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CENNI STORICI SU SAN MAURO LA BRUCA E LA FRAZIONE S.NAZARIO. 1)SAN MAURO Aggrappato alle falde di una verde collina,a 450 metri circa sul livello del mare,circondato da boschi secolari di castagni e di ulivi,sorge l’abitato di San Mauro La Bruca,piccolo Comune del Basso Cilento,che con la sua frazione San Nazario raggiunge attualmente una popolazione di circa 800 abitanti. Il nome del paese deriva senza dubbio da quello del suo Santo Protettore,San Mauro abate,vissuto al tempo di San Benedetto e suo discepolo a Subiaco. Più controversa è,invece,l’origine dell’appellativo “La Bruca”.Si potrebbe trattare di un toponimo molto diffuso nella zona:Bruca,infatti,è il nome di un corso d’acqua che sorge sotto Lagorusso alle falde del monte Gelbison e raggiunge il mare nei pressi di Velia.Inoltre,”Castello a mare de la Bruca” si chiamava un tempo il promontorio su cui sorgeva l’antica colonia greca fondata dai Focesi.Si potrebbe tentare anche di risalire all’origine fonetica e al significato del termine Bruca:esso,infatti,potrebbe avere una radice greca collegabile al verbo brùo =essere ricolmo,fiorire in abbondanza,in riferimento all’abbondanza di alberi e alla fitta vegetazione della zona. Per quanto riguarda l’origine remota dell’abitato,è opportuno,in primo luogo,fare cenno ad un’ipotesi formulata dal prof.Amedeo La Greca circa la nascita del culto per Sant’Eufemia di Calcedonia,patrona del paese,martirizzata nel 303 d.C. durante la grande persecuzione di Diocleziano.Il prof.La Greca,partendo da quanto affermato in una sua opera dal monaco Orderico Vitale,vissuto nel secolo XI,ipotizza che il culto per la Vergine Martire di Calcedonia sarebbe stato portato nel territorio della Brycia,dove ora sorge San Mauro,dai monaci bizantini del cenobio di Sant’Eufemia calabra,costretti ad abbandonare il loro monastero nel IX secolo a seguito delle incursioni saracene e a rifugiarsi nei territori del vicino Cilento.Pertanto,se diamo per buona questa ipotesi,nell’VIII/IX secolo sul posto già vi era un abitato,dove viene fondata una chiesa in onore della Santa Martire. A questo punto,occorre far presente che,a poche centinaia di metri dall’attuale centro storico,poco distante dalla Cappella della Madonna delle Grazie e in prossimità della strada comunale completata agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso,tuttora si notano dei ruderi di un’antichissima chiesa.Orbene,sulla base delle approfondite ricerche storiche effettuate dal prof.AMEDEO LA GRECA e,soprattutto,da don ANIELLO ADINOLFI,nipote del parroco del paese don PASQUALE ALLEGRO scomparso nel 1994,detta chiesa,edificata intorno all’anno Mille,era consacrata a San Mauro abate,discepolo di San Benedetto da Norcia.Pertanto,tenendo presente anche la tradizione orale e considerato che nel Medioevo la maggior parte dei centri abitati sorgeva intorno alle chiese o ai monasteri,è assai presumibile che l’antico abitato fosse ubicato nei pressi della chiesa dedicata al Santo benedettino. Come risulta dai documenti del tempo a tutt’oggi disponibili e dagli studi effettuati da alcuni storici locali,in quel periodo la chiesa di San Mauro,con annesso cenobio,si trovava sotto la giurisdizione del vescovo di Capaccio,a seguito della ricostituzione e della ridefinizione territoriale della diocesi di Salerno operata dal grande vescovo Alfano I.D’altra parte,siamo nel periodo in cui la Chiesa di Roma,tramite l’ordine benedettino,prima ancora dello scisma d’Oriente del 1054,ha già dato inizio all’opera di latinizzazione dell’Italia