Fonte: www.quotidianosanità.it Ictus: mortalità a 30

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Fonte: www.quotidianosanità.it Ictus: mortalità a 30
Fonte: www.quotidianosanità.it
Ictus: mortalità a 30 giorni dal ricovero (media esiti Italia 11,61%)
Ictus o Stroke è comunemente definito come una sindrome clinica caratterizzata dal rapido
sviluppo di segni focali o generali di disturbo delle funzioni cerebrali che durano più di 24 ore e
possono condurre a morte, con apparente origine vascolare. Esistono diversi tipi di ictus cerebrale
con diversa patogenesi. Circa l’80-85% è di natura ischemica, circa il 15-20% è di origine
emorragica (emorragia cerebrale nella maggior parte, meno frequentemente emorragia
subaracnoidea). La mortalità a 30 giorni dopo ricovero per ictus è considerata un indicatore valido
e riproducibile dell’appropriatezza ed efficacia del processo diagnostico-terapeutico che inizia con il
ricovero ospedaliero. Viene misurato l’esito a partire dalla data di primo accesso in ospedale del
paziente, che corrisponde alla data di ricovero per stroke o dell’accesso in Pronto soccorso
immediatamente precedente il ricovero.
L’analisi delle performance delle strutture sanitarie italiane rispetto alla mortalità a 30 giorni per
Ictus mostrano un quadro, ormai purtroppo noto, di una sanità a due velocità. Le strutture che
hanno registrato esiti sfavorevoli si trovano quasi tutte nelle Regioni del centro sud sottoposte a
Piano di rientro, mentre gli esiti favorevoli (anche se con qualche eccezione) si riscontrano nelle
Regioni del centro nord considerate più virtuose.
Nello specifico, gli esiti più favorevoli li ha ottenuti l’ospedale B. Eustacchio di S. Severino Marche
con l’1,5% di decessi a 30 giorni dal ricovero per Ictus, a seguire (e qui troviamo la prima eccezione
visto che la struttura si trova nel Lazio commissariato) c’è l’ospedale Fatebenefratelli di Roma con
l’1,6%. Sul terzo gradino del podio, l’altra eccezione. Stiamo parlando della CCA Cascini di
Belvedere Marittimo (Calabria) anch’essa con un esito favorevole all’1,6%. A seguire troviamo
tutte strutture che si trovano nelle Regioni centro settentrionali più virtuose.
Per quanto attiene invece gli esiti sfavorevoli in testa alla graduatoria si attesta l’ospedale Venere
di Bari con il 37,4% di decessi per ictus a 30 giorni dal ricovero. Un risultato più di tre volte
maggiore rispetto alla media italiana. Al secondo posto si attesta l’ospedale Maresca di Torre del
Greco con il 34,2% seguito dalla CC Pineta Grande di Castel Volturno (Campania) con il 33%. Da
notare come le prime dieci strutture che hanno riportato esiti sfavorevoli si concentrano nelle
Regioni in Piano di rientro.
Ictus: mortalità a 30 giorni dal ricovero (media esiti Italia 11,61%)
Regione
Marche
Lazio
Calabria
Pa Bolzano
Pa Trento
Veneto
Emilia Romagna
Strutture
Osp. B.Eustacchio-S.Severino Marche
Osp. Fatebenefratelli-Roma
CCA. Cascini-Belvedere Marittimo
Osp di Merano
Osp. S.M. del Carmine-Rovereto
Osp. Sacro Cuore Negrar
AOUU di Modena
Interventi valutati
54
60
58
97
93
58
52
Mortalità
a 30 gg
1,5%
1,6%
1,6%
1,7%
2,1%
2,1%
2,4%
Umbria
Emilia Romagna
Lombardia
Regione
Puglia
Campania
Campania
Molise
Lazio
Campania
Campania
Sardegna
Sicilia
Lazio
Osp. Città della Pieve
Osp. Guastalla
Osp. L.Sacco-Milano
Strutture
Osp. Venere-Bari
Osp. Maresca-Torre del Greco
CC Pineta Grande-Castelvolturno
Osp. Cardarelli-Campobasso
Osp. Genzano di Roma
Osp. San Giuliano
CCA Villa dei Fiori-Acerra
Osp. S.Barbara-Iglesias
Osp. Trigona-Noto
Osp. S.Sebastiano-Frascati
58
70
132
2,7%
3,1%
3,1%
Interventi valutati
137
87
79
98
59
90
70
55
54
53
Mortalità
a 30 gg
37,4%
34,2
33%
31,9%
31,4%
29,6%
28,2%
27,3%
27,2%
27,1%
Taglio cesareo: proporzione su parti primari (media esiti Italia 27,42%)
La proporzione di parti effettuati con taglio cesareo è uno degli indicatori di qualità più
frequentemente usato a livello internazionale per verificare la qualità di un sistema sanitario.
