Commentariolum petitionis Caput I

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Commentariolum petitionis Caput I
Commentariolum petitionis
Caput I
(Si adotta l’edizione critica di W.S. Watt in M. Tulli Ciceronis Epistulae,
vol. III, Oxford 1958)
1 Etsi tibi omnia suppetunt ea quae consequi ingenio aut usu homines aut
diligentia possunt, tamen amore nostro non sum alienum arbitratus ad te perscribere ea quae mihi veniebant in mentem dies ac noctes de petitione tua cogitanti, non ut aliquid ex his novi addisceres, sed ut ea quae in re dispersa atque
infinita viderentur esse ratione et distributione sub uno aspectu ponerentur.
Quamquam plurimum natura valet, tamen videtur in paucorum mensium negotio posse simulatio naturam vincere.
2 Civitas quae sit cogita, quid petas, qui sis. Prope cottidie tibi hoc ad forum
discedenti meditandum est: “Novus sum, consulatum peto, Roma est.” Nominis novitatem dicendi gloria maxime sublevabis. Semper ea res plurimum dignitatis habuit; non potest qui dignus habetur patronus consularium indignus
consulatu putari. Quam ob rem quoniam ab hac laude proficisceris et quicquid
es ex hoc es, ita paratus ad dicendum venito quasi in singulis causis iudicium
de omni ingenio futurum sit.
1 Anche se ti è di sostegno tutto ciò che gli uomini possono conseguire con
l’intelligenza, l’esperienza e l’impegno, tuttavia, in nome dell’affetto che ci
lega, ho ritenuto non inopportuno mettere per iscritto ciò che mi veniva in
mente mentre meditavo giorno e notte sulla tua candidatura. Non perché tu
apprendessi qualcosa di nuovo da queste mie riflessioni, ma affinché esse, che
potevano di fatto apparire frammentarie e indefinite, fossero disposte in una
visione unitaria secondo una partizione razionale. Benché le qualità naturali
valgano moltissimo, sembra tuttavia che in un impegno di pochi mesi la capacità di apparire possa contare di più.
2 Considera qual è la tua città, a che cosa aspiri, chi sei. Quasi ogni giorno,
mentre ti rechi al foro, devi riflettere su questo: “Io sono un homo novus, aspiro al consolato, la mia città è Roma. Alla condizione di homo novus potrai
ovviare soprattutto con la fama di oratore: sempre quest’arte ha avuto grandissimo onore. Colui che è ritenuto un degno avvocato difensore di consolari non
può essere stimato indegno del consolato. Per la qual cosa, dal momento che
parti da questa fama e qualunque cosa sei lo devi ad essa, ti presenterai a parlare così ben preparato, come se in ciascuna causa sia in gioco la valutazione
di tutto il tuo talento.
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Captut I
3 Eius facultatis adiumenta, quae tibi scio esse seposita, ut parata ac prompta
sint cura, et saepe quae de Demosthenis studio et exercitatione scripsit Demetrius recordare. Deinde fac ut amicorum et multitudo et genera appareant;
habes enim ea quae qui novi habuerunt? omnis publicanos, totum fere equestrem
ordinem, multa propria municipia, multos abs te defensos homines cuiusque
ordinis, aliquot conlegia, praeterea studio dicendi conciliatos plurimos adulescentulos, cottidianam amicorum adsiduitatem et frequentiam.
4 Haec cura ut teneas commonendo et rogando et omni ratione efficiendo ut
intellegant qui debent tua causa, referendae gratiae, qui volunt, obligandi tui
tempus sibi aliud nullum fore. Etiam hoc multum videtur adiuvare posse novum
hominem, hominum nobilium voluntas et maxime consularium; prodest, quorum in locum ac numerum pervenire velis, ab iis ipsis illo loco ac numero dignum putari.
3 Fa’ in modo che i supporti di quest’arte, che so che tu tieni in serbo, siano
sempre pronti e a disposizione. E ricordati spesso di ciò che scrisse Demetrio
sull’impegno profuso da Demostene negli esercizi. Inoltre fa’ in modo che
appaia esteriormente la quantità e il rango sociale dei tuoi amici; infatti quale
homo novus ha mai goduto di tali e tante amicizie? tutti i pubblicani, quasi per
intero la classe dei cavalieri, numerosi municipi a te fedeli, molti uomini di
qualsiasi classe sociale da te difesi nei processi, alcuni collegi, e inoltre moltissimi giovani attratti dall’amore per l’eloquenza, e la quotidiana, costante
frequentazione di amici.
4 Impegnati a conservare questi rapporti richiamando alla memoria i tuoi
favori, avanzando richieste e con ogni mezzo facendo sì che quelli che ti sono
debitori per una causa da te patrocinata comprendano che non ci sarà nessun’altra occasione di restituirti il favore, e quelli che intendono obbligarti a loro che
non ce ne sarà un’altra per farlo. Anche questo risulta evidente che possa aiutare molto un homo novus, l’appoggio dei nobili e soprattutto dei consolari;
giova che tu sia ritenuto da quelli stessi, nella cui classe e nel cui novero aspiri ad entrare, degno di tale classe e rango.
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Caput I
5 Ii rogandi omnes sunt diligenter et ad eos adlegandum est persuadendumque
est iis nos semper cum optimatibus de re publica sensisse, minime popularis
fuisse; si quid locuti populariter videamur, id nos eo consilio fecisse ut nobis
Cn. Pompeium adiungeremus, ut eum qui plurimum posset aut amicum in
nostra petitione haberemus aut certe non adversarium.
6 Praeterea adulescentis nobilis elabora ut habeas, vel ut teneas studiosos quos
habes; multum dignitatis adferent. Plurimos habes; perfice ut sciant quantum
in iis putes esse. Si adduxeris ut ii qui non nolunt cupiant, plurimum proderunt.
5 Bisogna pregarli tutti con cura e avvicinarsi a loro e persuaderli che noi
abbiamo sempre parteggiato per gli ottimati, e che, se abbiamo dato l’impressione di esprimere delle idee vicine ai popolari, lo abbiamo fatto con l’intenzione di conciliarci Gneo Pompeo, affinché avessimo dalla nostra parte o
quanto meno non come avversario per la nostra candidatura quell’uomo potentissimo.
6 Inoltre impegnati per conquistare l’appoggio dei giovani nobili, o per conservare quello di coloro che hai già dalla tua parte; essi ti procureranno grande
prestigio. Ne hai già moltissimi dalla tua parte: fa’ in modo che sappiano quanta stima tu riponga in loro. Se poi otterrai che quelli che non ti sono ostili ti
sostengano, essi ti gioveranno moltissimo.
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Caput II
7 Ac multum etiam novitatem tuam adiuvat quod eius modi nobiles tecum
petunt ut nemo sit qui audeat dicere plus illis nobilitatem quam tibi virtutem
prodesse oportere. Nam P. Galbam et L. Cassium summo loco natos quis est
qui petere consulatum putet? Vides igitur amplissimis ex familiis homines,
quod sine nervis sint, tibi paris non esse.
8 At Antonius et Catilina molesti sunt. Immo homini navo, industrio, inno-
centi, diserto, gratioso apud eos qui res iudicant, optandi competitores ambo a
pueritia sicarii, ambo libidinosi, ambo egentes. Eorum alterius bona proscripta vidimus, vocem denique audivimus iurantis se Romae iudicio aequo cum
homine Graeco certare non posse, ex senatu eiectum scimus optimorum censorum existimatione, in praetura competitorem habuimus amico Sabidio et
Panthera, cum ad tabulam quos poneret non haberet (quo tamen in magistratu
amicam quam domi palam haberet de machinis emit); in petitione autem consulatus caupones omnis compilare per turpissimam legationem maluit quam
adesse et populo Romano supplicare.
7 E anche questo è di grande aiuto a compensare la tua condizione di homo
novus, il fatto che concorrono con te al consolato nobili di tale qualità che non
vi è nessuno che oserebbe affermare che debba valere più a loro la nobiltà che
a te la virtù. Infatti chi è che potrebbe pensare che P. Galba e L. Cassio, nati da
famiglia nobilissima, si candidino al consolato? Vedi dunque che questi uomini, pur provenendo da famiglie di altissimo rango, non sono alla tua altezza,
poiché sono senza vigore.
8 Antonio e Catilina, invece, sono avversari pericolosi. Tuttavia un uomo
attivo, operoso, onesto, eloquente, gradito ai giudici, deve anzi augurarsi avversari come loro, entrambi sin dall’adolescenza assassini, dissoluti, ridotti in
miseria. Del primo di loro abbiamo visto i beni confiscati, lo abbiamo udito
con le nostre orecchie giurare di non poter competere in giudizio a Roma alla
pari con un uomo greco. Sappiamo che fu espulso dal senato per giudizio di
censori onestissimi; lo abbiamo avuto come avversario nella candidatura alla
pretura con l’appoggio finanziario di Sabidio e Pantera, poiché non aveva
neppure più schiavi da vendere (tuttavia durante quella magistratura comprò
al mercato una schiava per tenerla a casa sua di nascosto come amante). In
occasione della candidatura al consolato, per mezzo di un vergognosissimo
mandato di ambasciatore, preferì saccheggiare gli osti di tutti i municipi che
essere presente a Roma e chiedere il voto del popolo romano.
