le dimensioni del coping e dell`attribuzione causale
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le dimensioni del coping e dell`attribuzione causale
Temi&Strumenti Studi e ricerche 17 LE DIMENSIONI DEL COPING E DELL’ATTRIBUZIONE CAUSALE NELL’ORIENTAMENTO: DUE STRUMENTI ISFOL Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori el tentativo di promuovere una cultura comune e integrata che possa favorire la messa a punto di una modellizzazione dell’offerta di orientamento in relazione a specifici target di utenti, l’Area Politiche per l’Orientamento dell’Isfol ha avviato una serie di studi volte da un lato alla messa a punto di strumenti validati e standardizzati e dall’altro alla realizzazione di “percorsi tipo” differenziati per tipologie di destinatari, sperimentati e validati sul campo. Entrambe le attività sono state quindi realizzate coinvolgendo i diversi contesti organizzativi nazionali (regioni, scuole, università, province) che di orientamento si occupano, rappresentando, questa scelta, il primo passo per l’attivazione di una rete tra le strutture coinvolte. A riguardo va infatti sottolineato che uno dei principali risultati ottenuti nello svolgimento delle diverse attività è stato quello di aver reso tangibile l’attività della rete tra le strutture che hanno così potuto dialogare e confrontarsi su praticabilità, pertinenza e valore aggiunto di percorsi condivisi e ancorati a precisi modelli culturali. Lo sforzo è quindi nella direzione di pervenire ad un sistema di riferimento di strumenti, procedure, azioni e pratiche orientative validate e testate sul campo. Il volume riporta nel dettaglio i passaggi di ricerca che hanno permesso la costruzione, standardizzazione e validazione di due strumenti per l’orientamento. Il primo “Io di fronte alle situazioni di lavoro” è uno strumento sulle strategie di coping destinato a un pubblico di soggetti adulti che si trovano ad affrontare un qualche tipo di transizione e che dunque possono sentire la necessità di intraprendere un percorso di consulenza nell’ambito del quale riflettere anche sulle proprie modalità di gestire varie situazioni di vita, anzitutto quelle di lavoro, in particolare quando esse si rivelino problematiche. Il secondo strumento “Se capitasse a me”, pensato con la stessa logica del primo, è un questionario sulle strategie di attribuzione causale, pensato per soggetti che si trovano di fronte a una transizione - in questo caso in uscita dal sistema scolastico/formativo - e rivolto quindi a giovani-adulti. N ISBN 88-543-0292-9 9 788854 302921 Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori Temi&Strumenti Studi e Ricerche 17 ISBN 88-543-0293-X L’Isfol, Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, è stato istituito con D.P.R. n. 478 del 30 giugno 1973, e riconosciuto Ente di ricerca con Decreto legislativo n. 419 del 29 ottobre 1999; ha sede in Roma ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale. L’Istituto opera in base al nuovo Statuto approvato con D.P.C.M. del 19 marzo 2003 ed al nuovo assetto organizzativo approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione n. 12 del 6.10.2004. Svolge attività di studio, ricerca, sperimentazione, documentazione, informazione e valutazione nel campo della formazione, delle politiche sociali e del lavoro, al fine di contribuire alla crescita dell’occupazione, al miglioramento delle risorse umane, all’inclusione sociale ed allo sviluppo locale. Fornisce consulenza tecnico-scientifica al Ministero del Lavoro e delle Previdenza Sociale e ad altri Ministeri, alle Regioni, Province autonome e agli Enti locali, alle Istituzioni nazionali pubbliche e private. Svolge incarichi che gli vengono attribuiti dal Parlamento e fa parte del Sistema statistico nazionale. Svolge anche il ruolo di struttura di assistenza tecnica per le azioni di sistema del Fondo sociale europeo, è Agenzia Nazionale per il programma comunitario Leonardo da Vinci, Centro Nazionale Europass, Struttura nazionale di supporto all’iniziativa comunitaria Equal. Presidente Sergio Trevisanato Direttore Generale Antonio Capone La collana “Temi&Strumenti” – articolata in Studi e Ricerche, Percorsi, Politiche comunitarie – presenta i risultati delle attività di ricerca dell’Isfol sui temi di competenza istituzionale, al fine di diffondere le conoscenze, sviluppare il dibattito, contribuire all’innovazione e la qualificazione dei sistemi di riferimento. La collana “Temi&Strumenti” è curata da Isabella Pitoni, responsabile URPCentro di Documentazione Specializzato Isfol. 2006 – ISFOL Via G. B. Morgagni, 33 00161 Roma Tel. 06445901 http://www.isfol.it ISFOL LE DIMENSIONI DEL COPING E DELL’ ATTRIBUZIONE CAUSALE NELL’ORIENTAMENTO: DUE STRUMENTI ISFOL ISFOL EDITORE Il volume raccoglie i risultati di un filone di ricerca curato dall’Area Politiche per l’Orientamento dell’Isfol nell’ambito del progetto “Strumenti per l’Orientamento” promosso e finanziato a valere su risorse Pon Ob 3 C1 Azione 5. La ricerca è stata realizzata in collaborazione con la società Polis 2000 di Torino e del Dipartimento di Psicologia dell’Università Degli Studi di Torino. Il volume è a cura di Anna Grimaldi, Chiara Ghislieri e Giuseppa Montalbano. Sono autori del volume: Anna Grimaldi (Premessa e nota conclusiva) Parte Prima: Anna Grimaldi (Cap. 2 e 5) Chiara Ghislieri (Cap. 1, 2 e 3) Giuseppa Montalbano (Cap. 2, e 5) Monica Reynaudo (Cap. 4) Parte Seconda: Anna Grimaldi (Cap. 2, 4, 5) Chiara Ghislieri (Cap. 1, 2, 3, 4 e 5) Simona Ricotta (Cap. 1). Hanno partecipato al gruppo di lavoro per la Prima Parte del volume: - per l’Isfol: Anna Grimaldi, responsabile del progetto, Antonietta Maiorano, Sabrina Marciano, Giuseppa Montalbano, Rita Porcelli - per Polis 2000: Simona Capello, Alessia Rossi e Alessia Zuzio - per il Dipartimento di Psicologia dell’Università Degli Studi di Torino: Chiara Ghislieri, Monica Reynaudo, Simona Ricotta. Per la Seconda Parte - per l’Isfol: Anna Grimaldi, responsabile del progetto, Marco Amendola, Keiri Becherelli, Andrea Laudadio, Enrica Sabatino - per il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino: Gian Piero Quaglino (supervisione scientifica), Chiara Ghislieri, Lorenzo Tesio, Stefania Novello, Mara Martini, Paola Gatti, Simona Ricotta, Laura Viada e Chiara Gabba. La pubblicazione è aggiornata al 30 giugno 2006. Coordinamento editoriale della collana Temi&Strumenti: Piero Buccione e Aurelia Tirelli. Collaborazione di Paola Piras. INDICE PREMESSA 9 PARTE PRIMA “Io di fronte alle situazioni di lavoro” Un questionario Isfol sulle strategie di coping CAPITOLO 1 LA DIMENSIONE DEL COPING 1.1 Definire il coping 1.2 Coping e altre dimensioni psicologiche 1.3 I questionari di coping 15 16 21 23 CAPITOLO 2 LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO 2.1 La fase di ricerca qualitativa 2.2 Il campione di adulti intervistati 2.3 L’analisi delle interviste 2.4 La definizione dello strumento 2.5 La descrizione del questionario 2.6 Una prima somministrazione 27 27 29 29 32 33 34 CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO Il campione L’analisi dei dati 37 37 38 CAPITOLO 4 LA VALIDITÀ DEL QUESTIONARIO 4.1 La descrizione del campione e gli strumenti utilizzati 4.2 L’analisi delle correlazioni 47 48 52 CAPITOLO 5 LA STRUTTURA DEL QUESTIONARIO 5.1 Il questionario e la somministrazione 5.2 Il calcolo del punteggio 5.3 La restituzione del profilo 57 57 58 59 3.1 3.2 5 INDICE BIBLIOGRAFIA 63 APPENDICE1 - Il questionario “Io di fronte alle situazioni di lavoro” 69 APPENDICE 2 - Griglie per il calcolo dei punteggi 73 APPENDICE 3 - Profilo di risposta 73 PARTE SECONDA “Se capitasse a me” Un questionario Isfol sulle strategie di attribuzione causale CAPITOLO 1 L’ATTRIBUZIONE CAUSALE 1.1 I principali studi 1.2 Gli stili attributivi 1.3 L’attribuzione causale: relazione con altre variabili e ambiti di studio 1.4 Sintesi 79 80 84 CAPITOLO 2 LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO 2.1 Lo strumento per la raccolta dei dati qualitativi 2.2 Il campione 2.3 Le situazioni e le attribuzioni: considerazioni generali 2.4 La procedura di costruzione del questionario e l’insieme degli item 2.5 La prima versione del questionario 91 91 93 94 96 97 CAPITOLO 3 3.1 3.2 3.3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO Il campione L’analisi descrittiva Le caratteristiche dello strumento 87 89 99 99 101 103 CAPITOLO 4 LA VALIDAZIONE ESTERNA 4.1 Il campione 4.2 La matrice di correlazioni 109 110 111 CAPITOLO 5 LA STRUTTURA DI “SE CAPITASSE A ME” 5.1 Ambito di utilizzo e destinatari 5.2 Istruzioni e modalità di somministrazione 5.3 Correzione, out-put e restituzione 117 117 118 119 6 INDICE Nota conclusiva 125 BIBLIOGRAFIA 127 APPENDICE 1- La griglia per la raccolta dei dati qualitativi APPENDICE 2 - Il questionario “Se capitasse a me” APPENDICE 3 - Griglie per il calcolo dei punteggi APPENDICE 4 - Profilo di risposta APPENDICE 5 - Tabelle 133 136 140 145 146 7 PREMESSA Nel tentativo di promuovere una cultura comune e integrata che possa favorire la messa a punto di una modellizzazione dell’offerta di orientamento in relazione a specifici target di utenti, l’Area Politiche per l’Orientamento dell’Isfol ha avviato una serie di studi volte da un lato alla messa a punto di strumenti validati e standardizzati e dall’altro alla realizzazione di “percorsi tipo” differenziati per tipologie di destinatari, sperimentati e validati sul campo. Entrambe le attività sono state quindi realizzate coinvolgendo i diversi contesti organizzativi nazionali (regioni, scuole, università, province) che di orientamento si occupano, rappresentando, questa scelta, il primo passo per l’attivazione di una rete tra le strutture coinvolte. A riguardo va infatti sottolineato che uno dei principali risultati ottenuti nello svolgimento delle diverse attività è stato quello di aver reso tangibile l’attività della rete tra le strutture che hanno così potuto dialogare e confrontarsi su praticabilità, pertinenza e valore aggiunto di percorsi condivisi e ancorati a precisi modelli culturali. Lo sforzo è quindi nella direzione di pervenire ad un sistema di riferimento di strumenti, procedure, azioni e pratiche orientative validate e testate sul campo. Se infatti, allo stato attuale, c’è condivisione di opinioni sulla concezione di orientamento lifelong, non lo è altrettanto la declinazione delle specifiche pratiche e il ricorso a specifici strumenti. Così il significato e le procedure metodologiche spesso sono, anche all’interno della stessa funzione orientativa, molto eterogenee. A fronte di tale disparità l’esigenza avvertita dai professionisti dell’orientamento e sottolineata anche dalla stessa EVTA – EQ (European Vocational Training Association) è quella di poter aderire ad un sistema di riferimento di attività comuni, negli assunti culturali, nelle procedure metodologiche e nell’adozione di particolari strumenti necessari per arricchire l’offerta di orientamento di attributi quali: accessibilità, innovazione e soprattutto qualità. Partendo da tali argomentazioni, 9 PREMESSA con l’obiettivo di creare sistema, in linea di continuità con gli assunti culturali e le strategie di sviluppo e approfondimento maturate dall’Isfol in questi anni in tema di orientamento, a seguito dei vari lavori di rassegna e sistematizzazione teorico-concettuale su modelli, strumenti ed esperienze, si sta procedendo, su un versante più innovativo, alla messa a punto di strumenti e percorsi originali da inserire nell’ambito dei servizi di consulenza orientativa specialistica, per arricchire il panorama dell’agire orientativo di iniziative, concettualmente fondate, basate su un approccio relazionale e personalizzato, congruenti con il bisogno e la domanda reale. Nello specifico la prospettiva culturale cui è ancorato il lavoro Isfol considera l’orientamento fenomeno in grado di attivare e facilitare il processo di conoscenza del soggetto, sia in riferimento a se stesso e le proprie risorse, sia in riferimento alla realtà sociale ed economica per poter definire autonomamente obiettivi personali e professionali aderenti al contesto ed elaborare congrui progetti di vita. L’interesse è quindi verso lo studio di tutte quelle dimensioni che sostengono la comprensione delle rappresentazioni che l’individuo formula e ri-formula continuamente sul proprio contesto di riferimento e sulle strategie che la persona mette in atto per analizzare e relazionarsi con tali realtà contestuali. In questo senso alcune dimensioni come il coping, gli stili di attribuzione, gli stili decisionali, l’autoefficacia, i valori in quanto dimensioni di confine tra il sé e il mondo esterno acquistano una forte rilevanza strategica nell’orientamento. La precedente esperienza Isfol di costruzione e validazione dello strumento “Io di fronte alle situazioni” (Grimaldi, Ghislieri, 2004) e la sua sperimentazione all’interno di un percorso integrato di orientamento pensato per giovani in uscita dal sistema scolastico (Grimaldi, Rossi, 2004) ha rappresentato una valida azione concettuale e metodologica che ha sostenuto il lavoro dei consulenti di orientamento nell’erogazione dei servizi e ha arricchito il repertorio di strumenti con un questionario facilmente fruibile, di elevata validità metodologica ed operativa, nonché di grande utilità nell’esplorazione di quella che si è rivelata come una dimensione cruciale nella consulenza orientativa. Se la filosofia portante dell’insieme dei “prodotti” del progetto di orientamento Isfol vuole privilegiare, dunque, il metodo, dedicando particolare attenzione agli aspetti di validità e affidabilità degli strumenti messi a punto, a questa prima istanza se ne affianca una non meno importante: quella di garantire al contempo un’elevata utilizzabilità e fruibilità degli strumenti stessi, pensati per essere capaci di rilevare dimensioni importanti nei processi orientativi, e, al contempo, pensati per essere efficaci mezzi di approfondimento e conoscenza, di 10 PREMESSA immediato utilizzo e chiara comprensione. Tali risultati, la carenza di validi strumenti italiani e le stesse richieste da parte dei consulenti di orientamento hanno sostenuto questo gruppo di ricerca a lavorare per la costruzione di due ulteriori strumenti: la versione per adulti del questionario “Io di fronte alle situazioni” e il questionario sugli stili di attribuzione “Se capitasse a me” per giovani. Nello specifico lo strumento sul coping “Io di fronte alle situazioni di lavoro” in linea con quello pensato per i giovani, è destinato a un pubblico di soggetti che si trovano ad affrontare un qualche tipo di transizione e che dunque possono sentire la necessità di intraprendere un percorso di consulenza nell’ambito del quale riflettere anche sulle proprie modalità di gestire varie situazioni di vita, anzitutto quelle di lavoro, in particolare quando esse si rivelino problematiche. Il contributo ripercorre i principali riferimenti in tema di coping, per coglierne le definizioni e comprenderne l’utilità a fini orientativi, per una popolazione di soggetti indicativamente compresa tra i 26 e i 55 anni. Una fascia di età, questa, in cui si sovrappongono spesso esperienze di vita di natura diversa (dallo studio alla professione, dalla famiglia alle attività extralavorative), talvolta caratterizzate da una certa problematicità (si pensi in particolare al mondo del lavoro e alle criticità che ad esso sono associate). Il volume, nella prima parte, rende conto dei passaggi di ricerca che hanno dato origine alla prima versione del questionario che ha previsto una puntuale fase di ricerca sul campo finalizzata alla raccolta di un’ampia gamma di episodi e “situazioni tipo” che vivono gli adulti. Viene, infine, descritto, il questionario somministrato a un campione nazionale e sono forniti i dati relativi alla validazione esterna. Il questionario “Se capitasse a me”(articolato in due sezioni: Se capitasse a me –Successi ; Se capitasse a me-Insuccessi), pensato con la stessa logica del primo, è uno strumento che sostiene il consulente di orientamento nell’esplorazione degli stili di attribuzione causale in soggetti giovani in uscita dal sistema scolastico-formativo. Se le strategie di coping, infatti, rappresentano certamente un’area di investimento di interesse e rilevanza, altrettanto può dirsi per gli stili di attribuzione causale, dimensione, quest’ultima, in stretta relazione con la dimensione del coping, rispetto alla quale si è reso necessario, per l’assenza di analoghi strumenti, mettere a punto un questionario valido e affidabile, di semplice compilazione per gli utenti e di facile scoring e lettura per i consulenti di orientamento. Il volume, nella seconda parte, ripercorre le principali tappe di lavoro realizzate. In particolare fornisce una panoramica delle principali teorie in tema di attribuzioni causali, con riferimento alle definizioni, nate 11 PREMESSA del contesto della psicologia sociale, alle relazioni con altre dimensioni psicologiche e agli stili attributivi, per poi passare alla descrizione del processo di costruzione e delle caratteristiche psicometriche del questionario “Se capitasse a me”. In Appendice è riportato lo strumento, corredato delle griglie per il calcolo dei punteggi e della pagina di profilo. Vogliamo ringraziare tutti coloro che, con la loro disponibilità, la loro partecipazione e il loro supporto, ci hanno consentito di realizzare il lavoro di ricerca: i ricercatori e le ricercatrici sul campo, le/i consulenti, le/gli insegnanti, le istituzioni con cui abbiamo interagito e le tante persone che con interesse hanno compilato i nostri strumenti quando erano ancora in fase di costruzione. Inoltre un sentito ringraziamento per la consulenza metodologica, a Marco Zuffranieri e Lara Colombo. Un ringraziamento particolare va a tutte le scuole che hanno collaborato alla ricerca, consentendo la somministrazione del questionario, e in particolare agli insegnanti incontrati in fase di somministrazione, alla disponibilità dei presidi, all’attenzione e all’impegno delle ragazze e dei ragazzi che hanno compilato il questionario. Grazie, infine, al gruppo di persone che ha somministrato il questionario nelle diverse regioni d’Italia. 12 PRIMA PARTE “Io di fronte alle situazioni di lavoro” Un questionario Isfol sulle strategie di coping CAPITOLO 1 LA DIMENSIONE DEL COPING La letteratura più recente in tema di coping evidenzia come esso sia oggetto di particolare interesse in molteplici attività di orientamento: nei programmi di sostegno alle transizioni di lavoro (Rudisill, Painter, Pollock, 1992), nelle pratiche di valutazione psicologica e di career counselling (Lowman, 1991), nelle azioni di supporto tese a facilitare i processi di scelta verso un migliore benessere (Behson, 2002). Più in generale il coping è competenza che emerge come cruciale soprattutto di fronte ai cambiamenti: “le strategie di coping che le persone utilizzano per negoziare i cambiamenti di vita quali le transizioni lavorative possono influenzare in maniera significativa sia il benessere che accompagna le transizioni stesse, sia il potenziale d’impiego futuro” (Rudisill, Edwards, 2002, p. 57). Rispetto al target degli adulti gli studi fanno soprattutto riferimento all’analisi dello stress e delle sue implicazioni (Compas, et al, 2001): per tutti i tipi di utenza, in ogni caso, il campo di ricerca sembra particolarmente fertile, sia sul versante della raccolta di storie ed esperienze (Frydenberg, 1997), sia sul fronte dell’individuazione di relazioni con altre variabili (nello specifico in relazione al genere: tra i contributi più recenti, Renk, Creasey, 2003). Tale crescente interesse per il tema del coping si pone in linea di continuità con un trend degli studi che attribuisce sempre più centralità a modelli fondati sulle abilità, sul benessere e sulla salute più che non sul deficit: in questa direzione può essere letta l’attenzione diffusa verso il tema dell’ottimismo (Brisette, Scheier, Carver, 2002), e delle emozioni positive (Lazarus, 2000; Folkman, Moskowitz, 2000). 15 CAPITOLO 1 LA DIMENSIONE DEL COPING 1.1 Definire il coping Termine usato in modo intercambiabile con padronanza, adattamento, difesa, il coping non rappresenta però un territorio esclusivo di una prospettiva teorica (Moos, Billings, 1982; Patterson, McCubbin, 1987). In relazione al coping infatti, altre prospettive teoriche hanno elaborato modelli che vi fanno riferimento: - la prospettiva psicoanalitica ha dedicato attenzione agli impulsi, all’esame di realtà, alla risoluzione dei conflitti; - la prospettiva life-span ha evidenziato il concetto di padronanza e di transizione evolutiva; - la prospettiva dell’evoluzione e della modificazione del comportamento si è concentrata sul problem-solving; - la prospettiva culturale e socio-ecologica considera il coping in termini di adattamento all’ambiente fisico; - la prospettiva integrata vede il coping come un aspetto delle capacità che va considerato in interazione con altre risorse. Fatta salva la non esclusività degli studi sul coping, è comunque all’interno della cornice di riferimento socio-cognitiva che si muove la gran parte della ricerca e che si sono, nel corso del tempo, precisati i confini del costrutto: in questo senso si ritiene che l’individuo orienti pensieri e comportamenti verso l’obiettivo di risolvere la fonte di stress e gestire le reazioni emotive ad esso connesse (Lazarus, 1993). Tre aspetti emergono da questa definizione di coping: il suo legame con il contesto, la sua natura di “tentativo”, la sua identità di processo in cambiamento. Il coping è dunque un processo dinamico e non un’entità statica: cambia anche all’interno di una stessa situazione in risposta al modificarsi delle richieste legate a un evento stressante (Lazarus, Speisman, Mordkof, Davidson, 1962). In particolare, Lazarus pone particolare enfasi sulla valutazione cognitiva come componente intrinseca del processo di coping, distinguendo tra valutazione primaria (“qual è la posta in gioco”) e secondaria (“quali risorse ho a disposizione”): all’interno di un modello motivazionale più ampio, i processi valutativi sono fondamentali nel determinare cosa è stressante per uno specifico individuo. Non è però questa l’unica definizione di coping presente in letteratura. È possibile individuare altri cinque contributi capaci di cogliere ulteriori sfumature o modulare il significato del costrutto: - Weisz e colleghi, all’interno di uno studio del coping più attento alle specificità dei bambini e degli adolescenti, lo considerano un’azione tesa verso un obiettivo e motivazionale per natura: gli sforzi di coping sono diretti a mantenere, aumentare o alterare il 16 CAPITOLO 1 LA DIMENSIONE DEL COPING controllo sul contesto e sul sé. In particolare il primary control coping è definito come coping teso a influenzare gli eventi oggettivi o le condizioni, il secondary control coping fa riferimento al coping mirato a ottimizzare la relazione con le condizioni presenti e, infine, l’abbandono è l’assenza di ogni tentativo di coping (Rothbaum, Weisz, Snyder, 1982; Rudolph, Denning, Weisz, 1995; Weisz, 1990). A partire dal modello di Lazarus questi studiosi hanno anche distinto tra risposte di coping, obiettivi sottesi a queste risposte e risultati di coping (Rudolph et al., 1995): le risposte di coping fanno dunque riferimento ad azioni fisiche o psichiche in reazione a stressor, dirette verso il contesto o verso uno stato interno; gli obiettivi del coping sono gli oggetti cui si rivolgono le azioni e riflettono la natura motivazionale del coping; i risultati sono le specifiche conseguenze degli sforzi volitivi del coping. - Skinner e Wellborn (1994) definiscono il coping principalmente come regolazione dello stress. In particolare gli autori si sono concentrati sulle modalità con cui “le persone regolano il loro comportamento, l’emozione e l’orientamento sotto condizioni di stress psicologico” (Skinner, Wellborn, 1994, p. 112): la regolazione del comportamento include processi di information seeking e di problem solving; la regolazione dell’emozione implica il mantenimento di uno sguardo ottimistico; la regolazione dell’orientamento, infine, include l’evitamento. Gli autori considerano risposte di coping volontarie, involontarie e automatiche. - Eisenberg, Fabes, Guthrie (1997) definiscono il coping come un sottoinsieme della più ampia categoria dell’autoregolazione. A partire dall’assunto che gli individui sono coinvolti nella regolazione continua del loro comportamento e delle emozioni, gli autori considerano il coping quella regolazione specificamente diretta verso situazioni di stress, distinguendo tra tre aspetti dell’autoregolazione: “il tentativo di regolare direttamente l’emozione (emotion-focused coping), il tentativo di regolare la situazione (problem-focused coping) e il tentativo di regolare i comportamenti guidati dalle emozioni (behavior regulation)” (Eisenberg et al., 1997, p. 45). Gli autori affermano che, anche se tipicamente il coping e la regolazione dell’emozione richiedono uno sforzo, esso non sempre è consapevole e intenzionale. Va evidenziato come i processi di autoregolazione comprendano anche risposte in circostanze non stressanti, che non sono caratterizzate dagli autori come coping. - Frydenberg (1997) definisce il coping come riferibile ad “una 17 Definire il coping CAPITOLO 1 Definire il coping LA DIMENSIONE DEL COPING gamma di comportamenti funzionali all’adattamento, alla padronanza, alla difesa o alla soluzione realistica di un problema. Si tratta di un costrutto multidimensionale, di cui l’analisi ha generalmente identificato tre componenti: comportamenti, motivazioni e atteggiamenti” (Frydenberg, 1997, p. 15); “il coping è costituito dalle risposte (pensieri, sentimenti ed azioni) che un individuo utilizza per far fronte alle situazioni problematiche in cui si imbatte quotidianamente e in circostanze particolari. Nel suo tentativo di far fronte a ciò che lo circonda egli a volte risolve i problemi, altre volte li ignora” (Frydenberg, 1997, p. 33). Frydenberg e Lewis (1993b) hanno definito il coping dunque come un insieme di azioni cognitive ed affettive che emergono in risposta ad una preoccupazione e che rappresentano un tentativo di ristabilire l’equilibrio o di rimuovere un turbamento: ciò può avvenire o risolvendo un problema (cioè, rimovendo lo stimolo) o adattandosi alla preoccupazione senza risolverla (Frydenberg, 1997). - Compas (1998; Compas., Connor-Smith, Osowiecki, Welch, et al., 1997) considera il “coping come un aspetto di un più ampio set di processi che sono messi in atto in risposta allo stress (...) come uno sforzo consapevole e volontario per regolare l’emozione, il pensiero, il comportamento, la fisiologia e il contesto, in risposta a eventi e circostanze stressanti (...) determinato dallo sviluppo biologico, cognitivo, sociale ed emotivo dell’individuo” (Compas et al, 2001, p. 89). Gli autori, per meglio precisare il concetto (e dunque dare vita ad un costrutto di più semplice misurabilità), a differenza di altri, fanno riferimento al coping come ad un’azione volontaria. La numerosità delle definizioni (Latack, Havlovic, 1992; Zeidner, Endler, 1996) è già una “misura” della complessità, oltre che dell’interesse verso il costrutto: tale complessità, come hanno evidenziato Susan Folkman e Judith T. Moskowitz, dalle pagine di American Psychologist (2000), sembra essere riconducibile ad alcuni tratti distintivi: - il coping ha molte funzioni, includendo (ma non limitandosi a) la regolazione dello stress e la gestione delle cause (Parker, Endler, 1996); - il coping è influenzato dalle caratteristiche valutate del contesto stressante, inclusa la sua controllabilità (Baum, Fleming, Singer, 1983); - il coping è influenzato dalle disposizioni personali, (Carver, 18 CAPITOLO 1 LA DIMENSIONE DEL COPING Scheier, 1999; Hewitt, Flett, 1996) tra le quali, in particolare, l’ottimismo, il nevroticismo e l’estroversione; - il coping ha come obiettivo quello di elevare il benessere personale (Hobfoll, 1998), pur se non sempre le strategie adottate sono efficaci, nel breve o nel lungo periodo (Zeidner, Saklofske, 1996). Se questi sono i riferimenti principali utili a definire i confini del costrutto, esso sembra assumere caratteristiche particolari in relazione al momento evolutivo della persona e al genere. Anzitutto i dati di ricerca affermano come siano osservabili differenze nelle varie fasi della vita delle persone: la Frydenberg (1997; 2003) sottolinea come tali differenze siano estremamente significative e siano particolarmente evidenti quelle tra prima e tarda adolescenza. Anche la maggior parte delle ricerche che si sono concentrate sugli adulti hanno consentito di affermare come la variabile “età” sia di impatto sulla scelta delle strategie di coping: in particolare uno studio che ha coinvolto soggetti dai 21 ai 91 anni (McCrae, 1982) ha rilevato, con l’aumentare dell’età, una diminuzione del ricorso a strategie di evasione dalla realtà e di reazione ostile. Come sostiene la Frydenberg, “in teoria è infinito il numero di azioni di coping (inclusi pensieri e sentimenti) che le persone usano per gestire le proprie preoccupazioni: la gamma va dal raccogliere informazioni, esaminare le cose da fare e correre il rischio, all’ignorare il problema” (Frydenberg, 1997, p. 38). Questa affermazione dà conto dell’elevato numero di sotto-dimensioni, piuttosto che non di strategie, che la letteratura ha individuato all’interno del coping (l’Adolescent Coping Scale di Frydenberg e Lewis, 1993b, individua 18 strategie). Tra le dimensioni più citate il primo riferimento è alla distinzione tra: - coping orientato al problema, quando le azioni messe in atto sono tese ad agire sul contesto per risolvere le difficoltà; - coping orientato all’emozione, quando la persona agisce non tanto per modificare la situazione, quanto per intervenire sul proprio vissuto emotivo, contenendo le ansie (Folkman, Lazarus, 1988). Un’altra distinzione consolidata in letteratura è tra azioni che implicano affrontare la situazione e azioni di evitamento della situazione stessa: questo secondo caso può coincidere con azioni di netto rifiuto della situazione oppure con comportamenti “alternativi”, che hanno valore rilassante e rassicurante per la persona e che dunque sono orientati a gestire il vissuto emotivo (e coincidono, di fatto, con il coping orientato al- 19 Definire il coping CAPITOLO 1 Definire il coping LA DIMENSIONE DEL COPING l’emozione). Talvolta all’evitamento della situazione si affiancano vissuti pessimistici riferiti al sé, e relativi all’attribuzione di incapacità o inadeguatezza di fronte ai problemi, quando non di autocolpevolizzazione. Se questi sono i riferimenti principali utili a definire i confini del costrutto, esso sembra assumere caratteristiche particolari in relazione al momento evolutivo della persona e al genere. Anzitutto i dati di ricerca affermano come siano osservabili differenze nel ricorso alle modalità di coping, nelle varie fasi della vita delle persone: la Frydenberg (1997; 2003) sottolinea come tali differenze siano estremamente significative e siano particolarmente evidenti quelle tra prima e tarda adolescenza. La maggior parte delle ricerche si sono concentrate sugli adulti e hanno consentito di affermare come la variabile “età” sia di impatto sulla scelta delle strategie di coping: in particolare uno studio che ha coinvolto soggetti dai 21 ai 91 anni (McCrae, 1982) ha rilevato una diminuzione del ricorso a strategie di evasione dalla realtà e di reazione ostile con l’aumentare dell’età. Nel quadro evolutivo dell’adolescenza, le abilità di coping sono ancora poco sviluppate: i giovani sono sottoposti a continue richieste e a eventi talvolta percepiti come difficilmente gestibili (basti pensare ai continui impegni scolastici e non, alle elevate aspettative dei genitori e della scuola), accanto ai normali cambiamenti legati alla loro evoluzione, con la conseguenza di alti livelli di stress, che possono indurre vissuti di autocolpevolizzazione e il ricorso a modalità di fronteggiamento, finalizzate alla riduzione della tensione, non adattive (si pensi all’assunzione di alcol e droghe). Proprio per questo, perché si alternano, ravvicinati, stati di benessere e malessere, la ricerca volta a cogliere le differenze nei pattern di utilizzazione del coping tra prima e tarda adolescenza offre dati non immediatamente interpretabili: in linea generale sembra comunque che con l’aumentare dell’età, cresca anche il senso di controllo delle situazioni problematiche e, di conseguenza, aumenti il ricorso a risposte di “coping di approccio” (Ebata, Moos, 1994; Frydenberg, 1997). La letteratura su stress e coping fornisce inoltre numerose indicazioni a supporto della presenza di differenze nel ricorso alle strategie di coping in funzione del genere e dell’identità di genere, intesa come la modalità con cui gli individui (maschi e femmine) tendono a vedere se stessi rispetto alle proprie caratteristiche, capacità e comportamenti (Berk, 1991). Ricerche meno recenti suggerivano che i maschi sembravano fare maggiormente ricorso a strategie di coping attive e centrate sul problema (Pearlin e Shooler, 1978) mentre le femmine più a strategie 20 CAPITOLO 1 LA DIMENSIONE DEL COPING centrate sull’emozione e sulla ricerca di supporto sociale. Contributi più recenti suggeriscono che i maschi sarebbero maggiormente competitivi, orientati al compito e aggressivi nella risoluzione dei problemi, specialmente in ambito lavorativo, invece le femmine tenderebbero ad essere prosociali, assertive ed empatiche nel coping, specialmente in ambito interpersonale (Hobfall, Dunahoo, Ben-Porath, & Monnier, 1994). In un recente studio è stato ipotizzato che il genere e l’identità di genere siano correlati in modo diverso alle strategie di coping usate dagli adolescenti. In particolare, gli adolescenti con alto punteggio di mascolinità, tenderebbero a utilizzare maggiori strategie di coping centrate sul problema. Viceversa, gli adolescenti con alto punteggio di femminilità tenderebbero a utilizzare maggiormente strategie di coping centrate sulle emozioni (Renk, Creasey, 2003). I risultati della ricerca sembrano indicare che l’identità di genere è un miglior predittore dell’utilizzo di differenti strategie di coping, rispetto al genere. 1.2 Coping e altre dimensioni psicologiche Non solo sono state evidenziate sotto-dimensioni del coping, ma è stata posta particolare attenzione anche all’individuazione di altri elementi psicologici che con esso si pongono in relazione. Molti studi, ad esempio, hanno messo in relazione coping, autoefficacia (Bandura, 1977, 1982, 1984) e locus of control: per affrontare lo stress sarebbe molto importante sviluppare un elevato senso di efficacia personale o di fiducia nelle proprie abilità. Gli studenti che nutrono fiducia in se stessi sono quelli che non percepiscono le richieste stressanti provenienti dall’Università come minacce ma come sfide (Schwarzer, Schwarzer, 1982). Più recente è invece l’interesse circa la relazione tra il coping e il concetto di sé o l’autostima. Il “concetto di sé – le idee e le percezioni che un individuo ha rispetto a se stesso – è una determinante fondamentale del comportamento, costituito da percezioni riguardo al sé in aree relative, ad esempio, all’accettazione sociale, all’attrazione fisica, all’abilità atletica e alle capacità scolastiche” (Frydenberg, 1997, p. 76). Se qualcuno tenta di distinguere tra descrizione del sé (concetto di sé) e valutazione del sé (autostima), molti autori non condividono questa distinzione e ritengono che il concetto di sé sia per sua stessa natura valutativo (Marsh, 1990). L’autostima è stata in effetti definita da Coopersmith (1967) come una valutazione che l’individuo fa di sé stesso, sia in termini di disapprova- 21 Definire il coping CAPITOLO 1 Coping e altre dimensioni psicologiche LA DIMENSIONE DEL COPING zione che di approvazione, tale da indicare dunque quanto un individuo si ritenga capace e significativo. Molti studi si sono occupati di indagare il legame tra autostima e coping: Seiffge-Krenke (1990b) ha rilevato che, quando i soggetti di un campione venivano classificati secondo il loro stile di coping predominante (attivo, interno ed evitante), concetto di sé e stile di coping risultavano correlati. Altre ricerche hanno confermato l’esistenza di una relazione tra coping e concetto di sé, anche se solo per alcuni aspetti del secondo (Boldero, Frydenberg, Fallon, 1993; Jerusalem, Schwarzer, 1989). Volendo distinguere tra autostima e autoefficacia, vale però la considerazione di un carattere pervasivo e valutativo ad ampio spettro del primo costrutto, laddove il secondo si connota come maggiormente situazionale e vincolato ad elementi precisi del contesto. Il legame tra coping ed emozione invece è di riferimento più intrinseco agli studi, soprattutto perché il controllo delle emozioni è considerato come una dimensione del coping stesso. Il rilievo che l’analisi congiunta di strategie di coping e vissuti emotivi può avere, sul fronte degli studi, è relativo a considerazioni circa la difficile verifica dell’adattività (Lazarus, Folkman, 1987) di determinati comportamenti di coping. L’efficacia del coping è infatti una questione che deve costantemente essere sottoposta a precisazioni contestuali: ciò che vale in una circostanza può essere disadattivo e disfunzionale nell’altra: “a causa delle intrinseche difficoltà nel determinare l’efficacia dell’esito, sono stati pochi i tentativi di studiare gli effetti del coping a breve e a lungo termine. A breve termine si possono considerare gli effetti psicologici, ma soprattutto i cambiamenti dell’umore, le emozioni o gli stati affettivi” (Frydenberg, 1997, p. 46). In questo senso lo studio dell’associazione tra la scelta di determinate strategie di coping e i vissuti emotivi specifici correlati può sostenere la comprensione dell’adattività delle strategie intraprese. Alcune ricerche hanno posto in relazione autostima, emozioni negative e azioni di fronteggiamento: Heimpel, Wood, Marshall, Brown (2002), ad esempio, evidenziano come persone con una stima di sé più bassa appaiano meno motivate a porre rimedio alle emozioni negative, ritenendo queste ultime caratteristiche personali ineliminabili e dunque inevitabilmente da accettare. Un’altra ragione che pare rilevante a questo proposito è rintracciabile nell’indulgere in pensieri autocritici, tali da minare l’autoefficacia e quindi la motivazione. Le tendenze della ricerca si orientano, in ogni caso, sempre più ad approfondire il legame con la dimensione emotiva e, in particolare, con l’affettività positiva (per dirla con Folkman e Moskowitz, 2000): “ciò che è stato sottorappresentato nelle ricerche sul coping è un approccio che 22 CAPITOLO 1 LA DIMENSIONE DEL COPING guardi all’altro lato della medaglia, un approccio che esamini l’affettività positiva nei processi di stress” (p. 647). L’affettività positiva, non del tutto ignorata in passato, è stata messa in relazione con la valutazione della situazione stressante in termini di sfida da cogliere oppure con la percezione della soluzione e del successo nel fronteggiamento (Folkman, Lazarus, 1985), oltre che, in generale, ritenuta segnale della cessazione della situazione avversiva (soprattutto come “sollievo”). Viene però evidenziato, in particolare da Folkman e Moskowitz (2000), come molti modelli non siano sufficientemente attenti a valorizzare il significato delle emozioni positive (come meglio preferisce definirle Lazarus, 2000), che possono essere considerate forti segnali di capacità di adattamento: la ricerca ha infatti evidenziato come talvolta possa essere presente la percezione di beneficio dal confrontarsi con situazioni stressanti, in termini di acquisizione di nuove abilità, di opportunità di crescita, di cambiamento personale. In particolare, le ipotesi di ricerca sostengono che l’affettività positiva possa affiancare lo stress in un periodo dato, contribuendo a dotare di significato le esperienze di vita: quando ciò accade, siamo di fronte a strategie di coping capaci di accrescere il benessere della persona. La ricerca insegna inoltre che alcune variabili di personalità predicono in maniera relativamente stabile gli stili di coping e alcune risposte di coping in una varietà di situazioni stressanti (Costa, Somerfeld, McCrae, 1996), ma è necessario uno studio maggiormente puntuale rispetto a specifici contesti e situazioni. Rispetto a tutte queste dimensioni di rilievo a fini orientativi, sarà importante pensare in termini di progettazione: affiancare strumenti pertinenti agli obiettivi della consulenza orientativa, e ben integrati tra di loro significherà appunto, tra l’altro, presidiare l’analisi dell’intreccio tra queste dimensioni di sostanziale rilevanza. 1.3 I questionari di coping A fronte della crucialità del tema risulta certamente riconosciuta l’importanza di avere a disposizione strumenti utili di valutazione del coping, all’interno di percorsi tanto di counselling quanto di coaching (Rudisill, Edwards, 2002). Tuttavia la difficoltà di costruire strumenti dedicati è proprio connessa alla notevole variabilità del costrutto: il ricorso alle strategie di coping varia infatti tra le persone, ma anche nella stessa persona in differenti situazioni. Si pone dunque fortemente la questione se sia possibile ottenere misure generali di coping o se esso sia per natura specifico: in questo senso sono state individuate sia misure generali, ovvero strumenti utilizzabili per diversi tipi di agenti stressanti 23 Coping e altre dimensioni psicologiche CAPITOLO 1 I questionari di coping LA DIMENSIONE DEL COPING (Frydenberg, 1997), sia misure specifiche, ovvero strumenti relativi al variare delle strategie di coping nei diversi contesti e tra i differenti agenti stressanti (si veda ad esempio: Behson, 2002, sul fronteggiamento del conflitto lavoro-famiglia; Kinicki, Latack, 1990, sul fronteggiamento della perdita di lavoro). Un’ulteriore difficoltà si incontra per quanto riguarda l’adattività delle azioni di coping: essa è infatti non invariabilmente attribuibile al ricorso ad uno specifico pattern di strategie. Se, in linea generale, si conviene su una maggiore adattività delle strategie problem-focused e di quelle in cui il problema viene affrontato, rispetto a quelle emotion-focused o che implicano l’evitamento del problema, l’effettivo significato adattivo non può che essere stabilito in relazione al contesto e alla situazione. Differenti sono gli “indicatori” di adattività chiamati in causa dalla ricerca: tra gli altri è possibile elencare, oltre ai vissuti emotivi positivi, la soluzione del conflitto o della situazione stressante, la riduzione della reazione fisiologica o biochimica, la riduzione dello stress psicologico, il funzionamento sociale normale, il ritorno alle attività precedenti l’evento stressante, il benessere personale o di “altri” significativi, il mantenimento dell’autostima positiva, l’efficacia percepita. Un altro tratto distintivo degli strumenti sul coping è che, data la struttura multidimensionale del costrutto, i fattori o le sottoscale individuate sono spesso correlate tra di loro (Carver, Scheier, Weintraub, 1989). Rispetto ai problemi psicometrici delle diverse scale di coping, Endler e Parker (1990) offrono alcune considerazioni critiche: il lavoro di Billings e Moos (1981) individua 3 sottoscale di coping (active-behavioral, active-cognitive, avoidance) create su base razionale e non fattoriale: le tre scale hanno bassa affidabilità (coefficienti alpha che variano da .44 a .80). Nella revisione del loro lavoro1 (1984) gli autori hanno aumentato il numero degli item da 19 a 31 e hanno utilizzato una scala likert a 4 punti invece della modalità di risposta SI/NO. Questa modifica non ha però migliorato l’affidabilità delle sottoscale (i coefficienti alpha variano da .41 a .66); Lazarus e Folkman2 (1985) hanno incontrato molte difficoltà con la loro scala, difficoltà che hanno dato origine alle diverse versioni del Wais of Coping Questionnaire. In particolare una revisione ha portato alla costruzione di un questionario composto da 66 item con scala Likert a 1 “Coping, stress, and social resources among adults with unipolar depression”, Journal of Personality e Social Psychology, 46, 877-891 2 Folkman, S., Lazarus, R. S. (1985) “If it changes it must be a process: Study of emotion and coping during three stages of a college examination”, Journal of Personality and Social Psychology, 48, pp. 150–170. 24 CAPITOLO 1 LA DIMENSIONE DEL COPING 4 punti (nella versione precedente il questionario, che si chiamava Checklist aveva opzione di risposta SI/NO). Se la fattoriale ha dato una soluzione a sei fattori, gli item non avevano però punteggi fattoriali chiaramente leggibili e un fattore era stato eliminato. Gli autori hanno identificato dunque 8 sottoscale, sei delle quali, gerarchicamente riconducibili a un coping emotion-focused. La consistenza interna delle scale è comunque bassa (i coefficienti alpha variano da .56 a .85). 25 I questionari di coping CAPITOLO 2 LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO La messa a punto del questionario ha seguito diverse macro fasi di lavoro. In questo capitolo si renderà conto soprattutto di due passaggi: 1. la fase di ricerca qualitativa finalizzata alla raccolta di situazioni ed episodi legati alla vita adulta, in particolare, alla vita di lavoro; 2. l’analisi dei dati qualitativi e la costruzione degli item. 2.1 La fase di ricerca qualitativa A valle della ricognizione sulla letteratura specialistica, ha preso avvio la ricerca qualitativa sul campo attraverso la realizzazione di un centinaio di interviste strutturate e finalizzate a raccogliere situazioni che quotidianamente le persone si trovano ad affrontare e che, in un certo senso, sfidano le loro risorse cognitive, affettive e comportamentali. Lo strumento messo a punto per realizzare questa prima fase di ricerca aveva lo scopo di consentire la confrontabilità dei dati raccolti da differenti intervistatori in diverse zone d’Italia, così da garantire la maggiore copertura geografica possibile. Di seguito si presenta brevemente lo strumento utilizzato, il campione coinvolto e la modalità di analisi dei dati adottata. Le interviste hanno interessato un’ampia fascia di soggetti (adulti tra i 26 e i 55 anni circa), caratterizzata da diverse condizioni occupazionali. Al fine di raccogliere sia una gamma di situazioni tipo sia di modalità specifiche di fronteggiamento si è messa a punto la traccia di intervista di seguito descritta. Poiché le interviste sono state realizzate da diversi intervistatori è stata definita una consegna standard (riportata nel riquadro 1), anche per limitare al minimo le differenze e rendere la procedura di raccolta dei dati il più possibile omogenea. 27 CAPITOLO 2 La fase di ricerca qualitativa LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO Riquadro 1 - La consegna dell’intervista Cara amica, caro amico, chiediamo la tua collaborazione per raccogliere alcuni dati che ci serviranno per costruire un questionario da utilizzare all’interno di un percorso di orientamento, rivolto a soggetti adulti. Questo lavoro di ricerca è realizzato dall’Isfol di Roma con la collaborazione della società di consulenza Polis 2000. Il tuo contributo sarà importante per poter raccogliere situazioni, esperienze e casi che donne e uomini della tua età possono incontrare nella loro vita quotidiana. Per ulteriori informazioni: [email protected] Alle persone intervistate è stato chiesto di descrivere sinteticamente alcune situazioni “problematiche, difficili, sfidanti” (riquadro 2) vissute nel recente periodo, facendo riferimento a 3 principali contesti (indicando da 1 a 3 situazioni per ogni contesto): il lavoro, la famiglia, il tempo libero e le amicizie. Riquadro 2 - La traccia dell’intervista Ti chiediamo di descrivere sinteticamente alcune situazioni problematiche, difficili, sfidanti, che ti sei trovato ad affrontare nel recente periodo, facendo riferimento a 3 principali contesti: il lavoro, la famiglia, il tempo libero/le amicizie e… il resto della vita. (Indica da 1 a 3 situazioni per ogni contesto) Il lavoro Situazione da affrontare Che cosa è accaduto? Che cosa hai pensato/fatto? La famiglia Situazione da affrontare Che cosa è accaduto? Che cosa hai pensato/fatto? Il tempo libero e le amicizie Situazione da affrontare Che cosa è accaduto? Che cosa hai pensato/fatto? 28 CAPITOLO 2 LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO Una terza e ultima parte era dedicata alla compilazione di alcuni dati anagrafici, utili per l’analisi del campione. 2.2 Il campione di adulti intervistati Le situazioni raccolte sono relative a un campione di 103 soggetti di età media pari a 30 anni. Il campione vede una netta prevalenza di donne (Tabella 1). Tabella 1 - Distribuzione del campione per genere Validi Mancanti Totale Maschio Femmina Totale Mancante di sistema Frequenza 29 70 99 4 103 Percentuale 28,1 68,0 96,1 3,9 100,0 Fonte: Elaborazione Isfol Per quanto riguarda la condizione lavorativa, come si evince dalla tabella 2, il 66% del campione ha un’occupazione, il 18,4% circa è composta da persone senza lavoro e l’8,7% dichiara di essere inoccupato (il 6,8% delle persone non ha risposto a questa domanda). Tabella 2 - Distribuzione del campione secondo la condizione lavorativa Validi Mancanti Totale Occupati Disoccupati Inoccupati Totale Mancante di sistema Frequenza 68 19 9 96 7 103 Percentuale 66,0 18,4 8,7 93,1 6,8 100,0 Fonte: Elaborazione Isfol 2.3 L’analisi delle interviste I dati delle interviste sono stati imputati in una matrice di excel e successivamente analizzati attraverso un metodo di analisi del testo di tipo squisitamente qualitativo3. Dai protocolli di intervista è stato possibile 3 In questa fase di lavoro si ringrazia per la collaborazione Alessia Zuzio (Polis 2000). 29 CAPITOLO 2 L’analisi delle interviste LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO individuare molte situazioni ricorrenti e salienti e definire un primo inventario di item cui fare ricorso per la messa a punto del questionario. Di seguito si riportano alcune considerazioni di carattere generale emerse dall’analisi delle situazioni raccolte che hanno contribuito ad alimentare le riflessioni del gruppo di ricerca intorno al tema del coping e della vita adulta. L’ambito del lavoro In generale, le situazioni di lavoro sono risultate più facilmente individuabili dalle persone, e quindi sono state numericamente maggiori e più varie sia per tipologia sia per strategie di fronteggiamento ad esse associate. Questo dato si può leggere anche in relazione all’intreccio continuo, per gli adulti, tra il lavoro e le altre sfere della vita, per cui spesso gli accadimenti in un ambito rimandano ad altri. In alcuni casi, questo fatto si è associato a una certa difficoltà nell’isolare delle situazioni di lavoro nette e precise, ed è anche in funzione di ciò che si è optato per concentrare la costruzione degli item del questionario solo sull’ambito professionale. Dall’esame delle situazioni di difficile fronteggiamento in questo specifico caso, è soprattutto nel cambiamento (termine che compare in un numero piuttosto elevato di situazioni) di ruolo, di lavoro e di contesto che si evidenzia un nodo problematico. La reazione generalmente più diffusa, nell’affrontare la sfida offerta dalla situazione, rimanda alla ricerca del supporto dei colleghi, sia attraverso la richiesta diretta di un aiuto concreto sul fronte di delucidazioni e informazioni pratiche, sia nell’osservazione di comportamenti da essi messi in atto con successo e consolidati. Altra strategia di riduzione dell’ansia (dunque di emotion-focused coping) rinvia alla gestione razionale del soggetto dei propri impegni e dei vissuti di insicurezza, attraverso una programmazione concreta delle attività, una maggiore organizzazione degli impegni, ma soprattutto con il ricorso alle proprie risorse personali di adattamento e flessibilità. L’ambito della famiglia Questo ambito di situazioni rimanda, come si è già detto, inevitabilmente anche alla sfera del lavoro, soprattutto nei casi in cui sia meno definita l’identità professionale o le dimensioni sociali ed emotive legate 30 CAPITOLO 2 LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO alla scelta lavorativa abbiano avuto ricadute di un qualche tipo sulla famiglia. Il tema indubbiamente centrale, per quanto riguarda la sfera più personale ed affettiva, fa riferimento a un insieme di situazioni problematiche e difficili (soprattutto emotivamente) relative a eventuali problemi di salute che possono riguardare alcuni membri della famiglia. La sfera del benessere dei propri cari, emerge dunque come cruciale, soprattutto nella misura in cui è minacciata, identificando situazioni caratterizzate da momenti anche di profonda sofferenza. La dimensione dell’accudimento e della “genitorialità” ricorre con frequenza non solo nell’accezione negativa della difficoltà del prestare aiuto; al contrario, si accompagna spesso alla descrizione della gioia e dell’emozione della nascita di un figlio, un evento intensamente vissuto e descritto come portatore di cambiamenti profondi e radicali nella vita familiare. La percezione di cambiamento si accentua in modo particolare quando l’evento della gravidanza è vissuto per la prima volta, segnando una tappa fondamentale in seguito alla quale nulla sarà più come prima e sarà necessario riorganizzare non solo i propri ritmi di vita, ma costruirsi una disposizione mentale e uno spazio psicologico adatti nei quali il nuovo arrivato possa trovare una collocazione. Non mancano, inevitabili, i riferimenti alle difficoltà connesse alla gestione del rapporto quotidiano con i figli, che si nutre di discussioni e spesso di rimproveri. Altri motivi, meno incisivi, che compaiono tra le situazioni di difficile fronteggiamento riguardano a volte la solitudine nella vita sentimentale, altri viceversa rimandano alla prospettiva di una nuova vita di coppia conseguente alla scelta di sposarsi e di reimpostare esigenze e priorità. L’ambito del tempo libero e delle amicizie A fronte della richiesta di enunciare situazioni problematiche relative al “resto della vita”, escludendo quindi famiglia e lavoro, la risposta pressoché univoca delle persone è legata alla constatazione della scarsità di tempo da dedicare a se stessi, alle passioni da coltivare, agli amici. Il tempo da dedicare al lavoro, sia in orari regolari che durante le festività o a causa delle trasferte sottrae spazio alla frequentazione delle amicizie, assorbendo energie e imponendo rinunce alla propria vita privata; in alcuni casi la conseguenza è l’allontanamento o addirittura la perdita di relazioni significative. A volte l’atteggiamento adottato è quello di un filosofico distacco, frutto della consapevolezza che il tem- 31 L’analisi delle interviste CAPITOLO 2 L’analisi delle interviste LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO po perduto verrà recuperato in un secondo momento, con più calma. Si interseca al motivo del tempo libero anche il tema della gestione del ménage familiare, in modo particolare nel caso in cui la famiglia si arricchisca di nuovi componenti che richiedono cure, attenzioni, responsabilità. La necessità di spendersi in un duplice ruolo, sul fronte della famiglia e su quello del lavoro, pur senza atteggiamenti rivendicativi è avvertita come indispensabile, benché essa concorra ad impegnare tempo che si potrebbe dedicare alla cura dei propri interessi; è quindi necessario, per poter conciliare i diversi fronti, stabilire una scala di priorità nelle attività da svolgere. Nell’ambito delle reazioni emotive, alla semplice constatazione dei propri sentimenti di amarezza verso tali situazioni si alterna la presa in carico della situazione, tradotta nella ricerca di chiarificazione e nel desiderio di riconciliazione. In generale, le piccole storie raccolte in questo ambito sono spesso poco precise e chiare. Sembra quasi che questa sfera della vita costituisca una sorta di categoria residuale dove meno netti sono gli episodi significativi o i ricordi associati. 