Titolo :Invecchiare non è una malattia

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Titolo :Invecchiare non è una malattia
Titolo :Invecchiare non è una malattia
ABSTRACT: Gli anziani oggi vivono più a lungo ma meglio rimanendo autonomi e quindi non
dovranno essere visti come un peso sociale. Questo forum presentato a Milano può dare un
altro punto di vista dell’ invecchiamento.
Fonte: Marco Malagutti Dal forum “La Terza Economia. Idee e proposte per valorizzare una
popolazione che invecchia” Milano 24-25 Novembre 2007
Se l’Europa invecchia, l’Italia lo fa ancora più velocemente. Del resto lo dicono chiaramente i
dati Istat appena pubblicati. In Italia, nel 2050, ben il 27% di cittadini sarà di età compresa tra
i 60 e i 79 anni e gli ultra 80enni raggiungeranno il 14% mentre i giovani al di sotto dei 20
anni rappresenteranno solo il 20% della popolazione italiana. All’interno di un simile contesto
sociale appare quanto mai opportuno il Forum “La Terza Economia. Idee e proposte per
valorizzare una popolazione che invecchia” presentato a Milano, che si svolgerà a Stresa il 2425 novembre prossimi e organizzato da Ambrosetti – The European House, insieme alla
Fondazione Socialità e Ricerche onlus. Valorizzare, perché come ha spiegato Marco Trabucchi,
geriatra e Presidente della Fondazione, non si può continuare a considerare la popolazione
anziana come un nucleo indistinto che nel suo complesso rappresenta un peso sociale. Un
atteggiamento che finisce per generare pessimismo e senso di crisi e che diventa deleterio per
l’anziano stesso che, in qualche modo, si sente sfruttatore. Gli anziani, al contrario, devono
diventare produttori di ricchezza e permettere di “mantenere” quella piccola percentuale di
anziani, oggettivamente fragili, che hanno bisogno di sostegno. Possibile? A giudicare dai
risultati di un’indagine, presentata nel corso della conferenza stampa milanese e condotta
dall’IRPPS in collaborazione con Ambrosetti, sembrerebbe di sì.
La qualità di vita
L’obiettivo dell’indagine, condotta in 6 città italiane (Lecce, Mantova, Milano, Palermo, Roma e
Teramo), è stato quello di comprendere quali siano attualmente le condizioni generali e la
qualità di vita dell’anziano, quali servizi e attività risultino più apprezzate e quali siano i
presupposti perché la città già oggi possono essere considerate o meno “a misura di anziano”.
E i risultati sono in assoluta controtendenza. Il campione intervistato, infatti, 700 cittadini oltre
i 65 anni di età che non svolgono attività lavorative, esprime una percezione della propria
felicità pari a 7 su 10, anche se i maschi risultano più felici e ancora più felici sono i soggetti
istruiti. Gli over 65 si sentono bene e nell’80% dei casi sono in grado di provvedere
autonomamente alle proprie necessità quotidiane. Il 66% degli intervistati vive in famiglia e la
quasi totalità di chi vive in famiglia si dichiara soddisfatto, anche perché l’alternativa è la
solitudine. E il tempo libero? Le attività più frequentemente svolte dagli anziani sono quelle tra
le mura domestiche (78%), mentre pochi si dedicano al volontariato, solo il 9%. In realtà gli
over 65 hanno mediamente una scarsa conoscenza dei servizi offerti dalle città per gli anziani.
Ed è un peccato, perché chi li conosce è portato ad apprezzarli e utilizzarli. Occorrerebbe,
perciò, una migliore comunicazione da parte delle amministrazioni locali sull’argomento. I
cambiamenti socio-demografici avvenuti negli ultimi 50 anni sono una realtà assodata, sarebbe
opportuno, perciò, superare la denuncia delle problematiche demografiche ed epidemiologiche
e uscire dal pessimismo a oltranza, per delineare nuovi scenari in cui l’anziano diventi parte
attiva. Questa l’ambiziosa prospettiva del Forum Terza Economia perché, citando Trabucchi,
“La domanda non è se invecchiare sia una malattia, ma se la città è in grado di accogliere e
dare un nome alle persone che invecchiano; solo così il tempo non diventa il segnapassi della
decadenza”.