in uno stato di somma effervescenza, e vomita leggi e decreti a furia, Oggi ne emanò dieci. Non è possibile che io gli possa tener dietro. brevemente ne accennerò alcune. 1. Ha imposto il dazio sopra una quantità di generi che entreranno in città che prima non lo pagavano. 2. Ha abolito diversi dazi nell’interno della città. 3. Ha abolito il diritto delle imposizioni che molti avevano sui pestrini, [specie di macchine per pestare, frantumare, azionate da cavalli o altro ] sulle osterie, sulle beccarie. Danno grande per molte famiglie, che avevano in essi grandi proventi. Ha abolito i bandi. 4. Ha istituito la carta bollata che si venderà dal daziaro, e non costerà meno di sette in otto soldi al foglio, e i fogli grandi molto di più. L’uso di essa sarà …. universale che oltre la pena pecuniaria non sarà in giudizio attendibile nessuno scritto di qualunque genere, quando non sia in carta bollata, fosse pur anche di una semplice ricevuta. Ora fate il calcolo e vedrete che questa fonte di dazio sarà di maggior lucro al Sovrano che quella del tabacco, e dopo questo calcolo rileggete il proclama 3 gennaio 1806 che lo spiega a meraviglia. I buoni veneti. Non tornan più Oggi nov’anni che li abbiam perduti Ah! Tu ben sai d’un bene perduto la memoria quanto diviene crudel! Né qui trattasi soltanto di un bene perduto ma anche di una serie incorsa di sommi mali che stanno appiattati ridendo e burlandoci sotto le belle parole dell'aureo citato proclama 3 genn.o 1806: da cui non bisogna mai distaccare l'occhio per le necessarie applicazioni. Nacque ieri in Montorso una insurrezione di 200 contadini affamati per aver pane, ma non portò conseguenza. 30 aprile 1806 I proclami, gli editti emanano a quattro a sei ed anche a dieci al giorno. Le contrade vicine alla piazza non sono addobbate d'altro che di queste livide tappezzerie che hanno prevenuto il formidabil giorno primo di maggio. Non crederò che abbiate la pretesa che ve ne faccia il summario. Andate a leggerli nel loro sacrario. Solo vi dirò che tutti tendono a procurarci 1806 quella felicità promessaci col proclama 3 gennaio 1806: il quale è la base di tutti gli altri. La felicità è così grande a quest'ora che tutti cittadini sono imbalorditi e perdono la parola. *** 1° maggio 1806 Iersera io non potea vendere né disporre di una zolla di terra vincolato dal fideicomisso. Questa mattina posso vendere 700 campi. Non è questa una felicità massimamente per i miei quattro figli che posso mettere in camicia sulla strada? E quanti padri non lo faranno? E tra essi molti incolpevolmente perché con quale altro modo potranno pagare il Prediale, l’aspetto inesorabile del quale si affaccia ogni due mesi? Per nuovo comando giunto jeri da Venezia, e per inesplicabile fortuna di esser Vicenza unita al regno Italico, questa mattina fu ordinato a cantare in duomo nuovamente in musica, un solenne Te Deum. La funzione fu eseguita con le solite formalità, e con l’intervento delle stesse cariche, e delle stesse persone che intervennero a quello cantato il 16: aprile passato, e colle stesse etichette fuorché in questa mattina il Vescovo dava la spalla destra al co. Leonardo Tiene, Magistrato Civile, cosa non mai più veduta neppure coi Veneti Rappresentanti; e dopo l’oremus per il rendimento di grazie, ha detto anche quello pro Rege nostro Napoleone. Questo è quanto hanno potuto ottener da lui. Volevano che predicasse al popolo in duomo; ma egli bravamente se ne scansò, mentre l’argomento su cui dovrà versare era la presunta felicità non veramente conosciuta da lui, né dalla Chiesa, così bersagliata, né dalla società così oppressa e incadaverita. Non vi fu fatto in duomo, benché a quell’ora per comando fossero chiuse tutte le botteghe. Prima di portarsi in duomo le cariche e i soggetti chiamati si portarono in Capitaniato a levare il co. Leonardo Tiene, Magistrato Civile, e con esso si avviarono verso il duomo, con soldati, incontrarono Mons. Vescovo al luogo solito. Terminata la funzione, e separatisi dal Vescovo, tutta questa comitiva ritornò in Capitaniato, dove ognuno prestò il giuramento di fedeltà al nuovo Sovrano Napoleone Bonaparte Imp. dei francesi, che assassinarono da ribaldi il loro Re Luigi XVI: e furono soggiogati da questo. Oggi il vulcano non ha fatto tutta quella eruzione che minacciava e che si aspettava. Bisogna dire che l’ora non sia ancora bene concetta. D'altronde si vede che Dio tiene in mano i francesi da gran Padrone; non li lascia fare tutto quello che vorrebbero, e attraversa per sua misericordia molti dei loro disegni. La sera per questa grande avventura fu illuminato il Capitaniato sede del Magistrato Civile, tanto dalla parte del Monte, quanto dalla parte della Piazza, e fu illuminato anche il palazzo antico del Podestà, ora sede della Municipalità, ma non il palazzo della Ragione né altre fabbriche. Il male epidemico [si tratta ancora del tifo petecchiale] nel lazzaretto sussiste, tuttavia molti guariscono; ma alcuni soccombono. Ora, chi sono quelli che assistono nelle agonie e somministrano loro gli ultimi sacramenti e per conseguenza mettono a repentaglio la loro vita? Vel dirò io, quei poveri Regolari che adesso vengono tanto oppressi ed angustiati, e che dai penetranti filosofi vengono chiamati oziosi ed inutili alla società: sono quei poveri Regolari che ancora rimangono tra i Minori Osservanti e tra i Riformati e tra i Carmelitani Scalzi, questi sono quegli uomini inutili alla popolazione, che ogni giorno senza alcun pagamento sacrificano la loro vita come è accaduto di fra Luigi, per i loro simili, e i bei Geni del secolo, Accademici Spettatori della natura, seduti nei caffè, e nei teatri non fanno alcun caso di uno spettacolo di questa sorte, che li convinca stupendamente, che li confonda, li umilia. Cervelli resi ciechi dal fumo infernale! 1806 Seguitemi o filosofi e riformatori del genere umano, seguitemi in questa riflessione e spiegatemi questa contraddizione: si vogliono oppressi, annichilati, distrutti, i poveri Regolari, si perseguitano da tutte le parti, e poi nel tempo stesso si giudicano necessari, si cercano, si pregano di andare ad assistere ai loro moribondi fratelli. Ora spiegatemela qui sta patente contraddizione. Se verrà, che Dio non voglia, una pestilenza vedremo, cari amanti dei vostri simili, se verrete ad assisterli, e fare quello che fratel Luigi, non sacerdote, al lazzaretto faceva. Birbanti! Impostori! 3 maggio 1806 In questi giorni passano truppe francesi più … dell'ordinario; molte sono dirette verso la Dalmazia. Quasi tutti sono ragazzi coscritti di nuova leva. Nel libro Regolamento generale dei matrimoni in esecuzione del codice napoleonico uscito con decreto del Viceré Eugenio 22 marzo passato così si legge: N° 16.- I Parrochi, i Sacerdoti, e gli altri Ministri di qualunque culto non potranno assistere ai matrimoni se non viene loro esibito l'atto di matrimonio celebrato avanti l'Uffiziale civile. Quelli che contravverranno a questo ordine saranno denunziati all'Uffiziale Civile, e saranno responsabili della nullità del matrimonio, ed obbligati a tutte le conseguenze della nullità stessa. Queste sono solo poche righe, ma grandi, e quanto grandi sono gli errori, anzi gli orrori che contengono? In quale abisso siamo noi i caduti, e dove andremo a finire? 4 maggio 1806. La notte passata entrarono i ladri nel convento dell’Araceli. Fecero poco bottino di carne porcina. Ma le povere Monache, che si stanno in continua angustia aspettando ad ogni momento la loro sentenza finale, che scoppierà tra poco dal vulcano amico dell'Umanità, hanno in aggiunta e per il preludio a soffrire queste sacrileghe visite di malviventi ladroni. Il Te Deum cantato qui in duomo e il 1° maggio sarà cantato per commissione in tutte le parrocchie della città e diocesi. In questi giorni è stato istituito un nuovo magistrato dai francesi in Vicenza intitolato non so in quale lingua il Demanio (alcuni lo chiamano il demonio) che avrà ispezione sopra tutte le rovinose imminenti spietate soppressioni ecclesiastiche. Preparatevi o lagrime in abbondanza. Questa sera in contrassegno della nostra esultanza per la incomparabile felicità di essere riuniti al regno d'Italia, fu data una festa da ballo nel palazzo del co. Pietro Caldogno a spese della degradata e sdrucita nazione. Dopo pranzo giunse in Vicenza il generale francese Charpentier. Subito si suonò la Generala, e tutta la truppa alquanto sorpresa perché non ne sapeva il motivo, si pose sotto l'arme, e marciò in Campo Marzo dove fece l'esercizio alla presenza del med.o generale il quale subito dopo parti. 6 maggio 1806 Giorno di grandissima confusione e di gran perdita per ogni abitante della città e del Territorio, in grazia dell’editto che bandisce e riduce le monete sulle quali si aggirava unicamente tutto il commercio delle cento parti delle quali, una era di cattivo argento, e 99 di rame. Ecco dunque come il fulmine le ha colpite sul momento col proclama esposto tre ore dopo mezzogiorno. Le monete infinite di rame di due soldi sul momento diventano un soldo. Quelle infinite di rame che vagliono un soldo sul momento diventano un bezzo, ossia un mezzo soldo. 1806 Le monete di rame che vagliono dieci soldi e le altre che vagliono cinque, di cui ve ne hà milioni e miglioni [sic], saranno tollerate per tutto il cor.e maggio, e interamente bandite al P°. di giugno, non obbligando peraltro alcuno a riceverle; questo è lo stesso che bandirle sul fatto, perché nessuno le vorrà. Le monete di argento di bassa lega di due lire e di una lira, abbassate sul fatto di una metà. Il da trenta d’arg.° di nuovo conio, ridotto a soldi venticinque; e il da venti soldi, a soldi 17,6; di queste se ne vedranno pochissime e bisognerà comprarle a caro prezzo per i pub.i pagamenti. Tutte queste monete erano austriache e venduteci al tempo del loro dominio. Sicché oggi dopo pranzo ognuno si è ritrovato di avere in cassaforte meno della metà di quello che aveva questa mattina. Premeva tanto che questo colpo mortale fosse secreto, che fu obbligato lo stampatore a portare il torchio in Capitaniato ed ivi stamparlo. L'esclamazione ed il fremito in paese oggi fu universale. Ma bisogna abbassare la testa e riflettere che meritiamo di peggio. Non bisogna peraltro dimenticare il proclama 3 gennaio 1806: che oggi viene a proposito. Il movimento e il malcontento fu tale che il Governo mandò birri e soldati anche a cavallo a girare per la città, per impedire ogni sollevazione. L'affare si poteva concludere in un modo assai più discreto calando le monete in piccolo grado ad ogni mese senza portare una così acerba rovina tutta ad un colpo. Per eseguire questo disegno ieri sera si mandò una lettera dal Magistrato Civile a tutti i vicari del territorio perché abbiano da trovarsi questa mattina nella villa della loro residenza senza palesar loro il motivo per eseguire gli ordini, che in seguito riceveranno sul luogo. Di più il suddetto Magistrato Civile invitò in Capitaniato a mezzogiorno molti degli Uffizi civici, che hanno cassa, e di più soggetti di diverse parrocchie della città, per prendere misure su questo affare, e perché il popolo rimanesse persuaso, e contenuto, all'uscire del colpo improvviso. Il decreto che riduce le monete è segnato da Napoleone li 29 aprile passato, accompagnato da un proclama del conte Leonardo Tiene Magis. Civile, che con bellissime frasi tenta di giustificarlo. 7 maggio 1806. Per compensare in qualche modo la povera gente dell'eccidio di ieri, questa mattina col Calamiero si è ribassato alcun poco il prezzo delle carni, delle farine ec. Non si è peraltro ribassato al ragguaglio del valore nuovo della moneta. Il danno cagionato ieri con questo colpo dagli intelligenti si calcola che monti in questa nostra provincia a 12 milioni di lire. Non pertanto nei proclami non si parla che di felicità, di esultazione, di abbondanza; ma sul volto di ogni abitante non si legge che squallore tristezza e miseria. 8 maggio 1806. Le felicità di questa provincia si inanellano una con l'altra e si contrasta uno il luogo. Ecco oggi un editto del Viceré Eugenio che dichiara incamerati a Regno i beni delle Abbadie, delle Commende, delle Scuole, Confraternite, e Consorzi laicali. Ecco per conseguenza che andranno a terra tutte le Fraglie e Confraternite che erano tanto utili spiritualmente e temporalmente. Grande castigo di Dio per chi lo capisce, infinitamente più grande per chi non lo capisce. Vi assicuro lettore mio caro, che se non avessi cominciato da giovine a scrivere queste memorie, non avrei cuore adesso di esserne registro; tanta è la tristezza e il dolore che mi cagiona la necessità di scrivere fatti così lacrimevoli e dolenti. Bisogna dire che il peccato sia un gran male, perché anche in questo mondo si strascina dietro sì tremendi castighi. Dietro il sopraddetto decreto di questa mattina, immediatamente oggi dopo pranzo i ministri del Demanio si sono portati all'oratorio del Duomo, dove è la confraternita del 1806 Confalone a prender inventario di quanto vi è là; e così faranno in seguito in tutti gli oratori dell'altre Fraglie. Chi non compiange si fatte perdite bisogna dire che abbia molto poco a cuore la sua religione. Finita la soprad.a indagine l’oratorio fu chiuso, e le chiavi restarono in mano dei suddetti ministri Demaniaci. La scorsa notte furono levati dalle molte sepolture che erano sul sagrato del Duomo, tra cui quella dei prigionieri e quella dei giustiziati, tutti i cadaveri e portati in Campo Santo, atterrate le muragliette che lo dividevano dalla piazzola del Duomo, con l'idea di ampliare e di abbellirsi la piazza sud.a. Così non si lasciano in pace né i vivi né i morti. Non si sa ancora chi abbia da essere il duca di Vicenza; si sa però che questo duca non avrà che il puro titolo di Duca, riscuoterà bravamente la sua pensione, e forse non si lascerà mai vedere in Vicenza, in cui non avrà alcuna autorità: sì che nulla ci importa sapere il nome di questo soggetto. Che faccia squallida, che volti mesti, che occhi bassi, si incontrano per tutte le strade. Ogni cittadino, ogni abitante, ogni mendico mostra scritta in fronte la sua disgrazia. Il Giacobino stesso ha perduta la sua allegria. L'affare della perdita delle Monete rovinosissima ha colpito anche i più libertini; ma i buoni sono colpi[ti] infinitamente più dal vedere così maltrattata la religione unica risorsa dell'uomo nel tempo e nell'eternità; e temono che per i nostri peccati non si verifichi la terribil sentenza dell’Evangelio [ segue la lunga iscrizione in latino indecifrabile]. Questo pensiero mi riempie di raccapriccio massimamente riflettendo, e si è verificato in tante nazioni, che una volta erano cattolicissimi, e terre di santi. Questo mi fa tremare. 