Introduction II (lato B) e introduction III

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Introduction II (lato B) e introduction III
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Indice
Lo Yoga come Terapia nelle Principali Malattie da “Civilizzazione”
Messaggio ai Medici di Swami Satyananda Saraswati
Il Mantra
Yoga Sutra di Patanjali
Terapia Yogica delle Malattie Comuni:
Sinusite e Febbre da Fieno
Metodi Basilari di Respirazione

Lo Yoga come Terapia nelle
Principali Malattie da "Civilizzazione"
Tratto da: Swami Satyananda Saraswati, “Yoga and Cardiovascular
Management”, Edizioni Yoga Publications Trust, Munger, Bihar, India.
Più di mille pazienti con infiammazioni al miocardio e pressione arteriosa alta sono stati curati in India, nell'ashram di Swami Satyananda
Saraswati, con le sole tecniche yoga ed una dieta vegetariana appropriata.
In Francia il dott. Doussy, primario del reparto "Rilassamento e
Yoga" dell'ospedale Thenon di Parigi, e in Spagna il dott. De Vicente,
direttore dell'Istituto di Tecnica del Rilassamento e Terapia Psicosomatica dell'Università di Siviglia, hanno iniziato ad utilizzare alcune
tecniche yoga nel trattamento clinico delle malattie coronariche e cardiovascolari. Ciò ha segnato un decisivo e storico momento di convergenza tra medicina tradizionale e yoga. Il risultato promette lo sviluppo di una più completa, umana ed illuminante scienza terapeutica
negli anni a venire.
La “malattia cardiaca” è di gran lunga la causa principale di decessi
nell'odierna società tecnologica industrializzata.
Nel 1969 il 70% di tutti i decessi fu causato da malattie cardiovascolari e l'organizzazione Mondiale della Sanità considerò la “malattia
cardiaca” come la più grande epidemia affrontata nei secoli dall'umanità.
Più recentemente, tuttavia, alcune statistiche incoraggianti hanno
mostrato un segno di alleggerimento di tale situazione e ciò può essere
attribuito principalmente a due fattori:
1. a un mutamento del tipo di vita sedentaria, che si conduceva in
quegli anni; ad un'alimentazione meno ricca di grassi animali; alla
riduzione del fumo, ecc..
2. a migliori e più veloci interventi medici, soprattutto nei casi di attacchi coronarici acuti.
Da un’importante ricerca condotta dal Prof. Cloarec, uno dei più
eminenti patologi d'Europa, è emersa la correlazione tra malattie car-
diovascolari e “da civilizzazione” e gli stati di tensione. Da ciò si è
intravista la possibilità di inserire lo yoga nell'ambito del trattamento
medico, sia come miglioramento delle condizioni fisiche e psichiche
generali, sia come cura specifica di alcune malattie.
Non bisogna però dimenticare che lo yoga riguarda fondamentalmente la salute e non la malattia, e che è una "scienza spirituale" e non
materiale.
La scienza medica moderna focalizza la sua attenzione solo sui sintomi patologici, lo yoga invece esercita un'azione molto più in profondità. Lo yoga ha molto da offrire e la medicina tanto più da guadagnare.
Messaggio ai Medici
di Swami Satyananda Saraswati
In quanto medici avete un grande fardello che pesa su di voi: siete le
guide tradizionali della comunità per quanto riguarda la salute.
Le persone si rivolgono a voi in cerca di aiuto, per risolvere non solo i loro problemi fisici, ma anche i loro problemi mentali, emozionali
e spirituali.
Questo è il ruolo in cui scienziati e medici sono collocati nella nostra società.
Avete un'enorme responsabilità nella formazione delle attitudini
della comunità, degli ideali e delle aspettative.
Le vostre parole sono rispettate da ogni classe sociale ed è perciò di
vitale importanza che familiarizziate personalmente con lo yoga come
modo di vita e come metodo di cura delle malattie.
Dovete incorporarlo con le vostre altre pratiche diagnostiche, curative, educative e di prescrizione.
Lo yoga è prima di tutto una medicina preventiva e in secondo luogo un metodo di cura. Moltissimi dei vostri pazienti sono alla ricerca
di un modo per migliorare non solo la loro salute fisica, ma anche
quella mentale.
Essi non vogliono solamente una pastiglietta che elimini i loro disturbi, ma vogliono trovare un modo scientifico che migliori la loro
vita, un modo che garantisca loro la salute fisica, la pace mentale,
l’illuminazione spirituale. Vogliono una soluzione realistica per poter
convivere positivamente con i loro problemi mentali ed emozionali e
con le difficoltà di ogni giorno. Tranquillanti, sedativi e sonniferi non
sono più sufficienti.
Perché così tante persone si stanno interessando agli swami e alla
loro cultura per trovare un metodo pieno di significato nel loro modo
di vivere? Il nostro dovere di sannyasin è di servire e insegnare a coloro che si avvicinano seriamente allo yoga.
Ognuno vuole conoscere le pratiche, il sadhana adeguato per superare i propri specifici problemi fisici e mentali e anche per accelerare
la propria evoluzione personale. Così spesso ci sono problemi fisici
che non si risolvono con le cure mediche o chirurgiche. Esistono molti
disturbi mentali quali ansia, nevrosi, depressione, fobie, repressioni
emozionali, frustrazioni, sintomi psicosomatici ai quali la scienza medica non ha saputo offrire altro che tranquillanti e sedativi che non
costituiscono una reale soluzione.
Molto spesso abbiamo riscontrato, invece, che lo yoga è riuscito a
offrire la soluzione a questi problemi. Posso assicurarvi di questo con
la mia esperienza personale.
Lo yoga è una scienza che deve essere prescritta praticamente e
scientificamente così come una medicina. Lo yoga è una scienza terapeutica che può essere prescritta correttamente solo dopo aver conosciuto la diagnosi, l'anamnesi del paziente, gli appositi esami, i test, i
raggi X, ecc.
Lo yoga può curare sinusiti, eosinofilia, allergie, asma, tonsilliti,
ulcere, indigestione, emicranie, mal di testa, angina, coliti, artriti, malattie della pelle.
L'elenco è infinito, la terapia yoga non è però da considerarsi miracolosa; è, prima di tutto, una scienza.
Richiede una completa conoscenza dell'anatomia, della fisiologia e
della psicologia, se deve essere praticata con scopi terapeutici.
Chi, quindi, meglio di un medico può essere qualificato a prescrivere e utilizzare lo yoga?
Ma prima di tutto dovete fare esperienza su voi stessi; dovete conoscerlo, praticarlo, poi potrete cominciare ad insegnarlo e prescriverlo
sulla base della vostra esperienza personale.
Non dovete accettare lo yoga solamente sulla base della fiducia.
Anche se volete farlo, io non lo accetto. Voi siete scienziati, formati
con un’analisi logica e sperimentale. Dovete condurre le vostre sperimentazioni, prima con voi stessi, quindi con l’aiuto dei vostri pazienti.
Dovete sottoporre lo yoga ad un profondo e attento esame e accettarlo
solamente se vi convincerà.
Lo yoga non è una pseudoscienza: lo yoga è definitivamente una
scienza come la farmacologia, la fisiologia o la patologia.