2.4 La definizione dello strumento Nonostante dall’analisi dei protocolli siano emerse molte situazioni interessanti per i diversi contesti presi in considerazione, si è scelto di concentrare l’attenzione solo nell’ambito del lavoro al fine di costruire uno specifico strumento ad uso orientativo per adulti, in quanto, come già accennato, l’ambito lavorativo appariva per qualche verso quello più sollecitante. Per quanto riguarda le strategie di coping, si è proceduto a un lavoro di attribuzione delle varie situazioni di lavoro, precedentemente selezionate, a quattro modalità più ampie di fronteggiamento già descritte in letteratura (anche prendendo a modello il quadro emerso in relazione alla versione per giovani di “Io di fronte alle situazioni”). Le situazioni e le strategie così individuate sono state poi ricondotte a 4 tipi principali di coping (non nettamente indipendenti l’uno dall’altro) attraverso un lavoro di giudici: - analisi e valutazione della situazione (AVS): identifica una modalità di fronteggiamento attiva che comporta azioni finalizzate alla risoluzione del problema; - autocolpevolizzazione/autocritica (AA): identifica una difficoltà a fronteggiare la situazione, connessa alla credenza da parte del soggetto di non essere capace di agire in maniera risolutiva; - ricerca di supporto sociale (RSS): identifica una tendenza ad af- 32 CAPITOLO 2 LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO frontare la situazione ricercando l’aiuto di altri ai quali viene chiesto un sostegno concreto nella soluzione del problema oppure un conforto emotivo; - evasione ed evitamento (EE): identifica una tendenza a fuggire dalla situazione, attraverso comportamenti di tipo sostitutivo o consolatorio oppure attraverso azioni di netto rifiuto della situazione stessa. A partire dalle situazioni raccolte sono stati poi identificati specifici item, presentati nella forma di una situazione descritta sinteticamente e della relativa modalità di fronteggiamento. È stato dunque possibile definire la prima versione del questionario, composta da 88 item. Questa versione è stata considerata sufficientemente articolata e capace di porre le persone di fronte a diverse situazioni (specifiche per diversi contesti) e allo stesso tempo di offrire la possibilità di posizionarsi rispetto a differenti modalità di fronteggiamento. 2.5 La descrizione del questionario Per ogni item, composto da una situazione e da una modalità di fronteggiamento, era chiesto al soggetto di immaginarsi nella situazione descritta e di indicare con quale frequenza avrebbe fatto ricorso alla modalità proposta su di una scala da 1 (mai) a 5 (sempre) di cui proponiamo un esempio: Ho serie difficoltà sul lavoro… … mi do da fare per cercare un’altra occupazione Mai Sempre Esempio Questa versione del questionario è stata somministrata ad un primo campione di 174 soggetti, provenienti da diverse regioni d’Italia. Il campione presenta un’età media di 36 anni ed è risultato ben distribuito per quanto riguarda il genere e il tipo di professione (pur se con una prevalenza di impiegati). In fase di analisi dei dati, si è scelto successivamente, per ragioni diverse, di privilegiare gli item omogenei per contesto, ossia quello di lavoro. Due sono le fondamentali argomentazioni che hanno indotto e so- 33 La definizione dello strumento CAPITOLO 2 La descrizione del questionario LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO stenuto tale ipotesi di lavoro: da un lato la necessità di ancorare saldamente lo strumento ad un più unitario contesto, considerata l’influenza del contesto su tale dimensione (Baum, Fleming, Singer, 1983), dall’altro l’uso elettivo nell’ambito dell’orientamento professionale per il quale lo strumento è finalizzato. Obiettivo dell’analisi dei dati è stato duplice: da un lato, verificare le caratteristiche degli item e la struttura del questionario, dall’altro, individuare gli item più efficaci onde mettere a punto una versione del questionario più “snella” da somministrare al campione nazionale. 2.6 Una prima somministrazione Il campione di 174 rispondenti, proviene da diverse regioni d’Italia. Esso è risultato ben distribuito per quanto riguarda il genere e presenta un’età media di 36 anni. (Tab.3) Tabella 3 - Prima somministrazione - Distribuzione del campione per genere FEMMINA MASCHIO TOTALE MISSING Frequenza 96 74 170 4 174 Percentuale 55,2 42,5 97,7 2,3 100,0 Percentuale valida Percentuale cumulata 56,5 56,5 43,5 100,0 100,0 Fonte: Elaborazione Isfol La suddivisione in classi di età risulta dunque corrispondente a quelle che erano le attese e sul piano professionale emerge una netta prevalenza di impiegati/e, anche se le professioni paiono abbastanza diversificate, come si può osservare dalla Tabella 4. Tabella 4 - Prima somministrazione - Distribuzione del campione per classi di età 20-30 31-40 41-50 51-60 TOTALE MISSING Frequenza 48 70 40 13 171 3 174 Fonte: Elaborazione Isfol 34 Percentuale 27,6 40,2 23,0 7,5 98,3 1,7 100,0 Percentuale valida 28,1 40,9 23,4 7,6 100,0 Percentuale cumulata 28,1 69,0 92,4 100,0 CAPITOLO 2 LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO Questa prima somministrazione del questionario ha consentito di ridefinirne la dimensione complessiva. In particolare, la riduzione degli item è avvenuta attraverso diverse modalità: - indicazioni raccolte dai rispondenti - distribuzione di frequenza alle risposte - analisi fattoriale esplorativa (eliminazione di item con loading bassi, rispetto a soluzioni interessanti, oppure con loading alti su più fattori). Attraverso questi passaggi è stato possibile ottenere la versione del questionario a 50 item, somministrata a un campione nazionale. 35 Una prima somministrazione CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO 4 La somministrazione su campione nazionale ha consentito di avere dati significativi per effettuare tutte le analisi utili alla verifica delle principali caratteristiche psicometriche dello strumento e alla messa a punto della versione definitiva del questionario. La versione del questionario utilizzata è dunque quella composta da 50 item rispetto ai quali è chiesto di rispondere su di una scala da 1 a 5 (mai-sempre). Per la somministrazione nazionale la popolazione da raggiungere doveva essere rappresentativa di differenti aree professionali, di diverse aree d’Italia e complessivamente compresa entro un range di età compreso tra i 26 e i 55 anni. La somministrazione del questionario è avvenuta prevalentemente in maniera individuale ed ha richiesto un tempo non superiore ai 30 minuti, trattandosi in tutto di 50 item. 3.1 Il campione Il campione raggiunto dalla somministrazione nazionale è risultato composto da 1548 soggetti, di cui il 51 % donne e il 49 % uomini. Il campione è risultato anche ben distribuito per quanto riguarda la provenienza geografica, la professione dichiarata (Tab.5) e il titolo di studio (Tab.6). 4 L’analisi dati è stata realizzata in collaborazione con il dott. Marco Zuffranieri (Università di Torino). 37 CAPITOLO 3 Il campione LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO Tabella 5 - Somministrazione nazionale - Distribuzione del campione per professione Frequenza Percentuale 9 31 76 65 33 130 444 99 105 124 138 39 95 136 1525 24 1548 ,6 2,0 4,9 4,2 2,1 8,4 28,7 6,4 6,8 8,0 8,9 2,5 6,1 8,8 98,5 Addetto all’agricoltura Artigiano Casalinga Commerciante Dirigente Disoccupato Impiegato Imprenditore Insegnante Libero professionista Operaio Quadro/Funzionario Studente Altro Totale Mancante di sistema Percentuale valida ,6 2,0 5,0 4,3 2,2 8,5 29,1 6,5 6,9 8,1 9,0 2,6 6,2 8,9 100,0 Percentuale cumulata ,6 2,6 7,6 11,9 14,0 22,6 51,7 58,2 65,0 73,2 82,2 84,8 91,0 99,9 100,0 Fonte: Elaborazione Isfol Tabella 6 - Somministrazione nazionale - Distribuzione del campione per titolo di studio Frequenza Licenza elementare 34 Licenza media o 233 avviamento professionale Diploma 684 Laurea 538 Altro 40 Totale 1529 Mancante di sistema 19 1548 Percentuale 2,2 15,1 Percentuale valida 2,2 15,2 Percentuale cumulata 2,2 17,5 44,7 35,2 2,6 100,0 62,2 97,4 100,0 44,2 34,8 2,6 98,8 1,2 100,0 Fonte: Elaborazione Isfol 3.2 L’analisi dei dati L’analisi dei dati ha previsto differenti passaggi: - Valutazione e selezione degli item - Analisi delle componenti principali - Analisi di attendibilità - Calcolo dei punteggi Stanine 38 CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO L’analisi dei dati Valutazione e selezione degli item Preliminarmente sono state studiate le distribuzioni di frequenza di tutti i 50 item. Il criterio di esclusione principale è stato in questa fase una forte asimmetria nelle distribuzioni (skewness uguale o superiore a 1.00 in modulo, vedi tab.7). Questo soprattutto per non dare luogo all’individuazione di componenti dovute esclusivamente a correlazioni sovrastimate tra variabili fortemente asimmetriche. Le variabili escluse in questa fase (8) sono state oggetto di una successiva rivalutazione al termine del procedimento di selezione degli item. Una volta prodotte le prime analisi delle componenti principali con l’individuazione di componenti attendibili (proprio perché non dovute a correlazioni sovrastimate), alcune delle variabili escluse in un primo momento, ma con asimmetrie non estreme (skewness inferiore a 1.10 in modulo), sono state reinserite nell’analisi per valutare il loro contributo alla soluzione. Nei casi di contributo rilevante, sia in termini di saturazione che di contenuto, questi item sono stati ricompresi nella soluzione definitiva. Tab. 7 – Asimmetria degli item Item D_20 D_34 D_23 D_22 D_02 D_28 D_09 D_39 D_38 D_07 D_26 D_27 D_47 D_30 D_42 D_35 D_03 D_05 D_08 D_50 D_37 D_14 D_12 D_01 D_32 D_04 D_31 Skewness -1,33516 -1,16274 -1,16044 -1,09877 -1,05464 -1,03529 -0,94882 -0,94131 -0,93676 -0,93119 -0,9169 -0,87973 -0,7463 -0,67348 -0,64384 -0,61995 -0,61017 -0,57709 -0,57398 -0,54822 -0,37832 -0,3741 -0,35286 -0,34878 -0,30035 -0,25621 -0,05012 Errore st. 0,062298 0,062459 0,062298 0,062358 0,062725 0,06248 0,062378 0,0625 0,062419 0,06252 0,06248 0,062378 0,06252 0,06248 0,062358 0,062358 0,062338 0,06252 0,0625 0,062338 0,062459 0,062378 0,062338 0,062378 0,06248 0,062399 0,062399 39 CAPITOLO 3 L’analisi dei dati LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO segue - Tab. 7 – Asimmetria degli item Item D_43 D_24 D_06 D_48 D_33 D_10 D_15 D_44 D_41 D_18 D_45 D_16 D_13 D_40 D_21 D_25 D_19 D_46 D_17 D_29 D_49 D_36 D_11 Skewness 0,062499 0,100486 0,135308 0,210623 0,232708 0,256973 0,328755 0,392669 0,417111 0,425974 0,436898 0,438184 0,441479 0,469805 0,486098 0,528604 0,584006 0,634127 0,668166 0,677537 0,987675 1,065506 1,082363 Errore st. 0,062338 0,062459 0,062459 0,062459 0,062399 0,062318 0,062378 0,062298 0,062378 0,062378 0,062298 0,06252 0,06248 0,062378 0,062358 0,062378 0,0625 0,062338 0,062318 0,062439 0,062338 0,062378 0,062318 Fonte: Elaborazione Isfol Il passo successivo nel procedimento di selezione è stato quello di escludere gli elementi che mostravano correlazioni trascurabili con il resto del pool di item. Si è trattato di valutare caso per caso il vettore di correlazioni di ciascuna delle 42 variabili rimaste. Nei casi più evidenti (r di Pearson inferiore a 0.25 in modulo) si è proceduto all’esclusione diretta degli item (5 item), per le altre variabili si è annotata correlazione media e correlazione massima in attesa di ispezionare la matrice di struttura dell’analisi delle componenti principali. Analisi delle componenti principali L’analisi delle componenti principali è stata completata con una rotazione obliqua promax che concede alle componenti di essere correlate tra loro. Tale analisi ha mostrato la presenza di tre fattori distinti capaci di spiegare circa un terzo della varianza totale. Le prime esecuzioni hanno permesso di individuare da subito alcune variabili che mostravano saturazioni modeste e presenti con poche differenze su più fattori: questo è stato un ulteriore criterio di esclusione per alcuni item 40 CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO (D_25, D_32, D_33). Successivamente è stato escluso un ulteriore item (D_37) che mostrava un loading inferiore a 0.4 sul fattore con cui era maggiormente correlato. Gli item eliminati sono risultati tra quelli con correlazioni medie e massime più basse nell’intero pool. Come accennato più sopra, alcuni degli item, esclusi inizialmente vista la loro distribuzione non simmetrica, sono stati inseriti uno per volta nella soluzione ottenuta per valutare i loro contributi alle componenti già chiaramente emerse. Tre di questi sono stati ricompresi nella soluzione definitiva (D_11, D_22, D_36). La soluzione definitiva consta di tre componenti principali che spiegano il 34% della varianza totale di un pool di 36 variabili. Di seguito la matrice di struttura dell’analisi e la tabella di correlazione tra le tre componenti principali (Tab. 9 e 10). Tab. 9 - Soluzione fattoriale di 36 item: Matrice di struttura D_35 lavoro in crisi_corso per riqualifica_AVS D_39 cercando nuovo lavoro_annunci_AVS D_47 lavoro non mi convince_invio curriculum_AVS D_09 consegnare lavoro_parlare con persone_RSS D_27 modifica ruolo_corso di formazione_RSS D_30 settore in crisi_chiedo info_AVS D_08 cercando lavoro-corso di formazione_RSS D_26 rischio lavoro_ricerca nuovo_AVS D_07 cambio lavoro_chiedo aiuto a colleghi_RSS D_22 problema di relazioni_chiarire_AVS D_42 lavoro non mi piace_mi guardo intorno_AVS D_38 viaggiare per lavoro_accetto_AVS D_03 svalutare il lavoro_chiarire perchè_RSS D_05 lavoro ritardo_spiego al responsabile_RSS D_50 molti impegni_aiuto collega_RSS D_14 difficoltà con collega_mi confronto con altri_RSS D_19 lavoro impegnativo_no adeguato_AA D_18 nominato responsabile_no competenze_AA D_16 posizione inferiore attese_non in grado_AA D_29 difficoltà con gruppo_poco capace_AA D_10 gestire persone_non essere adatto_AA D_15 problema organizzazione_colpa mia_AA D_44 poco tempo_non in grado di organiz_AA D_13 lavoro non mi piace_scelta sbagliata_AA D_21 poco riconosciuto economicam_no dato da fare_AA D_24 periodo difficile_no energie_AA D_31 svalutare lavoro_no simpatico_AA D_36 azienda in crisi_gita per non pensarci_EE D_40 discussione con colleghi_serata divertente_EE D_48 cerco nuovo lavoro_mi godo tempo libero_EE D_41 molti impegni_scappo_EE 1 ,656 ,624 ,622 ,583 ,581 ,570 ,569 ,567 ,549 ,547 ,518 ,490 ,475 ,435 ,432 ,412 Componente 2 ,730 ,663 ,659 ,628 ,596 ,575 ,567 ,559 ,520 ,507 ,416 ,286 ,260 3 ,261 ,712 ,698 ,611 ,605 41 L’analisi dei dati CAPITOLO 3 L’analisi dei dati LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO segue - Tab. 9 - Soluzione fattoriale di 36 item: Matrice di struttura 1 D_49 colloquio ostile_vado a casa_EE D_46 lavoro a rischio_non pensarci_EE D_43 problema organizzazione_aspetto finesettimana_EE D_45 problema relazioni_palestra_EE D_11 scipero nell’azienda_giornata al mare_EE -,260 Componente 2 3 ,326 ,598 ,504 ,497 ,488 ,457 Fonte: Elaborazione Isfol Tab. 10 – Matrice di correlazione di componenti Componente 1 2 3 1 1,000 -,065 -,096 2 -,065 1,000 ,298 3 -,096 ,298 1,000 Fonte: Elaborazione Isfol La soluzione fattoriale più adeguata, come si vede, accorpa in un unico fattore, la dimensione di analisi e valutazione della situazione (AVS) e quella di ricerca di supporto sociale (RSS). Questa soluzione è in linea con molte indicazioni della letteratura che sottolineano come entrambe le modalità possano essere considerate forme di fronteggiamento attivo delle situazioni. Come si vede, risulta invece assolutamente netto il secondo fattore che fa riferimento diverse modalità di autocolpevolizzazione e autocritica (AA). Anche il terzo fattore risulta chiaramente delineato, seppure composto da un numero minore di item: esso riconosce le diverse modalità di evasione e di evitamento (EE). Analisi di attendibilità Gli item suddivisi nelle tre scale sono stati sottoposti ad analisi per la valutazione dell’attendibilità intesa come coerenza interna. Sono state calcolate le correlazioni elemento-scala e il coefficiente alfa di Cronbach di cui si riportano di seguito i risultati che risultano decisamente soddisfacenti, soprattutto con riferimento alle indicazioni generali che la letteratura sul coping suggerisce (Moos, Billings, 1982). 42 CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO Scala 1 RELIABILITY ANALYSIS - SCALE (ALPHA) N of Cases = 1432,0 N of Statistics for Scale Mean 60,1250 Variance 106,6727 Std Dev 10,3282 Variables 16 Corrected ItemTotal Correlation Squared Multiple Correlation Alpha if Item Deleted 92,0395 92,9308 93,2150 94,5730 95,1888 93,5919 94,9042 94,7764 94,9308 95,9878 95,5260 95,3583 94,9671 94,6227 97,2904 96,5139 ,5727 ,5336 ,5247 ,4925 ,4921 ,4652 ,4799 ,4738 ,4655 ,4658 ,4295 ,3896 ,3904 ,3670 ,3541 ,3387 Item-total Statistics Scale Mean if Item Deleted D_35 D_39 D_47 D_27 D_09 D_08 D_30 D_26 D_07 D_22 D_42 D_38 D_03 D_05 D_50 D_14 Scale Variance if Item Deleted 56,4672 56,2081 56,3722 56,2304 56,1669 56,5007 56,4351 56,1753 56,2130 56,0175 56,4595 56,2102 56,4937 56,5447 56,6103 56,7703 ,4706 ,3528 ,3880 ,3950 ,3269 ,3737 ,2910 ,3239 ,3079 ,2571 ,2788 ,2032 ,2281 ,1668 ,1637 ,1687 ,8205 ,8228 ,8233 ,8253 ,8256 ,8267 ,8260 ,8263 ,8268 ,8270 ,8287 ,8312 ,8314 ,8335 ,8328 ,8343 RELIABILITY ANALYSIS - SCALE (ALPHA) Reliability Coefficients 16 items Alpha = ,8367 Standardized item alpha = ,8396 Fonte: Elaborazione Isfol 43 CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO Scala 2 Scale Mean if Item Deleted D_19 D_18 D_16 D_29 D_10 D_15 D_44 D_13 D_21 D_24 D_31 ITEM-TOTAL STATISTICS Scale Variance if Item Deleted 25,3276 25,1536 25,1413 25,4334 24,9413 25,1440 25,0771 25,1188 25,1891 24,8266 24,5925 Corrected ItemTotal Correlation Squared Multiple Correlation 46,4964 47,5891 46,3482 48,0709 48,0403 49,2600 47,6327 47,7782 49,0073 49,7390 49,5039 ,5997 ,5283 ,5467 ,5325 ,4703 ,4562 ,4743 ,4624 ,4199 ,4143 ,3452 Alpha if Item Deleted ,4141 ,3434 ,3138 ,2933 ,2432 ,2158 ,2413 ,2279 ,2076 ,1818 ,1486 ,7855 ,7926 ,7903 ,7927 ,7982 ,7996 ,7979 ,7991 ,8030 ,8033 ,8112 RELIABILITY ANALYSIS - SCALE (ALPHA) Reliability Coefficients 11 items Alpha = ,8127 Standardized item alpha = ,8140 Scala 3 Item-total Statistics Scale Mean if Item Deleted D_40 D_48 D_41 D_43 D_45 D_46 D_36 D_49 D_11 Scale Variance if Item Deleted 18,9022 18,6088 18,9408 18,4511 18,8896 19,0812 19,4438 19,3746 19,4378 Corrected ItemTotal Correlation Squared Multiple Correlation 34,9472 35,2010 35,9213 36,4568 36,8866 36,4062 35,1764 36,4382 37,9307 ,5216 ,4506 ,4616 ,3583 ,3421 ,3947 ,5743 ,4535 ,3360 RELIABILITY ANALYSIS - SCALE (ALPHA) Reliability Coefficients 9 items Alpha = ,7517 Standardized item alpha = ,7555 Fonte: Elaborazione Isfol 44 Alpha if Item Deleted ,3249 ,2128 ,2563 ,1460 ,1305 ,1918 ,3687 ,2264 ,1631 ,7139 ,7254 ,7238 ,7414 ,7438 ,7346 ,7077 ,7255 ,7430 CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO L’analisi dei dati Calcolo dei punteggi Stanine Con la suddivisione degli item in tre scale distinte è stato possibile creare tre indici riassuntivi uno per ciascuna delle tre dimensioni emerse dall’analisi. Gli indici sono stati prodotti mediante somma dei singoli punteggi degli item assegnati alla scala. Le tre variabili “punteggio” così ottenute sono state sottoposte a statistiche descrittive comprendenti distribuzione di frequenze, indicatori di tendenza centrale e di dispersione. Inoltre sono stati confrontati i punteggi medi dei sottocampioni maschili e femminili e valutata una eventuale correlazione tra punteggi ed età dei rispondenti. Sono emerse differenze statisticamente significative in due dei confronti centrati sul genere, mentre si può concludere che l’età ha un andamento pressoché indipendente da quello dei punteggi (Tab. 11, 12 e 13). Tab. 11 - Statistiche descrittive dei punteggi nelle tre scale per genere e totali Genere Femmine Maschi Totale Media N Deviazione std. Media N Deviazione std. Media N Deviazione std. SCORE1 61,8203 729 9,50025 58,5523 679 10,84606 60,2443 1408 10,29825 SCORE2 28,4816 735 7,40291 26,5549 701 7,65666 27,5411 1436 7,58665 SCORE3 21,0768 755 6,40991 21,6219 722 6,89105 21,3433 1477 6,65278 Fonte: Elaborazione Isfol 45 CAPITOLO 3 L’analisi dei dati LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO Tab. 12 – Tabella ANOVA Confronto medie dei punteggi nelle tre scale per genere SCORE1 * genere SCORE2 * genere SCORE3 * genere Somma dei quadrati Fra gruppi 3754,601 Entro gruppi 145463,353 Totale 149217,955 Fra gruppi 1331,938 Entro gruppi 81262,638 Totale 82594,576 Fra gruppi 109,647 Entro gruppi 65217,319 Totale 65326,965 df Media dei quadrati 1 3754,601 1406 103,459 1407 1 1331,938 1434 56,669 1435 1 109,647 1475 44,215 1476 F Sig. 36,291 ,000 23,504 ,000 2,480 ,116 Fonte: Elaborazione Isfol * La correlazione è significativa al livello 0,05 (2-code). ** La correlazione è significativa al livello 0,01 (2-code). La predisposizione di una tabella di conversione da punteggi “grezzi” a punteggi “stanine”, utili per confrontare soggetti appartenenti a sottocampioni caratterizzati da distribuzioni diverse, permette i confronti tra punteggi di soggetti maschi e femmine (v. Capitolo 5). Tab. 13 – Tabella di correlazioni tra Età dei rispondenti e punteggi nelle tre scale ETÀ Correlazione di Pearson Sig. (2-code) N SCORE1 -,071(**) ,007 1405 Fonte: Elaborazione Isfol * La correlazione è significativa al livello 0,05 (2-code). ** La correlazione è significativa al livello 0,01 (2-code). 46 SCORE2 -,006 ,810 1435 SCORE3 -,086(**) ,001 1476 CAPITOLO 4 LA VALIDITÀ DEL QUESTIONARIO Fatti salvi il valore fondamentale nella messa a punto di un questionario destinato alla misurazione di variabili di tipo psicologico e la multidimensionalità del concetto stesso di validità di uno strumento e (Pedrabissi, Santinello, 1997; Barbaranelli, Natali, 2005), nel processo di validazione del questionario Isfol “Io di fronte alle situazioni di lavoro” si è preceduto, oltre che alla verifica della validità interna, anche alla valutazione della validità rispetto a criteri di tipo esterno. Tenendo presente che uno strumento è valido rispetto a un criterio se esso “presenta una relazione significativa con una o più misure o osservazioni (criterio) con le quali, da un punto di vista teorico, tale relazione viene ipotizzata. Questa relazione viene quantificata da un coefficiente di correlazione (detto coefficiente di validità) il quale esprime la precisione con cui è possibile prevedere il criterio partendo dal test” (Barbaranelli, Natali, 2005, pp. 252-253), nel corso dell’analisi si è scelto di misurare, più precisamente, la validità concorrente rispetto ad alcuni criteri di valutazione La scelta della valutazione della concorrenza, intesa come la capacità che ha il questionario di prevedere il criterio/i criteri quando questi, attraverso appositi strumenti, vengono misurati insieme con lo strumento in corso di validazione è data: - dal fatto che in qualità di criteri sono stati scelti concetti per certi versi a quello di coping, sebbene definiti e misurati, nei contributi di ricerca dedicati, in modo differenziato - dal fatto che si intendeva procedere nella composizione di una possibile batteria ad uso orientativo. Nel corso di questo capitolo si presenteranno i dati della validazione descrivendo il campione coinvolto nella raccolta dati le due misure-criterio (autoefficacia percepita e motivazione al lavoro) scelte per validare il questionario, e l’analisi delle correlazioni. I costrutti che si è ipotiz- 47 CAPITOLO 4 LA VALIDITÀ DEL QUESTIONARIO zato possano avere delle relazioni con il coping sono: - l’autoefficacia percepita nella gestione delle emozioni positive (Caprara, 2001) - l’autoefficacia percepita nella gestione delle emozioni negative (Caprara, 2001) - l’autoefficacia sociale percepita (Caprara, 2001) - gli orientamenti motivazionali (Test di Orientamento Motivazionale, Borgogni, Petitta, Barbaranelli, 2004). Le ipotesi alla base della scelta di tali criteri esterni possono essere così sintetizzate: il coping orientato alla risoluzione del problema e alla ricerca di supporto sociale dovrebbe - ipotesi 1: correlare positivamente con l’autoefficacia nella gestione delle emozioni (positive e negative) e anche con l’autoefficacia sociale percepita - ipotesi 2: correlare positivamente con l’orientamento all’obiettivo, all’innovazione, alla relazione; l’autocolpevolizzazione e autocritica (l’assenza di coping) dovrebbe - ipotesi 3: correlare negativamente con tutte le dimensioni di autoefficacia - ipotesi 4: correlare negativamente con gli orientamenti motivazionali, soprattutto con l’orientamento all’obiettivo e all’innovazione; l’evasione ed evitamento (l’assenza di coping) dovrebbe - ipotesi 5: correlare negativamente con gli orientamenti motivazionali, soprattutto con l’orientamento all’obiettivo e all’innovazione. 4.1 La descrizione del campione e gli strumenti utilizzati Il questionario “Io di fronte alle situazioni di lavoro” è stato somministrato a un campione di 244 soggetti adulti di età compresa tra i 25 e i 55 anni. Tale range di età è stato scelto al fine di cogliere la fascia più ampia possibile di popolazione adulta e potenzialmente attiva e per comprendere se al suo interno potessero presentarsi o meno delle differenze rispetto al costrutto oggetto di ricerca. L’età media del campione è di 37 anni e, in termini di dislocazione geografica, i soggetti provengono da diverse province italiane del Nord e del Centro-Sud Italia. Di seguito vengono presentati alcuni dei dati più significativi in termini di caratteristiche socio-anagrafiche del campione. Dei 244 soggetti la maggioranza è rappresentata da donne (66,8%, N=163), mentre il 29,9% sono uomini (N=73). Il 3, 3% del campione non ha risposto a questa domanda (tabella 14). 