11 maggio 1806. Ormai sono chiusi quattro oratori di pie Confraternite: quello del Duomo detto del Confalone, quello del Rosario di Santa Corona, quello di Niccolò di Tolentino ch'era a San Michele e quello del SS. Sacramento dei Rossi, che già lo avevano perduto da qualche anno e uffiziavano a San Cristoforo e a San Marcello. Ora si passerà a distruggere gli altri. Oh! Che strage! Oh! Che mese è questo! Oh! Che vulcano infernale. Quanti di coloro che ne hanno parte ed ora trionfano di questo massacro, diranno presto al punto della loro morte coll‘empio Antioco nunc reminiscor malorum que feci in Jerusalem. Adesso è tempo di comporre un inno alla felicità enunciatoci col proclama famoso 3 gennaio 1806 e con tanti altri venuti in seguito. Avendo l'Ospitale grande venduta la sua sede vecchia sulla Piazza del Duomo a una nuova numerosa compagnia di sollazzieri, per tener ivi le sue conversazioni, ridotti, accademie, feste, ec. (come parmi di aver scritto quando sconsigliatamente ha fatto questo contratto e ha dato poi probabilmente occasione a quelle pessime novità che sono state fatte, e che si fanno attualmente intorno quella piazza) e perciò avendo posto mano alla fabbrica, demolendo in parte l'antica, ho acquistato la seguente iscrizione per dono del signor Giacomo Fontana che era sulla porta della chiesa demolita di Sant'Antonio abate. [Altra iscrizione che tralasciamo perché latino in corsivo indecifrabile] Una volta assai mi dilettavo di raccogliere questi antichi monumenti; ma le presenti peripezie me ne hanno ben fatto passare la voglia. Osservo ancora che questa tremenda rivoluzione hà portato un colpo mortale a tutte le scienze. Posso assicurare che in Vicenza non v’ hà alcuno che passi la mediocrità in qual si sia genere di disciplina, e tra i giovani non v‘ha chi si distingua e si applichi agli studi, se si eccettui il co. Giuseppe Marzari che nella botanica e nella storia naturale va a passi di gigante. Sono persuaso che questa nostra infelice generazione ricadrebbe nei secoli di ferro, e non saprebbe né leggere né scrivere come nei secoli IX, X, XI; se non fosse l'invenzione della stampa che ha moltiplicati i libri e agevolata la lettura; il vortice delle cose da 10 anni in qua è tale che non hanno gli uomini né tempo né volontà di pensare di pensar [sic] ad altro soffocati giornalmente da editti, da 1806 comandi, da spaventi, da pagamenti, da minaccie; e se non sono uomini di gran virtù e risoluzione, non trovano (e questo è peggio di tutto) non trovano agio di pensare all'anima e all'eternità. Spaventoso sistema di cose, da cui umanamente non vi è speranza di uscire. Non si incontra mai per le strade un solo che rida; tutti sono sbalorditi, e avvolti in un mare di pensieri. La plebe è desolata: pochi i generi dopo due giorni dalla riduzione delle monete, non sono pure incariti di nuovo, ma cominciano a mancare. 12 maggio 1806. La scorsa notte si sono intrusi i ladri in casa del co. Gaetano Revese in Porta Nuova, ed hanno fatto un furto di gran conseguenza. Egli era fuor di città; ed una donna che tendeva di casa ed era in letto a dormire fu sempre tenuta da uno di quei scellerati con un fazzoletto alla bocca fintanto che i suoi buoni compagni fecero il loro mestiere, niente impedito dalla splendida illuminazione della città tutta quanta, istituita per impedire i furti notturni. I ladri si ridono dei fanali e dei loro inventori. 13 maggio 1806. Il frumento a lire 19; il sorgo a lire 14 mostrano quanto vana sia stata la politica di abbassare le monete credendo di abbassare i prezzi dei generi. Il danno del ribasso delle monete è incalcolabile. Il danno di tutta la mia famiglia sorpassa i due mila ducati. 14 maggio 1806 Segue la strage degli innocenti oltre gli Oratorj sopraddetti, ecco chiusi anche quelli di Santa Caterina sul porto, di Santa Croce, di Santa Lucia, della Concezione a San Lorenzo, di San Giovanni decollato detto dei Negri, che era a S. Ambrogio, del Crocifisso dei Servi che da poco tempo in qua era stato da essi recuperato. Tutti gli effetti preziosi, i calici, gli ostensori si portano via dal Demanio, tutto il resto si inventaria e si sigilla. Gli effetti preziosi della B. V. del Rosario furono per circa due mila ducati. Lo stesso si fa alle Fraglie dei Medici, Speziali ec. [iscrizione latina non interpretabile]. Quello che mi sorprende si è, che misfatti così sacrileghi si eseguiscano senza rimorso, a sangue freddo per . … ragionato. Ma rifletto, che io se fossi nel caso farei lo stesso, anzi peggio, se il Signore per sua divina misericordia non mi tenesse per i capelli. Gli effetti preziosi che si portano via dalle confraternite vengono collocati nelle camere del Demanio ossia demonio, che sono nel collegio dei santi Filippo e Giacomo in quelle stanze dove è l'archivio. Vedremo in che mani passeranno. Vada ad acquistarli chi hà desiderio di portare in casa sua un fuoco divoratore delle sue sostanze, del suo corpo e della sua anima. Il male epidemico grazie a Dio va diminuendo. Al lazzaretto non ve ne hà che 19 attualmente infermi, e quattro soli di essi in pericolo. Che sia lodato l'Altissimo. Alle soprad.e Confraternite soppresse credevo di dover aggiungere quella nuovamente istituita dell'Assunta nella chiesa di San Francesco, nella quale questa sera si doveva portare il Demanio con i suoi ministri a rappresentare la stessa tragedia, ma non vi andò. Si passerà in seguito alle chiese dei regolari, delle Monache, delle parrocchie e tutto questo si fa contro il concordato fatto nel settembre 1803 tra Pio VII e Bonaparte, nel quale si stabilisce che in avvenire non si abbia da passare alla soppressione di verun corpo ecclesiastico senza l'assenso della Santa Sede. Con dispiacere di tutti è morto oggi dopo pranzo il Co. Faustino Muzani, ottimo cavaliere e ben amato da tutti. Era da moltissimi anni apopletico nelle gambe, e camminava a stento con le stampelle. 1806 Adesso la nostra provincia vicentina per decreto grazioso sarà chiamata praticamente e Franciosamente Dipartimento del Bacchiglione. Tutto si cangia ma niente in bene. Ed ecco Leonardo Tiene Magistrato Civile ha avuta la nuova di essere elevato ad una gran dignità. Questo è di aver conseguito dal Viceré Eugenio il titolo di Cavaliere della Corona di ferro. Noi siamo più felici, perché siamo fatti da sei mesi in qua cavalieri del giogo di ferro rovente. 15 maggio 1806. Giorno dell'Ascensione. Essendo oggi il giorno anniversario dell'Incoronazione a re d'Italia di Bonaparte, così per ordine del Viceré Eugenio fu cantato a mezzogiorno in Duomo solennemente il Te Deum pontificando il Vescovo, ed assistendovi gli stessi magistrati ed Uffizi, e con lo stesso metodo dell'ultima volta da me descritta e con la stessa soldatesca. Questa mattina fu pure cantato in tutte le parrocchie della città, ma il Duomo era affatto privo di concorso. Veramente non si poteva scegliere una giornata più opportuna di questa per cantare il Te Deum, riferendolo a quello che oggi si canta in cielo per celebrare il trionfante ingresso di Gesù Cristo in quel regno beato. Io vi ho assistito con questa intenzione. La sera fu illuminato meschinamente il palazzo degli antichi Podestà, e un poco quello del Capitaniato. 16 maggio 1806. Vuole il re Bonaparte che tutte le città …. mandino qualche ambasciatore a Parigi per assistere non so quali spettacoli che si daranno in quella infelice metropoli. Ogni città lo ha fatto; o lo farà. Vicenza aveva scielto il co. Franco Anguissola, ma il Viceré Eugenio ha mandato a significare che vengano scelti per ambasciatori in quella capitale il conte Leonardo Bissari e il conte Gian Batt.a Salvi, i quali questa mattina sono partiti per quella parte. Inutile e dispendiosa cerimonia. 17 maggio 1806 E’ venuto dalla porta di Monte partito da Este un grosso corpo di cavalleria di circa 400 che passerà poi dimani o l'altro a Verona. Finalmente ho veduto oggi uno a ridere per strada ma nell'atto che voleva meravigliarmene ho sentito che diceva ad un suo compagno: credetemi che questo riso non mi passa la gola. 18 maggio 1806. Domenica di Santa Corona. Si è fatta la processione di Santa Spina. Ma qual processione? Oggetto di compassione, e di orrore per i buoni cristiani. Senza Confraternite, senza Fraglie, senza Arti, tutte abolite, soppresse, distrutte, mangiate vive, senza collegi, accompagnata dalla Municipalità e più dalle lagrime dei pii credenti. Non parliamo di San Luigi re di Francia che anticamente la accompagnava a cavallo, che da 10 anni in circa era stato per vile rispetto umano dimesso. A misura che va mancando la religione, cresce violentemente il libertinaggio suo implacabil nemico. Per restarne convinto basta osservare gli andamenti e il vestiario di ambi i sessi quando passeggiano a a turno massimamente le sere festive come oggi fuori della porta del castello. Quando si fa gloria di un vestir ignominioso lavorato nell'anticamera dell'inferno, è segno che sia il cuore pieno di tutti i vizj. Il vestiario presente è propriamente l'immagine dell'uom degradato. Tale lo hanno ridotto gli infami principi della rivoluzione e siamo debitori alla Francia di questo regalo. 20 maggio 1806. È qualche anno che si è dato mano ad abbassare e selciare di nuovo la piazza. Incominciato questo lavoro restò sospeso per alcuni anni. Ora si è ripigliato e pare che vogliano condursi 1806 al suo fine. Stupisco, che i cittadini abbiano voglia, tempo, e il danaro per questa impresa e si interessino per una città mezzo distrutta, e …. in un caos di confusione e di disordine. Si lavora anche in questi giorni ad ampliare la piazzola del Duomo, non mancandosi in questa occasione di rubare alla Chiesa qualche pertica del cimitero. Povera Chiesa! Qual male hai fatto per esser spogliata e trattata così? 22 maggio 1806 E’ abolito il collegio dei nobili Dottori Giuristi. È abolito il collegio dei Nodari; è abolito il collegio dei Medici, tutti Collegi antichissimi; è abolito anche il nuovo degli Intervenienti. Questo in linguaggio francese chiamasi organizzar. Mirate qual diverso significato ha nella nostra lingua. Tutto va a terra. Ma è meglio essere spogliato che spogliare; è meglio essere oppresso che opprimere. Lasciamo fare a Dio. A mezzogiorno fu temporale e una saetta andò a cadere in un luogo sul monte Berico sulla via delle scalette, che in origine era Bottelli; e fu affittato a mons. Cornaro, vescovo di Vicenza. Ora non so di chi sia. Danneggiò un albero, e sbalordì un uomo che usciva da quel luogo. È terminato il Tribunale di Polizia ed annesso per ordine del Viceré al Magistrato civile. Quegli che finora ha esercitato sotto il governo francese era il co. Antonio Trissino commendatore, figlio del Co. Teodoro, bravo cavaliere. 25 maggio 1806. Giorno di Pentecoste. Il vescovo non ha predicato; ha peraltro assistito alla messa in Duomo. Il male epidemico grazie a Dio, si può dire estinto e tra poco sarà chiuso il Lazaretto. La misericordia di Dio non ci abbandona. 27 maggio 1806. La notte passata si è attaccato un grande incendio nel palazzo del conte Nazario Valmarana a San Faustino. Quantunque sia stato estinto con bravura pure l'ha molto danneggiato dalla parte dove confina col palazzo del conte Ottavio Trento; e un povero fabbro chiamato Monzerla restò miseramente schiacciato sotto le ruine. Altri artefici in numero di quattro o cinque sono rimasti offesi gravemente. Il danno del palazzo e dei mobili è grande assai. Una cameriera che balordamente lasciò un cerino acceso nel canto di un armadio ha dato occasione a sì grande incendio. Oltre gli Oratori appartenenti alle confraternite disciolte che or sono chiusi, è chiusa ancora la chiesa di S. Omobono, in contrà delle due Rode, che apparteneva alla fraglia dei Sartori pur essa disciolta. Ma questi non sono che i primi atti della Iliade vicentina. Dove andremo noi se Iddio per sua misericordia non rompe questi disegni? 30 maggio 1806. I ministri del Demanio cominciano ad andare nei conventi a levare gli archivi che avevano sigillati nel giorno famoso del sabato Santo e li trasportano in tanti sacchi. Così sono trattate le persone a Dio consacrate, che da tanti giorni stanno attendendo tremando il loro ultimo destino. 