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Captut II
9 Alter vero, di boni! quo splendore est? Primum nobilitate eadem qua Antonius. Num maiore? Non. Sed virtute. Quam ob rem? Quod Antonius umbram
suam metuit, hic ne leges quidem, natus in patris egestate, educatus in sororiis
stupris, corroboratus in caede civium, cuius primus ad rem publicam aditus in
equitibus Romanis occidendis fuit (nam illis quos meminimus Gallis, qui tum
Titiniorum ac Nanneiorum ac Tanusiorum capita demetebant, Sulla unum
Catilinam praefecerat); in quibus ille hominem optimum, Q. Caecilium, sororis suae virum, equitem Romanum, nullarum partium, cum semper natura tum
etiam aetate quietum, suis manibus occidit.
9 Ma l’altro, o dèi buoni, di quale splendore è mai? Innanzitutto è nobile come
Antonio. Lo è di più? No. Ma possiede maggior valore. Per quale ragione?
Antonio ha paura della sua ombra, Catilina non teme neppure le leggi, egli che
nacque quando il padre era ridotto in miseria, fu allevato in mezzo agli stupri
della sorella, indurì l’animo nella strage dei concittadini, e il cui primo ingresso nella vita politica consistette nell’uccisione di cavalieri romani (infatti a quei
Galli, che noi ben ricordiamo, che un tempo decapitarono Titinio, Nanneio e
Tanusio, Silla aveva posto a capo il solo Catilina) tra i quali egli uccise con le
proprie mani Quinto Cecilio, uomo degnissimo, marito di sua sorella, che non
parteggiava per nessuno, tranquillo sia di indole sia anche per l’età.
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Caput III
10 Quid ego nunc dicam petere eum tecum consulatum qui hominem carissimum
populo Romano, M. Marium, inspectante populo Romano vitibus per totam urbem
ceciderit, ad bustum egerit, ibi omni cruciatu lacerarit, vivo stanti collum gladio
sua dextera secuerit, cum sinistra capillum eius a vertice teneret, caput sua manu
tulerit, cum inter digitos eius rivi sanguinis fluerent; qui postea cum histrionibus
et cum gladiatoribus ita vixit ut alteros libidinis, alteros facinoris adiutores haberet; qui nullum in locum tam sanctum ac tam religiosum accessit in quo non,
etiam si in aliis culpa non esset, tamen ex sua nequitia dedecoris suspicionem
relinqueret; qui ex curia Curios et Annios, ab atriis Sapalas et Carvilios, ex equestri ordine Pompilios et Vettios sibi amicissimos comparavit; qui tantum habet
audaciae, tantum nequitiae, tantum denique in libidine artis et efficacitatis, ut
prope in parentum gremiis praetextatos liberos constuprarit? Quid ego nunc tibi
de Africa, quid de testium dictis scribam? Nota sunt, et ea tu saepius legito; sed
tamen hoc mihi non praetermittendum videtur, quod primum ex eo iudicio tam
egens discessit quam quidam iudices eius ante illud iudicium fuerunt, deinde tam
invidiosus ut aliud in eum iudicium cottidie flagitetur. Hic se sic habet ut magis
timeant, etiam si quierit, quam ut contemnant, si quid commoverit.
10 E che dire ora del fatto che compete con te per il consolato colui che per-
cosse a colpi di bastone, sotto gli occhi della gente, per tutta la città, Marco
Mario, un uomo molto caro al popolo romano, quindi lo trascinò davanti a un
sepolcro, là fece scempio del suo corpo con ogni genere di supplizio, e a lui
che era ancora vivo recise il collo con la propria destra, stringendo nella sinistra
i capelli dalla sommità della testa, e ne strappò via il capo di sua mano, mentre
rivoli di sangue scorrevano tra le sue dita; colui che in seguito visse in tale
familiarità con attori e gladiatori, da avere gli uni come compagni di dissolutezza, gli altri come sostegno nei suoi delitti; che non entrò mai in nessun
luogo tanto sacro e venerabile, da non lasciarvi il sospetto, derivante dalla sua
depravazione, di un’azione disonorevole, pur senza colpa altrui; colui che si è
scelto come amici strettissimi Curio e Annio dal Senato, Sapala e Carvilio
dagli atri pubblici, Pompilio e Vettio dal ceto equestre; che possiede tanta audacia, tanta depravazione, e inoltre tanta abilità ed efficacia nei suoi fini dissoluti, da far violenza agli adolescenti di libera condizione fin quasi nelle braccia
dei loro genitori. E che cosa dovrei scriverti ora sulla sua amministrazione in
Africa, che cosa sulle deposizioni dei testimoni? Sono fatti risaputi: ma tu rileggili più volte. Ma questo mi sembra di non dover tralasciare, e cioè che egli
uscì da quel processo tanto povero quanto lo furono certi suoi giudici prima di
esso, e così malvisto, che ogni giorno si richiedeva contro di lui un’altra azione giudiziaria. Egli da parte sua si comporta in modo tale, che lo temono, anche
se sta inattivo, più di quanto lo disprezzino, se si mette in azione.
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Captut III
11 Quanto melior tibi fortuna petitionis data est quam nuper homini novo, C.
Coelio! ille cum duobus hominibus ita nobilissimis petebat ut tamen in iis
omnia pluris essent quam ipsa nobilitas, summa ingenia, summus pudor, plurima beneficia, summa ratio ac diligentia petendi; ac tamen eorum alterum
Coelius, cum multo inferior esset genere, superior nulla re paene, superavit.
12 Qua re tibi, si facies ea quae natura et studia quibus semper usus es lar-
giuntur, quae temporis tui ratio desiderat, quae potes, quae debes, non erit
difficile certamen cum iis competitoribus qui nequaquam sunt tam genere insignes quam vitiis nobiles; quis enim reperiri potest tam improbus civis qui
velit uno suffragio duas in rem publicam sicas destringere?
11 Quanto miglior sorte ti è toccata nella tua candidatura rispetto a quella che
pochi anni fa è toccata a un altro homo novus, Caio Celio. Egli competeva con
due uomini nobilissimi, ma tali che in loro ogni altra virtù valeva più della
nobiltà stessa: grandissimo talento, eccelsa levatura morale, innumerevoli
benemerenze, somma avvedutezza e applicazione nel condurre la campagna
elettorale. Eppure Celio prevalse su uno dei due, benché egli fosse di gran
lunga inferiore per nascita, e superiore pressoché in nulla.
12 Pertanto, se metterai in pratica ciò che la natura e gli studi in cui ti sei
sempre impegnato ti elargiscono, ciò che richiede la logica della circostanza
in cui ti trovi, ciò che puoi, ciò che devi, non ti sarà difficile la competizione
con tali avversari, che non sono per nulla più illustri di nascita che famosi per
i loro vizi. Chi infatti si potrebbe trovare, che sia un così cattivo cittadino, da
voler sguainare in una sola elezione due pugnali contro lo Stato?
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Caput IV
13 Quoniam quae subsidia novitatis haberes et habere posses exposui, nunc
de magnitudine petitionis dicendum videtur. Consulatum petis, quo honore
nemo est quin te dignum arbitretur, sed multi qui invideant; petis enim homo
ex equestri loco summum locum civitatis, atque ita summum ut forti homini,
diserto, innocenti multo idem ille honos plus amplitudinis quam ceteris adferat.
Noli putare eos qui sunt eo honore usi non videre, tu cum idem sis adeptus,
quid dignitatis habiturus sis. Eos vero qui consularibus familiis nati locum
maiorum consecuti non sunt suspicor tibi, nisi si qui admodum te amant, invidere. Etiam novos homines praetorios existimo, nisi qui tuo beneficio vincti
sunt, nolle abs te se honore superari.
14 Iam in populo quam multi invidi sint, quam multi consuetudine horum
annorum ab hominibus novis alienati, venire tibi in mentem certo scio; esse
etiam non nullos tibi iratos ex iis causis quas egisti necesse est. Iam illud tute
circumspicito, quod ad Cn. Pompei gloriam augendam tanto studio te dedisti,
num quos tibi putes ob eam causam esse non amicos.
13 Dopo aver esposto quali sostegni possiedi e quali puoi avere alla tua con-
dizione di homo novus, mi sembra opportuno parlare a questo punto dell’importanza della magistratura a cui ti sei candidato. Tu, infatti, un uomo che
proviene dal ceto equestre, aspiri al posto più elevato della città, così elevato,
che quella stessa carica può offrire a un uomo forte, eloquente, probo, una
dignità molto maggiore che a tutti gli altri. Non credere che coloro che hanno
già ricoperto questa carica non vedano a quale dignità assurgerai una volta che
l’avrai ottenuta anche tu. Sospetto poi che quelli che invece, pur provenendo
da famiglie di ex-consoli, non sono riusciti a conseguire la carica che fu dei
loro avi, ti abbiano in odio, a meno che non ti siano particolarmente amici.