Incominciate a effettuare delle prove cliniche. Usate lo yoga sia da
solo sia in congiunzione alle vostre abituali terapie. Dovete controllare, confrontare le vostre prove.
Prescrivete ai vostri pazienti neti per curare la sinusite poi, dopo un
mese, controllate lo stato di salute di questi pazienti e confrontatelo
con quello di pazienti curati con gli antistaminici.
Prescrivete yoga nidra ai vostri pazienti affetti da angina coronarica
e controllate il loro stato clinico dopo sei settimane, confrontatelo con
quello dei pazienti curati con trinitrato glicerico sotto la lingua quando
si manifesta una crisi.
Osservate i vostri risultati, traete le vostre conclusioni.
Poi, quando le vostre prove avranno raggiunto una quantità sufficiente, pubblicatele sulle riviste mediche.
Solo in questo modo lo yoga sarà riconosciuto per ciò che è: una
scienza pura, che ha come base prove cliniche e valutazioni.
Se il potere curativo delle tecniche yoga sarà riconosciuto da parte
vostra e da parte dell'umanità sofferente, dovrà entrare a far parte delle
terapie mediche. Dovete eseguire le prove cliniche e le valutazioni che
convalideranno lo yoga. Questo è il primo passo.
Il Mantra
Tratto da: Swami Satyananda Saraswati, “Il Mantra”, Edizioni Satyananda Ashram Italia.
Abbiamo tre tipi di ripetizione del mantra con il mala, il quarto tipo di
ripetizione è col respiro, il quinto sul diario.
Il mantra è un simbolo personale e diventa l’oggetto cristallizzato
della vostra consapevolezza. Sapete cos’è la cristallizzazione?
Mettete un cristallo di zucchero o di sale in soluzione d’acqua e tutto lo zucchero o il sale andrà gradualmente a riunirsi e cristallizzarsi.
Il mantra è l’oggetto, il mantra è il simbolo per la cristallizzazione
del processo mentale nella sua totalità.
Quando siete consapevoli degli oggetti dei vostri sensi, voi siete
nello stesso modo consapevoli del mantra.
Ma quando trascendete la coscienza sensoriale ed entrate nel piano
subconscio, anche il mantra si sposta con voi.
Attraverso la pratica costante del mantra potete sentire che lo praticate persino nel sonno, che lo praticate persino nel sonno profondo.
Yoga Sutra di Patanjali
Tratto da: Swami Satyananda Saraswati, “Quattro Capitoli sulla Libertà - Commentario sugli Yoga Sutra di Patanjali”, Edizioni Satyananda
Ashram Italia.
Viyoga conduce allo Yoga
La maggior parte delle persone sa che il termine yoga significa unione, ma negli Yoga Sutra, Patanjali si riferisce allo yoga come ad un
processo di separazione. Questa contraddizione si può spiegare nei
termini della filosofia Samkhya che è la base degli Yoga Sutra.
Il Samkhya divide l'esistenza e l'essere individuale in due aspetti:
purusha (la coscienza) e prakriti (la natura, l'energia, l’essere manifesto). Ricordate, è solo una filosofia e, come tutte le altre filosofie, per
quanto sublimi, non può dare un'immagine veritiera della realtà. L'esistenza, così come l'individuo, sorge quando purusha e prakriti si uniscono. Purusha implica il concetto di drashta (colui che vede) e prakriti di drishya (colui che è visto). Purusha indica l'essere soggettivo e
prakriti l'esistenza oggettiva esterna.
Il processo e le pratiche di yoga sono in relazione a viyoga separando purusha da prakriti, colui che vede da colui che è visto, la consapevolezza dall’identificazione col veicolo corpo-mente. Questa separazione e differenza tra la consapevolezza e il complesso corpomente può essere compresa solo con l’esperienza personale.
Non saranno né letture né discorsi a convincere qualcuno della verità e della realtà di questa differenza, solo una straordinaria e irresistibile esperienza personale.
Questa esperienza personale trasformerà la vita dell’individuo e gli
fornirà una base su cui poter riassestare e comprendere la propria vita
ed il proprio essere. L’individuo vedrà una nuova dimensione nella
propria esistenza che non avrebbe mai supposto prima.
Il processo dello yoga ha lo scopo di portare a viyoga - separazione
tra colui che vede e colui che è visto; come culmine questo conduce
allo yoga - ossia all'unione. Come prima cosa bisogna che purusha e
prakriti siano separati, quindi, quando questo viene conseguito, sono
visti come essere la stessa cosa. Così viyoga (la pratica dello yoga)
porta allo yoga ad un livello superiore. In altri termini, la pura coscienza (purusha) è legata a certi livelli di consapevolezza attraverso
un’errata identificazione con il complesso corpo-mente (prakriti). Lo
scopo dello yoga è di liberare purusha da prakriti. Swamiji così definisce lo yoga: “Lo Yoga è un metodo grazie al quale la coscienza si disconnette dalla sua associazione con la mente e il mondo manifesto. Il
risultato è lo Yoga o unione”.
L'esperienza della differenza e la separazione della pura coscienza
dalla mente e dal corpo conduce alla realizzazione dell'unità di tutte le
cose. Tutte le vie e le tecniche di yoga utilizzano questo processo di
rimozione dei limiti di corpo e mente così che gyana (la conoscenza
trascendentale) possa brillare in tutto il suo splendore. La perfezione
della mente conduce all'illuminazione spontanea della pura coscienza.
La natura della mente
La psicologia moderna tende a considerare la mente come la sorgente
della consapevolezza e della coscienza. Patanjali indica chiaramente il
punto di vista yogico quando afferma che la mente non può essere la
sorgente della coscienza dato che anch’essa può essere percepita come
oggetto (verso 4:19). La mente non è in grado di illuminarsi da sola.
La scienza moderna tende a considerare sia la mente sia la coscienza come un’espressione e manifestazione della materia. Lo yoga d'altro canto, afferma che la materia non è che una forma grossolana e una
manifestazione della mente. La materia è controllata dalla mente e non
viceversa. Il mondo materiale che vediamo tutt’intorno a noi, non è
che la proiezione degli aspetti mentali più sottili dell’esistenza.
A parte queste due distinzioni fondamentali, lo yoga e il pensiero
contemporaneo si accordano su molti punti che riguardano la mente.
Secondo la psicologia di Jung, la mente può essere classificata in tre
differenti dimensioni: conscio, subconscio e inconscio. Ecco come si
possono rapportare alla terminologia yogica:
mente conscia:
sthula (dimensione grossolana)
jagrit (stato di veglia)
pensiero di superficie e percezione del
mondo esterno
mente subconscia: sukshma (dimensione sottile)
swapna (stato di sogno)
memoria individuale
samskara (tendenze mentali)
mente inconscia: karana (dimensione causale)
sushupti (stato di sonno profondo)
samskara e memoria cosmica e collettiva
Queste dimensioni contengono gli aspetti istintivi, intellettuali, psichici e intuitivi dell'essere umano. Lo scopo dello Yoga di Patanjali è di
esplorare queste differenti sfere mentali per conoscerle. L’obiettivo è
di passare dal conscio al subconscio e dal subconscio all’inconscio.
