11/03/95 - 9 - pubblicazione
Transcript
11/03/95 - 9 - pubblicazione
Nome file 950311SC3.pdf data 11/03/1995 Contesto ENC Relatori R Colombo GB Contri G Genga Liv. revisione Pubblicazione CORSO DI STUDIUM ENCICLOPEDIA 1994-1995 a non è non a IX 318 QUESTIONI Raffaella Colombo e Giacomo B. Contri Giacomo B. Contri Siamo entrati nella seconda parte di questo anno e ci stiamo avviando alle conclusioni. Il primo pensiero che ho in mente è che queste conclusioni siano a termine, niente a che fare con l’aperturismo e cose simili o con la pura progressività del lavoro, delle idee, del pensiero. Balle! Le parole dell’uso triviale vanno usate nel momento in cui il lessico più o meno lindo del linguaggio rigoroso è lacunoso. Il trivio fa bene a farsi sentire, come se adesso ci fosse una manifestazione di piazza. È opportuno che il trivio si faccia sentire proprio nel momento in cui il linguaggio opportunamente stabilito è privo di coerenza, ha un buco, una crepa. Allora, certe parole dall’uso comune, indipendentemente dall’essere triviali, nel senso di volgari, hanno anche valore di segnale, niente affatto angoscioso, di una lacuna. È un benvenuto segnale di lacuna. La scomparsa del riferimento alla paternità319 è stato uno dei grandi fattori, uno dei motori di un certo progresso invece di un altro. L’idea di progresso ci appartiene, ma lavoriamo a un altro progresso che si presenta come tutto da fare, largamente da fare. Non lo vogliamo insegnare alle istituzioni già istituite con un sapere già tutto cucinato. Stiamo insegnando il trivio e il quadrivio. La mattina di oggi, al pari degli altri due incontri conclusivi, è dedicata alla formulazione di domande, in alcuni casi vere e 318 Corso di Studium Cartello 1994-95: A non è non A, lezione nona, 11 marzo 1995. Anzi, peggio: la futilizzazione del riferimento al Padre, che non solo a Natale, ma per tutto l’anno viene rappresentato dall’immagine di Babbo Natale. 319 186 proprie questioni nel senso antico della parola. Ciò che farà ora Raffaella Colombo sarà l’esempio di un modus operandi che idealmente dovrebbe diventare di tutti, è un accadere psichico: l’accadere della facoltà di domandare, di porre quesiti, è un avvenimento. Non esistono questioni senza valore immediatamente pratico. Ieri riportavo l’esempio di essere arrivati, da parte di alcuni, a porre la questione sulla differenza che intercorre fra il darsi spontaneamente del «tu» e il darsi del «lei». Anche ogni paziente, o malato, è ri-legittimato nel suo essere soggetto dall’appellativo stesso con cui a lui ci si rivolge, con cui gli si fa l’appello. Il fare l’appello dovrebbe essere l’atto mattutino. Poiché il sonno non è senza accadere psichico, la persona che incontro al mattino, alla quale mi rivolgo, non è più la medesima persona che ho salutato la sera precedente. Non è vero che l’indomani è una sorta di fotocopia. Il sonno è vera attività di elaborazione di ciò che è accaduto ieri. Si ricomincia facendo l’appello e sentendosi rifare l’appello. Raffaella Colombo Ho preparato una decina di domande, suddivise in quattro capitoli: legge, Città, pensiero, psicopatologia. È la suddivisione in capitoli con la quale riassumo, riordino le questioni che mi sono posta a questo punto. La prima questione si riferisce alla prima raffigurazione delle due Città proposta da Giacomo Contri (si veda la Fig. F).320 Il diritto non è patologico (e neppure la Città sul piano orizzontale lo è), eppure il rapporto descritto in questo piano è quello proprio della patologia, in cui il soggetto si fa altro. Si può dire allora che il 320 Le due Città stanno su due piani ortogonali: su quello verticale si trova il rapporto SA, mentre sul piano orizzontale è descritto il rapporto tra soggetti in quanto A-A. Entrambe le Città non rappresentano rapporti patologici [si veda in questo volume l’intervento di Giacomo B. Contri nella lezione dell’11 febbraio 1995 del Corso]. 