Società e costume

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Società e costume
Società e costume
Storia della Moda
Il Settecento
Le caratteristiche di un secolo non cominciano all‟improvviso, ex
abrupto, ma rivelano un lento e graduale passaggio dalle condizioni
primitive alle posteriori, almeno che non ci sia un capovolgimento
radicale, capace di cancellare tutto il passato e istituire nuovi
costumi e abitudini che nulla hanno a che vedere con ciò che li ha
generati. Nei due interventi precedenti, sono state illustrate
abbastanza largamente le peculiarità del Seicento, proprio per
evidenziarne i tratti salienti e la continuità con il secolo successivo,
che vive in pieno l‟Illuminismo e la vita di corte. E‟ in questo luogo,
infatti, che si affermano la moda e uno stile di vita veramente nuovi
e vengono alla luce pure, per opposizione, le controtendenze. Il
mecenatismo di Luigi XIV aveva veramente offuscato la mente
della nobiltà, la quale viveva di apparenza e di etichette e non
riusciva a capire che la società francese era minata dal proprio
interno: “La cicala e la formica” di La Fontaine propone una solida
e ferma denuncia contro una società votata al decadimento, il cui
peso grava tutto sul terzo stato (formica) mentre i nobili (cicala) se
la spassano in una vita di frivolezze e di inettitudini. La moda,
Figura 1 Luigi XVI
1
pertanto, è lo specchio dei tre ordini in cui è suddivisa la società francese, ma è dettata dalla nobiltà
che cerca d‟imporsi in tutte le corti europee, ove afferma le tendenze stilistiche del tempo.
Come sempre l‟abbigliamento dei popolani era semplice e ridotto all‟essenziale ed esprimeva le
condizioni di chi l‟indossava: doveva servire per riparare il corpo dal clima e dalle molestie del proprio
lavoro. Indumenti fondamentali erano un paio di braghe lunghe e larghe2 e un camiciotto piuttosto
ampio, quasi sempre adorno di buchi, o di rattoppi diversi e di estese lordure. L‟indigenza induceva a
cambiarsi poco e a non lavarsi quasi mai: ci si copriva alla meno peggio e, spesso, con panni rubati ai
più abbienti. Tali atteggiamenti e comportamenti, oltre che dalla letteratura e dalla storia, sono stati
ben evidenziati da tanta cinematografia e, particolarmente, dalla popolare serie di Angelica, riproposta
dalla televisione italiana in queste ultime settimane. Inoltre, per inciso, bisogna pure notare che tra il
Sei e il Settecento si affermano i filatoi e il prototipo della fabbrica tessile. La Rivoluzione Industriale
avrà inizio proprio in questo settore con l‟applicazione dei primi telai meccanici e della spoletta
volante. Tutto ciò apporterà alla standardizzazione e alla omologazione dell‟abbigliamento, relegando
all‟alta sartoria l‟esclusività della produzione ormai “artistica” della moda. Così si viene a creare quasi
un connubio tra arte e moda: l‟artista disegna anche i tessuti e le stoffe. E‟ storicamente testimoniato
che valenti artisti, come Raffaello, disegnavano su cartone ciò che, poi, da abili artigiani veniva
trasferito, ad esempio, sugli arazzi.
1
C‟è differenza tra ordine e classe: il primo è riconosciuto dalla Legge, che distribuisce privilegi a taluni e obblighi ad altri;
la seconda, invece, rappresenta una semplice stratificazione determinata dalle condizioni economiche, sciali e culturali della
popolazione.
2
Tali braghe non somigliavano assolutamente ai pantaloncini corti e stretti (coulottes), indossati dai nobili, tanto che,
durante la Rivoluzione Francese, i cittadini, pur riscattati dallo stato di sudditanza, erano chiamati sanculotti, a significare
che non indossavano le coulottes.