Poche persone comprendono o anche apprezzano minimamente
l’incredibile profondità della mente. Non vi sono sistemi psicologici
moderni che non abbiano tentato di definire il suo contenuto; anche
Vyasa, uno dei più penetranti commentatori degli Yoga Sutra, vissuto
circa duemila anni fa, aveva diviso e classificato la mente subconscia
e inconscia in sette aspetti che sono:
1. I samskara inibiti (le impressioni mentali causate da una repressione individuale).
2. I samskara che ci costringono ad agire in un certo modo. Queste
memorie possono risalire a prima della nascita e determinare azioni, malattie, qualità e altro. Questo riguarda l'ereditarietà.
3. Elementi e ricordi latenti inespressi di eventi passati. Sono nascosti
e immagazzinati nell'inconscio collettivo oltre le normali limitazioni della consapevolezza ordinaria.
4. I riflessi istintivi che governano le funzioni vegetative del corpo
fisico e pranico. Non si impara a digerire, questa capacità è già
programmata nella mente individuale.
5. Il prana (o energia bioplasmica). La mente stessa, non importa se
sottile o grossolana, è composta di prana. Il prana è anche il mezzo
per la mente per esprimere le azioni in accordo coi pensieri.
6. Le fluttuazioni innate della mente. La mente, per propria natura,
cambia con i ritmi cosmici.
7. I poteri psichici. I poteri paranormali tendono a situarsi nel regno
dell'inconscio collettivo o mente cosmica.
Questa è una classificazione molto ampia e sicuramente ci risveglia
molti pensieri e ci offre un’indicazione sulla vastità e sulla natura della mente. Questi differenti aspetti si manifestano progressivamente
lungo il cammino dello yoga.
La mente racchiude tutti i segreti dell'universo, tutta la conoscenza
passata, presente e futura, ha livelli d’espressione che vanno dal più
sottile al più grossolano. Lo scopo dello Yoga di Patanjali è di rimuovere progressivamente i limiti e i veli presenti nella mente individuale,
di esplorare e sviluppare il suo potenziale inerente, di plasmarla gradualmente per farne uno strumento perfetto capace di riflettere la mente cosmica di cui fa parte. Lo scopo dello Yoga di Patanjali, come di
tutte le altre forme di yoga, è di andare più lontano, di trascendere la
mente per raggiungere la coscienza superiore.
I Capitolo: Samadhi Pada
Sutra 3: Il culmine dello yoga
Tada drastuh swarupeavasthanam
Tada: allora; drastuh: il veggente; swarupe: la sua propria natura essenziale; avasthanam: stabilità
Allora il veggente dimora nella sua propria natura essenziale
La realizzazione del sé può avere luogo solo quando tutte le chitta
vritti sospendono la loro attività, quando la mente, o chitta, non è più
influenzata dal gioco dei tre guna e dalle variazioni di umore e non vi
è più una sensazione d’identificazione con il mondo oggettivo. A causa della nostra comprensione molto limitata, non siamo in grado di
conoscere o comprendere lo stato di kaivalya, la realizzazione del sé,
o addirittura di capire gli stati più elevati di coscienza che si raggiungono nel samadhi. La realizzazione viene dall'interno e non può essere
compresa dal nostro attuale livello di consapevolezza mentale, influenzato e condizionato da attrazione e repulsione, pregiudizi, concetti errati, falsi convincimenti e così via, che sono i nostri usuali schemi
di pensiero e che sono tutti in rapporto ad asmita, l'ego o principio
dell' “Io”.
La purezza della mente, il completo controllo sensoriale, l'assenza
di desideri e così via, sono tutti necessari prima di diventare capaci di
raggiungere lo scopo dello yoga che è kaivalya o realizzazione del sé.
Il termine avasthanam indica il ritorno allo stato originario; questo
sarà discusso nel quarto capitolo.
Sutra 4: Cosa accade altrimenti a Purusha?
Vritti sarupyamitaratra
Vritti: fluttuazione, modificazione; sarupyam: identificazione; itaratra: in un altro stato
Oppure vi è identificazione con le modificazioni di chitta.
In questo sutra si parla di quello che accade a purusha, il sé o l'anima
quando non dimora nella sua natura essenziale Quando le modificazioni di chitta non sono nello stato di nirodha, allora le modificazioni
o gli schemi di chitta vengono sovrimposti a purusha.
Questo tipo di falsa identificazione è familiare a tutti. Quando
guardiamo un film o una commedia tendiamo ad identificarci con lo
spettacolo e facciamo esperienza delle corrispondenti emozioni di
dolore, gioia, paura, attrazione e repulsione. Anche se gli attori interpretano una parte, tendiamo a identificarci con loro e a dimenticare
che non siamo che gli spettatori di quello che sta avendo luogo. Allo
stesso modo purusha è una coscienza testimone, ma ha dimenticato la
sua vera natura e si identifica con chitta e le sue fluttuazioni e i suoi
schemi a tal punto che gli è molto difficile staccarsene. La scienza
dello yoga, come Patanjali la propone, raccomanda varie tecniche per
fornire al diverso temperamento degli individui il modo di portare la
sostanza mentale, o chitta, allo stato di nirodha. In questo stato purusha diviene consapevole della sua vera natura.
Terapia Yogica delle Malattie Comuni:
Sinusite e Febbre da Fieno
Tratto da: Swami Karmananda Saraswati, “Yogic Management of
Common Diseases”, Edizioni Yoga Publications Trust, Munger,
Bihar, India.
La sinusite e la febbre da fieno sono condizioni fastidiose che tendono
a ripetersi ogni primavera o stagione dei monsoni negli individui predisposti. I medici considerano questi disturbi del tratto respiratorio
superiore come causati da virus o deficienze del nostro sistema immunitario. La causa di base è riconosciuta dalla scienza yogica in un eccesso dell'elemento muco nell'organismo.
Sinusite
La sinusite è uno stato infiammatorio della cavità dei seni nelle ossa
frontali e nelle guance. Queste cavità, che sono rivestite da membrana
mucosa, si aprono nei passaggi nasali. Durante un attacco di raffreddore, le sottili entrate dei seni si bloccano e si fa esperienza di mal di
testa e intasamento insieme a gonfiore e sensibilità delle ossa frontali
e delle guance. Talvolta il dolore ai seni può diventare molto forte ed
essere accompagnato da fitte agli occhi. Tuttavia, con le adeguate attenzioni e se ci si riposa, tutti questi sintomi dovrebbero scomparire
insieme al raffreddore nel giro di una settimana.
Sinusite cronica
La sinusite può diventare una condizione cronica durando per due
settimane, un mese o persino di più. Ciò di solito si verifica quando un
raffreddore acuto viene trascurato, si continuano abitudini alimentari
sbagliate e si sviluppa un'auto-intossicazione a causa della costipazione. Come risultato si genera infiammazione batterica, produzione di
sputo mucopurulento e discesa dei sintomi nel tratto respiratorio inferiore (bronchite).
Il gonfiore al viso e la sensibilità delle ossa solitamente scompaio-
no, ma una persistente emissione mucopurulenta dal naso, sia verso
l’esterno che internamente, proveniente dai seni infetti e congestionati,
accompagnata da un’ostruzione nasale e mal di testa ricorrenti, diventano i sintomi preminenti.