187 dispotismo patologico adotti le norme della Città sul piano orizzontale? Nessuna delle due è la Città dei malati. La Città dei malati è una. Qual è? Qual è il nome delle due Città? Si può dire che il rapporto patologico A-A è il medesimo rapporto esistente nella Città dell’ordinamento statuale, dove è normale, ma diventa patologia se viene assunto come psicologia dal soggetto (oppure: che è patologia l’assunzione di questo rapporto in quanto psicologia)? Perché la Città dell’ordinamento paterno viva occorre l’altra Città, quella sul piano orizzontale. Queste due Città non comportano psicopatologia, ma questa esiste, è implicata dalle due Città. Possono esistere le due Città senza psicopatologia? Come si colloca la Città dei malati (non ancora disegnata in questo schema) e che cosa c’entra con il rapporto A-A sul piano orizzontale? Giacomo B. Contri 1. La funzione ausiliaria del diritto Nel mondo del diritto troviamo ancora Uomo e Donna, ma ambedue presi come altri, il che configura un rapporto da noi individuato come patologico. Come possiamo dire che ciò – restando sul piano orizzontale – è normale? Possiamo dirlo perché, nel piano orizzontale, stiamo parlando dei contratti: nel contratto c’è solo Altro-Altro, non Soggetto-Altro. Anche nel matrimonio civile si tratta di A-A e noi osserviamo come una coppia di uomo e donna possa praticare il rapporto come se fosse un contratto (in continua querulanza reciproca, nell’estenuazione del mettersi d’accordo tutti i giorni) o come possa seguire il piano della ragione pratica, che nel matrimonio continua a essere quello verticale. Non è che si diventa queruli perché si vive in una società civile, ma il rapporto A-A del diritto è la tentazione (nella psicopatologia) di appiattire il piano y sul piano x. Ciò vuol dire che sul piano x c’è un errore: A-A è un errore. Allora il rapporto di x e di y è un compromesso. Il diritto, come noi lo conosciamo, è un compromesso: assume, per così dire, su di sé i 188 nostri errori. In questo senso ben venga questo diritto: ha il vantaggio di risparmiarci la nostra patologia individuale, di assorbirla, per così dire, sulle sue proprie spalle. Tempo fa anch’io ero tentato, come tutti, di parteggiare per la dissoluzione del diritto, come sarebbe lecito se vivessimo solo in y, se vivessimo solo del pensiero di natura.321 Il diritto dello Stato ha una funzione che potremmo chiamare ausiliaria: prende su di sé quegli errori che, in caso contrario, farebbero in modo che noi fossimo consegnati in modo puro e semplice alla nostra patologia.322 2. La sanzione Descriviamo la diversa funzione della sanzione nei due piani. Nel diritto penale (piano x) la sanzione è distinta dal giudizio: al giudizio del giudice viene fatta seguire una reale, sensibile, fisica sanzione. Nel piano del pensiero di natura (nel piano che consideriamo quello in cui vige il pensiero della legge dei rapporti normali) è il giudizio che fa da sanzione. Di fronte al mio atto illecito323 commesso nei confronti di qualcuno, sarà il suo giudizio – in quanto a voi noto – a funzionare da sanzione nei miei riguardi, a condizione della non rinuncia al giudizio da parte sua. Basterà il giudizio: il ristabilimento della giustizia non richiederà lo sdoppiamento del giudizio in una sanzione reale. Perché la giustizia sia ristabilita non occorrerà il passaggio all’atto punitivo nei miei confronti, sarà sufficiente che 321 Ad Agostino è stato ingiustamente obiettato di considerare la Città terrena come risultato necessario della condizione di peccato. Con il che è stato da molti osservato che Lutero ne ha approfittato per avere una concezione squisitamente poliziesca del diritto dello Stato. 322 Ecco la ragione per cui avevo fatto la classificazione degli aiuti dell’uomo: funzione ausiliaria significa funzione di aiuto. Ben altro da un servomeccanismo e anche ben altro da uno psicofarmaco. 323 Kelsen chiarisce bene che l’illecito, nel piano y, può anche essere chiamato «cattivo», mentre nel piano dello Stato l’aggettivo «cattivo» è fuori luogo. 