i residui dei fitosanitari, tra allarmismo e realtà

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i residui dei fitosanitari, tra allarmismo e realtà
Pesticidi nel piatto? La verità sulla situazione italiana
Una lettura attenta del rapporto annuale di Legambiente “I pesticidi nel piatto” -arrivata ormai ad un certo
numero di anni di presenza-, consente di effettuare serenamente alcune riflessioni. Le poniamo in modo
dubitativo, partendo da domande che hanno trovato risalto nel dibattito mediatico e che rappresentano di
fatto elementi di incertezza da parte dei cittadini, spesso spaventati e disinformati di fronte al cibo. Diamo
ovviamente un punto di vista, ma a partire da documenti e dati pubblici, facilmente accessibili a chiunque,
e sui quali ognuno è libero di formarsi l’opinione che meglio crede. Detto questo, 2 fatti: l’Italia è, se non il
addirittura il primo, tra i migliori paesi UE in termini di scarsità di residui fitosanitari. E poi: il trend vede un
costante calo della presenza dei residui negli alimenti. Risultato di una Politica Agricola Comune che anche
se spesso non compresa dai cittadini e talvolta vituperata, ha permesso fino ad oggi un salto di qualità
dell’agricoltura nazionale e anche Europea.
I PESTICIDI SONO DIMINUITI?
POSIZIONE LEGAMBIENTE: <<Legambiente concorda nel ritenere diminuiti gli spargimenti di
fitosanitari. Sono dati di lungo periodo, che mettono a segno un trend ormai ventennale. E su cui
tutti ormai concordano. >>
Nel decennio 2000-2010 la quantità di prodotti fitosanitari distribuiti per uso agricolo è diminuita
complessivamente di 10,6 mila tonnellate (-6,8%)
In particolare, sono calati i fungicidi (-18,3%) e gli insetticidi e acaricidi (-20,7%); i prodotti erbicidi,
invece, sono aumentati dell’8,6% e i vari sono quasi raddoppiati (+96,8%). I prodotti molto tossici e
tossici si sono ridotti del 34,7% e quelli non classificabili del 15%; viceversa i prodotti nocivi hanno
confermato il trend positivo degli ultimi anni, registrando un aumento dell’81,3%.
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Nel decennio considerato il calo dei prodotti fitosanitari è abbastanza generalizzato; per i
prodotti molto tossici e tossici la diminuzione è dovuta soprattutto all’utilizzo di pratiche
agronomiche, incentivate dalle politiche agro-ambientali comunitarie e nazionali, che puntano
sul minor utilizzo di mezzi tecnici chimici impiegati nelle coltivazioni agricole.
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Inoltre, negli ultimi anni i prodotti fitosanitari sono stati caratterizzati da un importante sviluppo,
che ha portato alla sostituzione delle molecole di vecchia concezione con principi attivi di nuova
generazione a ridotto impatto ambientale.
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Infine, bisogna considerare le diverse condizioni climatiche nelle varie annate e la tipologia delle
colture che rappresentano un ulteriore fattore di influenza sulla distribuzione delle tipologie di
prodotti.
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Dal 2000 al 2010 i principi attivi contenuti nei prodotti fitosanitari sono diminuiti
complessivamente di 8,3 mila tonnellate (-10,3%, dal 50,3 al 49,5% solo nel 2010.); in particolare,
sono calate le sostanze attive insetticide e fungicide (rispettivamente del 32,7 e 18%), sono
aumentate le varie (+74,7%).
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In forte crescita sono risultati i prodotti di origine biologica, passati da 18,7 a 420,3 tonnellate, e
le trappole, aumentate del 31%. La diffusione di prodotti di origine biologica e delle trappole
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rappresenta il segmento più innovativo della distribuzione, anche se le quantità immesse al
consumo risultano di entità limitata.
Dati Istat 2010 (Rapporto 2011 La distribuzione per uso agricolo dei prodotti fitosanitari)
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I RESIDUI DEI FITOSANITARI NEL CIBO CALANO?
