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Un aforisma al giorno _________________________ 2
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L’università che «regala» un anno agli iscritti Uil .................. 3 Î Banche Usa, fallimento numero 10 va in crisi il risparmio di provincia .......................................... 4 Rassegna Stampa del giorno 12 OTTOBRE 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
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UN AFORISMA AL GIORNO
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CORRIERE DELLA SERA pag. 27 – sez. Economia LUNEDÌ, 12 OTTOBRE 2009 I personaggi Napoli I vertici del sindacato regionale valutano chi ha diritto allo «sconto» L’università che «regala» un anno agli iscritti Uil Sessanta crediti per il triennio in legge alla Parthenope ROMA — «Non c’è proprio niente di strano». Questo il commento del professor Federico Alvino quando, due anni fa, saltò fuori che nell’università con il record di docenti imparentati, la Parthenope di Napoli, anche lui, preside di giurisprudenza, poteva vantare una parentela coi fiocchi. Sua moglie Marilù Ferrara è infatti la figlia di Gennaro Ferrara, ininterrottamente da oltre un ventennio rettore dell’ateneo. Una parentela, inoltre, dalle spiccate venature politiche. Alvino è consigliere comunale di Napoli, capogruppo dell’Udc. Invece il suocero è vicepresidente della giunta provinciale. Deleghe: politiche scolastiche e diritto allo studio. Proprio niente di strano, per come funziona l’università italiana. Che dire allora dell’ultima perla di cui si può fregiare il trentasettenne Alvino, uno dei presidi più giovani d’Italia? Qualche settimana fa la Parthenope ha fir‐
mato con la Uil della Campania una convenzione che consentirà a chi ha in tasca la tessera del sindacato guidato da Luigi Angeletti di vedersi riconoscere fino a 60 crediti per il corso di laurea triennale in giurisprudenza. Uno sconto, secco, di un anno su tre. Come ottenerlo? Sentite che cosa dice la convenzione: «In considerazione delle conoscenze e delle abilità che i lavoratori iscritti alla Uil potranno certificare in ragione delle funzioni e delle mansioni a loro attribuite verran‐
no riconosciuti 60 crediti al personale impegnato in attività di tipo tecnico, gestionale o direttivo... 50 crediti al personale impiegato in attività caratterizzato da conoscenze mono specialistiche...» . Ma sapete chi stabilisce i requisiti per avere diritto allo sconto? Ecco l’articolo 2 della convenzione: «La Uil segreteria regiona‐
le della Campania si impegna a collaborare con l’Università nell'individuazione dei requisiti nella fase istruttoria delle richieste degli iscritti». Cioè la decisione viene presa insieme al sindacato. E se un iscritto alla Uil ha maga‐
ri già fatto qualche esame in quella università e vuole vederselo riconosciuto? Stropicciatevi gli occhi: «Il ri‐
conoscimento degli esami stessi — ha scritto Luciano Nazzaro della Uil Campania ai suoi colleghi — sarà curato dalla stessa Uil». Ma per quanto possa sembrare inverosimile, convenzioni come quella appena stipulata dall’ateneo delle «dieci famiglie », come la definì nel giugno 2007 un articolo di Repubblica , nelle università italiane non sono affatto rare. Quando alla fine degli anni Novanta con la riforma voluta dal centrosinistra vennero istituite le lauree triennali, si decise di riconoscere crediti formativi accumulati con l’esperienza lavorativa. C’era una disposizio‐
ne europea. Ma in Italia l’opportunità diventò ben presto occasione per i furbi. Da lì al malcostume vero e pro‐
prio il passo fu breve. E il malcostume dilagò. Si arrivò a regalare i pezzi di carta: c’erano convenzioni che con‐
sentivano di vedersi abbuonare anche tutti i crediti formativi del corso di laurea. Bastava discutere la tesi. E in qualche caso neanche quello. Naturalmente dietro pagamento di rette profumate. A che cosa servivano le lauree prese in questo modo? Pre‐
valentemente a passare di grado nella pubblica amministrazione. Da impiegato a funzionario, da sottufficiale a ufficiale, da pizzardone a graduato. Con relativo incremento di stipendio. Quando Fabio Mussi, tre anni fa, arrivò al ministero dell’Università, trovò questo sfacelo e stabilì il limite tassativo di 60 crediti (che sono pur sempre un anno di studio), cercando pure di introdurre criteri rigorosi per concederli. Ma evitare che lo sconto tocchi anche a somari con il solo merito di avere un tesserino nel portafoglio si è in seguito rivelato pressoché impossibile. Il giro di vite ha appena intacca‐
