C_5a Relazione Sicurezza Copertura

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C_5a Relazione Sicurezza Copertura
Comune di Pomarance
opere di riqualificazione del parco “La Rotonda”, Montecerboli
PADIGLIONE CUCINA E SERVIZI
RELAZIONE SULLE MISURE PREVENTIVE E PROTETTIVE PER L’ACCESSO, IL
TRANSITO E L’ESECUZIONE DEI LAVORI IN QUOTA IN CONDIZIONI DI SICUREZZA
1. TIPOLOGIA DEL COMPLESSO E MISURE DI PROTEZIONE
1.1
DATI GENERALI
DESTINAZIONE DEL COMPLESSO: CUCINA E SERVIZI DI CORREDO ALL'AREA EVENTI
PIANI FUORI TERRA : Il complesso è composto da un corpo di fabbrica di quattro cellule e un
ripostiglio posteriore. La copertura piana è su due livelli ed è composta da cinque cellule distinte.
L'accesso alla copertura avviene attraverso una scala semovente abitualmente custodita nel
corpo ripostiglio e fissabile ad un sistema ancorato alla parete posteriore.
TIPOLOGIA DELLA COPERTURA: piana praticabile in ogni sua parte.
POSSIBILITA’ DI ERIGERE PONTEGGI: su tutti i lati.
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INTERVENTI SULLA COPERTURA: attività sugli sfiati e sui camini, manutenzione guaine, pulizia
canali di gronda, pulizia copertura, eventuali piccole sostituzioni di manto.
INTERVENTI SULLA TENSOSTRUTTURA: le coperture in PVC non sono praticabili. Il sistema
delle vele è pensato smontabile secondo le indicazioni della casa costruttrice una volta l'anno
avvio della stagione invernale e rimontato alla primavera successiva. Gli interventi sui singoli
pilastri e sul sistema di attacco alla facciata del padiglione corrispondono alle attività indicate nel
fascicolo per futura manutenzione dell'immobile.
FREQUENZA DEGLI ACCESSI: periodica: con cadenza media trimestrale.
DURATA DEGLI INTERVENTI: variabile da uomini giorno 1 a 8.
EVAQUAZIONE DI EMERGENZA: l’evacuazione dalla copertura avviene attraverso la scala a
pioli montata sul fronte posteriore in corrispondenza dell'angolo tra la parete della loggia e quella
del ripostiglio.
NUMERO MASSIMO DI UTILIZZATORI: le lavorazioni si ritengono idonee ad un numero
massimo di due lavoratori circa per ogni cellula di copertura. al massimo due perse persone per
edificio.
LUNGHEZZA DEI TRATTI INTERMEDI TRA MONTANTI sulle dorsali dotate di cavo: massima
6,4 metri.
TIRANTE D’ARIA MINIMO (inteso come la minima distanza tra la gronda ed il terreno): massimo
ml.3,66 sul fronte principale e sui fianchi della struttura e sul retro della loggia; 2,18 sul fronte
retrostante.
FRECCIA MASSIMA DEL CAVO: 750 mm.
RISULTANTE FORZA SUL CAVO: 5 KN
RESISTENZA MINIMA ALLA ROTTURA: 10 KN
SISTEMI DI ACCESSO: Il transito sarà assicurato in modo tale di avere una linea di ancoraggio
realizzata con un cavo di acciaio di diametro 10 mm. cui l’operatore può agganciarsi appena
raggiunta la copertura.
Attraverso la scala fissata alla parete retrostante la loggia, è possibile raggiungere la sommità dei
due padiglioni con l’imbracatura legata al cavo e da qui è possibile scendere sulle quattro falde
con il sistema del doppio aggancio in modo da rimanere sempre fissati ad un punto. Per ogni
punto di fissaggio sono previsti due anelli: uno su ogni falda della copertura in modo da avere un
aggancio libero da ostacoli.
TEMPO DI ESPOSIZIONE AL RISCHIO: zero.
EFFETTO PENDOLO: zero.
PORTATA SOLAI: 120kg/mq minimo su tutti i solai di copertura
1.2
PERCORSI DI ACCESSO
definizione:
E’ il tragitto che un operatore deve compiere internamente o esternamente al fabbricato per
raggiungere il punto di accesso alla copertura. Questo percorso è da ritenersi permanente. La
scala retrattile sarà aperta solo in caso di manutenzione alla copertura. In alternativa si prevede
l’uso di una scala portatile a norma con i requisiti di sicurezza vigenti.
percorsi:
Nel caso in oggetto si accede alla copertura dell’intero complesso attraverso una scala da fissarsi
sul retro della loggia in corrispondenza dell'accesso al ripostiglio.