48 CAPITOLO 4 LA VALIDITÀ DEL QUESTIONARIO Tab. 14 - Composizione del campione per genere Validi donna uomo Totale Mancanti Mancante di sistema Frequenza Percentuale 163 73 236 66,8 29,9 96,7 8 3,3 244 100,0 Totale Percentuale valida 69,1 30,9 100,0 Percentuale cumulata 69,1 100,0 Fonte: Elaborazione Isfol Dal punto di vista delle attività professionali (tabella 15) svolte, i soggetti che hanno partecipato alla fase di validazione esterna del questionario Isfol si raccolgono prevalentemente in due gruppi: da un lato coloro che svolgono un’attività impiegatizia, pari al 23,4% (N=57) e, dall’altro, coloro che al momento della somministrazione non stavano svolgendo alcuna attività lavorativa (22,5%, N=55). È relativamente numeroso anche il gruppo di coloro che, non riconoscendosi nella modalità proposte, si è collocato nella categoria “altro” (17,2%, N=42). Il 9% dei soggetti non ha risposto a questa domanda (N=22). Tab. 15 - Composizione per professione Frequenza Validi Mancanti artigiano casalinga commerciante dirigente disoccupato impiegato imprenditore insegnante libero professionista operaio quadro o funzionario studente/ssa altro Totale Mancante di sistema Totale Percentuale 2 9 2 5 55 57 2 10 8 ,8 3,7 ,8 2,0 22,5 23,4 ,8 4,1 3,3 Percentuale valida ,9 4,1 ,9 2,3 24,8 25,7 ,9 4,5 3,6 Percentuale cumulata ,9 5,0 5,9 8,1 32,9 58,6 59,5 64,0 67,6 2 12 ,8 4,9 ,9 5,4 68,5 73,9 16 42 222 22 6,6 17,2 91,0 9,0 7,2 18,9 100,0 81,1 100,0 244 100,0 Fonte: Elaborazione Isfol 49 La descrizione del campione e gli strumenti utilizzati CAPITOLO 4 La descrizione del campione e gli strumenti utilizzati LA VALIDITÀ DEL QUESTIONARIO La distribuzione, in termini di attività professionale, del campione su due gruppi caratterizzati più dalla presenza/assenza di un’occupazione che non da una professione precisa, richiama l’attenzione dei ricercatori sulla possibile differenza di significato attribuita alle situazioni problematiche di lavoro proposte dalla batteria di questionari e dal questionario Isfol in particolare: mentre il gruppo di coloro che lavoravano al momento della compilazione (e che oltre al gruppo di impiegati comprendeva, sebbene in percentuali inferiori, anche insegnanti, liberi professionisti, casalinghe, ecc.) si è presumibilmente posto di fronte agli item facendo riferimento a una situazione di “realtà”, coloro che, invece, non avevano un’occupazione possono essersi posti in una posizione di pensiero di “potenzialità” o “eventualità”. In base alla variabile titolo di studio, i soggetti che hanno partecipato alla fase di validazione esterna del questionario Isfol (fatto salvo il 3,3%, N=8) rappresentato da coloro che non hanno risposto a questa domanda), sono, in larga parte, diplomati (53,7%, N=131), mentre il 20,1% afferma di essere laureato (N=49) e il 17,6% (N=43) dichiara di essere in possesso di una licenza media o di un titolo di avviamento professionale (tabella 16). Tab. 16 - Composizione per titolo di Studio Validi Mancanti Totale Frequenza Percentuale 1,6 Percentuale valida 1,7 Percentuale cumulata 1,7 licenza 4 elementare licenza media 43 o avviamento professionale diploma 131 laurea 49 altro 8 Totale 235 Mancante di sistema9 244 17,6 18,3 20,0 53,7 20,1 3,3 96,3 3,7 100,0 55,7 20,9 3,4 100,0 75,7 96,6 100,0 Fonte: Elaborazione Isfol Tratteggiate a grandi linee le caratteristiche sociodemografiche del campione coinvolto nella fase di validazione esterna, si può procedere nell’approfondimento dei due costrutti criterio identificati per la validazione, vale a dire l’autoefficacia percepita e l’orientamento motivazionale, attraverso la descrizione dei questionari utilizzati per rilevarli. In primo luogo, per misurare la relazione tra coping e autoefficacia percepita, in base alle ipotesi formulate, a partire da una batteria proposta in autocompilazione, si sono calcolate le correlazioni (par. 4.2) 50 CAPITOLO 4 LA VALIDITÀ DEL QUESTIONARIO tra i tre stili di coping di fronte a situazioni di lavoro misurate dal questionario Isfol (Analisi e valutazione della situazione e Ricerca di supporto sociale, Autocolpevolizzazione/Autocritica e Evasione/Evitamento) e i punteggi ottenuti dai soggetti sulle tre delle scale di Caprara (2001) finalizzate alla valutazione di questo costrutto. Tali scale, a loro volta valide e attendibili, sono state utilizzate nella versione per adulti e sono: - la Scala di Autoefficacia Percepita nella Gestione delle Emozioni Negative (AP_EN/A): essa “misura le convinzioni relative alle proprie capacità di regolare adeguatamente le emozioni negative” (Caprara, 2001, pp. 37-38) e la sua versione definitiva si compone di 8 item da valutare su una scala Likert a 5 punti (con 1=per nulla capace, 2=poco capace, 3=mediamente capace, 4=molto capace, 5=del tutto capace); - la Scala di Autoefficacia Percepita nella Gestione delle Emozioni Positive (AP_EP/A): essa “misura le proprie convinzioni relative alle proprie capacità di saper esprimere le emozioni positive” (Caprara, 2001, pp. 40-41) e, nella sua versione ultima, è composta da 7 item da valutare su una scala Likert a 5 punti (con 1=per nulla capace, 2=poco capace, 3=mediamente capace, 4=molto capace, 5=del tutto capace); - la Scala di Autoefficacia Sociale Percepita (ASP/A): essa “misura le convinzioni relative alle proprie capacità di inserirsi facilmente, di sentirsi a proprio agio e di svolgere un ruolo proattivo in situazioni sociali, a volte nuove” (Caprara, 2001, pp. 55-56). La versione definitiva per adulti è costituita da 15 item, da valutare sempre su una scala Likert a 5 punti. Per misurare il secondo costrutto criterio, vale a dire la motivazione al lavoro, si è fatto ricorso al Test di Orientamento Motivazionale (TOM) di L. Borgogni, L. Petitta e C. Barbaranelli (2004). Il TOM, a sua volta validato e standardizzato, ha come obiettivo quello di misurare i motivi e le inclinazioni che orientano il comportamento in ambito lavorativo. Si tratta di un questionario composto da 70 affermazioni richiedenti una valutazione su una scala Likert a sette punti. Gli item sono riconducibili a quattro scale (Borgogni, Petitta e Barbaranelli, 2004): - orientamento all’obiettivo (OO): le affermazioni relative valutano quanto la persona è incline a dare il meglio di sé quando può misurarsi con compiti di difficoltà crescente e quando può ottenere un feedback sulla sua prestazione - orientamento all’innovazione (OI): essa misura quanto la persona è motivata e esprimersi al meglio quando ha la possibilità di sperimentarsi su più attività contemporaneamente e che siano a 51 La descrizione del campione e gli strumenti utilizzati CAPITOLO 4 La descrizione del campione e gli strumenti utilizzati LA VALIDITÀ DEL QUESTIONARIO loro volta nuove e non ripetitive; - orientamento alla leadership (OL): gli item permettono di comprendere quanto la persona è incline a impegnarsi massimamente in quelle situazioni in cui può guidare gli altri o può ricoprire una posizione di influenza - orientamento alla relazione (OR): le affermazioni componenti questa scala misurano la motivazione a dare il meglio di sé nelle situazioni di lavoro in gruppo e di possibilità di reciproco sostegno. Oltre a queste quattro scale, il TOM si compone di una scala di desiderabilità sociale. 4.2 L’analisi delle correlazioni Prima di procedere nell’analisi dei risultati ottenuti attraverso il calcolo delle correlazioni, appare utile ricordare le ipotesi elaborate inizialmente. Per quanto riguarda, le relazioni tra costrutto di coping così come valutato attraverso il questionario “Io di fronte alle situazioni di lavoro” e il costrutto di autoefficacia misurata attraverso le scale messe a punto da G.V. Caprara (2001), ci si attendeva che: - ipotesi 1: la strategia di coping orientata alla risoluzione del problema e alla ricerca di supporto sociale (AVS/RSS) correlasse in modo positivo con l’autoefficacia nella gestione delle emozioni negative e nell’espressione di quelle positive e anche con l’autoefficacia sociale percepita - ipotesi 2: la strategia di coping orientata alla risoluzione del problema e alla ricerca di supporto sociale (AVS/RSS) correlasse positivamente con l’orientamento all’obiettivo, all’innovazione, alla relazione - ipotesi 3: la strategia di coping orientata all’autocolpevolizzazione e autocritica (da intendersi come assenza di coping) correlasse negativamente con tutte le dimensioni di autoefficacia - ipotesi 4: la strategia di coping orientata all’autocolpevolizzazione e autocritica correlasse negativamente con gli orientamenti motivazionali, soprattutto con l’orientamento all’obiettivo e all’innovazione - ipotesi 5: la strategia di coping orienta all’evasione ed evitamento (anche in questo caso da intendersi come assenza di coping) correlasse negativamente con le scale di autoefficacia e con gli orientamenti motivazionali, soprattutto con l’orientamento all’obiettivo e all’innovazione. 52 CAPITOLO 4 LA VALIDITÀ DEL QUESTIONARIO Dal calcolo delle correlazioni tra punteggi ottenuti sulle tre scale del questionario “Io di fronte alle situazioni di lavoro” e le scale di autoefficacia percepita si evince che (tabella 17): - l’ipotesi 1 è sostanzialmente confermata, in quanto la strategia di coping volta all’analisi e valutazione del problema e alla ricerca di sostegno sociale correla positivamente e in modo significativo (con p= .01) con il grado di autoefficacia percepita sia a livello interpersonale e sociale sia in termini di propria capacità di esprimere in modo adeguato le emozioni positive. Non confermata del tutto l’attesa iniziale che tale correlazione positiva esistesse anche con la percezione individuale di capacità di gestione delle emozioni negative - l’ipotesi 3 è confermata in quanto la strategia di autocolpevolizzazione/autocritica correla negativamente e in modo statisticamente significativo (con p= .01) con tutte le scale di valutazione dell’autoefficacia percepita - l’ipotesi 5, in particolare relativamente all’attesa di una correlazione negativa tra punteggi elevati sulla scala di evasione ed evitamento e punteggi relativi alle scale di autoefficacia, al momento non è confermata in quanto il calcolo delle correlazioni non restituisce dati significativi, per quanto i valori di r abbiano segno negativo. Tab. 17 - Misure di correlazione tra scale di coping e scale di autoefficacia percepita Autoefficacia sociale percepita Autoefficacia nella gestione delle emozioni negative Autoefficacia nell’espressione delle emozioni positive Correlazione di Pearson Sig. (2-code) N Correlazione di Pearson Sig. (2-code) N Correlazione di Pearson Sig. (2-code) N AVS/RSS ,211(**) AA -,327(**) EE -,047 ,003 198 ,023 ,000 205 -,258(**) ,499 207 -,114 ,743 212 ,310(**) ,000 217 -,335(**) ,092 221 -,095 ,000 211 ,000 216 ,161 219 ** La correlazione è significativa al livello 0,01. * La correlazione è significativa al livello 0,05. Fonte: Elaborazione Isfol 53 L’analisi delle correlazioni CAPITOLO 4 L’analisi delle correlazioni LA VALIDITÀ DEL QUESTIONARIO Per quanto riguarda, invece, il calcolo delle correlazioni tra punteggi ottenuti sulle scale di coping e gli “orientamenti motivazionali”(tabella 18), l’analisi dei dati restituisce quanto segue: - l’ipotesi 1: è sostanzialmente confermata in quanto la strategia di analisi e valutazione del problema e di ricerca di supporto sociale correla positivamente e in modo statisticamente significativo con l’orientamento motivazionale all’obiettivo (r=.351; p=.01), all’innovazione (r=.236; p=.01) e alla relazione (r=.278; p=.01). esiste una correlazione positiva anche con la scala di desiderabilità sociale del TOM (r=.143; p=.05), - l’ipotesi 4: essa risulta analogamente confermata in quanto i punteggi sulla scala di autocolpevolizzazione/autocritica correlano negativamente con l’inclinazione rispetto all’obiettivo e all’innovazione nel proprio lavoro (con p=.01). Come prevedibile, la correlazione è negativa anche tra questa strategia che denota assenza di coping e scala di desiderabilità sociale (r=-.412; p=.01). - l’ipotesi 5: è confermata per la parte che prevedeva una correlazione negativa strategia di evitamento e orientamento all’obiettivo (r=-.217; p=.01), ma non per le altre scale del questionario dedicato agli orientamenti motivazionali. Rispetto alla strategia di evitamento, è interessante precisare che è l’unica che presenta una correlazione positiva (r=.204; p=.01) con l’età dei soggetti che hanno partecipato alla fase di validazione (tabella 19), a segnalare una variazione nell’uso di questo stile con l’età. Tab. 18 - Misure di correlazione tra scale di coping e scale di orientamento motivazionale Orientamento all’Obiettivo Orientamento all’Innovazione Orientamento alla Leadership Orientamento alla Relazione 54 Correlazione di Pearson Sig. (2-code) N Correlazione di Pearson Sig. (2-code) N Correlazione di Pearson Sig. (2-code) N Correlazione Sig. (2-code) di Pearson N AVS/RSS ,351(**) AA -,214(**) EE -,217(**) ,000 199 ,236(**) ,002 203 -,198(**) ,002 204 -,099 ,001 196 ,024 ,005 197 -,073 ,162 201 ,035 ,742 197 ,278(**) ,000 ,305 199 -,013 ,858 ,622 205 -,010 ,895 187 193 196 CAPITOLO 4 LA VALIDITÀ DEL QUESTIONARIO segue - Tab. 18 - Misure di correlazione tra scale di coping e scale di orientamento motivazionale Desiderabilità sociale Correlazione di Pearson Sig. (2-code) N ,143(*) -,412(**) -,131 ,041 205 ,000 208 ,057 212 ** La correlazione è significativa al livello 0,01. * La correlazione è significativa al livello 0,05. Fonte: Elaborazione Isfol Tab. 19 - Misure di correlazione tra scale di coping e variabile “anno di nascita” Anno di nascita Correlazione di Pearson di Pearson Sig. (2-code) N AVS/RSS ,129 AA -,066 EE ,204(**) ,065 205 ,344 209 ,003 213 ** La correlazione è significativa al livello 0,01. * La correlazione è significativa al livello 0,05. Fonte: Elaborazione Isfol 55 CAPITOLO 5 LA STRUTTURA DEL QUESTIONARIO Grazie alle analisi effettuate è stato possibile mettere a punto la versione definitiva del questionario. Di seguito se ne descrive la struttura e si forniscono le principali indicazioni per la somministrazione, il calcolo del punteggio e la restituzione del profilo. 5.1 Il questionario e la somministrazione Il questionario Io di fronte alle situazioni di lavoro è destinato dunque ad un’ampia fascia di popolazione (tra i 26 e i 55 anni) e si presta in modo particolare per essere utilizzato all’interno di percorsi di orientamento o ri-orientamento professionale. Il questionario è indicato sia per una somministrazione collettiva, sia per una somministrazione individuale. La restituzione del profilo è da effettuarsi, preferibilmente, in una situazione di colloquio vis à vis. Nel frontespizio del questionario riportato in appendice è possibile trovare precise indicazioni per la somministrazione. Il questionario si compone di 36 item relativi a situazioni in cui la persona può essersi effettivamente trovata (in un passato più o meno recente) o può immaginare di trovarsi e a modalità di far fronte alla situazione sfidante descritta nell’item stesso. La richiesta è di indicare su una scala la frequenza con cui la persona reagirebbe in quel modo a quella data situazione (1 mai- 5 sempre). 57 CAPITOLO 5 LA STRUTTURA DEL QUESTIONARIO 5.2 Il calcolo del punteggio Il questionario consente di ottenere 3 distinti punteggi per ciascun soggetto, relativo, ciascuno, ad una specifica modalità di porsi di fronte alle situazioni. Come si è visto nel capitolo 3 i punteggi sono relativi a 3 sottoscale (identificate sulla base dell’analisi fattoriale che ha evidenziato quattro distinti fattori), composte come segue: - la prima sottoscala, analisi e valutazione della situazione e ricerca di supporto sociale, è composta da 16 item (gli item 1, 3, 6, 7, 9, 11, 14, 16, 18, 20, 22, 25, 28, 31, 34, 36). In particolare gli item 1, 7, 9, 11, 14, 16, 20, 22, 36 descrivono strategie di ricerca di supporto sociale, mentre gli item 3, 6, 18, 25, 28, 31, 34 richiamano strategie di ricerca di analisi e valutazione della situazione. La sottoscala identifica una modalità di fronteggiamento attiva che comporta azioni finalizzate alla risoluzione del problema, anche attraverso la ricerca di un sostegno da parte di altri (amici, conoscenti, familiari, professionisti,…); - la seconda sottoscala, autocolpevolizzazione/ autocritica, è composta da 11 item (gli item 5, 10, 13, 15, 17, 19, 21, 24, 27, 30, 32). Questa sottoscala identifica una difficoltà a fronteggiare la situazione, connessa alla credenza da parte del soggetto di non essere capace di agire in maniera risolutiva; - la terza sottoscala, evasione/evitamento, è composta da 9 item (gli item 2, 4, 8, 12, 23, 26, 29, 33, 35). Questa sottoscala identifica una tendenza a fuggire dalla situazione, attraverso comportamenti di tipo sostitutivo o consolatorio oppure attraverso azioni di netto rifiuto della situazione stessa. Per ottenere il punteggio grezzo di ciascuna sottoscala è necessario sommare i valori (da 1 a 5) segnati dal soggetto sugli item relativi a ciascuna sottoscala e dunque: - per analisi e valutazione della situazione e ricerca di supporto sociale si devono sommare i valori (che possono andare da 1 a 5) indicati dal soggetto agli item 1, 3, 6, 7, 9, 11, 14, 16, 18, 20, 22, 25, 28, 31, 34, 36; - per autocolpevolizzazione/ autocritica si devono sommare i valori (che possono andare da 1 a 5) indicati dal soggetto agli item 5, 10, 13, 15, 17, 19, 21, 24, 27, 30, 32; - per evasione/evitamento si devono sommare i valori (che possono andare da 1 a 5) indicati dal soggetto agli item 2, 4, 8, 12, 23, 26, 29, 33, 35. 58 CAPITOLO 5 LA STRUTTURA DEL QUESTIONARIO I punteggi grezzi ottenuti per ciascuna sottoscala vanno trasformati in punteggi stanine consultando la tabella di trasformazione specifica per maschi e per femmine (già riportata nel capitolo precedente e riproposta qui sotto): in corrispondenza di ogni sottoscala si cerca la classe che comprende il punteggio grezzo e si individua il corrispondente punteggio sulla scala stanine (da 1 a 9). Dopo aver trasformato i punteggi grezzi in punteggi stanine si ottiene un profilo di coping individuale relativo alle 3 sottoscale. TABELLA DI CONVERSIONE DEI PUNTEGGI GREZZI IN PUNTEGGI STANINE Scala Femmine Maschi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 16-44 45-49 50-55 56-60 61-64 65-68 69-73 74-77 78-80 2 11-16 17-19 20-22 23-26 27-30 31-33 34-37 38-43 44-55 3 9-11 12-13 14-16 17-19 20-22 23-25 26-29 30-33 34-45 1 16-38 39-44 45-51 52-56 57-61 62-67 68-72 73-76 77-80 2 11-14 15-17 18-20 21-24 25-28 29-31 32-35 36-42 43-55 3 9-10 11-13 14-16 17-19 20-22 23-26 27-30 31-35 36-45 Fonte: Elaborazione Isfol 5.3 La restituzione del profilo È importante tenere presente alcune indicazioni generali nel gestire il commento e la restituzione del profilo: - considerare in prima battuta la sottoscala con il punteggio più elevato, che può dunque dirsi distintiva e caratteristica del soggetto, del suo modo di affrontare le situazioni; - concentrare in seguito l’attenzione sulla sottoscala con il punteggio più basso che rappresenta la modalità di coping che il soggetto utilizza in misura minore; - considerare globalmente il profilo del soggetto rispetto alle quattro sottoscale, provando a leggere i dati nel loro intreccio; - analizzare con l’utente il suo profilo per verificare se si riconosce nei dati emersi e raccogliere informazioni a conferma/disconferma dei risultati. Questo passaggio è particolarmente rilevante perché il questionario non contiene una scala di controllo ed è dunque importante verificare la validità delle risposte fornite dal 59 Il calcolo del punteggio CAPITOLO 5 La restituzione del profilo LA STRUTTURA DEL QUESTIONARIO soggetto all’interno del momento di colloquio. Le sottoscale sono in parte già state descritte: di seguito si forniscono alcuni approfondimenti utili per la restituzione. Al consulente di orientamento è chiesto di modulare il profilo del singolo soggetto, facendo ricorso alle informazioni raccolte nel corso del colloquio, al fine, anzitutto, di verificare il profilo stesso, ponendolo a confronto con le altre informazioni, e, in seguito, di aiutare la persona a far propri i dati emersi. Per ogni sottoscala un punteggio elevato sulla scala a nove punti equivale ad un frequente ricorso a quella modalità di fronteggiamento, mentre un punteggio basso equivale ad uno scarso ricorso a tale modalità. Il primo fattore Analisi e valutazione della situazione (AVS) e Ricerca di supporto sociale (RSS) – è una strategia fortemente centrata sul problema che implica un’azione sistematica, ma anche impegno, ambizione e industriosità, e si fonda su di una puntuale definizione della situazione: il problema è direttamente e consapevolmente preso in carico dalla persona. I soggetti che hanno un punteggio elevato su questa scala tendono a impegnarsi attivamente per affrontare una situazione che può anche essere difficile, o a cercare di risolvere un problema. Questi soggetti sono caratterizzati da motivazione alla riuscita e dalla capacità di attivare le proprie risorse cognitive e comportamentali per far fronte agli eventi che si presentano. I soggetti che hanno un punteggio non elevato su questa scala sono, di contro, in difficoltà quando si trovano di fronte situazioni difficili o complesse: evitano dunque di mettere in atto comportamenti attivi di coping. Bassi punteggi su questa sottoscala dovrebbero corrispondere ad elevati punteggi nella scala di Evasione ed evitamento. Alla dimensione di ricerca attiva e in prima persona di soluzioni si affianca la tendenza a condividere il problema con altri, siano essi amici o persone qualificate, professionisti. Il problema viene affrontato, ma attraverso l’aiuto richiesto ad altri, ai quali si può domandare sia un aiuto concreto, sia un sostegno affettivo. I soggetti che hanno un punteggio elevato su questa scala, di fronte alle situazioni difficili, cercano sostegno nell’altro. Questa modalità di coping è di tipo “attivo”, ovvero tendenzialmente orientata ad affrontare e risolvere il problema, pur se viene richiesto un aiuto. È caratteristica di persone che sono motivate alla riuscita e al contempo esprimono un bisogno di vicinanza e l’accettazione dell’interdipendenza. I soggetti che hanno un punteggio non elevato su questa scala tendono, invece, a non fare ricorso all’altro: da un lato possono tentare di risolvere in prima persona le situazioni dif- 60 CAPITOLO 5 LA STRUTTURA DEL QUESTIONARIO ficili (quando a questo punteggio corrisponde un elevato punteggio di analisi e valutazione della situazione); dall’altro possono invece rifiutare sia di agire in prima persona per affrontare la situazione, sia di chiedere aiuto (quando a questo punteggio corrisponde un elevato punteggio di autocolpevolizzazione/ autocritica e di evasione/ evitamento), evidenziando un atteggiamento introverso e una disposizione alla chiusura in sé. Il secondo fattore Autocolpevolizzazione / Autocritica (AA) – fa riferimento alla tendenza del soggetto a non affrontare la situazione esprimendo sentimenti di inadeguatezza o incapacità. La persona sente di essere responsabile della difficoltà in cui si trova e pensa di non avere gli strumenti per fronteggiarla in maniera adeguata. I soggetti che hanno un punteggio elevato su questa scala, di fronte alle situazioni difficili, vedono prevalere reazioni emotive e pensieri di natura pessimistica. Si tratta di vissuti negativi rispetto alla propria adeguatezza davanti a compiti difficili o complessi, che possono essere relativi sia alla sensazione di non avere le risorse o le capacità per agire, sia di non poter controllare gli eventi esterni. Questo dato, nel corso della restituzione, va analizzato e considerato con attenzione perché può rinviare ad una sfera di difficoltà del soggetto, a una possibile area di debolezza. I soggetti che hanno un punteggio non elevato su questa scala sono, di contro, capaci di reagire positivamente alle situazioni, non provando sconforto o senso di incapacità. Il terzo fattore Evasione/Evitamento (EE) – è la strategia che implica un consapevole rifiuto del problema che appare impossibile da risolvere: questa è la soluzione di evitamento, per così dire, allo “stato puro”. Fa riferimento alla tendenza ad evitare il problema concentrandosi su di un’attività piacevole, fisica o intellettuale: il rifiuto non è esplicito ma si innesca un’azione sostitutiva e piacevole per la persona. I soggetti che hanno un punteggio elevato su questa scala, di fronte alle situazioni difficili, mettono in atto comportamenti di fuga dalla situazione stessa. Talvolta il rifiuto di affrontare la situazione è esplicito e diretto, talvolta invece il soggetto si impegna in attività che servono a contenere il disagio provato di fronte alla situazione, distraendosi e cercando di restaurare un vissuto emotivo positivo. Punteggi non elevati su questa scala sono invece distintivi di soggetti che raramente evitano di affrontare attivamente situazioni più o meno difficili. A questo profilo dovrebbe accompagnarsi un elevato punteggio di analisi e valutazione della situazione. 61 La restituzione del profilo BIBLIOGRAFIA Bandura, A. 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Le chiediamo di immaginarsi in ciascuna di esse (anche se non si è mai trovato in una situazione simile) e di indicare – su una scala da 1 a 5, dove 1 corrisponde a “mai” e 5 a “sempre” – la frequenza con cui affronterebbe la situazione in quel modo. Non deve riflettere troppo a lungo su ciascuna affermazione ma provare a rispondere comunque anche se non si è mai trovato/a di fronte alla situazione descritta o a una situazione simile. La compilazione dell’intero questionario richiede 30 minuti circa. Per aiutarLa Le forniamo un esempio che possiamo compilare insieme. Legga la situazione… Esempio Mai Sempre Ho serie difficoltà sul lavoro… Mi do da fare per cercare un’altra occupazione Mai Sempre Immagini di avere delle difficoltà sul lavoro: con quale frequenza affronterebbe questa situazione dandosi da fare per cercare un’altra occupazione? 69 APPENDICE 1 Mai Sempre 1. Alcuni colleghi non perdono occasione per svalutare il mio lavoro di fronte al capo… cerco un’occasione per chiarire con loro il perché 2. Sul lavoro mi trovo a gestire un colloquio con una persona ostile… cerco una scusa per andare a casa e lascio che se ne occupi qualche collega 3. Il mio settore di lavoro è in crisi… mi iscrivo a un corso per riqualificarmi in vista di un nuovo lavoro 4. Scopro che l’azienda in cui lavoro è in crisi… organizzo una gita con gli amici per non pensarci 5. Ho intrapreso un nuovo lavoro e mi trovo a gestire persone che però hanno più esperienza di me… penso di non essere adatto/a a questo incarico 6. Sto cercando un nuovo lavoro… passo in rassegna tutti gli annunci che trovo per fissare dei colloqui 7. Arrivo al lavoro in ritardo per due volte di seguito nella stessa settimana… vado dal mio responsabile e gli spiego le ragioni 8. Viene indetto uno sciopero nell’azienda in cui lavoro per protestare contro i tagli al personale… mi organizzo per passare una giornata al mare 9. Ho cambiato lavoro e mi trovo in difficoltà… chiedo aiuto ai colleghi per avere informazioni e chiarimenti 10. Il lavoro che sto facendo non mi piace… ancora una volta ho fatto la scelta sbagliata! 