Le stoffe erano molto preziose e costose per cui il sarto doveva usare
tutta la sua perizia per non rovinarle con tagli azzardati. Ciò induceva a
utilizzare i tessuti nelle loro dimensioni manufatturiere, da cui gli
abbondanti abiti femminili, prima, con lunghi strascichi e, poi, con
ampie forme tendenti a gonfiare dalla vita in giù, in modo da
aumentare vistosamente la superficie degli abiti ed evidenziare, con
l‟uso di preziosi, la propria posizione sociale. Quest‟ultimo aspetto
segna il passaggio dallo stile reggenza al rococò, moda femminile
francese tipicamente settecentesca. Le dame, che facevano il proprio
ingresso nei grandi saloni per feste da ballo, vestivano con un corsetto
o bustino3, stretto e scollato, cui era saldata una struttura, chiamata
panier, di vimini, o di canne o di ossi di balena, che intralciava molto i
movimenti, tuttavia evidenziava l‟ondeggiare della persona con limitati
ma aggraziati gesti, rispondenti alle ammiccanti cadenze musicali che
accompagnavano le danze. Tutto questo doveva servire alla costrizione
e al rispetto delle regole e delle etichette imposte dalla corte:
Figura 2 Maria Antonietta
l‟abbigliamento, a sua volta, rispondeva a quella gabbia dorata nella
quale si viveva solo di apparenza. Un altro capo, veramente interessante, erano le mantelle, di stoffa
leggera d‟estate, inizialmente molto ampie e con maniche, mentre, nella seconda metà del secolo,
divennero sempre più aderenti per risaltare la figura soprattutto delle ragazze. In questo periodo la
moda femminile subisce grandi cambiamenti, in quanto tende a snellire molto la persona, si priva di
tutte quelle impaccianti intelaiature (faldiglia) e diventa più semplice e funzionale alla vita quotidiana.
Anche la moda maschile è sottoposta a diverse trasformazioni, ma ciò che si nota immediatamente è
l‟uso di pantaloni (coulottes) stretti e legati appena al di sotto del ginocchio, in precedenza indossati
sotto le larghe e ingombranti braghe portate ancora dai ceti popolari. Scarpe snelle e lunghi calzettoni,
quasi sempre bianchi e adorni di fiocchi rossi, completavano l‟abbigliamento delle estremità inferiori,
mentre la parte superiore del corpo era ricoperta dal panciotto, su cui spiccavano bottoni e asole
abbellite da ricami, e giacche a due code con risvolti e bavero impreziositi da fili d‟oro e d‟argento.
Una mantella lunga, dello stesso tessuto e colore della giacca, ricopriva il tutto. I colori prevalenti degli
abiti erano l‟azzurro, il bianco e il rosso che rappresentavano la casa regnante e la città di Parigi.
Un discorso veramente a parte meriterebbe l‟uso delle parrucche 4, sia maschili sia femminili, che nel
corso del secolo subiscono cambiamenti notevoli: da quelle ricciolute e fluenti di Luigi XIV a quelle
sempre più ridotte, con soli due riccioli, degli ufficiali in abito da cerimonia e che in seguito divennero
d‟uso sempre più diffuso. Nel XVIII secolo la parrucca ebbe grande diffusione non solo in Europa, ma
anche nelle colonie inglesi dell‟America, là dove i princìpi dell‟Illuminismo daranno luogo alla prima
grande Rivoluzione del „700. La parrucca, inoltre, impediva l‟uso del cappello (tricorno) che, ormai
accessorio quasi indispensabile, veniva portato in mano o sotto il braccio.
Altri importanti aspetti della moda e della vita sociale negli Stati della penisola italiana saranno
trattati nel numero successivo.
Michele Ciliberti
3
Il bustino, francese con allacciatura davanti e inglese sul retro, era coperto da camicette abbellite da strisce orizzontali,
lisce o arricciate, chiamate falbalas.
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La storia rileva che le parrucche sono state sempre in uso, dal mondo antico ai giorni nostri, per esigenze diverse:
camuffarsi, recitare, coprire la calvizie o per mero senso estetico.