POSIZIONE LEGAMBIENTE: <<la quantità di residui di pesticidi rilevati nei campioni di ortofrutta e
derivati -analizzati dai laboratori pubblici italiani delle Agenzie Regionali per la Protezione
Ambientale (ARPA) - risulta elevata. Rispetto allo scorso anno, le analisi hanno evidenziato una
diminuzione dei campioni irregolari, ma anche una maggiore presenza di campioni multi residuo
ovvero di campioni regolari che presentano contemporaneamente più e diversi residui chimici
nello stesso campione di frutta, verdura o prodotto derivato. >>
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Stando ai dati ufficiali del Ministero della Salute, la percentuale di alimenti e ortofrutta in
particolare che superano i Livelli Massimi di Residuo (LMR) sono costantemente calati NEGLI
ULTIMI ANNI. Anche se al momento il Ministero della Salute possiede dati fino al 2009, è già
possibile derivare conclusioni sul lungo periodo.
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Globalmente, risulta che sono stati analizzati 5573 campioni di frutta, ortaggi, cereali, olio , vino e
baby food. Di essi 40 sono risultati non regolamentari, con una percentuale di irregolarità
estremamente contenuta, pari all’ 0.7%. Relativamente ai risultati nazionali su cereali, oli e vino,
su 877 campioni analizzati, 2 sono risultati non regolamentari, con una percentuale pari all’ 0,2%.
Relativamente ai risultati nazionali su cereali, oli e vino – e considerando i campioni
regolamentari- risulta che i campioni privi di residuo sono stati il 73,9 %, quelli monoresiduo il
14,9%, i multiresiduo il 11,2%.
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I campioni privi di residui sono stati nel 2009 (ultimo anno disponibile) 2871 (62,5%), quelli
monoresiduo sono stati 811 (17.6%), quelli multiresiduo 913 (19,9 %). In particolare nella frutta si
rileva una maggiore presenza di campioni sia monoresiduo (22.1% contro il 12.6% negli ortaggi)
che multiresiduo (30.6% contro il 7.7% negli ortaggi).
Senza residui
Con
residui
Regolamentare
Totale
62,5%
frutta
ma
Non regolamentari
monoresiduo
multiresiduo
36,7%
0,8%
17,6%
19,9%
47,3%
51,8%
0,9
22,1
30,6%
ortaggi
79,7%
19,5%
0,8
12,6%
7,7%
Cereali, vino, olio
73,9%
25,9
0,2
14,9%
11,2%
Ministero Salute 2009 (ultimo anno disponibile).
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Tale fenomeno è probabilmente spiegabile con il fatto che gli alberi da frutto sono trattati con
più principi attivi (per i frutti esistono cicli vegetativi più lunghi, e un maggiore numero di agenti
infestanti) e sono soggetti a più trattamenti nel loro ciclo vegetativo, sia durante la fioritura che
durante la fruttificazione e la post-raccolta.
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Inoltre,gli stessi Limiti Massimi di Residuo, non implica in quanto superati un rischio immediato
per la salute, sebbene da un punto di vista legale rappresentino la soglia della regolarità. Infatti
viene stabilita in via del tutto cautelativa (secondo un fattore di divisione di 100 rispetto alla
quantità per la quale si verifica un NOAEL, livello “soglia” minimo della sostanza al quale si
verificano effetti negativi sulla salute o cambiamento nei parametri metabolici. Però, proprio in
virtù dell’approccio cautelativo, la definizione legale e gli effetti di sicurezza alimentare non
coincidono.
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Anche EFSA, Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, ritiene che <<un superamento di un
MRL non è di per se stesso indicatore di un rischio per la salute.>>. E questo contrariamente a
quanto
afferma
Legambiente,
in
base
alla
quale.
“I limiti massimi di residui (LMR) nei prodotti destinati all’alimentazione sono regolati con
Direttiva europea e recepiti successivamente con decreto ministeriale. La normativa viene
aggiornata periodicamente, in seguito all’introduzione di nuovi principi attivi o alla scoperta di
effetti dovuti all’utilizzo dei fitofarmaci o alla loro esposizione. I residui di pesticidi su prodotti
ortofrutticoli in Italia sono quindi controllati in base a limiti di legge calcolati sulla pericolosità
delle sostanze attive.