Questo perché il ricorso inferiore al cesareo risulta sempre associato a una pratica clinica più
appropriata, mentre diversi studi suggeriscono che una parte dei tagli cesarei è eseguita per
“ragioni non mediche”. Eppure il numero dei parti con taglio cesareo è andato progressivamente
aumentando in molti Paesi. In Italia, in particolare, si è passati da circa il 10% all’inizio degli anni
Ottanta al 37,5% nel 2004, la percentuale più alta d’Europa, che in media si assesta a una quota
inferiore al 25%. L’indicatore viene calcolato come proporzione di parti con taglio cesareo primario
(primo parto con taglio cesareo di una donna), essendo altissima la probabilità (superiore al 95%)
per le donne con pregresso cesareo di partorire di nuovo con questa procedura.
A fronte di una media italiana lievemente in calo rispetto all’ultima analisi del Pne gli esiti per
quanto riguarda il la proporzione di parti con taglio cesareo primario, ancora una volta vede lo
stivale diviso in due. Così, le dieci migliori performance si concentrano in sole tre Regioni
(Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia). In testa troviamo l’ospedale V. Emanuele II di Carate
Brianza con un esito del 4%. A seguire troviamo l’ospedale Ca' Foncello di Treviso con il 5,3%,
mentre in terza posizione si attesta l’ospedale di Palmanova con il 5,8%.
Così come in tre regioni si concentrano gli esiti più favorevoli, lo stesso accade per quanto
concerne quelli sfavorevoli che si riscontrano nel Lazio, e soprattutto in Campania e Sicilia. Al
primo posto troviamo la CC Mater Dei di Roma con il 91,9% di parti con taglio cesareo primario.
Seconda in graduatoria c’è invece la CCA Villa Cinzia di Napoli con il 90%, mentre in terza posizione
si attesta la CCA Lucina di Catania con l’84,8%.
Proporzione di parti con taglio cesareo primario (media esiti Italia 27,42%)
Regione
Lombardia
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Lombardia
Lombardia
Lombardia
Veneto
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Veneto
Regione
Lazio
Campania
Sicilia
Campania
Sicilia
Campania
Campania
Sicilia
Campania
Campania
Strutture
Osp.V. Emanuele II-Carate Brianza
Osp. Ca' Foncello-Treviso
Osp. di Palmanova
CC Monza e Brianza per il Bambino
Osp. Civile di Vimercate
Osp. Civile La Memoria-Gavardo
Osp. di Castelfranco Veneto
Osp. dell'Est Veronese-San Bonifacio
Osp. di Latisana
Osp. di Montebelluna
Interventi valutati
1.717
2.042
750
2.351
1.241
507
863
1.487
382
1.130
% Parti
cesarei
4%
5,3%
5,8%
7%
7,3%
7,3%
7,3%
8%
8%
8,1%
Strutture
CC Mater Dei-Roma
CCA Villa Cinzia-Napoli
CCA Lucina-Catania
CCA Tortorella-Salerno
CCA Serena-Palermo
Osp.S.Rocco-Sessa Aurunca
CCA Villa Bianca-Napoli
CCA Orestano-Palermo
CCA Trusso-Ottaviano
CCA Sanatrix-Napoli
Interventi valutati
332
544
288
312
401
171
1317
400
354
730
% Parti
cesarei
91,9%
90%
84,8%
80%
78,9%
78,4%
78,2%
77,2%
76,9%
76,2%
Intervento per tumore gastrico maligno: mortalità a 30 giorni (media esiti Italia 5,88%)
Il tumore maligno dello stomaco rappresenta la seconda causa di morte per tumore nel mondo,
con una frequenza in netto declino a causa del mutamento delle abitudini alimentari e della
conservazione dei cibi. Il tumore interessa nel 40% dei casi la parte inferiore dello stomaco, in un
altro 40% la parte media e nel 15% circa la parte superiore. Nella maggior parte dei casi i tumori
dello stomaco sono adenocarcinomi, in circa il 5% dei casi sono linfomi, raramente possono essere
diagnosticati carcinoidi o tumori stromali. La diagnosi può avvenire in stadi avanzati del tumore a
causa dell’aspecificità della sintomatologia clinica.
