Anteprima - GEP Informatica

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Anteprima - GEP Informatica
I carrelli elevatori
Aprile 2005
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Sommario
PREMESSA..............................................................................................................................2
UN PO’ DI STORIA ...................................................................................................................3
SPOSTAMENTO DEI BENI AZIENDALI .............................................................................................5
CARRELLI ELEVATORI ................................................................................................................6
LA FORMAZIONE DEL CARRELLISTA..............................................................................................7
LA RESPONSABILITÀ DEL CARRELLISTA ..........................................................................................9
TIPI DI CARRELLO ELEVATORE ...................................................................................................10
CARRELLI ELEVATORI A FORCHE...............................................................................................10
IL RICONOSCIMENTO PASSA TRA LE FORCHE ..............................................................................12
BIBLIOGRAFIA .......................................................................................................................14
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Premessa
L’Istat non li inserisce nel paniere per calcolare l’inflazione, né l’attento Ufficio Studi
della Banca d’Italia li comprende nei diagrammi macroeconomici del Paese,
eppure i carrelli elevatori potrebbero avere una significativa presenza come indici
dell’andamento delle imprese e delle prospettive generali dell’economia.
Proprio i piccoli e agili carrelli che si vedono nei magazzini e nei supermercati
mentre infilzano, sollevano e trasportano i pallet sui quali sono accatastate pile di
bottiglie, scatoloni, componenti di auto, merci grandi o piccole, pesanti o leggere,
spostandole con rapidità e frequenza; compresi gli elevatori di grandi dimensioni
che sollevano i container per caricarli o scaricarli da navi e treni.
Grandi o piccoli, i carrelli non hanno la capacità di consentire agli studiosi
l’elaborazione di nuove leggi economiche, ma sarebbero affidabili indicatori,
sebbene sottovalutati, nella possibilità di promuovere in un’azienda anche un
diverso modo di concepire le relazioni con la clientela e un nuovo rapporto con il
personale.
I carrelli elevatori servono molto nell’industria, nella distribuzione, nella logistica, negli
stabilimenti. Sollevano i pallet carichi di tutto, dalla materia prima al prodotto finito
e li immagazzinano o li caricano sui camion per la spedizione; all’arrivo compiono il
processo inverso con lo scarico, il trasporto in magazzino lo stoccaggio e poi la
distribuzione.
Questa è la funzione del carrello classico, piccolo o medio, mosso da un motore
elettrico o diesel.
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Un po’ di storia
Si può dire che la logistica sia nata con l’impiego dei pallet di legno e dei carrelli
elevatori verso la fine della seconda guerra mondiale, quando gli USA, per poter
accelerare la movimentazione delle merci da spedire sui vari fronti sparsi in tutto il
mondo, inventarono il trasporto delle merci basato sulle unità di carico pallettizzate.
In vecchie foto militari d’epoca è possibile intravedere, sotto casse e vettovaglie,
avvolte in teloni e ancor meglio sotto fusti di carburanti, le sagome di intelaiature in
legno formate da tavole fissate su travature, i primi esemplari di pallet a due vie.
Nel ’46 i primi carrelli elevatori erano stati adottati dalle forze militari americane, con
strutture e sembianze già vicine agli attuali e con denominazione Clark, in omaggio
al generale che aveva sperimentato il nuovo mezzo logistico.
In Europa ed anche in Italia, l’uso del pallet incominciò a prendere piede subito
dopo la fine della seconda guerra mondiale.
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Tuttavia è stato negli anni sessanta che l’impiego dei pallet di legno si è andato
generalizzando, raggiungendo il suo maggior periodo di crescita negli anni Ottanta
e soprattutto negli anni Novanta.
