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la Repubblica MARTEDÌ 28 GIUGNO 2011 ■ 32 la Repubblica ESTERI @ MARTEDÌ 28 GIUGNO 2011 GERMANIA Ecologia PER SAPERNE DI PIÙ www.mercedes.it www.audi.it Il caso Prestazioni, piacere di guida, velocità e grande spazio a bordo: argomenti tabù fino a pochi anni fa per le automobili verdi Eppure sono ormai tanti i costruttori tedeschi in grado di realizzare prototipi e presto vetture di serie pronti a smentire i luoghi comuni duri a morire La parabola della Opel fra tecnologia e mercati DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO n’azienda si risana, si rilancia alla grande con nuovi prodotti, riconquista l’antica e gloriosa immagine di qualità, affidabilità e stile, e voci maligne e insistenti la colpiscono sui mercati parlando di sua vendita imminente da parte del gruppo globale che la controlla. Scherzi perfidi dell’economia mondiale, nell’auto ma non solo. Parliamo di Opel, è ovvio. A metà giugno sono circolate voci di un’intenzione di General Motors di disfarsi della controllata tedesca (e quindi, magari, anche di Vauxhall nel Regno Unito) che hanno scatenato il panico tra gli operai a Ruesselsheim e il nervosismo nel mondo economico. Eppure, Opel cresce senza sosta in Europa, corre verso l’uscita definitiva dai conti in rosso, riscontra un successo straordinario con i suoi nuovi modelli. E soprattutto continua a posizionarsi, nell’ambito di General Mo- U d’alto bordo tors, come l’insostituibile fucina delle nuove tecnologie e dell’alta qualità made in Germany garantita. Dalla Insignia, ottima world car di lusso per tutti, alle auto elettriche, Ampera e gli altri progetti. Perché mai gli americani dovrebbero disfarsene? Se vai a Ruesselsheim, la cittàfabbrica alle porte di Francoforte, cogli nervosismo e sorpresa. E rabbia per i boatos secondo cui Gm potrebbe vendere a Volkswagen o ai cinesi, o a un produttore premium tedesco magari interessato al know-how nelle e-cars. A maggio la Opel ha registrato in Europa il settimo mese consecutivo di crescita in termini di quota di mercato, segnando il 6,3 per cento, e un incremento delle vendite del 26,1 per cento rispetto a un anno fa. Significativo poi il decollo sul mercato tedesco, il più esigente e quello dove ti scontri con i concorrenti che giocano in casa più temibili: Opel ha aumentato le vendite del 38 per cento, raggiungendo una quota di mercato dell’8,1 per cento. DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANDREA TARQUINI BERLINO lla Bmw hanno ormai il nuovo marchio Bmw i, che lancerà presto la produzione in serie di citycar elettriche e grandi berline ibride plug-in. Alla Mercedes sono quasi pronti a produrre in massa nuove classe A e poi altri modelli ecell, la tecnologia che con l’idrogeno produce elettricità e muove un motore elettrico. Alla Porsche hanno già realizzato prototipi di velocissime Boxster elettriche. In Germania l’auto del dopo-petrolio si annuncia soprattutto auto del segmento premium, anche se non solo, vista ad esempio la Ampera della Opel. Non saranno solo Smart, e nemmeno solo Mini, ma soprattutto auto a emissioni zero dei marchi più prestigiosi. Come oggi dominano il mercato mondiale del premium con i tradizionali motori a combustione interna, domani i costruttori dell’auto tedesca di lusso vogliono primeggiare senza rivali allo stesso modo. Inventandosi auto a zero emissioni o quasi che offrano “il piacere di guidare” o “soltanto il meglio”, il massimo di prestazioni, qualità e contenuti, anche senza più la benzina. E come spesso accade fuori dall’Italia, quando si lanciano in grandi scommesse per il futuro, le imprese e i loro lavoratori non sono soli. Al loro fianco nella sfida dell’auto elettrica c’è il governo. Con la stessa energia con cui ha deciso e accelerato l’addio all’energia nucleare, la cancelliera Angela Merkel ha lanciato il “Programm Elektro- A Bmw Concept Audi Q5 hybrid Opel Astra mobilitaet”: investimenti pubblici, sovvenzioni, sgravi fiscali per fare della Germania il miglior produttore e il primo mercato dell’auto elettrica. È una nuova rivoluzione delle quattro ruote alle porte, e vuole partire dalla Germania poco più di 125 anni dopo il leggendario