È stato definito il seguente indicatore: Mortalità a 30 giorni dall’intervento per tumore maligno del
polmone in cui l’esito misurato è la morte entro 30 giorni dalla data intervento e l’esposizione è
data dalla struttura di ricovero. L’indicatore consente di valutare il rischio operatorio dei pazienti
con diagnosi di tumore maligno dello stomaco sottoposti ad intervento chirurgico di resezione
gastrica in termini di mortalità a 30 giorni, misurata come mortalità durante l’intervento, durante
la degenza post-operatoria o entro 30 giorni dall’intervento.
Il valore dell’indicatore può differire tra aree territoriali e strutture per la diversa qualità delle cure,
ma può essere imputabile anche alla eterogenea distribuzione di diversi fattori di rischio come ad
esempio età, genere, comorbilità del paziente.
Per quanto riguarda l’indicatore della mortalità a 30 giorni per tumore gastrico maligno, che
rappresenta la seconda causa di morte per cancro al mondo, il Pne non riporta (nonostante
percentuali inferiori alla media) esiti favorevoli statisticamente validi (colore blu). In ogni caso,
l’esito più favorevole lo ha registrato l’ospedale Morgagni Pierantoni di Forlì con lo 0,9% di decessi
a 30 giorni dall’intervento. A seguire troviamo il POL U A. Gemelli di Roma sempre con lo 0,9% ma
con un numero di interventi valutati superiore. Ottime performance anche per l’IrccsPr S. Raffaele
di Milano con l’1%. Dal lato degli esiti sfavorevoli, invece, le prime cinque strutture riportano
risultati negativi e statisticamente dimostrabili (colore rosso). La ‘maglia nera’ va all’AO Riuniti di
Foggia con il 21,8% di decessi a 30 giorni dall’intervento (quattro volte superiore alla media).
Negativa anche la performance dell’ospedale di Belcolle a Viterbo con il 19,7%. Sul terzo gradino
del podio troviamo invece l’ospedale Misericordia e Dolce di Prato con il 19,4%, mentre al quarto
posto si attesta l’IrccsPub Tumori di Napoli con il 16,3%.
Intervento per tumore gastrico maligno: mortalità a 30 giorni (media esiti Italia 5,88%)
Regione
Emilia Romagna
Lazio
Lombardia
Lombardia
Emilia Romagna
Lombardia
Lombardia
Puglia
Toscana
Puglia
Strutture
Osp. Morgagni Pierantoni-Forlì
POL U A. Gemelli-Roma
IrccsPr S.Raffaele-Milano
Osp. Ca' Grande Niguarda-Milano
Osp. Infermi-Rimini
Osp. Di Circolo e Fond. Macchi-Varese
CCA Poliambulanza-Brescia
Irccs Casa sollievo sofferenza-S.G.Rotondo
Osp.S.G. di Dio Torregalli-Firenze
AOU Bari
Regione
Puglia
Strutture
AO Riuniti-Foggia
Interventi valutati
102
162
115
77
75
56
94
66
42
109
Mortalità
a 30 gg
0,9%
0,9%
1%
1%
1,2%
1,3%
1,4%
1,4%
1,6%
1,7%
Interventi valutati
51
Mortalità
a 30 gg
21,8%
Lazio
Toscana
Campania
Toscana
Campania
Friuli Venezia Giulia
Basilicata
Campania
Puglia
Osp. di Belcolle-Viterbo
Osp.Misericordia e Dolce-Prato
IrccsPub Tumori-Napoli
Osp.S.M.Annunziata-Bagno a Ripoli
AOU Federico II Fac Medicina-Napoli
AO SMA di Pordenone
AO San Carlo-Potenza
AO Cardarelli-Napoli
IrccsPub S.De Bellis-Castellana Grotte
44
45
78
51
71
43
44
83
63
19,7%
19,4%
16,3%
14,2%
12,2%
11,4%
11,4%
10,3%
10,3%
Proporzione di colecistectomie laparoscopiche con degenza post-operatoria entro 4 giorni
(media esiti Italia 59,31%)
L’intervento di colecistectomia può essere effettuato in laparoscopia o a cielo aperto
(laparotomia), ma nei casi non complicati è la colecistectomia per via laparoscopica ad essere
considerata il “gold standard”. Non c’è, comunque, una significativa differenza in mortalità o
complicanze tra tecnica laparoscopica e laparotomica. La prima è tuttavia associata a una degenza
ospedaliera e a una convalescenza significativamente più brevi rispetto al classico intervento a
cielo aperto. Secondo la letteratura medica, la degenza post-operatoria dopo colecistectomia
laparoscopica è in generale compresa tra 3 e 5 giorni. La “Degenza post-operatoria entro 4 giorni”