Quanto agli “uomini nuovi” che sono diventati pretori, ho motivo di credere
che anch’essi non vorrebbero essere superati da te nella carriera politica, tranne coloro che sono legati a te dal vincolo del beneficio.
14 Già so per certo che tu hai ben chiaro quanti tra il popolo sono invidiosi
del tuo successo, quanti per una consuetudine diffusa in questi anni prendono
le distanze dagli “uomini nuovi”; inoltre è inevitabile che qualcuno sia irato
nei tuoi confronti a motivo delle cause giudiziarie che hai portato a termine
vittoriosamente contro di loro. Valuta poi tu stesso con attenzione questo, e
cioè se ritieni che alcuni ti possano essere ostili, per il fatto che ti sei dedicato
con tanto impegno a sostenere l’ascesa di Pompeo.
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Captut IV
15 Quam ob rem cum et summum locum civitatis petas et videas esse studia
quae tibi adversentur, adhibeas necesse est omnem rationem et curam et laborem et diligentiam.
15 Pertanto, dal momento che aspiri alla massima carica pubblica e vedi che
ci sono volontà ostili nei tuoi confronti, è necessario che tu faccia uso di tutta
l’avvedutezza, l’attenzione, l’impegno e l’applicazione.
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Caput V
16 Et petitio magistratuum divisa est in duarum rationum diligentiam, quarum
altera in amicorum studiis, altera in populari voluntate ponenda est. Amicorum
studia beneficiis et officiis et vetustate et facilitate ac iucunditate naturae parta
esse oportet. Sed hoc nomen amicorum in petitione latius patet quam in cetera
vita; quisquis est enim qui ostendat aliquid in te voluntatis, qui colat, qui domum
ventitet, is in amicorum numero est habendus. Sed tamen qui sunt amici ex
causa iustiore cognationis aut adfinitatis aut sodalitatis aut alicuius necessitudinis, iis carum et iucundum esse maxime prodest.
17 Deinde ut quisque est intimus ac maxime domesticus, ut is amet et quam
amplissimum esse te cupiat valde elaborandum est, tum ut tribules, ut vicini,
ut clientes, ut denique liberti, postremo etiam servi tui; nam fere omnis sermo
ad forensem famam a domesticis emanat auctoribus.
16 L’impegno nella candidatura alle cariche pubbliche richiede di essere distribuito verso il conseguimento di due risultati, di cui il primo consiste nell’appoggio degli amici, il secondo nel consenso popolare. Occorre che l’appoggio
degli amici sia originato dalle benemerenze acquisite, dagli impegni presi per
loro, dalla lunga frequentazione, dall’affabilità e dalla giovialità dell’indole.
Ma tale nome di amico nella candidatura acquista un’accezione più ampia che
nella vita ordinaria: chiunque infatti mostri qualche interesse nei tuoi confronti, ti frequenti, venga spesso a farti visita a casa, questi deve essere tenuto nel
novero degli amici. Tuttavia è utile soprattutto essere cari e graditi a quelli che
ti sono amici per un motivo più profondo, qual è il rapporto di parentela, di
affinità, di sodalizio o per qualche altro legame.
17 Bisogna poi impegnarsi moltissimo affinché quanto più uno ti è intimo e
familiare, tanto più egli nutra per te amicizia e desideri che tu abbia il maggior
successo possibile, e così pure quelli che appartengono alla tua tribù, i tuoi
vicini, i tuoi clienti, poi i tuoi liberti e infine anche i tuoi schiavi. Infatti quasi
ogni discorso diretto alla tua reputazione pubblica proviene dagli ambienti
domestici.
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Captut V
18 Deinde sunt instituendi cuiusque generis amici: ad speciem, homines inlustres honore ac nomine (qui, etiam si suffragandi studia non navant, tamen
adferunt petitori aliquid dignitatis); ad ius obtinendum, magistratus (ex quibus
maxime consules, deinde tribuni plebis); ad conficiendas centurias, homines
excellenti gratia. Qui abs te tribum aut centuriam aut aliquod beneficium aut
habeant aut ut habeant sperent, eos prorsus magno opere et compara et confirma; nam per hos annos homines ambitiosi vehementer omni studio atque
opera elaborarunt ut possent a tribulibus suis ea quae peterent impetrare; hos
tu homines, quibuscumque poteris rationibus, ut ex animo atque ex illa summa
voluntate tui studiosi sint elaborato.
19 Quod si satis grati homines essent, haec tibi omnia parata esse debebant,
sicuti parata esse confido. Nam hoc biennio quattuor sodalitates hominum ad
ambitionem gratiosissimorum tibi obligasti, C. Fundani, Q. Galli, C. Corneli,
C. Orchivi; horum in causis ad te deferendis quid tibi eorum sodales receperint
et confirmarint scio, nam interfui; qua re hoc tibi faciendum est, hoc tempore
ut ab his quod debent exigas saepe commonendo, rogando, confirmando, curando ut intellegant nullum se umquam aliud tempus habituros referendae
gratiae; profecto homines et spe reliquorum tuorum officiorum etiam recentibus
beneficiis ad studium navandum excitabuntur.
18 È necessario poi stabilire amicizie di ogni ceto sociale: per la propria
immagine, uomini illustri per carica e nome (questi, anche se non profondono
il loro impegno nell’appoggio elettorale, apportano tuttavia al candidato un
certo prestigio); per avere dalla propria parte l’amministrazione della legge, i
magistrati (tra i quali soprattutto i consoli, subito dopo i tribuni della plebe);
per avere il consenso delle centurie, uomini sostenuti da uno straordinario favore. Procurati assolutamente e consolida con tutto il tuo impegno l’appoggio
di coloro che potranno assegnarti una centuria, poiché o hanno o sperano di
avere da te un beneficio. Ultimamente infatti degli uomini avidi di potere si
sono adoperati strenuamente, con ogni mezzo e con tutti i tipi di attività, per
poter ottenere dai cittadini della propria tribù ciò che chiedevano; tu adoperati a tua volta con ogni strumento in tuo possesso affinché questi uomini ti
siano amici con tutto il loro animo e con dedizione assoluta.
19 Se gli uomini fossero abbastanza riconoscenti, tutto ciò ti dovrebbe essere già assicurato, come confido che sia. Infatti negli ultimi due anni hai obbligato a te quattro associazioni di uomini estremamente influenti in sede di
campagna elettorale: Gaio Fundanio, Quinto Gallio, Gaio Cornelio, Gaio Orchivio. Quali condizioni abbiano accettato e sottoscritto i propri sodali nell’affidarti i loro processi io lo so bene: infatti ero presente. Pertanto devi adoperarti per esigere da loro quanto ti devono, richiamando continuamente alla loro
memoria i benefici ricevuti, pregandoli, sollecitandoli, facendo in modo che
comprendano che non avranno mai nessun’ altra occasione di restituire il favore. Certamente questi uomini, sia nella speranza di ulteriori favori da parte
tua, sia a causa dei recenti benefici, saranno spinti a profondere il loro impegno
nel sostenerti.
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Caput V
20 Et omnino, quoniam eo genere amicitiarum petitio tua maxime munita est
quod ex causarum defensionibus adeptus es, fac ut plane iis omnibus quos
devinctos tenes discriptum ac dispositum suum cuique munus sit; et quem ad
modum nemini illorum molestus nulla in re umquam fuisti, sic cura ut intellegant omnia te quae ab illis tibi deberi putaris ad hoc tempus reservasse.
20 Ad ogni modo, poiché la tua candidatura è sostenuta soprattutto da quel
genere di amici, che ti sei procurato dalla difesa assunta nei processi, fa’ in
modo che a ciascuno di quelli che tieni obbligati sia assegnato e disposto il
proprio specifico compito; e come fin qui non hai mai importunato nessuno di
loro per chiedere favori in alcuna circostanza, così fa comprendere di aver riservato a questa occasione quanto ritieni che ti sia dovuto da loro.
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Caput VI
21 Sed quoniam tribus rebus homines maxime ad benevolentiam atque haec
suffragandi studia ducuntur, beneficio, spe, adiunctione animi ac voluntate,
animadvertendum est quem ad modum cuique horum generi sit inserviendum.
Minimis beneficiis homines adducuntur ut satis causae putent esse ad studium
suffragationis, nedum ii quibus saluti fuisti, quos tu habes plurimos, non intellegant, si hoc tuo tempore tibi non satis fecerint, se probatos nemini umquam
fore; quod cum ita sit, tamen rogandi sunt atque etiam in hanc opinionem adducendi ut, qui adhuc nobis obligati fuerint, iis vicissim nos obligari posse
videamur.
22 Qui autem spe tenentur, quod genus hominum multo etiam est diligentius
atque officiosius, iis fac ut propositum ac paratum auxilium tuum esse videatur,
denique ut spectatorem te suorum officiorum esse intellegant diligentem, ut
videre te plane atque animadvertere quantum a quoque proficiscatur appareat.