Nella sinusite cronica si è instaurata una sede d’infezione che si
dimostra estremamente difficile e complicata da eliminare con le terapie mediche convenzionali. Oltre ai problemi di ricaduta, la sinusite
cronica diviene una fonte costante per altri disturbi respiratori.
Anche lo stress nervoso e il turbamento emotivo hanno un ruolo
preminente nelle sinusiti persistenti, nel raffreddore cronico e nei mal
di testa ricorrenti. I medici notano che gli attacchi di starnuti e l'irritazione nasale accompagnano spesso un periodo di turbamento emotivo.
I problemi di sinusite di questo tipo rispondono rapidamente alla terapia yogica.
Febbre da fieno (rinite allergica)
La febbre da fieno è strettamente collegata alla sinusite. Di solito viene improvvisamente e per molte persone ogni anno all’incirca nello
stesso periodo. C'è prurito al naso, starnuti e irritazione nei bronchi. I
sintomi sono come quelli di un raffreddore ma più gravi. Gli occhi si
riempiono di lacrime e si ha un notevole gonfiore ed irritazione della
membrana mucosa nasale e dei seni, abbondante emissione di muco e
mal di testa.
I medici classificano la febbre da fieno come un'allergia che può
svilupparsi a seguito dell'esposizione a qualche irritante inalato, come
polline o polvere domestica, o può essere scatenata da un allergene
assunto nella dieta, per esempio cioccolata, latte, banane, fragole e
arance sono solo alcune delle sostanze note per scatenare la febbre da
fieno negli individui sensibili. Tuttavia, secondo il giudizio yogico,
quando gli organi digestivi e le membrane nasali sono in buona salute,
tali irritanti non possono influenzarci.
La febbre da fieno si presenta per l'ipersensibilità del sistema immunitario di controllo dell'individuo, forse a causa di sensibilizzazione
all'allergene offensivo nel passato. Quando l'individuo viene a contatto
con l'allergene, si mette in moto una violenta reazione infiammatoria,
mediata dal rilascio di istamina chimica nel sangue.
Spesso l'ipersensibilità può essere rintracciata in eventi ed esperienze traumatiche che nell'infanzia e nei primi anni di vita generarono
profonde influenze e associazioni negative inconsce. Poiché l'innesco
del sistema immunitario e l'assestamento delle impressioni subconsce
avvengono simultaneamente per tutta la vita, specialmente durante
l'infanzia, è spesso estremamente difficile separare le componenti allergiche da quelle psicologiche nella sinusite, nella febbre da fieno e
nell'asma. Programmazione psicologica e sensibilizzazione immunitaria sono come le due facce di un'unica medaglia, ed il sistema immunitario di un adulto sembra essere una specie di memoria cellulare
delle nostre precedenti esperienze.
La scienza yogica spiega le reazioni ipersensibili come il risveglio di samskara mentali, o impressioni, precedentemente sviluppati,
che avevano lasciato una traccia e una memoria profondamente radicate sia nella nostra psiche sia nella nostra memoria cellulare (sistema
di sorveglianza). La persona che improvvisamente inizia a starnutire
quando è in una situazione di tensione psicologica o quando è esposta
alla polvere domestica, sta manifestando essenzialmente la stessa reazione. È una risposta immunitaria psicologica ad un’impressione mentale subconscia che sta affiorando.
Terapia medica della sinusite e della febbre da fieno
La terapia medica per la sinusite e la febbre da fieno è in gran parte
sintomatica, non offrendo alcuna prospettiva di eliminare la causa e
curare il disturbo. Il trattamento usuale è un regime di analgesici per
alleviare il dolore, antistaminici per eliminare la reazione allergica,
antibiotici come precauzione contro infezioni batteriche secondarie.
Tuttavia, gli antistaminici asciugano le secrezioni nasali solo temporaneamente ed hanno effetti collaterali, come per esempio indurre
sonnolenza tale da proibire la guida o eseguire molti dei nostri doveri.
Ancora fino a poco tempo fa, cicli di iniezioni desensibilizzanti per
intorpidire l'aumentata sensibilità del corpo ad irritanti ed allergeni
specifici, erano una terapia comune per le allergie nei bambini.
Tuttavia, molti medici si sono dimostrati sfavorevoli a questo trattamento poiché è costoso, richiede molte iniezioni dolorose e solo
raramente conferisce l'immunità, originariamente attribuita agli aller-
geni. C'è anche una crescente consapevolezza dei pericoli di far scatenare disturbi immunitari più gravi, stati d’ipersensibilità e persino il
cancro, iniettando materiali estranei nel sangue.
Talvolta, nelle sinusiti croniche gravi si pratica il lavaggio antrale
chirurgico. Perforando la parte ossea di un seno bloccato e dolorante,
può essere introdotta acqua salata nella sede dell'infiammazione cronica nel seno e si può praticare una pulizia con lavaggio totale. Tutto ciò
è doloroso, ed è un procedimento chirurgico che richiede tempo e dà
solo un sollievo temporaneo. La pratica yogica di neti è molto migliore dal punto di vista sia del medico sia del paziente, poiché è economica, semplice e piacevole e dà, a lungo termine, risultati migliori.
Terapia yogica della sinusite e della febbre da fieno
La cura di sinusite e febbre da fieno si può ottenere in due modi: bilanciando il sistema energetico del corpo, o delle nadi, ed eliminando
le impressioni e i blocchi mentali più profondi che sorgono simultaneamente con i sintomi. Meditazione, yoga nidra e autoanalisi oggettiva
spesso fanno si che il meccanismo inconscio di tali condizioni sia
compreso e trasceso.
In generale le yogasana sono controindicate negli stati febbrili ma
possono essere adottate quando la febbre e gli altri sintomi debilitanti
diminuiscono.
1. Surya namaskara: Questa pratica dinamica innalza in modo sensazionale il livello di energia pranica nel corpo, contrasta il freddo eccessivo e supera molte deficienze immunitarie, psicologiche e stati di
ipersensibilità. Aiuta a superare infezioni respiratorie resistenti.
2. Asana: Pawanmuktasana è la serie migliore con cui cominciare durante la convalescenza. Proseguite con surya namaskara e shavasana
quando aumenta la forza, quindi, secondo le possibilità, possono essere praticate da una a tre volte paschimottanasana, bhujangasana, halasana, dhanurasana e ardha matsyendrasana. Si dovrebbe praticare anche Simhasana.
Quando ci sono sintomi di raffreddore, sirshasana e sarvangasana
sono controindicate poiché possono far aggravare o complicare un
caso esistente di sinusite.
3. Pranayama: Bhastrika, sino a cinque cicli di 50 respiri.
4. Shatkriya: Jala neti è molto benefico purché non ci sia febbre. Rimuove il muco nasale, drena e aerea i seni. Praticate una o due volte al
giorno, o quando è necessario un sollievo all'intasamento e all'accumulo di muco. Immediatamente dopo jala neti, praticate kapalbhati
per pulire e asciugare i passaggi nasali e attivare l'area frontale del
cervello. Se tutta l'acqua in eccesso non è eliminata dal naso, neti può
avere effetti dannosi, incluso il dare l'avvio a ulteriori raffreddori.