La scala ed il percorso di accesso alla copertura sarà segnalato secondo indicazioni D.Lgs.
493/96, gli elementi di accesso saranno protetti o fasciati nelle parti sporgenti con materiale antiurto per non causare pericolo, con illuminazione diretta e naturale con sorgente autonoma di
almeno 20 lux
1.3. ACCESSI ALLA COPERTURA
definizione:
è il punto raggiungibile mediante un percorso in grado di consentire il trasferimento in sicurezza
di un operatore e di materiali ed utensili in condizioni di sicurezza sulla copertura:
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es. raggiungibili con apprestamenti di servizio, raggiungibili con piattaforme aeree / autogru
raggiungibile da apertura verticale che si affaccia sulla terrazza a tasca dell’ultimo piano ecc.
accessi:
attraverso una scala a pioli certificata a norma di legge, fissata alla parete sul retro della loggia.
Da questa posizione si accede alla copertura del corpo tenico posto sul retro ed alla coprtura
principale. Su ciacuna delle cellule della copertura principale si transita attraverso un'apposita
linea vita. Le lavorazioni sulla copertura della loggia possono avvenire solo a seguito del
posizionamento di un pavimento provvisionale posto sul foro al centro della copertura stessa.
1.4. ESECUZIONE DEI LAVORI
Per accertarsi che la posa in opera degli apprestamenti abbia rispettato le misure seguenti occorre
consultare la documentazione tecnica allegata alla conformità rilasciata dall'impresa esecutrice.
Occorre rimandare inoltre al rispetto delle misure previste con il DLGS 81/08 sui luoghi di lavoro.
I passaggi esposti di seguito narrano le caratteristiche di ogni elemento necessario alla sicurezza.
parapetti:
Non saranno necessari parapetti provvisionali. L'accesso è protetto in modo da non offrire rischio
di caduta.
linee di ancoraggio:
I punti di ancoraggio di tipo strutturale sono posizionati in modo da rompere i tratti di cavo di
acciaio. Sono più precisamente posizionati in modo da poter raggiungere tutte le zone della copertura e da questi secondo lo schema indicato nell’elaborato grafico planimetrico scendere con o salire con scale a pioli protette da linee vita verticali alla copertura e alla copertura del livello inferiore.
dispositivi di ancoraggio:
I dispositivi di ancoraggio sono costituiti da imbracature dotate di doppio cordino fisso o retrattile di
lunghezza automaticamente variabile. Nei tratti trasversali ci si dovrà dotare del secondo cordino
della lunghezza massima di 2 metri. Gli assorbitori di energia saranno posti ogni volta tra
l’imbracatura e il cordino in modo da poter dissipare fino a 6 KN rispetto alla cintura o al dispositivo
di protezione individuale utilizzato.
sistema di fissaggio degli ancoraggi:
Sarà costituito da tasselli metallici e bullonature. I punti di ancoraggio di tipo strutturale saranno
posizionati in modo da rompere di tratti di cavo ed ottenere i requisiti di resistenza ed inflessione.
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Le quattro falde saranno raggiungibili da sistemi di ancoraggio puntuali (UNI EN 795 classe A1-A2)
La resistenza a rottura del supporto è fissata in 10KN e la saldatura a mezzo di resine epossidiche
è fissata in R2T.
2. CARATTERISITCHE FISICO-DIMENSIONALI
2.1.19 IL TIRANTE D’ARIA MINIMO
E’ la quota determinata dal piano di calpestio dell’operatore al primo ostacolo che incontrerà sulla
sua verticale nel caso di una caduta:
2.2.20 IL TIRANTE D’ARIA DELL’ATTREZZATURA
E’ determinato dall’attrezzatura considerata come lo sviluppo completo del dispositivo
ancoraggio individuato:
> cordino con moschettone: 1.15 ~ 2.00 m.
> estensione dell’assorbitore: 0.70 ~ 1.15 m.
> cordino retrattile/anticaduta: 1.40 m.
> attacco dall’imbracatura ai piedi: 1.50 m.
> distanza di sicurezza al suolo: 1.00 m.
2.3.21 ALTEZZA DELL’ANCORAGGIO
E’ l’altezza del punto di ancoraggio ancorché questo sia fisso su palo o su colonna:
> altezza punto ancoraggio: 0.50 ~ 1.50 m.