31 maggio 1806. In questo giorno sono stati incamerati e devoluti al Demanio i beni tutti dei Regolari, e delle Monache della Città e Territorio fuorché dei seguenti che nel decreto non sono nominati. PP. Filippini PP. Minori Osservanti PP. Riformati 1806 PP. Scalzi Eremiti di Santa Margherita Le signore Dimesse Convento di Santa Chiara e Monache di San Francesco Convento delle Cappuccine PP. Cappuccini PP. Teatini Tutti i beni degli altri conventi sono incamerati; e si assegnerà un tanto al giorno ad ogni individuo, come fo io con i miei servitori. Ma questo non è che il principio della Strage degli Innocenti. In molti conventi di Monache oggi i ministri del Demanio sono andati a fare il sud.o complimento come a S. Pietro e a S. Domenico, all'Araceli, ed altri assegnando provisoriamente, e anticipatamente per tre mesi a ogni monaca corista 45 soldi al giorno e 30 ad ogni conversa oltre pani, vino e legna, e incamerando tutte le rendite. [In nota a margine quanto segue] Si impadronirono anche del frumento, vino, legna, rivendendo poi questo genere alle medesime Monache e le ricomperarono con la assegnata pensione. Probi? Nefas? [fine nota] Le povere religiose hanno udita con esemplare rassegnazione questa sentenza, quantunque ne restassero istupidite. Quanti sentimenti del cuore umano fa d'uopo di aver calpestati per arrivare a fare questi passi? Se così fanno gli amici dell'uomo, che faran gli inimici? Anzi, ho raccolto questa sera più tardi, che in questo giorno, e in questa sera è stata consumata interamente questa bell'opera in tutti i sopraccitati conventi della città dell'uno e dell'altro sesso, tale essendo il decreto che commetteva l'esecuzione di questo affare dentro il giro di questo giorno; e così fu fatto. Così i Regolari e le Monache sono divenute persone prezzolate meschinamente. Povera religione? Povera Chiesa di Gesù Cristo come sei trattata! *** 1° giugno 1806. In questo giorno si è messo in esecuzione il nuovo Sistema Daziale. È impossibile darne tutti i dettagli essendo assai estesi. Basta il dire che molti di quei generi che entrando in città pagavano dazio ora pagheranno molto di più, e molti di quelli che non pagavano niente ora cominceranno a pagare. Ecco un nuovo fonte vastissimo all'Erario Imperiale: e vi erano di quei scimuniti i quali credevano, che in grazia dell'imposta del Prediale verrebbero aboliti tutti i dazi. Poveri Merlotti, cosa mo dicono adesso. Ecco finora quattro miniere peruviane dell'erario Imperiale il Prediale la Carta bollata il Registro il Sistema Daziale Aggiungete a questi quattro torrenti, di cui non so qual sia più rovinoso il Demanio, e vedrete quanto denaro cola nel tesoro regio. In maggio non si è pagata la retta del Predial come doveasi. Si avrà usata questa proroga per la gran perdita fatta nelle monete il giorno 6 maggio, la qual perdita si aumenta ogni giorno a motivo che i milioni di monete di rame che valevano dieci soldi oggi non si spacciano neppure per tre. Questo fu l'eccidio di moltissime persone. I buoni veneti non tornan più 1806 2 giugno 1806. In questi giorni vi fu passaggio assai più grande di truppe francesi, che dirigendosi verso Palma Nuova e verso la Dalmazia, dove sussiste guerra con i moscoviti. [ Palmanova (UD)- Città fortezza pianificata dai veneziani nel 1593, è chiamata la città stellata per la sua pianta poligonale a stella con 9 punte. Dal 1960 è monumento nazionale. Da Wikipedia] 4 giugno 1806. Dopo che pochi giorni fa il Demanio ha fatto chiudere gli oratori di quasi tutte le confraternite, inventariati tutti i mobili, incamerati tutti i loro fondi, asportati gli argenti, la casse, ec.; oggi ha fatto sapere a tutte le med.e che aprano pure se vogliono i loro oratori, che gli uffizino pure, se vogliono. A questo fine saranno consegnati, a stima immobili e arredi che sono sequestrati e che si rendono necessari a patto però che la confraternita se ne renda responsabile custoditrice come beni del Sovrano. Non si rende però alle medesime, né danaro, né beni e neppure la Cera fiscale. Alcune confraternite hanno accettato questo partito ed hanno fatto bene; alcune lo hanno rifiutato ed hanno fatto male. Questa soppressione delle confraternite aveva eccitato grande fermento massimamente in Venezia; e però il Governo ha condisceso a questa modificazione. Ad ogni modo si vede la mano di Dio che ha in pugno i francesi da gran padrone e ci mostra i tratti di sua misericordia. 5 giugno 1806. Giorno del Corpus Domini. La processione cominciò un'ora e tre quarti prima di mezzogiorno. Il SS. Sacramento era portato da mons. Vescovo, seguito dal Magistrato Civile, e dalla Municipalità. Non vi fu nessun Collegio, nessuna Arte poiché tutte abolite e disciolte. Vi intervennero tre confraternite, cioè la nuova dell'Assunta, alla quale finora il dema/onio non si portò a visitarla, e quella del Rosario, e quella dei Negri di San Gio. B.tta, che accettarono il partito ieri esibito. La Rua si alzò un quarto d'ora prima di mezzodì, un mediocre concorso di popolo, niente allegro e senza clamore di allegrezza. Per simboleggiare la situazione del Paese bisognava portarla al rovescio. 1806 Quando fu alla porta del Castello comparve sul corso qualche gruppo di plebe qua e là si faceva salti, canti, e giuochi insensato, forse pagati per questa finta allegria. Nell'architrave sopra le cunette [della Rua] era scritto Viva Eugenio Napoleone; e nel fregio sopra il d.to architrave : Viva Napoleone il Grande Imperatore e Re. E sopra la Giustizia vi era l’Arma del med.o Bonaparte. Fu portata felicemente, e fatto il giro solito, fu riposta un'ora e tre quarti dopo mezzodì. Se fu insulsa la mattina più meschino fu il dopo pranzo. Cinque furono i cavalli; la maggior parte raccolti qua e là; poca gente volgare, nessun forestiere, pochissimi territoriali, mediocrissimo il Campo Marzo ridotto anche quasi inusuale dai soldati che lo occupano di continuo, e lo pestano. Finì la giornata con una insipida festa da ballo in sala del co. Pietro Caldogno. In somma la giornata destò tutto, non allegrezza. però il paese impoliticamente ha sfoggiato gala quanto ha potuto in livree ,… etc. Pazzia. 6 giugno 1806. Il Demanio doveva oggi mandare i suoi ministri alle Dimesse a far quello che ha già fatto con le Monache il giorno del Sabato santo! Oh miseria! Ma ha giudicato ben di sospendere fino a nuove istruzioni da Milano che ha rinviate. 7 giugno 1806. E’ venuto un decreto il quale per ora assicura le sig.e Dimesse e i fratelli di Santa Margarita di Monte Berico, di rimanere illese nello stato in cui si trovano. 8 giugno 1806 Quando anche le cose per Regolari e per le Monache non andassero più avanti di così, non è egli uno spettacolo atroce vedere questi poveri religiosi, queste povere religiose possidenti ridotte a doversi spogliare di tutti i loro fondi, di tutte le loro rendite, e ridotti a ricevere il salario di 45 soldi al giorno come il mio servitore? Le Monache di S. Pietro per esempio avevano 16.000 ducati di entrata, mantenevano tutti i poveri della parrocchia di San Pietro, i poveri del Grumolo, e di altre ville; facevano infinite altre beneficenze; tutto questo bene è perduto; dite lo stesso di tutti gli altri monasteri ridotti a questa sanguinosa condizione dagli amici dell'uomo, dai filosofi dell'umanità, dai rigeneratori della stirpe umana, dagli accademici dell'istituto delle scienze, dagli eroi della grande Nazione. Eppure tutti questi religiosi, tutte queste religiose ridotte a questo stato di mendicità non votata, con un esempio di vista più che umana non la conterebbero di aver perduto, purché fossero lasciate vivere nei loro chiostri, dai quali purtroppo temono di dover almeno in gran parte uscire da un giorno all'altro. Questo è il sentimento di quanti sono i Regolari d’ambi i sessi. Filosofi che ne dite? Spiegatemi questo fenomeno. Il Viceré d'Italia Beaurnais presentemente trovasi in Capo d'Istria. Saranno 15 o 20 giorni che passò di notte incognito per Vicenza venendo da Milano per questo oggetto; ma non l'ho notato. 9 giugno 1806. Oggi il demanio ha emanato un decreto con il quale commette (egli usa invece l'insulsa voce diffida che non ha questo significato in nessuna lingua) commette, dico, ad ogni debitore di livelli passivi affrancabili verso Regolari, Monache, Confraternite ec. di doversi affrancare dai capitali ecclesiastici; ed anche la rovina del Monte di Pietà, dove si depositavano le affrancazioni fino alle loro rinvestite. Leggere il proclama 3 gen. 1806. E’ qualche giorno che il Co. Leonardo Tiene ha deposto il titolo di Magistrato Civile e assunto quello di Prefetto. Da tre giorni in qua il caldo è a gradi 22 e 2 quarti. Grazie a Dio è ormai chiuso il Lazaretto. 1806 10 giugno 1806. Il frumento vale lire 10 e il sorgo 7 in 8 o allo staro. Questo ribasso è un dono della Provvidenza perché i poveri non avean di che vivere. 13 giugno 1806. Il caldo va crescendo; oggi al di sopra dei gradi 24 nel termometro di Reaumur. Spettacolo orribile, e spaventoso amici è offerto questa mattina. Mi sono portato per miei affari in San Giacomo, nelle camere del Demanio per farvi un pagamento. In una di esse camere ho veduto per terra dei calici, delle catene, degli ostensori altri in custodia altri senza, delle cappe di confratelli e altre molte casse chiuse e sigillate. A questa vista mi sono raccapricciato; mi è venuto freddo, quantunque oggi il caldo sia a gradi 24. Ho creduto di essere trasportato in Inghilterra ai tempi di Enrico VIII. Non vedevo l'ora di fuggire di là, come feci, subito che ebbi pagata la ricevuta, perché bisogna pagare anche questa. Bisogna aver rinunciato a dei gran principi per … a sangue freddo delitti di questa sorte. Il danno cagionato dalla perdita delle monete per il ribasso fattone con l'editto terribile 6 maggio passato, è assai più grande di quello che calcolavasi, e ciò per riguardo ai da10 imperiali di rame, di cui ve ne avea milioni e si sperava di esitarli almeno per cinque soldi e perdervi solo la metà. Sono subito caduti in tal dispregio che difficilmente si spendono per due soldi e dal primo giugno in qua sono posti fuori del corso con pene a chiunque ne avesse. Calcolate da questo l'immensa perdita. Si poteva ottenere l'intento senza un massacro di questa sorte. Bei gradini per arrivare e condurci alla promessa felicità che sui proclami immobilmente sta né per preghiere scende mai di là. Non si è fatta questa sera la processione di Sant'Antonio di Padova. Ridotti i poveri Minori Conventuali allo stipendio di 56 soldi al giorno per testa, non hanno più forza da sostenere le funzioni, le quali quando anche sussistessero i Regolari è necessario che cadano a terra. 56 soldi al ministro di Dio, dopo avergli tolta l'entrata? È questa la paga che si dà al musico, al ballerino, alla virtuosa? Caduto oggi l'ortolano delle Monache di Ognissanti da un ciersara nell'orto delle medesime Monache spirò pochi momenti dopo la mortale caduta. 15 giugno 1806. Il caldo a gradi 23. Cinque ore e minuti 20 dopo mezzogiorno si sentì una piccola scossa di tremuoto, che Dio ne liberi per sua misericordia. 18 giugno 1806. Ripassò oggi per Vicenza venendo da Verona e andando verso Bassano quella truppa di 700 italiani aggregati all'armata francese, che stanziarono per due mesi in Vicenza qualche tempo fa; ma partirono questa sera. La sera fu temporale e tempesta, a Caltrano, all'Ospitale di Brenta. 20 giugno 1806. In questi giorni, come mi aspettava, per ridurre il selciato del sagrato del Duomo secondo le idee moderne poco religiose è stata atterrata la colonna sormontata da una croce indicatrici del luogo del martirio del beato Giovanni Cacciafronte nostro vescovo. Qualche mese fa da una mano temeraria e notturna era stata gettata a terra; ma il governo comeché sotto i francesi, l'avea fatta rimettere; ed ora soffre di vederla demolita. Che contraddizione? In questi scavi si trovarono vari fondamenti di fabbriche antiche, ed anche diverse monetine d'argento non molto antiche, e una più grande pur d'argento del doge Leonardo Loredan. 1806 Non ho mai notato che il nostro valorosissimo, ed impavido Vescovo ha diretta un'enciclica cattolica a tutti i Parrocchi della diocesi intorno al matrimonio, facendo loro avvertire la indissolubilità del medesimo, rappresentata nell'unione perpetua, e indissolubile di Gesù Cristo con la Chiesa sua Sposa, come si è sempre fatto. Lasciandoci un Vescovo di questa sorte è segno che Dio non abbandona questi paesi. 22 giugno 1806. Questa sera fu brutto temporale, che scaricò tempesta a Biron, e più a Villaverla. È morto nella villa di Isola di Malo il giovine co. Francesco Branzo. 24 giugno 1806. Si fa presentemente vedere in Vicenza un pesce preso nell'Adriatico, quantunque non indigeno del med.o. E’ lungo tredici piedi parigini; ha quattro ordini di denti; la bocca talmente grande che vi potrebbe entrare un uomo; i denti sono nell'orlo fatti a guisa di sega. Io non ho mai più veduto un pesce sì smisurato. Il suo peso era di libre 1500. Io lo credo il vero Reguin ossia Can Carcarias il più formidabile di tutti i pesci. Tengo presso di me molti denti di Carcarias pietrificati che si trovano a Creazzo, perfettamente simili a quelli di questo animale il quale entrò nell'Adriatico seguitando il corso di una nave russa, e fu preso nel maggio passato e poi disseccato in Venezia e così si mostra. Il diametro del ventre è di due piedi e mezzo. Tutti i suoi caratteri si accordano perfettamente con quel disegno che fa l'enciclopedia del pesce che chiamasi tres-grand. Differisce solo che il tre grand non ha i piccoli fori dell'orecchio; e questo li ha. Ogni giorno passa un gran numero di soldati francesi che vengono da Verona e si dirigono verso la Dalmazia, sicché da qualche mese in qua siamo inondati da questa numerosissima soldatesca. 