11. Da qualche tempo ho alcune difficoltà con un collega che lavora con me… mi confronto con gli altri colleghi per capire che cosa fare 12. Ho molti impegni, il lavoro, la famiglia, un corso di aggiornamento e non sempre riesco a fare tutto… scappo e vado a trovare un caro amico per sfogarmi con lui 13. In un progetto in cui sono coinvolto/a c’è un visibile problema di organizzazione… temo che in parte sia colpa mia 14. Sto cercando lavoro… mi iscrivo a un corso di formazione per arricchire le mie competenze 15. Sono appena stato nominato responsabile di un progetto… credo di non avere tutte le competenze necessarie 16. Ho un problema di relazioni sul lavoro… cerco di chiarire il prima possibile la situazione 17. Sto attraversando un periodo difficile sul lavoro… sento di non avere sufficienti energie 18. Il mio capo mi informa che la mia posizione di lavoro è a rischio… pianifico da subito la ricerca di un nuovo lavoro 19. Mi sento poco riconosciuto/a economicamente sul lavoro… forse non mi sono dato/a abbastanza da fare 20. Il mio ruolo ha subito una modifica… faccio un corso di formazione per aggiornarmi 70 APPENDICE 1 21. Ho alcune difficoltà con il mio gruppo di lavoro… mi sento poco capace di stare con gli altri 22. Devo consegnare un lavoro nuovo a breve… cerco di parlare con persone che hanno già affrontato compiti simili 23. In un progetto in cui sono coinvolto/a c’è un visibile problema di organizzazione… aspetto il fine settimana per rilassarmi 24. Mi propongono un lavoro molto impegnativo… non mi sento adeguato/a 25. Il mio settore di lavoro è in crisi… chiedo a qualche conoscente informazioni per trovare altro 26. Ho un problema di relazioni sul lavoro… vado in palestra per rilassarmi un po’ 27. Alcuni colleghi non perdono occasione per svalutare il mio lavoro di fronte al capo… penso di non essere loro simpatico 28. Mi propongono un lavoro che mi richiede di viaggiare e di studiare l’inglese… accetto, sarà l’occasione per imparare cose nuove 29. Ho avuto una discussione con i miei colleghi… chiamo un amico per organizzare una serata divertente e non pensarci 30. La mia posizione lavorativa è inferiore alle mie attese… penso di non essere in grado di dimostrare quello che valgo 31. Il lavoro che sto facendo non mi piace… inizio a guardarmi attorno in cerca d’altro 32. Ho molti impegni di lavoro e poco tempo per il resto… penso di non essere in grado di organizzarmi 33. Il mio lavoro è a rischio… evito di pensarci 34. Il mio attuale lavoro non mi convince più… invio il mio curriculum in altre aziende 35. Sto cercando un nuovo lavoro… mi godo il tempo libero finché è possibile 36. Ho molti impegni di lavoro e poco tempo per il resto… cerco di organizzare meglio il mio lavoro con l’aiuto di qualche collega 71 APPENDICE 1 Le chiediamo ora alcuni dati anagrafici che ci serviranno per il nostro lavoro di ricerca. Le ricordiamo che il questionario è anonimo Sesso Femmina Maschio (1) (2) Anno di nascita: 19____ Provincia di residenza: __ __ Attualmente è… 1. Addetto/a all’agricoltura 2. Artigiano/a 3. Casalinga 4. Commerciante 5. Dirigente 6. Disoccupato/a 7. Impiegato/a 8. Imprenditore 9. Insegnante 10. Libero professionista 11. Operaio/a 12. Quadro/Funzionario 13. Studente/studentessa 14. Altro (specificare) _____________________________________ Titolo di studio… 1. Licenza elementare 2. Licenza media o Avviamento Professionale 3. Diploma 4. Laurea 5. Altro (specificare) ______________________________________ 72 APPENDICE 2 GRIGLIE PER IL CALCOLO DEI PUNTEGGI FOGLIO PER IL CALCOLO DEL PUNTEGGIO NOME e COGNOME_________________________ LUOGO E DATA__________________________ F1. ANALISI E VALUTAZIONE DELLA SITUAZIONE E RICERCA DI SUPPORTO SOCIALE (Sommare i valori di risposta segnati dal soggetto ai seguenti 16 item per ottenere il punteggio grezzo. Per ottenere il punteggio stanine, confrontare il punteggio grezzo con la tabella di conversione dei punteggi grezzi in punteggi stanine) ITEM 1 3 6 7 9 11 14 16 18 20 22 25 28 31 34 36 VALORE + + + + + + + + + + + + + + + + PUNTEGGIO GREZZO__________ PUNTEGGIO STANINE___________ F2. AUTOCOLPEVOLIZZAZIONE/AUTOCRITICA (Sommare i valori di risposta segnati dal soggetto ai seguenti 11 item per ottenere il punteggio grezzo. Per ottenere il punteggio stanine, confrontare il punteggio grezzo con la tabella di conversione dei punteggi grezzi in punteggi stanine) ITEM 5 10 13 15 17 19 21 24 27 30 32 VALORE + + + + + + + + + + + PUNTEGGIO GREZZO__________ PUNTEGGIO STANINE___________ 73 APPENDICE 2 F3. EVASIONE/EVITAMENTO (Sommare i valori di risposta segnati dal soggetto ai seguenti 9 item per ottenere il punteggio grezzo. Per ottenere il punteggio stanine, confrontare il punteggio grezzo con la tabella di conversione dei punteggi grezzi in punteggi stanine) ITEM 2 4 8 12 23 26 29 33 35 VALORE + + + + + + + + + PUNTEGGIO GREZZO__________ PUNTEGGIO STANINE___________ TABELLA DI CONVERSIONE DEI PUNTEGGI GREZZI IN PUNTEGGI STANINE Scala Femmine Maschi 1 3 4 5 6 7 8 9 1 16-44 45-49 50-55 56-60 61-64 65-68 69-73 74-77 78-80 2 11-16 17-19 20-22 23-26 27-30 31-33 34-37 38-43 44-55 3 9-11 12-13 14-16 17-19 20-22 23-25 26-29 30-33 34-45 1 16-38 39-44 45-51 52-56 57-61 62-67 68-72 73-76 77-80 2 11-14 15-17 18-20 21-24 25-28 29-31 32-35 36-42 43-55 3 9-10 11-13 14-16 17-19 20-22 23-26 27-30 31-35 36-45 Fonte: Elaborazione Isfol 74 2 APPENDICE 3 PROFILO DI RISPOSTA NOME e COGNOME_________________________ LUOGO E DATA__________________________ FATTORI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 F1. ANALISI E VALUTAZIONE DELLA SITUAZIONE E RICERCA DI SUPPORTO SOCIALE F2. AUTOCOLPEVOLIZZAZ./ AUTOCRITICA F3. EVASIONE/EVITAMENTO 75 SECONDA PARTE “Se capitasse a me” Un questionario Isfol sulle strategie di attribuzione causale CAPITOLO 1 L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE Il costrutto di attribuzione causale, inteso come processo psicologico di individuazione delle cause di un evento, è un tema, sviluppato nell’ambito della psicologia sociale, a cui corrisponde un ampio corpo di teorie e ricerche, rappresentando, come scrive Ostrom (1981, pag. 405), “il problema empirico dominante negli anni ‘70”. I lavori di ricerca sull’attribuzione causale nascono da un ritrovato interesse per il “soggetto” che si configura ora come importante “protagonista” di azioni nell’ambiente e nella sua costruzione sociale, e non semplicemente, come il comportamentismo aveva proposto, “comparsa” che reagisce a esso. Per rintracciare le origini della teoria dell’attribuzione causale è necessario però risalire a studi di qualche decennio precedenti, in particolare alle opere di alcuni classici. Il capitolo propone dunque una sintesi delle teorie fondamentali in tema di attribuzione causale, tra cui ricordiamo innanzitutto i lavori di Heider (1958) per i contributi innovativi, a cui si aggiungono nuovi concetti e varianti quali le “inferenze corrispondenti” di Jones e Davis (1965) e il “principio di covariazione” di Kelley (1967). Il “segno” di questa storia è ancora visibile nei più recenti sviluppi che verranno descritti lungo il capitolo. Il secondo paragrafo si concentra sulla descrizione degli stili attributivi, intesi come dimensioni che permettono di spiegare e interpretare le differenze individuali nel processo di attribuzione causale. Il terzo paragrafo è invece dedicato all’esplorazione delle principali variabili evidenziate da studi empirici, nel loro intreccio con il costrutto di attribuzione causale, e prende in considerazione i conseguenti ambiti di studio e applicazione. Infine nella sintesi verranno ripresi gli elementi che evidenziano l’importanza dell’attribuzione. 79 CAPITOLO 1 L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE 1.1 I principali studi L’attribuzione è considerata un costrutto dinamico, inteso come un processo che prevede l’interazione tra aspetti cognitivi, emotivi, motivazionali nel momento in cui un soggetto si appresta a interpretare le cause di un evento in un particolare ambiente. L’importanza data all’attribuzione causale nasce dall’ipotesi che essa influenzi le reazioni di un individuo di fronte agli eventi e il suo comportamento. Comprendere gli stili attributivi è quindi considerato funzionale alla possibilità di fare previsioni rispetto alle tendenze comportamentali ed emotive del soggetto. In riferimento a questo aspetto, è in particolare Heider il primo autore a dedicare i suoi studi alla teoria dell’attribuzione causale, sottolineando che “l’attribuzione di eventi a delle fonti causali ha una grande importanza per la nostra immagine dell’ambiente sociale […] l’attribuzione in termini di cause impersonali e personali, e in quest’ultimo caso, in termini di intenzioni, è un fatto quotidiano che determina in larga misura il nostro modo di comprendere e reagire all’ambiente” (Heider, 1958, p. 16). L’autore ancora il suo pensiero all’idea che gli individui possiedano una “psicologia ingenua” che permette loro di sviluppare una visione coerente dell’ambiente in cui si muovono. I suoi studi si rivolgono pertanto all’analisi degli elementi alla base di questa esperienza spontanea, precisando le nozioni di attribuzione e il postulato di tendenza all’equilibrio. La nozione di equilibrio rinvia all’idea che le rappresentazioni che i soggetti possiedono dell’ambiente debbano essere in uno “stato di equilibrio”, in assenza del quale vengono intraprese azioni per ristabilirlo. Questa teoria viene ampiamente studiata a partire dal 1946 in particolare in ricerche di psicologia sociale denominate “della coerenza cognitiva”, mentre solo alla fine degli anni ‘60 i lavori sull’attribuzione riescono a ottenere una maggiore diffusione e attenzione. Heider intese l’attribuzione come una sorta di ponte tra l’uomo e le informazioni necessarie per rendere il mondo più comprensibile (Heider 1944; 1972). L’importante contributo di Heider utilizza il costrutto di locus of control per descrivere le potenziali fonti dell’azione che vengono dunque distinte in personali, quindi interne, e ambientali, quindi esterne, utilizzando una distinzione riconducibile al classico lavoro di Lewin (1935) - che considera il comportamento come funzione interdipendente della persona e dell’ambiente - e di Murray (1938) che descrive la personalità come rapporto di bisogni (personali) e pressioni (ambientali). 80 CAPITOLO 1 L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE I principali studi Figura 1. Da Gorra E., (1983) pag.11. difficoltà ambientali capacità potenza del soggetto Fattori personali intenzione tentativo sforzo difficoltà ambientali Fattori ambientali occasione fattori variabili fortuna Il processo di attribuzione consiste dunque nel decidere se una determinata azione è causata da fattori interni o da fattori esterni alla persona che la compie. Le componenti interne personali sono la capacità, data dal rapporto tra la potenza della persona e l’intensità delle forze ambientali, e il tentativo, che nasce dall’intenzione del soggetto e lo sforzo che applica. Le componenti esterne, ambientali dipendono invece dalle difficoltà5 che l’ambiente porta e da fattori variabili quali la fortuna e le occasioni. Sono poi Jones e Davis (1965) i primi autori a formalizzare il contributo di Heider in un modello definito delle “inferenze corrispondenti”, proprio perché lo scopo del processo attributivo viene identificato nell’inferire che il comportamento osservato e l’intenzione che lo determina corrispondono a una disposizione della persona. Figura 2. Da Deschamps L.E., (1986), pag. 28. INFE RITA disposizione intenzione conoscenza OSSERVAT A azione cap acit à 5 effetto 1 effetto 2 effetto 3 Nel modello presentato il fattore ambientale è riportato solo in termini di difficoltà. 81 CAPITOLO 1 I principali studi L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE I due presupposti alla base di questa teoria sono dunque che l’attore: - abbia piena conoscenza degli effetti della sua azione - possieda le capacità necessarie per compierla. Se queste due condizioni sono soddisfatte è possibile per colui che osserva l’azione di un secondo soggetto, stabilire le intenzioni e così giungere a inferire caratteristiche disposizionali della persona agente. In caso contrario, non sarà possibile rintracciare una corrispondenza tra azione/intenzione/disposizione, e “le conseguenze di un’azione, chiaramente non volute dall’attore, e indipendenti dalle sue capacità saranno considerate dall’osservatore come non pertinenti” (Jones e Davis, 1965, pag. 222, da Deschamps, 1986, pag. 28). Jones e Davis introducono inoltre due fattori motivazionali che influenzano il processo di attribuzione causale. Il primo, la “rilevanza edonica”, corrisponde alle conseguenze positive o negative delle scelte dell’attore in funzione dei suoi scopi e valori. Il secondo fattore, il “personalismo”, è utilizzato per indicare un’azione compiuta dall’attore sotto l’influenza dell’osservatore. Un terzo modello che esplicitamente rimanda alla teoria di Heider è il modello ANOVA di Kelley (1967). La teoria dell’attribuzione, concepita da Kelley sulla base del modello di Heider, si riferisce sia alla percezione degli altri (etero-attribuzione), sia alla percezione di sé (auto-attribuzione). Anche per Kelley l’attribuzione è un processo di inferenza delle cause a partire dagli effetti, ma in particolare l’autore sottolinea il carattere motivazionale del processo di attribuzione, come se “l’individuo fosse motivato a raggiungere un controllo cognitivo della struttura causale del proprio ambiente” (Kelley 1967, pag. 37, da Deschamps, 1986, pag. 37). A differenza di Heider però, Kelley pone al centro del processo di attribuzione causale un’idea di uomo non più considerato “ingenuo”, ma un vero e proprio “scienziato”. L’autore infatti, rimandando all’ambito e alle terminologie proprie della statistica, afferma che quando l’informazione proviene da più fonti, il soggetto percipiente cercherà di distinguere gli effetti attribuibili a diversi fattori utilizzando il principio di covariazione in base al quale un effetto è attribuito alla condizione che è presente quando l’effetto è presente e assente quando l’effetto è assente. Secondo Kelley nel processo di attribuzione vanno considerate tre variabili: le persone la cui azione viene osservata, le entità stimolo e i tempi/le modalità di interazione delle persone con gli oggetti. Il “cubo di Kelley” è la descrizione grafica della sua teoria in cui i tre assi (entità, persone, tempi-modalità) costituiscono le fonti di variazione dalle cui interazioni emergono gli effetti oggetto del processo di attribuzione. 82 CAPITOLO 1 L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE I principali studi Figura 3. Da De Grada E., Mannetti L., (1988), pag. 45. tempi modalità self persone O y y y T1M1 y y N entità O P Q x x z z 1 L’asse verticale indica le entità che corrispondono agli oggetti presenti nell’ambiente. Gli assi orizzontali indicano, sul primo, le persone che interagiscono con le entità, sul secondo, le diverse modalità di interazione e i tempi in cui esse possono verificarsi. X, Y, Z, costituiscono gli effetti che vengono definiti dalle persone (O). La persona può dunque attribuire un oggetto (Y) a un’entità (N) quando solo quell’oggetto si presenta esclusivamente sul piano corrispondente a N. Sono quattro i criteri di validazione che Kelley propone: - specificità - l’impressione si lega alla presenza dell’oggetto e non all’assenza - consistenza nel tempo - ogni volta che l’oggetto è presente si verificano gli stessi effetti - consistenza nelle modalità - le reazioni del soggetto devono essere le stesse anche in interazioni differenti con l’oggetto - consenso - tutti gli osservatori sperimentano in maniera simile l’effetto. Quando nell’attribuzione sono soddisfatti questi criteri, la persona è “sicura di avere un’immagine veritiera del mondo esterno”, in caso contrario sarà “incerta delle sue impressioni ed esitante nell’agire” (1967, p.197). Si tratta però di una validità soggettiva, pertanto Kelley sottolinea la possibilità che i processi di attribuzione siano passibili di errore, riprendendo le fonti di errore di attribuzione già citate da Heider (1958) legate: alla possibilità che sia ignorata la pertinenza della situazione; alla presenza di presupposizioni egocentriche; alle conseguenze dei significati affettivi per l’osservatore; a situazioni ingannevoli. Tra gli sviluppi successivi ai tre teorici classici dell’attribuzione causale possiamo ricordare Weiner, Frieze at al. che nel 1971 hanno introdotto una seconda dimensione di classificazione: la stabilità della causa. È una dimensione che fornisce informazioni sulla previsione di eventi futuri, maggiore per le cause stabili (abilità e difficoltà) e minore per quelle instabili (impegno e fortuna). 83 CAPITOLO 1 I principali studi L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE Weiner nel 1979 ha poi introdotto un’ulteriore categoria: la controllabilità della causa (aspetto importante per quanto riguarda le reazioni affettive e la previsione di controllo personale). Il modello più completo comprende dunque tre differenti dimensioni - locus of control del soggetto, stabilità e controllabilità delle cause - il cui intreccio genera otto possibili stili attributivi. La teoria di Weiner ha importanti implicazioni perché lega gli stili attibuzionali a stati motivazionali e emozionali distinti, così sintetizzati nel noto volume di Hewstone, Stroebe, Stephenson (1998, pag. 201): • l’asse interno/esterno produce un effetto sull’autostima e sull’orgoglio • l’asse stabilità/instabilità influenza le aspettative di cambiamento in termini di fiducia nel primo caso e “disperazione” nel secondo • la dimensione della controllabilità può portare vergogna e colpa quando diretta verso se stessi, e rabbia, gratitudine, compassione quando diretta ad altri. Accanto alla dimensione di internalità, è possibile individuare anche aspetti di globalità e stabilità nell’attribuzione causale (Weiner, 1974; Corr, Gray, 1996). Secondo il modello di Weiner sono “stabili” ad esempio, le attribuzioni che riconoscono prevalentemente cause interne in termini di abilità oppure cause esterne in termini di difficoltà del compito. Sono invece “instabili” le attribuzioni che riconoscono prevalentemente cause interne in termini di sforzo e impegno oppure cause esterne in termini di fortuna. Le ricerche sull’attribuzione di successo e insuccesso, come vedremo in seguito, presentano, ad eccezione di casi particolari quali un marcato deficit di autostima, una tendenza di attribuzione interna legata a qualità personali nei casi di successo, mentre l’insuccesso è di solito attribuito a cause esterne stabili o instabili. Può essere utile infine sottolineare la distinzione esistente tra le attribuzioni di causalità e quelle di responsabilità. I giudizi causali sono descrittivi, precisano cioè chi o che cosa ha provocato l’evento. I giudizi sulla responsabilità o la colpa riguardano invece la valutazione, quindi la giustificabilità dell’evento e la sanzione (Weiner, 1995). 1.2 Gli stili attributivi La teoria sugli stili attributivi costituisce uno dei primi tentativi di spiegare le possibili irregolarità del processo di attribuzione causale interpretandole come conseguenza di differenze individuali. Già Heider aveva 84 CAPITOLO 1 L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE evidenziato la necessità di considerare l’effetto di disposizioni stabili della persona tendenti a attribuire il locus di attribuzione all’interno o all’esterno. Rotter (1966) concentrandosi sul concetto di locus of control, sottolinea come le persone si differenzino in relazione alle aspettative, positive e negative, legate al proprio e altrui comportamento. Rotter distingue dunque le persone in: - “interne”, coloro che percepiscono il locus of control del proprio e altrui comportamento come interno - “esterne” se ritengono che gli eventi dipendono il larga misura da fattori esterni come il caso, la fortuna. Sviluppi successivi di queste teorie sottolineano come queste aspettative non siano propriamente caratteristiche di personalità, ma possano essere socialmente influenzate, basta pensare a come un contesto di emarginazione possa favorire un’aspettativa di esternalità (Lefcourt, 1976). Tra le possibili definizioni date agli stili attributivi ricordiamo Abramson et al. (1978) che definisce “stile attributivo vulnerabile” lo stile attributivo tipico di persone che attribuiscono l’insuccesso a cause interne, stabili e globali, e il successo a cause esterne, instabili e specifiche. Le persone con uno stile di attribuzione vulnerabile mostrano deficit motivazionali perché tendono a generalizzare nel tempo e nelle situazioni gli esiti negativi, indebolendo così anche l’autostima. Altri studi hanno definito lo “stile attribuzionale depressivo” come uno stile attributivo che interpreta la depressione psichica come risultato che non dipende dagli eventi negativi che si verificano ma dall’interpretazione causale data dal soggetto che tende a considerarli come provocati da fattori interni, stabili e globali (Abramson, Seligman, Teasdale, 1978). Seligman (1990) ha poi elaborato una distinzione in due tipi di stile attributivo: - “ottimistico”: caratterizzato dalla tendenza a attribuire i successi a fattori interni stabili e globali, e l’insuccesso a cause esterne, instabili e specifiche - “pessimistico”: lo stile pessimistico al contrario, è secondo l’autore tipico di persone che abitualmente spiegano l’insuccesso come legato a fattori interni, stabili e globali, e il successo a fattori esterni, instabili e specifici. Lo studio in ambito scolastico di Mikolajczyk (2002) conferma la distinzione di Seligman (1990) tra stile ottimistico e pessimistico, mostrando nel primo caso una maggiore efficacia nel raggiungimento degli obiettivi. La teoria sugli stili attributivi, dando ampio spazio allo studio delle situa- 85 Gli stili attributivi CAPITOLO 1 Gli stili attributivi L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE zioni di successo e insuccesso, ha considerato anche le altre variabili a essi legate quali per esempio l’autostima. Molti studi dimostrano come il grado di stima di sè sia una rilevante fonte di differenze individuali in grado di influenzare il comportamento e il processo di attribuzione (Abramson, Seligman, Teasdale, 1978; Weiner 1986) soprattutto nei casi di autoattribuzione in cui attore e osservatore coincidono (Heider, 1958). La tendenza generale indica che le persone con un livello di stima di sé elevato o comunque nella norma, possiedono la tendenza a attribuire i propri successi a cause interne, e i propri insuccessi a cause esterne. Specularmente le persone con bassa stima di sé tendono a interpretare i propri successi come risultato di fattori esterni, e i propri insuccessi come risultati di cause interne, accollandosene la responsabilità. Nel primo caso dunque le persone esercitano verso sé un’ “autoindulgenza” (definita in letteratura self-serving bias o self-serving style, per una rassegna vedi Cadinu 1992), nel secondo caso esercitano forme di “autoseverità” e “autodenigrazione” (Ickes e Layden, 1978). Il processo di internalizzazione/esternalizzazione della causa è stato anche interpretato in chiave psicoanalitica come meccanismo di difesa che opera a livello inconscio distorcendo la realtà al fine di mantenere stabile il concetto di sé. Questa difesa è evidente nel caso di soggetti con elevata autostima in cui l’internalizzazione del successo protegge e incrementa l’autostima attraverso il rinforzo. Meno evidente è l’interpretazione per il caso di esternalizzazione del successo, che può, secondo alcuni, essere letta come funzionale al mantenimento stabile del sé di fronte a un mondo, invece, imprevedibile. In riferimento agli studi sugli stili attributivi nell’ambito scolastico, in Italia è disponibile uno strumento validato, il “Questionario di Attribuzione” (De Beni, Moé, 1995), che si concentra in particolare su situazioni di successo e insuccesso che implicano soprattutto il fatto di riuscire o non riuscire a ricordare-apprendere qualcosa. Il questionario origina dalla necessità di individuare lo stile attributivo di un soggetto, in ambito scolastico, al fine di poter conseguentemente utilizzare gli interventi didattici più appropriati per un apprendimento di successo. Lo strumento, così come motivato dagli autori, si propone di raccogliere informazioni sulle tre cause principali che vengono attribuite ad ogni evento-stimolo proposto. In questo modo è possibile ottenere un profilo che fornisce una serie di informazioni utili al fine di meglio comprendere gli aspetti psicologici connessi con l’atteggiamento verso lo studio e l’apprendimento. Lo strumento è rivolto a soggetti a partire dalla prima media, fino all’età adulta. Viene indagato lo stile attributivo del soggetto, facendo riferimento al- 86 CAPITOLO 1 L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE le cinque attribuzioni di causalità più frequentemente riscontrate in letteratura, tra quelle evidenziate dalla teoria di riferimento. Esse sono: - impegno personale (interna, instabile, controllabile) - abilità personale (interna, stabile, incontrollabile) - facilità/difficoltà del compito (esterna, stabile, incontrollabile) - fortuna/caso (esterna, instabile, incontrollabile) - aiuto esterno (esterno, instabile, controllabile). 1.3 L’attribuzione causale: relazione con altre variabili e ambiti di studio Tra i diversi contributi che approfondiscono questi temi in letteratura, riportiamo qui alcune considerazioni legate all’evolversi degli studi sulla teoria dell’attribuzione causale che hanno portato l’attenzione sulle dimensioni a essa legate. Tra le considerazioni emerse in recenti studi è stata evidenziata l’influenza delle attribuzioni sulla propria percezione di controllo sugli eventi, sulle aspettative, sulla scelta del compito e la persistenza (in termini di impegno) rispetto al compito stesso. È altresì noto il rapporto tra attribuzioni e percezione di autoefficacia e autostima. Rilevante è anche il rapporto tra attribuzioni e emozioni. Nella prima teoria “heideriana” (1958) il processo di analisi ingenua dell’azione che comprende il processo di attribuzione causale, non è un fenomeno puramente cognitivo, ma risente dell’influenza di fattori emotivomotivazionali che i teorici successivi hanno considerato marginali o in alcuni casi fonte di errore (teorie delle attribuzioni autoprotettive o al servizio del sé). Alcune ricerche segnalano come l’attribuzione causale sia legata inoltre alla motivazione. Queste dimensioni sono oggetto di studio in ambiti differenti, tra cui quello scolastico e del lavoro di cui verranno riportate alcune considerazioni tra quelle che appaiono più significative. In ambito scolastico le prime ricerche si sono concentrate sull’abilità, lo sforzo e fattori esterni come la difficoltà del compito, la fortuna (Lopez, 1999; Weiner, 1984, 1991). Altri studi si sono concentrati sullo stato individuale di salute e sull’ambiente familiare come cause del successo o insuccesso scolastico (Kivilu, Rogers, 1998), e altri studi ancora si sono concentrati sulle attribuzioni causali degli studenti e dei loro genitori (Georgiou, 1999, Rytkonen, Aunola, Nurmi, 2005). Un altro corpo di ricerche ha concentrato l’attenzione sull’importanza delle strategie di attribuzione nel rafforzare la motivazione all’apprendimento (Borkowski, Chan, & Muthukrishna, 2000; Chan, 1994, 1996b; Chan 87 Gli stili attributivi CAPITOLO 1 L’attribuzione causale: relazione con altre variabili e ambiti di studio L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE & Youlden, 1995; Miranda, Villaescusa, & Vidal-Abaraca, 1997; Moore & Chan, 1995). Questi studi evidenziano come gli studenti che percepiscono i loro fallimenti come attribuibili alla mancanza di abilità, sulla quale sentono di non avere un controllo, saranno più predisposti a sviluppare aspettative di fallimento rispetto a coloro che percepiscono di avere un controllo sull’evolversi degli eventi, con la consapevolezza che i loro sforzi e l’utilizzo di strategie sono strettamente legate alla prestazione. Interessanti risultati provengono poi da quelle ricerche che hanno considerato la relazione tra stili attributivi e apprendimento. In particolare gli studi (Borkowski, Weyhing e Carr, 1988; Chan, 1994, 1996b) hanno dimostrato che l’impegno e l’attribuzione possiedono una relazione positiva con l’apprendimento strategico e di conseguenza con il successo scolastico. L’apprendimento strategico è considerato come composto da due elementi di metacognizione: il self appraisal - riflessioni personali rispetto alle proprie conoscenze e abilità - e il self management azioni cognitive che guidano il pensiero come la pianificazione, la regolazione, il monitoraggio, la valutazione. L’apprendimento strategico quindi enfatizza la consapevolezza, la gestione e il monitoraggio per il proprio pensiero e apprendimento. La stretta relazione tra attribuzioni causali, apprendimento strategico e successo, è dimostrata empiricamente (Chan, 1994; Clayton-Jones et al., 1992;). In relazione alle spiegazioni causali che la persona pone all’origine dei suoi risultati di apprendimento è possibile prevedere la misura in cui tenderà a mettere in atto comportamenti di studio progressivamente più adeguati e strategici. Interessanti sono anche le considerazioni che la ricerca offre in ottica di azione e di formazione. Infatti “agendo” sugli stili attributivi, coerentemente con i riferimenti teorici che sottolineano la modificabilità delle attribuzioni, è possibile ipotizzare un “training” dello stile attributivo allo scopo di incrementare le attribuzioni che lo studente può dare al proprio impegno. Un esempio di questa possibilità è compreso nello studio di Chan e Moore (2006). Gli autori hanno realizzato un’analisi longitudinale sugli stili di attribuzione, e sulla conoscenza e utilizzo di strategie per l’apprendimento in un campione di studenti. A seguito dello studio sono stati implementati programmi di intervento per promuovere l’utilizzo di strategie di apprendimento e per orientare i giovani all’utilizzo di strategie efficaci, in cui il successo e l’insuccesso sono attribuiti a variabili su cui hanno il controllo, quindi all’impegno e all’utilizzo di strategie efficaci o non efficaci. In ambito scolastico dunque gli stili di attribuzione costituiscono un oggetto di attenzione nei momenti di formazione, orientamento e consulenza. 