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GIOVANNI TESTORI Crocefissione ’49. I disegni ritrovati A cura di Davide Dall’Ombra Mart Rovereto Platee, Foyer dell’Archivio del ‘900 28 marzo – 24 maggio 2015 Un’opera d’arte è sempre la somma dei piaceri e dei dolori dell’uomo che l’ha creata Renato Guttuso “Negli anni Quaranta Giovanni Testori (1923-1993) non era ancora lo scrittore delle periferie de ‘I segreti di Milano’ elogiato da Pasolini, né il drammaturgo amato da Visconti. Non aveva ancora conosciuto Roberto Longhi, che lo avrebbe lanciato a capofitto nella riscoperta di ampie zone dell’arte lombarda, da Gaudenzio Ferrari a Giacomo Ceruti. Quella che costruirono questi incontri con il grande storico dell’arte è una fisionomia intellettuale pubblica che acquisirà solo a partire dagli anni Cinquanta. Prima di allora Testori era un pittore che si occupava prevalentemente di critica d’arte contemporanea, sebbene già libero di pubblicare i primi drammi teatrali, poesie e una serie d’interventi critici eterodossi, spingendosi fino all’arte antica e arcaica o alla critica teatrale” Davide Dall’Ombra. Solidale con l’esperienza della scuola milanese uscita da “Corrente”, compagno di strada di Ennio Morlotti, Bruno Cassinari e Renato Guttuso, critico militante dall’età di 17 anni, Giovanni Testori plasma la sua attività sulla necessità di trovare, innanzitutto per sé, una strada percorribile per il realismo italiano che, riconoscendo in Cézanne il proprio padre, è disposto ad andare oltre la folgorazione per l’opera di Picasso. Nel 1948, grazie all’amicizia con padre David Maria Turoldo, Testori realizza quattro affreschi, rappresentanti i simboli degli Evangelisti, nelle vele della cupola presbiterale della chiesa di San Carlo al Corso a Milano. Ma il 10 settembre dello stesso anno, il Priore dei Padri Serviti responsabili della chiesa invita una “Commissione mista, delle Belle Arti e dell’Arte Sacra” per un giudizio sugli affreschi, che personalmente non apprezza. La Commissione dichiara che, nonostante gli affreschi abbiano “dei pregi artistici”, sono in contrasto con l’ambiente della basilica e, il 23 giugno 1949, la cronaca del convento registra che “sono stati coperti con vernice ad olio i quattro affreschi, eseguiti dal pittore picassiano Dott. Giovanni Testori”. La delusione di Testori è forte, tanto da alimentare un’insoddisfazione crescente che non troverà soluzione neanche con la mostra personale organizzata dalla Galleria San Fedele di Milano nel 1950, portandolo a distruggere gran parte dei dipinti allora presenti nel suo studio e ad abbandonare la pittura per quasi vent’anni. È solo l’epilogo di un tentativo di far entrare l’arte contemporanea nelle chiese, sostenuto nell’importante e inedita tesi di laurea del 1947 e affrontato in prima persona in anni di sperimentazione. È su questo fronte che giunge ora l’importante scoperta di 26 disegni che mostrano il processo creativo sfociato negli affreschi di San Carlo e in una delle rare opere scampate alla distruzione: la Crocifissione firmata e datata 1949, presente in mostra. Si tratta del più importante dipinto di Giovanni Testori, che chiude questa fase della sua vita artistica. Unico caso nella sua produzione pittorica, questo gruppo di carte permette di seguirne passo passo il processo creativo, in un momento di grande ricerca formale e iconografica. Dallo studio dei disegni e della Crocifissione si scopre quanto abbia contato l’arte medioevale nella personale rielaborazione dell’opera di Picasso: modelli d’ispirazione, anche iconografica, diventano in quegli anni simbolo di sofferenza, in seguito ai bombardamenti, e strumento usato da Testori per superare la dipendenza dal pittore catalano, nella ricerca di un’espressione formale sacra moderna e priva di compromessi. Viene ripercorso così il tratto entusiasmante di questo decennio, sorprendentemente ricco anche durante gli anni più duri della guerra, e, facendo perno sull’opera testoriana, si regala uno spaccato significativo sull’energia creativa che si andava liberando intorno a lui, nella critica, nella pittura, nella letteratura e nel teatro. In mostra, tale vitalità espressiva è illustrata dalle testimonianze fotografiche dei quattro Evangelisti distrutti e dei disegni e dipinti legati a questo straordinario momento della sua attività, nonché dalle pagine di alcuni suoi interventi critici e letterari. In catalogo, grazie agli interventi critici di Davide Dall’Ombra, Francesco Guzzetti e Mattia Patti, viene dettagliata l’attività di Giovanni Testori negli anni Quaranta, approfondita la sua produzione critica e indicate fonti e caratteristiche formali delle opere presenti in mostra. La mostra è realizzata con la preziosa collaborazione dell’Associazione Giovanni Testori.