Il futuro professionale dei giovani medici
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Il futuro professionale dei giovani medici
Medicina N. 199/200 1 Il futuro professionale dei giovani medici Antonio Panti Vice Presidente Consiglio Sanitario Regionale Abstract Purtroppo anche la medicina è colpita da un problema ormai generalizzato, quello della stabilità del posto di lavoro. L’Italia ha un numero di medici tra i più alti del mondo e purtroppo questa tendenza non accenna a diminuire. Dopo un corso di studi che, sommando i 6 anni universitari più 4 o 5 di specializzazione, fa sì che il medico sia pronto per essere stabilizzato all’età di 30 anni, il giovane deve vincere una graduatoria o un concorso pubblico per entrare nel SSN che rappresenta la fonte massima di lavoro per la categoria Così la stabilizzazione avviene intorno ai 35 anni deteriorando anche la speranza pensionistica. Ma, al di là di queste importantissime questioni numeriche, un ulteriore difficoltà è rappresentata dall’evoluzione travolgente della medicina e delle richieste che la popolazione pone alla sanità cosicché è difficile prevedere di quanti medici ci sarà bisogno nei prossimi anni e come formati. Altresì è vero che il bisogno di cura è connaturato all’essere umano per cui la professione di medico sarà sempre socialmente rilevante e gratificante per il professionista. In Italia il problema dei giovani medici esiste e si pone con forza da qualche decennio, da quando la legge Codignola, aprendo le porte della Facoltà di medicina, ha fatto sì che il numero dei medici nel nostro Paese sia diventato il più alto del mondo. Dopo poco più di 10 anni dall’applicazione di quella legge è stato introdotto il numero chiuso per l’accesso alla Facoltà di medicina tentando di raggiungere un equilibrio tra ingressi alla Facoltà e pensionamento dei medici, un fragile equilibrio posto continuamente in crisi dall’aumento degli accessi periodicamente concesso e dalle incertezze sull’età di pensionamento, ancora non del tutto chiarite. L’istituzione del Servizio sanitario nazionale in effetti ha determinato un notevolissimo ampliamento del bisogno di medici anche a causa dell’istituzione di servizi talora anche di non rilevantissima necessità. Tuttavia il blocco del turnover e le necessità del contenimento dei costi hanno ridotto questa tendenza all’aumento del numero dei medici nel servizio, provocando un ulteriore crisi occupazionale. A questo situazione caotica si aggiungono altre criticità: l’università non ha mai piegato la propria programmazione al modello operativo del servizio, cosicché si registrano forti carenze in alcune specialità e ridondanze in altre. Inoltre il regime delle incompatibilità, per quanto modificato negli anni attraverso i successivi contratti di lavoro, presenta sempre incoerenze e concessioni illogiche che non poco contribuiscono alla confusione esistente. è bene riflettere sulla tabella allegata (Tab. I) che mostra chiaramente le conseguenze della Legge Codignola. Nei prossimi anni aumenterà il numero dei pensionati, ma l’arretrato nelle graduatorie che si è formato nel tempo per le cause anzidette farà sì che non si apriranno sufficienti posti di lavoro per chi sta per concludere il ciclo di studi, come dimostra la Figura 1. Constatiamo infine (Fig. 2) che il numero dei medici generali infra-cinquantenni è di poco superiore al 10% mentre oltre la metà dei dipendenti ospedalieri ha un’età compresa tra i 50 e i 60 anni. Teniamo conto che i medici convenzionati per la medicina generale, compresa la 2 Medicina N. 199/200 Tabella I. Età Medici puri nazionale 2010 2011 2012 2013 140.754 138.157 136.100 131.737 50 9.674 9.077 9.377 8.232 51 11.160 9.667 9.077 9.361 52 11.912 11.156 9.652 9.064 53 13.240 11.890 11.143 9.635 54 14.066 13.226 11.884 11.138 55 13.573 14.038 13.198 11.863 56 13.910 13.552 14.018 13.175 57 13.818 13.878 13.521 13.971 58 12.598 13.765 13.825 13.501 59 11.079 12.561 13.704 13.766 60 9.406 11.090 12.503 13.634 61 7.949 9.349 10.952 12.425 62 6.885 7.909 9.275 10.868 63 5.850 6.839 7.848 9.187 64 4.397 5.798 6.781 7.775 65 3.134 4.903 5.740 6.729 66 2.672 3.093 4.849 5.686 67 2.566 2.638 3.055 4.773 68 2.168 2.528 2.597 3.007 69 1.997 2.128 2.481 2.563 70 2.189 1.972 2.076 2.431 > 70 27.447 27.835 27.991 28.144 Totale 342.984 346.989 350.647 351.665 < 50 guardia medica e i servizi, sono circa 60 mila mentre i dipendenti ospedalieri circa 105 mila. Tutte queste considerazioni non risolvono il problema fondamentale dei giovani medici, che è non tanto l’acquisire una qualche forma di retribuzione fin da dopo la laurea (il corso di specializzazione e la formazione complementare in medicina generale sono retribuiti) quanto di essere stabilizzati nel lavoro non prima di un’età compresa tra i 35 e i 40 anni. La laurea si consegue a 25 anni e prima di trovare lavoro occorre aver conseguito una specializzazione della