to l’andazzo. Chi si stupisce che due anni dopo la direttiva Mussi una università statale come la Parthenope di Napoli forse non sa che a metà 2007 l’Università statale di Messina ha fatto da sinistra: Federico Alvino, preside di Giurisprudenza alla Parthenopee Luigi Ange‐
letti, leader UIL I criteri Massimo bonus riconosciuto ai lavoratori impegnati «in attività di tipo tecnico, gestionale o direttivo»
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la Repubblica pag. 17 – sez. Economia LUNEDÌ, 12 OTTOBRE 2009 di ANGELO AQUARO La storia Banche Usa, fallimento numero 100 va in crisi il risparmio di provincia Ogni venerdì una campana a morto per gli istituti di credito americani: ora tocca ai piccoli DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK ‐ La Banca di Spring Grove, Minnesota, aveva beni per 56,3 milioni di dollari e depositi per 52,4 mi‐
lioni. Come poteva garantire i suoi clienti? Chiusa. La Banca Warren, una piccola istituzione gloriosa nel Michi‐
gan, aveva beni per 538 milioni di dollari e depositi per 501 milioni. Chiusa. La Southern Colorado National Bank di Pueblo, Colorado, aveva beni per 39,5 milioni di dollari e depositi per 31,9 milioni. Chiusa. Una dopo l´altra, le piccole banche d´America cadono come birilli. Quest´anno siamo già a quota 98: un record nell´ultimo ventennio. E questa settimana, prepariamoci: si tocca quota cento. La centesima banca fallita. Un disastro, un´ecatombe. Ogni venerdì è come una campana a morte. Con ineluttabilità notarile, la Federal Deposit Insurance Corporation registra l´ultimo caduto. In Florida, l´ex Stato del Sole, l´unico che fino a quest´anno poteva vantare il segno più davanti a tutto, dalla crescita economica a quella demografica, le vittime sono 6. In California, l´ex Golden State travolto dal deficit nazionale, lo stato in cui Amadeo Peter Giannini, un secolo fa, aprì quella Banca d´Italia che sarebbe diventata Bank of America, i caduti sono 9. Strage nello Stato di Barack Obama: 16 caduti in Illinois. Strage nella terra della Coca Cola, dell´Ups, della Delta Airlines: 19 i caduti in Georgia. Dice al "New York Times" Sheila C. Bair, che ha l´ingrato compito di presiedere la Fdic, che in questo momento è un po´ come vestire i panni neri del becchino: «Nel breve termine, il fallimento di una banca può essere doloroso, ma un istituto che è sull´orlo del collasso non è una cosa buona per l´economia». Certo che non è una cosa buona. Ma nel lungo ter‐
mine, come diceva John Maynard Keynes, che di Grande Recessione se ne intendeva, siamo tutti morti. D´altronde la centesima banca che cade non è una buona notizia neppure per i becchini. L´istituzione che fu cre‐
ata proprio nel 1933, dopo il Grande Crollo, per sostenere le migliaia di banche a rischio fallimento, ora ha già lanciato l´allarme: tra poco non ci sarà più un dollaro. Rimpolpate con 50 miliardi appena due anni fa, le casse sono già in rosso. E questo è solo l´inizio. E´ l´altra faccia della "ripresa". Salvati dai bailout, soccorsi dal denaro federale che a poco a poco stanno cominciando a restituire, i grandi colossi come Goldman Sachs e JpMorgan cominciano a rivedere il sole. Per i piccoli, però, non c´è pace. Anzi. Ricordate come tutto cominciò ad andare a rotoli? I mutui‐spazzatura concessi dalle grande banche. Abbagliati dal denaro facile anche i piccoli si lanciarono nei mega‐prestiti: edilizia residenziale e soprattutto commerciale. La fossa se la sono scavati da soli. Ma adesso, come piccole erano le banche, sono i piccoli consumatori a farne le spese. «La gente si aspetta che possa fallire un´azienda, mica una banca», dice James R. Foust, il sindaco di Warren, che si è visto chiudere la banca cittadina (ora acquisita dalla Huntington) mentre le sue140mila anime operaie già piangevano la chiusu‐
ra temporanea di General Motors e Chrysler. Gli esperti dicono che la moria non è finita. Ma se nei posti che contano qualcuno osserva la strage con un certo distacco. Perché al di là della disgrazia dei singoli neppure un´ecatombe delle piccole banche ‐ controllano soltanto il 15% ‐ minerebbe l´intero mercato. Il paradosso è che per sfuggire ai pescecani di Wall Street i poveri cristi avevano dato fiducia alla banca sotto casa. Ora i grandi si riprenderanno tutto. Tra una campana a morto e l´altra. Rassegna Stampa del giorno 12 OTTOBRE 2009
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La Fiba-Cisl Vi augura
buona giornata!!
Arrivederci a domani
per una nuova
rassegna stampa!
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