è dunque un indicatore corretto per verificare la buona performance delle strutture. Essendo
calcolati sulla base delle informazioni desunte dalla scheda di dimissione ospedaliera in cui solo
raramente viene segnalato il doppio intervento, questi indicatori non possono tener conto
dell’eventuale conversione dall’intervento laparoscopico a quello laparotomico. Infine, poiché in
letteratura è noto che esiste un’eterogeneità di offerta degli interventi effettuati in laparoscopia
tra strutture e popolazioni, dovuta in parte a fattori come l’età, la gravità della colelitiasi o le
comorbidità dei pazienti, viene definito l’indicatore “Proporzione di colecistectomie
laparoscopiche” che misura la proporzione di interventi effettuati in laparoscopia.
Contrariamente ad altri indicatori per quanto riguarda la proporzione di colecistectomie
laparoscopiche con degenza post operatoria entro 4 giorni l’analisi del Pne ci evidenzia risultati (in
positivo e in negativo) eterogenei su tutto il territorio nazionale. In testa agli esiti più favorevoli
troviamo la CCA S. Anna di Agrigento con il 98,7%, seguita dall’ospedale Piana di Lucca con il
97,7%, mentre sul terzo gradino del podio troviamo la CCA Castellanza (Lombardia) con il 97,6%.
Osservando invece gli esiti più sfavorevoli la ‘maglia nera’ va all’ospedale Maggiore di Lodi con
l’1,5%, stessa performance anche per l’ospedale S. Filippo e Nicola di Avezzano. Risultati più di 50
volte inferiori alla media italiana. Esito sfavorevole anche per l’ospedale Mons. R. Dimiccoli di
Barletta con l’1,8%
Proporzione di colecistectomie laparoscopiche con degenza post-operatoria entro 4 giorni (media
esiti Italia 59,31%)
Regione
Sicilia
Toscana
Lombardia
Lombardia
Toscana
Veneto
Puglia
Basilicata
Veneto
Emilia Romagna
Regione
Lombardia
Abruzzo
Puglia
Liguria
Sardegna
Umbria
Sicilia
Puglia
Lombardia
Molise
Strutture
CCA S.Anna-Agrigento
Osp. Piana-Lucca
CCA Castellanza
CCA Zucchi-Monza
Area Aretuna Nord-Arezzo
Osp.per acuti-Legnago
CCA S.Francesco-Galatina
AO S.Carlo-Potenza
CCA Eretenia-Vicenza
Osp. Ceccarini-Riccione
Strutture
Osp. Maggiore-Lodi
Osp.S.Filippo e Nicola-Avezzano
Osp.Mons.R.Dimiccoli-Barletta
Osp.Riuniti Leonardi e Riboli-Lavagna
AOU S.Giovanni di Dio-Cagliari
Osp. Alto Chiascio-Gubbio
Osp.Generale di Lentini
Osp.C.Generale Card. G.Panico-Tricase
Osp.di Circolo Busto Arsizio
Osp. Vietri-Larino
Interventi valutati
117
186
151
103
144
221
110
224
95
228
Dimissioni
entro 4 gg
98,7%
97,7%
97,6%
95,1%
94,5%
94,4%
94,3%
94%
93,8%
93,8%
Interventi valutati
109
112
102
149
88
130
100
182
140
86
Dimissioni
entro 4 gg
1,5%
1,5%
1,8%
2,4%
2,5%
3%
4,4%
6%
6,8%
7,2%
Frattura del collo del femore nell’anziano: intervento chirurgico entro 48 ore (media esiti Italia
33,11%)
Le fratture del collo del femore sono eventi traumatici particolarmente frequenti nell’età anziana e
tra le donne, in particolare quelle con grave osteoporosi, patologie internistiche e della
coordinazione motoria. Le Linee guida internazionali concordano sul fatto che il trattamento
migliore delle fratture del collo del femore sia l’intervento chirurgico per la riduzione della frattura
e la sostituzione protesica, che innalzano le possibilità di ripresa del paziente e di ritorno a
funzionamento dell’arto. Diversi studi hanno dimostrato che a lunghe attese per l’intervento
corrisponde un aumento del rischio di mortalità e di disabilità del paziente, di conseguenza, le
raccomandazioni generali sono che il paziente con frattura del collo del femore venga operato
entro 24 ore dall’ingresso in ospedale. Il processo assistenziale in questo caso è fortemente
influenzato dalla capacità organizzativa della struttura, che può determinare la puntualità
dell’intervento o ritardi che possono anche variare fortemente.
