Attività di Polizia Idraulica e di Controllo del Territorio

Transcript

Attività di Polizia Idraulica e di Controllo del Territorio
Attività di Polizia Idraulica e di Controllo del Territorio
VII ciclo - annualità 2010-2011
1
L’attività di Polizia Idraulica e di Controllo del Territorio
Introduzione
L’attività di Polizia Idraulica e di Controllo del Territorio è stata introdotta dalla Legge
n. 365/2000, che definisce la Polizia Idraulica come “attività straordinaria di sorveglianza e
ricognizione lungo i corsi d’acqua” finalizzata a rilevare le situazioni che possono
determinare maggiore pericolo, incombente e potenziale, per le persone e le cose. (art.2). La
legge allo stesso articolo precisa che “le regioni, d'intesa con le province, con la
collaborazione degli uffici dei provveditorati alle opere pubbliche, del Corpo forestale dello
Stato, dei comuni, degli uffici tecnici erariali, degli altri uffici regionali aventi competenza
nel settore idrogeologico, delle comunità montane, dei consorzi di bonifica e di irrigazione,
delle strutture dei commissari straordinari per gli interventi di sistemazione idrogeologica e
per l'emergenza rifiuti” provvedono all’attività mentre “il coordinamento delle stesse attività
e' svolto dall'Autorità' di bacino competente, che assicura anche il necessario raccordo con le
iniziative in corso e con quelle previste dagli strumenti di pianificazione vigenti o adottati,
provvede a definire i compiti e i settori di intervento delle singole strutture coinvolte….”.
La norma prevede anche (comma 7 dell’art. 2) che le attività di Polizia Idraulica siano
realizzate nei limiti delle dotazioni di bilancio, ogni qual volta si verifichino eventi alluvionali
e dissesti idrogeologici per i quali sia dichiarato lo stato di emergenza ai sensi della normativa
vigente, al fine di predisporre un piano di interventi straordinari per il ripristino in condizioni
di sicurezza delle infrastrutture pubbliche danneggiate, per la sistemazione e la manutenzione
straordinaria degli alvei dei corsi d'acqua e per la stabilizzazione dei versanti.
Già a partire dal 2003, l’Autorità di Bacino (AdB) della Basilicata ha intrapreso
un’attività di ricognizione lungo la rete idrografica principale e gli affluenti ricadenti sul
territorio di propria competenza, ai fini della conoscenza dello stato degli alvei fluviali, dei
fenomeni idraulici che li regolano e della valutazione del rischio idraulico.
Le Norme di Attuazione (NdA) del Piano Stralcio per la Difesa del Rischio (PAI)
dell’Autorità di Bacino della Basilicata, all’art 32, prevedono che la suddetta attività di rilevo
sia condotta di norma annualmente e che il report dell’attività venga inviato alle Autorità
preposte, a tutti gli Enti territorialmente competenti, ed ai soggetti proprietari e/o gestori delle
2
opere, delle infrastrutture e degli immobili interessati. Questi a loro volta, hanno l’obbligo di
comunicare all’AdB gli interventi che intendono attuare per la sistemazione e il recupero delle
situazioni critiche di propria competenza, unitamente al cronoprogramma delle attività.
L’attività di Polizia Idraulica è svolta dall’AdB nell’ambito delle limitazioni delle
dotazioni di bilancio, con l’uso di mezzi ordinari e con il personale a disposizione dell’Ente.
Pertanto, le attività svolte non possono assicurare la sorveglianza sull’intero reticolo
idrografico e seguire con continuità l’evoluzione temporale dei fenomeni idraulici e delle
dinamiche morfoevolutive ed il loro impatto su strutture ed infrastrutture interagenti con il
reticolo e relativi ambiti di pertinenza.
Le ricognizioni sul reticolo idrografico svolte dall’AdB non si sostituiscono, ma si
aggiungono, alle attività di Polizia idraulica che la Legge 365/2000 attribuisce alle Regioni ed
Enti locali e né può essere considerata sostitutiva delle attività di conservazione e, quindi, di
sorveglianza delle opere infrastrutturali presenti nei corsi d’acqua che sono, invece, a carico
dei Soggetti Gestori di ciascuna opera, così come stabilito dall’art 12 del RD 523/1904 e smi.