2.4.22 LA FRECCIA DI INFLESSIONE
per un sistema ad ancoraggio fisso: 0 (zero) per un sistema con linea flessibile si considera:
> flessione massima sull’orizzontale
<15°
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di
> per un sistema strallato su pennone non deformabile con tiro indotto artificialmente sugli stralli
dal tensionatore avremo:
dove il valore è determinato da:
per una fune in acciaio striato con diametro : 8 mm.
3. ANALISI DEL RISCHIO
3.1.
COLPO DI SOLE/CALORE
sarà cura del datore di lavoro fornire DPI
3.2.
ELETTROCUZIONE
gli impianti saranno certificati a norme CE
3.3.
NON CONOSCENZA DEL RISCHIO SCORRETTO UTILIZZO DEI DPI NON RISPETTO DELLE
PROCEDURE
obbligo di esaminare elaborato preliminarmente; migliorare l’addestramento degli addetti
migliorare l’informazione qualificata
3.4.
OSCILLAZIONE DEL CORPO-URTO
adottare un punto di ancoraggio di deviazione quale sistema di sicurezza intrinseca
3.5.
PERMANENZA DI OSCILLAZIONE
verificare l’attrezzatura di dotazione prima di accedere sulla copertura in modo che possa
adattarsi alla corporatura della persona in modo corretto e confortevole
3.6.
SOSPENSIONE INERTE DEL CORPO
limitare il tempo di permanenza nelle zone a rischio di caduta dall’alto allo stretto necessario
3.7.
GESTIONE DELLE EMERGENZE
verificare il sito prima di accedervi in modo da poter attivare quanto prima le procedure per le
emergenza definite dal datore di lavoro.
> verificare l’accesso della copertura e destinare agli interventi programmati almeno due
operatori, uno dei quali almeno uno sarà formato per fornire i primi interventi di soccorso
> adottando dispositivi di discesa (tipo a fune)da poter collegare ai punti di ancoraggio,quale
condizione indispensabile per poter intervenire sulla copertura in sicurezza.
3.8. CADUTA LIBERA: CADUTA LIBERA LIMITATA CADUTA LIBERA CONTENUTA CADUTA
TOTALMENTE PREVENUTA
La distanza di caduta libera è spazio libero di sicurezza necessario a consentire una caduta
senza che l’operatore urti contro il suolo o altri ostacoli quando è utilizzato un cordino fisso:
DLC = LC - DR + HA
> LC: lunghezza del cordino max 2.00 m
> DR: distanza in linea retta tra il punto fisso di ancoraggio e il punto del bordo
oltre il quale è possibile la caduta verso il vuoto
> HA: altezza dai piedi all’attacco del cordino all’imbracatura - max 1.50 m
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caduta dove, prima che il sistema di arresto inizi a prendere il carico, la distanza sarà pari
a:
DLC > 0.60 m. < 1.50 m. max
< 4.00 m. con anticaduta
caduta dove, prima che il sistema di arresto inizi a prendere il carico, assume la distanza,
in tutte le direzioni, la distanza sarà pari a:
DLC < 0.60 m. < 1.00 m. max ammessa caduta dove una persona è trattenuta nella
azione combinata dall’ancoraggio, dal cordino e dal dispositivo di trattenuta, la distanza sarà:
DLC < 0.60 m. max ammessa
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situazione in cui si realizza la condizione di prevenzione totale tramite trattenuta che impedisce
l’operatore di raggiungere la zona a rischio:
DLC = 0
3.9
FORZA T DI IMPATTO
l’accelerazione (g) che un corpo assume in relazione all’incremento della propria velocità, è:
g = 9.81 m/sec2
la velocità di impatto (v) sarà quindi tanto maggiore quanto più grande è il tempo di caduta e
quindi l’altezza (HA) da cui la caduta ha avuto inizio:
cadendo da 2.00 m. l’impatto avviene a 6.2 m/s (22 km/h) per cui, ipotizzando una massa (m)
pari a 100 kg comprensivi del peso di una persona e del suo carico, l’energia (E) da dissipare
durante l’urto sarà:
E = ½ mv2 = 2 kJ
la forza di impatto (T) dipende dalla durata della fase di decelerazione per cui, ipotizzando una
forza distribuita lungo tutta la decelerazione, nello spazio s < 0.60 m. di frenatura, sarà:
T = E / s = 4.95 kN
4. MISURE DI PROTEZIONE PUNTUALI E INDIVIDUALI
4.1.