28 giugno 1806 Esaminato oggi il suddetto pesce con autori alla mano si rileva evidentemente che è il vero Requin… Bel raccolto in quest'anno di fieno e di formento. Deo grazia. [Sic] I parroci tutti sono incaricati di significare una volta ogni mese ai loro parrocchiani in chiesa per ordine del Governo che qualunque atto deve essere fatto in carta bollata. La bella cosa da dirsi in chiesa. Spettacolo di virtù sorprendente presentano in questi giorni in Vicenza soprattutto le religiose claustrali di tutti i conventi. Ridotte le professe a 45 soldi al giorno, e le converse a 30, spogliate di tutto con la Chiesa, le funzioni, le cere, il medico a peso loro, tra le angustie in cui vivono dal giorno del sabato santo in qua, di dover a momenti sloggiare dai loro conventi, tra le vessazioni di veder anche adesso tra le loro mura, e i ministri del Dema/onio a esaminare a interrogare, a misurare, a perturbare, a perticare il recinto, non ve ne ha una sola, che non si contentasse di stare a peggior condizione purché fosse lasciata morire nel suo convento. Per quanto fingano i filosofi di non vedere questo eroismo ignoto a tutte le scuole loro, e tutti i loro, ne rimangono sbalorditi, non per altro compunti né convertiti. Il martirio di queste povere Monache va sempre più crescendo ed è come un torchio, in cui si dà una stretta ogni giorno. Per cinque o sei ore e i ministri dei maniaci si trattengono ora in questo o in quel monastero, e prendono in nota ogni minuzia, quadri, banchi, tavola, coltrine, casse, scarpe, bavari de …. con un rigattiere che fa la stima, ed apprezza sia ogni e qualunque mobile della comunità, non della monaca particolare, dei mobili della quale solo si fa l'inventario esattissimo 1806 30 giugno 1806. La confraternita dell'augustiss°. Sacramento, detta dei Rossi. risorge, ma risorge al modo stesso che era sorta quella del Rosario, e quella di San Giovanni battista decollato, rinunziando a tutti i suoi fondi, e capitali, e facendosi responsabile di tutti i mobili verso il Demanio divoratore, il quale ieri mandò a mettere il suo tenebroso sigillo sui preziosi quadri, che si trovano sugli altari della chiesa di San Rocco, con dolore atroce di quelle sante religiose. Si sa dove andranno a finire quelle insigni pitture di Zelotti, di Bassano e di Fasolo? *** 1° luglio 1806. Proseguono le visite dei ministri Demaniaci ai monasteri di Monache con un pittore che esamina il quadri e vengono bollati con agrimensore che misura le fabbriche e i terreni; si prendono in inventario le minuzie più piccole e più ridicole, e essi si impiegano le intere giornate in un solo convento. Che guerra è questa di un nuovo genere fatta alla religione? Più. Ecco una legge ne’ di passati emanata, la quale dichiara che le cause matrimoniali sino devolute al foro secolare. Questa ben si accorda con il sacro concilio di Trento il quale dice che alcuno dirà che le cause di matrimonio non appartengono al foro ecclesiastico anathema sit. Purtroppo si verifica quello che ho sempre temuto. L‘eresia a introdursi. Dunque o cattolici vicentini estote fortes in fide, Penitenza e fidatevi di Dio. 4 luglio 1806. Si è promulgata la data del Prediale da pagarsi entro il mese cor.e e sarà più carica e gravosa della pagata in marzo. Questa rata doveva pagarsi in maggio. Ma per l'indulgenza francese si è protratta a questo mese. Finora io aveva dato tutto il torto ai francesi per esserci così gravosi nelle imposte. Ora cangio linguaggio, e dico che hanno tutte le ragioni di adoprare così; e noi siamo stolti a lamentarcene. I vicentini, hanno accordata una Opera seria che andrà in scena al fine di questo mese nel Teatro Eretenio dando all'impresario un regalo di L. 20. I vicentini hanno (almeno alcuni) sfoggiate treno e livree nel giorno del Corpus Domini; la sera stessa alla festa di ballo comparvero alcune delle nostre dame cariche di gioie a segno che un ufficiale francese ebbe a dire che se stesse in sua mano metterebbe una requisizione di gioie a questo paese. Siamo dunque poveri solo nelle parole e siamo ricchi nei fatti. Quando dunque siamo così doviziosi, i francesi non hanno tutte le ragioni di cavarci la pelle? 5 luglio 1806. La notte passata mentre la signora Adriana Barzi moglie del q. Sig. Niccolò Sguazzetto andava a casa, sorpresa in Piazza da un affanno, da un vomito, si fermò sugli scalini di una delle colonne della Piazza, poi assistita si avviò verso casa, giunta al principio dei portici di Santa Corona quasi sul limitare di casa sua rese l'anima a Dio. Jeri a Chiampo un prete Portinari tratto di senno dal vortice delle presenti calamitose vicende, si sparò due pistole nelle tempie, e restò morto sul fatto. L’Aldrovandi celebre naturalista italiano porge la descrizione, ed anche il disegno che oggi ho veduto, tutto perfettamente simile al Requin pochi giorni fa fatto vedere a Vicenza. Di ciò non mi stupisco. Ma assai mi stupisco dei moderni enciclopedisti di Francia, i quali né descrivono, né danno il disegno di questa spezie di Requin nella loro voluminosissima enciclopedia da me consultata. Non avevano forse letto l’Aldrovandi? Questo sbaglio non è perdonabile ad uomini che vogliono dar legge a tutto il genere umano, e che sono venerati dai filosofi come arche di scienza, e se sbagliano in questa, che sarà poi in materia di religione da loro sì mal conosciuta? 1806 8 luglio 1806. La notte passata i ladri scalando le mura dell'orto delle orfane di San Valentino e prevalendosi del coperto del nuovo lavello, discesero nell'orto; e di là poi penetrando nella lisciara, rubarono molta biancheria che era sui mestelli a motivo del bucato. È morto il signor Giuseppe Cavazzola. 10 luglio 1806. È superfluo notare che ogni giorno la truppa francese che qui si trova, si porta in Campo Marzo a far l'esercizio. La mattina vi si porta la cavalleria e la sera la fanteria. È pur superfluo dire che ogni giorno vanno, e vengono truppe; sicché sempre ne siamo pieni. Ritorna il caldo ed il secco comincia ad essere riflessibile. Il caldo oggi a gradi 23 La confraternita del SS. Crocifisso detta dei Negri dei Servi e risorta nel modo peraltro in cui sono risorte quelle descritte di sopra, cioè con la perdita di tutti i fondi, e con la manutenzione dei mobili, che le vengono consegnati. Altre pure stanno per risorgere in questa guisa. 11 luglio 1806. Le religioni mendicanti che finora furono risparmiate dal demanio nol sono più. Manda i suoi ministri ad eseguirvi gli stessi inventari. Così si è fatto con i PP. Teatini, Filippini, Scalzi e forsi si farà con gli altri. Spaventosi principj. Il Viceré Eugenio da molto tempo è ritornato dall'Istria a Milano ma non passò per Vicenza. I giochi d'azardo per grazia di Dio non hanno preso radici in Vicenza, a segno che l'impresario di questo bell'istituto è partito da Vicenza. Ieri fu estratto al ponte di Pusterla un soldato francese annegato nel Bacchiglione cadutovi probabilmente dal quartiere di San Biagio. 12 luglio 1806. Il caldo a gradi 23. È interrotto e quasi sospeso il delizioso commercio epistolare perché le lettere costano assai e i tramessi assaissimo, e non si scrive che per affari importanti. Tutti rami di felicità. Leggi il proclama 3 gennaio pass.o. 13 luglio 1806. Il caldo a gradi 23. Dopo che avrete letto e meditato il suddetto proclama 3 gennaio passato, leggete quello del nostro prefetto pubblicato oggi dopopranzo, col quale avvisa tutti i cittadini di restringersi più che sia possibile nelle loro case per poter ad alloggiare 1200 Veliti che a momenti verranno da Verona la qual truppa non si degna di alloggiare nei quartieri, ma vuole le case dei particolari per felicitarle. Di più leggete la compartita della rata seconda dell'etrusco Predial che si deve pagare in questo mese in ragione di lire 134 per ogni lira d'estimo, val dire più della metà della rata passata. Adesso rileggete con maggior gusto il proclama 3 gennaio. I buoni veneti non tornan più. 14 luglio 1806. Giunsero da Verona questa mattina per tempo i suddetti 1200 Veliti e inondarono tutte le case già aggravate dagli altri uffiziali che li soggiornano. Questi Veliti formano la guardia, 1806 che precede il Viceré quando viaggia. Sicché tra pochi giorni l'avremo qui. Il caldo oggi poco meno di gradi 24. 15 luglio 1806 Il caldo passa un poco i gradi 25 e la siccità nelle ville vicine alla città va crescendo. A notte ben inoltrata partirono per Castelfranco i fanti Veliti in numero di 1200 venuti ieri. Questa truppa dirigesi verso la Dalmazia, dove l'armi francesi soffrono contrasti dei montenegrini e dei russi, i quali russi uniti agli inglesi occupano con gran flotta l'Adriatico 16 luglio 1806. Il caldo oggi è giunto a gradi 25 e due quarti. 17 luglio 1806. Il caldo è pochissimo minor di ieri. 18 luglio 1806. Oggi a gradi 25. Riflettendo all'attuale baratro di cose, ne deduco le seguenti illazioni. P°. Non c’ è più Patria. Annientate le sue Costituzioni, i suoi Magistrati, i suoi Uffizi, i suoi Collegi, le sue Fraglie, sciolti tutti i vincoli che legavano reciprocamente i cittadini. 2°. Non vi sono più famiglie. Soppressi i titoli, i feudi, i fideicommissi, posti i figli contro la volontà dei padri in impieghi odiosi, aggravate di imposizioni importabili le entrate, e più quando comincerà trappoco la leva dei soldati. 3°. Non ci sono più scienze, né studj. Nessuno ha più tempo né modi, né voglia di applicarvisi. I giovani educati nei nuovi principi non si occupano che dei divertimenti; e gli uomini di buon senso a piangere la desolazione della loro Patria. Tolti di mezzo tanti Regolari che li istruivano, non restano più in paese né maestri, né discepoli. Peggio ancora sarà quando saranno chiuse tante librerie di claustrali. Tutti gli studi saranno avvolti alla scienza militare, fucile in spalla e ignoranza in testa. 4°. Non vi sono più amici; ogni uomo pensa a se stesso, intento sempre più a ripararsi dai colpi che lo minacciano, e ad eseguire quanto le giornaliere leggi comandano di duro, di gravoso, di aspro. Non ha tempo da pensar ad altro, assorbito perpetuamente da questo vortice. 5°. Non vi è più commercio. Il mercantile e tutto arenato perché le merci non hanno spaccio. Una quantità di telai abbandonati; e una folla di samitari [ex lavoranti di sete preziose] gettati sulla strada a questuare, uomini, donne e ragazzi. Famiglie intere. L’epistolare è sospeso per il costo smodato delle lettere, e degli involti. 6°. Non vi è più costume. A provare questo funesto basta solo osservare il vestiario dell'uno e dell'altro sesso. Il vestiario è l'insegna non menzognera dell'osteria. 7°. Non dirò che non vi sia più religione. Esiste grazie a Dio in molti; ma sono formidabili i colpi che le si scagliano contro continuamente. Ecco la vera felicità di Vicenza, e dell'Italia promessa dall'infallibile proclama 3 gennaio 1806 che non bisogna perdere mai di vista. 19 luglio 1806. Il caldo oggi non passa gradi 25 ma la siccità si avanza seriamente. A promuovere sempre più la nostra felicità il nostro Sovrano con un editto oggi pubblicato ci fa sapere che in Torino, Bologna, e Pavia, sono aperte le scuole della beneficentissima arte militare, e però eccita i bravi giovani suoi sudditi a prevalersi di questa istituzione, per imparare un'arte tanto necessaria alla vita umana. Non crederò che in Vicenza vi sia alcuno che abbia questo desiderio. È giunto un altro comando del sovrano Bonaparte, che abolisce ogni ordine cavalleresco conferito da altri sovrani. Per conseguenza i nostri cavalieri di Malta hanno deposte le loro croci; e così gli altri di altri ordini. Oh! Le belle istituzioni! Che male facevano queste divise? 1806 22 luglio 1806. Per uno strano rovescio la stagione di caldissima che era, è divenuta sensibilmente fredda, senza esser preceduta da temporali, né la grandine. 24 luglio 1806 La siccità in alcune ville è grandissima. Nel giorno 22 corrente in Montebello un gendarme (nome qui nuovo equivalente a quello di sbirro) ha ucciso con più ferite nella sua camera un oste, ma egli pure è rimasto ferito in una mano. Nei giorni passati il Viceré Eugenio si portò da Milano a Venezia per la via di Legnago senza passare per Vicenza. I giochi d'azzardo che da qualche tempo erano terminati, tornano ad aprirsi per nostra disgrazia. 25 luglio 1806. Oggi dopopranzo è passato per Vicenza venendo da Padova e proseguendo il suo viaggio verso Verona il Viceré Eugenio in un terreno privatissimo. Era in uno sterzo con un semplice soldato a cavallo alla Portella, o corriere che fosse, e seguito da un solo carrozzino a quattro cavalli. 26 luglio 1806. Dio ha mandato opportunamente una pioggia ristoratrice. 30 luglio 1806. Temporale di brutta apparenza, un'ora dopo mezzodì, che in mezzo a un diluvio di pioggia scaricò grandine in città; fu più notabile a Longara, più forte fu la tempesta a Casale. Tempestò anche a Settecà, a Bartesinella, a Creazzo, ed in altri luoghi ma non con devastazione. 31 luglio 1806. L'anno 1797 famoso per la birbocrazia, fu levato e malmenato il San Marco ossia leone di pietra che era in mezzo all'arco alle scalette di Monte, lasciandolo capovolto e mutilato sull'arco medesimo. Oggi il governo nostro lo ha fatto accomodare e rimettere nel luogo medesimo. Spiegatemi questa contraddizione nelle med.e teste. Grande spesa a abbatterlo, grande spesa a rimetterlo. *** P°. agosto 1806. Oggi dopopranzo è morto il conte Teodoro Trissino di 80 anni. Cavaliere egregio di somma riputazione e di somma pietà. In tutto il corso della sua vita la quale non fu impiegata da lui che in atti di carità, e in servigio del prossimo e degli ospitali; e la sua morte fu edificante potendosi dire di lui ecce quomodo moritur justus. 