88 CAPITOLO 1 L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE Altri studi mostrano gli stili attributivi positivi e negativi come importanti predittori della motivazione al lavoro, oggetto quindi di studio di discipline come la psicologia del lavoro e delle organizzazioni (Xenikou, 2005). La letteratura scientifica più recente conferma anche l’attenzione da parte della psicologia clinica verso gli stili attributivi. In particolare è oggetto di studio la relazione tra gli stili di attribuzione causale e alcune altre dimensioni psicologiche, come gli stili di coping (Grimaldi, Ghislieri, 2004), l’autoefficacia (Gerningon, Delloye, 2003), i comportamenti di Tipo A (Keinan, Tal, 2005). Un insieme di studi si è in particolare concentrato sul legame tra stili di attribuzione e depressione. Anche in questo caso, come accennato in riferimento allo studio dei casi di insuccesso scolastico, è possibile pensare a modalità di prevenzione e trattamento “agendo” sullo stile attributivo delle persone. Questi studi consentono di intravedere dunque le opportunità applicative del tema, poiché in relazione alle spiegazioni causali che la persona dà dei suoi risultati è possibile fare previsioni per il futuro e influenzare i suoi comportamenti così che siano progressivamente più adeguati e strategici. Di conseguenza lavorare sugli stili attributivi potrà consentire lo sviluppo di profili comportamentali più efficaci. Studi recenti hanno inoltre esplorato il possibile legame tra stili di attribuzione e variabili connesse alla qualità della vita. Di particolare rilievo sono quegli studi che cercano di comprendere se e come la prevalenza di determinati stili di attribuzione causale influisca sullo stress (Friedland, Keinan, 1991), sul benessere psicologico (Cheng, Furnham, 2003) e anche, in termini più generali sul successo, scolastico e professionale. Alla dimensione professionale si legano in particolare quei lavori di ricerca finalizzati a cogliere gli stili di attribuzione causale specifici per il contesto lavorativo (Furnham, Sadka, Brewin, 1992). Ci sono poi recenti contributi che evidenziano il valore predittivo, anche in contesti consulenziali di tipo orientativo, del costrutto di attribuzione causale: in particolare gli studi mostrano la relazione con la dimensione del coping e della motivazione ed è stato evidenziata l’utilità di analizzare l’attribuzione anche nel contesto della selezione. 1.4 Sintesi In questo capitolo si è evidenziato come, nel percepire o pensare, il soggetto tenda a concettualizzare il comportamento osservato, e a operare forme di rielaborazione della sua percezione al fine di semplificare il mondo. 89 L’attribuzione causale: relazione con altre variabili e ambiti di studio CAPITOLO 1 Sintesi L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE Forsyth (1980) sottolinea infatti che l’attribuzione può svolgere oltre a una funzione di spiegazione, anche una funzione di previsione. Essa infatti sembra influenzare non solo le reazioni immediate di un individuo di fronte agli eventi, ma anche il suo comportamento in situazioni future: la comprensione degli stili attributivi è dunque considerata funzionale alla possibilità di fare previsioni rispetto alle tendenze emotive e d’azione del soggetto. L’attribuzione come ricerca di spiegazioni risponde quindi a un’esigenza di controllo sul proprio ambiente, di necessità sottostante di comprensione del mondo e delle sue regole, e in specifico di comprensione della relazione tra se stessi e “l’altro”. Un’altra ragione alla base dell’attribuzione causale è come abbiamo visto, per alcuni soggetti, il bisogno di accrescere la propria autostima, per valorizzare i propri successi e negare i propri insuccessi. In questo caso è connessa a scopi di autopresentazione e gestione delle impressioni (Tedeschi e Riess, 1981). Per questi motivi la teoria dell’attribuzione possiede anche un’importante risvolto applicativo già realizzato in diversi settori e ambiti in riferimento a problemi o disagi. Tra i problemi affrontati attraverso una prospettiva attribuzionale ricordiamo per esempio la depressione, il comportamento di aiuto, il fumo, la stigmatizzazione, il comportamento di vendita, il maltrattamento, la malattia fisica, l’ansia, lo sport, la timidezza, il conflitto tra i gruppi (Weiner, 1995). Proprio l’applicabilità alla spiegazione di problemi concreti ha reso l’attribuzione causale una dimensione importante in differenti settori come abbiamo visto, tra i quali gli studi sulla motivazione, la psicologia clinica e le relazioni profonde, l’orientamento, la psicologia del lavoro e delle organizzazioni. È evidente quindi, che qualsiasi forma di training o di intervento sugli stili di attribuzione, deve prevedere una preliminare valutazione delle strategie normalmente messe in atto dalla persone. Sarà a partire da tale valutazione che diverrà possibile potenziare il ricorso a quelle strategie che consentono alla persona di far fronte al meglio agli eventi della vita. 90 CAPITOLO 2 LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO La costruzione del questionario, a valle dell’analisi della letteratura, ha previsto un’importante fase di ricerca qualitativa. La raccolta dei dati qualitativi è stata effettuata principalmente attraverso uno strumento messo a punto al fine di ottenere dati confrontabili a partire dai quali realizzare una prima analisi descrittiva per cogliere l’insieme delle possibili esperienze di successo o di insuccesso. Questi stessi dati sono stati la fonte cui si è attinto per mettere a punto un insieme di item di base, inseriti nella prima versione del questionario. Si è dunque proceduto alla realizzazione di interviste strutturate attraverso lo strumento riportato in appendice e sono stati realizzati alcuni momenti di confronto e scambio con giovani adulti a proposito delle situazioni raccolte e delle modalità di attribuzione proposte. Di seguito si presenta brevemente lo strumento utilizzato, il campione coinvolto e la modalità di analisi dei dati adottata. 2.1 Lo strumento per la raccolta dei dati qualitativi La fase di avvio della ricerca, dunque, ha previsto la realizzazione di un centinaio di interviste strutturate, finalizzate a raccogliere situazioni consuete di successo e fallimento che la popolazione di riferimento si trova comunemente a fronteggiare, in differenti contesti, oltre che le relative modalità di attribuzione. 91 CAPITOLO 2 Lo strumento per la raccolta dei dati qualitativi LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO Riquadro 1 Cara amica, caro amico, chiediamo la tua collaborazione per raccogliere alcuni dati che ci serviranno per costruire un questionario da utilizzare all’interno di un percorso di orientamento, rivolto a persone della tua età. Questo lavoro di ricerca è realizzato dall’Isfol di Roma e da un gruppo di psicologhe e psicologi del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino. Il tuo contributo sarà importante per poter raccogliere situazioni, esperienze e casi che ragazze e ragazzi della tua età possono incontrare nella loro vita quotidiana. Le interviste sono state realizzate da diversi intervistatori che si sono strettamente attenuti alle consegne di testo presenti nello strumento a supporto del lavoro di raccolta dati, onde limitare le differenze e rendere la procedura di raccolta dati il più possibile omogenea. In particolare ci si rivolgeva a giovani adulti (una fascia di età variabile, tra i 17 e i 25 anni, con qualche eccezione di età anche superiore) di differenti zone d’Italia, con la formula riportata nel riquadro 1. In specifico è stato chiesto di descrivere sinteticamente alcune esperienze di successo e di insuccesso vissute nel recente periodo, facendo riferimento a 4 principali contesti (indicando da 1 a 3 situazioni per ogni contesto): la scuola, la famiglia, il tempo libero/le amicizie e, infine, il lavoro (solo se la persona ha/ha avuto esperienze di lavoro). Sono anche stati raccolti alcuni dati anagrafici, utili per l’analisi dei dati (Riquadro 2). 92 CAPITOLO 2 LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO DATI ANAGRAFICI Riquadro 2 2.2 Il campione Il campione occasionale che è stato raggiunto attraverso questo strumento di raccolta dei dati, è risultato composto da 106 soggetti, in prevalenza femmine (Tabella 20). La maggior parte del campione ha tra i 20 e i 25 anni ed è presente un certo numero di persone che lavorano (23 soggetti), oltre a molti studenti universitari e di scuola superiore. 93 CAPITOLO 2 LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO Tab. 20 - Campione complessivo Frequenza Percentuale 29 77 106 27,4 72,6 100,0 Maschio Femmina Totale Percentuale valida 27,4 72,6 100,0 Percentuale cumulata 27,4 100,0 Fonte: Elaborazione Isfol 2.3 Le situazioni e le attribuzioni: considerazioni generali Le situazioni raccolte sono state anzitutto lette più volte per individuare i temi principali emergenti e socializzare con il linguaggio dei rispondenti. Emerge un quadro di situazioni e modalità di attribuzione che si presenta come molto diversificato in alcuni contesti (tempo libero, per certi versi anche famiglia) ma che risulta più omogeneo per quanto riguarda un contesto come la scuola. Interessanti sono anche i dati relativi al contesto lavorativo. Per quanto riguarda la scuola, le situazioni di successo e di insuccesso hanno soprattutto a che fare con le prove, gli esami, i compiti e con le relative valutazioni. Esse sono del tipo: SUCCESSO - Sono riuscita a passare il test di ammissione a Psicologia. Ero felice e ho pensato che sono stata abile. Ho avuto un bel voto a Psicologia Sociale nell’esame scritto. Che me lo ero meritato… SUCCESSO - L’unica mia esperienza di successo è stata quest’anno quando i professori mi hanno detto che mi sto impegnando e che si vedono dei netti miglioramenti, ma non ho pensato a nulla. INSUCCESSO - Sono stato bocciato a un esame per il quale ho studiato un sacco. Ho pensato che il prof. non capisce niente. Nell’ultimo caso è evidente l’attribuzione esterna, rivolta ad altri, anche se spesso risulta difficile rintracciare chiaramente l’attribuzione causale: talvolta allo stimolo “che cosa hai pensato”, i giovani hanno risposto indicando una conseguenza dell’evento. In alcuni casi, inoltre, le situazioni proposte sono anche meno strettamente connesse alle prove scolastiche: SUCCESSO - Nella scuola di musica che attualmente frequento ho tirato su, da una mia idea, una rock band molto professionale e cari- 94 CAPITOLO 2 LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO smatica che mi ha regalato stima, ammirazione e rispetto da parte degli insegnanti e di tutti gli allievi e che ha portato molto in alto la mia figura all’interno del contesto oltre all’autostima. In famiglia è ancora più difficile per i soggetti indicare casi di successo e insuccesso e soprattutto identificare i pensieri in termini di attribuzioni. Emergono, in ogni caso, esperienze di più o meno riuscita “negoziazione” all’interno delle relazioni familiari, in cui si gioca spesso il tema della fiducia e della stima, oppure situazioni di coinvolgimento in compiti poco consueti: SUCCESSO - Oggi ho preparato il pranzo, era buono. La mia famiglia è stata contenta e mi ha riempito di complimenti. Ho pensato che domani lo preparo ancora. INSUCCESSO - Un’esperienza di insuccesso con la mia famiglia è stata qualche mese fa, quando i miei genitori non mi hanno permesso di prendere la nostra auto per uscire. Sembrerà una cosa banale, ma per me quella è stata una manifestazione di poca fiducia nei miei confronti. Per me la loro fiducia è importante e in quel momento ho pensato che non si fidassero di me. Sul fronte del tempo libero e delle amicizie, emergono molte situazioni che hanno a che fare con l’abilità a gestire bene il proprio tempo libero, bilanciando i differenti impegni e non trascurando le amicizie (è un successo quando si riescono a mantenere nonostante la distanza), i compagni e le altre attività: SUCCESSO - Riesco a gestire molto bene il mio tempo libero. Sono brava nelle organizzazioni sia a livello di studio che impegni sportivi e impegni lavorativi, anche se saltuari. SUCCESSO - Nonostante io non viva più nella mia città e quindi sono abbastanza distante da amici, che a loro volta si sono trasferiti, sono riuscita a mantenere una bella amicizia, che spero continui a durare. SUCCESSO - Ho scoperto di essere circondato da amicizie vere e profonde in un periodo che non era per me facile. Ho pensato di essere molto fortunato nonostante tutto. INSUCCESSO - Non riesco mai a fare tutto quello che vorrei fare nel tempo libero. Vorrei fare più cose ma il tempo è sempre poco… A volte 95 Le situazioni e le attribuzioni: considerazioni generali CAPITOLO 2 Le situazioni e le attribuzioni: considerazioni generali LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO sento che solo lo studio non basti… Vorrei riuscire a gestire più impegni. INSUCCESSO - Non riesco a trovare il tempo per coltivare i miei interessi, forse perché sono disorganizzata. Le situazioni di lavoro riportate sono generalmente riferite a occupazioni precarie, anche in relazione alle caratteristiche del campione di rispondenti. In ogni caso è possibile segnalare come i successi riferiscano soprattutto di momenti in cui la competenza e l’impegno della persona vengono riconosciuti, laddove gli insuccessi appaiono soprattutto legati a episodi di perdita dell’occupazione o di difficoltà a trovare una nuova occupazione: le ragioni di tali insuccessi sembrano, in molti casi, di difficile comprensione per la persona. SUCCESSO - Ho lavorato per 2 mesi in un campus con dei bambini che mi hanno voluto bene. Sono stata in grado di relazionarmi con loro, di capire le loro esigenze, di insegnare loro delle cose e di farli divertire. SUCCESSO - Quando nel mio lavoro ho ricevuto i complimenti per la mia cortesia e solarità. Ho ricevuto un feedback positivo riguardo alla passione/energia che metto nel rapporto con i clienti nonostante il mio lavoro sia stancante. INSUCCESSO - Non ho passato un colloquio di lavoro che mi sembrava andato bene. Mi sono chiesto il perché senza trovarlo. 2.4 La procedura di costruzione del questionario e l’insieme degli item A partire dalle situazioni raccolte si è proceduto all’individuazione degli item sulla base delle situazioni raccolte attraverso le interviste. I dati di ricerca, anche piuttosto complessi, sono stati semplificati per poter essere ricondotti a “stringhe” di testo semplificate e di immediata comprensione. Ciascuna “stringa” è stata costruita in modo tale da contenere sia la situazione di successo o di insuccesso, sia l’attribuzione causale. In parallelo, attraverso un lavoro di giudici, i diversi item sono stati valutati e ricondotti a 5 possibili modalità attributive (figura 4). 96 CAPITOLO 2 LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO Figura 4 La procedura di costruzione del questionario e l’insieme degli item Caus a Es terna Compito (EC) Fortuna (EF ) Impegno (II) Altri (EA ) Causa Interna Abilità (IA) A partire da un primo, più ampio elenco di item, sono stati individuati quelli da inserire nella prima versione del questionario, scegliendo soprattutto quelli caratterizzati da maggiore comprensibilità. 2.5 La prima versione del questionario La prima versione del questionario era composta da 143 item preceduti da una pagina di istruzioni riportata nel Riquadro 3. Riquadro 3 Istruzioni Di seguito troverai 143 situazioni e per ciascuna di queste, è stata formulata una possibile causa che l’ha determinata. Ti chiediamo di indicare - in una scala da 1 a 5, dove 1 corrisponde a “per nulla” e 5 a “del tutto” – quanto è probabile che, in quella situazione, avresti pensato la stessa cosa. Non riflettere troppo a lungo su ciascuna affermazione e prova a rispondere comunque anche se ti sembra di non esserti mai trovato/a di fronte alla situazione descritta o a una situazione simile. La compilazione dell’intero questionario dovrebbe richiedere 40 minuti circa. Per aiutarti ti forniamo un esempio che possiamo compilare insieme. Leggi la situazione e il pensiero… 97 CAPITOLO 2 La prima versione del questionario LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO Esempio Hai vinto una borsa di studio… Pensi che sia tutto merito del tuo impegno Per nulla Del tutto Se ti è capitato [o se ti dovesse capitare] di vincere una borsa di studio, quanto è probabile che tu pensi che sia merito del tuo impegno? Al termine del questionario è stata predisposta anche una sezione finalizzata a raccogliere alcuni dati anagrafici: il genere, l’età, la scuola frequentata e la decisione presa (o non ancora presa) rispetto al proprio futuro. La versione del questionario a 143 item (relativi sia a situazioni di successo, sia a situazioni di insuccesso), è stata sottoposta a un lavoro di giudici che ha consentito di etichettare gli item con riferimento alle 5 possibili modalità attributive: causa esterna compito, fortuna o altri; causa interna abilità o impegno. La somministrazione preliminare (354 soggetti) ha permesso di ridimensionare il questionario e di metterne a punto una versione a 78 item che è stata somministrata a un campione nazionale. Il campione di questa prima somministrazione era composto da giovani di età media pari a 17.6 anni, provenienti da diverse regioni d’Italia e equilibrati quanto a distribuzione di genere (46% femmine; 54% maschi) e per tipo di scuola di appartenenza. Sono state preliminarmente effettuate le analisi descrittive di tutti gli item e, sulla base delle distribuzioni di frequenza, sono stati eliminati alcuni item: il criterio di esclusione principale è stato in questa fase una forte asimmetria nelle distribuzioni (skewness uguale o superiore a 1.00 in modulo). Questo soprattutto per non dare luogo all’individuazione di componenti dovute esclusivamente a correlazioni sovrastimate tra variabili fortemente asimmetriche. 98 CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO La somministrazione preliminare ha dunque dato origine a una versione del questionario composta da 78 item che è stata articolata in due distinte sezioni: - una relativa a situazioni di successo, composta da 41 item - una relativa alle situazioni di insuccesso, composta da 37 item. 3.1 Il campione Lo strumento, nella versione a 78 item, è stato somministrato a un campione nazionale di 1818 soggetti (sono stati eliminati alcuni questionari caratterizzati da elevato numero di missing, evidenti response set, …). Tra le principali caratteristiche del campione si segnalano le seguenti (v tabb. 21, 22, 23 e 24): - età media di 18 anni - distribuzione di genere: 48,7% femmine; 51,3% maschi - distribuzione per scuola frequentata: 42,2% liceo; 34,8% istituto tecnico; 22,5% istituto professionale - distribuzione per classe frequentata: 50,9% quarto anno; 49,1% quinto anno - distribuzione per regione di provenienza: 12,8% Lombardia; 26,1% Piemonte; 26,1% Lazio; 35% Sicilia. 99 CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO Tab. 21 - Distribuzione di genere Validi Mancanti Frequenza Percentuale 877 924 1801 17 48,2 50,8 99,1 ,9 1818 100,0 Frequenza Percentuale femmina maschio Totale Mancante di sistema Percentuale valida 48,7 51,3 100,0 Percentuale cumulata 48,7 100,0 Percentuale valida 42,2 34,8 22,5 Percentuale cumulata 42,2 77,1 99,6 ,4 100,0 100,0 Percentuale valida 50,9 49,1 100,0 Percentuale cumulata 50,9 100,0 Totale Fonte: Elaborazione Isfol Tab. 22 - Scuola frequentata Validi Mancanti liceo istituto tecnico istituto professionale altro Totale Mancante di sistema 763 629 406 42,0 34,6 22,3 8 1806 12 ,4 99,3 ,7 1818 100,0 Frequenza Percentuale 915 882 1797 21 50,3 48,5 98,8 1,2 1818 100,0 Totale Fonte: Elaborazione Isfol Tab. 23 – Classe frequentata. Validi Mancanti quarta quinta Totale Mancante di sistema Totale Fonte: Elaborazione Isfol 100 CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO Tab. 24 – Regione di provenienza Validi Mancanti Totale Frequenza Percentuale 226 462 462 619 1769 49 12,4 25,4 25,4 34,0 97,3 2,7 1818 100,0 Lombardia Piemonte Lazio Sicilia Totale Mancante di sistema Totale Percentuale valida 12,8 26,1 26,1 35,0 100,0 Percentuale cumulata 12,8 38,9 65,0 100,0 Fonte: Elaborazione Isfol 3.2 L’analisi descrittiva I dati raccolti sono stati analizzati (descrittive, asimmetria e curtosi; correlazioni tra item, analisi fattoriale esplorativa; analisi di affidabilità; anova) per verificare le caratteristiche psicometriche dello strumento. In particolare si è proceduto, sia per la sezione relativa ai successi, sia per quella relativa agli insuccessi, ad un primo momento di analisi descrittive e di valutazione del coefficiente di asimmetria: sono stati eliminati tutti gli item con asimmetria uguale o superiore a 1. Anche l’analisi della mappa di correlazione tra tutti gli item ha consentito di eliminare item caratterizzati da coefficienti di correlazione eccessivamente bassi, rispetto al resto dello strumento. Attraverso le analisi descrittive è stato possibile eliminare gli item maggiormente problematici, ovvero quelli con asimmetria maggiore o uguale a 1. Per la sezione “Insuccessi” (Tab. 25) sono stati eliminati gli item: in3, in25, in28, in37. Per la sezione “Successi” (Tab.26) sono stati eliminati gli item: su4, su8, su14, su18, su36. Tab. 25 – Statistiche descrittive Insuccessi in_1 in_2 in_3 in_4 in_5 in_6 in_7 in_8 Media Deviazione Asimmetria 2,78 2,73 1,80 2,47 3,01 2,76 3,52 2,34 1,070 1,009 1,167 1,255 1,115 1,146 1,156 1,089 ,184 ,181 1,340 ,473 ,045 ,185 -,552 ,605 Asimmetria Errore std ,057 ,057 ,058 ,058 ,058 ,057 ,058 ,058 Curtosi -,378 -,373 ,698 -,767 -,553 -,690 -,463 -,143 Curtosi Errore std ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 101 CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO segue - Tab. 25 – Statistiche descrittive Insuccessi in_9 in_10 in_11 in_12 in_13 in_14 in_15 in_16 in_17 in_18 in_19 in_20 in_21 in_22 in_23 in_24 in_25 in_26 in_27 in_28 in_29 in_30 in_31 in_32 in_33 in_34 in_35 in_36 in_37 Media Deviazione Asimmetria 2,54 1,97 2,00 3,02 2,57 2,23 3,11 3,57 3,64 3,86 2,88 1,94 2,37 2,63 2,43 2,37 1,92 3,65 2,62 4,04 2,53 3,12 2,35 2,14 3,80 2,59 2,27 2,10 1,91 1,271 1,075 1,174 1,202 1,302 1,168 1,157 1,105 1,199 1,156 1,290 1,028 1,320 1,165 1,271 1,072 1,040 1,114 1,123 1,080 1,158 1,407 1,241 1,124 1,185 1,174 1,248 1,027 1,138 ,287 ,927 ,983 -,037 ,432 ,662 -,029 -,493 -,645 -,900 ,049 ,925 ,621 ,329 ,643 ,608 1,165 -,618 ,227 -1,168 ,408 -,078 ,531 ,865 -,859 ,389 ,619 ,745 1,157 Asimmetria Errore std ,058 ,058 ,058 ,057 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,057 ,058 ,058 ,057 ,057 ,057 ,057 ,058 ,057 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 Curtosi -1,020 ,049 -,038 -,823 -,880 -,498 -,744 -,403 -,459 ,031 -1,069 ,166 -,762 -,625 -,558 -,047 ,916 -,306 -,591 ,831 -,553 -1,274 -,764 ,105 -,103 -,630 -,692 ,044 ,474 Curtosi Errore std ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,057 ,057 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,811 -,489 1,161 1,211 ,301 ,937 ,003 ,568 -,230 ,164 ,625 -,276 -,425 1,509 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 Fonte: Elaborazione Isfol Tab. 26 – Statistiche descrittive Successi su_1 su_2 su_3 su_4 su_5 su_6 su_7 su_8 su_9 su_10 su_11 su_12 su_13 su_14 102 4,05 2,54 4,10 4,12 3,96 4,05 2,14 4,03 2,27 4,03 4,09 2,35 2,49 4,21 ,913 1,047 ,863 ,943 1,070 ,853 1,047 1,035 1,114 1,043 ,902 1,111 1,083 1,057 -,919 ,237 -,987 -1,132 -,938 -,862 ,734 -1,013 ,659 -,920 -,888 ,575 ,387 -1,433 CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO segue - Tab. 26 – Statistiche descrittive Successi su_15 su_16 su_17 su_18 su_19 su_20 su_21 su_22 su_23 su_24 su_25 su_26 su_27 su_28 su_29 su_30 su_31 su_32 su_33 su_34 su_35 su_36 su_37 su_38 su_39 su_40 su_41 2,96 3,66 2,36 4,20 2,89 3,86 2,42 3,88 4,11 2,47 2,28 2,52 2,60 3,81 2,44 2,84 3,89 2,55 2,70 2,86 3,68 4,25 2,76 3,77 3,75 4,04 3,79 1,105 1,197 1,152 ,945 1,177 1,006 1,092 1,008 ,878 ,999 1,027 1,380 1,157 ,946 1,058 1,146 ,996 1,278 1,039 1,216 ,983 1,013 1,221 1,024 1,042 ,960 1,212 -,061 -,630 ,583 -1,254 -,024 -,742 ,533 -,802 -,995 ,353 ,547 ,446 ,235 -,754 ,415 ,069 -,878 ,426 ,187 ,041 -,481 -1,474 ,130 -,651 -,646 -,971 -,784 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,057 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,058 ,057 ,058 ,058 ,058 ,058 ,057 -,576 -,479 -,428 1,396 -,806 ,153 -,218 ,341 1,023 -,220 -,173 -1,062 -,760 ,571 -,302 -,728 ,542 -,864 -,446 -,878 -,163 1,737 -,916 ,029 -,037 ,676 -,307 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 ,115 Fonte: Elaborazione Isfol 3.3 Le caratteristiche dello strumento Entrando nello specifico delle due sezioni, per quanto riguarda “Se capitasse a me – Successi”, una volta eliminati gli item sulla base dei criteri precedentemente descritti, si è proceduto ad un’analisi fattoriale esplorativa. In quest’ottica, dunque, si è pervenuti a identificare come maggiormente soddisfacente una soluzione a 5 fattori che spiegano il 43.2% della varianza (ACP, Promax con normalizzazione di Kaiser). La soluzione fattoriale presenta saturazioni soddisfacenti, come si può vedere dalla tabella 27, e vede confluire: - nel primo fattore, 9 item di attribuzione causale interna all’abilità6, per situazioni di successo (alpha .78) - nel secondo fattore, 7 item di attribuzione causale esterna al 6 Nel fattore confluiscono anche alcune forme di attribuzione interna all’impegno, a carattere maggiormente continuativo (che fanno dunque riferimento al fatto non tanto di essersi impegnato in una specifica situazione, quanto al fatto di essere una persona che tende a impegnarsi). 103 CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO compito, in situazione di successo (alpha .75) - nel terzo fattore, 6 item di attribuzione causale esterna alla fortuna, in caso di successo (alpha .75) - nel quarto fattore, 4 item di attribuzione causale esterna agli altri, in caso di successo (alpha .61) - nel quinto fattore, 4 item di attribuzione causale interna all’impegno7. Le caratteristiche dello strumento Le caratteristiche di affidabilità delle sottoscale individuate, considerato il non elevato numero di item presenti in alcune di esse e l’elevata variabilità dei contesti cui le situazioni sono riferite, risulta soddisfacente. Tab. 27 – Matrice dei modelli(a), Metodo estrazione: analisi componenti principali. Metodo rotazione: Promax con normalizzazione di Kaiser Componente 1 Successi 3 Sei riuscito/a a migliorare il tuo rendimento scolastico… pensi di avere buone capacità ,711 Successi 23 ,693 Successi 6 ,689 Successi 1 ,633 Successi 20 ,586 Successi 28 ,568 Successi 11 ,523 Successi 10 ,504 Successi 22 ,501 Successi 12 La tua squadra di pallavolo ha vinto il torneo della scuola… pensi che fosse una prova semplice Successi 24 Successi 21 Successi 25 Successi 9 Successi 33 Successi 15 7 2 3 4 ,693 ,681 ,660 ,629 ,617 ,585 ,551 Nel fattore confluiscono soprattutto item relativi alle relazioni, sia interne alla famiglia, sia esterne ad essa, in caso di successo (alpha .60). 