PROTESTANTESIMO e la Chiesa in Italia

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PROTESTANTESIMO e la Chiesa in Italia
Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa
Dizionario Storico Tematico La Chiesa in Italia
Volume I - Dalle Origini All'Unità Nazionale
Roma 2015
Copyright © 2015
Voce pubblicata il 11/01/2015 -- Aggiornata al 10/04/2015
PROTESTANTESIMO e la Chiesa in
Italia
Autore: Stefano Cavallotto
Il termine “protestante” è nato alla II Dieta di Spira del 1529, quando gli Stati evangelici elevarono una
solenne protesta contro la decisione di imporre un’interpretazione rigida dell’Editto di Worms (1521),
sostenuta dalla maggioranza dei principi cattolici con l’intento di bloccare sino a futuro concilio ogni
processo di rinnovamento già avviato peraltro nei territori passati alla Riforma.
In Italia il protestantesimo si è diffuso già nel XVI secolo in forme diverse a seconda delle personalità
coinvolte, dei luoghi (Repubblica Veneta, Stato di Milano, Napoli, Sicilia, Lucca, ducato di Ferrara,
Piemonte, Calabria, Puglia) e delle fasi storiche del suo processo. Qui interessa partire dagli inizi
dell’Ottocento quando, dopo il lungo periodo della Controriforma e la fine dell’Ancien Régime (1798),
all’isolata presenza dei [→] valdesi nelle valli piemontesi cominciano ad aggiungersi nuovi arrivi: i
«Liberi», i «Fratelli», i metodisti, i battisti, i pentecostali; una galassia di chiese che nel «grande
Risveglio» e nella lotta patriottica per l’unificazione trovano un’occasione storica per un rilancio
missionario in Italia. In effetti, dopo l’epoca dell’Ortodossia, fonte di aspre dispute interne e di un
esasperato confessionalismo, e del Puritanesimo di stampo calvinista inglese e americano, e dopo
l’ondata di rinnovamento spirituale del Pietismo tedesco e l’opera evangelizzatrice e di “rinascita”
portata avanti in Inghilterra dalle «società metodiste», si diffonde tra i protestanti d’Europa e del Nuovo
Mondo un movimento di ispirazione pietista tendente a «risvegliare» la testimonianza degli evangelici
attraverso una maggior consapevolezza ed entusiasmo verso la fede, la conversione personale e il
rinnovamento della vita. Così, in Gran Bretagna nasce e si spande all’interno dell’anglicanesimo la
corrente «evangelical», mentre tra i circoli «awakened» si costituisce nel 1804 la British and Foreign
Bible Society e nel 1812 la Church Missionary Society per la diffusione della Scrittura e sorgono nuovi
movimenti come quello dei «Fratelli di Plymouth», guidato da John Nelson Darby (†1882), e dell’
«Esercito della Salvezza» a sostegno degli emarginati dalla società urbana. Dal «Reveil» svizzero prende
vita la «Società degli Amici» ad opera di Ami Bost (†1874) e di Robert Haldane (†1842) in polemica con la
“razionalistica” chiesa ufficiale e la Compagnia dei Pastori di Ginevra; inizia altresì la predicazione
carismatica di Felix Neff (†1829), capace di coinvolgere nel rinnovamento della vita protestante europea
le comunità valdesi delle valli del Pinerolese, e ancora ne rimane profondamente influenzato, seppure con
posizione critica, il magistero del grande teologo Alexandre Vinet (†1847), teorico della separazione della
chiesa dallo stato ed ispiratore della «chiesa libera» in alternativa a quella di Stato e difensore
appassionato della libertà religiosa e della superiorità dell’individuo sulla collettività. In Germania dalla
«Erweckung», dominata dalle prestigiose figure del teologo August Tholuk (†1887) e del predicatore
guaritore Johann Christoph Blumhardt (†1880), prende slancio il movimento della Missione interna, volta
a congiungere evangelizzazione ed azione sociale a favore delle masse povere.
In Italia il «Risveglio», introdotto sostanzialmente da esuli, viene a connettersi profondamente col grande
moto risorgimentale, marcando però diversità e rotture tra le varie componenti dell’evangelismo italiano.