21 Ma, poiché gli uomini sono indotti alla benevolenza e al sostegno di una
candidatura da tre motivazioni, e cioè il beneficio ricevuto, la speranza di favori, l’affinità e la disposizione favorevole dell’animo, occorre considerare in
che modo ci si debba curare di ciascuna di queste tipologie. Gli uomini sono
indotti da benefici anche minimi a ritenere che essi costituiscano motivi sufficienti per sostenere una candidatura; tanto più coloro - e sono moltissimi - ai
quali tu sei stato di salvezza dovrebbero capire che, se in questa occasione che
ti si offre non si saranno impegnati abbastanza in tuo favore, non verranno mai
più stimati da nessuno. Per quanto la cosa stia in questi termini, occorre tuttavia pregarli e condurli all’ idea che, mentre fin qui essi erano obbligati nei
nostri confronti, sembri che noi potremo esserlo a nostra volta verso di loro.
22 Quanto poi a coloro che sono legati dalla speranza di favori - categoria di
uomini, questa, ancora molto più diligente e premurosa - fa’ in modo che sembri che il tuo appoggio nei loro confronti sia già predisposto e pronto, e inoltre
che essi intendano che tu sei attento osservatore dei loro servigi, e che sia palese che tu distingui chiaramente e tieni in considerazione ogni aiuto che ti
venga da ciascuno di loro.
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Captut VI
23 Tertium illud genus est studiorum voluntarium, quod agendis gratiis, accommodandis sermonibus ad eas rationes propter quas quisque studiosus tui
esse videbitur, significanda erga illos pari voluntate, adducenda amicitia in
spem familiaritatis et consuetudinis confirmari oportebit. Atque in his omnibus
generibus iudicato et perpendito quantum quisque possit, ut scias et quem ad
modum cuique inservias et quid a quoque exspectes ac postules.
24 Sunt enim quidam homines in suis vicinitatibus et municipiis gratiosi, sunt
diligentes et copiosi qui, etiam si antea non studuerunt huic gratiae, tamen ex
tempore elaborare eius causa cui debent aut volunt facile possunt; his hominum
generibus sic inserviendum est ut ipsi intellegant te videre quid a quoque exspectes, sentire quid accipias, meminisse quid acceperis. Sunt autem alii qui
aut nihil possunt aut etiam odio sunt tribulibus suis nec habent tantum animi
ac facultatis ut enitantur ex tempore; hos ut internoscas videto, ne spe in aliquo
maiore posita praesidi parum comparetur.
23 La terza tipologia è quella di coloro che ti sostengono per spontanea sim-
patia, che occorre consolidare mostrando riconoscenza, adattando i discorsi
alle ragioni per le quali ciascuno di loro sembra essere tuo sostenitore, dando
segni di una simpatia nei loro confronti pari alla loro verso di te, spingendo
l’amicizia fino alla speranza di una familiarità e di un’assidua frequentazione.
Riguardo a tutte queste tipologie dovrai esaminare e valutare attentamente
quanto sia in potere di ciascuno, in modo da sapere sia come compiacere ognuno di loro sia che cosa tu possa aspettarti da ciascuno e che cosa possa chiedergli.
24 Vi sono infatti alcuni uomini influenti nei propri quartieri e municipi - si
tratta di persone zelanti e facoltose - che, anche se mai prima d’ora si sono
impegnati in questo genere di favori, a un tratto tuttavia potrebbero facilmente adoperarsi per colui al quale sono debitori o che vogliono obbligare a sé. A
questo genere di uomini bisogna che tu ti dedichi, in modo che essi comprendano che hai chiaro che cosa da ciascuno ti possa aspettare, che hai la misura
di che cosa ricevi e ricorderai ciò che avrai ricevuto. Vi sono, al contrario, alcuni uomini che o non hanno alcuna influenza o addirittura sono in odio alla
gente della propria tribù, e non hanno abbastanza energia e mezzi da poter ad
un tratto impegnarsi; sta’ attento a individuarli, affinché, dopo aver riposto in
qualcuno di loro una speranza eccessiva, non te ne derivi scarso sostegno.
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Caput VII
25 Et quamquam partis ac fundatis amicitiis fretum ac munitum esse oportet,
tamen in ipsa petitione amicitiae permultae ac perutiles comparantur; nam in
ceteris molestiis habet hoc tamen petitio commodi: potes honeste, quod in
cetera vita non queas, quoscumque velis adiungere ad amicitiam, quibuscum
si alio tempore agas ut te utantur, absurde facere videare, in petitione autem
nisi id agas et cum multis et diligenter, nullus petitor esse videare.
26 Ego autem tibi hoc confirmo, esse neminem, nisi si aliqua necessitudine
competitorum alicui tuorum sit adiunctus, a quo non facile si contenderis impetrare possis ut suo beneficio promereatur se ut ames et sibi ut debeas, modo
ut intellegat te magni se aestimare, ex animo agere, bene se ponere, fore ex eo
non brevem et suffragatoriam sed firmam et perpetuam amicitiam.
25 E benché sia opportuno confidare e cercare sostegno nelle amicizie già
acquisite e consolidate, tuttavia proprio in occasione della candidatura si possono procurare amicizie particolarmente numerose e utili. Infatti in mezzo a
tutti gli altri fastidi la candidatura presenta questo vantaggio: puoi onorevolmente – cosa che non ti sarebbe consentita nelle altre circostanze della vita –
inserire nel novero degli amici chiunque tu voglia; anche quelli che in un’altra
occasione se tu lasciassi che ti frequentassero sembreresti agire in modo dissennato, al contrario in campagna elettorale se non lo facessi e con molti e in
modo diligente non sembreresti neppure un vero candidato.
26 E affermo ancora questo, che non c’è nessuno - a meno che non sia già
legato a uno dei tuoi avversari da qualche vincolo, dal quale non potrai facilmente ottenere, se ti impegnerai, che con i suoi favori si renda meritevole che
tu gli sia amico e debitore, purché comprenda che tu lo stimi molto, ti comporti lealmente, che il suo favore è ben riposto, che da ciò nascerà un’amicizia non
breve o legata soltanto alle elezioni, ma stabile e duratura.
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Captut VII
27 Nemo erit, mihi crede, in quo modo aliquid sit, qui hoc tempus sibi oblatum amicitiae tecum constituendae praetermittat, praesertim cum tibi hoc casus
adferat, ut ii tecum petant quorum amicitia aut contemnenda aut fugienda sit,
et qui hoc quod ego te hortor non modo adsequi sed ne incipere quidem possint.
28 Nam qui incipiat Antonius homines adiungere atque invitare ad amicitiam
quos per se suo nomine appellare non possit? mihi quidem nihil stultius videtur quam existimare esse eum studiosum tui quem non noris. Eximiam quandam
gloriam et dignitatem ac rerum gestarum magnitudinem esse oportet in eo quem
homines ignoti nullis suffragantibus honore adficiant; ut quidem homo nequam,
iners, sine officio, sine ingenio, cum infamia, nullis amicis, hominem plurimorum studio atque omnium bona existimatione munitum praecurrat, sine magna
culpa neglegentiae fieri non potest.
27 Non vi sarà nessuno, credimi, almeno tra quelli che hanno un po’ di buon
senso, che trascuri quest’ opportunità che gli viene offerta di stabilire con te un
rapporto di amicizia, soprattutto in quanto la sorte ti offre questa circostanza
favorevole, e cioè che i tuoi avversari sono persone tali, la cui amicizia deve
essere disprezzata o evitata, e che non solo non possono realizzare, ma neppure intraprendere ciò che io ti esorto a fare.
28 Conviene che l’uomo, che i cittadini eleggano senza conoscerlo diretta-
mente, benché privo dell’appoggio di sostenitori, abbia chiara fama e onore
derivante da grandezza di imprese; ma non può avvenire senza grave colpa di
negligenza del suo avversario che un uomo da nulla, inetto, privo di senso del
dovere e di ingegno, di cattiva reputazione, senza amicizie, preceda un uomo
circondato dall’amicizia di moltissimi e dalla stima di tutti.
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Caput VIII
29 Quam ob rem omnis centurias multis et variis amicitiis cura ut confirmatas habeas. Et primum, id quod ante oculos est, senatores equitesque Romanos,
ceterorum ordinum omnium navos homines et gratiosos complectere. Multi
homines urbani industrii, multi libertini in foro gratiosi navique versantur; quos
per te, quos per communes amicos poteris, summa cura ut cupidi tui sint elaborato, appetito, adlegato, summo beneficio te adfici ostendito.
30 Deinde habeto rationem urbis totius, conlegiorum omnium, pagorum,
vicinitatum; ex his principes ad amicitiam tuam si adiunxeris, per eos reliquam
multitudinem facile tenebis. Postea totam Italiam fac ut in animo ac memoria
tributim discriptam comprensamque habeas, ne quod municipium, coloniam,
praefecturam, locum denique Italiae ne quem esse patiare in quo non habeas
firmamenti quod satis esse possit.
29 Per la qual cosa provvedi ad assicurarti l’appoggio di tutte le centurie con
amicizie numerose e di varia estrazione. E in primo luogo - com’ è evidente lega a te i senatori e i cavalieri romani, e gli uomini di tutti gli altri ordini sociali attivi e influenti. Molti cittadini industriosi, molti liberti influenti e intraprendenti frequentano il foro; adoperati affinché tutti quelli che puoi raggiungere direttamente o tramite comuni amici siano tuoi sostenitori, pregali di
persona, manda loro dei messi, mostra di essere da loro largamente beneficiato.