In Europa –in parallelo al programma nazionale di controllo- vi è un programma sui residui coordinato,
che permette di incrociare i dati. da alcuni anni EFSA pubblica un rapporto sui residui dei pesticidi negli
alimenti di origine vegetale e animale. I residui sono costantemente calati, con un aumento dei campioni
privi di residui (53.9% nel 2006 e 61.4% nel 2009).e dei campioni che sono sopra i LMR (dal 4,4% nel 2006,
al 3,5 % nel 2007, al 2,2% nel 2008,, all’1,4% nel 2009). Le motivazioni di tale miglioramento risiedono,
stando ad EFSA, nella nuova legislazione sui pesticidi, entrata in vigore nel settembre 2008 e relativa alla
armonizzazione dei LMR in Europa. Un altro fattore è il cambiamento nella autorizzazione e nei modi
d’uso dei pesticidi, e una più pronta applicazione della legislazione europea, con riflessi nelle pratiche
agronomiche.
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I BAMBINI ED I SOGGETTI CHE POSSONO RISULTARE SOVRAESPOSTI AL CONSUMO DI DETERMINATI
ALIMENTI SONO SUFFICIENTEMENTE TUTELATI?
RISPOSTA LEGAMBIENTE: <<L'esposizione diretta o indiretta delle persone e dell'ambiente a tali
sostanze, infatti, può avere effetti negativi, quali disturbi cronici e a lungo termine, particolarmente
preoccupanti nei bambini, nelle persone anziane e nei lavoratori esposti spesso a tali sostanze.>>
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RISPOSTA MINISTERO SALUTE: Sono considerati irregolari i campioni che superano i limiti
massimi di residui (LMR) stabiliti dal Regolamento comunitario 396/2005 che ha armonizzato tra
tutti paesi dell’unione europei tali limiti. Tali limiti sono fissati tenendo conto di tutte le categorie
di consumatori compresi i gruppi vulnerabili, i bambini e i vegetariani e comprende tutte le diete
esistenti in Europa compresa la dieta internazionale. I valori di LMR fissati sono stati fissati
secondo una valutazione fatta dall’ EFSA usando modelli di calcolo del rischio acuto e cronico, e
per ogni sostanza attiva sono stati presi in considerazione i parametri tossicologici più critici in
modo da effettuare una valutazione del rischio più conservativa per il consumatore. La sicurezza
alimentare pertanto viene prima di quella in campo fitosanitario.
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INOLTRE e a maggiore tutela, i bambini sono posti sotto l’egida dei limiti ammessi per i baby
food, che sono assai più restrittivi. La legislazione europea infatti ammette solo fino a 0,01 mg/kg
di cibo negli alimenti destinati alla alimentazione dei bambini. Nel 2007, solo lo 0,6% dei
campioni eccedeva le quantità ammesse come MRL. Inoltre EFSA ha pubblicamente messo a
disposizione sia i dati sia gli strumenti di calcolo per valutare correttamente i MRL, operando
nella direzione del principio di precauzione qualora ancora poco si sappia circa alcune sostanze.
Allo stesso modo, per pesticidi ammessi altrove nel mondo ma non in Europa, EFSA ha consigliato
di
fissare
i
MRL
al
livello
più
basso
analiticamente
possibile.
(http://www.efsa.europa.eu/EFSA/efsa_locale-1178620753820_1211902198662.htm )
I COSIDDETTI “MULTIRESIDUO” (PRESENZA CONGIUNTA DI RESIDUI DI PIÙ FITOSANITARI IN UN
ALIMENTO) SONO AUMENTATI?
POSIZIONE LEGAMBIENTE: <<Se le irregolarità sono diminuite di circa 1 punto percentuale (0,6% contro
1,5% del 2009), i campioni multi residuo sono aumentati complessivamente del 2,8% e in misura
maggiore nei prodotti derivati (14,2% contro il 9,3% del 2009). >>
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In base alle considerazioni ufficiali del Ministero della Salute (ultimo rapporto disponibile, 2009),
gli alimenti (senza distinzione tra categorie) con multi residuo rappresentano appena lo 0.7% dei
campioni irregolari.
