Rassegna stampa 27/09/2014
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Rassegna stampa 27/09/2014
rassegna INDICE RASSEGNA STAMPA rassegna Si gira in Toscana Nazione Prato 27/09/2014 p. 26 Riparte la Scuola di cinema In cantiere spot e due film Marilena Chiti 1 Tirreno Prato Pistoia Montecatini 27/09/2014 p. X Scuola di cinema, corsi e due nuovi film Paola Marano 2 Festival Cinematografici Corriere Fiorentino 27/09/2014 p. 12 Il week-end di paura che mi cambiò la vita Marco Luceri 3 Pagina99 27/09/2014 p. 38 Lynch, Boorman e Bressane a tre passi dal delirio Mariuccia Ciotta, Roberto Silvestri 5 Iniziative ed eventi Tirreno Lucca 27/09/2014 p. VII Due giorni con Lynch 8 Segnalazioni Corriere Fiorentino 27/09/2014 Indice Rassegna Stampa p. 3 Marrone risponde all'appello: «Verrò di persona» Edoardo Semmola 9 Pagina I LUNEDÌ L SERATA I NAUGURA LE AL .. • SI TORNA sui banchi della Scuola di cinema Anna Magnani in via Carbonaia. Tra novembre e dicembre al via i nuovi corsi. Una pacchetto nutrito di opportunità presentato dal direttore Massimo Smuraglia e dal presidente Massimo Mancini. I corsi sono sette: regia (docente Massimo Smuraglia); sceneggiatura (docente Ilaria Mavilla); recitazione (docenti Francesca Fichera e Massimo Smuraglia); operatore (docente Jonathan Chiti) e fotografia (docente Sirio Zabberoni); montaggio (docenti Sirio Zabberoni e Alba Lopez Luna), storia del cinema (docenti Gabriele Cecconi, Martina Bartalini, Massimo Smuraglia), fonico presa diretta. Le informazioni e le iscrizioni presso la segreteria dal lunedì al venerdì dalle ore 16.30 alle ore 20.00, telefono 0574.1663110, 392.3832379; [email protected]. Le iscrizioni si possono effettuare anche collegandosi al sito www.scuoladicinema.org/corsi. I corsi saranno presentati anche nella serata inaugurale dell'attività, lunedì alle 21.30 al cinema Terminale. Saranno proiettati tre cortometraggi realizzati durante la precedente annata. Si tratta di "Cuori di carta" per la sceneggiatura di Maurizio Scarola e la regia di Gianluca Gori; "Blogger", sceneggiatura di Luca Improta e regia di Maro De Pasquale; "Per pochi minuti", sceneggiatura di Flora D'Anna e regia di An- Si gira in Toscana drea Ponzecchi."Noi non insegniamo ad essere autori -spiega il direttore Smuraglia- noi insegniamo che un film, un audiovisivo, uno spot, sono il frutto di un lavoro collettivo, questo è anche un luogo di incontro e di confronto, un piccolo centro di produzione, qui si impaamici- ra, e si intrecciano progetti, zie, collaborazioni". Intanto la Scuola di cinema si propone ancora come un laboratorio di cultura e di esperienze collezionando importanti risultati. Da una collaborazione con il Laboratorio di comunicazione avanzata e nuo- e ve tecnologie "Headlive" di Firenze sono nate interessanti produzioni: la realizzazione di un video per la Tricobiotos Spa di Vaiano, regia di Massimo Smuraglia, che ripercorre i trenta anni d'attività dell'azienda di prodotti professionali per parrucchieri e acconciatori. Oltre a questo, anche la realizzazione di uno spot per la Mantellassi 1926 di Pistoia. E in cantiere ci sono due progetti per due film: la storia di un'amicizia fra due partigiane e il racconto della strage di San Lorenzo a Pistoia nel settembre del 1943. Marilena Chiti Pagina 1 Scuola di cinema, corsi e due nuovi Presentata dal direttore Smuraglia l'attività dell'anno accademico 2014-2015 dell'Anna Magnani" 1 PRATO Riaprono le iscrizioni ai corsi della scuola di cinema "Anna Magnani". Il nuovo anno accademico sarà inaugurato lunedì 29 alle 21.30 al cinema Terminale con la proiezione di tre dei cinque cortometraggi realizzati dagli allievi dei corsi precedenti dai titoli "Cuori di carta", "Blogger" e "Per pochi minuti". La scuola propone corsi per la formazione di aspiranti registi, sceneggiatori, attori, fonici, operatori di macchina, direttori di fotografia e montatori. «Un'offerta- spiega il direttore Massimo Smuraglia- aperta alle esigenze sia di chi voglia investire sul proprio futuro, sia di chi è animato da una semplice passione». I corsi prenderanno il via tra novembre e dicembre. Solo quelli di regia e sceneggiatura prevedono un numero chiuso di 8 persone e una quota di iscrizione rispettivamente di 700 e 600 euro. Per chi ha meno di 21 anni è previsto uno sconto del 20% sulla quota di iscrizione. «L'elemento fondante della scuola è la partecipazione» sottolinea Smuraglia. «Noi vogliamo insegnare ai ragazzi ad essere autori di un prodotto che è frutto di un lavoro collettivocontinua- e che si concretizza a fine anno con la realizzazione dei corti per il saggio in cui il lavoro di attori, sceneggiato- ri e registi viene portato a termine in un clima familiare e di autonomia». Nonostante l'associazione non abbia ricevuto dalla ex giunta nessun tipo di finanziamento, i progetti in cantiere vanno incrementandosi e guardano soprattutto alla fusione tra marketing e cultura. Ne è un esempio l'accordo stipulato dalla scuola con la società di comunicazione e nuove tecnologie Headlive, grazie alla quale la scuola ha realizzato un video per l'azienda Tricobiotos di Vaiano e uno spot per l'azienda di design di mobili Mantellassi 1926 di