189 il suo giudizio sia notorio e sia diventato vostro. Finché è notorio abbiamo sanzione a metà nei miei riguardi. La sanzione sarà completa, allorché io stesso avrò fatto mio il suo e poi vostro giudizio ossia nel momento della mia penitenza in senso stretto, della mia assunzione del giudizio meritato: io stesso diventerò attore del giudizio meritato. Nel comminare il perdono non si richiede all’altro nessuna speciale bontà nei miei riguardi; il perdono è soltanto una conclusione: anch’io sono entrato a far parte della comunità dei giudicanti. Se così non accadesse, potreste solo mandarmi all’inferno consistente nella non assunzione del giudizio.324 3. Il piano del Padre rivelato (piano z) Poiché una domanda riguarda i nomi da dare a questi distinti ordini dei rapporti, si immagini che questi due piani siano intersecati da un terzo (Fig. K). Il piano del pensiero di natura è il piano del pensiero del Padre. Tale Padre della legge di beneficio e di eredità (anzi: di ereditarietà) può essere pensato solo come concetto, come principio di quella legge. Non può essere pensato come reale (ossia come esistente) in quanto fa parte della razionalità di questo pensiero il giudizio che si potrà sapere della sua esistenza esclusivamente per una via rivelativa. Fig. K 324 La mia definizione di inferno: il luogo dei non aderenti alla facoltà di giudizio di tutti. 190 Il terzo piano, z, è quello che occuperebbe il Padre qualora potesse essere inteso come soggetto grammaticale e giuridico realmente esistente.325 Non è questo il momento di proseguire su questo, ma il dire così è andare incontro nei concetti e nelle parole a una certa difficoltà in cui ci siamo imbattuti quando non sapevamo più bene se denominare o no il piano y come la Città di Dio e il piano x come la Città degli uomini. La Città di Dio (terzo piano) è quella in cui il Padre, esistente, si dia da fare per investire sulla Città degli uomini. La Città degli uomini è il compromesso di x e y.326 Ciò che era da sottomettere alla critica, e non è stato fatto, non era la centralità della terra, ma il pensiero che Dio (ossia una realtà di rapporto) fosse in subordine alla scienza del mondo fisico. Il sistema tolemaico funzionava secondo un supposto ordine di precedenza della scienza sull’esperienza umana. Ecco perché abbiamo ricominciato a concepire l’esperienza come anzitutto more iuridico e non more geometrico, more scientifico. La nostra scienza è un’altra scienza. Non c’è niente di più tolemaico della psicologia scientifica. Non è affatto vero che è subordinata alla scienza moderna; è subordinata al giudizio di cui ho appena detto, ben anteriore nei secoli rispetto alla scienza moderna, secondo la quale il pensiero dei rapporti umani, e anche il pensiero teologico, era subordinato al pensare scientifico. 4. La Città dei malati La situazione della psicopatologia (della Città dei malati) non è nessuna di queste tre: non è un certo nesso fra le tre né fra due di queste. La Città dei malati è quella di due piani paralleli. 325 Il soggetto giuridico è quello capace di atti (è imputabile) ossia ha facoltà di porre dei rapporti. 326 Ecco perché uno dei nostri Seminari si intitola Il compromesso. 191 Fig. L Il secondo piano, quello inferiore, risulta tale per la presenza di un piano superiore, ossia è quel rapporto (si veda il rapporto fra fratelli) che risulta dal pensare il piano superiore come programma ideale del piano inferiore. Nella nostra definizione, la Città dei malati è l’inferno ovvero la risultante di una qualsivoglia idealità, perché il programma ideale, a prescindere dal contenuto, sarà sempre infernale. La Città, ossia il mondo di rapporti con gli altri, è infernale, quando risulta dallo stabilirne la regolazione (guerra, anarchia o pace) facendola derivare da una costruzione – astratta e presupposta – di un piano superiore, alto e regolativo (che può essere chiamato piano morale, piano dei principi): siamo sempre a un modello astratto del mondo dei rapporti reali. Il querulomane ambisce a interpretare il piano superiore (che compone con lo stesso diritto dei Codici), allo scopo di regolare il piano inferiore. Per lui il mondo è ridotto a questi due piani: il piano astratto, sopra, è diventato una ri-formulazione del diritto dei Codici, in una specie di neoplasia giuridica.327 I due piani paralleli dell’esperienza si chiamano anche perversione. Nello handicap è in opera il parallelismo dei due piani. L’handicappato, come lo schizofrenico, è un idealista (nel senso ristretto e scorretto della parola): opera da un piano, con tutti gli effetti possibili sull’altro piano dei rapporti effettivi. 