Confusione politica e mediatica

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Confusione politica e mediatica
Confusione politica e
mediatica
di Michael Shevack e Vincent Sebastian Taschetti*
La concentrazione mediatica
Michael Shevack è
rabbino in New York
e fondatore e
direttore creativo di
una propria agenzia
pubblicitaria. Tra gli
altri libri, ha scritto
“Dialogo fraterno”,
sul rapporto tra
ebraismo e
cristianesimo.
Vincent Sebastian
Taschetti è
direttore creativo e
Chief Executive
Officer di
un’agenzia
pubblicitaria.
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Gli antichi greci erano preoccupati, molto preoccupati, che la loro invenzione politica, la democrazia, potesse diventare un semplice strumento per coloro che definivano in
modo dispregiativo hoi poloi, ovvero la “feccia”, la “massa comune”, i “contadini” ignoranti. Anche l’America dovrebbe essere preoccupata.
L’America è un Paese paradossale: è la democrazia costituzionale più antica, continuativa e inalterata del mondo, ma è anche uno dei Paesi più giovani, solo poco più di 200
anni. Ironicamente, possiamo dire che siamo un bambino democratico ai primi passi, eredi
della filosofia illuministica dei nostri genitori europei, ma pur sempre ancora con il pannolino.
I Padri fondatori della Costituzione americana sono stati molto categorici su un fatto:
la democrazia senza cultura è destinata a fallire. O gli americani ricevevano un’istruzione,
così da poter valutare correttamente il valore politico dei candidati e distinguere nei media
la verità dalla propaganda, oppure questo grandioso esperimento politico di una nazione
“fatta dal popolo e per il popolo” sarebbe fallito e degenerato in un vero hoi poloi. Per evitare questo, l’America ha istituito un sistema di istruzione libero e pubblico, come non si era
mai visto prima, e Benjamin Franklin - genio e profeta della Rivoluzione americana - ha di
fatto inventato il concetto di biblioteca pubblica, con i libri accessibili a tutti.
Tuttavia, la più grande sfida del sistema politico americano verrà da qualcosa di infinitamente piccolo: il byte. Byte sonori, byte visivi, tutti i tipi di byte del computer che vibrano su internet e che, in maniera virale, stanno infettando il nostro intero sistema di media,
televisione, radio, e, ancor peggio, la coscienza umana stessa. I media stanno rivoluzionando il mondo, e da nessun’altra parte è più evidente che in America. Non manca molto al
momento in cui la tecnologia della televisione analogica degli anni Cinquanta si fonderà
totalmente con la tecnologia del computer digitale. Già si può vedere come televisione,
radio, personal computer, web, film, si stiano fondendo in un unico grande politburo americano. L’America ha lottato per 50 anni, nella Guerra fredda, contro l’accentramento autoritario sovietico dei media; ora sono gli Stati Uniti ad accentrare i propri media politici, con
modalità incestuose e velenose che mettono a repentaglio la stessa verità.
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La “libera stampa”
Per prima cosa, vediamo i recenti attacchi alla stampa libera. La Costituzione degli
Stati Uniti proclama la libertà di stampa: i Padri fondatori non credevano che la democrazia
potesse sopravvivere senza la libertà di stampa, perché senza non è possibile avere un popolo istruito. Allora, gli unici media erano i giornali e il passaparola. I giornali erano imprese
indipendenti, piccole aziende; al vertice c’era qualcuno che era personalmente responsabile e giocava la sua integrità personale.
Ma oggi le priorità dei giornali - e di stazioni tv, motori di ricerca, riviste e degli altri
media - sono rovesciate. Invece di inserire standard di verità politica come primo obiettivo
del giornalismo, essi vi mettono la vendita dei propri media, finendo per enfatizzare ciò che
è scioccante e sensazionale al fine di incrementare le vendite e generare profitti. E siccome
i giornali, le stazioni tv, gli internet provider e i motori di ricerca sono stati comprati da grandi gruppi, il peso dei risultati economici sulla verità politica è diventato ancor più pericoloso. Il modo in cui è riportata una notizia influenza l’elezione di un candidato politico, ma
produce anche effetti sulla borsa, il cui andamento influenza l’economia, i comportamenti
degli elettori, la politica dei sindacati e le leggi nazionali, le quali, a loro volta, hanno conseguenze sulla relazione tra il governo e i grandi gruppi: il livello della loro tassazione, per
esempio, o il tipo di regolamentazioni governative da approvare o bocciare. Quale società vorrebbe sui media di sua proprietà notizie dannose per il gruppo cui appartiene?