Con l’attività di Polizia Idraulica e di controllo del territorio si è comunque instaurata
una efficace collaborazione con i proprietari e/o gestori delle opere ed infrastrutture
interferenti con il reticolo idrografico, oltre che implementata la conoscenza della dinamica
fluviale, necessaria per la successiva fase di pianificazione e di individuazione degli interventi
da realizzare per le mitigazione del rischio idrogeologico.
3
I precedenti cicli di Polizia Idraulica e di Controllo del Territorio
L’Autorità di Bacino ha avviato l’attività di Polizia Idraulica e di Controllo del
Territorio nel 2003 con la collaborazione del Corpo Forestale dello Stato che ha proceduto ad
un’estesa attività di ricognizione lungo i corsi d’acqua volta alla rilevazione delle “opere
presenti lungo i corsi d’acqua e nelle relative pertinenze, anche in assenza di situazioni a
rischio” al fine di consentire la conoscenza preliminare dello stato degli alvei fluviali ed della
presenza di opere lungo gli stessi.
Le informazioni acquisite nel corso dei sopralluoghi sono state organizzate in un
apposito database, che consente di catalogare le informazioni rilevate nel corso dei
sopralluoghi, di estrapolare diverse aggregazioni di dati e di visualizzare le informazioni
georeferenziate. Dall’interpretazione dei dati acquisiti si è pervenuti alla definizione di tre
gradi di criticità:
classe 3 (criticità alta) sono ricompresi i manufatti e le opere idrauliche che presentano
evidenti segni di dissesto e/o di degrado strutturale e le situazioni che limitano e/o
condizionano il regolare deflusso delle acque.
classe 2 (criticità media) ricadono le situazioni di intasamento in alveo provocate da
vegetazione folta, di interruzioni, erosioni o cedimenti di argini, briglie opere
idrauliche o altri manufatti che pur determinando problemi di natura idraulica, allo
stato attuale non rappresentano fonti di pericolo per l’incolumità delle persone.
classe 1 (criticità moderata o nulla) rientrano le situazioni che attualmente presentano un
grado di dissesto molto contenuto o assente.
Nei successivi cicli di Polizia Idraulica e di Controllo del Territorio, condotti in
collaborazione con il DIFA - Dipartimento di Ingegneria e Fisica dell’Ambiente
dell’Università della Basilicata per le annualità 2004-2005 e 2006, e successivamente dai
tecnici dell’Autorità di Bacino, l'attività ha interessato, per quanto possibile, il monitoraggio
delle criticità classificate in precedenza come alte e medie oltre che l'individuazione di nuove
situazioni a rischio.
In tabella sono, sinteticamente, indicati il numero di sopralluoghi effettuati nei
precedenti cicli di Polizia Idraulica e di Controllo del Territorio, divisi in base alle criticità
attribuite.
Ciclo
I
II
III
IV
V
VI
Annualità
2003
2004
2005
2006
2007
2008
sopralluoghi
775
35
133
80
289
236
Criticità 1
584
4
83
40
99
34
Criticità 2
97
15
21
13
68
107
Criticità 3
94
16
29
27
122
122
4
L’attività del VII ciclo
Con Determina Dirigenziale 8002/2010 n°175 del 16.9.2010 è stato costituito il Nucleo
Tecnico, composto dal personale dell’Autorità di Bacino, incaricato dello svolgimento
dell’attività di Polizia Idraulica e di Controllo del Territorio relativa all’anno 2010,
finalizzata, per quanto possibile, al monitoraggio delle criticità già note ed alla ricognizione di
eventuali nuove situazioni di dissesto.
L’attività ha avuto inizio nel mese di ottobre 2010, tuttavia, nel marzo 2011, il territorio
dell’Autorità di Bacino della Basilicata (in particolare i tratti medi e bassi dei fiumi Basento e
Bradano oltre che aree ricadenti nei bacini del Cavone, dell’Agri e del Sinni), è stato
interessato da rilevanti eventi alluvionali, che hanno determinato estese esondazioni, ingenti
danni a strutture, infrastrutture, opere di sistemazione idrauliche, perfino, in alcuni tratti,
variazioni della morfologia fluviale. Tale circostanza ha reso necessaria la revisione delle
attività già in avanzato stato di realizzazione (nota prot.8002/1105 del 24.03.2011).