Sutra neti è una pratica efficace per desensibilizzare la membrana
mucosa nasale. Nei primi giorni la pratica può provocare starnuti ed
irritazione, ma dopo aver passato il catetere per alcune mattine, il successo è assicurato.
Kunjal kriya è molto benefico sia nella prevenzione sia nella cura e
può essere praticato giornalmente. Shanka-prakshalana dovrebbe essere
praticato al cambio di stagione per rimuovere le scorie di muco in decomposizione dal sistema digestivo e risistemare il termostato corporeo.
5. Rilassamento: Yoga nidra dovrebbe essere praticato quotidianamente poiché è profondamente rilassante e altamente terapeutico. Esso
pone la persona che soffre di febbre da fieno o sinusite in grado di
essere testimone dei complessi personali di fondo e delle percezioni
che sorgono dai condizionamenti passati e dalle esperienze della prima infanzia, che così frequentemente danno origine a questi disturbi.
6. Dieta: Dovrebbe essere seguita una dieta vegetariana leggera che
non crei muco. Evitate di mangiare molto, specialmente cibi pesanti,
unti e dolci, astenetevi dal sale, dal riso e dai prodotti di farina raffinata. Mangiate grandi quantità di frutta e verdura cruda. È molto raccomandata una dieta di succhi di frutta per tre o quattro giorni. Bevete
molti succhi di agrumi e di uva, ma non mischiateli. Dopo di che, includete abbondanti vegetali nella dieta e continuate a mangiare molta
frutta, specialmente papaia. Evitate le bevande fredde o ghiacciate,
latte, gelati ed altri latticini. Prendete dell'aglio fresco ogni giorno.
7. Digiuno: Digiunate quando sembra che i sintomi aumentino. Questo
è uno dei mezzi più efficaci per evitare gli attacchi. In alternativa, sostituite ogni giorno il pasto serale con un tè preparato con sostanze
come zenzero, pepe, cannella e cardamomo, che scaldano il corpo e
stimolano l'eliminazione del muco.
Ulteriori raccomandazioni
1. Mantenete il corpo caldo in inverno e nelle stagioni dei monsoni.
Controllate con attenzione che il collo e il torace siano protetti dal
freddo.
2. State a riposo totale non appena compaiono i sintomi della febbre
da fieno o della sinusite, evitate i bagni e non bevete troppa acqua.
3. Per neti si può utilizzare una preparazione particolare. Fate una
soluzione usando un cucchiaino da te pieno di curcuma, un po' di
sale ed un cucchiaino abbondante di borace in una pinta d’acqua
bollente. Agitate bene e lasciate riposare per una o due ore agitando
di tanto in tanto. Quindi usatela nella neti lota. Ripetete finché il
naso sarà completamente pulito. Ciò è molto salutare e calmante
per la membrana mucosa e dovrebbe essere fatto tre volte al giorno.
Spesso fa bene utilizzare l’urina per fare neti.
4. Daranno sollievo applicazioni fredde sui seni o anche applicazioni
alternate calde e fredde.
5. Inalazioni serali di vapore danno grande sollievo.
6. Il fumo dovrebbe essere interrotto.
Metodi Basilari di Respirazione
Tratto da: Swami Niranjanananda Saraswati, “Prana, Pranayama, Prana Vidya”, Edizioni Satyananda Ashram Italia.
"La vita è il periodo tra un respiro e l'altro; una persona che respira
solamente a metà, vive a metà. Colui che respira correttamente, acquisisce il controllo di tutto il proprio essere."
Hatha Yoga Pradipika
L'abilità di respirare correttamente può essere spesso influenzata negativamente da vari disturbi fisici e mentali. Molte persone non respirano in modo adeguato e ne sono inconsapevoli. Una respirazione appropriata è una benedizione poiché i suoi benefici migliorano profondamente tutto il nostro essere fisico e mentale. Il respiro è intimamente connesso col nostro stato di salute e una respirazione inadeguata
spesso riflette disturbi del corpo e della mente. Lo scopo di questo
capitolo è di introdurre corrette abitudini di respirazione nella vita
quotidiana e migliori tecniche per la pratica del pranayama.
A. Consapevolezza del Respiro Naturale
Il primo passo consiste semplicemente nel divenire consapevoli del
processo respiratorio. Senza consapevolezza, niente può essere ottenuto. Anche se il respiro continua spontaneamente per ventiquattro ore al
giorno, spesso non siamo consapevoli di questo processo vitale, né
abbiamo alcun controllo su di esso. Le seguenti tecniche possono essere usate per sviluppare una crescente consapevolezza del processo
respiratorio.
Tecnica 1: Conto dei respiri
Sedete in una confortevole posizione o sdraiatevi in shavasana e per
alcuni minuti praticate kaya sthairyam, completa immobilità del corpo
- ora divenite consapevoli del respiro naturale - non cercate di modificare il vostro modo di respirare - qualunque esso sia, divenitene semplicemente consapevoli - consapevolezza totale della vostra inspira-
zione ed espirazione naturale - osservate questo processo naturale che
avviene durante la vostra vita, e che è sempre stato dato per scontato voi respirate giorno e notte, e tuttavia normalmente non siete consapevoli neanche di un solo respiro - siate consapevoli ora di ogni respiro
che fate - non interferite col ritmo naturale del vostro respiro - semplicemente siate consapevoli, come un testimone, di ogni respiro.
Divenite sempre più coscienti del respiro - rilassatevi nel suo continuo ed omogeneo fluire e rifluire - entrate sempre più in contatto col
vostro respiro - osservate come il respiro fluisce - è veloce o lento,
superficiale o profondo, irregolare o uniforme? - talvolta vi manca il
fiato? - non modificate né cercate di controllare il vostro respiro semplicemente prendete nota come un osservatore silenzioso di come
state respirando - mantenete la vostra consapevolezza su ogni inspirazione ed espirazione, senza perdere un singolo respiro - dite mentalmente "io sono consapevole che sto inspirando, io sono consapevole
che sto espirando" - continuate in questo modo per alcuni momenti
ancora.
Ora iniziate a contare i vostri respiri da ventisette a zero - continuate ripetendo mentalmente "io sono consapevole che sto inspirando, io
sono consapevole che sto espirando, ventisette. Io sono consapevole
che sto inspirando, io sono consapevole che sto espirando, ventisei" continuate in questo modo fino a zero, ma se perdete un respiro, ricominciate da ventisette - l'obiettivo non è di raggiungere lo zero ma di
mantenere la vostra consapevolezza stabilmente fissa su ogni respiro quando raggiungete lo zero, divenite consapevoli del vostro corpo
seduto o sdraiato sul pavimento - gradualmente esteriorizzate la vostra
consapevolezza - quindi lentamente aprite gli occhi.
Tecnica 2: Meccanica della respirazione
Sedete in una posizione confortevole o sdraiatevi in shavasana e praticate kaya sthairyam per alcuni minuti - quindi divenite consapevoli
del procedimento naturale del respiro senza alterarlo in alcun modo siate totalmente consapevoli del flusso spontaneo e ritmico del vostro
respiro - ora focalizzate la consapevolezza sul respiro nelle narici semplicemente siate consapevoli che state inspirando ed espirando
attraverso le narici - sentite il respiro che entra nei passaggi nasali
fluendo verso l’alto - il respiro è fresco quando entra nelle narici inspirando, caldo quando esce dalle narici espirando - continuate a osservare questo processo come un testimone distaccato.
