newsletter aprile 1

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newsletter aprile 1
19/4/2013
Concluso il GPI 2013 su ITA 622 in equipaggio con Piero
Platone. Regata molto impegnativa con una situazione
meteo che ha costretto il comitato a una riduzione del
percorso per mancanza di vento. Classificati 7° in generale
e terzo equipaggio italiano nella categoria serie.
La situazione meteo studiata prima della partenza faceva presagire una regata
molto tecnica e complicata, alta pressione per tutta la settimana che non
avrebbe permesso alle macchine da planata mini 6,50 di tracciare sul mare le
lunghe scie abituali. Dopo una buona partenza con vento da scirocco che non
avrebbe tardato molto a calare, eccoci nella prima bonaccia della corsa. La
nostra strategia di far correre la barca senza stringere troppo il vento, convinti di
una rotazione del vento ci posiziona bene rispetto alla flotta e prima della notte
siamo in testa sopra tutto il gruppo di mini. La notte prosegue di bolina con un
vento molto leggero e instabile che ci costringe a fare molte virate per rimanere
in controllo. All’alba siamo ingaggiati con Jehol, l’equipaggio francese che
purtroppo con poco vento ha un passo veramente difficile da tenere. Nell’aria
leggera cerchiamo di mantenere il contatto, con grande difficoltà e con continui
cambi di vela. Al passaggio di Capraia ci hanno distaccato e al tramonto siamo
piantati in un'altra bonaccia estenuante. La corrente ci spinge indietro! Per
fortuna si alza una brezza notturna che ci permette di volare al traverso sotto spi
medio in direzione dell’Elba, punta Fetovaia. Gestiamo bene il passaggio
dell’isola con i suoi rifiuti e, all’alba del secondo giorno, presi nell’ennesima
bonaccia ciondoliamo senza vento. Il gruppo di testa è compatto e con il giorno
si leva una leggerissima brezza che ci consente di riprendere il cammino. I
continui salti di vento rendono la regata una lotteria. Rotta verso il Giglio. Una
leggera corrente da n/w ci spinge in direzione della boa di Giannutri, fatichiamo
a tenere gonfio la spi. Siamo davanti a Marina Militare e vediamo poco
sottovento il nostro avversario principale Jehol che riesce a tenere una velocità
leggermente superiore avendo un angolo più favorevole del vento…che ha
deciso di cambiare ancora direzione complicandoci ulteriormente la tattica.
Dopo il Giglio ci rendiamo conto di non riuscire a tenere il passo dei nostri
avversari diretti, di poppa con pochissimo vento la nostra barca non brilla di
certo. Stiamo cercando di non perdere terreno su Jehol che guida la regata.
Purtroppo le restanti nove miglia fino a Giannutri con il vento di nuovo in calo,
non ci permettono di accorciare la distanza e passiamo Giannutri un’ora dopo il
primo dei serie. Che colpo anche per il morale! Speriamo veramente di non
trovarci ancora nelle stesse condizioni per tornare a Genova. Troviamo
comunque la motivazione necessaria per tentare nel buio di recuperare il terreno
perso. Il vento decide di soffiare molto leggero da 310°…il nostro waypoint non
si discosta molto da questo numero! Viriamo su ogni scarso che su un mini vuol
dire spostare ogni volta tutto quello che si trova sottocoperta da una parte
all’altra. Penso a Stefano Paltrinieri e alle sue raccomandazioni sulla
preparazione fisica…senza dubbio è una parte della preparazione che un
Minista non può tralasciare! La fatica notturna è ripagata, all’alba siamo con
tante barche vicino. Binocolo alla mano si comincia a fare il bilancio della
nottata. Abbiamo recuperato con il nostro bordeggio i primi del gruppo. Jehol,
l’equipaggio francese è primo a 1,5 miglia. Ita 556 di Federico Cuciuc è secondo
e poi ci siamo noi con attaccati l’equipaggio inglese Artemis a altre barche tra
cui il proto Exing 99 con la coppia Gelmini – Paltrinieri. Poco lontano
intravediamo dietro altre barche tra cui Marina Militare e Mad Spaniel che risulta
essere a 4 miglia da noi. Contando che a Giannutri queste barche erano tutte
davanti siamo soddisfatti del nostro bordeggio notturno. Mancano 20 miglia alla
punta w dell’Elba e il vento muore di nuovo. Pian piano le barche più agili nelle
ariette ricominciano a creare del distacco. Inizia un nuovo bordeggio che durerà
tutto il giorno. Ci rendiamo conto che seguire Jehol e Marina Militare non è
possibile, se vogliamo provare il sorpasso dobbiamo inventarci qualcosa.
Decidiamo di non seguire i loro rispettivi bordeggi e mentre i francesi partono
per Pianosa su un lungo bordo, Marina Militare s’ingaggia con Artemis e noi
puntiamo diretti l’isola d’Elba su punta Fetovaia. Il rischio è enorme, sottovento
all’isola potrebbe esserci ancora meno pressione ma non abbiamo scelta.
Tentiamo e riusciamo a uscirne non troppo ammaccati. Ci ritroviamo a virare
sotto le punte di nuovo con Marina Militare e Artemis che invece arrivano dal loro
bordo tirato al largo. Sono ancora di poco avanti ma almeno abbiamo limitato i
danni. Di nuovo dopo l’Elba tentiamo di smarcarci tirando un bordo al largo
senza continuare le virate sotto le punte. Jehol in tutto questo dov’è finita??
Poco dopo prendiamo uno scarso importante, è quello in cui speravamo. Da
lontano vediamo tornare mura a sinistra una barca…ecco Jehol che ci incrocia
poco davanti. All’approccio di Capraia dopo un altro bordeggio nelle ariette
calanti si rimischiano le carte e parte un'altra regata. Siamo tutti li. Guida la
carovana Mad Spaniel seguito da Jehol, poi Marina Militare. Poco sopravento ci
sono altre barche. Ita 556 è sottovento leggermente avanti. Teniamo nel mirino i
primi. Si alza il vento da n/w e Big Jim comincia a prendere un bel passo.
La stanchezza comincia a farsi sentire, il buio sfuma i contorni delle cose e
rende ancora più difficile la corretta valutazione della regata. Facciamo un po’ di
virate per approcciare la punta Nord di Capraia e a questo punto decidiamo di
tentare un bordo verso n/e ragionando sul calo del vento previsto e sul
posizionamento più verso terra sperando di trovare più aria nella parte destra del
campo di regata. Purtroppo non è così e mentre i nostri compagni di gioco
hanno ancora vento noi ci infiliamo in una bonaccia eterna a sud di Gorgona.
Come se non bastasse dopo l’alba troviamo un tronco di due metri incastrato
nella chiglia. Ok, decisamente la fortuna non è dalla nostra parte questa volta.
Non so bene come ritroviamo la motivazione per tentare di riacchiappare i
fuggitivi. Si alza una brezza leggera e riprendiamo a camminare puntando
adesso la costa ligure verso Sestri. All’approccio della terra decidiamo di non
andare sottocosta, ma di rimanere più al largo cercando di giocarci la poca
brezza rimasta. Ritroviamo il contatto con alcune barche davanti e infiliamo un
bel bordeggio che ci permette di recuperare un bel po’ di mini. Ci giochiamo
molto bene l’approccio al promontorio di Portofino e entriamo veloci nel golfo,
molte barche sono piantate sottocosta, rimaniamo più fuori e infiliamo
dall’esterno ancora qualche barca. Tagliamo la linea d’arrivo davanti alla diga del
porto di Genova con qualche rammarico ma contenti di essere arrivati.
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