3 agosto 1806. Questa sera fu temporale che scaricò tempesta alle Torri di Quartesolo, a Longara, a Longare e altrove. 4 agosto 1806. La scorsa notte è stata uccisa di coltello una donna contadina fuori della porta di Santa Lucia verso l’Anconetta e fu trovata morta sulla pubblica strada. 1806 Per la pioggia di ieri sera caduta nel territorio oggi inaspettatamente il Bacchiglione è cresciuto a segno che impedisce la macina. Sapete a qual segno arrivino a quest'ora i beni ecclesiastici incamerati sul vicentino dal Demanio? Al capitale di circa 28 milioni di lire. Vedranno i signori francesi qual pro faranno loro questi bocconi; lo stesso che fecero a Enrico VIII, Re d’Inghilterra. La scorsa notte ancora due francesi si sono sfidati a duello in una osteria verso le Barche; ed uno restò morto. Duomo di Monza, La corona di ferro (Wikipedia) Come mai in una nazione così colta, così maestra di umanità può aver luogo questo detestabile avanzo della barbarie vandalica? Nei giorni passati in Bartesinella nei nostri campi furono scavate tre medaglie di bronzo antiche una di Antonino Pio ben conservata di 2° forma, una di Lucilla, e una di Treboniano Gallo. 6 agosto 1806. E’ venuto ieri a Vicenza il signor Pietro Moscati, milanese, commendatore della corona di ferro. Questo era un medico di riputazione, spedito ora a visitare gli Studi di questa provincia dal Viceré. Perciò questa mattina servito in carrozza dal prefetto co. Leonardo Tiene andò a visitare la pubblica libreria, il Teatro, ossia l'Accademia olimpica, il Seminario, e le scuole pubbliche in San Giacomo, dove mi trovava presente per esservi Presidente. Entrò in due sole scuole, udì l'esame breve di un ragazzo in ognuna di esse; e partì lodandole assai. Questo è un vecchio magro; e per quanto pare di poca salute; ma di buona grazia e di cognizioni. Il temporale del giorno tre cor.e ha scaricato una tempesta terribile ad Arsiero e ad Asiago. Sono molti mesi che nel soppresso convento di San Francesco si trova un certo signor Andrioli bolognese che sta ivi fabbricando un globo aerostatico di taffetà leggerissimo, e inverniciato, che costerà poco meno di 3000 zecchini, e alzerà 1300 libbre di peso, coll’idea di trasportarlo a Milano, e ivi volare con esso. Questo signore insieme con un Zambeccari ha fatto in Bologna negli anni scorsi due voli, ma sempre infelicemente. Ha scelto Vicenza per fabbricarlo a cagione della qualità delle nostre sete. Tanta furia tanta ferocia per cacciar fuori l'anno 1797 le Monache di San Francesco, onde dar luogo ai soldati; e ora quel convento quasi tutto intero si concede gratis ad un forestiero aereonauta. 8 agosto 1806. Finalmente il vulcano hà oggi vomitato la lava sterminatrice, che fin dal Sabbato Santo minacciava i conventi dei Regolari dell'uno e dell'altro sesso in questo nostro sfortunato paese. Con un decreto segnato in Monza dal Viceré Eugenio al fine del luglio passato si vengono a fulminare e ad abbattere con terrore e spavento di tutti i cristiani e con nessuna commozione dei filosofi veri birbanti le seguenti case religiose. 1806 P°. La Chiesa e la casa dei PP. Teatini di San Gaetano Tiene? Come? Sarà chiusa la bella chiesa e partirà da Vicenza l'ordine istituito da San Gaetano Tiene, nostro concittadino? Nostro protettore, nostro Patrizio? E questo succederà essendo prefetto di questa città un co. Leonardo Tiene e Podestà della Municipalità un co. Giovanni Giacomo Tiene entrambi di sua famiglia a fronte degli sforzi da essi fatti per salvare questa chiesa e questi religiosi? Oh castigo! Oh forte presagio di più grande castigo! Che Vicenza perda il suo Protettore! Che S. Gaetano si allontani dalla sua patria! Chi ne ha la colpa lo saprà un giorno. 2°. Il Convento dei PP. Carmelitani. La Chiesa per ora sussisterà essendo parrocchia. 3°. L’antichissimo monastero dei monaci benedettini dei SS. Felice e Fortunato. La chiesa è parrocchia e per ora sussisterà 4°. La Chiesa e il convento dei PP. Conventuali che sono alla piazza della Biada dov'erano i padri Serviti anticamente. Chiesa che sempre era affollata di gente. 5°. La chiesa e il convento dei PP. Cappuccini già incendiato e che ora si fabbricava con sommo ardore. 6°. Le Monache di S. Pietro che si trovano in sommo lutto e che dovranno sloggiare ed andare ad unirsi con quelle di San Tommaso di un istituto diverso. La chiesa è parrocchia e dovrebbe restare. 7°. La Chiesa e il convento di San Domenico. Le Monache verranno unite con quelle del Corpus Domini. Molte altre soppressioni nel Territorio come i Cappuccini di Tiene, i Padri da Rua, i Minori osservanti di Arzignano, le Monache di Lonigo, che verranno all’Araceli. Non mi dà l'animo di seguire la storia di questo macello eseguito dagli amici dell'uomo e dai benefattori dell'umanità. Adesso leggi il proclama 3 gennaio 1806: oggi è la sua vera giornata: cosa dice il concordato di Pio VII con Bonaparte fatta nell'anno 1801? Dice che per l'avvenire non si abbia da fare alcuna soppressione di case religiose senza l'assenso della Santa sede. Lettore, quid tibi videtur? Non mi pare che sia eseguito? In questo decreto poi di soppressioni segnate come ho detto dal Viceré Eugenio in Monza li 28 luglio passato per facoltà impartitagli dal re Bonaparte si aggiunge P°. Che sussisterà il convento dei santissimi Rocco e Teresa, ma che in esso saranno anche trasportate le Monache Terese di Padova. 2°. Sussisterà quello dell'Araceli; ma vi si aggiungeranno le Monache di Lonigo e quelle di Santa Chiara di Bassano. Così sussisteranno Domenicani, Serviti, Minori Osservanti ma riceveranno altri del loro istituto espulsi da altri istituti. 10 agosto 1806. Avete veduto col suddetto decreto 28 luglio passato che le nostre Monache Teresine di San Rocco sussisteranno e che ad esse saranno aggiunte le Teresine di Padova; per quel decreto le nostre povere Monache di San Rocco erano comprese da una santa allegrezza per vedersi assicurate. Ma questa sera tutto cangia di aspetto perché giunge a stampa un decreto segnato da Bonaparte a Saint Cloud li 25 luglio passato, il quale prescrive che il convento delle Monache Terese di Vicenza che sia assegnato all’Ospedale degli Esposti che ore sono a S. Marcello. Convien dire che questi due sovrani decretanti si siano intesi ma non si siano capiti. Ma intanto la mortificazione di queste povere sante religiose non è esprimibile di più; tutti gli altri conventi della città che credevano fissato il loro destino lo veggono vacillante e rientrano di nuovo in mezzo alla procella. Tutti gradini per arrivare alla felicità promessa con l'infallibile decreto 1806, 3 gennaio. È assai riflessibile che il predetto decreto Bonaparte che assegna il convento di San Rocco all'Ospitale degli Esposti niente parli del luogo dove esser debbano trasportate le Monache esemplarissime del suddetto Convento. Questo decreto è stato sollecitato dai nostri cittadini, o per dir meglio da un solo cittadino, che ha creduto di procurar un gran vantaggio all'Ospitale suddetto il quale peraltro ha ben estremo bisogno di nutrici e di alimenti, ma 1806 non di località, essendo sufficientissima anzi soprabbondante quella che ha, e in cui risiede da tanti secoli massimamente dopo l'aggiunta della nuova fabbrica fatta gli vent'anni fa assai comoda e spaziosa al Ponte delle Belle. 14 agosto 1806. Il frumento a lire 10 e il sorgo pur L.10 15 agosto 1806. Glorioso giorno dell'Assunzione di Maria Vergine. In questo giorno nacque Napoleone Bonaparte perciò in tutte le parrocchie questa mattina fu cantato il Te Deum. Ma in Duomo si eseguì con gran magnificenza e con gran musica. Entrò in Duomo il Vescovo con a destra un generale, e a sinistra il Prefetto co. Leonardo Tiene; susseguiva la Municipalità, i giudici Civili e Criminali, ognuno dei quali aveva a sinistra un ufficiale. Seguivano infiniti soldati che tratto tratto interrompevano la musica e la funzione con urli da Mongibello secondo il loro uso. Cantò messa il canonico Clementi: e dopo di essa il Te Deum in ringraziamento all'Altissimo per l'Assunzione in questo giorno di Maria Madre di Dio alla gloria beata. In questo giorno natalizio del nostro Sovrano per festeggiarlo con allegrezza per farci un grande regalo onde passarlo con giocondità ci è stato regalato un pranzo imbandito di più di 20 proclami tra cui quello della coscrizione che farà stare allegri molti padri e molte madri. Vero è peraltro che questa prima coscrizione non è così feroce come si temeva. Non domanda più di 172 giovani tra i 20 e i 25 anni dentro il 21 settembre. Un altro decreto dà facoltà a quelli che hanno capitali a censo dai Luoghi Pii o Conventi demaniati di potersi affrancare verso il Demanio dentro un anno. Non so degli altri. Pretendete che li legga tutti? Per la allegrezza di questo giorno si videro questa sera illuminati il palazzo dei Capitanio dove sta il Prefetto, e quello dell'antico Podestà veneto, dove sta la Municipalità. Non solo nelle parrocchie della città, ma anche in tutte quelle delle ville si è avuto ordine di cantare il Te Deum. Ma in alcune il parroco ha dovuto cantarlo da solo perché non v’era in chiesa chi rispondesse. 23 agosto 1806. È inutile il notar le truppe che vanno e vengono tutti giorni; anche in questi ultimi dì passati venne un corpo di fanteria di 700 di ritorno dalla Dalmazia. La coscrizione comincia a far sospirare altamente le famiglie. Tutti i giovani niuno eccettuato della città, borghi, e colture, che si trovano tra i 20-25 anni si devono dare in nota presentandosi alla Municipalità, e quelli delle ville al loro vicariato rispettivo per essere esaminati, misurati, e udire se hanno eccezioni; questo si fa in questi giorni. Si verrà poi tra pochi dì alla prima estrazione, che in tutto sarà di 172 cioè 22 per la città borghi e colture; e il resto tra tutto il territorio, compresi i sette comuni. Poveri giovani sacrificati! Povere madri, poveri padri! Verrà poi presto la seconda e poi la terza ec. Nei giorni passati fu scavato in San Giov. Ilarione un antico anello d'oro ben massiccio del peso di 40 zecchini. In mezzo ha una pietra onice in cui è maestrevolmente inciso un gladiatore ignudo in piedi con in mano la Sica, [corta spada ricurva] ossia il Rude, e ai piedi lo scudo. Lo possiede il signor Achille Balzi q. Sebastiano. Questo mi fa risovvenire che anni sono a Villaverla fu scavata una corniola da anello in cui era inciso Muzio Scevola in atto di abbruciarsi la mano. Questa era posseduta dal conte Carlo Verlato. 25 agosto 1806. La processione motiva alla B. V. da Monte partì dal Duomo un'ora prima di mezzodì. Vi erano cinque confraternite cioè l'Assunta mai demaniata, i Verdi di San Silvestro, rinata la Concezione, i Rossi, i Negri di San Giovanni decollato, quei pochissimi Regolari che ancora esistono agonizzanti, nessuna Arte, nessuna Fraglia di Merciai e il Vescovo con a dritta il 1806 Prefetto, e a sinistra il Segretario del prefetto, e dietro di essi la Municipalità. Meschinissima vista per chi si ricorda le antiche processioni di questa per noi vicentini, cara sempre e memorabile giornata. Per compenso per altro l'affluenza del popolo in tutta questa mattina è stata continua e affatto straordinaria. 29 agosto 1806. È morto la scorsa notte in età di 91 anni portati sempre felicemente il signor Paolo Tavola cavaliere di somma riputazione. Cristiano piissimo, Giudice dotto e intemerato capo di famiglia senza pari. Grande commozione e sconvolgimento città e in assai ville massimamente del Pedemonte e Sette Comuni. L'editto di darsi in nota per la coscrizione, tutti i giovani tra i 20 ai 25 anni. La massima parte ricusa di presentarsi. Li compatisco ma quale sarà l'esito di questa resistenza? Bisognerà cedere e cedere con danno. *** 1° settembre 1806. Con sorpresa oggi l'acqua è cresciuta notabilmente ed ha prodotto una inondazione considerabile non preceduta qui da piogge considerabili. Ha prodotto diverse rotte massimamente al Timonchio a Caldogno alla Vacchetta. Sotto questo governo si rende inutile e di nessun uso il gran salone della Ragione. I tribunali e gli Uffizi alloggiano nelle camere dei palazzi pubblici e perciò resta vacuo. In esso nei giorni passati il signor Andreoli vi trasportò il globo aereostatico che lavorava nella caserma di San Francesco per terminarlo e provare a gonfiarlo essendo sufficiente lo spazio e l'altezza del salone per questo oggetto. Ha deciso di lanciarlo a Vicenza. 3 settembre 1806. È venuto decreto del Viceré che ordina alle Monache nostre Terese di San Rocco di trasferirsi unitamente alle Monache Terese di Padova nel nostro convento di San Domenico, da cui partiranno le Monache domenicane per affollarsi probabilmente con quelle del Corpus Domini; e l'Ospitale di San Marcello per decreto napoleonico passerà a San Rocco. Così queste sante vergini immacolate cederanno il luogo ai bastardi, i quali hanno estremo bisogno di tutto, fuorché di albergo, essendo quello che hanno non più sufficiente ma soprabbondante, perché ne affittano una vasta porzione. 6 settembre 1806. Nuovi e forti tumulti si eccitano a motivo della coscrizione nei paesi del vicariato di Orgiano; dove 2000 giovani si sono uniti per far resistenza. Folle consiglio che perderà essi e le loro famiglie. Hanno ceduto i territori di Brescia e di Salò. Cosa intende di fare questa meschina truppa contro una forza ormai resa sovrana di quasi tutta l'Europa? 8 settembre 1806. I tumulti eccitati dai giovani in alcune ville si vanno calmando. La vista della forza armata mandata colà li ha fatti cangiare pensiero. Aggiungo che i tumulti non erano sì grandi come si diceva, e l'unione assai meno numerosa di quello che supponevasi. 