Si è trattato di una crescita a carattere esponenziale favorita da due fattori
principali:
•
Innovazioni tecniche: la standardizzazione delle unità di carico, le soluzioni
meccanizzare per i problemi di movimentazione, immagazzinamento e
distribuzione delle merci, impiego dell’informatica per accelerare e
semplificare le operazioni di registrazione e di controllo, la diffusione della
cultura
logistica
come
funzione
a
supporto
della
movimentazione,
dell’immagazzinamento e della distribuzione di materiali, semilavorati e
prodotti finiti;
•
Sviluppo del commercio mondiale che, con la liberalizzazione dei mercati,
avvenuta soprattutto negli anni Novanta, ha toccato volumi di scambio
impensabili.
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Spostamento dei beni aziendali
L’insieme delle decisioni che riguardano gli spostamenti delle merci e delle materie
all’interno dell’impresa costituiscono il material handling.
Di questo fanno parte:
•
Il lay-out di magazzino che ha la funzione di semplificare gli spostamenti dei
prodotti e del personale all’interno del magazzino, quindi tutte le varie fasi:
accesso, accettazione, inserimento, stoccaggio, scaffalature, uscita, devono
essere il più armoniche possibile.
•
I mezzi di trasporto interno. Il management può scegliere tra trasporto
continuo (nastri trasportatori, ecc.) e trasporto discontinuo (carrelli elevatori a
mano o elettrici).
•
Imballaggio: scatoloni di cartoni, casse di legno, avvolgimenti in plastica,
ecc.
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Carrelli elevatori
I carrelli elevatori rappresentano un mezzo di trasporto e di sollevamento molto
diffuso, per la loro capacità di trasportare, in modo rapido, una gamma
svariatissima di materiali per forma e dimensioni; consentono di sfruttare bene gli
spazi di magazzino e facilitano le operazioni di immagazzinamento e di
prelevamento.
Il saper condurre con perizia e precisione un carrello elevatore costituisce una parte
vitale nella velocità di smistamento dei materiali.
Un buon carrellista deve saper restare calmo e riflessivo.
Egli deve tener conto dei percorsi che gli sono stati affidati, poiché sono i più sicuri, i
meno faticosi ed i più rapidi.
Normalmente in un’azienda esistono uno o più carrelli a motore, chiamati anche
“muletti” , appunto per tutti quei lavori di sollevamento e trasporto utili alle
lavorazioni delle linee di produzione e degli immagazzinamenti.
È necessario parlare del “mestiere del carrellista” per definire requisiti e compiti
richiesti per lo svolgimento di queste mansioni e per l’esecuzione, in modo corretto,
di tutte quelle operazioni tecniche e di comportamento, che sono determinanti ai
fini dell’incolumità propria e della sicurezza delle persone che operano nelle aree
dello stabilimento.
Vi sono alcune qualità, infatti, che le persone che vengono incaricate di svolgere
queste mansioni devono avere.
È opportuno comunque che venga adibito alle mansioni di “carrellista”, personale
addestrato da tecnici qualificati.
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La formazione del carrellista
È consigliabile che il carrellista abbia conseguito la patente di categoria “B” o che
almeno sia in possesso dei requisiti fisici e psicofisici ritenuti necessari per la guida dei
veicoli cui tale patente abilita.
Ad esempio:
•
possedere acutezza visiva non inferiore a 12/10 complessivi, con non meno di
4/10 per l’occhio che vede meno;
•
possedere campo visivo, senso cromatico e senso stereoscopico normali;
•
percepire per ciascun orecchio, la voce di conversazione con fenomeni
combinati a non meno di 2 metri di distanza;
•
non presentare in uno o più arti alterazioni anatomiche e/o funzionali
invalidanti;
•
possedere tempi di reazione sufficientemente rapidi e regolari;
•
possedere normali reazioni della personalità.
Il carrellista deve conoscere a fondo il mezzo affidatogli. Per questo è consigliabile,
prima dell’utilizzo intensivo dello stesso, che l’operatore possa godere di un periodo
di addestramento la cui durata verrà definita caso per caso.