Ora sentite il passaggio dell'aria nella faringe, dietro le narici - siate
consapevoli della sensazione creata da questo movimento del respiro sentite il respiro nel retro della bocca ed anche sopra la gola - portate
la vostra consapevolezza giù nella regione della gola - sentite il respiro fluire su e giù nel passaggio della gola - sentite l'aria passare nella
gola quando inspirate e fluire fuori quando espirate.
Successivamente portate la vostra consapevolezza al torace e ai
polmoni – mentre inspirate ed espirate siate consapevoli dell'espansione e della contrazione dei polmoni - quando inspirate sentite l'ossigeno
fluire verso i polmoni dove viene assorbito - quando espirate sentite
tutti i prodotti di rifiuto, l'anidride carbonica, che si raccoglie verso
l'alto e viene espulsa dai polmoni - siate consapevoli dell'espansione e
della contrazione della gabbia toracica col respiro - non forzate alcun
movimento - lasciate che ogni cosa sia spontanea.
Portate la vostra consapevolezza nell’area del diaframma, che è una
membrana muscolare che separa i polmoni dagli organi addominali cercate di divenire consapevoli del movimento del diaframma - sentirete che si muove verso il basso quando inspirate e verso l'alto quando
espirate - assorbite la vostra consapevolezza in questo movimento.
Noterete che il movimento del diaframma produce un movimento
ritmico anche nella regione addominale - divenite consapevoli dell'intero processo della respirazione, dalle narici al diaframma - siate consapevoli di ogni componente dell'azione del respiro - continuate in
questo modo per qualche momento - quindi portate la vostra consapevolezza a tutto il corpo, all'ambiente esterno, ed aprite gli occhi.
B. Respirazione Diaframmatica o Addominale
Ci sono tre fondamentali meccanismi respiratori: respirazione addominale o diaframmatica, respirazione toracica e respirazione clavicolare. La respirazione normale di una persona media è una combinazione
di respirazione toracica e addominale. La combinazione di tutte e tre è
conosciuta come respirazione yogica completa. La respirazione addominale si ha quando l'azione del diaframma fa aumentare e diminuire
la dimensione della cavità addominale, mentre la respirazione toracica
e clavicolare sono prodotte tramite l'espansione e la contrazione della
gabbia toracica.
Il diaframma separa i polmoni dalla cavità addominale e quando
funziona correttamente stimola il tipo di respirazione più efficiente. Si
impiega uno sforzo minore per ottenere la stessa quantità di aria.
Si dovrebbe praticare questo tipo di respirazione nella vita quotidiana, è il metodo più naturale ed efficiente. A causa di tensioni, abitudini poco sane, una postura scorretta e abiti stretti, abbiamo perduto
la capacità di praticare questo tipo di respirazione ed ora ne subiamo
le conseguenze. Con la padronanza di questa tecnica potremo ottenere
una completa rivoluzione nel nostro stato di benessere fisico e mentale. Essa dovrebbe essere praticata finché non diviene spontanea nella
vita di tutti i giorni e la nostra naturale abitudine respiratoria viene
ripristinata.
Il modo più semplice per rilassare qualsiasi tensione mentale è tramite la respirazione addominale. Naturalmente, in certe situazioni
come effettuare un lavoro fisico pesante, è richiesta una maggiore capacità polmonare per assorbire più ossigeno, e in queste situazioni è
richiesta una respirazione più completa. Tuttavia, nella maggior parte
delle situazioni quotidiane, è sufficiente il semplice respiro addominale.
Nella respirazione addominale c'è un leggero movimento della parte inferiore della gabbia toracica, causato dall'espansione addominale,
ma non dovrebbe essere forzato dai muscoli della gabbia toracica. Il
movimento del diaframma massaggia gli organi addominali, migliorando così la funzione digestiva, metabolica ed escretoria, e tonifica i
muscoli della parete addominale. Il cuore esercita uno sforzo minore.
Nella posizione eretta l'effetto della gravità sugli organi addominali
aiuta il movimento verso il basso del diaframma. Poiché questo metodo di respirazione esercita la sua trazione dalla base dei polmoni, piuttosto che dai lati, come nella respirazione toracica, l'aria fresca viene
distribuita più uniformemente in tutta l'area dei polmoni. Con tipi di
respirazione meno efficienti, rimangono delle sacche d’aria stagnante
in porzioni dei lobi polmonari.
Il primo passo per reimparare un’adeguata respirazione è padro-
neggiare la respirazione addominale. Inizialmente, alcuni possono
trovarla difficile, ma con la perseveranza, diventerà automatica e naturale. I suoi benefici non sono mai sufficientemente sottolineati. Dovrebbe diventare un processo spontaneo nella vostra vita quotidiana.
Praticate prima in shavasana, poi in una posizione seduta o eretta.
Tecnica 1: Respirazione addominale naturale
Sdraiatevi in shavasana e rilassate tutto il corpo - lasciate che il vostro
respiro diventi spontaneo, regolare e uniforme - lasciate che sia naturale, non forzato o controllato in alcun modo - portate la vostra attenzione al diaframma e visualizzatelo come una lamina di muscoli sotto
i polmoni - il punto migliore per focalizzare la vostra consapevolezza
è nell'estremità inferiore dello sterno - quando inspirate, visualizzate
questa membrana muscolare a forma di cupola che si appiattisce,
spingendo verso il basso gli organi addominali sottostanti, allo stesso
tempo l'aria viene diretta nei polmoni - poi, quando espirate, il diaframma si rilassa - sentite che ritorna verso l'alto per riprendere la sua
posizione a forma di cupola sotto lo sterno, spingendo l'aria fuori dai
polmoni e allentando la pressione sugli organi addominali.
Aumentate la consapevolezza del movimento di quest’area di collegamento tra il torace e l'addome, e di come il suo movimento ritmico
produce la respirazione addominale spontanea - ricordate, non forzate
il respiro in alcun modo - non ci dovrebbe essere alcuna tensione nei
muscoli addominali o del torace - se c'è, cercate di rilassarla - la respirazione diaframmatica non è prodotta dai muscoli addominali - il movimento del diaframma dovrebbe essere naturale e agevole - non dovreste sentire alcuna resistenza - continuate con la respirazione naturale per un po’ di tempo.
Ora ponete la mano destra sull'addome, proprio sopra l'ombelico, e
la sinistra al centro del torace - con la respirazione addominale sentirete la mano destra che inspirando si muove verso l'alto ed espirando
verso il basso - questa è una conseguenza naturale del movimento del
diaframma, che comprime e rilascia gli organi addominali - non ci
dovrebbe essere alcuna tensione nell'addome - cercate di non forzare
in nessun modo il movimento dell'addome - lasciate che il movimento
sia creato dal diaframma - la vostra mano sinistra non dovrebbe muo-
versi col respiro, ma cercate di percepire, attraverso il suo contatto, la
contrazione e l'espansione dei polmoni - continuate per alcuni minuti,
finché sarete sicuri che solo il diaframma sta svolgendo tutto il lavoro
del processo respiratorio.
