progettazione di una scultura scenica

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progettazione di una scultura scenica
PROGETTAZIONE DI UNA SCULTURA SCENICA
TITOLO: “ Alice nel paese delle meraviglie” di Carroll Lewis (1)
ALUNNA: Gabriele Toscano
CLASSE: 3°Aa
DIMENSIONI SCALA
DIMENSIONI REALI: 320x400x60 cm
ANNO SCOLASTICO: 2014-2015
LUOGO: Liceo Artistico G.Bruno Albenga
Il mio lavoro l'ho realizzato progettando la scultura scenica attraverso la tecnica tridimensionale della costruzione in carta, simile ai progetti realizzati
da Bruno Munari nel 58, le cosidette sculture leggere chiamate appunto "Sculture da viaggio". Il mio progetto raffigura una tazzina, che da un foglio
bidimensionale diventa tridimensionale falsando le misure della scala reale, evoca il concetto del sogno di "Alice nel paese delle meraviglie" dove
tutto assume una realtà nuova e fantastica. La tazzina infatti, è a grandezza umana ed è un elemento che compare e scompare nella scenografia. La
scultura scenica sviluppa l’idea della doppia faccia, (un rettangolo con un foro in centro a forma di tazzina) che da una parte è rivestita da carta da
parati per le scene che si svolgono nella stanza e dall'altra un giardino sforzesco. Oltre a questi elementi scenografici fissi, vi sono altri elementi che
compaiono una volta sola, ad esempio gli arredamenti per la stanza, gli orologi molli di Dalì e l'occhio proiettato sullo sfondo che simboleggia lo
specchio attraverso il quale Alice dovrà passare alla fine del sogno (gli occhi sono lo specchio dell'anima e sviluppano il passaggio della
consapevolezza dall’età infantile all’età adulta). Inoltre tutto lo spettacolo è in bianco e nero, le scenografie, le luci, i vestiti degli attori, tranne Alice
(che ha vestiti colorati). Il costume di Alice è colorato per far capire che il mondo in cui lei si ritrova non le appartiene, lei non ne fa parte, ma è una
ragazzina normale che sta vivendo nel mondo fantasioso di un suo sogno in bianco e nero.
Salvador Dalì
Persistenza della memoria (Persistence of memory)
1931
Olio su tela
24 cm x 33 cm
Museum of Modern Art di New York
(2)
La luce illumina frontalmente il quadro creando lunghe ombre che si sviluppano dagli oggetti. L’ambientazione è surreale, fuori dal tempo e dallo spazio. Il surrealismo di
cui Dalì fu uno dei massimi rappresentati voleva distorcere tutti i canoni tradizionali e in questo senso il quadro cerca di rappresentare un’altra dimensione. Gli stessi
orologi, protagonisti dell’opera, simboleggiano, anche grazie all’uso di colori caldi e freddi in contrasto fra loro, una condizione fuori dal tempo e dallo spazio in cui la
misurazione temporale della natura e dell’uomo si dilatano, coincidendo con la memoria umana: melmosa e parziale che sfugge a qualsiasi tentativo di contenerla. La
rappresentazione del quadro nasce dall’inconscio e dallo stato di sogno, rappresentato dalla creatura distesa a terra e che potrebbe essere la deformazione fisica dell’artista.
L’idea sarebbe quella di sottolineare come la realtà in sogno o in stato di veglia sfugga sia nella definizione oggettiva del tempo che passa sia nella definizione fisica dello
spazio. Inoltre il tempo rappresentato dai quattro orologi non è un parametro affidabile ma segue la percezione e l’interpret azione che nasce dall’inconscio e che ne
accelera o rallenta il movimento.
(1)Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson (Cheshire, 27 gennaio 1832 – Guildford, 14 gennaio 1898), è stato uno scrittore, matematico, fotografo e
logico britannico. È celebre soprattutto per i due romanzi Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, opere che
sono state apprezzate da una straordinaria varietà di lettori, dai bambini a grandi scienziati e pensatori. F ra gli autori che hanno dichiarato di considerare Alice come una
fonte di ispirazione per le loro opere si possono ricordare James Joyce, Jorge Luis Borges e John Lennon. In molti paesi del mondo esistono club e società di estimatori di
Carroll. A Lewis Carroll è dedicato un importante premio per la letteratura per ragazzi, il Lewis Carroll Shelf Award.
(2) Condensata dentro gli occhi c’è davvero tutta l’interiorità di una persona. Per questo Modigliani, che spesso dipingeva gli occhi vuoti e senza le iridi, diceva:
“Quando conoscerò la tua anima dipingerò i tuoi occhi“.Ma gli occhi, oltre che specchio dell’anima, possono anche “frugare” negli occhi altrui. Uno sguardo
penetrante può essere persino insostenibile come alcuni degli occhi qui sotto (una raccolta fatta da Piero La Monica sulla sua pagina Facebook La Pinacoteca) che
sembrano puntare dritti verso il nostro io più profondo.È sorprendente osservare come, nell’ultimo secolo, siano riapparsi anche gli occhi estrapolati dal contesto del
volto in un’incredibile affinità con quelli, carichi di simbolismi, delle civiltà più antiche.In tante opere surrealiste, ade esempio, Salvador Dalì ha fatto dell’occhio una
vera ossessione utilizzandolo per scenografie, sculture, film e scatti fotografici ironici e spiazzanti.Il rapporto con il movimento surrealista diviene concreto e
documentato quando, nel 1944, Alfred Hitchcock vuole che sia Salvador Dalí a disegnare gli ambienti per la sequenza dell’incubo del film Io ti salverò. Gli occhi
dell’allucinazione ricordano l’occhio umano squarciato della scena di apertura di Un chien andalou, film del 1929 di Luis Buñuel, di cui Dalí fu co-autore.Il contesto
freudiano e psicanalitico che pervade Io ti salverò era perfettamente coerente con l’iconografia tipica di Dalí. La scena del sogno si muove in un’atmosfera di penombra e
di instabilità psicofisica: rocce antropomorfe, enormi occhi allucinati, ruote molli, sono gli elementi essenziali immaginati e prodotti dall’artista catalano.I sogni: Hitchcock
voleva un modo nuovo di rappresentare i sogni: non più «...la nebbia che confonde i contorni delle immagini» o «... lo schermo che trema», ma «...tratti netti e chiari»,
contorni taglienti e immagini piene di luce, come nei quadri di Salvador Dalí e di Giorgio De Chirico. Dalí fa derivare alcune immagini surrealiste del sogno dai film che
aveva realizzato a Parigi con Luis Buñuel, Un chien andalou e L'age d'or.