30 Tieni infine nel dovuto conto tutta la città, tutti i collegi, i sobborghi, i
quartieri periferici: se riuscirai a legare a te con un vincolo di amicizia le persone più autorevoli di essi, tramite loro potrai facilmente tenere in pugno il
resto della popolazione. Quindi fa’ in modo da avere distintamente presente
nella mente e nella memoria tutta l’Italia, così da non lasciare che vi sia nessun
municipio, colonia, prefettura, insomma nessun luogo dell’Italia in cui tu non
abbia quanto sostegno possa essere sufficiente.
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Captut VIII
31 Perquiras et investiges homines ex omni regione, eos cognoscas, appetas,
confirmes, cures ut in suis vicinitatibus tibi petant et tua causa quasi candidati
sint. Volent te amicum, si suam a te amicitiam expeti videbunt; id ut intellegant,
oratione ea quae ad eam rationem pertinet habenda consequere. Homines municipales ac rusticani, si nomine nobis noti sunt, in amicitia se esse arbitrantur;
si vero etiam praesidi se aliquid sibi constituere putant, non amittunt occasionem promerendi. Hos ceteri et maxime tui competitores ne norunt quidem, tu
et nosti et facile cognosces, sine quo amicitia esse non potest.
32 Neque id tamen satis est, tametsi magnum est, si non sequitur spes utili-
tatis atque amicitiae ne nomenclator solum sed amicus etiam bonus esse videare. Ita cum et hos ipsos, propter suam ambitionem qui apud tribulis suos
plurimum gratia possunt, studiosos in centuriis habebis et ceteros qui apud
aliquam partem tribulium propter municipi aut vicinitatis aut conlegi rationem
valent cupidos tui constitueris, in optima spe esse debebis.
31 Cerca e scova persone da ogni regione, fa’ conoscenza con loro, chiedi il
loro sostegno, assicuratelo, preoccupati che facciano propaganda per te nei loro
quartieri e che nel sostenerti si comportino come se fossero essi stessi i candidati. Ti vorranno come amico, se vedranno che la loro amicizia è da te richiesta; perché lo comprendano, persegui ciò che devi ottenere con quelle parole
che siano adeguate a tale circostanza. Gli abitanti dei municipi e delle campagne, se sono conosciuti da noi per nome, ritengono già di essere in rapporto di
amicizia; se poi hanno ragione di credere che riceveranno anche per sé una
qualche protezione, non perderanno l’occasione di acquisire benemerenze.
Tutti gli altri candidati, e in particolare i tuoi diretti avversari, non li conoscono neppure, mentre tu e li conosci e avrai modo facilmente di conoscerne altri.
32 Questo tuttavia non è abbastanza, benché sia già importante, se non vi fa
seguito la speranza di un’amicizia vantaggiosa, affinché non sembri che tu sia
solo un nomenclatore, ma anche un buon amico. Così, quando da una parte
avrai nelle centurie come sostenitori, a motivo della loro ambizione, questi
stessi che hanno grandissima influenza sui membri della loro tribù grazie ai
favori dispensati, dall’altra avrai reso desiderosi della tua amicizia tutti quegli
altri che, a causa della loro posizione in un municipio, quartiere o collegio,
hanno un certo potere presso qualche parte degli elettori della tribù, allora
sarai tenuto a nutrire ottime speranze di successo.
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Caput VIII
33 Iam equitum centuriae multo facilius mihi diligentia posse teneri videntur:
primum oportet cognosci equites (pauci enim sunt), deinde appeti (multo enim
facilius illa adulescentulorum ad amicitiam aetas adiungitur). Deinde habes
tecum ex iuventute optimum quemque et studiosissimum humanitatis; tum
autem, quod equester ordo tuus est, sequentur illi auctoritatem ordinis, si abs
te adhibebitur ea diligentia ut non ordinis solum voluntate sed etiam singulorum
amicitiis eas centurias confirmatas habeas. Nam studia adulescentulorum in
suffragando, in obeundo, in nuntiando, in adsectando mirifice et magna et
honesta sunt.
33 A questo punto a me sembra che, con la dovuta applicazione, si possa
ottenere molto più facilmente l’appoggio delle centurie dei cavalieri: in primo
luogo bisogna conoscerli di persona (infatti sono pochi), poi bisogna avvicinarli (poiché la loro età giovanile è indotta molto più facilmente a stringere
amicizia). E così avrai dalla tua parte tutti i migliori tra i giovani e i più amanti della cultura; allora, poiché tu stesso appartieni all’ordine equestre, essi seguiranno le indicazioni di voto dell’ordine, se userai un tale impegno, da tener
legate saldamente a te quelle centurie non solo per volontà dell’ordine stesso,
ma anche attraverso le amicizie individuali. Infatti lo zelo dei giovani nel procurare voti, nell’incontrare gli elettori, nel fare campagna, nell’accompagnare
il candidato è straordinariamente grande e nobile.
3
Caput IX
34 Et, quoniam adsectationis mentio facta est, id quoque curandum est ut
cottidiana cuiusque generis et ordinis et aetatis utare; nam ex ea ipsa copia
coniectura fieri poterit quantum sis in ipso campo virium ac facultatis habiturus.
Huius autem rei tres partes sunt: una salutatorum [cum domum veniunt], altera deductorum, tertia adsectatorum.
35 In salutatoribus, qui magis vulgares sunt et hac consuetudine quae nunc est
ad pluris veniunt, hoc efficiendum est ut hoc ipsum minimum officium eorum tibi
gratissimum esse videatur; qui domum tuam venient, iis significato te animadvertere (eorum amicis qui illis renuntient ostendito, saepe ipsis dicito); sic homines
saepe, cum obeunt pluris competitores et vident unum esse aliquem qui haec officia maxime animadvertat, ei se dedunt, deserunt ceteros, minutatim ex communibus proprii, ex fucosis firmi suffragatores evadunt. Iam illud teneto diligenter,
si eum qui tibi promiserit audieris fucum, ut dicitur, facere aut senseris, ut te id
audisse aut scire dissimules, si qui tibi se purgare volet quod suspectum esse arbitretur, adfirmes te de illius voluntate numquam dubitasse nec debere dubitare;
is enim qui se non putat satis facere amicus esse nullo modo potest. Scire autem
oportet quo quisque animo sit, ut et quantum cuique confidas constituere possis.
34 E dal momento che è stata fatta menzione del seguito, devi aver cura anche di
questo, di averne a disposizione uno che sia presente ogni giorno e che sia di ogni
genere, ordine e età; infatti proprio dalla folla del seguito si potrà stimare quanta
forza e quanto potere avrai anche nel Campo Marzio. Questo seguito poi si divide in
tre categorie: la prima è quella dei salutatores, ovvero di coloro che vengono a portarti il saluto a casa; la seconda è quella dei deductores; la terza degli adsectatores.
35 Nei confronti dei salutatores, che sono la categoria più comune e secondo
una consuetudine attuale si recano da più candidati, occorre fare in modo che
sembri che il loro atto di omaggio, benché di minor rilievo, ti sia molto gradito. A coloro che verranno a casa tua mostra di tenerli in grande considerazione
(rivelalo ai loro amici, affinché glielo riferiscano, e spesso diglielo personalmente). Spesso così gli uomini, quando si recano da più di un candidato e
vedono che ce n’è uno che in modo particolare apprezza questi omaggi, si
dedicano solo a lui, trascurano gli altri, e poco a poco diventano da sostenitori
comuni personali, da votanti incerti elettori sicuri. Cura inoltre attentamente,
qualora tu sentissi dire o avessi sentore che chi ti ha promesso il suo appoggio
fa – per così dire – il doppio gioco, di far finta di non averlo sentito e di non
saperlo, e se egli vuole discolparsi con te, poiché ritiene di essere sospettato,
rassicuralo che tu non hai mai dubitato delle sue intenzioni né hai motivo di
dubitarne. Infatti colui che ritiene di non essere sufficientemente utile, in nessun modo può essere un amico. Occorre pertanto sapere di che animo sia ciascuno, perché tu possa stabilire anche quanta fiducia riporre in lui.
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Captut IX
36 Iam deductorum officium quo maius est quam salutatorum, hoc gratius
tibi esse significato atque ostendito, et, quod eius fieri poterit, certis temporibus
descendito; magnam adfert opinionem, magnam dignitatem cottidiana in deducendo frequentia.
37 Tertia est ex hoc genere adsidua adsectatorum copia. In ea quos voluntarios
habebis, curato ut intellegant te sibi in perpetuum summo beneficio obligari;
qui autem tibi debent, ab iis plane hoc munus exigito, qui per aetatem ac negotium poterunt, ipsi tecum ut adsidui sint, qui ipsi sectari non poterunt, suos
necessarios in hoc munere constituant. Valde ego te volo et ad rem pertinere
arbitror semper cum multitudine esse.