104 5 CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO segue - Tab. 27 – Matrice dei modelli(a), Metodo estrazione: analisi componenti principali. Metodo rotazione: Promax con normalizzazione di Kaiser Componente 1 Successi 30 Hai preso un voto decente ad un esame universitario che non ti piaceva proprio… pensi di avere avuto molta fortuna Successi 32 Successi 29 Successi 17 Successi 26 Successi 13 Successi 27 Hai preso 30 e lode al tuo primo esame universitario… pensi che ti abbia aiutato molto prepararti con i tuoi amici Successi 19 Successi 2 Successi 37 Successi 39 Hai migliorato il rapporto con tuo fratello… pensi di esserti impegnato/a per stargli vicino/a Successi 38 Successi 35 Successi 31 2 3 4 5 ,769 ,755 ,731 ,639 ,560 ,466 ,834 ,830 ,496 ,428 ,771 ,730 ,598 ,482 Fonte: Elaborazione Isfol Tab. 28 – Matrice di correlazione di componenti Componente 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 1,000 -,147 -,141 ,008 ,414 -,147 1,000 ,484 ,205 -,082 -,141 ,484 1,000 ,268 -,033 ,008 ,205 ,268 1,000 ,110 ,414 -,082 -,033 ,110 1,000 Fonte: Elaborazione Isfol 105 Le caratteristiche dello strumento CAPITOLO 3 Le caratteristiche dello strumento LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO L’Anova (tab.29) evidenzia differenze di genere significative (p < .000) con riferimento al primo fattore (femmine > maschi, F 42.45), al secondo fattore (maschi > femmine, F 23.36) e al quinto fattore (femmine > maschi, F 64.62). Le femmine avrebbero dunque una tendenza maggiore, rispetto ai maschi, a fare attribuzioni causali interne, all’abilità e soprattutto all’impegno, laddove nei maschi sembra essere più evidente la tendenza ad attribuzioni causali esterne. Differenze statisticamente significative, pur se di entità minore, sono emerse anche in funzione della scuola frequentata e della provenienza geografica (ma non della classe frequentata). Questi dati consentono di affermare la capacità dello strumento di discriminare tra popolazioni diverse e suggeriscono la costruzione di tabelle di conversione dei punteggi grezzi in punteggi stanine, distinte per genere. Tab. 29 – Anova - Genere sesso F M Tot. M N Ds. M N Ds. M N Ds. SU_IA REGR * sesso SU_EC REGR * sesso SU_EF REGR * sesso SU_EA REGR * sesso SU_II REGR * sesso SU_IA SU_EC SU_EF SU_EA SU_II REGR REGR REGR REGR REGR ,1574014 -,1171502 ,0126265 -,0177584 ,1921768 877 877 877 877 877 ,95180384 1,03071134 ,97471883 1,00216648 ,95932128 -,1465702 ,1098121 -,0094872 ,0201470 -,1796752 924 924 924 924 924 1,02418776 ,96176461 1,02310422 ,99908829 1,00145844 ,0014493 -,0007076 ,0012811 ,0016889 ,0013988 1801 1801 1801 1801 1801 1,00093289 1,00210245 ,99961948 1,00048989 ,99835702 Somma dei df Media dei F Sig. quadrati quadrati Fra gruppi (Combinati) 41,574 1 41,574 42,452 ,000 Entro gruppi 1761,786 1799 ,979 Totale 1803,360 1800 Fra gruppi (Combinati) 23,177 1 23,177 23,367 Entro gruppi 1784,399 1799 ,992 Totale 1807,577 1800 ,000 Fra gruppi (Combinati) ,220 1 ,220 ,220 ,639 Entro gruppi 1798,410 1799 1,000 Totale 1798,630 1800 Fra gruppi (Combinati) ,646 1 ,646 ,646 ,422 Entro gruppi 1801,118 1799 1,001 Totale 1801,764 1800 Fra gruppi (Combinati) 62,215 1 62,215 64,627 ,000 Entro gruppi 1731,875 1799 ,963 Totale 1794,090 1800 Fonte: Elaborazione Isfol 106 CAPITOLO 3 LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO Per quanto riguarda la sezione “Se capitasse a me – Insuccessi”, si è proceduto come per la sezione “Successi”, al fine di eliminare gli item sulla base dei criteri descritti precedentemente. La soluzione fattoriale più soddisfacente, però, in questo caso (tab.30), identifica 3 fattori (ACP, Promax con normalizzazione di Kaiser), vedendo confluire in un solo fattore tutti gli item relativi all’attribuzione esterna. I 3 fattori spiegano il 38.3% della varianza: - nel primo fattore confluiscono 6 item di attribuzione causale interna all’impegno in caso di insuccesso (alpha .78) - nel secondo fattore confluiscono 8 item di attribuzione causale esterna in caso di insuccesso (alpha .68) - nel terzo fattore confluiscono 7 item di attribuzione causale interna all’abilità in caso di insuccesso (alpha .68). Anche in questo caso, l’affidabilità delle sottoscale, come si vede, è risultata sufficiente (considerando il numero di item e l’elevata disomogeneità tra le situazioni presentate). Tab. 30 – Metodo estrazione: analisi componenti principali. Metodo rotazione: Promax con normalizzazione di Kaiser 1 Insuccessi 18 I tuoi voti nell’ultimo mese sono in peggioramento… pensi che sia perché ti stai impegnando poco Insuccessi 16 Insuccessi 17 Insuccessi 26 Insuccessi 33 Insuccessi 7 Insuccessi 2 Un’interrogazione è andata male… pensi che le domande fossero troppo difficili Insuccessi 24 Insuccessi 13 Insuccessi 1 Insuccessi 22 Insuccessi 15 Insuccessi 5 Insuccessi 30 Insuccessi 10 Non sei ancora riuscito/a a trovare un lavoro… pensi di non avere le capacità giuste Insuccessi 11 Insuccessi 14 Insuccessi 20 Insuccessi 9 Insuccessi 31 Insuccessi 35 Componente 2 3 ,753 ,720 ,712 ,694 ,665 ,588 ,622 ,611 ,598 ,583 ,575 ,536 ,528 ,411 ,692 ,690 ,680 ,660 ,477 ,461 ,436 Fonte: Elaborazione Isfol 107 Le caratteristiche dello strumento CAPITOLO 3 Le caratteristiche dello strumento LE CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DEL QUESTIONARIO Tab. 31 – Matrice di correlazione di componenti Componente 1 2 3 1 1,000 -,189 ,102 2 -,189 1,000 ,134 3 ,102 ,134 1,000 Fonte: Elaborazione Isfol In questo caso non emergono differenze significative in funzione del genere (tab.32), mentre emergono differenze statisticamente significative, seppure di non elevata entità, in funzione del tipo di scuola e della provenienza geografica (solo per il secondo fattore emerge anche una minima differenza in funzione della classe frequentata). Tab. 32 – Anova - Genere Sesso Femmina Media N Dev. std. Maschio Media N Dev. std. Totale Media N Dev. std. IN_II REGR * sesso IN_E REGR * sesso IN_IA REGR * sesso IN_E REGR IN_IA REGR -,0010886 ,0009008 877 877 ,96138026 1,00559478 -,0069431 ,0059569 924 924 1,03353683 ,99471575 -,0040923 ,0034948 1801 1801 ,99877906 ,99975331 Somma dei df Media dei F Sig. quadrati quadrati Fra gruppi (Combinati) 1,985 1 1,985 1,992 ,158 Entro gruppi 1792,574 1799 ,996 Totale 1794,559 1800 Fra gruppi (Combinati) ,015 1 ,015 ,015 Entro gruppi 1795,592 1799 ,998 Totale 1795,607 1800 ,901 Fra gruppi (Combinati) ,012 1 ,012 ,012 Entro gruppi 1799,101 1799 1,000 Totale 1799,112 1800 ,915 Fonte: Elaborazione Isfol 108 IN_II REGR ,0387337 877 1,01120715 -,0276806 924 ,98572106 ,0046600 1801 ,99848743 CAPITOLO 4 LA VALIDAZIONE ESTERNA LA VALIDAZIONE ESTERNA Ulteriori indicazioni sulle caratteristiche delle scale e sulla relazione tra attribuzione causale e altre dimensioni psicologiche sono fornite dai dati relativi alla validazione esterna, per la quale sono stati utilizzati i seguenti strumenti: - Scheda anagrafica - Se capitasse a me “Successi” (30 item) - Se capitasse a me “Insuccessi” (21 item) - Autoefficacia scolastica percepita (Caprara, 2001) 1 (relativa alle materie di studio, 7 item) e 2 (18 item) - Autoefficacia sociale percepita (Caprara, 2001; 13 item) - Io di fronte alle situazioni (Grimaldi, Ghislieri, 2004; 47 item). La validità di costrutto di uno strumento, relativa alla sua capacità di misurare la variabile psicologica che dichiara di misurare, oltre che con l’analisi fattoriale, può essere studiata attraverso il ricorso a criteri esterni che a partire da alcune ipotesi permettono di definire la validità discriminante e convergente di uno strumento rispetto ad altri. Nel caso del questionario “Se capitasse a me” lo studio della validità rispetto a un criterio esterno è stato compiuto per: - distinguere il costrutto di attribuzione causale da altri concetti apparentemente simili che in letteratura vengono definiti in modo distinto e che vengono misurati con strumenti ad hoc - cogliere le relazioni rispetto a questi costrutti verificando che esse siano compatibili con le ipotesi teoriche che si possono formulare. Gli strumenti utilizzati per la validazione esterna consentono di individuare le seguenti dimensioni: - Se capitasse a me “Successi” – consente di avere indicazioni cir- 109 CAPITOLO 4 LA VALIDAZIONE ESTERNA ca 5 modalità di attribuzione causale in situazioni di successo: interna all’abilità (S_IA) esterna al compito (S_EC), esterna alla fortuna (S_EF), esterna agli altri (S_EA), interna all’impegno (S_II) - Se capitasse a me “Insuccessi” – consente di avere indicazioni circa 3 modalità di attribuzione causale in situazioni di insuccesso: interna all’impegno (I_II), esterna (I_E), interna all’abilità (I_IA) - Autoefficacia scolastica percepita (Caprara, 2001) – 1 consente di avere una misura dell’efficacia percepita nell’apprendere alcune materie di studio (ASc_1); Autoefficacia scolastica percepita 2 consente di avere una misura dell’efficacia percepita in alcune situazioni scolastiche (Es. “Finire in tempo i compiti che ti sono stati assegnati per casa”; ASc_2) - Autoefficacia sociale percepita (Caprara, 2001) – consente di avere una misura dell’efficacia percepita in alcuni comportamenti sociali (Es. “Partecipare alle discussioni che avvengono in classe”; ASP) - Io di fronte alle situazioni (Grimaldi, Ghislieri, 2004) – consente di avere indicazioni circa 4 modalità di coping: Analisi e valutazione della situazione (AVS), Autocolpevolizzazione e autocritica (AA), Ricerca di supporto sociale (RSS), Evasione ed evitamento (EE). Nel corso di questo capitolo si presenteranno i dati della validazione esterna descrivendo il campione coinvolto nella raccolta dati e l’analisi delle correlazioni. 4.1 Il campione La batteria di strumenti è stata somministrata ad un campione di circa 200 soggetti così distribuiti: Tab. 33 – Distribuzione di genere Frequenza Percentuale Validi Femmina Maschio Totale Fonte: Elaborazione Isfol 110 89 113 202 44,1 55,9 100,0 Percentuale valida 44,1 55,9 100,0 Percentuale cumulata 44,1 100,0 CAPITOLO 4 LA VALIDAZIONE ESTERNA Tab. 34 – Scuola frequentata Frequenza Percentuale Validi Liceo Istituto tecnico Totale 86 116 202 42,6 57,4 100,0 Percentuale valida 42,6 57,4 100,0 Percentuale cumulata 42,6 100,0 Percentuale valida 55,4 44,6 100,0 Percentuale cumulata 55,4 100,0 Percentuale valida 71,5 28,5 100,0 Percentuale cumulata 71,5 100,0 Fonte: Elaborazione Isfol Tab. 35 – Classe frequentata Frequenza Percentuale Validi Quarta Quinta Totale 112 90 202 55,4 44,6 100,0 Fonte: Elaborazione Isfol Tab. 36 – Regione di provenienza Frequenza Percentuale Validi Piemonte Lazio Totale Mancanti Totale 143 57 200 2 202 70,8 28,2 99,0 1,0 100,0 Fonte: Elaborazione Isfol Tab. 37 – Età media Età N 195 Minimo 16 Massimo 21 Media 17,52 Deviazione std. ,713 Fonte: Elaborazione Isfol 4.2 La matrice di correlazioni Le ipotesi che si possono formulare per quanto riguarda l’attribuzione causale per situazioni di successo possono essere così sintetizzate: - correlazioni positive tra le attribuzioni interne per situazioni di successo e il coping di analisi e valutazione della situazione oltre che di ricerca di supporto sociale - correlazioni positive tra le attribuzioni interne per situazioni di successo e le diverse forme di autoefficacia. 111 CAPITOLO 4 La matrice di correlazioni LA VALIDAZIONE ESTERNA Tab. 38 – Correlazioni tra attribuzioni in caso di successo e in caso di insuccesso ScaI_1 Correlazione I_II di Pearson Sig. (2-code) ScaI_2 Correlazione I_E di Pearson Sig. (2-code) ScaI_3 Correlazione I_IA di Pearson Sig. (2-code) ScaS_1 S_IA ScaS_2 S_EC ScaS_3 S_EF ScaS_4 S_EA ScaS_5 S_II ,210(**) ,056 -,090 -,036 ,160(*) ,003 ,439 ,213 ,614 ,024 ,143(*) ,166(*) ,283(**) -,023 ,061 ,043 ,020 ,000 ,743 ,396 -,002 ,274(**) ,301(**) ,123 ,002 ,973 ,000 ,000 ,083 ,974 Fonte: Elaborazione Isfol Prima di entrare nel merito di queste correlazioni si possono osservare le relazioni evidenziate tra le attribuzioni in caso di successo e in caso di insuccesso (Tabella 38): - l’attribuzione causale interna all’abilità in caso di successo correla positivamente con l’attribuzione causale interna all’impegno in caso di insuccesso (r .210), indicando, coerentemente con le ipotesi teoriche, come nei casi in cui elevata è la fiducia nelle proprie capacità, l’insuccesso venga attribuito a una mancanza di impegno; - sempre l’attribuzione causale interna all’abilità in caso di successo correla positivamente anche con l’attribuzione esterna in caso di insuccesso (r .143): si tratta di un’ulteriore conferma di quanto evidenziato e consente di fare alcune riflessioni circa la “stabilità” dell’attribuzione causale all’abilità in caso di successo (laddove il successo non si verifica, l’attribuzione si orienta verso l’impegno o verso i fattori esterni); - una certa tendenza all’“esternalità” nell’attribuzione causale si può osservare guardando le correlazioni positive tra le attribuzioni al compito e alla fortuna in caso di successo e l’attribuzione esterna generica in caso di insuccesso (r .166; r .283); - il dato più interessante è però quello relativo alla correlazione tra questi due tipi di attribuzione esterna in caso di successo (compito e fortuna) e l’attribuzione interna all’abilità in caso di insuccesso (r .274; r .301). Queste correlazioni fanno pensare a profili particolari quali quelli di chi tende a pensare: “quando ho successo è perché sono fortunato, quanto fallisco è perché non sono capace …” - anche la tendenza all’internalità, tra situazioni di successo e di insuccesso, è presente anche se di debole intensità, come si può osservare guardando la relazione tra le attribuzioni interne all’impegno nei diversi tipi di situazioni (r .160). 112 CAPITOLO 4 LA VALIDAZIONE ESTERNA Tab. 39 – Correlazioni tra attribuzioni in caso di successo e altre dimensioni ScaS_1 S_IA Cope_AVS Correlazione di Pearson Sig. (2-code) Cope_AA Correlazione di Pearson Sig. (2-code) Cope_RSS Correlazione di Pearson Sig. (2-code) Cope_EE Correlazione di Pearson Sig. (2-code) ScalaASc_1 Correlazione di Pearson Sig. (2-code) ScalaASc_2 Correlazione di Pearson Sig. (2-code) ScalaASP Correlazione di Pearson Sig. (2-code) ScaS_2 S_EC ScaS_3 S_EF ScaS_4 S_EA ScaS_5 S_II ,316(**) -,051 -,012 ,255(**) ,333(**) ,000 ,481 ,870 ,000 ,000 -,088 ,203(**) ,306(**) ,160(*) ,075 ,218 ,005 ,000 ,025 ,299 ,137 ,154(*) ,088 ,313(**) ,305(**) ,053 ,031 ,220 ,000 ,000 -,016 ,172(*) ,242(**) ,047 ,037 ,827 ,017 ,001 ,517 ,608 ,246(**) -,010 -,015 ,165(*) ,128 ,001 ,889 ,835 ,022 ,077 ,426(**) -,047 -,154(*) ,091 ,237(**) ,000 ,515 ,032 ,203 ,001 ,264(**) ,017 -,128 ,079 ,162(*) ,000 ,813 ,074 ,267 ,023 Fonte: Elaborazione Isfol Si osserva come le ipotesi sono confermate dalla mappa di correlazione. Guardando nel dettaglio (tab.39), le correlazioni si segnalano le seguenti: - l’attribuzione interna in caso di successo correla positivamente e in misura significativa con il coping di Analisi e valutazione della situazione, sia con riferimento all’attribuzione all’abilità (r .316), sia con riferimento all’impegno (r .333); quest’ultima attribuzione correla inoltre positivamente con il coping di Ricerca di supporto sociale (r .333), anch’essa una modalità attiva e propositiva di fronteggiamento delle situazioni; - l’attribuzione esterna al supporto di altri correla positivamente sia con il coping di Analisi e valutazione della situazione (r .255) sia con il coping di Ricerca di supporto sociale (r .313), indicando come tale attribuzione sia in relazione con modalità attive e interattive di relazione con l’ambiente e con gli altri; - l’attribuzione esterna, al compito, in caso di successo, correla positivamente con il coping di Autocolpevolizzazione e autocritica (r .203) e con il coping di Evasione ed evitamento (r .172); affine le correlazioni evidenziabili per l’attribuzione esterna, alla fortuna, in caso di successo, che correlano positivamente con il coping di Autocolpevolizzazione e autocritica (r .306) e di Evasione ed evitamento (r .242); 113 La matrice di correlazioni CAPITOLO 4 La matrice di correlazioni LA VALIDAZIONE ESTERNA - l’attribuzione esterna agli altri, invece, in linea con quanto evidenziato sopra, correla positivamente con il coping di Ricerca di supporto sociale (r .313); - è soprattutto l’attribuzione causale interna all’abilità in caso di successo a correlare positivamente con i due tipi di autoefficacia scolastica (r .246; r .426) e con l’autoefficacia sociale percepita (r.264), mentre l’attribuzione causale interna all’impegno in casi di successo correla positivamente con l’autoefficacia scolastica percepita “2” (r .237) e con l’autoefficacia sociale percepita (r.162). Questi dati sono in linea con le ipotesi di una significativa relazione tra il senso di efficacia e la tendenza ad attribuire i successi alle proprie abilità e al proprio impegno. Le ipotesi che si possono formulare per quanto riguarda l’attribuzione causale per situazioni di insuccesso possono essere così sintetizzate: - correlazioni positive tra le attribuzioni interne (stabili, dunque all’abilità) per situazioni di insuccesso e il coping di autocolpevolizzazione e autocritica; - correlazioni positive tra le attribuzioni esterne per situazioni di successo e il coping di evasione/evitamento; - correlazioni negative tra l’attribuzione interna in situazioni di insuccesso e l’autoefficacia percepita. Tab. 40 – Correlazioni tra attribuzioni in caso di insuccesso e altre dimensioni ScaI_1 I_II Cope_AVS Cope_AA Cope_RSS Cope_EE ScalaASc_1 ScalaASc_2 ScalaASP Correlazione di Pearson Sig. (2-code) Correlazione di Pearson Sig. (2-code) Correlazione di Pearson Sig. (2-code) Correlazione di Pearson Sig. (2-code) Correlazione di Pearson Sig. (2-code) Correlazione di Pearson Sig. (2-code) Correlazione di Pearson Sig. (2-code) Fonte: Elaborazione Isfol 114 ScaI_2 I_E ScaI_3 I_IA ,063 -,044 ,045 ,386 ,539 ,526 ,101 ,189(**) ,414(**) ,163 ,008 ,000 -,119 ,092 -,074 ,097 ,202 ,303 -,085 ,388(**) ,044 ,242 ,000 ,545 -,109 ,002 ,010 ,134 ,977 ,889 -,096 -,219(**) -,073 ,182 ,002 ,307 -,005 -,012 -,354(**) ,941 ,866 ,000 CAPITOLO 4 LA VALIDAZIONE ESTERNA L’analisi delle correlazioni evidenzia (tab.40), anche in questo caso, relazioni in linea con le ipotesi per le sottoscale individuate. In particolare si segnala: - la correlazione positiva tra l’attribuzione esterna in caso di insuccesso e il coping di Autocolpevolizzazione e autocritica (r .189), oltre che il coping di Evasione ed evitamento (r .388). Laddove l’insuccesso è attribuito all’esterno, prevalgono anche modalità di fronteggiamento di evitamento del problema o di evasione da esso; - per quanto riguarda l’attribuzione interna all’abilità in caso di insuccesso, essa correla positivamente con l’Autocolpevolizzazione e autocritica (r .414), sottolineando come questo tipo di attribuzione interna possa avere caratteristiche di problematicità, essendo associata anche a forme di ripensamento circa le proprie capacità e possibilità - ulteriore conferma di questa considerazione è fornita dalla correlazione negativa proprio tra l’attribuzione interna all’abilità in caso di insuccesso e l’autoefficacia sociale percepita (r – 354) che segnala un’ulteriore tendenza a “vedersi” in chiave problematica anche sul fronte dell’interazione con gli altri; - in aggiunta rispetto alle ipotesi si osserva anche come l’attribuzione esterna in caso di insuccesso correli negativamente con l’autoefficacia e, in particolare, con l’autoefficacia scolastica percepita “2” (r -.219). 115 La matrice di correlazioni CAPITOLO 5 LA STRUTTURA DI “SE CAPITASSE A ME” LA STRUTTURA DI “SE CAPITASSE A ME” Il percorso descritto in queste pagine, ha consentito dunque di mettere a punto un questionario sugli stili di attribuzione causale, che risulta convincente sul piano contenutistico e psicometrico. Nella sua versione definitiva, il questionario si articola come segue: - “Se capitasse a me – Successi” è composto da 30 situazioni di successo e relative attribuzioni causali - “Se capitasse a me – Insuccessi” è composto da 21 situazioni di insuccesso e relative attribuzioni causali. In entrambi i casi ai soggetti è chiesto di rispondere, anche se sembra loro di non essersi mai trovato o trovata in una situazione simile, indicando su di una scala da 1 – per nulla, a 5 – del tutto, quanto è probabile che in quella situazione avrebbe pensato la stessa cosa. Sono state predisposte, per ciascuna sezione del questionario, sia le griglie per il calcolo dei punteggi grezzi, sia le tabelle di conversione da punteggi grezzi a punteggi stanine. 5.1 Ambito di utilizzo e destinatari La popolazione cui il questionario si rivolge è composta da soggetti di età compresa tra i 17 e i 21 anni, che frequentano le ultime classi delle scuole superiori. L’utilizzo del questionario è indicato ai fini della consulenza orientativa, accanto ad altri strumenti che consentono di raccogliere indicazioni sia sulle risorse di base (ad esempio il sentimento di autoefficacia e gli stili attribuitivi), sia sulle risorse utili per decidere (gli interessi professionali, gli stili di apprendimento, ecc). Va sottolineato che il questionario nasce come studio nell’ambito del- 117 CAPITOLO 5 Ambito di utilizzo e destinatari LA STRUTTURA DI “SE CAPITASSE A ME” l’orientamento per cui si considera elettivo l’utilizzo in questo settore, per quanto non va escluso il suo impiego anche in altri ambiti scolastici e formativi nei quali sia utile conoscere le modalità di attribuzione causale prevalenti. Lo strumento è messo a disposizione di quelle figure professionali che intervengono nei processi di aiuto alla scelta (consulenti di orientamento, psicologi, tutor, formatori, ecc.) e che sono impegnati a sostenere la persona nell’esplorare le proprie risorse interne ed esterne. Le strategie di attribuzione causale sono considerate importanti a fini orientativi perché in relazione con i sentimenti di autoefficacia e la percezione di successo e riuscita nei diversi contesti di vita. Si ricorda inoltre che la presenza di attribuzioni interne in caso di successo risulta essere, in differenti ricerche, predittiva del benessere del singolo. 5.2 Istruzioni e modalità di somministrazione La somministrazione del questionario può essere sia individuale sia collettiva. Nella prima pagina del questionario sono fornite le istruzioni che possono essere lette dal consulente di orientamento: Questo questionario può aiutarti a conoscere meglio le modalità con cui interpreti gli eventi, le situazioni in cui ti puoi trovare coinvolta/o, nella vita quotidiana, con riferimento a diversi ambiti (la scuola, la famiglia, il tempo libero, …). Il questionario è composto da: 30 situazioni di successo, per ciascuna delle quali è formulato un pensiero che si riferisce alla possibile causa del successo stesso; 21 situazioni di insuccesso, per ciascuna delle quali è formulato un pensiero che si riferisce alla possibile causa dell’insuccesso. Senza riflettere troppo a lungo sulle situazioni, ti chiediamo di provare a rispondere (anche se ti sembra di non esserti mai trovato/a in una situazione simile e sapendo che non esiste una risposta “giusta” o una risposta “sbagliata”), indicando su una scala da 1 a 5 - dove 1 corrisponde a “per nulla” e 5 a “del tutto” – quanto è probabile che, in quella situazione, avresti pensato la stessa cosa. La compilazione dell’intero questionario dovrebbe richiedere 20 minuti circa. Sempre nella prima pagina viene fornito anche un esempio che il consulente compila leggendo ad alta voce: 118 CAPITOLO 5 LA STRUTTURA DI “SE CAPITASSE A ME” Per aiutarti ti forniamo un esempio che possiamo compilare insieme. Leggi la situazione e il pensiero… Esempio Hai vinto una borsa di studio… Pensi che sia tutto merito del tuo impegno Se ti è capitato [o se ti dovesse capitare] di vincere una borsa di studio, quanto è probabile che tu possa pensare che sia merito del tuo impegno? 5.3 Correzione, out-put e restituzione In allegato si fornisce la griglia per il calcolo dei punteggi che prevede di sommare tutti gli item che confluiscono nei diversi fattori individuati, distinguendo tra successi e insuccessi, come si vede dai due riquadri che seguono. Al calcolo dei punteggi grezzi fa seguito l’assegnazione del punteggio stanine, attraverso il confronto con la tabella di conversione che, nel caso della sezione “Successi” prevede una distinzione tra femmine e maschi. “SE CAPITASSE A ME” SUCCESSI CALCOLO DEI PUNTEGGI 1 – Prevalenza di attribuzione interna all’abilità per situazioni di successo: Somma delle risposte a 9 item: 1, 4, 6, 7, 11, 13, 14, 19, 30 V. Tabella di conversione punteggi grezzi-punteggi stanine 2 – Prevalenza di attribuzione esterna al compito per situazioni di successo Somma delle risposte a 7 item: 5, 8, 9, 12, 15, 24, 26 V. Tabella di conversione punteggi grezzi-punteggi stanine 3 – Prevalenza di attribuzione esterna alla fortuna per situazioni di successo Somma delle risposte a 6 item: 10, 16, 17, 20, 21, 23 V. Tabella di conversione punteggi grezzi-punteggi stanine 4 – Prevalenza di attribuzione esterna agli altri per situazioni di successo Somma delle risposte a 4 item: 2, 3, 18, 27 V. Tabella di conversione punteggi grezzi-punteggi stanine 5 – Prevalenza di attribuzione interna all’impegno per situazioni di successo Somma delle risposte a 4 item: 22, 25, 28, 29 V. Tabella di conversione punteggi grezzi-punteggi stanine 119 CAPITOLO 5 Correzione, output e restituzione LA STRUTTURA DI “SE CAPITASSE A ME” Scala Suc. Femmine 1 2 3 4 5 Maschi 1 2 3 4 5 1 9-27 7-8 6-7 4-5 4-10 9-25 7-9 6 4-5 4-8 PUNTEGGI STANINE 2 3 4 5 28-30 31-33 34-36 37-38 9-10 11-13 14-15 16-17 8-9 10-11 12-13 14-16 6-7 8 9-10 11 11-12 13 14 15 26-29 30-32 33-34 35-36 10-12 13-14 15-16 17-18 7-9 10-11 12-13 14-16 6-7 8 9-10 11 9-10 11 12-13 14 6 39-40 18-20 17-18 12-13 16 37-39 19-20 17-18 12-13 15 7 41-42 21-23 19-20 14 17 40-41 21-22 19-21 14 16 8 43-44 24-25 21-23 15-16 18 42-43 23-25 22-24 15-16 17-18 9 45 26-35 24-30 17-20 19-20 44-45 26-35 25-30 17-20 19-20 “SE CAPITASSE A ME” INSUCCESSI CALCOLO DEI PUNTEGGI 1 – Prevalenza di attribuzione interna all’impegno per situazioni di insuccesso Somma delle risposte a 6 item: 4, 11, 12, 13, 17, 20 V. Tabella di conversione punteggi grezzi-punteggi stanine 2 – Prevalenza di attribuzione esterna per situazioni di insuccesso Somma delle risposte a 8 item: 1, 2, 3, 8, 10, 15, 16, 18 V. Tabella di conversione punteggi grezzi-punteggi stanine 3 – Prevalenza di attribuzione interna all’abilità per situazioni di insuccesso Somma delle risposte a 7 item: 5, 6, 7, 9, 14, 19, 21 V. Tabella di conversione punteggi grezzi-punteggi stanine Scala Ins. 1 1 6-12 2 8-13 3 7 2 13-16 14-16 8-9 PUNTEGGI STANINE 3 4 5 6 17-18 19-21 22-23 24-25 17-18 19-20 21-23 24-26 10-11 12-14 15-16 17-19 7 26-27 27-28 20-21 8 28-29 29-31 22-24 9 30 32-40 25-35 Il profilo può essere riportato in un grafico unendo con una linea i punti di ogni sottoscala. È importante tenere presente alcune indicazioni generali nel gestire il commento e la restituzione del profilo: - considerare in prima battuta la sottoscala con il punteggio più elevato, che può dunque dirsi distintiva e caratteristica del soggetto, del suo modo di interpretare gli eventi; - concentrare in seguito l’attenzione sulla sottoscala con il punteggio più basso che rappresenta la modalità di attribuzione causale che il soggetto utilizza in misura minore; - considerare globalmente il profilo del soggetto rispetto alle quattro sottoscale, provando a leggere i dati nel loro intreccio; - analizzare con l’utente il suo profilo per verificare se si riconosce 120 CAPITOLO 5 LA STRUTTURA DI “SE CAPITASSE A ME” nei dati emersi e raccogliere informazioni a conferma/disconferma dei risultati. Questo passaggio è particolarmente importante perché il questionario non contiene una scala di controllo ed è dunque importante verificare la validità delle risposte fornite dal soggetto all’interno del momento di colloquio. Le sottoscale sono in parte già state descritte: di seguito si forniscono alcuni approfondimenti utili per la restituzione. Al consulente di orientamento è chiesto di modulare il profilo del singolo soggetto, facendo ricorso alle informazioni raccolte nel corso del colloquio, al fine, anzitutto, di verificare il profilo stesso, ponendolo a confronto con le altre informazioni, e, in seguito, di aiutare la persona a far propri i dati emersi. Per ogni sottoscala un punteggio elevato sulla scala a nove punti equivale ad un frequente ricorso a quella modalità di attribuzione causale mentre un punteggio basso equivale ad uno scarso ricorso alla modalità. Pe quanto riguarda le situazioni di SUCCESSO: 1. Attribuzione interna all’abilità in situazioni di successo Punteggi alti in questa sottoscala evidenziano una tendenza a riconoscersi come abili in diversi contesti di vita e capaci di “riuscire” nei compiti affrontati. Riconoscere nell’abilità la causa del successo significa identificare una ragione piuttosto stabile della propria efficacia in diverse situazioni. Al contrario punteggi bassi in questa sottoscala rinviano a una minore sicurezza di sé. 2. Attribuzione esterna al compito in situazioni di successo Punteggi alti in questa sottoscala sono indicativi di un mancato riconoscimento del proprio apporto di fronte a una situazione di riuscita. Attribuire un successo al compito può significare in parte anche affermare che non ci si sente capaci di farvi fronte, a meno che la situazione non sia decisamente favorevole. I punteggi bassi in questa sottoscala sono invece caratteristici di chi tende maggiormente ad attribuzioni interne. 