Nel mese di marzo 2011, a seguito di tale emergenza, l’Autorità di Bacino della
Basilicata, su richiesta dell’Assessore alle Infrastrutture e Opere Pubbliche della Regione
Basilicata, ha preso parte alle attività del Centro Operativo Misto costituito per la gestione
dell’emergenza ed ha affiancato e supportato le strutture di Protezione Civile effettuando
numerosi sopralluoghi nella parte terminale dei corpi idrici con foce nel Mar Jonio. Le
risultanze di tali attività sono state sintetizzate in un dossier allegato alla richiesta della
Regione Basilicata di dichiarazione dello Stato di emergenza.
Sono inoltre pervenute presso l’Autorità di Bacino numerose segnalazioni relative ad
esondazioni e a danni provocati a strutture ed infrastrutture inviate da Enti pubblici e da
privati.
Sono state, inoltre, inviate le localizzazioni delle criticità rilevate nei precedenti cicli di
Polizia Idraulica ai gestori delle opere, infrastrutture o immobili interessati, con la richiesta di
acquisizione
In questo ciclo di attività di Polizia Idraulica, la ricognizione ha interessato, per quanto
possibile, le criticità rilevate nei cicli precedenti e classificate come alte e medie, ma anche
aree oggetto di segnalazione da parte di Enti pubblici e di privati e i tratti terminali dei fiumi
con foce nel Mar Jonio, già oggetto di sopralluoghi a seguito dell’alluvione del marzo 2011.
Sono state inoltre riscontrate ulteriori situazioni di criticità rispetto a quelle già rilevate
nei precedenti cicli di Polizia Idraulica.
5
Le attività di controllo e rilevamento, svolte con i mezzi ordinari disponibili presso
l’Autorità di Bacino, sono state in alcuni casi condizionate da situazioni di inaccessibilità ai
luoghi all’atto del sopralluogo. In altri casi lo sviluppo in alveo di fitta vegetazione non ha
consentito di verificare la presenza di eventuali fenomeni di erosione in alveo e delle sponde.
Altre volte la presenza dell’acqua stessa non ha consentito la valutazione dell’entità di
eventuali fenomeni di erosione o escavazione in corrispondenza delle opere.
Le criticità individuate in questa ricognizione, a differenza dei cicli precedenti, non sono
state classificate, in quanto si è ritenuto che anche situazioni di apparente stabilità ed
equilibrio possano subire rapide evoluzioni in relazione alla intensità e durata degli eventi
meteorologici all’accadimento di eventi di piena, ad interventi antropici.
In relazione a tali fattori, i processi di modellamento dell’alveo e delle sponde degli
elementi del reticolo idrografico una volta innescati potrebbero subire rapide evoluzioni e
danneggiare i “beni esposti” interferenti con il reticolo idrografico. Inoltre l’evoluzione
temporale dei processi erosivi a ridosso di opere ed infrastrutture non è facilmente valutabile
in quanto dipende da innumerevoli fattori legati alle caratteristiche strutturali delle opere, alle
condizioni dell’alveo (tipologia, geometria, caratteristiche granulometriche) e alle
caratteristiche del moto della corrente.
L’attività del VII ciclo di Polizia Idraulica ha visto impegnate, su gli 8.700 kmq del
proprio territorio di competenza, due squadre di tecnici dell’Autorità di Bacino: la prima,
composta dall’ing. Clementina Cavuoti e dalla dott. ssa Sonia Pagliaro, ha condotto la
ricognizione sui corsi d’acqua del bacini di Bradano Basento e Cavone e la seconda, composta
dal dott. Raimondo Barbieri, l’ing. Antonio Biscione e l’ing. Antonio Lo Re, ha effettuato i
rilievi sui corsi d’acqua dei bacini di Agri, Sinni e Noce. L’attività del Nucleo Tecnico era
inoltre supportata dal sig. Giuseppe Vasta e dalla sig.ra Anna Alberti, il Responsabile Unico
del Procedimento era l’ing Vincenzo Tafuri.
La distribuzione dei sopralluoghi effettuati è riportata nelle seguenti tabelle.
bacini
area criticità
kmq
Bradano 3036,61
130
Basento 1530,56
108
Cavone 684,5
56
totale
5251,67
294
bacini
Agri
area
criticità
kmq
1714,63
53
Sinni
1360,42
28
Noce
totale
377,81
3452,86
20
101
6
I rilevamenti hanno interessato principalmente le opere in alveo e/o nelle aree di
pertinenza fluviale: attraversamenti di elementi del reticolo idrografico (265 criticità tra ponti,
tombini ecc.) e opere di sistemazione idraulica trasversali (22 criticità tra soglie e briglie) e
longitudinali (80 criticità relative a tratti di argini).
