si confida apertamente - Istituto di Ricerca della Coscienza

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si confida apertamente - Istituto di Ricerca della Coscienza
si confida apertamente
Consuelo e Rudy Crespi.
Negli anni '60 erano
una delle coppie più in
vista del jet set. Nella
pagina accanto, Brando
Crespi, loro figlio.
Pubbliphoto - Stefano Montesi/A
La mia
dolce(eco)vita
Negli anni 60 i suoi
genitori ricevevano
Gianni Agnelli,
lo Scià di Persia
e Jackie Kennedy.
Ma Brando Crespi
ha lasciato tutto per
un'isola brasiliana.
Addio champagne,
solo pesce e banane.
«Odiavo lo spreco».
E oggi, infatti, è un
noto imprenditore
ambientalista
di Costanza Rizzacasa
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si confida apertamente
I miei genitori trasformavano
il savoir vivre in una forma d'arte
tutto, volevo andarmene in Brasile. Lui mi guardò con aria triste. Ricordo ancora come scosse la testa: “Se solo ti piacessero
le Ferrari!” Per due anni non mi ha più rivolto la parola».
Brando Crespi, 58 anni, nato a Losanna
ma cresciuto a Roma ed educato negli
Stati Uniti, ambientalista, eco-imprenditore e direttore strategico di Pro-Natura
International, la ong franco brasiliana che
ha co-fondato nell'86 e oggi è attiva in 32
Paesi contro la povertà e per lo sviluppo
sostenibile, è figlio di Rudy e Consuelo.
Sì, proprio loro, star del primo, inarrivabile jet set internazionale degli anni tra i
Cinquanta e i Settanta, gli amici di Gianni e Marella Agnelli, dei Kennedy. Qui,
per la prima volta, racconta ad A “il dualismo” che, dice, ha accompagnato tutta
la sua vita.
Suo padre la prese molto male.
«Bisogna capirlo. Era un uomo che aveva
trasformato il savoir vivre in una forma
d’arte. Per i suoi codici, abbandonare la
dolce vita dei palazzi romani per un’isoletta dove vivere alla Robinson Crusoe
era una follia. Una volta, mentre facevo
l’università a Washington, tornai in Italia
per le vacanze estive. Eravamo in barca a
Pilar e Consuelo
(anche a destra)
Porto Rotondo, mio padre buttò in acqua
una bottiglia di champagne. Io dissi: “Papà,
ma come puoi?”. E lui a mia madre: “Vedi?
Mando un figlio a studiare negli Stati Uniti
e mi ritorna comunista”».
Poi quell’isoletta?
Olycom - Marcello Geppetti - News Press Photo/Perfetti
«Un giorno, era il 1971, mi sono guardato allo specchio e ho
capito che non mi stimavo più. Che quel mondo di privilegi
non mi apparteneva e dovevo trovare una dimensione più profonda della vita. Ho detto a mio padre che pensavo di mollare
«Mi trasferii a Morro di San Paolo, sei ore
di barca da Salvador de Bahia. Ho vissuto lì
per un anno con la mia fidanzata americana Sam, due scimmiette e un pappagallo.
C’erano molti bambù, ho costruito un sistema di canali per l’acqua corrente. Vivevamo di quanto riuscivo a pescare. Quando
il mare era in tempesta e per giorni non si
poteva uscire, mettevamo il sale su banane
e mango».
In seguito se n’è andato in Amazzonia.
Com’era vivere con gli indios?
«Straordinario. Prima del Brasile, la mia
idea di natura erano le piste di Gstaad dove
il mio collegio svizzero (Le Rosey, soprannominato “the school of kings” perché frequentato da
Niarchos, Rockefeller e da figli di sceicchi, ndr) si
trasferiva nei mesi invernali. E all’improvviso eccomi lì, in mezzo agli sciamani. Feci
amicizia con un indigeno di nome Polvere
Secca e un giorno me lo portai fino a Bogotà. Lo persi di vista quasi subito, e quando
lo ritrovai, due giorni dopo, mi disse che
ciò che l’aveva colpito era “questa stanzina
magica dove si aprono le porte e la gente
scompare, poi si riaprono e appaiono altre
persone”. Ci misi un po’ a capire che era
l’ascensore».