I membri della «Chiesa libera», militanti fra le truppe garibaldine e politicamente radicali e repubblicani,
coltivano un anticlericalismo così acceso da giungere a collaborare con la massoneria del tempo per
abbattere la Roma papale. Personaggio di spicco ne è l’ex-barnabita Alessandro Gavazzi (†1889),
predicatore appassionato, patriota e più tardi esponente della Sinistra, che propugna una chiesa
evangelica nazionale alternativa a quella cattolico-romana e nel 1852 organizza una «Chiesa Cristiana
Libera in Italia» con una forma di tipo presbiteriano (ad imitazione della Free Church of Scottland),
staccandosi anche per questo dalla «Chiesa dei Fratelli», e destinata a sciogliersi nel 1905 per confluire
nelle comunità metodiste. In effetti, gli appartenenti alle «Assemblee dei Fratelli», introdotte dal conte
fiorentino Piero Guicciardini (†1886) con una struttura “congregazionalista” sul modello della
«Fratellanza di Plymouth» (senza pastori specializzati, ma dove tutti i fedeli possono prendere la parola
per formulare preghiere, leggere la bibbia, cantare inni, ecc.) considerano il moto risorgimentale come
un’occasione provvidenziale di evangelizzazione dei territori del papa, in attesa della venuta del Regno. E
pertanto, pur ritenendosi profondamente italiani, preferiscono rimanere missionari e propagatori della
bibbia piuttosto che impegnarsi attivamente nella politica.
Calviniste e Cavouriane sono invece le comunità valdesi, e per questo accusate dai «Fratelli» di scarsa
“italianità” e di autoritarismo interno e dai «Liberi» di conservatorismo e legami stretti con lo Stato
sabaudo. Dopo le “Lettere Patenti”, concesse da Carlo Alberto nel 1848 col riconoscimento dei diritti
civili, i valdesi sull’onda del cammino risorgimentale e sollecitati dagli impulsi evangelizzatori
dell’anglicano e «risvegliato» Charles Beckwith (†1863) non solo avviano un’opera di alfabetizzazione
capillare (le «scuolette Beckwith») e di rinascita religiosa tra i valligiani, ma allargano la loro presenza al
di là delle Valli, abbandonando così una certa connotazione etnico-regionale (la Facoltà teologica nel
1860 viene spostata da Torre Pellice a Firenze e nel 1922 a Roma e nascono in tutta Italia numerose
comunità e una fitta rete di scuole), e a partire dalla fine degli anni Cinquanta del XIX secolo si spingono
persino oltreoceano, fondando “colonie” e chiese tra le pianure uruguaiane e argentine del Rio de la
Plata.
Fonti e Bibl. essenziale
F. Ferrario, Il protestantesimo dalla fine del XVI secolo ai giorni nostri, in G. Filoramo (a cura di),
Cristianesimo, Laterza, Roma 1995, 377-456 (con bibl.); P. Ricca, Le chiese protestanti, in G. Filoramo –
D. Menozzi (a cura di), Storia del Cristianesimo, vol. IV: L’età contemporanea, Laterza, Roma 1997, 5-128
(con bibl.); G. Bouchard, Chiese e movimenti evangelici del nostro tempo, Claudiana, Torino 32006; S.
Maghenzani – G. Platone (a cura di), Riforma, Risorgimento e Risveglio, Claudiana, Torino 2011; F.
Chiarini – L. Giorgi (a cura di), Movimenti evangelici in Italia dall’Unità ad oggi. Studi e ricerche,
Claudiana, Torino 1990; U. Gastaldi, I movimenti di risveglio nel mondo protestante. Dal «Great
Awakening» ai «revivals» del nostro secolo, Claudiana, Torino 1989; P. Bolognesi (a cura di),
Dichiarazioni evangeliche. Il movimento evangelicale 1966-1996, Edizioni Dehoniane, Bologna 1997; F.
Chiarini, Storia delle chiese metodiste in Italia, 1895-1915, Claudiana, Torino 1999.
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A cura della Redazione
Cantiere Storico: “La Chiesa in Italia”
integrazioni, completamenti, aggiornamenti alla Voce da parte di Autori diversi
Immagine: Basilica superiore di San Francesco d’Assisi, affresco di Cimabue, particolare: la scritta
“Italia” compare sopra la città di Roma