meridionale,cercando di sradicare il rito greco dei cenobi basiliani. Comunque,circa un secolo dopo,e precisamente nel 1104,Guglielmo de Manna,signore di Novi,e sua moglie Atruda,con il consenso del vescovo di Capaccio,assegnarono alla Badìa di Cava la chiesa di San Mauro che era “nelle pertinenze del loro castello”.Nel 1279,probabilmente a seguito delle tormentate vicende storiche che portarono alla cosiddetta congiura di Capaccio (1246) al tempo del dominio svevo sull’Italia del Sud,i feudi di San Mauro e di Rodìo vennero fittati da Fra’ Ugo de Salent,Giovannita e Priore di Capua, per 100 ducati d’oro a Giovanni de Bono di Gaeta;concessione che venne confermata,il 6 dicembre dello stesso anno,dal Gran Maestro dell’Ordine degli Ospedalieri di San Giovanni in Gerusalemme,dipendente dal baliaggio di Sant’Eufemia.Ebbe così inizio la lunga dipendenza di San Mauro dal Sovrano Militare Ordine di Malta,che durò fino agli inizi del ‘700. Occorre adesso fare un passo indietro.Si è detto sopra che l’antico centro abitato sorgeva intorno alla chiesa dedicata a san Mauro abate,della quale ora non resta che qualche rudere.Ai giorni nostri,invece,la parte più popolosa e importante del paese è ubicata circa un chilometro più a nord,soprattutto intorno all’attuale chiesa parrocchiale consacrata a Sant’Eufemia.Per quale motivo il primitivo insediamento fu abbandonato? Molto probabilmente furono le vicende della guerra del Vespro(1282-1302),che costituì un autentico flagello per il Cilento,e le terribili pestilenze e carestie del XIV secolo ad indurre i pochi sammauresi sopravvissuti a trovare rifugio più a nord,garantiti dalla presenza di una copiosa sorgente,intorno alla quale cominciarono a ricostruire le loro case. Naturalmente,con il trasferimento dell’abitato,sorse anche la necessità di costruire un nuovo luogo di culto.Pertanto,proprio all’epoca della dipendenza di San Mauro dai Cavalieri di Malta del baliaggio di Sant’Eufemia,venne edificata la chiesa consacrata alla Santa Martire di Calcedonia.Che detta chiesa fosse già allora intitolata a Sant’Eufemia lo dimostra la presenza nel soccorpo di quella attuale di quattro rudimentali affreschi,purtoppo non ben conservati,i quali presentano alcuni momenti del suo martirio.Comunque,di essa,oltre al soccorpo,rimane solo il presbiterio con cupola affrescata,che riporta la data del 1511,anno in cui presumibilmente il sacro tempio fu ultimato. Intorno alla metà del secolo XIX,ad opera del cav.Teodoro De Cusatis,illustre cittadino sammaurese e medico della Casa Reale dei Borboni,la chiesa venne ingrandita e,in buona parte,trasformata nelle sue strutture architettoniche,quasi come si presenta nell’aspetto attuale.Essa,poi,venne completata e inaugurata nell’anno 1885. 2)SAN NAZARIO Per quanto riguarda la frazione San Nazario,in primo luogo,va rilevato che,lungo il fiume che costeggia l’abitato,chiamato nel dialetto locale Vrulàra,in località La Mannìna(o Mannìa),è stata ipotizzata dal prof.PIERO CANTALUPO la presenza di un insediamento e di un’area sacra risalenti all’età del ferro.In detta località sono presenti quattro piazzole,in media ciascuna di circa 100 mq.,che occupano in totale un’area di oltre 500 mq,rette e circoscritte da muri,formati da grosse pietre incastonate a secco,che seguono il corso del fiume per circa 200 metri fino a scomparire del tutto nella parte più alta.Lo spessore dei muri,in media un metro,lascia intendere che originariamente avessero una funzione difensiva oltre a reggere le ampie piazzole sulle quali probabilmente erano impiantate le capanne secondo una