327 Un altro, nel piano sopra, potrebbe mettere la teologia cattolica o quant’altro si è presentato nella storia come capace di ordinare l’esperienza. 192 La Città dei malati è la riduzione dei tre piani a due o l’annullamento della differenza fra i due piani interamente ribattuti uno sull’altro. L’integralismo è l’atto della costituzione di un piano astratto di principi (valori), che opera per la costituzione o la dissoluzione del piano reale.328 5. La trasformazione del «giuridico» in «topologico» Raffaella Colombo Questi due piani paralleli, il piano superiore e inferiore, costituiscono l’unica trasformazione topologica che descrive ciò che avviene nella patologia, la quale fa man bassa (con sottrazione indebita) di ciò che il compromesso offre come soluzione, ossia di ciò che le due o tre Città, nel loro rapporto, offrono come soluzione a tutti. Giacomo B. Contri Si tratta della trasformazione del «giuridico» in «topologico», della riduzione del mondo dell’esperienza di beneficio a mondo dell’esperienza scientifica. Si tratta di corruzione topologica dell’esperienza, dell’esperienza dell’universo umano concepita more geometrico. Uno degli abusi della scienza è di avere assegnato a sé stessa il concetto di universo, anziché trattare tale concetto come appropriato anzitutto all’universo (pratico) dei rapporti umani.329 La violenza della psicopatologia è oleosa. Non c’è nulla di più oleoso e soft del trauma psichico. Come si vede molto bene nel passaggio alla psicosi: è un passaggio che avviene addirittura inapparentemente, struggentemente, ravvisabile solo in 328 È più che giustificata la definizione di «dispotismo psicopatologico»: schema verticistico di un iper-militarismo sconosciuto alla storia militare. Il piano superiore è il despota del piano inferiore. 329 Così come vi è stato un abuso, una violenza, nell’introduzione nelle scienze, e in particolare nella matematica, della parola «linguaggio». Non esiste altro linguaggio che quello che ha a che fare con la punta della nostra lingua. 193 piccolissimi indizi. Non c’è maggiore violenza di quella che fa passare, o iscrivere,330 un soggetto all’albo scientifico, per il fatto di venire immediatamente trattato da appartenente al mondo della scienza o supposto tale: è il calvario infantile, che diviene tale attraverso la più o meno lunga serie dei suoi curanti. Ecco un caso di trasformazione topologica (fa orrore l’apparente eleganza dell’espressione linguistica) di un soggetto: viene passato dal mondo a due (o tre) piani intersecantisi, al mondo a due piani paralleli, vera iscrizione a un altro mondo.331 Il diritto aiuta,332 ma ha bisogno di aiuto. L’esempio gay è molto più di un esempio, perché a livello mondiale attacca il diritto su vasta e generale scala. Un tempo il perverso attaccava solo i singoli, ora è passato ad attaccare la collettività intera, un po’ come dire: «Basta con il passaggio da mamma patogena a bambino ammalato. Ammaliamo il diritto». La proposta gay ha avuto due sole risposte, entrambe perfettamente inadeguate: quella reazionaria che ha risposto no, perché «si è sempre fatto così e si va avanti così» e l’altra secondo cui il no è giustificato da «Dio non vuole», a cui i gay rispondono: «Un’idea simile vale per chi ci crede, non per gli altri». 330 Quando si iscrive un bambino all’anagrafe diventa italiano, nasce giuridicamente; anche il battesimo è un evento giuridico. 331 Queste osservazioni correggono l’ultimo disegno a p. 144 di Il pensiero di natura. Inoltre esse mostrano, ancora una volta, che l’empiria dell’individualità si collega senza mediazione ai discorsi universali. Per la persona normale non esiste nulla fra sé e l’universo; essa ha abbandonato la fissazione (anche nel senso clinico: fissazione al padre e alla madre, all’ambiente familiare) a località intermedie. 