L’esito osservato è l’intervento chirurgico entro 48 ore (differenza tra la data di intervento e la data
del ricovero minore o uguale a 2 giorni) a seguito di frattura del collo del femore ed è attribuito alla
struttura in cui è avvenuto il ricovero.
Uno degli indicatori più validi per vedere le capacità organizzative di una struttura è il tempo
d’intervento entro 48 ore per la frattura del femore. Le migliori performance si concentrano nelle
regioni del centro nord. In testa c’è la CCA Poliambulanza di Brescia con il 94,2% d’intereventi
effettuati entro 2 giorni. A seguire troviamo l’ospedale Aziendale di Merano con l’88,9%, mentre
sul terzo gradino del podio si attesta l’ospedale di Montecchio Maggiore con l’87,9%. Se i migliori
esiti sono tutti concentrati nelle regioni del centro nord, quello sfavorevoli si registrano invece in
quelle del centro sud e in Regioni sottoposte a Piano di rientro dal deficit sanitario. In cima alla
classifica si trova l’ospedale di Loreto Mare a Napoli con lo 0,5% (30 volte inferiore alla media
italiana). Perfomance negative anche per l’ospedale di Casarano con l’1%. E stesso dicasi per
l’ospedale Civile di Sassari.
Frattura del femore: intervento chirurgico entro 48 ore (media esiti Italia 33,11%)
Regione
Lombardia
Pa Bolzano
Veneto
Lombardia
Toscana
Pa Bolzano
Campania
Pa Bolzano
Toscana
Toscana
Regione
Campania
Puglia
Sardegna
Lazio
Struttura
CCA Poliambulanza-Brescia
Osp.Aziendale-Merano
Osp. di Montecchio Maggiore
Osp. di Circolo e Fond.Macchi-Varese
Osp. Versilia-Camaiore
Osp. Aziendale-Brunico
Osp.S.Francesco d'Assisi-Oliveto Citra
Osp.Aziendale-Bressanone
Osp.SS Giacomo e Cristoforo-Massa
Osp.Civile di Carrara
Struttura
Osp. Loreto Mare-Napoli
Osp. di Casarano
Osp. Civile-Sassari
Osp. Civile Coniugi Bernardini-Palestrina
Interventi valutati
Intervento entro
48 ore
99
107
91
198
207
58
59
65
73
104
94,2%
88,9%
87,9%
87%
86,8%
84,7%
83,4%
83,3%
81,6%
79,5%
Interventi valutati
Intervento entro
48 ore
195
105
235
69
0,5%
1%
1%
1,4%
Campania
Campania
Puglia
Sicilia
Campania
Puglia
Osp. S.Anna e Sebastiano-Caserta
Osp. di Nola
Osp. Riuniti di Foggia
Osp. S.Cimino-Termini Imerese
Osp. Ftb-Napoli
Osp. San Paolo-Bari
98
128
242
97
55
153
1,5%
1,6%
1,6%
1,8%
1,8%
1,9%
Infarto miocardico acuto (Ima): mortalità a trenta giorni dal ricovero (media esiti Italia 10,28%)
La tempestività è il fattore più importante per la sopravvivenza di una persona colpita da infarto miocardico
acuto (Ima). Studi di comunità hanno, infatti, dimostrato che la letalità degli attacchi cardiaci acuti nel
primo mese è tra il 30% e il 50%, e di queste morti circa la metà si verifica entro due ore. Se la mortalità al
momento dell’infarto è rimasta costante negli ultimi 30 anni, è però diminuita notevolmente la mortalità dei
pazienti che riescono ad arrivare in ospedale vivi: negli anni Ottanta moriva entro il mese il 18% dei pazienti,
oggi muore il 6-7%, per lo meno nei trial di grandi dimensioni, grazie ad una revisione sistematica di studi
sulla mortalità in era pre-trombolitica, nella metà degli anni ’80.