In base all’unico studio disponibile a livello comparativo ed Europeo, circa la presenza congiunta di due o
più residui fitosanitari, frutta, verdura e cereali sono passate (EFSA) dal 15, 4% nel 1997 al 26,2 % nel
2006 e 26% nel 2007, 27% nel 2008, ma 25,1% nel 2009. L’aumento di residui fitosanitari abbinati
sarebbe, sempre secondo EFSA; dovuta anche al miglioramento dei metodi analitici nei loro livelli di
soglia che permettono un numero maggiore di sostanze analizzate. Non a caso nel Programma Europeo
di Controllo, rispetto al 1997, quando erano indagate 13 sostanze, sono monitorate 71 sostanze,
diventate 834 nel 2009. Le commodity principali con frequente presenza di multi residui sono : agrumi
(56,6%), uva da vino e da tavola (55,5%), fragole (53,8%), mentre la verdura con il più alto rischio di
superare LMR per almeno 2 sostanze sono i peperoni, con il 2,7 per cento del campione.
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In realtà, molto spesso si hanno sforamenti dei LMR sia per un aumento della sensibilità analitica
dei rilievi chimici, come chiarito da EFSA; sia perché un superamento dei LMR può semplicemente
essere dovuto all’uso di sostanze chimiche autorizzate, ma non ammesse su una specifica coltura.
Ciò non indica di per sé tossicità, ma semmai un uso improprio. Di conseguenza, diventa più facile
rinvenire analiticamente campioni multi residuo, senza un aumentato rischio reale per il
consumatore.
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I residui dei singoli pesticidi ingeriti ogni giorno dal consumatore rappresentano una percentuale
molto modesta dei valori delle dosi giornaliere accettabili delle singole sostanze attive e molto al
di sotto del livello di guardia preso come riferimento per assicurare la qualità igienico-sanitaria
degli alimenti.
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Una particolare attenzione è rivolta all’esame dei campioni di ortofrutticoli contenenti più
principi attivi, che dall’elaborazione dei dati del 2009 risultano essere pari a 913, il 19.9% rispetto
al totale dei campioni analizzati. Ciò è dovuto necessariamente al bisogno di effettuare più
trattamenti per colture sensibili ad attacchi esterni, e che vanno adeguatamente trattate.
I MULTIRESIDUO SONO PIÙ PERICOLOSI, E C’È EVIDENZA DI SINERGICITÀ IN NEGATIVO?
RISPOSTA DI LEGAMBIENTE: <<La normativa, almeno per il momento, come Legambiente segnala da
anni, non si esprime rispetto al cosiddetto multi residuo cioè, al quantitativo di residui che si possono
ritrovare negli alimenti e la definizione stessa dei limiti di massimo residuo (LMR) si basa solo sui singoli
residui.>>
Non vi sono evidenze dirette che – a parità di quantitativi di sostanze residue- la presenza congiunta di
più sostanze sia un fattore moltiplicativo del rischio alimentare. Questo perché diversi meccanismi di
risposta immunitaria e di difesa metabolica sono in atto a seconda delle sostanze ingerite. L’organismo
umano è in grado di difendersi contemporaneamente da diversi attacchi senza problemi, il vero
problema è se vi è una sommatoria degli effetti tossicologici nella stessa direzione/contro gli stessi organi
target.
Per stabilire una normativa, come vorrebbe Legambiente, bisogna prima avere conoscenze più
dettagliate sulla tossicità sinergica delle varie sostanze, che al momento non è possibile ipotizzare (ci sta
lavorando l’Istituto Superiore di Sanità). EFSA, che ha cominciato ad approcciare lo studio dei multi
residui, si esprime solo su sostanze chimicamente diverse ma che hanno lo stesso “percorso”
tossicologico (vanno a causare gli stessi problemi), come per gli inibitori della colinesterasi quali i
carbamati. Ma solo perché è lecito attendersi una qualche somma tossicologica dell’effetto di sostanze
che -sebbene chimicamente diverse-, agiscono colpendo l’organismo in modo simile, negli stessi
organi/funzioni. Sebbene sia desiderabile chiedere un’analisi multi residuo, al momento attuale le
tecniche di analisi sono ancora limitate, e ciò significa che nel caso di dubbio, entro un tiered approach
(approccio “stratificato”: se non ho dati tossicologici sufficienti, uso cautela maggiore nello stabile LMR)
EFSA usa valori di dafault molto protettivi per la salute dei consumatori, applicando il principio di
precauzione alla lettera.