viaggio del triciclo Benz con cui cominciò la storia dell’auto. Il piano è ambizioso, proprio come l’addio al nucleare e la conversione della prima economia europea alle energie rinnovabili. «Puntiamo su un mix intelligente di stimoli e investi- Il governo a fianco dei costruttori tedeschi nella sfida con il “Programm Elektromobilitaet”: sgravi, investimenti pubblici, esenzioni menti nella ricerca e incentivi per i cittadini», ha spiegato il ministro dei Trasporti federale, Peter Ramsauer (Csu, cristianosociale bavarese). Per cui i big dell’auto made in Germany sono subito scesi in pista. La ricerca, soprattutto per la tecnologia delle batterie, sarà finanziata con un miliardo di euro da qui al 2013, l’esenzione dalla tassa di circolazione per le auto elettriche sarà di dieci anni, altre agevolazioni fiscali aiuteranno produttori e automobilisti. Ma non sono previsti invece premi di rottamazione. L’industria da parte sua ha promesso di investire 17 miliardi nel piano comune, appunto il “Programm Elektromobilitaet”. L’obiettivo a breve termine è avere un milione di auto elettriche circolanti in Germania entro il 2020. Centomila delle quali a Berlino, puntando a fare della capitale il polo europeo della e-car e delle sue tecnologie e studi. La sfida è partita, e i big del premium sono quelli che si spingono con più decisione. Con scelte tecnologiche differenti. Mercedes già produce in piccola serie, e vuole produrre in massa dal 2014, auto elettriche, ha spiegato il suo numero uno Dieter Zetsche. Bmw punta da un lato su auto elettriche pure, dall’altro su ibride plug in. Soluzioni ibride sono già pronte alla Porsche, e Volkswagen al momento scommette molto più sulle versioni ibride dei suoi prodotti di punta e sull’auto da meno di un litro per cento km, che non sulle elettriche. Al contrario di Opel che con Ampera offrirà un’elettrica extended range. «La Germania può diventare il numero uno mondiale nella tecnologia della propulsione elettrica ricavata dalle e-cell a idrogeno», ha spiegato Zetsche. Gli ottimi dati di Mercedes e di Bmw forniscono ai due massimi mondiali del premium le spalle robuste e coperte per i nuovi investimenti. Comunque è strategicamente significativa la concomitanza tra ■ 33 La situazione, insomma, vista con meri criteri economici, è lontana anni luce da quando l’azienda sembrava in svendita, e Fiat e la cordata austro-russa di Magna e Sberbank se la contendevano. Gm poi decise di tenersela, per non privarsi di tecnologie vitali. La strategia disegnata dal nuovo numero uno di Opel, Karl-Friedrich Stracke, finora sembra quella giusta: corsa verso l’auto elettrica, totale e soprattutto costante rinnovamento della gamma, prodotti innovativi e pieni di contenuti e di qualità, 11 miliardi di euro d’investimenti e 30 nuovi modelli da oggi al 2014. Modelli già sul mercato che s’impongono e diventano idee da copiare in molti segmenti di gamma della produzione generalista, dalla geniale Insignia alla praticissima nuova Meriva alla Astra sport tourer. Il problema di fondo è forse anche che finora Gm ha voluto limitare Opel ai mercati europei. Stracke sogna, invece, di lanciare la qualità dei suoi prodotti anche su nuovi mercati, dalla Cina alla Russia. Con le Ampera di domani, le prime auto tutte elettriche made in Germany, e col resto della gamma in arrivo. E una testimonial sexy ma anche simbolo di coscienza ecologica negli spot, la cantante Katie Melua. Questa è la scommessa di Stracke e dei suoi Opelaner, come si chiamano da decenni con orgoglio gli operai di Ruesselsheim. Al loro fianco è scesa in campo qualche giorno fa Angela Merkel in persona: ha chiesto a General Motors di fare chiarezza al più presto su Opel, e di spazzar via ogni atmosfera di insicurezza sul futuro. La storia infinita degli Opelaner continua, la “donna più potente del mondo” è al loro fianco. (a.t.) © RIPRODUZIONE RISERVATA il lancio del programma governativo e la decisione di Stoccarda di anticipare al 2014 la produzione in grande serie di auto e-cell. Non è tutto: Zetsche ha concluso un’alleanza con Linde, il gigante tedesco della produzione di gas industriali, per puntare a costruire una rete di distributori di idrogeno in Germania