La mortalità a 30 giorni dopo Ima è quindi considerata un indicatore valido e riproducibile
dell’appropriatezza ed efficacia del processo diagnostico-terapeutico che inizia con il ricovero. In questo
contesto, al fine di effettuare analisi più approfondite sulla risposta assistenziale al paziente infartuato, è
stato definito un set di indicatori con l’obiettivo di valutare la qualità dell’assistenza a livello di strutture
ospedaliere o di area di residenza del paziente. Il valore degli indicatori può variare tra aree territoriali e
strutture; questo fenomeno, oltre che dalla diversa qualità delle cure, può essere causato dalla eterogenea
distribuzione, dovuta al case mix, di diversi fattori di rischio come ad esempio età, genere, condizioni di
salute del paziente. L’episodio di Ima è costituito da tutti i ricoveri ospedalieri avvenuti entro 4 settimane
dalla data del primo ricovero per Ima.
L’indicatore relativo alla mortalità a 30 giorni dopo il primo ricovero per infarto riserva grandi sorprese,
almeno per quanto riguarda gli esiti favorevoli rispetto alla media nazionale. Chi si aspettava di vedere i
migliori ‘out come’ concentrati nelle strutture del Nord rimarrà deluso: le prime otto strutture con
performance degne di nota sono tutte concentrate al Centro e soprattutto al Sud Italia. L’ospedale con la
più bassa percentuale di mortalità è nella regione Marche – esattamente all’ospedale Madonna del Corso a
San Benedetto del Tronto – seguita dalla Sicilia e dalla Campania con due strutture i cui esiti sono più che
favorevoli: l’ospedale S. Giacomo a Licata (anche se con un dato soggetto a rischio di errore) e Il Santa
Maria della speranza e Battipaglia.
Ma c’è anche il rovescio della medaglia, perché sette delle dieci strutture con esiti decisamente da allarme
rosso si concentrano sempre nelle regioni del Centro Sud. Nel Lazio troviamo ben due ospedali i cui dati di
mortalità sono addirittura doppi rispetto alla media nazionale: al San Giovanni Evangelista di Tivoli arriva al
24,6% contro la media nazionale che si attesta al 10,28%, alla clinica S. Anna di Pomezia è del 20,4%. Stesso
discorso in Campania con due ospedali dove le medie nazionali si raddoppiano: l’Ospedale S. Giuseppe e
Melorio a S.M. Capua a Vetere e l San Paolo Napoli raggiungono rispettivamente il 22 e il 21%.
Infarto Miocardio Acuto: mortalità a 30 giorni dal ricovero (media esiti Italia 10,28%)
Regione
Marche
Sicilia
Campania
Campania
Strutture
Osp. M. del Corso San Benedetto Del Tronto
Osp. S. Giacomo d’Altopasso Licata
Osp. S. Maria della Speranza Battipaglia
Osp. S. Giovanni di Dio Frattamaggiore
Interventi valutati
134
79
142
187
Mortalità a 30 gg
2,2%
3,1%
3,2%
3,3%
Puglia
Sicilia
Umbria
Piemonte
Lombardia
Basilicata
Osp. Sacro cuore di Gesù Gallipoli
Ao Garibaldi Nesina Catania
Osp. S. Matteo degli Infermi Spoleto
Osp. di Mondovì
C. Mater Domini Castellanza
Osp. Civile Villa d’Agrì-Marsicovetere
Regione
Lazio
Campania
Campania
Lazio
Sicilia
Lazio
Sicilia
Veneto
Molise
Veneto
Campania
Strutture
Osp. S. Giovanni Evangelista Tivoli
Osp. S. Gius.e Melorio S.M. Capua a Vetere
Osp. San Paolo Napoli
Clinica S. Anna Pomezia
Ao Piemonte Messina
AOU Umberto I Roma
Osp Umberto I Siracusa
Osp. Immacolata Concezione Piove di Sacco
Osp. Vietri Larino
Osp. San Bassiano Bassiano del Grappa
Osp Santa Maria delle Grazie Pozzuoli
133
120
81
110
83
117
3,4%
3,6%
3,7%
3,8%
3,9%
4,1%
Interventi valutati
76
145
137
92
121
253
412
119
102
274
319
Mortalità a 30 gg
24,6%
21,8%
20,5%
20,4%
19,9%
19,6%
19,5%
19,5%
18,9%
18,9%
18,4%
Intervento di valvuloplastica e/o sostituzione di valvola isolata: mortalità a 30 giorni (media esiti
Italia 3,15%)
La chirurgia sulla valvola cardiaca permette di riparare o sostituire valvole stenotiche oppure non
continenti (insufficienti). L’esito a breve termine dell’intervento di valvuloplastica e o sostituzione
di valvola isolata può rappresentare un buon indicatore della qualità dell’attività delle strutture di
cardiochirurgia. La valutazione si riferisce all’intero processo assistenziale ospedaliero e postospedaliero ( a 30 giorni dall’intervento ed è relativa alla procedura non associata ad interventi di
Bypass aortocoronarico).