38 Praeterea magnam adfert laudem et summam dignitatem, si ii tecum erunt
qui a te defensi et qui per te servati ac iudiciis liberati sunt; haec tu plane ab
his postulato ut, quoniam nulla impensa per te alii rem, alii honestatem, alii
salutem ac fortunas omnis obtinuerint, nec aliud ullum tempus futurum sit ubi
tibi referre gratiam possint, hoc te officio remunerentur.
36 Quanto poi al compito dei deductores, lascia intendere e dimostra che esso,
quanto più è importante rispetto a quello dei salutatores, tanto più ti è gradito
e, per quanto ti sarà possibile, scendi al foro in ore prestabilite: l’essere scortati ogni giorno da un seguito numeroso procura grande reputazione e onore.
37 La terza tipologia di persone al seguito è la folla assidua degli adsectato-
res. In essa procura che quanti hai come volontari comprendano che tu sei
obbligato nei loro confronti per sempre da un grandissimo beneficio. Quanto
invece a coloro che ti sono debitori, esigi da loro esplicitamente questo servigio,
che coloro che per l’età e per i loro impegni ne hanno la possibilità, ti accompagnino essi stessi assiduamente, coloro che invece non possono farlo personalmente, mettano a disposizione per questo incarico dei loro familiari. Ma
soprattutto io desidero e ritengo che sia importante per la tua causa che tu sia
sempre in compagnia di una grande folla al tuo seguito.
38 Inoltre procura grande lode e altissimo prestigio se avrai al tuo fianco
coloro che sono stati da te difesi, salvati e fatti assolvere nei processi. Richiedilo loro in modo esplicito, affinché, visto che grazie a te senza alcuna spesa
hanno potuto conservare chi il patrimonio, chi l’onorabilità, chi la vita e tutti i
propri beni, e che non ci sarà nessun’ altra occasione in cui possano sdebitarsi
con te, ti ricompensino con questo servigio.
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Caput X
39 Et quoniam in amicorum studiis haec omnis oratio versatur, qui locus in
hoc genere cavendus sit praetermittendum non videtur. Fraudis atque insidiarum
et perfidiae plena sunt omnia. Non est huius temporis perpetua illa de hoc
genere disputatio, quibus rebus benevolus et simulator diiudicari possit; tantum
est huius temporis admonere. Summa tua virtus eosdem homines et simulare
tibi se esse amicos et invidere coegit. Quam ob rem Epicharmeion illud teneto,
nervos atque artus esse sapientiae non temere credere, et, cum tuorum amicorum studia constitueris, tum etiam obtrectatorum atque adversariorum rationes
et genera cognoscito.
40 Haec tria sunt: unum quos laesisti, alterum qui sine causa non amant,
tertium qui competitorum valde amici sunt. Quos laesisti, cum contra eos pro
amico diceres, iis te plane purgato, necessitudines commemorato, in spem
adducito te in eorum rebus, si se in amicitiam contulerint, pari studio atque
officio futurum. Qui sine causa non amant, eos aut beneficio aut spe aut significando tuo erga illos studio dato operam ut de illa animi pravitate deducas.
Quorum voluntas erit abs te propter competitorum amicitias alienior, iis quoque
eadem inservito ratione qua superioribus et, si probare poteris, te in eos ipsos
competitores tuos benevolo esse animo ostendito.
39 E poiché questo discorso verte totalmente sull’impegno di procacciarsi
amicizie, mi sembra che non si debba tralasciare di esaminare da che cosa
convenga guardarsi in questo genere di relazioni. La tua grandissima virtù
induce le stesse persone a fingere di esserti amiche e a portarti invidia. Pertanto tieni presente quel famoso detto di Epicarmo: “ I nervi e le articolazioni
della saggezza sono il non fidarsi facilmente”; e così, non appena avrai consolidato i rapporti con i tuoi amici, a quel punto cerca anche di conoscere le
motivazioni e le tipologie dei tuoi denigratori e avversari.
40 Queste tipologie sono tre: la prima, di coloro che hai danneggiato; la se-
conda, di quelli che non ti sono amici senza un vero motivo; la terza, di coloro
che sono molto amici dei tuoi avversari nella candidatura. Con quelli che hai
danneggiato, difendendo in tribunale un tuo amico contro di loro, scusati apertamente, ricorda che era tuo dovere farlo, inducili a sperare che, se essi stringeranno amicizia con te, difenderai i loro interessi con pari impegno e dedizione. Utilizza la stessa strategia anche con quelli, la cui volontà ti sarà ostile a
causa dell’amicizia con altri candidati e, se riesci a convincerli, mostra di essere di animo benevolo nei confronti dei tuoi stessi avversari.
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Caput XI
41 Quoniam de amicitiis constituendis satis dictum est, dicendum est de illa
altera parte petitionis quae in populari ratione versatur. Ea desiderat nomenclationem, blanditiam, adsiduitatem, benignitatem, rumorem, speciem in re
publica.
42 Primum id quod facis, ut homines noris, significa ut appareat, et auge ut
cottidie melius fiat; nihil mihi tam populare neque tam gratum videtur. Deinde
id quod natura non habes induc in animum ita simulandum esse ut natura facere videare; nam comitas tibi non deest ea quae bono ac suavi homine digna
est, sed opus est magno opere blanditia, quae, etiam si vitiosa est et turpis in
cetera vita, tamen in petitione necessaria est; etenim cum deteriorem aliquem
adsentando facit, tum improba est, cum amiciorem, non tam vituperanda, petitori vero necessaria est, cuius et frons et vultus et sermo ad eorum quoscumque
convenerit sensum et voluntatem commutandus et accommodandus est.
41 Poiché si è detto abbastanza del modo di fondare le amicizie, ora occorre
parlare di quell’altro aspetto della campagna elettorale, che si riferisce al favore popolare. Esso richiede la conoscenza del nome degli elettori, le lusinghe,
la frequentazione assidua, la generosità, la diffusa reputazione, la magnificenza nelle apparizioni pubbliche.
42 In primo luogo fa’ in modo che risulti evidente l’impegno che profondi
per conoscere le persone, e accresci il tuo sforzo affinché ciò si realizzi ogni
giorno meglio. Niente mi sembra tanto popolare né altrettanto gradito. In secondo luogo imprimiti nella mente che occorre simulare ciò che non rientra
nella tua natura, in modo che sembri che tu lo faccia spontaneamente. Infatti a
te non manca quell’affabilità che è degna di un uomo buono e gentile, ma c’è
bisogno anche della lusinga, che, anche se è deplorevole e turpe nelle altre
circostanze della vita, tuttavia è necessaria nella campagna elettorale. Peraltro
essa allora è malsana, quando rende qualcuno peggiore degenerando in adulazione, ma quando contribuisce a consolidare i vincoli di amicizia non è tanto
biasimevole, e anzi è necessaria al candidato, la cui fronte, il cui volto, le cui
parole devono mutare e adattarsi al sentire e alla volontà di ciascuno di quelli
con cui si incontra.
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Captut XI
43 Iam adsiduitatis nullum est praeceptum, verbum ipsum docet quae res sit;
prodest quidem vehementer nusquam discedere, sed tamen hic fructus est adsiduitatis, non solum esse Romae atque in foro sed adsidue petere, saepe eosdem
appellare, non committere ut quisquam possit dicere, quod eius consequi possis, se abs te non rogatum et valde ac diligenter rogatum.
44 Benignitas autem late patet: [et] est in re familiari, quae quamquam ad
multitudinem pervenire non potest, tamen ab amicis si laudatur, multitudini
grata est; est in conviviis, quae fac ut et abs te et ab amicis tuis concelebrentur
et passim et tributim; est etiam in opera, quam pervulga et communica, curaque
ut aditus ad te diurni nocturnique pateant, neque solum foribus aedium tuarum
sed etiam vultu ac fronte, quae est animi ianua; quae si significat voluntatem
abditam esse ac retrusam, parvi refert patere ostium. Homines enim non modo
promitti sibi, praesertim quod a candidato petant, sed etiam large atque honorifice promitti volunt.
43 Per quanto concerne poi l’assiduità, non c’è alcuna regola di comporta-
mento da suggerire: la parola stessa insegna di che cosa si tratti; giova senz’altro moltissimo non allontanarsi mai dalla città, ma tuttavia è questo il prodotto
dell’assiduità, non solo essere presente a Roma e nel Foro, ma fare campagna
continuamente, chiamare spesso per nome le stesse persone, evitare - per quanto ti è possibile - che qualcuno possa dire che non lo hai pregato, e anzi che
non lo hai pregato molto e caldamente.
44 La liberalità, poi, si manifesta largamente: essa è presente nell’uso del
proprio patrimonio, che, sebbene non possa arrivare alla massa popolare, tuttavia, se è elogiata dagli amici, è gradita anche ad essa; è presente nei banchetti, che tu fa’ in modo che siano organizzati da te e dai tuoi amici in ogni luogo
e tribù per tribù; si rinviene, inoltre, in ogni tua attività: prodigati in essa e
rendine tutti partecipi. L’accesso alla tua persona sia sempre aperto, di giorno
e di notte, e non solo lo siano le porte della tua casa, ma anche il volto e la
fronte, che è la porta dell’anima; se infatti essa lascia sospettare che vi è una
volontà chiusa e nascosta, poco conta se le porte di casa siano spalancate. Gli
uomini infatti vogliono non solo che si prometta loro - soprattutto ciò che
chiedono a un candidato - ma anche che si prometta con generosità e in modo
onorevole.