Durante la guida di un mezzo di trasporto tra le linee dei reparti, nei magazzini, sui
piazzali, i comportamenti da tenere devono essere chiari, per avere garanzie oltre
che di un servizio corretto anche di condizioni di sicurezza rispettate.
Le operazioni di carico e scarico del proprio mezzo, se non coordinate da persone
responsabili, sono autonomamente decise dal cartellista.
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Egli deve perciò essere in grado di eseguire diverse valutazioni riguardanti il
posizionamento del mezzo, le sue capacità di sollevamento, le condizioni di staticità
del carico, le aree di manovra e l’esecuzione di queste in condizioni di stabilità,
tenuto conto del traffico delle aree di transito e di deposito.
È quindi da evitare qualsiasi comportamento che possa condizionare in modo
negativo la sicurezza, come ad esempio l’uso improprio del mezzo o l’esecuzione di
azioni o manovre non di competenza (ad. es. spingere altri carrelli o asportare e
manomettere dei dispositivi di sicurezza), che comunque possano compromettere
la sicurezza delle persone.
Il carrellista deve mantenere efficiente il mezzo, usare i mezzi protettivi e segnalare
le manchevolezze ed ogni incidente accaduto durante il servizio.
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La responsabilità del carrellista
Ogni lavoratore ha le proprie responsabilità; quelle del carrellista sono:
La sicurezza
Il carrello elevatore non è pericoloso, lo diventa per errori o deficienze commesse
dal conducente. Il carrellista è responsabile della propria sicurezza e di quella dei
suoi compagni di lavoro.
Il carico
Il carrellista non deve mai dimenticare che dall’abilità delle sue manovre dipende
la protezione del carico che gli è stato affidato. Una curva troppo stretta o una
frenata brusca possono causare la caduta ed il danneggiamento del carico.
Il carrello
Il carrello elevatore è un mezzo di grande valore; è necessario trattarlo con i dovuti
riguardi. Un buon carrellista deve trattare il carrello elevatore come se fosse un
mezzo proprio.
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Tipi di carrello elevatore
I tipi di carrelli elevatori maggiormente impiegati sono i seguenti:
•
trasportatore,
•
trattore,
•
elevatore,
•
elevatore accatastatore,
•
carrello con forca a sbalzo,
•
carrello con piattaforma ricoprente a forte sollevamento,
•
carrello con posto guida sollevabile,
•
carrello a presa laterale,
•
carrello a piattaforma.
Il mezzo più diffuso è certamente il carrello elevatore a piattaforma o a forche.
Carrelli elevatori a forche
Il carrello elevatore a forche è un mezzo autonomo, studiato per movimentare
carichi disposti al di fuori della propria base di appoggio.
Il carico è sistemato, di solito, sul pallet, che dispone di aperture nelle quali si
introducono le forche.
Poiché il carrello elevatore si basa sul principio fisico della bilancia, una brusca
frenata o una curva presa troppo velocemente possono pregiudicarne la stabilità.
Date le particolari caratteristiche della sterzata sui carrelli, è bene che il
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conducente prenda delle precauzioni:
•
fare massima attenzione a non urtare contro depositi di materiali, colonne,
macchinari o persone;
•
curvare lentamente per avere la perfetta padronanza della macchina;
•
non sterzare mai su un piano inclinato.
I movimenti di sollevamento ed inclinazione sono comandati da leve situate a
destra del conducente. La velocità di discesa del carico dipende dal peso dello
stesso: è necessario spostare la leva delicatamente, al fine di ottenere una discesa
lenta e dolce ed un arresto graduale e senza scosse.
Un bravo carrellista deve sempre saper sollevare e far discendere un carico
dolcemente.
Le cause principali che portano i carrelli elevatori alla instabilità si verificano
quando essi sono in movimento. Le due cause principali, che possono provocare il
ribaltamento del carrello sono:
•
il sovraccarico,
•
lo spostamento del baricentro.