È stato considerato il numero di ricoveri con esecuzione di valvuloplastica isolata o sostituzione di
valvole cardiache isolata, in cui il paziente risulta deceduto entro trenta giorni dalla data
dell’intervento. Si definisce isolato l’intervento di valvuloplastica o di sostituzione non associato ad
interventi di by-pass, di endoarteriectomia, ad altri interventi cardiaci o sulla aorta. La valutazione
dell’intervento isolato permette di evitare di considerare gli interventi associati caratterizzati da
mortalità e da fattori di rischio notevolmente diversi.
L’esito a breve termine dell’intervento di valvuloplastica e/o sostituzione di valvola isolata può
rappresentare un buon indicatore della qualità dell’attività delle strutture di cardiochirurgia.
In questo indicatore è la Lombardia a farla da padrone per quanto attiene gli esiti favorevoli. Le
prime quattro strutture con le performance migliori si trovano proprio in questa Regione. Le prime
tre (l’ospedale A. Manzoni di Lecco, la CCA Poliambulanza di Brescia e la CcA S Rocco di Ome)
hanno fatto registrare tutte una esito pari a 0, il migliore possibile. Se si analizzano invece gli esiti
sfavorevoli, la ‘maglia nera’ va all’AO S. G. Moscati di Avellino per cui la mortalità a 30 giorni si è
verificata nell’8,1% dei casi valutati. Al secondo posto c’è l’Irccs S. Martino di Genova con una
percentuale del 7,9, mentre sul terzo gradino del podio troviamo l’ospedale Mauriziano di Torino
con il 7,7% di decessi.
Intervento di valvuloplastica e/o sostituzione di valvola isolata: mortalità a 30 giorni (media esiti
Italia 3,15%)
Regione
Lombardia
Lombardia
Lombardia
Lombardia
Puglia
Piemonte
Umbria
Lombardia
Abruzzo
Lazio
Regione
Campania
Liguria
Piemonte
Sicilia
Basilicata
Veneto
Puglia
Lombardia
Lazio
Puglia
Struttura
Osp.A.Manzoni-Lecco
CCA Poliambulanza-Brescia
CcA S.Rocco-Ome
Irccs S.Raffaele-Milano
CCA Città di Lecce
Ao Civile S.Antonio e Biagio-Alessandria
AO S.Maria-Terni
Irccs Multimedia-Sesto S.Giovanni
Osp.Mazzini-Teramo
Campus Biomedico-Roma
Struttura
AO S.G.Moscati-Avellino
Irccs S.Martino-Genova
Osp. Mauriziano-Torino
Ao Giaccone-Palermo
AO S.Carlo-Potenza
Osp.Civile di Mirano
Osp. Fazzi-Lecce
Irccs Humanitas-Rozzano
AO Tor Vergata-Roma
CCA Villa Verde-Taranto
Interventi valutati
Mortalità a 30 gg
114
147
92
666
204
95
86
61
148
218
0%
0%
0%
0,6%
0,7%
1%
1%
1,2%
1,2%
1,3%
Interventi valutati
Mortalità a 30 gg
63
150
223
62
116
100
64
136
189
72
8,1%
7,9%
7,7%
7,2%
6,9%
6,5%
6,5%
6,4%
6%
5,8%
Intervento di By-pass Aortocoronarico: mortalità a 30 giorni (media esiti Italia 2.45%)
L’intervento by-pass aorto-coronarico (Bpac) consiste nella sostituzione del tratto dell’arteria cronarica
compromesso da una lesione aterosclerotica , attraverso l’innesto di un segmento di vaso che permette di
aggirare l’ostruzione. È indicato per alleviare i sintomi anginosi, quando questi resistono alla terapia
medica, e dà risultati migliori delle cure mediche nel prolungare la sopravvivenza dei pazienti con malattia
coronarica avanzata.