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Caput XI
45 Qua re hoc quidem facile praeceptum est, ut quod facturus sis id significes
te studiose ac libenter esse facturum; illud difficilius et magis ad tempus quam
ad naturam accommodatum tuam, quod facere non possis, ut id aut iucunde
neges aut etiam non neges; quorum alterum est tamen boni viri, alterum boni
petitoris. Nam cum id petitur quod honeste aut sine detrimento nostro promittere non possumus, quo modo si qui roget ut contra amicum aliquem causam
recipiamus, belle negandum est, ut ostendas necessitudinem, demonstres quam
moleste feras, aliis te id rebus exsarturum esse persuadeas.
45 Questo, dunque, è un precetto di facile attuazione, che tu mostri che por-
terai a termine con impegno e di buon grado ciò che prometti di fare. Più difficile, e adatto più alla circostanza che alla tua natura, è che tu rifiuti con cortesia, o non rifiuti affatto, ciò che non puoi fare: dei due comportamenti, tuttavia, il primo è proprio dell’uomo buono, il secondo del buon candidato. Infatti, quando ci viene richiesto ciò che non possiamo promettere con onestà o
senza nostro danno, come ad esempio se qualcuno ci chieda di istruire una
causa contro qualche nostro amico, occorre rifiutare con cortesia, in modo che
tu chiarisca che sei obbligato a farlo, mostri quanto ti dispiaccia rifiutare, e lo
convinca che rimedierai in altre circostanze.
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Caput XII
46 Audivi hoc dicere quendam de quibusdam oratoribus, ad quos causam suam
detulisset, gratiorem sibi orationem eius fuisse qui negasset quam illius qui
recepisset; sic homines fronte et oratione magis quam ipso beneficio reque capiuntur. Verum hoc probabile est, illud alterum subdurum tibi homini Platonico
suadere, sed tamen tempori tuo consulam. Quibus enim te propter aliquod officium necessitudinis adfuturum negaris, tamen ii possunt abs te placati aequique
discedere; quibus autem idcirco negaris, quod te impeditum esse dixeris aut
amicorum hominum negotiis aut gravioribus causis aut ante susceptis, inimici
discedunt omnesque hoc animo sunt ut sibi te mentiri malint quam negare.
47 C. Cotta, in ambitione artifex, dicere solebat se operam suam, quod non contra
officium rogaretur, polliceri solere omnibus, impertire iis apud quos optime poni
arbitraretur; ideo se nemini negare, quod saepe accideret causa cur is cui pollicitus
esset non uteretur, saepe ut ipse magis esset vacuus quam putasset; neque posse eius
domum compleri qui tantum modo reciperet quantum videret se obire posse; casu
fieri ut agantur ea quae non putaris, illa quae credideris in manibus esse ut aliqua de
causa non agantur; deinde esse extremum ut irascatur is cui mendacium dixeris.
46 Ho sentito un tale che diceva questo a proposito di certi oratori, a cui aveva
affidato la sua causa, che gli erano risultate più gradite le parole di chi aveva
rifiutato che di quello che aveva accettato; così gli uomini sono conquistati
dall’atteggiamento e dalle parole più che dal beneficio stesso e dai concreti vantaggi. Ma questo è un comportamento da approvare, mentre all’altro è difficile
indurre te che sei un seguace di Platone; d’altra parte, però, io devo provvedere
alla circostanza in cui ti trovi. Infatti coloro che tu abbia rifiutato di assistere a
causa di qualche dovere ineludibile verso amici possono tuttavia allontanarsi da
te in pace e sereni; ma quelli a cui tu abbia negato il tuo appoggio dicendo di
essere impedito o dagli affari dei tuoi amici o da cause più importanti o già intraprese, si allontanano con animo ostile e tutti hanno tale disposizione d’animo,
per cui preferirebbero che tu mentissi loro, piuttosto che opporre un rifiuto.
47 Gaio Cotta, maestro nelle campagne elettorali, soleva dire che egli aveva l’abi-
tudine di promettere a tutti il suo impegno, a meno che non gli fossero fatte richieste
contrarie al proprio dovere, ma di offrirlo realmente solo a coloro, presso i quali riteneva che esso fosse ben riposto; e per questo non diceva mai di no a nessuno,
perché spesso capitava un motivo per cui quello a cui aveva promesso non ne usufruisse più, e spesso accadeva che si ritrovasse egli stesso libero dagli impegni presi
più di quanto avesse potuto pensare. E diceva che non potrà mai riempirsi la casa di
colui che accetta solo gli impegni che prevede di poter sostenere, e che per gioco
della sorte accade che le cose che non crederesti possibili si realizzino, quelle che
credevi fossero sotto il tuo controllo per qualche motivo imprevisto non si realizzino;
perciò deve essere l’ultimo dei pensieri che si adiri colui al quale tu abbia mentito.
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Captut XII
48 Id, si promittas, et incertum est et in diem et in paucioribus; sin autem [id]
neges, et certe abalienes et statim et pluris; plures enim multo sunt qui rogant
ut uti liceat opera alterius quam qui utuntur. Qua re satius est ex his aliquos
aliquando in foro tibi irasci quam omnis continuo domi, praesertim cum multo magis irascantur iis qui negent quam ei quem videant ea ex causa impeditum
ut facere quod promisit cupiat si ullo modo possit.
49 Ac ne videar aberrasse a distributione mea, qui haec in hac populari parte
petitionis disputem, hoc sequor, haec omnia non tam ad amicorum studia quam
ad popularem famam pertinere: etsi inest aliquid ex illo genere, benigne respondere, studiose inservire negotiis ac periculis amicorum, tamen hoc loco ea
dico quibus multitudinem capere possis, ut de nocte domus compleatur, ut
multi spe tui praesidi teneantur, ut amiciores abs te discedant quam accesserint,
ut quam plurimorum aures optimo sermone compleantur.
48 Questo rischio, se tu fai una promessa, è incerto e lontano nel tempo e
riguarda una minoranza di casi; se invece non assumerai l’impegno, ti alienerai sicuramente e subito molte persone; sono molto più numerosi, infatti,
quelli che chiedono di potersi avvalere del favore di un altro, che quelli che se
ne servono realmente. Pertanto è meno dannoso se qualcuno di quando in
quando nel foro si adiri con te, che se lo facciano tutti e di continuo a casa tua;
a maggior ragione perché gli uomini si adirano molto di più con quelli che
oppongono un rifiuto che con chi vedono che è stato impedito da una ragione
grave, ma mostra desiderio di portare a termine ciò che ha promesso se in
qualche modo ne sia messo in condizione.
49 Anche se nel mio discorso vi è qualcosa che concerne l’acquisizione di
amicizie, come il rispondere con cordialità e il dedicarsi con impegno agli
affari degli amici e ai rischi in cui si trovano, tuttavia in questo punto sto trattando dei mezzi con i quali tu possa conquistare il favore popolare, affinché la
tua casa sia piena fino a notte, molti vi siano trattenuti dalla speranza del tuo
sostegno, e si allontanino da te più amici di quando ti hanno avvicinato, affinché le orecchie del maggior numero possibile di persone siano riempite da
parole assai gradite.
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Caput XIII
50 Sequitur enim ut de rumore dicendum sit, cui maxime serviendum est. Sed
quae dicta sunt omni superiore oratione, eadem ad rumorem concelebrandum
valent, dicendi laus, studia publicanorum et equestris ordinis, hominum nobilium
voluntas, adulescentulorum frequentia, eorum qui abs te defensi sunt adsiduitas,
ex municipiis multitudo eorum quos tua causa venisse appareat, bene te ut homines nosse, comiter appellare, adsidue ac diligenter petere, benignum ac liberalem esse loquantur et existiment, domus ut multa nocte compleatur, omnium
generum frequentia adsit, satis fiat oratione omnibus, re operaque multis, perficiatur id quod fieri potest labore et arte ac diligentia, non ut ad populum ab his
hominibus fama perveniat sed ut in his studiis populus ipse versetur.
51 Iam urbanam illam multitudinem et eorum studia qui contiones tenent
adeptus es in Pompeio ornando, Manili causa recipienda, Cornelio defendendo;
excitanda nobis sunt quae adhuc habuit nemo quin idem splendidorum hominum
voluntates haberet. Efficiendum etiam illud est ut sciant omnes Cn. Pompei
summam esse erga te voluntatem et vehementer ad illius rationes te id adsequi
quod petis pertinere.