Tecnica 2: Respirazione addominale controllata
Sdraiatevi in shavasana e rilassate tutto il corpo - se desiderate, potete
mettere una mano sull'addome, sopra l'ombelico - con la respirazione
addominale, sentite l'addome che si muove su e giù - allo stesso tempo, i muscoli addominali e del torace dovrebbero rimanere totalmente
rilassati - espirate lentamente e completamente, utilizzando il diaframma - ricordate che è il movimento del diaframma ad essere responsabile della respirazione addominale.
Quando espirate sentite l'addome che si muove verso il basso e
l'ombelico verso la colonna vertebrale - alla fine dell'espirazione il
diaframma sarà totalmente rilassato, arcuato verso l'alto nella cavità
toracica, senza alcuna contrazione dei muscoli addominali - trattenete
il respiro senza forzare per uno o due secondi, poi inspirate lentamente
e profondamente dal diaframma, cercate di non espandere il torace o
muovere le spalle - sentite l'addome che si espande e l'ombelico che
sale - continuate ad inspirare lentamente e profondamente, riempiendo
i polmoni il più possibile senza espandere la gabbia toracica. Al termine dell'inspirazione il diaframma comprimerà l'addome; il vostro
ombelico avrà raggiunto la sua posizione più elevata - trattenete il
respiro senza forzare per uno o due secondi – poi, mantenendo il controllo, espirate nuovamente, lentamente e completamente, spingendo
tutta l'aria fuori dai polmoni - di nuovo cercate di sentire il vostro ombelico che si muove verso la colonna - al termine dell'espirazione il
vostro addome sarà contratto, l'ombelico premuto verso la colonna trattenete il respiro fuori per qualche attimo, inspirate e ripetete l'intero procedimento - questa è la respirazione addominale controllata e
completa - continuate questa pratica per venticinque respirazioni o
fino a dieci minuti se avete tempo.
C. Respirazione Toracica e Clavicolare
La respirazione toracica e clavicolare sono dei metodi che creano espansione e contrazione della gabbia toracica. Nella respirazione toracica questo si ottiene grazie ad un insieme di muscoli attaccati alle
costole e ad altre parti strutturali del corpo, e agli intercostali. Per inspirare, determinati gruppi di questi muscoli agiscono per espandere la
gabbia toracica verso l'alto, in avanti e verso l'esterno, espandendo la
cavità toracica ed attirando l’aria nei polmoni. L'espirazione è il ritorno passivo della gabbia toracica nel momento in cui i muscoli si rilassano. Un altro gruppo di muscoli comprime ulteriormente la gabbia
toracica rispetto alla posizione di partenza, se è necessaria una completa espulsione di aria dai polmoni.
Questo è un tipo di respirazione meno efficiente di quella addominale, ma è abitualmente utilizzata da molte persone. Tuttavia è necessaria, insieme a quella diaframmatica, in situazioni in cui si deve attirare nei polmoni una maggiore quantità di aria per un aumentato sforzo fisico. In confronto alla respirazione addominale, nella respirazione
toracica è necessario uno sforzo muscolare maggiore per inspirare la
stessa quantità di aria.
La respirazione toracica è spesso associata a situazioni di tensione e
stress mentale, poiché la sua funzione è essenzialmente quella di aiutare il diaframma ad introdurre più ossigeno in una situazione stressante. Tuttavia, la tendenza a continuare questa respirazione spesso
permane molto più a lungo della situazione che l'ha generata, creando
cattive abitudini respiratorie.
La respirazione clavicolare è lo stadio finale dell'espansione totale
della gabbia toracica. Questo avviene dopo che è stata completata
l’inspirazione toracica. Per assorbire un po' più di aria nei polmoni, le
costole superiori e le clavicole vengono tirate verso l'alto dai muscoli
ai lati del collo e della gola, e da quelli che tirano lo sterno verso l'alto.
Ciò richiede il massimo sforzo nell’inspirazione, e solo i lobi superiori dei polmoni vengono ventilati. Nella vita quotidiana, la respirazione clavicolare è usata solo in caso di estremo sforzo fisico, situazioni estreme di stress e quando si singhiozza o si ha un attacco di
asma. In questa respirazione vengono usati tutti e tre i componenti
della respirazione: addominale, toracica e clavicolare.
Per un controllo completo dell'intera estensione della capacità respiratoria, per praticare la respirazione yogica completa e alcuni pranayama specifici, è necessario, a questo livello, essere in grado di controllare la respirazione toracica e clavicolare. Le seguenti tecniche
intendono essere una guida per il loro perfezionamento.
Respirazione toracica con espirazione passiva
Sdraiatevi in shavasana, rendendo la posizione assolutamente comoda
- rilassate tutto il corpo, lasciate che il respiro trovi il suo ritmo naturale - mantenete un’ininterrotta consapevolezza del respiro - concentratevi sui lati del torace - interrompete qualsiasi ulteriore uso del diaframma, ed iniziate ad inspirare espandendo lentamente la gabbia toracica - sentite il movimento di ogni costola verso l'esterno e verso
l'alto, e come questa espansione attira aria nei polmoni - espandete il
torace il più possibile - poi espirate rilassando i muscoli del torace, e
sentite la gabbia toracica che si contrae nella sua posizione di partenza, spingendo l'aria fuori dai polmoni - respirate lentamente e profondamente con totale consapevolezza - ricordate, non usate il diaframma
per aiutare l'inspirazione o l'espirazione - continuate con la respirazione toracica, fermandovi per appena uno o due secondi dopo ciascuna
inspirazione e ciascuna espirazione, per altri venti respiri.
Respirazione toracica con espirazione forzata
Sdraiatevi in shavasana e rilassate completamente il corpo - cominciate la respirazione toracica con l'espirazione passiva come avete già
imparato - continuate per alcuni minuti - completate la prossima espirazione, poi contraete la gabbia toracica oltre la posizione passiva noterete che, dopo l'ultima espirazione, nei polmoni c'era ancora dell'aria, che è stata appena spinta fuori - è richiesta anche una certa tensione addominale - ora percepite i polmoni completamente vuoti cominciate la prossima inspirazione espandendo le costole sino alla
loro posizione naturale di partenza, poi espandetele ulteriormente in
una completa inspirazione toracica - con la prossima espirazione,
comprimete ancora le costole oltre la loro posizione naturale di riposo,
spingendo tutta l'aria fuori dai polmoni - quindi continuate, con inspirazioni ed espirazioni forzate, mantenendo un ritmo lento e regolare
del respiro - cercate di apprezzare appieno la differenza tra espirazione
passiva e forzata mentre praticate la respirazione toracica - continuate
ancora per venti respiri, facendo una pausa di uno o due secondi dopo
ogni inspirazione e ogni espirazione.