struttura tipica dei villaggi della tarda età del rame/inizi età del ferro osservati e rintracciati altrove.Sull’altra riva del fiume,per il momento ancora come ipotesi di studio,sono rintracciabili i resti di un complesso cultuale,che si presta ad essere interpretato come monumento litico dell’età del ferro connesso con il culto dell’acqua e in funzione dell’insediamento de La Mannìna.Gli studi successivi,condotti dal prof.AMEDEO LA GRECA e dal dott.DOMENICO IENNA,hanno confermato la plausibilità e l’attendibilità di tale ipotesi,anche se attendono una più completa validazione sul piano scientifico. Venendo ora ad una sintetica narrazione delle vicende storiche della frazione,c’è da dire che il primo nucleo abitato sorse e si sviluppò intorno all’antichissima abbazìa basiliana,ubicata in località tuttora denominata Badìa,le cui origini risalirebbero all’VIII/IX secolo,allorché numerosi eremiti greci,a causa dell’invasione degli Avari nella penisola balcanica e degli Editti iconoclasti degli imperatori bizantini,furono costretti a rifugiarsi nelle terre dell’Italia meridionale,disseminando di piccoli ascetéri anche il Cilento,zona di confine tra la Calabria bizantina e il Ducato longobardo di Salerno.Il cenobio,noto per la produzione della cartapecora utilizzata per le pergamene,ebbe un momento di grande notorietà allorché nel 940 vi sostò San Nilo,in fuga dalla sua Calabria,il quale ivi indossò l’abito monacale dando inizio alla sua splendida vicenda di ascetismo e di attivistico fervore. A questo punto,è opportuno riportare le ipotesi formulate circa l’intitolazione di detta abbazìa,la quale,secondo quanto riportato nella biografia di San Nilo scritta dal suo discepolo e conterraneo San Bartolomeo,era già nel 940 consacrata a San Nazario.Il compianto parroco del paese don PASQUALE ALLEGRO in suo scritto sulla storia del medesimo,propende nettamente per detta ipotesi,sostenendo che il culto di San Nazario,martirizzato all’epoca della grande persecuzione dioclezianea,si diffuse non solo in Francia ,in Germania e nell’Italia settentrionale,ma anche nell’Italia meridionale e nella stessa Chiesa orientale.Invece,secondo il prof.AMEDEO LA GRECA,il cenobio sannazzarese,fondato,come s’è detto sopra,dai monaci greco-orientali,non poteva essere originariamente intitolato a San Nazario,che era un Santo martire di origine lombarda estraneo alla tradizione devozionale dell’Oriente.Perciò,egli formula l’ipotesi di un’originaria intitolazione di detta abbazìa a San Fantino il Vecchio,vissuto in Calabria tra la seconda metà del III° secolo e l’inizio del IV° secolo.Successivamente,il cenobio,distrutto nel 966 da un’incursione saracena,sarebbe stato ricostruito dal monaco benedettino Nantaro,ivi inviato intorno alla metà dell’XI secolo dal conte di Capaccio,il quale lo avrebbe consacrato ad un Santo di pretta tradizione occidentale e romana qual era San Nazario.Comunque,anche don PASQUALE ALLEGRO parla della distruzione dell’antico cenobio basiliano da parte dei Saraceni e della sua ricostruzione ad opera dei benedettini. La piccola chiesa abbaziale,essendo troppo angusta per accogliere i fedeli di un centro abitato che nel tempo si era notevolmente ingrandito,fu sottoposta,agli inizi del XVIII secolo, a lavori di ampliamento,che furono ultimati nel 1730,così come è scritto al di sopra dell’acquasantiera ancorata al pilastro sinistro,entrando nella navata centrale.Successivi lavori di ingrandimento del sacro tempio furono portati a termine nel corso dell’Ottocento ad opera dei vari parroci che si successero nel ministero