10 settembre 1806. Ecco la rata del Prediale da pagarsi in questo mese sull'estimo generale a lire 178 e 18 per ogni lira d'estimo. Vedete come ogni rata va crescendo e a che tende ridurci. I buoni veneti non tornan più. 1806 13 settembre 1806. La truppa mandata in quelle ville dove era insorto qualche bisbiglio in grazia della coscrizione mette contribuzioni e imposizioni gravose; e avrebbe anco persone e le manda nelle carceri di Vicenza, come l'altro giorno mandò il Governatore e il Sindico della Selva di Trissino. Da tutte le parti incontriamo guai e spine che pungono, né mai si incontra un oggetto che rallegri. Tutto tende alla dissoluzione dell'uomo in tutti i suoi rapporti, religiosi, politici, civili, sociali, economici, familiari, letterari, ec. ec. Questa asserzione meriterebbe di essere svolta in tutti i suoi dettagli; ma la dissertazione sarebbe troppo lunga. Questa sera è venuto il signor Pio Magenta che era il prefetto di Verona per coprire la carica di prefetto di Vicenza che gli vien cessa dal conte Leonardo Tiene, il quale passa Prefetto a Verona. Credo che questo signore sia piemontese. 15 settembre 1806. È ritornato da Parigi il co. Gio Batta Salvi, uno degli ambasciatori spediti colà non mi ricordo quando dalla nostra città; e smontato andò tosto in letto malato. 16 settembre 1806 Ed oggi è ritornato di Verona ambasciatore il suo collega co. Leonardo Bissari, sento a dire decorati entrambi dell'ordine dei Cavalieri della Corona di ferro, ordine luminosissimo, e invidiato da tanti, massimamente da me. Questa invidiatissima ambascieria è stata tutta a spese della città, ossia delle ville di Vicenza, perché non le resta più alcun vestigio di città. La truppa che abbiamo in Vicenza ammonta circa a 3000 soldati. 19 settembre 1806 Giorno compassionevolissimo per la espulsione oggi fatta delle Monache di S. Domenico che questa mattina passarono al Corpus Domini ad unirsi con le religiose di quel monastero. Queste crudeli espulsioni nel linguaggio francese si chiamano unioni, traslocazioni, concentrazioni, Sciaurati! Vedrete se al tribunal di Dio questi vocaboli vi serviranno di scusa. Passarono queste lacrimose ed afflitte ma virtuosissime spose di Cristo in dieci carrozze servite da alcune dame del paese. Monsignor Vescovo si portò prima a San Domenico a confortarle prima della loro partenza; poi si portò al Corpus Domini per aspettarle ed accoglierle. Passarono per l'Isola e il Corso. Il prefetto andò ad aspettarle al Corpus Domini; i due padri domenicani le accompagnarono per viaggio. Ma non è esprimibile la desolazione, ed il pianto in cui proruppero quando smontarono al Corpus Domini. Quanto le loro lacrime costeranno care a quegli amici dell'uomo che le hanno fatte spargere! Anche i monaci di S. Felice dovettero oggi quasi tutti sloggiare dal monastero, non ancora veramente per eseguir il decreto di espulsione, che per altro succederà trappoco. Ma per dar luogo ad un numero grandissimo di truppe francesi che a momenti devono venire a Vicenza a fermarvisi. Era certa la voce, sparsa giorni fa della pace condivisa tra la Francia e la Russia, che poi avrebbe prodotta anche quella tra la Francia e l'Inghilterra; cosa che a noi non avrebbe recato né vantaggio né danno, ma ora è certo altresì che il Czar non ha voluto ratificarla. Ripiglieranno dunque la guerra. Questo è l'unico filo di umana speranza che ne resta; vedete dunque a qual termine siamo ridotti. Anche i padri Carmelitani oggi sloggiarono dal loro convento del Carmine per non rientrarvi mai più. La Chiesa essendo parrocchiale è ancora aperta. Giorno di pianto altissimo per i buoni, e di riso per i malvagi, e terminato con un temporale che scaricò tempesta a Resega, a Camisano, e in molte altre ville. 1806 21 settembre 1806 E’ venuta da Milano al Prefetto lettera sospensiva del decreto che commetteva di sloggiare le Monache di S. Pietro, e di collocarle con le Monache di S. Tommaso pel qual decreto erano le povere religiose in somma costernazione. Io credo di ricrearmi quando passeggio per questa città nel mirare fiso alcuni Sammarchi che ancor sussistono, e che hanno sfuggita l’ira democratica, ed anche lo stemma degli Scaligeri, che ancor si vede sul catenaccio della porta di Padova, e sull'arco di mezzo del ponte delle Barche: ma Ah, tu ben sai d'un bene perduto la memoria quanto divien crudel! Incomincia a sopravvenire la truppa che in immenso numero deve venire a stazionare in Vicenza. 22 settembre 1806 Anche questo giorno è stato sommamente luttuoso e compassionevole, perché si è data esecuzione al decreto che espelle le sante Monache di San Rocco dal loro convento, e le traduce al convento di S. Domenico evacuato già dalle Domenicane pochi giorni fa, siccome ho scritto. Perciò questa mattina prima di terza si trasportarono in diciotto o venti carrozze passando da un convento all'altro. Il Vescovo era alla testa di esse e saggiamente non vollero alcuna alcuna dama, o signora che le accompagnasse. Fra queste Monache ve n’ha molte di quelle che erano a Santa Maria Nova, e che nella prima birbocrazia dell'anno 1797 furono balzate da Santa Maria Nova a S. Rocco; e oggi si balzano da San Rocco, come se fossero tanti palloni. Così resta chiusa quella bellissima chiesa arricchita di insigni pitture che veniva uffiziata con grandissimo concorso. E io tengo per fermo che l'ospitale di S. Marcello non passerà in nessun modo a San Rocco. P.°. perché S. Rocco verrà inondato da truppe e verrà una diroccata caserma: 2°. Perché i direttori dell'ospitale che non hanno fatto nessuna istanza per questo trasporto non sono in caso di spendere 8000 ducati per adattarlo al loro uso. Si cacciano fuori le Monache di San Domenico per dar luogo a quelle di San Rocco. Si cacciano fuori da San Rocco per dar luogo agli Esposti che non vi passeranno. Delitto sopra delitto. Et hoc initium. In mezzo a queste desolazioni Iddio fa vedere un grato spettacolo d'altro genere. Due giovani missionari sacerdoti, il co. Gian Batt.a Muttoni e il Sig. D. Giuseppe Rossettini d’Arzignano, per tutto dove si portano a fare missioni in diocesi e fuori, si traggono dietro una folla immensa di popolo da tutte le parti e operano mirabili conversioni. Ieri le hanno terminate a Montecchio Precalcino, dovettero predicare in riva dell’Astico ad una udienza di 10.000 persone. Al tempo ultimo dei veneziani non era lecito fare missioni, e sotto questo [ governo] finora si fanno con pienissima libertà. Altro spettacolo edificantissimo presentano queste innocenti vittime religiose, che cacciate fuori dai loro ritiri per mano degli amici dell'uomo, dei benefattori dell'umanità, soffrono tutto con inaudita rassegnazione; e quella di oggi senza spargere una lacrima. Ecco quali son quelle donne; e il matto filosofo credeva di vedere in questa occasione rientrare giubilanti nel mondo. Me ne mostri una sola tra queste balzate fuori dal loro chiostro finora. Falsa, insensata, bugiarda, briccona filosofia: trovami degli epiteti più acuti e glieli darò tutti. I PP. dei Carmini espulsi dal loro convento alloggiano qua e la per le case col biglietto d'alloggio come i soldati, mangiano alla locanda, ma uffiziano la loro chiesa. Avete mai più sentito stravaganza maggiore che il ministro di Dio abbia per cedere il luogo suo, suo, suo all'immorale soldato? In qualcheduno dei nostri vicariati si è estratto il numero dei coscritti ad esso appartenenti e sono stati mandati a Vicenza con qual lutto loro, e di lor famiglie, chi lo può descrivere? 1806 24 settembre 1806 Vennero oggi non più che 300 fanti francesi che furono acquartierati nel convento dei Carmini, donde i religiosi furono espulsi nei dì passati. Stagione scarsissima di uva? 25 settembre 1806. Poco più di altrettanti ne venner oggi; trovo questi, come quelli, in pessimo stato di salute. Provengono tutti dalla Dalmazia, dove hanno sofferto assai per clima, per la fame, e per la resistenza che incontravano dai montenegrini. Confessano che la massima parte dell'armata che era in quelle parti è perita. Ma che giova per noi? 26 settembre 1806 Soldati fanti questa mattina hanno in casa arrestati i 22 poveri giovani coscritti sottratti nella città e colture; e furono condotti a S. Corona, dove si raccolgono anche tutti gli altri che vengono dai vicariati, delle ville. Vittime degne della più tenera compassione. Alcuni poi furono rilasciati perché presi per sbaglio. Viene anche oggi da Padova qualche centinaio di francesi, miserabile avanzo dell'armata francese profligata in Dalmazia dove incontrò grandi ostacoli, come li incontra anche attualmente nella Calabria. Ma ciò non appartiene alla storia di Vicenza. Questi avanzi si fermano qui oggi; ma partiranno. 27 settembre 1806 E’ partita una porzione della truppa venuta in questi giorni verso Verona. Ad ogni modo la città è piena di soldati il quali per altro si contengono in modo da non potersi doler di loro. Un solo latrocinio hanno commesso in questi passati giorni coloro che erano alloggiati presso i padri Scalzi. Penetrarono nella guardaroba dei religiosi e vi rubarono mobili, del loro vestiario, coperte, lenzuola in non poca quantità, con molto danno di quei poveri religiosi. In questi giorni poi… … diciamola in verso Sen và dolente e chino lo spogliato vicentino a impinguar quell'animale che si chiama Prediale animale ingordo e strano non mai noto al Viniziano. Non credo di aver notato che nel giorno in cui furono espulse le Monache di San Rocco fu chiusa la loro bellissima chiesa che era di gran profitto per le continue funzioni, oltre esser ricca di quadri eccellenti. 29 settembre 1806. Questa mattina è successa la soppressione dei padri Teatini di San Gaetano Tiene, nobile vicentino con dolore inesplicabile dei cittadini cristiani. La Chiesa fu chiusa, ma poche ore dopo fù riaperta; e siccome resta in Vicenza qualcheduno di questi religiosi, così saranno in qualche modo, per qualche tempo uffiziate. Oh spettacoli funestissimi! 30 settembre 1806. Partirono per Verona altre di quelle truppe francesi venute nei giorni scorsi dalla Dalmazia. Adesso più che mai è universale la voce che i francesi abbiano da abbandonare questi stati. Questa voce non ha altro fondamento, che il comune desiderio. Ma umanamente parlando non veggo uscita. Ad ogni modo bisogna scriver tutto. Qualche lusinga porge a questa voce 1806 il vedere che le truppe in numero di sette in 8000, che da 10 giorni si aspettavano, non sono comparse. *** 1° ottobre 1806. Notabile escrescenza di acque per la pioggia della scorsa notte e di questa mattina. Questa escrescenza fu formidabilissima a Santorso, a Piovene, a Caltran e ad altri luoghi dove allagò case, atterrò muraglie ed abitazioni, strascinò masse enormi del monte Summano, uccise armenti in quantità; e a Caltran un uomo rimase morto. 4 ottobre 1806. La maggior parte dei sortiti coscritti prevengono la loro cattura, fuggono abbandonando la casa, la villa, perché ciò avviene massimamente nelle ville. 5 ottobre 1806. Domenica della Beata Vergine del Rosario. Fu scelta questa mattina dai Militanti francesi per moschettare in Campo Marzo un loro soldato per essere disertore. Oggi si è riaperto l'Oratorio del Duomo ossia del Confalone, come sono stati riaperti gli altri, cioè dopo di essergli stata depredata l'entrata. 6 ottobre 1806. Sussistono le voci anzi si accrescono dei movimenti di molte potenze collegate contro i francesi massimamente dell'Inghilterra, della Russia, ed anche della Prussia. Forse sarà vero ma finora non si vede alcun movimento nelle truppe che qui sono; se non che ogni giorno ne vanno, ne vengono, come fu sempre. È vero però che nell'Adriatico vi è la flotta inglese di cui si veggono le bandiere stando in Venezia. 8 ottobre 1806 Vien nuova che la flotta inglese e Russa va stringendo il blocco di Venezia a segno che il governo francese di Venezia se ne mette in pensiero: ed ha lanciato tosto in mare 20 cannoniere per tenerle più che può lontane. A questo oggetto ha fatto arrestare sul momento quanti ha potuto barcaroli per farli servire sulle medesime. Questo potrebbe essere ma da lontano un principio delle nostre lusinghe. 11 ottobre 1806 Si fanno partire da Vicenza a misura che si raccolgono i poveri coscritti vicentini e si strappano i cuori dei poveri loro genitori. Quando vengono arrestati sono condotti dapprima nel Sagrà di Santa Corona e nell'oratorio dei Turchini. Di là dopo gli esami fatti sono condotti nel soppresso collegio di San Gaetano, e di là poi passano al loro tremendo destino. Questa sera trovavasi un comandante francese in mezzo alla strada alla porta del Castello. Passava in quello il Prefetto Magenta in carrozza. Niente si mosse il francese per dar luogo; il cocchiere declinò alquanto per evitarlo, ma non sì che passando leggermente non lo toccasse: il guerriero montò in furia proruppe in villanie contro il cocchiere, ruppe con un pugno un cristallo della carrozza. Non valse che il Prefetto, uomo prudente e discreto gli significasse l'autorità della propria carica, seguitò il suo tuono, e il Prefetto se ne andò a casa dove, due ore dopo si vide comparire dinanzi il guerriero, che buttandoglisi in ginocchioni gli domandò mille volte perdono, e l’ottenne. Ora vedete se quando io incontro per strada questi amici dell'uomo, 1806 ho ragione di lanciarmi dall'altra parte, con in bocca il verso del Tasso: Tu ver Gerusalemme, io ver l’Egitto. 12 ottobre 1806 La chiesa di San Rocco, che era stata chiusa, oggi per misericordia di Dio è stata di nuovo aperta, perché ottenuta dalla confraternita dei Rossi, che sono stati sempre annessi all'ospitale di San Marcello. 