50 Resta dunque da dire della reputazione, a cui bisogna dedicarsi con gran-
dissima cura. Ma quanto è stato detto in tutta la parte precedente del mio discorso vale ugualmente anche per esaltare la reputazione: la fama di oratore, l’amicizia dei pubblicani e dell’ordine equestre, il consenso dei nobili, l’affluenza dei
giovani, l’assidua presenza di coloro che sono stati difesi da te, il gran numero
di persone che appare chiaro siano venuti dai municipi per te, il fatto che la
gente dica e ritenga che tu li conosci bene, ti rivolgi loro affabilmente, proponi
la tua candidatura con assiduità e diligenza, sei benevolo e liberale; il fatto che
la tua casa sia affollata fino a tarda notte, che sia frequentata da persone di ogni
ceto, che tutti siano soddisfatti delle tue parole, molti anche della tua attività e
del tuo impegno, che si operi per quanto è possibile con impegno, abilità e diligenza, non perché la buona fama sul tuo conto giunga al popolo da parte di
queste persone, ma perché il popolo stesso si volga a questo sentimento.
51 Tu hai già guadagnato alla tua causa la moltitudine di elettori delle tribù
urbane nonché coloro che conducono le assemblee, nell’occasione in cui hai
celebrato Pompeo e hai sostenuto la causa di Manilio e quando hai difeso Gaio
Cornelio. Ora dobbiamo suscitare quel tipo di consenso che nessuno finora ha
mai ottenuto, senza avere anche l’appoggio di uomini illustri. Bisogna fare in
modo che tutti sappiano che vi è la massima considerazione da parte di Pompeo
nei tuoi confronti e che è di straordinaria importanza per la sua causa che tu
possa conseguire il consolato.
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Captut XIII
52 Postremo tota petitio cura ut pompae plena sit, ut inlustris, ut splendida,
ut popularis sit, ut habeat summam speciem ac dignitatem, ut etiam, si qua
possit ratione, competitoribus tuis exsistat aut sceleris aut libidinis aut largitionis
accommodata ad eorum mores infamia.
53 Atque etiam in hac petitione maxime videndum est ut spes rei publicae
bona de te sit et honesta opinio; nec tamen in petendo res publica capessenda
est neque in senatu neque in contione. Sed haec tibi sunt retinenda: ut senatus
te existimet ex eo quod ita vixeris defensorem auctoritatis suae fore, equites
Romani et viri boni ac locupletes ex vita acta te studiosum oti ac rerum tranquillarum, multitudo ex eo quod dumtaxat oratione in contionibus ac iudicio
popularis fuisti te a suis commodis non alienum futurum.
52 Preoccupati infine che l’intera tua campagna elettorale sia piena di pompa,
brillante e splendida, ma anche popolare, che abbia il massimo lustro e la massima dignità, e inoltre fa’ in modo che, sempre che possa avere un qualche
fondamento, nasca qualche voce infamante nei confronti dei tuoi avversari, di
scelleratezza, dissolutezza o di illecite elargizioni, che si adatti ai loro costumi.
53 Inoltre nella campagna elettorale bisogna provvedere a che si riponga in
te una speranza fondata per lo stato e una stima di persona onesta; e in questa
fase non bisogna lanciarsi in questioni politiche, né nell’assemblea popolare,
né in senato. Ma devi ottenere questo: che il senato reputi, dal fatto che ti sei
sempre comportato così, che tu sarai il difensore della sua autorità; i cavalieri
romani e i gentiluomini benestanti, dalla tua vita passata, che sarai il garante
dei loro agi e della loro pace; il popolo, dal fatto che gli sei stato favorevole
almeno nei discorsi tenuti in assemblea e in tribunale, che non sarai ostile ai
suoi interessi.
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Caput XIV
54 Haec mihi veniebant in mentem de duabus illis commentationibus matuti-
nis, quod tibi cottidie ad forum descendenti meditandum esse dixeram: “Novus
sum, consulatum peto”. Tertium restat: “Roma est”, civitas ex nationum conventu constituta, in qua multae insidiae, multa fallacia, multa in omni genere
vitia versantur, multorum adrogantia, multorum contumacia, multorum malevolentia, multorum superbia, multorum odium ac molestia perferenda est. Video
esse magni consili atque artis in tot hominum cuiusque modi vitiis tantisque
versantem vitare offensionem, vitare fabulam, vitare insidias, esse unum hominem accommodatum ad tantam morum ac sermonum ac voluntatum varietatem.
55 Qua re etiam atque etiam perge tenere istam viam quam institisti, excelle
dicendo; hoc et tenentur Romae homines et adliciuntur et ab impediendo ac
laedendo repelluntur. Et quoniam in hoc vel maxime est vitiosa civitas, quod
largitione interposita virtutis ac dignitatis oblivisci solet, in hoc fac ut te bene
noris, id est ut intellegas eum esse te qui iudici ac periculi metum maximum
competitoribus adferre possis. Fac ut se abs te custodiri atque observari sciant;
cum diligentiam tuam, cum auctoritatem vimque dicendi, tum profecto equestris
ordinis erga te studium pertimescent.
54 Queste sono le cose che mi sono venute in mente intorno a quelle considerazioni mattutine, che ti avevo detto di fare ogni giorno mentre ti rechi al
Foro: “Sono un homo novus; mi candido al consolato”. Rimane la terza: “È
Roma”; Roma, una città composta da una mescolanza di popoli, nella quale
dominano molte insidie, molti inganni, molti vizi di ogni genere, nella quale
si deve fronteggiare l’arroganza, il disprezzo, la superbia, la malevolenza,
l’odio, la molestia di molti. Mi rendo conto che occorre grande saggezza e
abilità per evitare, in mezzo a tanti vizi di uomini di ogni genere, l’ostilità, le
calunnie, i tranelli, per essere capace di gestire da solo una tale varietà di costumi, di discorsi, di voleri.
55 Pertanto continua ancora senza esitazioni a percorrere la via che hai intrapreso: eccelli nell’eloquenza; da essa i Romani sono catturati, affascinati e sono
distolti dall’ostacolarti e dal danneggiarti. E poiché in ciò la nostra città si dimostra particolarmente viziosa, nell’essere disposta a mettere da parte la virtù
e la dignità se le viene offerto del denaro, renditi bene conto di chi sei, in modo
da capire che tu sei quello che può suscitare un grandissimo timore di un processo e dei rischi che esso comporta. Fa’ in modo che sappiano che sono sotto
il tuo controllo e la tua osservazione: avranno timore tanto del tuo attento
controllo, della tua autorità, della forza della tua parola, quanto certamente
dell’amicizia dell’ordine equestre nei tuoi confronti.
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Captut XIV
56 Atque haec ita te nolo illis proponere ut videare accusationem iam meditari, sed ut hoc terrore facilius hoc ipsum quod agis consequare. Et plane sic
contende omnibus nervis ac facultatibus ut adipiscamur quod petimus. Video
nulla esse comitia tam inquinata largitione quibus non gratis aliquae centuriae
renuntient suos magno opere necessarios.
57 Qua re si advigilamus pro rei dignitate, et si nostros ad summum studium
benevolos excitamus, et si hominibus studiosis nostri gratiosisque suum cuique
munus discribimus, et si competitoribus iudicium proponimus, sequestribus
metum inicimus, divisores ratione aliqua coercemus, perfici potest ut largitio
nulla fiat aut nihil valeat.
58 Haec sunt quae putavi non melius scire me quam te sed facilius his tuis
occupationibus conligere unum in locum posse et ad te perscripta mittere. Quae
tametsi scripta ita sunt ut non ad omnis qui honores petant sed ad te proprie et
ad hanc petitionem tuam valeant, tamen tu, si quid mutandum esse videbitur
aut omnino tollendum, aut si quid erit praeteritum, velim hoc mihi dicas; volo
enim hoc commentariolum petitionis haberi omni ratione perfectum.
56 Non voglio però che tu prospetti loro queste cose in modo che sembri che
stai già preparando l’accusa, ma che tu possa raggiungere più facilmente
l’obiettivo prefissato facendo leva su questo timore. Impegnati veramente con
tutte le tue forze e le tue facoltà affinché conseguiamo ciò a cui aspiriamo. Sono
sicuro che nessun comizio è così corrotto dalle elargizioni di denaro che non
ci sia qualche centuria che sostenga con il suo voto, gratuitamente, i candidati
a cui sono strettamente legati.
57 Pertanto se stiamo all’erta così come l’importanza della questione richie-
de e se sollecitiamo al massimo impegno quelli che ci sono favorevoli e se
assegniamo il proprio compito preciso a ciascuno dei nostri sostenitori, in
particolare ai più influenti tra loro, e se prospettiamo la minaccia di un processo ai nostri avversari e incutiamo timore nei loro intermediari ed esercitiamo
un qualche strumento di coercizione sui divisori, sarà possibile ottenere che o
non vi siano affatto tentativi di corruzione o che essi non producano alcun
effetto.
58 Questo è ciò che ho ritenuto non di conoscere meglio di te, ma di poter
più facilmente di te, che sei così occupato, raccogliere insieme e, dopo averlo
messo per iscritto, inviarti. Benché queste considerazioni siano state scritte in
modo che valgano non per tutti quelli che aspirano a una carica ma specificamente per te e per la tua candidatura, gradirei tuttavia, se ti sembrerà che
qualcosa debba essere modificato o del tutto eliminato o se qualcosa mi sarà
sfuggito, che tu me lo faccia notare. Voglio infatti che questo manualetto per
la campagna elettorale sia ritenuto completo sotto ogni aspetto.
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