Siamo a Roma, in un bel palazzo d’epoca al centro di Trastevere, tra Ponte Sisto e l’Orto Botanico. Crespi, al collo un filo di
lana rossa con appesi un corallo, un quarzo rosa e un rubino
grezzo, pietre protettive dono di un amico alchimista, è molto
emozionato. Oggi arriva da New York sua figlia Chloé, fotografa e documentarista, che non vede da un anno. Su un étagère
spiccano i ritratti degli altri due figli, Allegra e Sasha, avuti dalla seconda moglie Homeyra, una persiana nipote del sultano di
Tabriz. Più indietro la foto un po’ ingiallita che lo vede neonato
in braccio al nonno adottivo, Francesco Malgeri, direttore del
Messaggero durante la seconda guerra mondiale.
negli anni '70.
Consuelo Crespi
con la figlia Pilar.
Un vero
globetrotter
Studi di antropologia ed economia,
cinque lingue, doppio passaporto italiano
e brasiliano. Da una vita, Brando Crespi
si divide tra Roma, Parigi, New York
e il Brasile. L'eco imprenditore, padre
di tre figli, ha fondato Pro-Natura
International, Ong per lo sviluppo
sostenibile, ed è presidente e ceo di due
società di consulenza per il marketing
Che ricordi ha di bambino, quando alle feste dei suoi genitori a Palazzo Colonna partecipavano tutti, da Gianni Agnelli allo Scià di Persia?
«Mio padre teneva un libro dei ricevimenti dove ogni giorno
strategico. Siede in diversi consigli
d'amministrazione. E ha una grande
passione: lo sciamanesimo.
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Prima del Brasile, la mia idea
di natura erano le piste di Gstaad
annotava gli invitati, le portate e la lista dei vini. Purtroppo, mi
mandava a letto sempre prima che i party iniziassero. Una sera
sognai Le mille e una notte. A un tratto mi svegliai e mi trovai di
fronte un uomo altissimo, con una lunga barba e un turbante
con un gioiello enorme. Sulle prime pensai di essere ancora ad-
dormentato. Poi scoprii che era il maharaja di Baroda».
Rudy Crespi è stato anche uno dei padri del made in Italy,
trait d’union tra la moda italiana e i mercati stranieri.
«Il presidente onorario della Camera nazionale della moda,
Beppe Modenese, racconta sempre
che quando mio padre iniziò ad occuparsi di pubbliche relazioni c’erano
stilisti, che oggi sono considerati veri
arbitri elegantiae, incapaci di sedersi a
tavola con uso appropriato delle posate. Prima di portarli negli Stati Uniti,
mio padre dovette insegnare loro tutto. Nelle boutique di Valentino, ovunque, almeno fino a poco tempo fa,
c’era una foto con la storia di come
mia madre fece conoscere Garavani a
Jacqueline Kennedy. Mia madre era a
New York e Jackie incontrandola le
chiese: “Di chi è il bel completo che
indossi?”».
Che effetto faceva essere il figlio di
una coppia tanto celebre?
«Quando un giornale americano definì mia madre la donna più elegante al
mondo, i paparazzi non ci dettero più
pace. Una volta finii su una rivista
mentre facevo un capitombolo con lo
sci d’acqua sul lago di Bracciano. Quel
giorno pensai che non sarebbe stato
male avere come genitori dei perfetti
sconosciuti».
Consuelo con
Pilar il giorno
delle nozze.
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«Veruschka, per esempio, che un giorno vide camminare su un ponte di Venezia. Uno dei miei ricordi più divertenti di ragazzo riguarda proprio
quell’estate in cui Veruschka era ospite nella nostra casa di Sabaudia. Alle
cinque del pomeriggio andava a fare il
bagno e puntualmente perdeva il costume. Dopo una settimana c’era una
folla di uomini che ogni giorno a quell’ora si ritrovava casualmente sulla
spiaggia. Era un periodo eccezionale.
A New York era direttore di Vogue
Diana Vreeland, e capitavano cose
surreali: una volta rispedì un grande
fotografo in Antartide perché secondo lei non era riuscito a catturare l’essenza della luce blu del ghiaccio».