332 Questo passaggio della conversazione è innescato dal seguente intervento di GLAUCO GENGA: «A proposito della funzione ausiliaria del diritto, che porta a scrivere il rapporto – sul piano x – come A-A, volevo chiedere se il diritto, oltre a soccorrerci, non abbia esso stesso bisogno di un aiuto. Perché, se è chiaro che i giudici sanno immediatamente riconoscere il querulomane, il caso diventa molto più problematico quando il movimento gay propone il matrimonio fra gay: il diritto, in questo caso, non sa cosa rispondere. Così come non sa rispondere al soggetto iscritto all’anagrafe come maschio o come femmina, che torna all’anagrafe e dice: «Voglio essere iscritto nell’altro sesso». Come mai il diritto, che si trova sul piano x, si trova in difficoltà su questo punto?» 194 La corruzione è nel passaggio dai tre piani ai due ed è ottenuta anche dal rimaneggiamento dei due. La corruzione consiste nel passare a un regime di trasformabilità. Non a caso i gay hanno fatto campagne pubblicitarie utilizzando l’immagine della fede nuziale come simbolo di fedeltà: si tratta dei valori del matrimonio tradizionale trasferiti al matrimonio non tradizionale, in cui è ammessa la trasformazione fra coppia eterosessuale e coppia omosessuale. È appunto il regime della trasformabilità o dell’ecumenismo come il piano superiore dei due piani paralleli. Il nostro ecumenismo consiste invece nel piano del pensiero di natura, ecumenico e intrinsecamente tollerante perché in grado di fare da termine di paragone per ogni altra idea. Raffaella Colombo Alla corruzione psichica (cioè alla Città dei malati, dei piani paralleli) corrisponde un modo di affrontare e di denunciare la corruzione che però rimane in essa. Cosa ne pensi? Giacomo B. Contri Vi invito alla lettura del mio pezzo Ri-capitolare. Gli Aldilà nel secondo volume di La Città dei malati.333 C’è un’antichissima lottizzazione che ha affidato la competenza nella salute334 a due sole specie di attori: il medico e il prete. Con il più perfetto oscuramento del fatto che il primo competente riguardo alla salute, comunque definita, è il soggetto, chiunque egli sia. Già prima della modernità si è imposta questa divisione di lotti della competenza alla salute, a esclusione del soggetto competente. Bisogna partire dal piano di natura per riuscire a individuare questa corruzione,335 che è politica, essendo ovvio che l’errore non è né 333 [Si veda: GIACOMO B. CONTRI, Ri-capitolare. Gli Aldilà, in La Città dei malati, vol. II, Edizioni Sic Sipiel, Milano 1995, pp. 11-34]. 334 Prendiamo questa parola nella sua accezione latina, salus, che si apre sia al concetto di «salute» sia al concetto di «salvezza»; sono per l’unità laica del concetto. 335 La parola «corruzione» va temperata solo in un senso: si può parlare propriamente di corruzione quando si parla di qualcosa che è già costituito. Il pensiero di natura o delle 195 nel medico né nel prete, ma in quel farne una coppia fissa che esclude il soggetto dalla competenza riguardo alla propria salute. 6. Correzione e facoltà di giudizio Raffaella Colombo Due premesse. Dicevi l’ultima volta che si può parlare di pensiero corretto solo nel caso del pensiero che è stato corretto. Pietro Cavalleri ieri sera segnalava una questione: sebbene l’inizio sia sano (cioè non si nasce malati), noi iniziamo dalla crisi.336 A tale rilievo rispondevi che l’iniziale normalità è un bene a cui il bambino non sa però ricorrere per difendersi dall’inganno. Dunque l’ingenuità – ossia la normalità iniziale – potrebbe essere definita come la correttezza logica indifesa prima della correzione. Mentre la normalità è il pensiero corretto due volte, ossia nei due sensi. La vera difesa (il giudizio) non consiste nel sapere qual è l’errore, ma nel conoscere l’errore in quanto corretto. Se è così, l’affermazione di Freud: «Quanta nevrosi occorre per curare!» (ossia quanto bisogna essere stati nevrotici per poter trattare la nevrosi) non trova soluzione soddisfacente. Il criterio per la cura diventa piuttosto: può curare chi può guarire, è sufficiente aver corretto l’errore patologico. Giacomo B. Contri Conosciamo l’errore in quanto corretto, e corretto perché correggibile. Ecco perché l’aggettivo non può essere «trasformabile»: un errore trasformato è soltanto un altro errore che diventerà ulteriormente incorreggibile e indiscernibile. Il mondo del piano superiore (del Super-Io) diventa il mondo dell’errore legittimato, beatificato. due Città si è costituito assai poco, perché non possiamo dire che, nella storia, Agostino sia stato vincente. 