Le principali problematiche riscontrate nel caso delle opere di attraversamento (ponti,
tubi-ponte, ecc.) sono legate alla presenza delle pile e/o spalle esposte alle dinamiche fluviali
e di trasporto solido e pertanto soggette a fenomeni erosivi e di scalzamento delle fondazioni
e/o delle spalle che minano la stabilità dell’opera. Lo sviluppo di accumuli di deposito in
alveo e la divagazione dei canali attivi negli alvei sovralluvionati può determinare
addensamento delle linee di corrente a ridosso delle pile e delle spalle delle opere di
attraversamento, con innesco o incremento dei fenomeni di erosione localizzata. I
sopralluoghi effettuati a seguito degli eventi alluvionali del marzo 2011 hanno evidenziato sia
rilevanti fenomeni di trasporto solido sia repentini e drastici spostamenti dei canali attivi di
deflusso, per cui si è potuto verificare che piloni o spalle di attraversamenti non interessati
direttamente dal deflusso fluviale prima degli eventi alluvionali, a seguito delle piene sono
stati interessati da fenomeni erosivi innescati dallo spostamento della corrente fluviale.
Relativamente alle criticità segnalate, i gestori/proprietari delle opere di attraversamento
sono tenuti a procedere in tempi brevi alla valutazione dell’effettivo impatto prodotto
dinamica fluviale sulle opere di attraversamento, alla individuazione e realizzazione degli
interventi necessari alla messa in sicurezza delle opere di competenza.
Per quel che riguarda i tombini di attraversamento, oltre a situazioni di erosione delle
spalle e del fondo causate dal deflusso fluviale, sono state frequentemente riscontrate
situazioni di criticità legate alla loro carente manutenzione, per cui anche in caso di tombini di
adeguate dimensioni la presenza di accumuli di sedimento con sviluppo di vegetazione
potrebbe provocare, anche per portate non eccezionali, fenomeni di rigurgito della corrente a
monte degli attraversamenti.
Relativamente alle criticità riscontrate per i tombini, i gestori/proprietari delle opere
sono tenuti a provvedere in tempi brevi alla individuazione e realizzazione degli interventi
necessari alla messa in sicurezza delle opere ed alla pulizia in caso di intasamento degli stessi.
I sopralluoghi effettuati hanno consentito di rilevare numerose situazioni di perdita di
funzionalità di opere di sistemazione e regimazione idraulica (argini, briglie, soglie), indotte
da fenomeni naturali e dalle attività antropiche.
In particolare sono state riscontrate numerose interruzioni delle arginature realizzate
per consentire l’accesso all’alveo di mezzi e persone.
7
Molteplici tratti di arginature presentano fenomeni di scalzamento al piede dovuti
all’azione erosiva della corrente, spesso orientata verso la sponda dall’accumulo di depositi
alluvionali trasportati dalla corrente. In altri casi le arginature hanno ristretto in alcuni punti il
greto dell’alveo determinando l’innescarsi di fenomeni di erosione del fondo che
interagiscono con le stesse strutture arginali, minacciandone la stabilità.
I sopralluoghi condotti immediatamente prima e dopo gli eventi alluvionali del marzo
2011 hanno evidenziato la rapida evoluzione dei processi erosivi su alcuni tratti di argine, che
sono stati fortemente danneggiati e/o sradicati dalle piene (es. tratto del medio Basento).
I sopralluoghi condotti a seguito degli eventi alluvionali del marzo 2011 hanno
evidenziato in particolare che le arginature localizzate nella parte terminale dei principali
corsi d’acqua, hanno subito danni e interruzioni in numerosi tratti. Ad es. le arginature dei
fiumi Basento (nel tratto a valle di Torre Accio) e Bradano (nel tratto terminale) hanno subito
numerose interruzioni, oppure presentano tratti erosi o con segni di sifonamento.
Appare, pertanto, necessario procedere alla verifica e ripristino di funzionalità idraulica
dell’arginatura dei tratti di arginatura danneggiati e di quei tratti in cui la continuità arginale
era stata del tutto interrotta a seguito delle piene del marzo 2011, anche laddove l’Esercito ha
provveduto alla realizzazione di interventi di ripristino temporanei della continuità del rilevato
arginale e della viabilità.
I sopralluoghi effettuati hanno inoltre evidenziato la presenza di briglie e soglie con
fenomeni di erosione e/o sifonamento.