CD
Sua madre è stata anche una grande talent scout di modelle…
Rudy Crespi con Gianni Agnelli allo stadio nel '50.
«La verità è più semplice e più triste. Erano gli anni di piombo
e anche gli anni dei rapimenti. Tanti nostri amici, come Gianni
Bulgari e Paul Getty Jr., venivano rapiti. Anch’io per qualche
tempo ero finito su certe liste. Così un giorno ci guardammo in
faccia e decidemmo d’andar via. Loro a New York, io a Los Angeles, dove ho vissuto per dieci anni».
I sequestri, però, erano la prassi in tutto il mondo. Anche
sua sorella Pilar, che aveva sposato il figlio dell’industriale
e ministro colombiano Hernán Echavarria, rischiò d’essere
rapita.
«Ben cinque volte. Aveva conosciuto Gabriel a una colazione
alle Bahamas. Lui era ricchissimo e pieno di charme. Uno che
giocava con gli amici a chi riusciva a uscire vivo dalla giungla
amazzonica armato solo di coltello e bussola. Aveva anche stabilito dei record di caccia, e ogni volta che cercavano di rapire
mia sorella lui imbracciava il mitragliatore Uzi e diceva, “E
vai!”. Ma solo dopo essersi trasferita a Bogotà Pilar si rese conto che aver sposato Gabriel significava vivere per sempre nella
paura, non poter più muovere un passo senza le guardie del
corpo. Hanno avuto un figlio, ma il matrimonio non ha retto lo
stress. Oggi Gabriel dirige la Corona, una delle più grosse società del Sudamerica, e mia sorella si è risposata con un banchiere».
Come sono stati per lei gli anni newyorkesi, quando Reagan
e sua moglie erano ospiti fissi a casa dei suoi?
«Tre giorni prima si presentavano gli agenti dei servizi per controllare tutto, dai bagni al dessert. Ma anche se il glamour negli
States era più discreto dei fasti romani, io sentivo crescere in
me sempre più forte la scissione tra la vita che facevo e quella
A New York avevo a cena Ronald Reagan.
In Amazzonia, gli indios
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La Presse
Poi nel 1975 i suoi si trasferirono in America. Forse avevano
capito che il mondo di cui erano stati i divi non sarebbe più
tornato.
si confida apertamente
La fame nel mondo si può sconf iggere.
Con l'estratto di una pianta
che volevo. All’università frequentavo la nipote di Joseph Alsop, uno dei più famosi giornalisti dell’epoca. Una sera, a cena
in casa sua, mi fece sedere accanto a William Westmoreland,
comandante delle forze armate americane in Vietnam. Mi sembrava tutto così irreale: solo il giorno prima protestavo contro
di lui e contro la guerra davanti al Pentagono e adesso eravamo
a tavola insieme».
Qual è oggi il suo rapporto con il lusso?
«Mi irrita se è spreco o narcisismo puro. Quando sento certe
signore vantarsi di aver speso cinquemila euro per una borsetta
penso: “Sai che ci farei io con cinquemila euro...”».
Che ci farebbe?
Crespi non risponde. Si alza, va in camera da letto e torna con
un barattolo di polvere nera. «La soluzione per la fame nel
mondo: estratto di alfa-alfa. Con la
mia fondazione Pro-Natura International abbiamo scoperto come trasformare quest’erba da alimento per
animali in un concentrato che con
tre dollari al giorno nutre un bambino per un anno. Tre-quattro
grammi mescolati al riso o alla manioca forniscono tutte le proteine,
le vitamine e i minerali necessari.
Ne abbiamo già distribuito 60 milioni di dosi. Il nostro prossimo
obiettivo è distribuirne 600 milioni. Solo così possiamo permettere a
un miliardo di persone malnutrite
di ritrovare la salute».
Brando Crespi
mostra alcuni
specchi solari
(concentratori
parabolici lineari)
della Sharp.
Sopra: Rudy Crespi
tra la moglie Consuelo
e la figlia Pilar
Stefano Montesi/A - Farabola
nel 1968.
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