IL SISTEMA DI ARRESTO ANTICADUTA.
Per sistema di arresto di caduta si intende il sistema di protezione individuale contro le cadute
dall’alto comprendente una imbracatura per il copro ed un sottosistema di collegamento ai fini
dell’arresto caduta secondo quanto previsto dalla norma UNI EN 363.
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4.2.
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
È il dispositivo contro le cadute dall’alto atto ad assicurare una persona ad un punto di
ancoraggio in modo da prevenire o arrestare in condizioni di sicurezza una caduta dall’alto
secondo quanto previsto dalla norma UNI EN 363.
>con semplice imbracatura sulla vita da utilizzare solo per il transito (senza cintura)
>completa di cintura di posizionamento integrata all’imbracatura per poter operare con
le mani libere in ambiti di lavoro fissi.
4.3. 3 IL DISPOSITIVO DI ANCORAGGIO
È l’elemento o la serie di elementi o componenti uno o più punti Di ancoraggio secondo quanto
previsto dalla norma UNI EN 795.
>connettori UNI EN 362
Servono a collegare tra loro vari componenti di un sistema di arresto caduta in modo che
non sia possibile il distacco accidentale:
si devono aprire con due operazioni.
> cordini fissi UNI EN 354
Servono a collegare il punto di ancoraggio con l’anello delle imbracature:
con doppio cordino se utilizzati per transiti e spostamenti nelle zone dotate di punti di
ancoraggio e postazioni intrattenuta.
> assorbitore di energia UNI EN 355
Necessario quando la distanza di caduta, o il materiale di cordino, non è in grado di dissipare
o di raggiungere il limite dei 6kN
> cordini retrattili/anticaduta UNI EN 360
del tipo automaticamente variabile, consentono un ampio campo di lavoro ma devono essere
usati con maggiore attenzione ai fini di limitare l’effetto pendolo che può determinarsi quando il
raggio di azione supera i 30° rispetto al punto di ancoraggio:
utilizzo con secondo cordino collegato ad un secondo ancoraggio di deviazione
utilizzare solo se lo spigolo vico del bordo non sia causa di rottura della fune o del
rallentamento del dispositivo frenante
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4.4. 4 I PUNTI DI ANCORAGGIO
È l’elemento a cui il dispositivo di protezione individuale può essere applicata dopo l’installazione
del dispositivo di ancoraggio ai sensi della norma UNI EN 795
4.5. 5 L’ANCORAGGIO STRUTTURALE
È l’elemento o gli elementi fissati in modo permanente ad una struttura a cui si può applicare un
dispositivo di ancoraggio o un dispositivo di protezione individuale ai sensi delle norma UNI EN
795 suddivisi nelle classi:
> A1: progettati per essere fissati a superfici verticali, orizzontali ed inclinate, ma non tetti sulle
quali la sollecitazione generata dal collegamento con l’operatore ha una direzione preferenziale
- resistenza minima 10kN
> A2: progettati per essere fissati a tetti inclinati sui quali la sollecitazione generata dal
collegamento con l’operatore ha una direzione preferenziale
- resistenza minima:10Kn
> B: ancoraggi provvisori portatili.
4.6. LA LINEA DI ANCORAGGIO
È la linea flessibile tra ancoraggi strutturali a cui si può applicare un dispositivo di protezione
individuale secondo la norma UNI EN 517:
> C: linee flessibili orizzontali che deviano dall’orizzontale per non più di 15°
- resistenza minima :1.5 volte T di progetto
> D:rotaie di ancoraggio rigide orizzontali
- resistenza minima 10Kn + 1Kn /persona.
4.7.
IL GANCIO DI SICUREZZA DEL TETTO
È l’elemento da costruzione posto sulla superficie del tetto a falde per assicurare le persone e
fissare carichi principalmente utilizzati per la manutenzione e riparazione dei tetti secondo quanto
previsto dalla norma UNI EN 517:
> tramite chiodature da fissare ai travetti portanti di dimensioni minime 60x80mm.
- resistenza minima : 5kN
4.8.
PROTEZIONI FISSE
Le seguenti indicazioni e avvertenze riportate, complete di allegati descrittivi delle operazioni e
materiali impiegati, serviranno al Committente che dovrà verificare gli atti del datore di lavoro in
merito alla formazione del personale assegnato agli interventi che verranno appaltati.