Per contro, Legambiente, citando il Direttore dell’Istituto Ramazzini Morando Soffritti, sottolinea la
capacità moltiplicativa del rischio quando si trovino più residui insieme. In questo modo non vi sarebbe
una semplice sommatoria del fattore rischio 1 con il fattore rischio 2, ma semmai una capacità di
interagire in modo esponenziale e non noto a priori. Tuttavia, le interazioni di tal tipo sono molto
complesse da studiare, e non basta dire “analisi multiresiduo”come parola magica. La stessa EFSA, valuta
l’effetto di sostanze inibenti la colinesterasi, che cioè svolgono un’attività tossicologica simile e possono
essere almeno negli effetti “sommate”. Interazioni inedite invece richiedono studi lunghi e complessi,
isolando di volta in volta l’interazione di fitosanitari, e con tutti i rischi statistici del caso.
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EFSA utilizza nel caso di pesticidi e fitosanitari un criterio semplice, le TTC – a partire dalla struttura
chimica delle sostanze, che dovrebbe essere in grado di predire tossicità, segnali di cancerogenicità e
genotossicità. Coldiretti, entro la Consultazione Pubblica indetta dall’Agenzia stessa, ha chiesto la
massima cautela prima di estendere ipotesi aprioristiche di sicurezza, e chiesto che i singoli operatori che
intendono immettere sul mercato nuove sostanze, debbano invece effettuare una valutazione di
sicurezza del massimo grado (studi di tossicità su animali con fattore di moltiplicazione pari a 100).
Questo per tutelare consumatori e agricoltori, che vengono poi mediaticamente incolpati dei residui di
fitofarmaci.
I PRODOTTI ITALIANI SONO SICURI?
POSIZIONE LEGAMBIENTE: -
gli alimenti importati da paesi terzi, in base ad un report di EFSA del 2007 su dati decennalihanno un tasso di superamento dei LMR di 3 volte tanto rispetto ai prodotti che sottostanno alle
regole produttive e al sistema di controlli europeo. (2.31% di prodotti con origine EU contro il
6.84% di prodotti da Paesi Terzi).
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Ben un 5,2% degli alimenti campionati non permetteva di riconoscere l’origine nemmeno alle
autorità sanitarie incaricate dei controlli.
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I PRODOTTI ITALIANI SONO I Più SICURI IN EUROPA: LO DICE EFSA. Per il 2009, anno più recente
disponibile, si evidenziano sul settore frutta e noci (che è il più critico e intensivo circa l’uso di
fitosanitari) i seguenti risultati. L’Italia non solo ha una bassissima incidenza del superamento dei
LMR, ma anche il più alto valore di frutta assolutamente priva di residui.
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(Frutta e noci, 2009)
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Tale cifra, se andiamo a recuperare i dati ARPA nel 2010, è ulteriormente scesa (0,9% per verdura,
0,7% per frutta, 0,1% e 0,4% per categorie varie).
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Quel che invece è assolutamente vero è che i pesticidi sono la prima “paura” alimentare degli
italiani, come certificato dall’Eurobarometro nel corso degli anni, e anche degli europei. Il 72%
degli europei e l’85% degli italiani sono preoccupati dai pesticidi, e rispetto al sondaggio del 2005,
nel 2010 i rispondenti sono più preoccupati per la presenza di pesticidi nella frutta, nella verdura o
nei cereali (il 31% è molto preoccupato, con un aumento di 4 punti percentuali rispetto al 2005).
Questo nonostante il trend storico di uso dei pesticidi sia in realtà in costante diminuzione in
Europa, per effetto delle Buone Pratiche Agronomiche, condizionalità e un ricorso ordinario alla
cosiddetta Produzione Integrata quando non addirittura al biologico.
