Mons. Cesare Nosiglia Vescovo di Vicenza MUSICA E CANTO

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Mons. Cesare Nosiglia Vescovo di Vicenza MUSICA E CANTO
Mons. Cesare Nosiglia
Vescovo di Vicenza
MUSICA E CANTO
NELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
Cari amici,
vi saluto con viva amicizia e ringrazio sentitamente l’Ufficio liturgico per aver
promosso questo incontro che considero importante per la vita liturgica delle nostre
comunità.
Il canto e la musica nella liturgia sono un elemento insostituibile, che dà slancio e gioia
interiore alle assemblee ed accompagna la preghiera, aiutandola ad interiorizzarsi.
I cori, i direttori di coro, gli organisti e i musicisti svolgono un vero e proprio
ministero – servizio riconosciuto dalla Chiesa e molto apprezzato e valorizzato. A
loro va il più vivo grazie e la riconoscenza per la generosità e l’impegno con cui preparano
i canti e la musica e si prestano, nelle varie assemblee, a rendere gioioso e dignitoso il
sacro rito. Occorre tuttavia tenere in attenta considerazione alcuni principi che la riforma
liturgica ha indicato come vie da perseguire con cura affinché la musica ed il canto
risultino consoni all’azione liturgica e al suo servizio.
1. Il coro è a servizio della liturgia e dunque i canti che esegue e la musica devono
fedelmente attenersi al contenuto che la celebrazione intende esprimere e vivere.
La liturgia non appartiene a nessun sacerdote e comunità: è azione di Cristo e della
Chiesa e va svolta con estremo rigore d’obbedienza e di fedeltà alle norme prescritte dalla
Chiesa stessa.
Questo è un principio che riguarda, ad esempio, la musica e i canti dentro l’azione
liturgica, che ha un suo preciso e definito svolgimento: altro è il canto che si può eseguire
all’ingresso o al termine della celebrazione, altro quello che si esegue all’offertorio o alla
comunione.
Il principio riguarda anche il rispetto dei tempi liturgici (Avvento, Quaresima, Pasqua,
Pentecoste, feste mariane o dei santi), che hanno un loro particolare contenuto e
messaggio. E’ dunque importante che i direttori e i musicisti siano formati a com- prendere
bene l’azione liturgica, le sue varie parti e il loro significato nel contesto della celebrazione
e dei tempi in cui si svolge.
2. Il canto e il coro sono dunque a servizio dell’assemblea che celebra. Ogni
assemblea celebra la liturgia esprimendo la sua natura di popolo sacerdotale ed è dunque
il soggetto primo e responsabile del rito. Non ci si deve sostituire o sovrapporre
all’assemblea, scivolando su una via che sa a volte più di concerto da ascoltare che di
aiuto ai fedeli affinché preghino insieme il Signore.
Ne consegue che ci sono dei canti che di per se stessi sono propri dell’assemblea e
vanno dunque cantati da tutti (Alleluia, Santo, Agnello di Dio, l’Amen della dossologia
conclusiva della preghiera eucaristica, le dossologie del Mistero della fede), altri in cui il
coro può cantare una parte e l’assemblea il ritornello (il salmo responsoriale, il Gloria),
altri in cui il solo coro canta e l’assemblea ascolta in silenzio (all’offertorio o durante la
comunione), anche se è bene che, in questi momenti, si facciano anche canti a cui tutta
l’assemblea partecipa.
Il Credo e il Padre nostro sono di per sé da recitare, anche se non è escluso il canto di
tutta l’assemblea. I canti processionali è bene che siano cantati da tutta l’assemblea.
I canti in latino: il Kyrie, il ritornello del Gloria, altri canti conosciuti dai fedeli è bene
conservarli in un equilibrio però da perseguire con cura nella Messa. Così si dica dei canti
polifonici, che possono trovare spazio in qualche momento del rito, senza tuttavia
sostituire del tutto i canti assembleari.
Infine si tenga presente il fatto che in certe occasioni e momenti della celebrazione sta
bene anche la sola musica, che accompagna il rito aiutando i fedeli ad accoglierne il
mistero.
Si dovrebbe anche rispettare il tipo di assemblea. Se, per esempio, si celebra la Cresima o
la prima Comunione è necessario che i canti e la musica tengano in considerazione che si
tratta di cele- brazioni coinvolgenti principalmente ragazzi e fanciulli, ai quali è opportuno
dare spazio per una loro partecipazione.
Una parola infine per gli strumenti musicali. L’organo è di gran lunga quello da preferire.
Altri strumenti si possono ammettere nel culto divino, purché siano adatti all’uso sacro o vi
si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente
l’edificazione dei fedeli.
In sintesi: occorre equilibrio e saggezza nella scelta dei canti e della musica di una
celebrazione, tenendo conto di tutti gli elementi in gioco e sapendo dosare bene le
possibilità di variare modalità e forme secondo le assemblee e i tempi della celebrazione.