durata di 4/6 anni oppure aver superato il corso di formazione in medicina generale della durata di tre anni. In Italia, a differenza di molte altre nazioni, il titolo di specialista viene rilasciato dall’università. Ciò fa sì che il servizio possa assumere solo dopo la specializzazione e quindi dopo i trent’anni. Per inciso questa distorsione del mercato, stante l’attuale legislazione pensionistica che impone il limite a 67 anni, di fatto impedirà agli attuali giovani medici di conseguire un pensionamento totalmente soddisfacente e li costringerà a ricorrere obbligatoriamente a integrazioni previdenziali (il cosiddetto secondo o terzo pilastro pensionistico). Attualmente il numero degli accessi è intorno a 10 mila iscrizioni all’anno. I posti disponibili per il tirocinio in medicina generale sono circa 800 e le borse per le specializzazioni circa 8 mila. Di queste però meno della metà sono a carico del Ministero dell’università il resto è a carico di enti pubblici o di privati. Si minaccia spesso di ridurre ancora il numero delle borse a carico del MIUR e questo fatto mostra ancora una volta lo stato confusionale della politica culturale e professionale del nostro paese. Pubblichiamo la Figura 3, tabella del riconoscimento europeo in base al coordinamento delle condizioni minime di formazione, tenendo conto che la recente legislazione condurrà a una riduzione di un anno della durata delle specializzazioni. Il quadro sopra disegnato registra e spiega, come abbiamo detto, la situazione di disagio nelle giovani generazioni di medici che non riescono facilmente a incanalarsi in una strada professionale definita. Teniamo conto che un elevato numero di medici, insieme a un numero di infermieri a mala pena equilibrato con le esigenze del servizio, mentre il Ministero si sta orientando verso corsi di specializzazione per infermieri, porterà sicuramente a una sovrapposizione di competenze professionali tra le due categorie, fonte di ulteriore conflittualità. Il vero problema, a nostro avviso, consiste nel fatto che non si è posta sufficiente attenzione alla realtà concreta dei numeri e ancor meno se ne è posta a due fondamentali problemi tra loro correlati. Da un lato il modello formativo è sempre più inadeguato all’evoluzione della medicina e alla trasformazione della società, dall’altro manca qualsiasi previsione di quale figura di medico sarà necessaria nei prossimi decenni per rispondere ai bisogni della popolazione e alle modificazioni dei compiti professionali. Questi sono i problemi concreti da porre sul tappeto, ma la nostra università sembra particolarmente in affanno e assai poco propensa ad affrontare il nuovo. Nello stesso tempo non si riflette su come la tecnologia modificherà la medicina, sull’intreccio già ora presente di Medicina N. 199/200 Figura 1. Curva totale medici con numero corretto di laureati. 340.000 320.000 Numero totale medici 2030 300.000 2014 2028 2018 280.000 260.000 240.000 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 2032 2033 2034 2035 2036 2037 2038 2039 2040 220.000 Uscite a 68 anni Uscite a 66 anni Nota: il numero di laureati è stato corretto considerando che a partire dal 2015 si avrà un incremento legato all’aumento delle immatricolazioni al corso di laurea in Medicina e Chirurgia. La modalità scolastica considerata è il 10% e a partire dal 2017 si è ipotizzati un numero di immatricolazioni costante pari a circa 9.500. Fonte: elaborazioni Ministero della Salute su dati FNOMCEO, ENPAM, ONAOSI. Figura 2. Distribuzione per età medici del SSN e MMG. Distribuzione per età medici SSN Distribuzione per età MMG < 40 1% < 40 7% ≥ 60 17% ≥ 60 21% 40-49 24% 50-59 66% 50-59 52% Oltre la metà dei medici dipendenti del SSN ha un’età compresa tra i 50 e i 59 anni 40-49 12% Dei 45.000 MMG circa 30.000 ha un’età compresa tra 50 e 59 anni, solo 5.800 ha un’età inferiore a 50 anni Fonte: elaborazioni Ministero della Salute su dati FNOMCEO, ENPAM, ONAOSI 3 4 Medicina tante diverse professionalità, necessario nei percorsi di cura della moderna assistenza, nonché sull’ampliamento dei confini della medicina, ormai tesa a superare i limiti della biologia dell’uomo e, nello stesso tempo, volta ad affrontare i problemi ambientali, rispondendo così alla raccomandazione dell’OMS di inserire la salute in tutte le politiche. Ciò potrebbe far pensare alla necessità di incrementare il numero dei medici. A mio avviso non è così perché N. 199/200 molte delle competenze attualmente esercitate dai medici saranno fatalmente affidate ad altre professioni; il medico dovrà elevare, e di molto, il livello delle proprie abilità cognitive e tecniche sia sul piano della relazione con il paziente che della leadership dei processi assistenziali e della diagnosi differenziale. A mio avviso, nella sanità del futuro, comunque organizzata, sarà necessaria l’opera di un minor numero di medici dotati di elevata capacità professionale.