BISOGNA CONSUMARE MENO FRUTTA E VERDURA PER DIFENDERSI DAI RESIDUI DI
FITOSANITARI?
POSIZIONE LEGAMBIENTE: /
-
Sempre più spesso bisogna andare nella direzione di valutare congiuntamente rischi e benefici:
quelli che derivano ad esempio dal consumo di frutta e verdura, note per l’effetto protettivo a
livello cardiovascolare e su alcuni tumori. In base ad una recente ricerca pubblicata su Stroke, chi
consuma frutta a polpa bianca (mele, pere…) avrebbe addirittura il 52% di rischio in meno di
sviluppare infarto rispetto a chi non ne mangia. In base allo studio EPIC, la mortalità in chi consuma
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8 porzioni al giorno di frutta e verdura sarebbe del 20% più bassa rispetto a chi ne consuma “solo 3
porzioni. Se consideriamo che 40.811.840 italiani consumano tra le 2 e le 4 porzioni al giorno (dati
Istat), i risultati sono presto immaginabili.
-
Inoltre consumare frutta e verdura è associato positivamente ad un peso corporeo ottimale: un
vero e proprio fattore protettivo contro l’obesità ed il sovrappeso, che colpiscono il 36% dei nostri
bambini dai 9 agli 11 anni: un rischio questo per la salute immediato.
-
Una ulteriore declinazione di un più corretto rapporto rischi-benefici deriva dal considerare che
senza fumiganti, fitosanitari e antifungini spesso il raccolto andrebbe o buttato o causerebbe alla
salute umana più danni dei singoli pesticidi (alcune micotossine sono considerate le sostanze in
assoluto più tossiche e pericolose per la salute umana).
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Un quadro giuridico uniforme. Fino al 2007 gli Stati Membri avevano la possibilità di stabilire propri
LMR per pesticidi non coperti dalla legislazione europea, sebbene non tutti gli Stati Membri si siano
dotati di MRL sussidiari. Poi la nuova legislazione armonizzata (reg. 396/2005 CE) , sta andando
nella direzione di fissare LMR comuni grazie a valutazione dell’Agenzia Europea per la Sicurezza
Alimentare. Legambiente sottolinea l’innalzamento dei LMR per molti residui a partire dal 2008,
tramite la nuova legislazione europea. A suo modo di vedere tale aspetto è intrinsecamente
pericoloso, nonostante non vengano fissati analiticamente dei parametri di valutazione oggettivi
e nemmeno venga da loro proposta una analisi di impatto o una valutazione del rischio, o una via
alternativa per continuare a produrre alimenti
L’ITALIA RISCHIA PER IL FITOSANITARIO CLORPHYRIFOS?
RISPOSTA LEGAMBIENTE: <<Si ritrovano, infatti, ancora residui di sostanze come il Clorphyrifos che è
riconosciuto da diversi studi scientifici come un interferente endocrino, perché altera il funzionamento
del sistema endocrino causando danni all’organismo, compromettendo il normale funzionamento del
sistema ormonale, fondamentale per la sopravvivenza. Il Clorphyrifos ed i suoi metaboliti, oltre ad agire
come interferenti endocrini, hanno una spiccata attività neurotossica, con potenziali effetti a lungo
termine sulla regolazione neuro-endocrina e sullo sviluppo psicosociale. Questo è confermato dagli studi,
uno dei quali è stato pubblicato nel 2010 sulla rivista scientifica Pediatrics e ha evidenziato che in un
campione rappresentativo di bambini americani tra gli 8 ed i 15 anni, coloro che hanno alti livelli di
metaboliti dei pesticidi organofosforici nelle urine hanno una maggiore probabilità di avere deficit di
attenzione/iperattività (ADHD) rispetto ai bambini con livelli più bassi. “Un aumento di 10 volte la
concentrazione urinaria dei metaboliti organofosforici è associato ad un aumento della probabilità che va
dal 55% fino al 72 % di essere affetti da disturbi dell’attenzione/iperattività.>>
In realtà, in base ad una recente indagine EFSA, , i consumatori italiani delle varie età non sono certo i
target più esposti: nell’ordine, i consumatori più a rischio sarebbero i neonati inglesi, i bambini inglesi tra
gli 1 e i 3 anni, e ancora i bambini inglesi dai 4 ai 6 anni. Rispetto a tali categorie, i bambini italiani più a
rischio avrebbero un consumo compreso tra le 6 e le 3 volte in meno del pesticida (vedi tabella sotto).
