Radar e missili in Repubblica Ceca e Polonia
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Radar e missili in Repubblica Ceca e Polonia
Radar e missili in Repubblica Ceca e Polonia Ne va della sicurezza dell’intera Europa di Massimo Recchioni In un’intervista alla televisione ceca della scorsa primavera, il premio Nobel per la pace 2003 Shirin Ebadi aveva affermato che non esiste l a minima possibilità di un attacco missilistico dell’Iran contro la Repubblica Ceca e gli stati europei in generale. „Non c’è mai stata una situazione del genere in passato e non vedo motivo per cui ci d e b b a essere in futuro.“ – sostiene la Ebadi – „In u n a situazione di questo tipo credo non ci sia cosa migliore che chiamare i cittadini a decidere attraverso un referendum“. E qui arrivano l e note dolenti. Di fatto per ottenere l’istituto referendario in Repubblica Ceca, attualmente non previsto, c’è bisogno di più passaggi a l Parlamento e della maggioranza dei 3/5 a l Senato, trattandosi di una modifica costituzionale. La proposta di legge dei comunisti ha superato un passaggio e poi si è persa, quella dei verdi riposa nelle code d e i calendari parlamentari. Quindi, nonostante i sondaggi esprimano la contrarietà di oltre i d u e terzi della popolazione ceca, questa non avrà, almeno sulla carta, voce in capitolo. La gente tutta, ma in particolare quella residente intorno a Brdy, luogo che sta diventando tristemente famoso perché scelto per l’installazione, non riesce a capire. Non riesce a capire perché, dopo l’entrata della Repubblica Ceca nella NATO, questa b a s e dovrebbe essere installata unilateralmente dagli americani. Non riesce a capire perché, s e il pericolo ventilato sono non i missili russi m a quelli dei Paesi islamici integralisti, la richiesta di installazione di una base del genere s i a stata fatta prima (e rifiutata) non solo all‘Ungheria, ma al Canada!, che proprio sulle rotte iraniane non si trova…. Gli stessi servizi segreti cechi affermano che, da quando si parla dell’eventuale installazione della base, c’è u n rifiorire di spie e di attività di servizi stranieri che non si ricordava dai tempi della guerra fredda. Ed il colonnello generale Solovstov, comandante delle forze missilistiche strategiche russe, dice che sarà inevitabile, in caso d i realizzazione di un sistema del genere (che prevede anche 10 missili intercettori), puntare i missili russi contro di esso. Inoltre, altre fonti militari russe sostengono che, nell’eventualità dell’arrivo di un missile nei pressi delle basi e del tentativo di intercettamento, è praticamente impossibile distruggerlo senza conseguenze per l’atmosfera, per la superficie terrestre e per gli abitanti di un enorme cerchio intorno a quelle zone. Per questo anche il premier slovacco si è dichiarato più volte sorpreso d e l fatto che la decisione sullo „scudo“ non s i a stata mai discussa né con l’Unione europea, dove verrà installato, né con la NATO, della quale i due stati fanno parte, né con la Russia, stato confinante. Nei mesi scorsi, su proposta della Russia stessa, una commissione mista ha fatto finta di valutare soluzioni alternative, ma gli americani si s o n o „stranamente“ sempre dichiarati contrari. „Il problema vero“ – aveva detto ancora il premio Nobel S. Ebadi – „è un altro. La gente di questi due Paesi dovrebbe avere il diritto di decidere s e la politica estera del proprio stato debba essere completamente assoggettata alle direttive USA o no“. Non è stato così né lo sarà. Due pareri autorevoli e interessanti, entrambi recentissimi. Il primo è dell’economista americano Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute all’Università Columbia di New York, nonché consulente del segretario generale dell’ONU. Egli afferma che intanto la Russia potrebbe sentirsi provocata dall’installazione delle basi in Repubblica Ceca e Polonia, come si sentirebbero gli Stati Uniti se qualcuno costruisse loro u n apparato del genere davanti casa. Dice inoltre che la tecnologia usata potrebbe in ogni caso g i à essere obsoleta e quindi il sistema di difesa comunque facilmente aggirabile. Morale della favola, da qualsiasi parte la si guardi, si tratterebbe di uno spreco di miliardi e miliardi d i dollari. Sachs crede e spera che la prossima amministrazione che si insedierà alla Casa bianca in gennaio faccia marcia indietro sul progetto. Il secondo parere è di parte russa. In u n a recentissima intervista rilasciata a Bruxelles all’agenzia ceca _TK, l’ambasciatore russo presso la NATO Dmitrij Rogozin afferma che quello che il governo ceco nasconde alla popolazione è che, dal punto di vista strategico, non esiste differenza alcuna tra sistema di difesa e di attacco. Infatti è valido, secondo Rogozin, il teorema per cui il rafforzamento di un sistema di difesa preesistente o la creazione di un sistema di difesa nuovo, rendono automaticamente l’eventuale sistema d i attacco preesistente più debole. Con la conseguenza che quest’ultimo si deve adeguare a l primo. Questo significa che la differenza tra teorica offesa e difesa resta comunque invariata, ma ad un livello sensibilmente più alto e quindi molto più rischioso per la sicurezza internazionale di quanto non fosse in precedenza.