336 [Si veda il resoconto della seduta del 10 marzo 1995 del Seminario della SPPP 199495, Vita psichica come vita giuridica, 1]. 196 Scoprire invece l’errore come correggibile significa scoprire che l’errore è il risultato di un atto. La presenza di un atto patogeno (atto di consenso del malato all’altro che l’ha ammalato; fissazione, alleanza con chi mi ha fatto del male) segnala, pur sempre, la presenza di una risorsa. Se esiste scintilla divina, essa non corrisponde a qualcosa di sano che rimane pur sempre nella patologia come una sorta di purità interiore del lebbroso, come qualche cosa di incontaminato.337 Essa, se esiste, sta piuttosto nella mia facoltà di essere un delinquente. È il delitto a essere una risorsa, la risorsa è l’imputabilità. Nel piano verticale è il giudizio stesso a stabilire la sanzione: non c’è da punire e forse neanche da sorvegliare.338 Chesterton, in uno dei suoi gialli, afferma che il momento salvifico della storia è il momento della scoperta dell’esistenza di un omicidio; l’ipotesi alternativa che si trattasse di una fatalità era l’esito, perseguito dall’assassino, del tentativo di confondere le acque. Il giudizio del piano x, la pena, si distingue dal giudizio nel piano y, in cui il giudizio è sufficiente senza sanzione, senza neppure la necessità che sia penoso in sé stesso. Chiunque di noi sia acceduto al giudizio rispetto alle proprie (prima che alle altrui) patologie, può testimoniare che il momento dell’accesso al giudizio è stato felice. E la felicità della propria condizione era legata all’attivazione della propria facoltà di giudicare il proprio altro. Non è vero che il giudizio è penoso. La concezione penosa del Giudizio Universale, che ha attraversato i secoli, è assolutamente sbagliata. Il concetto di «beato» è il concetto di «giudicato». Il dannato non è uno giudicato e mandato all’inferno, è qualcuno a cui non è accaduto l’accadere umano del giudizio. La dannazione è il rigetto del giudizio ossia il rigetto 337 Il senso religioso non ha nulla a che vedere con la scintilla divina, con quel fondo umano che rimarrebbe pur sempre innestato sulla verità, sul mistero, su Dio, all’interno del magma del mio essere magma… 338 Si riveda Sorvegliare o punire di Michel Foucault. 197 della facoltà. Anche la dottrina del giudizio di Kant, che non è sicuramente la migliore, insiste sul giudizio come facoltà. Collegare alla condizione di beato, in un solo concetto, la condizione di giudicante-giudicato, mi sembra un passo sia per i credenti sia per i non credenti: è rallegrante pensare in questo modo la salvezza. Peer Gynt, di Ibsen, aveva capito che ciò cui aspirare massimamente era l’essere giudicato. Il momento in cui il giudizio a proprio riguardo diventa desiderabile è un eccellente momento soggettivo. 7. Tempo cronologico e tempo del moto La partita a un certo punto si chiude. Credo che si tenda ad attribuire all’imperscrutabilità il fatto che Dio è lungo con i tempi. Ritengo invece che non si tratti di imperscrutabilità, bensì del fatto che alle dure cervici bisogna dare del tempo. Se avessi dei conti aperti con voi, sareste gentili se mi chiedeste la resa dei conti nel momento in cui fossi in grado di chiuderli. Abbiamo a che fare con la storia della facoltà degli uomini e della costituzione o ricostituzione della nostra imputabilità. Penso che Dio sia molto gentile nel non forzare i tempi. Per quale ragione una cura ha bisogno del tempo? Con la più finita, non infinita, delle pazienze, si deve concedere tutto il tempo affinché la ricostituzione