Respirazione toracica e clavicolare
Sdraiatevi in shavasana e rilassate tutto il corpo - iniziate la respirazione toracica con l'espirazione passiva - continuate per alcuni minuti
- quindi inspirate completamente, espandendo la gabbia toracica quando sentite che le costole sono completamente dilatate, inspirate
ancora un po', fino a che sentite l'espansione nella parte superiore dei
polmoni, proprio sotto le clavicole che si sollevano leggermente - ciò
richiederà un considerevole sforzo, la tensione si sentirà nei muscoli ai
lati del collo e nella parte inferiore della gola - a questo punto c'è la
massima espansione della gabbia toracica. Espirate lentamente, rilasciando prima la parte superiore del torace - poi rilassate il resto della
gabbia toracica nella normale posizione di espirazione - continuate
ancora per alcuni respiri - siate consapevoli del maggiore sforzo richiesto per permettere questo minimo aumento nel volume del torace.
Non è necessario di praticare questo tipo di respirazione per troppo
tempo. Praticatela soltanto per il tempo necessario a eseguirla in modo
controllato e osservare le sue limitazioni. Nella normale respirazione
quotidiana, la respirazione clavicolare non avviene, se non ad un livello ancor meno apprezzabile. Questa pratica serve a ottenere una maggiore comprensione del suo meccanismo.
D. Respirazione Yogica Completa
Fino ad ora abbiamo analizzato le tre componenti della respirazione
completa - addominale, toracica e clavicolare. In realtà, l'intero meccanismo della respirazione implica un’interazione molto complessa di
muscoli, costole e supporti, e separare i tre elementi è piuttosto difficile, particolarmente quelli toracico e clavicolare. Nella vita quotidiana
siamo soggetti ad un'ampia varietà di situazioni, che richiedono risposte fisiche e mentali appropriate. Questo si riflette nel cambiamento
dei nostri modelli respiratori che rivelano varie combinazioni di intensità di ciascuno dei tre meccanismi di respirazione.
Tuttavia, per sperimentare la gamma completa di questi tre tipi di
respirazione, utilizziamo la pratica della respirazione yogica completa.
Essa aumenta la ventilazione dei polmoni, oltre a conferire gli altri
numerosi benefici fisici e sottili della respirazione profonda e totalmente controllata. Più siamo capaci di esercitare il controllo sui dettagli più sottili del processo respiratorio, più diventa possibile controllare i particolari più sottili del processo mentale.
La respirazione yogica fa cominciare l'inspirazione con il diaframma che si abbassa al massimo. Questa fase è seguita dall'inspirazione
toracica completa e quindi da quella clavicolare. L'espirazione è l'esatto inverso, con una combinazione di compressione diaframmatica e
toracica dei polmoni per completare l'espulsione dell'aria.
I polmoni sono forzati al massimo della loro capacità sia nell'inspirazione sia nell'espirazione. L'inspirazione inizia nei lobi inferiori dei
polmoni e si completa nella parte superiore. L'espirazione è all'inverso. Tutta l'aria stagnante viene espulsa con ogni espirazione e la successiva inspirazione porta aria fresca a tutte le aree dei polmoni.
Diventare esperti nella respirazione yogica significa che tutti gli
aspetti del meccanismo respiratorio sono posti sotto il controllo della
mente conscia, e questo meccanismo può essere controllato a piacere.
Ciò non significa che la respirazione yogica deve essere praticata in
ogni momento. Il suo scopo è di ottenere controllo, correggere le cattive abitudini respiratorie ed aumentare la quantità di ossigeno quando
serve. Si usa anche in molte pratiche di pranayama.
Respirazione yogica
Sdraiatevi in shavasana e rilassatevi completamente - portate la consapevolezza al respiro - inspirate lentamente dal diaframma, lasciando
che l’addome si espanda completamente - cercate di respirare così
lentamente e profondamente che il respiro non produca alcun suono sentite l'aria che raggiunge la parte inferiore dei polmoni - dopo la
completa espansione addominale, iniziate ad espandere il torace verso
l'esterno e verso l'alto - alla fine di questo movimento continuate ad
inspirare, sentendo le clavicole e le spalle che vengono spinte in alto
verso la testa - nei muscoli del collo sentirete una lieve tensione - sentite l'aria riempire i lobi superiori dei polmoni - questo completa una
inspirazione - l'intero processo dovrebbe essere un movimento continuo, in cui ciascuna fase del respiro si fonde nella successiva, senza
alcun evidente punto di demarcazione - non ci dovrebbe essere nessuna scossa o sforzo non necessario - il respiro dovrà essere come il movimento delle onde del mare - il resto del corpo dovrà essere rilassato.
Ora iniziate ad espirare - prima rilassate le clavicole e le spalle quindi lasciate che il torace si contragga, inizialmente verso il basso, e
poi verso l'interno - poi permettete al diaframma di spingersi verso
l'alto nella cavità toracica - non forzate ma cercate di svuotare i polmoni il più possibile, comprimendo o tirando la parete addominale
vicino alla colonna vertebrale, mentre simultaneamente la gabbia toracica si contrae ulteriormente - l'intero movimento dovrà essere fluido e
armonioso - questo completa un ciclo di respirazione yogica - continuate ancora per un po’ di tempo.
Trattenete il respiro per uno o due secondi alla fine di ogni inspirazione ed ogni espirazione - quando praticate, sentite la completa espansione e contrazione dei polmoni e la meravigliosa tonificazione
che questo produce - lasciate che ogni cosa accada naturalmente completate dieci cicli di respirazione yogica completa.
Lentamente aumentate fino a dieci minuti al giorno - ricordate, non
sforzate mai i polmoni in alcun modo. Una volta che avrete perfezionato questo in shavasana, praticatelo nella posizione seduta.
Componenti della respirazione yogica
Sedete in vajrasana, siddhasana o in qualunque altra comoda posizione
a gambe incrociate - iniziate a praticare la respirazione yogica completa.
Per prima cosa mettete le mani delicatamente sull'addome ed inspirate
- sentite l'addome espandersi verso l'esterno - espirate e rilassate - ripetete cinque volte.
Poi, appoggiate le mani sulla parte inferiore della gabbia toracica con
le punte delle dita in contatto - inspirate dall'addome - quindi continuate questa inspirazione nel torace - siate consapevoli di come la
distanza tra le punte delle dita cambia quando inspirate ed espirate ripetete cinque volte.
Ora, mettete le mani nella parte posteriore della gabbia toracica ed
inspirate - siate consapevoli dell'espansione della cavità toracica attraverso il contatto delle mani sull’area dorsale - espirate e rilassate ripetete cinque volte.
Infine appoggiate le mani proprio sotto le clavicole - inspirate - mentre inspirate sentite le clavicole e la parte superiore del torace sollevarsi gentilmente - espirate e rilassate - ripetete questo procedimento cinque volte. Ora avrete percepito tutte le componenti della respirazione
yogica completa.
E. Applicazione della Respirazione Yogica alla Pratica di Pranayama
Durante la maggior parte delle tecniche di pranayama è richiesta la
respirazione yogica. Se no, sarà indicata un'alternativa. Tuttavia, mentre si pratica la respirazione yogica nel pranayama, non è necessario
forzare l'inspirazione nella regione clavicolare. Ciò richiede troppo
sforzo per un risultato troppo piccolo, e poiché il requisito per le tecniche di pranayama è una respirazione agevole e rilassata, una respirazione yogica costituita solamente dall'espansione addominale e toracica è sufficiente. Questa è ottimale e produce una piacevole onda ritmica di inspirazione ed espirazione.