Per quel che riguarda le criticità segnalate per le opere di sistemazione idrauliche
(argini, briglie, soglie) i Soggetti competenti alla manutenzione e gestione delle stesse, sono
tenuti a procedere in tempi brevi a ripristinare la funzionalità idraulica delle opere
danneggiate, ad porre in essere attività di verifica della funzionalità nei tratti non ancora
investigati, in particolare per le arginature.
In alcuni tratti del reticolo idrografico principale e minore è, infine,stata rilevata la
presenza di fitta vegetazione in alveo che costituisce un ostacolo al regolare deflusso,
impedendo tra l’altro l’osservazione dei fenomeni idraulici nel corso dei sopralluoghi. La
presenza di vegetazione fluviale e ripariale aumenta le condizioni di rischio di esondazione
per le aree limitrofe ai corsi d’acqua. A tal proposito sono pervenute numerose segnalazioni di
esondazione di corsi d’acqua in tratti del reticolo idrografico principale e secondario,
caratterizzati da alvei con sviluppo di fitta vegetazione (erbacea, arborea, arbustiva).
Gli intereventi di pulizia d’alveo dovranno essere attentamente valutati, al fine di
preservare la vegetazione necessaria ad assicurare comunque la persistenza di un ambiente
8
idoneo per lo sviluppo di una fauna diversificata e di salvaguardare la vegetazione necessaria
ad evitare fenomeni di erosione.
Nel corso dei sopralluoghi sono stati riscontrati, inoltre, accumuli di rifiuti di vario
genere (anche tossici) in alveo e a ridosso delle sponde, che richiedono interventi di
rimozione.
Altre criticità riguardano le opere di sistemazione del reticolo idrografico minore. In
alcuni casi (es. medio tratto del fiume Basento) le opere di regimazione idraulica dei fossi si
interrompono in corrispondenza delle strade arginali. Queste ultime non sono dotate di opere
di attraversamento dei fossi, ma la sede stradale è collocata nell’alveo. Tale situazione può
determinare condizioni di rischio agli utilizzatori delle strade arginali in caso di aumento delle
portate collettate dal fosso. In altri casi si è osservato che le opere di sistemazione dei tratti di
confluenza dei fossi nel reticolo idrografico principale erano posizionate direttamente sui
gabbioni di difesa spondale del corso d’acqua ricettore e che le acque defluenti dal fosso
avevano arrecato comunque danno alle opere di difesa spondale.
In tal caso i gestori delle strade arginali e delle opere idrauliche sono tenuti a procedere
alla realizzazione di opere di attraversamento ed al ripristino della continuità dell’alveo dei
fossi. Si ritiene altresì che gli enti competenti provvedano alla sistemazione delle confluenze
laddove le stesse sono state danneggiate dalle dinamiche fluviali o hanno arrecato danni alle
strutture arginali dei corsi d’acqua ricettori.
9
Conclusioni
Le informazioni rilevate nel corso dei sopralluoghi sono state inserite nel database di
Polizia Idraulica e a breve saranno pubblicate sul sito web dell’Autorità di bacino della
Basilicata, per la consultazione.
I risultati delle attività saranno, poi, comunicati a tutti gli Enti ed ai soggetti proprietari
e/o gestori delle opere, delle infrastrutture e degli immobili interessati, ciascuno per gli aspetti
di competenza, tenuti alla manutenzione del reticolo idrografico. Ai sensi dell’art. 6 c.3 delle
NdA del PAI, “gli interventi manutentivi finalizzati alla conservazione o al ripristino delle
caratteristiche morfologiche e geometriche dell’alveo ottimali ai fini della funzionalità
idraulica e/o del ripascimento costiero (taglio selettivo della vegetazione infestante
rapportato alle diverse specificità degli alvei, sistemazione delle sponde, movimentazione e/o
asportazione di inerti nelle situazioni di sovralluvionamento) dovranno comunque essere
commisurati alle effettive criticità presenti in alveo ed i relativi progetti dovranno
comprendere studi sulle condizioni idrauliche, geologico-geomorfologiche ed ambientali del
tronco fluviale interessato e l’analisi di compatibilità degli interventi proposti rispetto alla
dinamica fluviale e morfoevolutiva dell’alveo. La documentazione progettuale dovrà inoltre
evidenziare che gli interventi proposti non comportano danni ad infrastrutture e/o opere
idrauliche presenti in alveo.”
Potenza 16 gennaio 2012
10