pastorale.Infine,grazie all’interessamento del succitato parroco don PASQUALE ALLEGRO,vennero realizzati tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso importanti interventi di rinforzo,di ampliamento e di abbellimento di quella che è tuttora la chiesa parrocchiale di San Nazario,come ricorda la lapide-ricordo apposta sul muro a sinistra del portone della navata centrale. IL MIRACOLO EUCARISTICO Nella notte tra il 24 e il 25 luglio del 1969,ignoti ladri,sprezzanti di ogni senso del sacro,penetravano nella Chiesa Parrocchiale di San Mauro La Bruca.Senza alcun ritegno,rendendosi così rei di grave sacrilegio,violavano il Tabernacolo e,asportando con le Reliquie dei Santi Patroni i vasi sacri,gettavano le Sacre Particole al di fuori della Chiesa,nella pubblica strada.Il mattino successivo,una buona fanciulla,scoperte le Sacre Particole,avvertiva il parroco don Pasquale Allegro,il quale,religiosamente,raccoglieva le Ostie Sante e le ricollocava nel ciborio. Per disposizione di S.E Mons.Biagio D’Agostino,Vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania,a distanza di un mese si svolgeva un solenne triduo di riparazione,a cui il popolo di San Mauro rispondeva compatto e con slancio di fede. A conclusione di detta celebrazione,il Vescovo Mons.Biagio D’Agostino leggeva l’atto di consacrazione al Cuore Eucaristico di Gesù e decretava che la Giornata del 25 luglio di ogni anno fosse per la Parrocchia di San Mauro solenne Giornata Eucaristica di fede nella presenza reale di Gesù nella S.S.Eucaristia e di fervorosa riparazione. Da allora le Sacre Particole,in numero di 63,si conservano miracolosamente intatte nel Santo Tabernacolo. FESTE RELIGIOSE E MANIFESTAZIONI VARIE Vanno ricordate innanzitutto,come momenti e tappe importanti della religiosità popolare,le feste in onore dei Santi Patroni e Protettori:quella di San Mauro Abate,che si celebra il 15 gennaio e l’ultima domenica d’agosto;quella di Sant’Eufemia,che si svolge il 16 settembre,e quella del Santo Patrono della frazione,San Nazario martire,che viene celebrata il 28 luglio e l’ultima domenica di ottobre. Inoltre,nei giorni 1,2 e 3 agosto 2009,a cura del Comitato Parrocchiale di San Mauro capoluogo,si svolgerà la VI° Edizione della sagra del fusillo,che si va sempre più affermando come una manifestazione enogastronomica di notevole rinomanza sul territorio. Un appuntamento da non perdere per i numerosi turisti che affollano le spiagge di Marina di Camerata e Palinuro –quest’anno,infatti,ricorre la 32° edizione – è la famosissima sagra della salsiccia,come sempre organizzata dalla ProLoco,che ricorre nei giorni 11,12 e 13 agosto 2009 e che costituisce ormai la più antica e collaudata manifestazione di questo tipo dell’intero Cilento. Per questa estate,in occasione della celebrazione del quarantennale del furto delle Sacre Particole(23,24 e 25 luglio 2009 )sono previsti solenni festeggiamenti,che dureranno per tutta la terza decade del mese di luglio.In particolare,dopo un primo periodo dedicato a riflessioni ed esercizi spirituali,avrà luogo un triduo solenne di celebrazioni liturgiche. Infine,proseguendo una tradizione ultradecennale di iniziative culturali di vario tipo (convegni sulla storia locale,rappresentazioni teatrali sulle vite dei Santi Patroni San Mauro abate e Sant’Eufemia e di San Nilo da Rossano,eccetera) anche quest’anno l’Amministrazione Comunale curerà l’organizzazione dell’Estate Sammaurese.Infatti,è previsto per il giorno 28 agosto 2009 lo svolgimento della VI Edizione della manifestazione culturale “Una serata d’agosto di musica e poesia”.