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SONO AUMENTATE LE SOSTANZE PRESENTI COME RESIDUI, ANCHE SE LE QUANTITA’ DI RESIDUI SONO
DIMINUITE?
POSIZIONE LEGAMBIENTE: PER LEGAMBIENTE QUESTO è PROPRIO L’ASPETTO CRITICO: I MULTIRESIDUO
SAREBBERO AUMENTATI DEL 2,8% (sebbene –ribadiamolo, entro campioni regolarmente al di sotto dei
LMR). La posizione implicita di Legambiente è che bisogna considerare non solo la quantità dei residui,
ma la qualità –ovvero il ruolo tossico che possono esercitare, anche a livelli bassi e a prescindere dalla
quantità, se presenti in numero maggiore.
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Nel corso degli ultimi anni, sicuramente son aumentare le sostanze tossicologicamente rilevanti
osservate. Questo dato, che desta la preoccupazione di Legambiente, può in realtà risiedere in un
insieme di concause. E’ una sorta di “falso positivo” insomma, dovuto all’aumento della quantità
di sostanze che prima semplicemente non erano monitorate: dal 2004 al 2006 si è osservato un
trend di crescita nelle analisi delle sostanze osservabili, da 677, 706, 769 fino agli 870 del 2007.
Ciò implica che si è stati in grado di includere nell’analisi un maggiore numero di sostanze. E di
conseguenza, di controllarle meglio in termini di impatto sulla salute pubblica.
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Inoltre, in base all’analisi di EFSA gli Stati Membri seguirebbero un approccio analitico solo in parte
casuale nell’estrazione del campione degli alimenti; andando invece spesso a prendere alimenti che
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per natura e origine, possono presentare problemi di rischio alimentare. Ciò porta inevitabilmente
ad una sovrastima dei campioni positivi.
-
Circa i multiresiduo, i prodotti italiani nel 2009 sono tra i più sicuri in Europa.
(frutta, noci, cereali e verdure 2009)
-
Rispetto ai paesi direttamente confrontabili (Francia, Germania, Spagna…) per orientamenti
colturali, l’Italia è quella che presenta un profilo migliore (più alta presenza semplicemente di 2
residui, che non un numero maggiore).
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ALLEGATO
TABELLA SINTESI LEGAMBIENTE SU DATI ARPA
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Senza residui
Con residui ma Non
Regolamentare
regolamentari
monoresiduo
multiresiduo
Totale
62,5%
36,7%
0,8%
17,6%
19,9%
frutta
47,3%
51,8%
0,9
22,1
30,6%
ortaggi
79,7%
19,5%
0,8
12,6%
7,7%
Cereali,
olio
vino, 73,9%
25,9
0,2
14,9%
11,2%
Ministero Salute 2009 (ultimo rapporto disponibile)
Link utili:
Rapporto EFSA 2008 Situazione comparativa Stati Ue sui residui dei pesticidi
http://www.pan-europe.info/Issues/documents/Food/EFSA%20residues%202008.pdf
http://www.pesticide-residues.org/food.html
Rapporto EFSA 2009 http://www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/doc/2430.pdf
Rapporti dal 1996 al 2006 della Commissione Europea sul monitoraggio pesticidi
http://ec.europa.eu/food/fvo/specialreports/pesticides_index_en.htm
Pesticidi nel piatto 2011 Legambiente
http://www.legambiente.it/contenuti/articoli/pesticidi-nel-piatto-2011
Controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti di origine vegetale - anno 2009
http://www.salute.gov.it/fitosanitari/paginaInternaMenuFitosanitari.jsp?id=1105&lingua=italiano&menu=v
egetali
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La distribuzione per uso agricolo dei prodotti fitosanitari ISTAT
http://www.istat.it/it/archivio/44206
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