della facoltà sia sufficiente a chiedere la resa dei conti.339 Come datare il tempo cronologico in una cura o nel rapporto con qualcuno nella psicopatologia? Con la manica larga, ossia con il criterio del non datare nulla e dell’andare a casaccio? No, la data della resa dei conti è quella in cui la posizione debitoria del soggetto rischia di fare il passo verso la psicopatologia non-clinica, è quella in cui il nevrotico sta per passare a perverso. Quello è il momento legittimo della resa dei 339 Il problema della psicoanalisi è il problema della terminabilità dell’analisi. Ma questo vale per ogni cura. 198 conti,340 perché costituisce il momento (di cui possiamo rintracciare le tracce nascoste, dato che il perverso cerca di renderle inapparenti) in cui il soggetto ripassa all’imputabilità. Mentre le azioni coatte nella nevrosi sono difficilmente imputabili, l’atto perverso lo è sempre. E lo è sempre nella forma più limpida e gretta dell’imputabilità: omicidio, furto. Non esistono omicidi coatti, così come non esiste raptus. Raffaella Colombo L’errore di Re Lear consiste nell’aver diviso in modo patologico la sua eredità, cosa che comporta l’esclusione delle figlie dalla legalità. Forse che questo non corrisponde a ciò che è noto con l’espressione «patologie complementari»,341 nelle quali i figli ricevono suddivisa, in parti uguali o diseguali, l’eredità patologica del padre o della madre? Giacomo B. Contri Sono d’accordo che le «patologie complementari» sono quelle dei fratelli. La mia esperienza mi ha messo a contatto con tanti fratelli e sorelle di soggetti particolarmente gravi. Osservo, come tratto comune, il particolare impegno del fratello-sorella del soggetto malato a presentarsi nell’accettabilità, nella normalità di una qualche specie. I fratelli che sono stati immessi dai propri genitori alla non fraternità dell’esperienza, all’esperienza come non orientata al beneficio, si distribuiranno i diversi ruoli nelle diverse 340 Concepire le malattie psichiche alla stregua di malattie mediche è un vero errore, anche morale. Una nevrosi è trasformabile, e lo si osserva molto bene: i gay di oggi sono i nevrotici di ieri, magari gli handicappati di ieri. Si veda il convegno su Nevrosi e perversione tenuto a Parigi, interamente costruito sulla tentabilità della nevrosi nel passare alla perversione, alla patologia militata e alla trasformazione in quei due piani. 341 [La domanda, riguardo al ruolo dei figli nella patogenesi, segue l’invito espresso da G.B. CONTRI nel corso della seduta del 10 marzo 95 del Seminario della SPPP 1994-95, Vita psichica come vita giuridica, 1, di «andare a vedere anche i fratelli, e non solo i genitori, nella famiglia»]. 199 trasformazioni possibili.342 I fratelli-non-figli sono coloro che possono soltanto distribuirsi distinti ruoli patologici, secondo tutte le ammissibili possibilità di patologia. Il mondo dei puri fratelli, ossia dei piani paralleli, è il mondo in cui non è ammessa nessun’altra possibilità, se non quella della distribuzione dei ruoli patologici.343 Il crimine di secondo grado consistente nella sublimazione sta nel costituire il piano morale alto che regolerà il piano reale basso. Gli eccitamenti sono chiamate a porre in essere qualcosa di già presente: la vocazione è messa in moto verso una meta (pertanto è diversa dalla messa in moto di un sasso in uno spazio vuoto). Se non che vi sono eccitamenti che non hanno nessuna meta e ai quali non è assegnato il termine della soddisfazione. L’eccitamento umano senza meta può solo andare incontro alla sublimazione: bisogna pur farsene qualcosa. A questo punto, il concetto proprio di sublimazione è quello di fogna, di rifiuto che deve essere scaricato da qualche parte. Per il costituirsi dello spirituale esiste la modalità della fogna: si chiama sublimazione. Non è l’oggetto, ma l’eccitamento senza meta che rimane indistruttibile: dall’eccitamento senza meta nasce il problema della distruzione che induce a essere distruttivi dell’oggetto.344 Allorché ci accorgiamo che uno qualsiasi dei nostri oggetti, in particolare mentali (per esempio il pensiero ossessivo), ci disturba e non sappiamo cosa farcene, si tratta, alla lettera, di farlo fuori, e non si tratta di punto finale di imputazione. Allorché rispetto a un qualsiasi nostro oggetto si accede alla tentazione che l’unica 342 I fratelli Karamazov sono, insieme al loro bravo padre, un’associazione a delinquere: fanno discorsi «alti», parlano dal piano alto dei due piani paralleli. 