3. Attribuzione esterna alla fortuna in situazioni di successo Come per la sottoscala precedente anche in questo caso i punteggi alti sono indicativi di una tendenza a riconoscere nei successi eventi che accadono per cause non dipendenti dalla persona. In aggiunta, questa sottoscala identifica anche una tendenza a fare riferimento al caso, alla fortuna, rinviando a un’ulteriore imprevedibilità degli eventi. 4. Attribuzione esterna agli altri per situazioni di successo Si tratta di un’altra sottoscala di attribuzione esterna. In questo caso però viene riconosciuto il contributo, l’apporto, degli altri (amici, parenti, …), identificando una tendenza ad affidarsi alle relazioni e a testimoniare il supporto ricevuto in casi di riuscita. Punteggi alti possono 121 Correzione, output e restituzione CAPITOLO 5 Correzione, output e restituzione LA STRUTTURA DI “SE CAPITASSE A ME” rinviare a un atteggiamento di riconoscimento dell’aiuto e, talvolta, anche di “riconoscenza” nei confronti della rete di sostegno. 5. Attribuzione interna all’impegno per situazioni di successo Punteggi alti in questa sottoscala evidenziano, come per la prima sottoscala, una tendenza a riconoscersi come protagonisti del successo ottenuto, anche se in questo caso la ragione della riuscita è da individuare nell’impegno profuso, nella motivazione a implicarsi. Punteggi bassi in questa sottoscala sono indicativi di una generale percezione dei successi come eventi che non dipendono dall’impegno profuso. Pe quanto riguarda le situazioni di INSUCCESSO: 1. Attribuzione interna all’impegno in situazioni di insuccesso Punteggi alti in questa sottoscala evidenziano una tendenza a riconoscere nel proprio scarso impegno una fonte di insuccessi: ciò significa che, in generale, la persona sente di poter avere le capacità per riuscire anche se non sempre si impegna nei diversi compiti che incontra nella sua vita. Punteggi bassi possono essere invece distintivi di chi sente che, in caso di non riuscita, scarsa è la probabilità che essa dipenda da un impegno insufficiente (nel confronto con le altre dimensioni sarà possibile individuare quei casi in cui questo elemento è distintivo di persone che tendono, generalmente, a impegnarsi molto in quello che fanno). 2. Attribuzione esterna in situazioni di insuccesso La tendenza a riconoscere all’esterno le cause di insuccesso, segnalata da punteggi alti in questa sottoscala, è una forma di “tutela” della propria immagine che in parte è positiva, in parte può sconfinare in una mancata percezione del proprio contributo all’accadere degli eventi, quando essi sono sfavorevoli. 3. Attribuzione interna all’abilità in situazioni di insuccesso Punteggi alti possono rinviare a una sensazione di incapacità diffusa, al vissuto di “non sentirsi adeguati” di fronte alle diverse situazioni incontrate e, dunque, di “sentirsi responsabili” di fronte a tutto ciò che non è andato nel modo giusto. Per contro i punteggi bassi su questa sottoscala possono essere distintivi sia di chi ha una buona percezione delle proprie capacità, sia di chi ha la tendenza a non riconoscere la propria parte di possibile responsabilità di fronte agli insuccessi. È importante, come per tutte le altre sottoscale, prima di procedere alla restituzione, leggere il profilo complessivo, emergente dai punteggi delle diverse sottoscale, e, laddove possibile, utilizzare anche i dati che si possono raccogliere dal ricorso ad altri strumenti (relativi a dimensioni quali quelle esplorate nella validazione esterna). Se i risultati relativi al processo di costruzione dello strumento appaio- 122 CAPITOLO 5 LA STRUTTURA DI “SE CAPITASSE A ME” no soddisfacenti, sarà importante procedere alla “prova sul campo”, testando lo strumento in concreti momenti di consulenza orientativa, onde poterne verificare l’utilità percepita dal consulente (in termini di informazione aggiuntiva, oltre il colloquio e gli altri questionari utilizzati) e dall’utente (in termini di restituzione). Indicazioni ulteriori circa la dimensione dell’attribuzione causale e la stabilità dello strumento, potranno essere consolidate attraverso un progetto di ricerca a carattere longitudinale. 123 Correzione, output e restituzione NOTA CONCLUSIVA Ripercorrere il processo di costruzione dei due strumenti messi a punto da Isfol, ci ha consentito di raccontare l’impegnativo lavoro di ricerca che è stato condotto, nella direzione di porre attenzione alle dimensioni di metodo. Sia per quanto riguarda lo strumento sul coping per gli adulti, che per quanto riguarda lo strumento sull’attribuzione causale per i giovani, il passaggio indispensabile è da ricercarsi nell’incontro con la realtà di vita delle persone: la loro quotidianità fatta di vita familiare, a volte professionale, in alcuni casi scolastica; le situazioni difficili che si trovano ad affrontare, nei diversi contesti, così come gli episodi di successo ma anche le criticità e gli insuccessi. In continuità con il progetto di costruzione del questionario “Io di fronte alle situazioni”, concepito per giovani in uscita dal sistema scolasticoformativo, anche in questo caso particolare attenzione è stata dedicata alla scelta dei costrutti da indagare, seguendo due principali linee guida: la pertinenza dei costrutti rispetto a dispositivi consulenziali con finalità orientative; la mancanza di strumenti italiani validi e attendibili relativi a costrutti particolarmente salienti. Tra la necessità di incontrare la vita quotidiana dei possibili utenti dell’orientamento e l’attenzione per quelle dimensioni che possono rappresentare risorse importanti nel pensare e progettare il proprio futuro professionale, l’Isfol sta dunque consolidando un considerevole insieme di strumenti e pratiche, nel tentativo di sostenere il lavoro dei professionisti dell’orientamento, nel passaggio da un agire spontaneo e poco unitario ad una fase di concettualizzazione, diffusione e condivisione allargata di modelli e pratiche professionali riconducibili a stabili e validi parametri culturali ed operativi. In questa direzione, pensando ai due strumenti qui presentati, se certamente il processo di costruzione e validazione ha già fornito importanti informazioni circa l’utilità e utilizzabilità degli strumenti stessi, sarà 125 NOTA CONCLUSIVA importante comprendere l’effettivo impatto che questi “prodotti” avranno nella pratica di lavoro dei professionisti dell’orientamento. Così come sarà importante comprendere quale “valore aggiunto” sarà possibile generare nell’interazione con l’utenza. Ciò che si vuole ulteriormente sottolineare, in questa breve nota, è l’importanza di avere certezze metodologiche e al contempo di misurarsi con la continua incertezza che il processo di orientamento comporta, nell’intreccio tra domanda e consulenza, dove le persone incontrano i loro dubbi e “fanno i conti” con le loro risorse. In questo senso, l’utilità concreta degli strumenti sarà visibile solo laddove essi saranno utilizzati con i dovuti accorgimenti: all’interno di processi orientativi sufficientemente articolati, caratterizzati da elevato presidio teorico delle dimensioni psicologiche trattate, e resi completi dall’integrazione tra dimensioni diverse. Come in altre sedi abbiamo già affermato, sarà comunque fondamentale la qualità della relazione consulenziale entro cui gli strumenti saranno utilizzati e, in particolare, la capacità di utilizzare il colloquio come luogo dove la complessità cognitiva della persona che pone una domanda orientativa confluisce e viene contenuta, pensata ed elaborata. Se il futuro appare proiettato sempre più verso un’offerta di orientamento ampia e differenziata in grado di cogliere ed accogliere bisogni e domande di specifici target di soggetti, giovani o adulti che siano, allora occorre pervenire ad una modellizzazione di processi, prodotti, strumenti ed azioni, basate su un approccio relazionale e personale, per rispondere alle nuove esigenze di un’utenza più ampia e con caratteristiche a volte molto diverse. In questo senso l’impegno dell’Area Politiche per l’Orientamento dell’Isfol, si muove sempre più nella direzione di ricercare ed elaborare nuove proposte culturali in grado di cogliere i profondi mutamenti negli stili di convivenza sociale, nelle conseguenti scelte di vita, nei diversi significati che ogni individuo attribuisce alla realtà di riferimento per promuovere una politica di orientamento in stretto raccordo con le politiche formative e del lavoro, che si muova nella direzione del benessere sociale, oltre che individuale, dove le parole chiave siano accessibilità, innovatività e qualità dei servizi. 126 BIBLIOGRAFIA ABRAMSON L.Y., SELIGMAN M.E.P., TEASDALE J.D., (1978) Learned helplessness in humans: critique and reformulation, in Journal of Abnormal Psychology, 87. ANDREWS G.R., DEBUS, R.L., (1978) Persistence and casual perception of failure: Modifying cognitive attributions, Journal of Educational Psychology, 70, pp. 154-166. 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Per ulteriori informazioni: [email protected] 133 APPENDICE 1 Ti chiediamo di descrivere sinteticamente alcune esperienze di successo e di insuccesso che hai vissuto nel recente periodo, facendo riferimento a 4 principali contesti: la scuola, la famiglia, il tempo libero/le amicizie e, infine, il lavoro (solo se hai/hai avuto esperienze di lavoro). (Indica da 1 a 3 situazioni per ogni contesto) LA SCUOLA Esperienze di successo Che cosa è accaduto? Che cosa hai pensato? Esperienze di insuccesso Che cosa è accaduto? Che cosa hai pensato? LA FAMIGLIA Esperienze di successo Che cosa è accaduto? Che cosa hai pensato? Esperienze di insuccesso Che cosa è accaduto? Che cosa hai pensato? IL TEMPO LIBERO E LE AMICIZIE Esperienze di successo Che cosa è accaduto? Che cosa hai pensato? Esperienze di insuccesso Che cosa è accaduto? Che cosa hai pensato? IL LAVORO Esperienze di successo Che cosa è accaduto? Che cosa hai pensato? Esperienze di insuccesso Che cosa è accaduto? Che cosa hai pensato? 134 APPENDICE 1 DATI ANAGRAFICI 135 APPENDICE 2 A. Grimaldi - C. Ghislieri FOTOCOPIABILE In collaborazione con il Dipartimento di Psicologia - Università degli Studi di Torino Questo questionario può aiutarti a conoscere meglio le modalità con cui interpreti gli eventi, le situazioni in cui ti puoi trovare coinvolta/o, nella vita quotidiana, con riferimento a diversi ambiti (la scuola, la famiglia, il tempo libero, …). Il questionario è composto da: 1. 30 situazioni di successo, per ciascuna delle quali è formulato un pensiero che si riferisce alla possibile causa del successo stesso; 2. 21 situazioni di insuccesso, per ciascuna delle quali è formulato un pensiero che si riferisce alla possibile causa dell’insuccesso. Senza riflettere troppo a lungo sulle situazioni, ti chiediamo di provare a rispondere (anche se ti sembra di non esserti mai trovato/a in una situazione simile e sapendo che non esiste una risposta “giusta” o una risposta “sbagliata”), indicando su una scala da 1 a 5 - dove 1 corrisponde a “per nulla” e 5 a “del tutto” – quanto è probabile che, in quella situazione, avresti pensato la stessa cosa. La compilazione dell’intero questionario dovrebbe richiedere 20 minuti circa. Per aiutarti ti forniamo un esempio che possiamo compilare insieme. Leggi la situazione e il pensiero… Esempio Hai vinto una borsa di studio… Pensi che sia tutto merito del tuo impegno Per nulla del tutto Se ti è capitato [o se ti dovesse capitare] di vincere una borsa di studio, quanto è probabile che tu pensi che sia merito del tuo impegno? 136 APPENDICE 2 Successi Per nulla Del tutto 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 Sei riuscito/a a migliorare la tua posizione lavorativa… Pensi che il tuo impegno sia stato riconosciuto Hai superato il test di ingresso all’università… Pensi che ti abbia aiutato molto prepararti con i tuoi amici Sul lavoro stai andando benissimo… Pensi che sia merito dell’aiuto che ti hanno dato i tuoi colleghi Sei riuscito/a a migliorare il tuo rendimento scolastico… Pensi di avere buone capacità Riesci bene nel lavoro… Pensi che la tua occupazione sia molto facile Riesci ad adattarti ad ogni situazione lavorativa… Pensi di poter fare quello che vuoi se ti impegni La tua attività lavorativa sta andando a gonfie vele… Pensi che sia perché ti stai impegnando moltissimo La tua squadra di pallavolo ha vinto il torneo della scuola… Pensi che fosse una prova semplice Hai superato un esame universitario… Pensi che alla fine non era così difficile Hai terminato brillantemente gli studi… Pensi di aver avuto molta fortuna Hai superato il test di ingresso all’università… Pensi che sia tutto merito del tuo impegno Hai vinto una partita di tennis… Pensi che fosse un torneo molto facile I tuoi genitori sono molto soddisfatti del tuo andamento scolastico… Pensi di esserti impegnato/a moltissimo Hai superato un esame molto difficile… Pensi di avere delle buone capacità Hai superato un colloquio di lavoro… Pensi che le domande fossero proprio facili La tua attività lavorativa sta andando a gonfie vele… Pensi che sia perché sei stato/a molto fortunato/a Hai superato al primo colpo l’esame di guida… Pensi che sia perché hai avuto fortuna Hai preso trenta e lode al tuo primo esame universitario… Pensi che ti abbia aiutato molto prepararti con i tuoi amici Hai superato un colloquio di lavoro… Pensi di essere stato/a molto brillante Hai superato il test di ingresso all’università… Pensi di essere stato/a fortunato/a Hai preso un voto decente a un esame universitario che non ti piaceva proprio… Pensi di aver avuto molta fortuna Hai aiutato tua sorella in un momento di crisi… Pensi di essere riuscito/a a capire i suoi problemi Hai preso trenta e lode al tuo primo esame universitario… Pensi: “Che fortuna!” Hai portato a termine con successo un lavoro… Pensi che non era poi così difficile Hai organizzato un bel week-end con gli amici…. Pensi di esserti dato/a molto da fare 137 APPENDICE 2 26 27 28 29 30 138 Hai superato il test di ingresso all’università… Pensi che era proprio facile Hai fatto pace con un amico… Pensi che sia merito del vostro gruppo di amici che vi ha fatto riunire Hai organizzato una festa molto divertente per il compleanno di tuo fratello… Pensi che il tuo impegno sia stato ripagato Hai migliorato il rapporto con tuo fratello/sorella… Pensi di esserti impegnato/a per stargli/le vicino Sei riuscito/a a migliorare la tua posizione lavorativa… Pensi di essere un/a lavoratore/lavoratrice competente APPENDICE 2 Insuccessi Per nulla Del tutto 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 Vai male in una materia… Pensi che sia troppo complicata Un’interrogazione è andata male… Pensi che le domande fossero troppo difficili Non vai d’accordo col tuo capo… Pensi che lui non capisca il tuo talento Non sei riuscito/a a consegnare in tempo un lavoro… Pensi di non esserti impegnato/a abbastanza Non sei riuscito/a a legare con i tuoi compagni di classe... Pensi di non esserne stato/a capace Non sei ancora riuscito/a a trovare un lavoro…. Pensi di non avere le capacità giuste Non riesci ad aiutare gli amici in difficoltà… Pensi di essere un/a incapace Non hai superato un esame piuttosto facile… Pensi di essere stato sfortunato/a Non sei riuscito/a a stare vicino a un parente in crisi… Pensi di essere incapace di aiutare gli altri Non hai ricevuto la promozione che aspettavi… Pensi di essere stato/a penalizzato/a Non hai superato tutti gli esami che dovevi sostenere… Pensi di non esserti impegnato/a a sufficienza I tuoi genitori sono scontenti del tuo andamento negli studi… Pensi che sia perché non ti sei impegnato abbastanza I tuoi voti nell’ultimo mese sono in peggioramento… Pensi che sia perché ti stai impegnando poco I tuoi genitori si lamentano perché non riesci a trovare un lavoro… Pensi di non avere le capacità per trovarlo Hai preso un voto basso… Pensi che quel compito era impossibile! Hai preso solo 18/30 a un esame del primo anno… Pensi di essere stata davvero sfortunato/a Hai preso un voto basso… Pensi di non esserti impegnato/a a sufficienza Hai perso il cellulare di tua sorella… Pensi di essere stata davvero sfortunato/a Fai fatica a stringere nuove amicizie… Pensi che sia davvero difficile conoscere nuove persone Fai scena muta a un esame… Pensi di non aver studiato abbastanza Di fronte a un rimprovero di un tuo superiore non hai reagito… Pensi di non avere il coraggio per gestire queste situazioni 139 APPENDICE 3 FOTOCOPIABILE In collaborazione con il Dipartimento di Psicologia - Università degli Studi di Torino NOME e COGNOME_________________________ LUOGO E DATA__________________________ 1. ATTRIBUZIONE INTERNA ALL’ABILITÀ PER SITUAZIONI DI SUCCESSO (Sommare i valori di risposta segnati dal soggetto ai seguenti 9 item per ottenere il punteggio grezzo. Per ottenere il punteggio stanine, confrontare il punteggio grezzo con la tabella di conversione dei punteggi grezzi in punteggi stanine) ITEM 1 4 6 7 11 13 14 19 30 VALORE + + + + + + + + + PUNTEGGIO GREZZO__________ PUNTEGGIO STANINE___________ 2. ATTRIBUZIONE ESTERNA AL COMPITO PER SITUAZIONI DI SUCCESSO (Sommare i valori di risposta segnati dal soggetto ai seguenti 7 item per ottenere il punteggio grezzo. Per ottenere il punteggio stanine, confrontare il punteggio grezzo con la tabella di conversione dei punteggi grezzi in punteggi stanine) 140 APPENDICE 3 ITEM 5 8 9 12 15 24 26 VALORE + + + + + + + PUNTEGGIO GREZZO__________ PUNTEGGIO STANINE___________ 3. ATTRIBUZIONE ESTERNA ALLA FORTUNA PER SITUAZIONI DI SUCCESSO (Sommare i valori di risposta segnati dal soggetto ai seguenti 6 item per ottenere il punteggio grezzo. Per ottenere il punteggio stanine, confrontare il punteggio grezzo con la tabella di conversione dei punteggi grezzi in punteggi stanine) ITEM 10 16 17 20 21 23 VALORE + + + + + + PUNTEGGIO GREZZO__________ PUNTEGGIO STANINE___________ 4. ATTRIBUZIONE ESTERNA AGLI ALTRI PER SITUAZIONI DI SUCCESSO (Sommare i valori di risposta segnati dal soggetto ai seguenti 4 item per ottenere il punteggio grezzo. Per ottenere il punteggio stanine, confrontare il punteggio grezzo con la tabella di conversione dei punteggi grezzi in punteggi stanine) ITEM 2 3 18 27 VALORE + + + + PUNTEGGIO GREZZO__________ PUNTEGGIO STANINE___________ 5. ATTRIBUZIONE INTERNA ALL’IMPEGNO PER SITUAZIONI DI SUCCESSO (Sommare i valori di risposta segnati dal soggetto ai seguenti 4 item per ottenere il punteggio grezzo. Per ottenere il punteggio stanine, confrontare il punteggio grezzo con la tabella di conversione dei punteggi grezzi in punteggi stanine) ITEM 22 25 28 29 VALORE + + + + PUNTEGGIO GREZZO__________ PUNTEGGIO STANINE___________ 141 APPENDICE 3 Scala Suc. Femmine 1 2 3 4 5 Maschi 1 2 3 4 5 142 1 9-27 7-8 6-7 4-5 4-10 9-25 7-9 6 4-5 4-8 PUNTEGGI STANINE 2 3 4 5 28-30 31-33 34-36 37-38 9-10 11-13 14-15 16-17 8-9 10-11 12-13 14-16 6-7 8 9-10 11 11-12 13 14 15 26-29 30-32 33-34 35-36 10-12 13-14 15-16 17-18 7-9 10-11 12-13 14-16 6-7 8 9-10 11 9-10 11 12-13 14 6 39-40 18-20 17-18 12-13 16 37-39 19-20 17-18 12-13 15 7 41-42 21-23 19-20 14 17 40-41 21-22 19-21 14 16 8 43-44 24-25 21-23 15-16 18 42-43 23-25 22-24 15-16 17-18 9 45 26-35 24-30 17-20 19-20 44-45 26-35 25-30 17-20 19-20 APPENDICE 3 FOTOCOPIABILE In collaborazione con il Dipartimento di Psicologia - Università degli Studi di Torino NOME e COGNOME_________________________ LUOGO E DATA__________________________ 1. ATTRIBUZIONE INTERNA ALL ’IMPEGNO PER SITUAZIONI DI INSUCCESSO (Sommare i valori di risposta segnati dal soggetto ai seguenti 6 item per ottenere il punteggio grezzo. Per ottenere il punteggio stanine, confrontare il punteggio grezzo con la tabella di conversione dei punteggi grezzi in punteggi stanine) ITEM 4 11 12 13 17 20 VALORE + + + + + + PUNTEGGIO GREZZO__________ PUNTEGGIO STANINE___________ 2. ATTRIBUZIONE ESTERNA PER SITUAZIONI DI INSUCCESSO (Sommare i valori di risposta segnati dal soggetto ai seguenti 8 item per ottenere il punteggio grezzo. Per ottenere il punteggio stanine, confrontare il punteggio grezzo con la tabella di conversione dei punteggi grezzi in punteggi stanine) 143 APPENDICE 3 ITEM 1 2 3 8 10 15 16 18 VALORE + + + + + + + + PUNTEGGIO GREZZO__________ PUNTEGGIO STANINE___________ 3. ATTRIBUZIONE INTERNA ALL’ ABILITÀ PER SITUAZIONI DI INSUCCESSO (Sommare i valori di risposta segnati dal soggetto ai seguenti 7 item per ottenere il punteggio grezzo. Per ottenere il punteggio stanine, confrontare il punteggio grezzo con la tabella di conversione dei punteggi grezzi in punteggi stanine) ITEM 5 6 7 9 14 19 21 VALORE + + + + + + + PUNTEGGIO GREZZO__________ PUNTEGGIO STANINE___________ Scala Ins. 1 1 6-12 2 8-13 3 7 144 2 13-16 14-16 8-9 PUNTEGGI STANINE 3 4 5 6 17-18 19-21 22-23 24-25 17-18 19-20 21-23 24-26 10-11 12-14 15-16 17-19 7 26-27 27-28 20-21 8 28-29 29-31 22-24 9 30 32-40 25-35 APPENDICE 4 FOTOCOPIABILE In collaborazione con il Dipartimento di Psicologia - Università degli Studi di Torino SUCCESSI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 2 3 4 5 6 7 8 9 ATTRIBUZIONE INTERNA ALL’ ABILITÀ ATTRIBUZIONE ESTERNA AL COMPITO ATTRIBUZIONE ESTERNA ALLA FORTUNA ATTRIBUZIONE ESTERNA AGLI ALTRI ATTRIBUZIONE INTERNA ALL’ IMPEGNO INSUCCESSI ATTRIBUZIONE INTERNA ALL’ IMPEGNO ATTRIBUZIONE ESTERNA ATTRIBUZIONE INTERNA ALL’ ABILITÀ 145 APPENDICE 5 Se capitasse a me - Successi 1. Attribuzione causale interna all’abilità - Alpha .78 Scala media se l’item è escluso su_3 su_23 su_6 su_1 su_20 su_28 su_11 su_10 su_22 31,93 31,91 31,96 31,95 32,16 32,21 31,93 31,98 32,13 Statistiche di scala Media Varianza 36,02 26,072 Scala varianza l’item è escluso 21,333 20,668 21,204 21,473 21,079 20,933 21,065 21,558 21,029 Deviazione stand. 5,106 Correlazione del totale item corretta ,502 ,584 ,538 ,448 ,432 ,490 ,508 ,356 ,438 Alfa di Cronbach se l’item è escluso ,763 ,752 ,758 ,770 ,772 ,764 ,761 ,784 ,772 N di item 9 2. Attribuzione causale esterna al compito - Alpha .75 Scala media se l’item è escluso su_12 su_24 su_21 su_25 su_9 su_33 su_15 15,04 14,92 14,97 15,11 15,13 14,69 14,43 Statistiche di scala Media Varianza 17,38 22,450 146 Scala varianza l’item è escluso 17,253 17,051 16,992 16,963 17,108 17,241 17,561 Deviazione stand. 4,738 Correlazione del totale item corretta ,433 ,543 ,476 ,533 ,449 ,482 ,399 N di item 7 Alfa di Cronbach se l’item è escluso ,734 ,711 ,724 ,713 ,731 ,723 ,742 APPENDICE 5 3. Attribuzione causale esterna alla fortuna - Alpha .75 Scala media se l’item è escluso su_30 su_32 su_29 su_17 su_26 su_13 12,34 12,64 12,75 12,81 12,68 12,70 Statistiche di scala Media Varianza 15,18 22,928 Scala varianza l’item è escluso 17,112 15,711 16,652 16,524 16,553 17,598 Deviazione stand. 4,788 Correlazione del totale item corretta ,476 ,553 ,599 ,543 ,400 ,460 Alfa di Cronbach se l’item è escluso ,730 ,708 ,700 ,712 ,756 ,733 N di item 6 4. Attribuzione causale esterna agli altri - Alpha .61 su_27 su_19 su_2 su_37 Scala media se Scala varianza Correlazione Alfa di Cronbach l’item è escluso l’item è escluso del totale item se l’item è escluso corretta 8,18 5,583 ,530 ,436 7,90 5,645 ,495 ,463 8,24 7,086 ,292 ,611 8,02 6,552 ,280 ,601 Statistiche di scala Media Varianza 10,78 9,791 Deviazione stand. 3,129 N di item 4 5. Attribuzione causale interna all’impegno - Alpha .60 su_39 su_38 su_35 su_31 Scala media se Scala varianza Correlazione Alfa di Cronbach l’item è escluso l’item è escluso del totale item se l’item è escluso corretta 11,36 4,405 ,445 ,483 11,34 4,588 ,413 ,509 11,42 4,962 ,344 ,561 11,22 4,970 ,332 ,570 Statistiche di scala Media Varianza 15,11 7,428 Deviazione stand. 2,725 N di item 4 147 APPENDICE 5 Se capitasse a me - Insuccessi 1. Attribuzione causale interna all’impegno - Alpha .78 Scala media se l’item è escluso in_18 in_16 in_17 in_26 in_33 in_7 18,20 18,48 18,42 18,40 18,25 18,53 Statistiche di scala Media Varianza 22,06 22,806 Scala varianza l’item è escluso 16,100 16,485 16,185 16,569 16,521 17,305 Deviazione stand. 4,776 Correlazione del totale item corretta ,580 ,570 ,537 ,553 ,512 ,434 Alfa di Cronbach se l’item è escluso ,737 ,740 ,748 ,744 ,754 ,773 N di item 6 2. Attribuzione causale esterna - Alpha .68 Scala media se l’item è escluso in_2 in_24 F in_13 in_1 in_22 in_15 in_5 in_30 19,59 19,96 19,75 19,54 19,70 19,22 19,31 19,21 Statistiche di scala Media Varianza 22,33 26,704 148 Scala varianza l’item è escluso 21,767 21,137 20,123 21,822 20,960 21,668 22,005 21,622 Deviazione stand. 5,168 Correlazione del totale item corretta ,417 ,451 ,419 ,374 ,413 ,345 ,331 ,238 N di item 8 Alfa di Cronbach se l’item è escluso ,638 ,629 ,634 ,646 ,636 ,653 ,656 ,676 APPENDICE 5 3. Attribuzione causale interna all’abilità - Alpha .68 Scala media se l’item è escluso in_10 in_11 in_14 in_20 in_9 in_31 in_35 13,34 13,31 13,07 13,36 12,76 12,95 13,03 Statistiche di scala Media Varianza 15,30 23,234 Scala varianza l’item è escluso 17,837 17,287 17,296 18,269 18,086 18,364 18,696 Deviazione stand. 4,820 Correlazione del totale item corretta ,468 ,469 ,471 ,445 ,326 ,312 ,276 Alfa di Cronbach se l’item è escluso ,627 ,624 ,624 ,634 ,666 ,669 ,680 N di item 7 149 I.G.E.R. srl viale C.T. Odescalchi, 67/A 00147 Roma Finito di stampare ottobre 2006