15 ottobre 1806 Questa mattina è partita per Venezia col suo grandissimo dispiacere una gran parte della fanteria, che da tanto tempo dimorava in Vicenza; ma ne resta molta. 16 ottobre 1806 La scorsa notte diversi dei nostri poveri giovani coscritti che erano per prima azione rinchiusi nel profanato Oratorio dei Turchini a Santa Corona, sono felicemente fuggiti praticando un foro nel tetto, e aggrappando una con l'altra le coperte dei letti si sono calati sulla strada del Corso. Il pallone aerostatico che fu fabbricato in Vicenza dal signor Andreoli bolognese, e terminato nel palazzo della Ragione, in questi passati giorni fu dal medesimo trasportato a Padova. Il frumento a lire otto e il sorgo a lire cinque allo staro. 23 ottobre 1806 Il mercato degli animali, che anticamente ai miei giorni si teneva sull'Isola, poi a S. Maria Nova, poi alle Fontanelle, in questi giorni è stato trasportato fuori di Porta Nova per oggetto di daziari. 25 ottobre 1806 Dopo mezzodì è passato privatamente, venendo da Verona, diretto senza fermarsi a Padova il Viceré Eugenio. Tra le tante maniere di inventar danaro inventate da questo governo è graziosa la seguente. Ogni uomo d'ora in poi dovrà camminare armato di una carta di sicurezza ossia di un salvacondotto, lo che costa sette soldi e mezzo; chi sarà trovato dai birri o gendarmi privo di esso sarà arrestato. Gran fonte ancor di danaro viene dall'aumento esorbitante delle lettere e dei tramessi. Una lettera da Padova costava due soldi e mezzo; ora ne costa otto e mezzo. Insomma insomma I buoni veneti non tornan più canzone lacrimosa non mai abbastanza ripetuta da noi; e che sarà ripetuta da tutte le nostre generazioni future. 28 ottobre 1806 L'autunno è stato e prosegue bellissimo, non credo che in tutto questo mese vi siano stati due giorni di piccola pioggia. Le semine non potevano terminarsi con maggior felicità. 30 ottobre 1806 V’ha a S. Pietro Engù un pezzo di strada che vuolsi antica romana. Oggi ho voluto andarla ad osservare. Comincia ad una casa di Boaria del signor Enrico Vitrian e si stende dritta dritta per 700 dei miei passi verso mattina, dopo di che non se ne trova vestiggio. Per tutto è larga 15 dei miei passi. Conserva per tutto una medesima riflessibile altezza superiore di molto ai campi laterali. Credo benissimo che sia strada antica. 1°. Per la sua costituzione: è tutta formata di ciottoli non veramente assodati con calce, di cui non ho rilevato vestigio; 1806 ma uniti e compressi in modo che formano un battuto solido di una grossezza ed altezza che sorprende. 2°. Per la sua rettilinea sempre uguale, sempre larga, sempre alta ad un modo. 3°. Per il nome che conserva di strada Postùma del console Postumio che la fé costruire. 4°. Perché di là dalla Brenta ripiglia una strada che fa linea retta con questa e che per lungo tratto si chiama pur essa Postumia. 5°. Perché si sa, come lo afferma anche il conte Filiasi nel Saggio sui Veneti Primi che vi avea una strada che dritto conduceva da Vicenza ad Aquileia. È dunque naturale che questa partendo da Vicenza passasse per la villa di Quinto; così detta per essere ad quintum lapidem, di là si dirigesse a S. Pietro Engù, dove la ho riflessa questa mattina; e passata la Brenta si dirigesse verso il Friuli per quella via, che dicesi tuttora Postumia. Sarebbe da vedere se i ciottoli che compongono la Postumia da me osservata questa mattina appoggino sopra un fondamento di sassi legati con cemento, che li sostengano. Ma per far ciò converrebbe scavare profondamente. Non ho avuto oggi agio di farlo, oltre di che la nostra presente lagrimevole situazione non ci lascia né voglia, né mezzi di dilatare i confini delle umane cognizioni. Eh sì, non vi è più speranza rimasta di cangiare situazione. Anche oggi è giunta la terribile nuova [che Napoleone] ha sbaragliato in modo stupendo tutto l'esercito del re di Prussia e ciò nella prima battaglia che fu più decisiva di quella di Marengo e di Austerlitz. Finché Bonaparte ha in Francia scritto questo verso: son lo sdegno di Dio, nessun mi tocchi; tutti i principi dovranno cedergli il campo e il trono. Altra cosa sarà quando questo verso sia cancellato. *** 1 novembre 1806 A truppe la gente si porta in Capitaniato per ottenere la carta del salvacondotto. Bisogna aspettare ed ora era una follia di popolo che la vorrebbe e ciò perché ai 15 di questo mese spira il tempo presente; ed ognuno dovrà presentarsi in persona con due testimoni, assoggettarsi a un esame di moltissimi connotati che tutti vengono iscritti in due fogli separati e sottoscriversi a questi due fogli insieme con i due testimoni. Cinque minuti non bastano a spedire una persona. L'imbarazzo, e la folla è grandissima e mi suscita una immagine di quella confusione che si vide sotto gli austriaci nelle famose giornate del censimento. I buoni veneti non tornan più: una egual perdita mai non vi fu. Sono persuaso che questa canzone si canterà anche nell'anno 1997 et ultra. 4 novembre 1806 La molta pioggia della notte passata e di tutto questo giorno ha prodotto una brentana grande che cresce questa sera con somma furia e minaccia assai. Il presidente ossia il capo del demanio finora è stato il signor Giuseppe Montanari, il quale saggiamente ha rinunziato; e fu scelto a succedergli il signor Antonio Borgo. Il segretario fu ed è il co. Nicolò Salvi dottore. 5 novembre 1806 La notte passata fu temporale con tuoni e lampi gagliardi. Altro più mite questa sera. Questa mattina diluvj immensi di pioggia. Nonostante in Vicenza il Bacchiglione ha diminuito. La Tesina fu alta assai e ruppe a Quinto, e alle Torri. 1806 Verso mezzanotte sormontò porzione dei miei argini in fondo al Pallù: portò dentro molta acqua ma non li ruppe. Questi argini sono rimpetto alla Caveggiara. 9 novembre 1806 E’ morta la contessa Vittoria Calderari, religiosissima donna vissuta sempre nubile e che sofferse con una eroica, cristiana rassegnazione una lunghissima e dolorosissima malattia. Ogni giorno viene e ogni giorno parte un numero grandissimo di giovani coscritti quasi tutti francesi non ancora vestiti da soldati. Che compassione! Quanta gioventù miseramente perduta! Ai primi di questo mese, non so se ai quattro o ai cinque, ripassò per Vicenza senza fermarsi venendo da Venezia, il Viceré Eugenio e andando a Verona. 13 novembre 1806 Cominciando a riconoscersi l'impossibilità di poter dare la carta di sicurezza a novanta mila persone nel giro di pochissimi giorni, fu preso il partito che gli abitanti delle ville abbiano da andare a prenderla al loro rispettivo vicariato, ripiego meschino, e non bastante perché anche i vicariati pieni di popolo, la maggior parte del quale ritorna alle sue ville senza ottenerla; oltre a ciò la si è prolungata fino ai 15 del corrente. Che caos! Che confusione! Leggi adesso il proclama poetico 3 gennaio 1806 e dàllo a leggere per loro conforto alle Monache alle quali fu fatto dal demanio sapere, che da qui in poi la loro ricca pensione di 45 soldi veneti al giorno non sarà loro pagata se non con la posticipazione, di mesi sei. Ammirate generoso tratto di filosofica umanità. La nostra città non ha più la minima idea di città. Tutto è un vortice di confusione, un mostro immane, che non ha né capo, né coda. Io la chiamo una casermaccia di soldati; perché essi si trovano in tutti i conventi soppressi, in tutti gli esistenti, in tutte le strade, e in tutte le case. 14 novembre 1806 Dopo i due primi giorni ai primi giorni [sic] di questo mese, le giornate si serenarono subito, e tali proseguono. 15 novembre 1806 La notte scorsa è morto di 82 anni il conte Francesco Sangiovanni, ultimo di sua famiglia e di questo cognome. Era dottore di Collegio e fu bravo giudice, bravo cittadino, e che possedea molte nozioni letterarie. L'unica cosa nella quale i francesi adesso non molestano la città, e il territorio, sono la requisizione di animali, carri, carrette ec. per i loro trasporti. Su questo i poveri coloni sono lasciati in pace, dopo di aver tanto sofferto per questo articolo negli anni andati, come si vedrà da queste mie memorie spaventose ma veritiere, scritte all'utile corrente e senza tempo, da usarvi riflessione per renderlo più elegante e colto, e sempre a contragenio e di mal umore; ma sempre esatte, e giustissime. A chi scrive in tali circostanze bisogna perdonare i difetti di espressioni, e di stile. L'autore non pensa che a quello che deve dire; e afferra senza esame la prima maniera qualunque sia che gli si presenta di dirlo. 16 novembre 1806. Domenica. Per la vittoria ottenuta dai francesi contro il re di Prussia, fu questa mattina per ordine pubb.o cantato in Duomo solennemente il Te Deum in cui pontificò il Vescovo, vi intervenne il prefetto Magenta, la Municipalità, ed altre Cariche. In Duomo vi era quel concorso che vi suol essere all'ultima messa nei dì festivi; e niente più. Fu cantato in tutte le parrocchie della città, e si canterà poi in tutte quelle delle ville. In questi giorni è partita da Vicenza tutta la cavalleria francese ma rimane un'immensa fanteria. 1806 17 novembre 1806 E’ morto la scorsa notte in età di 85 anni ultimo di sua famiglia [ il] Can°. Bonaventura Fadinelli. Vicario generale, canonico arciprete della cattedrale. Ecclesiastico di molta dottrina, di soda letteratura, di vita esemplare, e limosiniere senza misura, onor del clero, amato da tutti. 18 novembre 1806 Gran quantità di fanteria giovine francese è partita questa mattina da Vicenza; ma grandissima quantità è venuta poi da Verona tutta giovane; ma alla testa di essa v’ha molti uffiziali assai vecchi; cosa non più veduta. Aveva anche alcuni cannoni, e mortari con carri di nuova idea. Si vede nell’ armata un gran movimento. 19 novembre 1806 Nuova cavalleria è venuta a stanziar a Vicenza in maggior numero di quella, che è partita. Tutto è inondato dalle truppe, conventi, caserme, strade, case, borghi che da per tutto …rrima mortis imago. Povera Vicenza divenuta una stalla da porci. Tal sei, e tal sarai, chissà sino a quando. Quanto a me dubito sino alla fine del mondo, perché finché sussistono i peccati, il castigo sussisterà. Chi v’ha che si emendi? Il vicariato di Montebello non ha dato nessuno coscritto, perché quanti ne furono estratti (e furon molti) tutti fuggirono, e vivono erranti per quei monti e per quei boschi; dove si fabbricano dei covili con frasche e rami di alberi, non per dormire ma per vegliare la notte. Terribile situazione! Preferire una vita così penosa alla divisa francese, di questo passo è ridotta la gioventù! Deh spargi lacrime o gioventù; che i buoni veneti non tornan più. 23 novembre 1806 E’ cosa assai riflessibile che, padroni i francesi di tutta l'Italia, e adesso ancora di Berlino, avendone cacciato il re di Prussia, non siano, e non tentino di esser [padroni] di Roma, in cui Pio VII regna sovrano senza molestia. Questo è un prodigio che i filosofi non sanno spiegare; ma che ben l'intendono e con piacere, i buoni cattolici. Rileggendo queste mie memorie cominciando dal tempo della rivoluzione mi avveggo che mi sono scatenato più volte furiosamente contro la Francia e contro la sua armata, chiamando l'una e l'altra esecrabile, empia, caricandola dei più neri colori ec. Ora dichiaro di non contrassegnare con questi titoli se non quegli scellerati, che furono moltissimi, che promossero la rivoluzione, ma massacrarono l'ottimo loro sovrano, operarono tante stragi, tanti sacrilegi, trascinarono Pio VI in Francia ec. ec. ec. ec. Del resto consacro tutti gli elogi a tanti di quella nazione che sono rimasti ottimi cattolici, e che hanno dato, e dentro, e fuori di quel regno, esempi delle più sublimi virtù; e molti furono da me conosciuti. Dico lo stesso riguardo all'armata, in mezzo alle quali ve n’ha moltissimi coscritti forzati e non addottano i principj di quegli insigni scellerati. La rata dell'amoroso Predial di questo mese di novembre cresce sopra quella passato 7mbre, di quattro lire per ogni lira di estimo. Sic itur ad astra. Nell'anno venturo a quanto si dice crescerà questa imposta molto di più. Chi se ne lagna ha torto perché siamo noi che così abbiamo voluto, e così vogliamo e così manifestiamo con l'andamento dei nostri costumi. La metà della mia entrata non basta a pagar questa imposta sul piano presente. 1806 29 novembre 1806 E’ stato cangiato improvvisamente il Tribunale Criminale. Il capo del med.o che era Andrea Tornieri fu congedato sul momento. Non si poteva fare caso di maggior gusto suo, e di suo [sic], e di suo padre, gli fu sostituito il sig. …[manca il nome] mercante da Tiene che era … giudice a Tiene. Bisogna dire che in tutta Vicenza non vi sia una persona atta a coprire questa carica. Dove pensate voi che si trovi il pallone aerostatico fabbricato in Vicenza dal signor Andreoli? [frase latina non interpretabile correttamente]…si trova in Venezia. Ma in qual luogo? Nel tempio di San Giorgio Maggiore, caricato e gonfiato, fatto spettacolo a chi pagando lo vuol vedere. *** 2 dicembre 1806 Proseguono le bellissime giornate. Non credo che in 8bre vi siano stati tre giorni di pioggia; ed altrettanti in 9mbre. È qualche giorno che il Demanio è passato dal collegio dei SS. Filippo e Giacomo a piantar l'Uffizio nella soppressa casa dei padri Teatini di San Gaetano. Puoh! Dolori! 3 dicembre 1806 Vengono e partono ogni giorno truppe in gran quantità; la maggior parte partono verso Palma dove pare che si formi una armata immensa. A parte di questo non possiamo della loro condotta, né in città né in villa, nelle case non danno motivo di querele. 