343 È la medesima concezione rammentata da Glauco Genga: in questa luce, le coppie uomo-uomo, donna-donna, uomo-donna sono dei «tipi» di rapporto. La tipologia è il mondo di tutte le patologie possibili e la storia stessa della psicologia è cominciata abbastanza presto proprio come tipologia. Ci si dovrebbe occupare della distinzione fra tipologia, che designa il mondo della patologia, e varietà. 344 Si veda il racconto della Lettera rubata di E.A. POE e anche Il Signore degli Anelli di J.R.R. TOLKIEN. 200 soluzione è distruggerlo, prendiamo questo come un segno che qualcosa non va bene. Benché tutta la letteratura del nostro secolo abbia trattato il problema del desiderio come quello di un eccitamento senza meta, è illegittimo denominare desiderio l’eccitamento senza meta; è un reato di lesa parola, di lesa maestà nei confronti di sé. Handicap significa desiderio handicappato in sé stessi, desiderio privo di meta. Raffaella Colombo Tempo cronologico è Edipo. Tempo del moto è Gregorius. In tutti e due i casi vi è un arresto del moto. Nel secondo caso si tratta di arresto del moto in quanto penitenza: la questione della meta si ripropone attraverso una crisi; nel caso di Edipo, invece, si tratta di un arresto patologico del moto. Il disastro di Edipo potrebbe essere descritto così: rispondendo al quesito della Sfinge relativo al tempo cronologico, Edipo risponde a qualcosa che già pensava, a un pensiero normale. Descrivendo l’uomo nel tempo cronologico, opera una scelta: è il momento della patologia, ossia dell’essere confermato in un pensiero già fatto e in quel momento legittimato. Accettando la domanda e il ricatto della Sfinge, Edipo scinde il tempo cronologico da quello del moto, che invece si incontrano nei due-tre piani della normalità. Giacomo B. Contri La condizione associata nella meta è quella in cui il tempo cronologico e il tempo del moto sono legati, mentre, nella posizione corrente, il tempo cronologico è per definizione infelice, perché terminerà con l’inibizione e l’arresto del moto.345 345 Nel racconto di Sofocle, Edipo risponde come un idiota per il fatto di accettare per buona una domanda cui è presupposta una condizione: il tempo è il passaggio dal gattonare allo stare su due piedi, allo handicap della vecchiaia. È la concezione della vecchiaia come riduzione del moto, come handicap fisiologico della terza età: è una concezione della vita destinata allo handicap. L’handicappato è simile a qualcuno che si dicesse: «Se questa è l’idea della vita, l’anticipo di settant’anni: la inizio subito». 201 Freud buttò lì che il bambino è un perverso polimorfo. Era una battuta a buon intenditore, perché è del tutto chiaro che se sono perverso, non sono polimorfo: il perverso è monotono, non è «poli». Dire perverso polimorfo è una contraddizione. Dopo che ebbe scritto la dedica: A Mussolini, eroe della civiltà…, per anni gli psicoanalisti rimasero imbarazzatissimi e spiegarono che Freud vi era stato costretto. Invece, giusto poco prima, Freud aveva scritto cos’era per lui l’eroe della civiltà: erano Prometeo ed Ercole, definiti criminali. Con questa dedica disse a Mussolini: «Sei uno dei peggiori criminali che abbia mai classificato nella storia dell’umanità». A volte è bene parlare a buon intenditore; a volte è bene parlare a non intenditore. In questo caso, Freud parlò a Mussolini come a non intenditore. Ma almeno che capissero altri. Invece, i soli a non capire furono gli psicoanalisti, rimasti imbarazzatissimi. © Studium Cartello – 2007 Vietata la riproduzione anche parziale del presente testo con qualsiasi mezzo e per qualsiasi fine senza previa autorizzazione del proprietario del Copyright