e nel mondo. Con circa venti milioni di euro, Mercedes e Linde vogliono intanto costruirne 200 in Germania (secondo loro al momento saranno più che sufficienti, a medio termine ce ne vorranno mille) e nel resto del mondo. Obiettivo 2014 per la costruzione in grande serie di prodotti di qualità Pronte Porsche e Volkswagen, Bmw e Mercedes in arrivo Il punto Non meno ambiziosi sono i piani di Monaco. Norbert Reithofer, amministratore delegato di Bmw, ha scelto di cavalcare subito la tigre del piano Merkel per le e-car. Il nuovo marchio Bmw i offrirà appunto un’auto puramente elettrica, nel quadro della strategia megacity, quindi un’offerta abbinata a servizi e a collaborazioni varie con le grandi città del mondo decise a puntare sulle auto elettriche. E poi una grossa berlina, a propulsione mista, cioè ibrida. Modelli specifici verranno poi proposti per il mercato cinese e per quello americano, le due aree dell’economia mondiale dove è previsto il massimo decollo della domanda di auto elettriche nei prossimi anni e decenni. Un dato significativo: sia Bmw che Mercedes vogliono offrire alla clientela premium auto ecologiche ma che resti- no premium a tutti gli effetti, che non facciano cioè rimpiangere nulla delle prestazioni e delle emozioni di guida delle auto tradizionali. L’auto elettrica alla tedesca dunque vuole imporsi soprattutto come prodotto premium. Un prodotto che sui mercati saprà differenziarsi a dovere dalle future e-cars nordamericane, francesi o asiatiche. E intanto Volkswagen, che controlla due super-marchi premium come Porsche e Audi, non sta ferma a guardare. In una prima fase punta sull’ibrido ma, ha promesso l’ad Martin Winterkorn, sicuramente con l’assenso del potentissimo Ferdinand Piech, «passo per passo, ma vogliamo offrire l’auto elettrica per tutti, e lo faremo». © RIPRODUZIONE RISERVATA IL SOLE SOPRA BERLINO Mercedes Classe S 400h FRANCESCO PATERNÒ a Germania locomotiva d’Europa potrebbe benissimo essere rappresentata da una carrozza trainata da automobili dei marchi tedeschi. Volkswagen, Bmw, Daimler sono i tre moschettieri del tutti per uno con i loro bilanci in salute, con l’esportazione in aumento, con l’innovazione al centro del proprio futuro. La Germania dell’auto corre per diventare non solo il numero primo nella produzione, ma per essere alla guida della rivoluzione tecnologica dei propulsori meno inquinanti dopo avere inventato, 125 anni fa, il motore a combustione interna. C’è un sole (che ride, dopo la rinuncia del paese al nucleare) nel cielo sopra la Germania come non si vedeva da tempo. Basti pensare che nel primo L trimestre dell’anno, se il Pil in Italia è aumentato dello 0,1%, in Germania è cresciuto dell’1,5. L’industria dell’auto macina utili. Se il mercato europeo continua a soffrire di saturazione, la Cina in espansione a due cifre mette a posto i bilanci e permette a quel sole che ride di restare sempre alto. La Volkswagen ha appena inaugurato una nuova fabbrica negli Stati Uniti, Tennessee, per prepararsi meglio a un mercato in risalita. Il gruppo di Wolfsburg, con i suoi 10 marchi e un navigato timoniere di 74 anni di nome Ferdinand Piech, lavora per diventare numero uno al mondo entro il 2018, obiettivo che porta male visto cosa è successo prima alla Gm, finita in bancarotta nel 2009, e poi alla Toyota, stravolta dai difetti a molti suoi modelli e poi dallo tsunami in Giappone. Ma la concretezza teutonica non pre- vede di incrociare scaramanticamente le dita: nei primi cinque mesi del 2011, le vendite mondiali Volkswagen sono aumentate del 12,2%, un record anche per Wolfsburg, e di questo passo il 2018 potrebbe arrivare prima sul bizzarro calendario delle quattro ruote mondiali. La Germania dell’auto vola, perché investe molto in ricerca e sviluppo. Il sistema paese non inventa nuovi modelli di business come l’America ha fatto con Google o con Facebook, ma nei suoi garage i ragazzi dell’auto trafficano come nessun altro. “Una Bmw ha più software di uno Space shuttle”, dice con orgoglio all’Economist Manfred Broy, professore di information technology all’università Tecnica di Monaco (Tum). Domani tocca all’auto elettrica, e sarà scandalo al sole. © RIPRODUZIONE RISERVATA