7 dicembre 1806 Questa mattina si è riaperta solennemente la chiesa di S. Lucia, stata chiusa per molti mesi per esser cadente; e intanto fu trasferita la parrocchia nella chiesa dell'Araceli. Riparata convenientemente, questa mattina con una processione numerosissima vi fu dall'Araceli trasportato il SS. Sacramento. 10 dicembre 1806 Piccola escrescenza di acqua per la non molta caduta pioggia. 11 dicembre 1806 Un'ora dopo mezzogiorno è morta con dolore inesplicabile di tutta la città nella florida età di anni 21 la contessa Laura figlia del co. Luigi Porto Barbaran, e moglie da poco più di un anno del conte Lodovico Trissino. Giovane dama fornita raramente di tutte le virtù naturali, e morali, e di cui la bontà era superiore ad ogni elogio. Grande scossa risentì la sua sanità nella sera del 3 novembre 1805 tanto più che neppur allora si trovava in ferma salute. Dopo poi cominciò a declinare sempre più passando da un male all'altro, finché consunta da una malattia cronica dovette soccombere coi contrassegni più decisivi di quella pietà cristiana che coltivò sempre fin da fanciulla. Poche ore dopo giunsero le Monache del monastero di Santa Chiara di Bassano espulse dal loro convento, dal governo formidabile francese, per essere incorporate con queste nostre dell'Araceli. Queste soppressioni nel dizionario francese si chiamano Concentrazioni, come le rapine dei beni ecclesiastici si chiamano Avvocazioni. Vedremo al tribunale di Dio quanto udiranno a loro difesa questi modesti vocaboli. Io non vorrei esser del sangue lor macchiato e molle. Ora queste religiose giunsero oggi in numero di 25: ve ne avea di 80 anni e più; ve ne avea una di storpia, cui convenne tosto portare a letto. Tutte erano afflitte e taluna desolata. Chi vi fu presente mi assicurò che non si può vedere uno spettacolo più compassionevole. Vi si portò mons. Vescovo a riceverle e a consolarle; e vi era anche il co. Nicola Salvi, segretario del Demanio, essendo malato il signor Antonio Borgo, capo di quell’ 1806 Uffizio. A che siam giunti? Bisogna aver rinunziato a dei gran principi per giungere a questi eccessi. Queste religiose furono accompagnate da Bassano a Vicenza da quattro ecclesiastici e dal co. Roberto Roberti. Piace a questo proposito trascrivere un pezzo di lettera che ho copiata questa mattina dall'autentica diretta da Roma, da persona che non nomino, ad un cittadino di Vicenza di cui taccio il nome, nell'anno 1781. Eccola: “Roma 18 agosto 1781: Ella avrà saputo l'altro pettegolezzo su per le Monache di Prato, onde il Gran Duca ha sottratto tutte le sue Monache dai Frati. Felice la nostra vicina posterità, che non sarà infastidita né da frati, né da Monache e quella un poco più in là, non sarà né pure da preti. “ Vedete se costui fino da allora era a parte del decreto. Nel seguente paragrafo manifesta ugualmente la sua maniera di pensare stolta, e irragionevole, e fa un bell'elogio di se stesso. “Del Parisi (vicentino) che predicò quest'anno al Gesù si può dire ‘laudatur ab his culpatur ab illis’. Io non capisco prediche. So bene che Palladio, Scamozzi, Trissino, hanno illustrata Vicenza senza essere predicatori” 14 dicembre 1806 La scorsa notte è passato venendo da Verona andando verso Treviso il Viceré Eugenio. 15 dicembre 1806 Questa mattina è partita per Treviso gran parte della cavalleria francese che da tanto tempo soggiorna in Vicenza. Una delle cose più pregiabili di Vicenza era il giardino del co. Girolamo Valmarana alla porta del Castello, aperto sempre all'estate al pubblico, che godeva in gran concorso di quel vezzo, di quei viali, di quei sedili, di quei passeggi. Ora tutto questo parterre è volto in un campaccio arativo; e i buoi tirano l'aratro dove passeggiavano le dame. Ecco una delizia perduta per il paese. Sulla porta di quel giardino in luogo di iscrizione vi si può incidere il famoso proclama 3 gennaio 1806. Quasi tutta la fanteria è partita qualche giorno fa; sicché ora in Vicenza non rimangono tra tutto che 200 soldati. Tutte queste truppe si dirigono al Tagliamento, e par che annunzino una vicina rottura con la casa d'Austria. Per noi non so cosa sia desiderabile se la guerra, o questo Stato infelicissimo in cui viviamo. Faccia Dio. Vicenza, Scorcio dei giardini Valmarana, alla porta del Castello 1806 16 dicembre 1806 Jeri sera sull'imbrunire giunsero in cinque o sei legni le Monache agostiniane di Marostica e andarono afflitte insieme a pernottare con le Monache di S. Pietro, dove prima portato si era il nostro egregio Vescovo per riceverle, e consolarle in questa loro estrema disavventura. Questa mattina poi con lo stesso treno partirono passando per il Corso e si avviarono verso Schio ad unirsi con le Monache di quella terra essendo questa la loro destinazione. Tutte erano altamente pensose e meditavano profondamente il consolante proclama 3 gennaio 1806: tanto confortativo per esse e per tutti. Mons. Vescovo le aveva già precedute di qualche ora per potere riceverle colà nel loro ingresso. Ma non credo che sia si mai immaginata crudeltà più capricciosa di questa; la quale peraltro finora non ha ottenuto il suo intento; perché nessuna di tante spose di Gesù Cristo, tormentate in questa maniera, nessuna ha chiesto di ritornare alla casa paterna, come supponevano i buffoni filosofi amaramente burlati, e quantunque tutte non soffrano questa persecuzione con la medesima ilarità, tutte però la soffrono con una virtuosissima rassegnazione; e dando uno spettacolo di grande onore alla chiesa. 18 dicembre 1806 Da qualche giorno si trova in Vicenza una compagnia di saltatori a cavallo francesi armati di diplomi Napoleonici, o Eugeniaci che li distinguono, capo della quale è un tal Mr. Tourniere. Fanno i loro salti od equilibri sopra i cavalli alla sera nella Cavallerizza ben illuminata. Vi concorre una quantità di gente e guadagnano molto denaro. Eseguiscono molto bene i loro salti sopra i cavalli consimili o poco diversi da quelli fatti più volte vedere in Vicenza, tempo fa dai saltatori Aurilon, Majon, Gillet, e da altri che non mi ricordo, ma che certo ho descritti a quel tempo, e perciò non mi estendo a descriverli, tanto più che non sono stato a vederli. Io credo che sia questo un esperimento, una prova dei francesi per vedere se ancora la nazione ha in mano denaro da gettare in spassi e bagordi allegramente, spontaneamente,…….. onde poi stringerla e mungerla con nuove imposte senza che se ne possa ragionevolmente dolere. La prova è fatta; e ha deciso contro di noi perché il concorso è grandissimo ed anche di gente volgare. Vedete a che si pensa, invece di pensare a far penitenza, ed a placare la giustamente irritata divina giustizia. La Cavallerizza in Campo Marzo in un’incisione del sec. XVIII. Da VICENZA CITTA’ BELLISSIMA Iconografia vicentina a stampa dal XV al XIX secolo, Biblioteca Civica Bertoliana, Vicenza 1983 1806 19 dicembre 1806 Jeri sera giunsero in Vicenza e andarono a pernottare nel monastero di S. Pietro le Monache Clarisse di un convento di Feltre espulse caritatevolmente da quello, e cacciate ad unirsi con le Cappuccine di Cologna. Erano 22: in cinque o sei legni. Il Vescovo andò ad accoglierle e a confortarle; ed eravi anche il capo del Demanio. Questa mattina poi un'ora prima di terza partirono per Cologna. Spettacolo miserando? Ve n’avrà alcuna di 82 anni, una storpia, una tisica. Anche queste buone religiose che somigliano alle Cappuccine si saranno consolate leggendo, e meditando parola per parola il vivifico proclama 3 gennaio 1806. Il frumento a lire 9 e 10 allo staro; lire 7 circa il sorgo. 20 dicembre 1806 Sono stati con una peraltro urbana lettera del nostro prefetto Magenta, congedati dall’Uffizio di sanità i tre Cavalieri Provveditori e sostituito il Medico Fertoia, il chirurgo Mantovani; e lo speziale Maron, che entreranno in carica il primo dell'anno 1807. Bene; anche questo è rovesciato. Nei giorni passati per molte notti consecutive venivano condotti in tanti conventi, quando 60 quando 100 ammalati francesi, ed anche feriti da molto tempo, che si deponevano per poco tempo nei nostri Ospitali militari; e poi si facevano passare a Verona. Ora si è saputo che tutti questi venivano dall'Istria dove l'armata francese ha sofferto gran perdita per mancanza di viveri; e quella della Dalmazia dai montenegrini, che le si opposero vivamente, e le impedirono i progressi. Quanto a Bonaparte dopo la presa di Berlino, è marciato all'acquisto della Polonia; ed ora ivi si trova. La caduta di Berlino non mi sorprende. Era quello sotto Federico II il trono dell'incredulità. Quale meraviglia che sia crollato? Tutti i troni piantati in questo fondamento avranno la medesima sorte. Dal trono di Berlino partì diretta a Voltaire la seguente lettera nell'anno 1767: scritta da Federico II: il quale nell’atto di profetizzare da stolto la caduta del trono pontificale, non si accorgeva l'insensato, che egli stesso minava il suo. Eccola: [segue la lettera in francese che qui si tralascia, per non incorrere in strafalcioni dovuti alla impossibile grafia. Cta 636] Ma invece, mentre così scriveva, la bipenne era alla radice del suo trono, ed egli non sapeva né se lo figurava. E quell'altro che egli credeva cadente stava saldo sino alla fine del mondo. E non prevedeva che trentanove anni appresso la data di questa lettera, la di lui spada, il suo capello ecc. doveva essere da Bonaparte mandato da Berlino a Parigi nell'Ospitale degli Invalidi. 25 dicembre 1806. Giorno del santo Natale. Passò questa mattina per tempo il Viceré Eugenio venendo da Treviso, e andando a Verona senza fermarsi. Pontificale in Duomo. Il Vescovo entrò in chiesa avendo a dritta il Prefetto, e a sinistra il Dalla Vecchia, segretario del Prefetto, e dietro di essi seguiva la Municipalità con i Piferi, che ancor si conservano col loro abito, ma è stato loro vietato il suonare. Questa comitiva era circondata da dieci, o dodici gendarmi invece dei soldati; fanno la stessa figura, ma l'Uffizio è più vile. Le giornate proseguono bellissime e non fredde. 27 dicembre 1796 La prova dei saltatori riesce eccellentemente. Ogni sera v’ ha un gran concorso e la raccolta è circa di mille lire ogni sera. 1806 Che volete di più per provare che il paese è pieno di buon umore e di danaro? Questo argomento che non ha replica non rifuggiva alla logica francese, e lo vedremo nel nuovo vicino Prediale. Fanno per altro questi saltatori alcuni giochi non eseguiti da altri. Per esempio ballare eccellentemente quanto un ballerino di teatro sopra il cavallo che va di galoppo, saltare stando a cavallo e col cavallo medesimo per mezzo a un telaio tenuto molto alto, ed animato da tutti quattro le parti di fuochi artifiziali, e nell'atto che giocano tutti questi fuochi, ed altri ancora; ma non li descrivo perché non sono mai stato a vederli. Mi voleva meravigliare che le Missioni non trovassero intoppi. Li hanno incontrati purtroppo. Ed ora è venuta prescrizione che nessuno possa fungere il ministero di Missionario senza la facoltà del suo Vescovo (questo va benissimo) con l'approvazione di un tal uomo che si chiama Ministro per il Culto, che sta a Milano (questo è malissimo) sull'informazione del Prefetto (questo è peggio). Povera chiesa! Come inceppata e assoggettata alla podestà secolare, da cui è indipendente per la sua divina Costituzione? In questi ultimi giorni si sentono avvenuti furti sacrileghi per le ville del distretto, come nelle chiese di Colzé, di Sossano, di Sarcedo, e mi pare di qualche altra. Insomma siamo arrivati al non plus ultra della ribalderia, della dissolutezza e della religione. Tanto più dunque ci corre l'obbligo di essere costumati e religiosi. 30 dicembre 1806 Questa sera a notte ben avanzata giunsero da Padova le Monache Teresine di quella città in numero di 32 circa ed andarono nel convento di San Domenico ad unirsi con le nostre Monache Teresine di Vicenza. Il Vescovo fu ad incontrarle, riceverle e confortarle; tanto più che alcune erano cadute in deliquio. Povere spose di Cristo a quali amarezze sono riservate, nel secolo dell'umanità? Furono accompagnate da Padova a Vicenza dal co. Da Rio, lor protettore, e da alcuni ecclesiastici; il signor Antonio Borgo capo del Demanio era in convento a riceverlo, dove erano entrate anche molte dame e signore. 31 dicembre 1806 Giorno di altissima confusione per tutti, e di grandissimo danno per molti per la nuova tariffa delle monete di rame, cioè del soldo, e del bezzo, quali monete formavano la massima parte del commercio. Furono ridotte nel maggio passato alla metà di quel che valevano allora; ed oggi sono tariffate in modo che tre di questi soldi formano due soldi, e tre bezzi formano otto danari. Andate a comprare un pezzo di pane se vi dà l'animo, non trovate più il bezzo. Ma la terribile cosa fu che sparsasi questa nuova ieri sera, non mancarono questa mattina gli affittuari di portar le rate di Natale in questa moneta, che giustamente non si può ricusare; come è successo a me che questa mattina a mezzodì hò riscosso in queste monete lire 811: che due ore dopo mi sono diminuite di un terzo. Sapessi almen ben usare di queste amare vicende: o almeno si contentassero di queste, e non toccassero la religione. Questa sera l'ospitale degli Esposti di San Marcello con tutti i fanciulli, e le fanciulle non lattanti, si è trasportato a San Rocco, da cui per questo oggetto come ho scritto, furono cacciate le sante Monache Terese e mandate a San Domenico. Progetto indegno tanto più che gli Esposti non avevano bisogno di luogo e stavano benissimo con tutti i loro comodi a San Marcello.