Ora, aggiungiamo a questo quadro il fatto che molti di questi grandi gruppi contribuiscono finanziariamente alla campagna dei candidati politici. Se il proprietario del giornale sostiene pubblicamente uno specifico candidato, vi è il rischio di una discriminazione
nei confronti dei giornalisti non d’accordo con la scelta, mentre verranno premiati i favorevoli. La “libera stampa” minaccia così di diventare uno strumento di propaganda per un particolare candidato, rivolto all’intero popolo americano.
La “nuova lingua”
Oltre a questi mega-cambiamenti nei media, siamo anche di fronte a un cambiamento sconvenientemente sottile nel linguaggio stesso. Non ascoltiamo più frasi costruite con
raffinatezza, pensate attentamente e addirittura meditate per esprimere la verità e persuadere nelle elezioni politiche o nelle campagne di governo. Ora, trattiamo con chips, chops,
bits, bytes che ci ricordano la “nuova lingua” in 1984 di George Orwell. Non sentiamo più
parole magnificamente ispirate come quelle di Kennedy «non chiedete cosa può fare per voi
il vostro Paese. Chiedete piuttosto cosa potete fare voi per il vostro Paese». Il linguaggio politico si è scomposto in piccoli proiettili emotivi che semplicemente intendono galvanizzare i
sentimenti delle persone e non impegnare la loro razionalità. Questo è “l’asse del male”,
un’espressione del nuovo linguaggio americano che il nostro presidente ha reso famosa.
La politica è diventata marketing e il marketing è diventato politica. La verità, la moralità e la virtù sono minimizzate, sebbene le labbra dicano il contrario. Quando iniziò a prendere piede l’opinione politica e la libertà di parola contro la guerra in Iraq, questa posizione
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fu definita «non patriottica». Una libertà di parola non patriottica? In America? Un diritto
costituzionale definito non patriottico? Davvero sembra di ascoltare la “nuova lingua”
descritta da Orwell.
La politica si deve liberare dai cosiddetti spin doctors, le cui carriere professionali
consistono nel prendere le informazioni e inserirle in scenari paranoici che manipolano la
popolazione, spingendola a un atteggiamento positivo o negativo verso una particolare amministrazione.
Politica e nuovi media
Un cambiamento mediatico come quello descritto non è necessariamente terribile,
quando si vendono dei prodotti di consumo. Si inserisce nei media la pubblicità di un’automobile, per esempio, e ora, per la prima volta nella storia, è possibile lanciare la propria pubblicità in una rete di comunicazione vastissima per raggiungere una fetta enorme di popolazione mondiale. Ma, allo stesso tempo, all’interno di questa popolazione globale possiamo
raggiungere un livello estremamente personale, creando un intenso fascio di luce centrato
proprio sui propri gusti e desideri personali. Questo è ovviamente positivo per le vendite,
quindi per l’economia, e, per molti versi, per il comfort materiale dell’uomo.
Tuttavia, la politica non è un prodotto di consumo. Non è una nuova macchina, né
una confezione di pannolini usa e getta: la politica è leadership. Comunicare le caratteristiche di un leader provoca un effetto sulla gente maggiore rispetto alle caratteristiche di
un’auto. Se l’automobile non funziona, può essere ritirata per minimizzare il danno. Se un
leader fallisce, questo avrà un effetto su tutti, anche su coloro che non erano precedentemente interessati. In un’era di media consolidati, l’effetto di un cattivo leader si diffonde in
tutto il Paese e in tutto il mondo.
Però, se guardiamo al lato positivo, i nuovi media hanno portato anche nuove eccitanti possibilità politiche che, paradossalmente, controbilanciano l’incubo della concentrazione mediatica. Negli ultimi anni, la democrazia americana è stata ravvivata e riattivata dai
nuovi media, specialmente da internet, che ha riportato uno spirito individualistico nella
politica americana. Ora, con internet, quando un politico dice fandonie, diventa velocemente “virale”. In men che non si dica, le sue parole hanno raggiunto 220 milioni di persone, e
ne hanno già parlato tutti i media. Le scuse arrivano poi in pochi nanosecondi. Un gran
numero di americani possono collegarsi elettronicamente e comunicare tra di loro per “prendere a pugni” i rappresentanti della legislatura, fornendo un contrappeso potente agli abusi
politici dei media.