I rischi potenziali sono essenzialmente condizionati da fattori legati allo stato generale di salute del paziente
(che riguardano un 5% dei pazienti trattati), ma si stima che in un paziente in buone condizioni generali e
senza gravi malattie il rischio di decesso sia intorno al 2%. È peraltro una procedura molto diffusa e poco
rischiosa, tanto che è l’intervento cardochirurgico più eseguito al mondo e la mortalità a breve termine può
rappresentare quindi un ottimo indicatore della qualità dell’attività delle strutture di cardiochirurgia.
L’esito a breve termine può rappresentare un buon indicatore di qualità dell’attività della strutture di
cardiochirurgia. La valutazione si riferisce all’intero processo assistenziale ospedaliero e post-ospedaliero (a
30 giorni dall’intervento) ed è relativa al Bpac isolato, cioè non associato ad altri selezionati interventi
cardiochirurgici o ad endoarteriectomia. La scelta di considerare gli interventi isolati è legata al fatto che sia
il livello di mortalità sia i fattori di rischio sono diversi nel caso degli interventi associati.
L’intervento di B-ypass Aortocoronarico è quello cardiochirurgico più eseguito al mondo e la
mortalità a breve termine può rappresentare quindi un ottimo indicatore della qualità dell’attività
delle strutture di cardiochirurgia. Da notare come le prime dieci performance positive si attestino
tutte sotto la soglia dell’1%. In cima alla graduatoria troviamo 5 strutture (l’AO Civile S. Antonio e
Biagio di Alessandria, l’IrccsPr Fond. Monzino di Milano, l’ospedale C. Poma di Mantova, l’AOUU di
Udine e l’AOUU Careggi di Firenze) tutte con una percentuale pari a 0. Dal lato degli esiti
sfavorevoli, invece, molto negativa risulta la performance dell’AO S. Anna e S. Sebastiano di
Caserta con il 16% (otto volte sopra la media). Al secondo posto si attesta la CCA Gavazzeni di
Bergamo con il 14,3% di decessi a 30 giorni dall’intervento. A distanza ma sempre con un esito più
di tre volte maggiore rispetto alla media c’è l’AO Colli P. Monaldi di Napoli con il 9,1%.
Intervento Bypass Aortocoronarico: mortalità a 30 giorni (media esiti Italia 2.45%)
Regione
Strutture
Piemonte
AO Civile S.Antonio e Biagio-Alessandria
Lombardia
IrccsPr Fond.Monzino-Milano
Lombardia
Osp. C.Poma-Mantova
Friuli Venezia Giulia AOUU di Udine
Toscana
AOUU Careggi-Firenze
Abruzzo
Osp. Mazzini-Teramo
Sicilia
CCA Villa M.Eleonora-Palermo
Lombardia
Osp.Civili di Brescia
Veneto
Osp.Civile Maggiore-Verona
Calabria
CCA S.Anna-Catanzaro
Regione
Campania
Lombardia
Campania
Campania
Sicilia
Campania
Lombardia
Liguria
Sicilia
Sicilia
Strutture
AO S.Anna e S.Sebastiano-Caserta
CCA Gavazzeni-Bergamo
AO Colli P.Monaldi-Napoli
CCA Montevergine-Mercogliano
AOU V.Emanuele-Catania
CCA Pineta Grande-Castel Volturno
CCA Policlinico di Monza
IrccsPub S.Martino-Genova
AO Papardo-Messina
AOU Giaccone-Palermo
Interventi valutati Mortalità a 30 gg
128
190
152
175
204
210
255
230
297
233
0%
0%
0%
0%
0%
0,5%
0,5%
0,5%
0,5%
0,6%
Interventi valutati Mortalità a 30 gg
106
110
211
227
102
99
91
199
139
101
16%
14,3%
9,1%
8,9%
8,7%
8,1%
7,7%
5,8%
5,6%
5,3%