La perdita dell’equilibrio in senso trasversale non può essere causata dal carico, ma
solo da una manovra sbagliata: la più frequente è costituita dall’errore di frenare il
carrello mentre esso sta percorrendo una traiettoria curvilinea. Tanto più alto è il
baricentro del carrello, tanto più facilmente si può ribaltare, per cui durante la
marcia in curva del carrello, sia a vuoto che a carico, è assolutamente necessario
marciare con forche a 15-20 cm da terra.
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Il riconoscimento passa tra le forche
Si sta sempre più diffondendo la possibilità operativa di effettuare la lettura
automatica del barcode identificativo di un pallet, mediante un opportuno laser
posizionato tra le forche del carrello che movimenta il bancale stesso.
Con questa soluzione si velocizza l’operazione di identificazione, legata ai
movimenti di magazzino e si garantisce il controllo e la tracciabilità del prodotto
secondo le recenti normative, senza appesantire l’attività degli addetti e quindi i
costi della movimentazione.
E’ sufficiente avvicinarsi all’inforcatura del pallet ed un sensore di prossimità attiva il
laser, viene così intercettato il codice a barre e trasmesso al display del terminale
veicolare.
Questa è un'operazione molto semplice che richiede però alcuni requisiti
fondamentali.
•
Il posizionamento dell’etichetta deve essere effettuato preferibilmente in
modo automatico da un’etichettatrice per avere la certezza che stia
all’interno di un range di superficie prestabilita.
•
La tipologia di bar-code: deve essere idonea e funzionale anche al tipo di
laser che è possibile utilizzare. Occorre quindi mediare tra le esigenze di
standardizzazione,
le
dimensioni dell’etichetta e
le
informazioni che
necessitano.
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•
Il lettore laser: non tutti i tipi di lettori laser possono essere ospitati in spazi
angusti, quali quelli a disposizione tra le forche di un carrello. Inoltre
occorrono delle protezioni adeguate contro sobbalzi e urti. L’alimentazione
viene abitualmente effettuata dalle batterie del carrello. Occorrono poi due
tipi di interfaccia verso l’esterno, una con il sensore che attiva la lettura e
l’altra con il terminale che visualizza il contenuto della lettura.
•
Il terminale veicolare: è il sistema che consente la visualizzazione di quanto
contenuto nell’etichetta, della eventuale destinazione del pallet ed è la vera
interfaccia con l’operatore. La comunicazione con il laser può avvenire in
modalità cablata o anche in modalità RF wireless.
Quando è vincente questo tipo di soluzione ?
•
Ogni volta che ci sono oggettive difficoltà a leggere un codice pallet con
strumenti palmari per mancanza di visibilità.
•
Quando si è in condizioni ambientali critiche, ad esempio in celle frigorifere
con carrelli cabinati (in questi casi c’è a disposizione un apposito kit
riscaldatore per il laser).
•
Quando gli operatori e i carrelli sono molti e quindi c’è un notevole
costo/tempo di lettura che comporta anche lo sporgere della mano che
impugna uno strumento brandeggiabile a scapito della sicurezza.
Come interpretare al meglio quest’opportunità?
Affidandosi ad un’azienda con competenze trasversali al progetto e, possibilmente,
con una visione davvero multibrand, per ovviare ad alcuni limiti di prodotto.
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Bibliografia
‘Il pallet e la sua storia’ a cura di Leonardo Taffarelli;
‘I lavori con i carrelli elevatori’ – a cura Università degli studi di Padova.
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Speriamo di averVi fatto cosa gradita con questo nostro breve documento e
restiamo a disposizione per ogni eventuale Vostro chiarimento o approfondimento
in merito.
Distinti saluti .
Gep Informatica s.r.l.
Ufficio Marketing e Relazioni Esterne
(Boschi Sabrina)
Gestire ed orchestrare tutti i processi delle varie aree aziendali, oggi è
possibile grazie all’esperienza, alle tecnologie e alle soluzioni sviluppate
dal gruppo della Gep Informatica.
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