Forse, in futuro, la democrazia - con una popolazione istruita - potrebbe evolversi e
diventare un “referendum su internet” a livello nazionale o globale, evitando così la “goffaggine” della democrazia di rappresentanza! La democrazia rappresentativa diventa necessaria se non è effettivamente possibile raggiungere tutti gli elettori di un Paese. Se, con
internet, questo diventa possibile, ci si può forse chiedere se vi è ancora bisogno di rappresentanti. Inoltre, oggi i media stessi sono diventati un “simbolo” a cui deve far riferimento
la politica. I politici sono costretti a fare la corte ai nuovi media per apparire “contemporanei”, “intelligenti”, “tecnicamente dotati di buon senso”, cool. Per esempio, recentemente
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Hillary Rodham Clinton ha annunciato su You-Tube la sua “colonna sonora” di candidato
presidenziale. E lo ha fatto riprendendo una parodia dell’ultima puntata dei Soprano, una
fiction televisiva che parla di una famiglia mafiosa del New Jersey. Questo è stato un modo
per far sembrare Hillary cool. E appariva cool perché utilizzava un media cool.
Nei turbolenti anni Sessanta, si diceva: «I media sono il messaggio». Ora, nel 2007,
si può dire: «Il messaggio sono i media».
Democrazia e Verità
Secoli fa, Thomas Paine scrisse un forte pamphlet intitolato Senso comune, dove
spiegava molto chiaramente le ragioni per cui i coloni americani avrebbero dovuto ribellarsi
a Giorgio V e creare una nuova nazione diversa dalla Gran Bretagna. Senza i media, la democrazia americana non avrebbe mai spiccato il volo. Tuttavia, Senso comune non ha servito
solo Thomas Paine, i suoi ideali politici personali e i coloni che lo appoggiavano. Ha servito
anche - probabilmente non intenzionalmente - la Gran Bretagna che, nell’espandere all’estremo il suo impero, aveva ridotto il sacro diritto della libertà umana e dell’autodeterminazione. Ha servito la dignità degli esseri umani, ha servito la verità politica, ha diffuso la
libertà nel mondo, compresa la Gran Bretagna. Senso comune è stato un prodotto mediatico che ha servito un maestro molto più grande.
Chi è il maestro che servono oggi i media? Politicamente, non c’è nulla di davvero
pericoloso riguardo a internet, alla televisione, alla radio o all’attuale concentrazione dei
media. Ciò che è pericoloso è che questi media non stanno più servendo la Verità. Servono
gli interessi politici, partigiani e parziali. Servono gola, superbia, invidia - tutti i sette peccati capitali -, non la Divinità. «In principio Dio creò i cieli e la terra». La Verità ha stabilito
l’intero cosmo e lo ha formato, ex nihilo, dalla “sostanza” dell’Essere di Dio. La politica?
Beh, è arrivata abbastanza velocemente, non appena Adamo ed Eva sono stati creati, così
velocemente che tendiamo a dimenticare che la politica è davvero secondaria: il fondamento della Verità è Dio e il Disegno di Dio per la Creazione. Il dominio umano è costruito sul
Dominio Divino, e non viceversa.
Quando i politici impareranno a servire prima la Verità, e dopo altre persone e sé stessi, solo allora avranno la coscienza necessaria per usare i media in modo corretto, come strumento di illuminazione piuttosto che come uno strumento di stupida manipolazione. Quando
i colossi aziendali, gli industriali, i militari, gli hacker di internet, professionisti e amatoriali, e tutte le persone nel sistema politico americano e altrove impareranno a servire prima la
Verità, e dopo sé stessi, allora la democrazia potrà essere ciò per cui ha ragione di essere.
La democrazia può essere condivisa, umana, istituzionale e, sì, anche l’applicazione politica della Verità Divina in tutte le questioni umane. Ma, ahimè, ora ciò che abbiamo è solo
una distorsione di quella Divinità. E, come gli antichi Greci, noi, americani contemporanei e non solo - dovremmo davvero essere preoccupati. Molto, molto preoccupati.
C’è nessuno là fuori per pulire il nostro pannolino?
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