Saranno installati parapetti di altezza 1.00 m. almeno soltanto a protezione di aperture
pericolose(cavedi impiantistici) poste in copertura.
4.9. 9 ASSENZA DI PUNTI DI ANCORAGGIO
possibilità di ancoraggio di classe B
4.10. COLPI DI SOLE/ CALORE
sarà cura del datore di lavoro fornire DPI
4.11.11 ELETTROCUZIONE
gli impianti saranno certificati a norme CE
4.12.12 NON CONOSCENZA DEL RISCHIO SCORRETTO UTLIZZO DEI DPI NON RI
SPETTO DELLE PROCEDURE
obbligo di esaminare elaborato preliminarmente migliorare l’addestramento degli addetti
migliorare l’informazione qualificata
4.13.13 OSCILLAZIONE DEL CORPO-URTO
adottare un punto di ancoraggio di deviazione quale sistema di sicurezza intrinseca
4.14. PERMANENZA DI OSCILLAZIONE
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verificare l’attrezzatura di dotazione prima di accedere sulla copertura in modo che possa
adattarsi alla corporatura della persona in modo corretto e confortevole
4.15. SOSPENSIONE INERTE DEL CORPO
limitare il tempo di permanenza nelle zone a rischio di caduta dall’alto allo stretto necessario
4.16. GESTIONE DELLE MERGENZE
verificare il sito prima di accedervi in modo da poter attivare quanto prima le procedure per le
emergenza definite dal datore di lavoro.
> verificare l’accesso della copertura e destinare agli interventi programmati almeno due
operatori, uno dei quali almeno uno sarà formato per fornire i primi interventi di soccorso
> adottando dispositivi di discesa (tipo a fune)da poter collegare ai punti di ancoraggio, quale
condizione indispensabile per poter intervenire sulla copertura in sicurezza.
4.17. CADUTA LIBERA:CADUTA LIBERA LIMITATA CADUTA LIBERA CONTENUTA CADUTA
TOTALMENTE PREVENUTA
La distanza di caduta libera è spazio libero di sicurezza necessario a consentire una caduta
senza che l’operatore urti contro il suolo o altri ostacoli quando è utilizzato un cordino fisso:DLC =
LC - DR + HA
> LC: lunghezza del cordino max 2.00 m
> DR: distanza in linea retta tra il punto fisso di ancoraggio e il punto del bordo
oltre il quale è possibile la caduta verso il vuoto
> HA: altezza dai piedi all’attacco del cordino all’imbracatura - max 1.50 m
caduta dove, prima che il sistema di arresto inizi a prendere il carico, la distanza sarà pari
a:
DLC > 0.60 m. < 1.50 m. max
< 4.00 m. con anticaduta
caduta dove, prima che il sistema di arresto inizi a prendere il carico, assume la distanza,
in tutte le direzioni, la distanza sarà pari a:
DLC < 0.60 m. < 1.00 m. max ammessa caduta dove una persona è trattenuta nella
azione combinata dall’ancoraggio, dal cordino e dal dispositivo di trattenuta, la distanza sarà:
DLC < 0.60 m. max ammessa
situazione in cui si realizza la condizione di prevenzione totale tramite trattenuta che impedisce
l’operatore di raggiungere la zona a rischio:
DLC = 0
4.18. FORZA D’IMPATTO
l’accelerazione (g) che un corpo assume in relazione all’incremento della propria velocità, è:
g = 9.81 m/sec2
la velocità di impatto (v) sarà quindi tanto maggiore quanto più grande è il tempo di caduta e
quindi l’altezza (HA) da cui la caduta ha avuto inizio:
v = √2 x gx HA
cadendo da 2.00 m. l’impatto avviene a 6.2 m/s (22 km/h) per cui, ipotizzando una massa (m)
pari a 100 kg comprensivi del peso di una persona e del suo carico, l’energia (E) da dissipare
durante l’urto sarà:
E = ½ mv2 = 2 kJ
la forza di impatto (T) dipende dalla durata della fase di decelerazione per cui, ipotizzando una
forza distribuita lungo tutta la decelerazione, nello spazio s < 0.60 m. di frenatura, sarà:
T = E / s = 4.95 kN
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LA VALIDITA’ DEL PRESENTE DOCUMENTO E’ DI UN ANNO DALLA POSA IN OPERA DEI
SISTEMI, RINNOVABILE PREVIA ESECUZIONE DI APPOSITE VERIFICHE
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