Niente è di per sé escluso e tutto può essere valorizzato del passato, che ha nella
tradizione un tesoro inestimabile, e del presente, che alla tradizione non può non guardare
con rispetto ed attenzione pur cercando modalità espressive proprie del mondo
contemporaneo, ma sempre avendo presenti i fini stabiliti dalla Chiesa per l’azione
liturgica, al servizio della quale la musica, il canto, i compositori ed esecutori si pongono.
3. Le nostre assemblee sono ancora troppo mute, per cui è bene che i cori si
adoperino affinché i fedeli imparino a partecipare alla celebrazione con il canto. E’
una finalità che va perseguita con impegno anche se ciò lascia un po’ in ombra le stesse
esecuzioni del coro. Educare e aiutare a crescere una assemblea nel gusto e nella gioia
del canto è una impresa non da poco, ma necessaria e rappresenta il più bel risultato per
un coro.
Quello che è assolutamente da evitare è il protagonismo dei cori che “strappano
persino l’applauso” e in qualche modo lo sollecitano con esecuzioni, che sanno di
concerto e di operistica, con grave danno all’azione liturgica e alla formazione dei
fedeli ad una corretta partecipazione alla liturgia.
4. Il canto e la musica vanno dunque curati molto bene e non sono separabili dagli altri
elementi della liturgia (letture, preghiera dei fedeli, segni offertoriali). E’ perciò opportuno
che in ogni parrocchia ci sia un gruppo liturgico, che prepara la liturgia domenicale, e in
tale gruppo ci siano anche il direttore e l’organista per definire bene insieme tutti gli
elementi dell’azione liturgica, così che risulti omogenea e convergente.
5. E’ opportuno che ogni assemblea domenicale (compresa quella del sabato sera che
è già festiva) possa usufruire del canto e, se possibile, della musica. I membri dei cori
dunque si rendano disponibili ad animare la Messa che frequentano abitualmente la
domenica e non solo quella che, nelle specifiche occasioni dell’anno, vede la
partecipazione dell’intero coro per il canto. Ogni domenica infatti è Pasqua ed ogni
assemblea che celebra deve poter lodare anche con il canto e la musica il Signore.
6. La musica e il canto sacro hanno un repertorio vastissimo di brani da eseguire. E’
dunque bene che i cori possano eseguire i canti che preparano per le celebrazioni, ma
anche quelli preparati per serate specifiche in chiesa in occasione del Natale, della festa
patronale, della Pasqua o di altre ricorrenze.
7. I cori esistenti in Diocesi sono diversi anche per età e sensibilità. Abbiamo i cori
composti prevalentemente da adulti o da giovani o da bambini oppure misti. Anche questa
è una ricchezza che va mantenuta cercando di curare i rapporti e favorendo una mutua
conoscenza e l’incontro per valorizzare ogni apporto, nella comunione ed unità del servizio
liturgico.
Sul piano della formazione dei coristi, ad esempio, è possibile promuovere incontri che
aiutino tutti a comprendere sempre meglio il servizio in rapporto alla liturgia. Questo fatto
diviene così una catechesi che alimenta la fede e la preghiera dei partecipanti ai cori.
8. Sarebbe opportuno che i musicisti e i compositori di testi per i canti sacri
promuovessero anche brani nuovi adatti ai tempi. La nostra Diocesi, per la ricca tradizione
che vanta, può contare su queste persone. L’Ufficio liturgico solleciti dunque in vari modi e
forme questa nuova produzione locale affinché esprima sempre meglio la continua novità
del canto e della musica sacra mostrandone la creatività, frutto dello Spirito che guida la
sua Chiesa anche in questo ambito.
Si potrà anche definire un repertorio di canti da suggerire alle parrocchie e comunità con
indicazioni di quando e come svolgerli.
9. I sacerdoti e i seminaristi siano educati ad apprezzare la musica e il canto sacro, sia
della tradizione che moderna e contemporanea in modo da maturare una sensibilità ed
una preparazione in questo materia che li renda capaci di promuovere una buona musica
e dei buoni canti per la liturgia delle comunità.
10. Nel rinnovare il mio più vivo grazie a quanti, e sono tanti in Diocesi, offrono il loro
servizio generoso e competente in questo settore della musica e dei canti, rivolgo loro e a
tutti i sacerdoti e fedeli un caldo invito a curare bene questo impegnativo compito per
lodare sempre meglio il Signore ed aiutare i fedeli a pregare in spirito e verità.
Chiedo all’Ufficio liturgico di costituire un apposito gruppo di animazione e di sostegno dei
cori e della musica in Diocesi. Tale équipe potrà favorire il coordinamento e il raccordo tra i
direttori dei cori, i musicisti e l’Ufficio diocesano stesso; potrà promuovere incontri ed
iniziative di formazione e di aggiornamento (quest’anno ricorrono i quarant’anni dalla
“Sacrosanctum concilium” e pare opportuno dunque avviare queste iniziative) per favorire
una sempre migliore preparazione di coloro che sovraintendono a questo ambito nelle
comunità.
Santa Cecilia ci protegga e ci guidi ad operare nel migliore dei modi per servire il Signore
nella liturgia ed aiutare il suo popolo a rendergli lode con il canto e la musica.
+ Cesare Nosiglia, arcivescovo
vescovo di Vicenza