Pistoia. Un altro corto dal titolo "Il ritorno" è stato realizzato, invece, per il progetto della Re- gione "Giovani sì"e sarà presentato 1'11 ottobre a Pisa in occasione dell'Internet festival. Nel frattempo le sceneggiature di altri due film sono già ultimate, bisogna solo passare al "ciak si gira". Si tratta di due storie che guardano al passato: la prima racconterà l'amicizia nata in carcere tra la partigiana fiorentina Tosca Bucarelli Martini e un'altra donna della Resistenza. La seconda è ispirata alla strage nazista di piazza San Lorenzo a Pistoia del 1943. Il cortometraggio, dal titolo "Peppino scendi" ricostruirà, gli ultimi 5 giorni di vita dei sei pistoiesi fucilati. Paola Marano ©RIPROD 'UZIONE RISERVATA Massimo Smuraglia el a Pishr di VereMla Ai. , erd luMrarluf.uinaJ IluP{unu„ Si gira in Toscana Pagina 2 _á_s„ r ' Jo _ _ Boo an si racconta, aspettando il Lucca. F' Festival L'arrivo ad IIollywood, la pellicola culi e un sogno rimasto nel cassetto «Prima di Excalibur provai a realizzare «Il Signore degli Anelli», ma non ci riuscii» r 0 di Marco Luceri LUCCA - Conversare con John Boorman è un po' come fare un viaggio sentimentale lungo un Novecento di celluloide. Già, perché questo arzillo signore inglese classe 1933, forse in virtù del fatto di avere alle spalle quasi mezzo secolo di cinema trascorso a fare la spola tra le due sponde dell'Atlantico, non ha perso quel raffinato senso dell'umorismo - molto british - divenuto nel cinema di oggi merce assai rara. Il regista, sceneggiatore e produttore britanico sarà uno degli ospiti di punta del Lucca Film Festival (28 settembre - 3 ottobre). Occasione ghiotta, dunque, per riscoprire uno degli autori europei più eclettici dell a storia del cinema, che entrò nel dorato (e spietato) mondo di Hollywood dalla porta principale, a soli 23 anni: «A metà degli anni `6o Sessanta conobbi Lee Marvin a Londra, mentre stava lavorando a Quella sporca dozzina - ci racconta - Un produttore americano ci aveva dato un copione molto scarno, hasato su un libro di Richard Stark. Lee era intrigato da come volevo svilupparlo. Aveva appena vinto un Oscar ed era diventato un attore molto popolare. Allora ero solo un piccolo e sconosciuto regista televisivo, ma mi ritrovai di colpo inserito nella mitica MGM. Lee però sapeva meglio di me quanto sarebbe stata dura realizzare l'opera radicale che avevo in mente. Organizzò un incontro con i produttori, ricordando loro che aveva l'ok sia sul copione che sul cast. Li sorprese dicendo "rimando queste approvazioni a John". Fu così che realizzammo Senza un attimo di tregua, il mio primo film hollywoodiano. Imparai molte cose sulla recitazione cinematografica da Lee. Era come un ballerino for- Festival Cinematografici midabile e le sue abilità nel muoversi mi permisero di fare dei movimenti di macchina molto complessi». Quando gli chiediamo che esperienza fu per un giovane alle prime armi come lui ritrovarsi a lavorare nella turbolenta Hollywood, Boorman risponde con un pizzico di sincera malinconia: «Allora gli Studios erano molto aperti verso i nuovi registi e si respirava un'aria di grande novità. Poi però già alla fine degli anni `70 la pressione delle majors ritornò a farsi soffocante, soprattutto sui copioni, che venivano letti e riletti, scritti e riscritti. Il risultato fu che i film tornarono a seguire delle formule standardizzate. E oggi è ancora così». Di certo il suo film-cult, Un tranquillo week-end di paura (1972) resta ancora oggi uno dei più grandi esempi di quella libertà creativa che fece grande la New Hollywood di quegli anni: «I quattro signori di città protagonisti del film conducono una vita tranquilla e indisturbata. Poi quando vengono messi di fronte alla Natura selvaggia perdono ogni controllo. Il film racconta come la violenza giace nascosta dietro alla nostra esistenza civilizzata e protetta. Gli attori furono molto coraggiosi, anche se la realizzazione del film fu molto dura. La dedizione al progetto dimostrata dal cast e da tutta la troupe fu fondamentale per portare a termine un film che a molti sembrava impossibile. Ieri Voight fu straordinario, era un vero e proprio camaleonte. Da allora diventammo amici stretti. Non ho mal più incontrato un tipo come lui, anche se ho conosciuto e lavorato con tanti grandi attori: Mastroianni era come uno Stradivari, Toshiro Mifune una forza della natura, Brendan Gleeson non sbagliava mai un espressione o un movimento». Di tutti i film che Boorman ha realizzato il più grandioso resta ancora Excalibur (1981), con cui portò sul grande schermo la leggenda di Re Artù: «Quello fu un film altrettanto difficile, ma in senso diverso. È ricco di effetti speciali molto elaborati, tutti realizzati con la cinepresa, perché allora non esisteva la computer graphic. Fu proprio in quegli anni che iniziai a convincermi dell'importanza del mito e della possibilità che il cinema ha di poterlo racchiudere. Penso che film allo stato puro sia molto vicino al sogno». E di tutti i sogni rimasti nel cassetto, quello che ama ricordare è Il Signore Degli Anelli: «Prima di imbarcarmi nel progetto di Excalibur trascorsi molto tempo con Ro- spo Pallenberg a scrivere il copione - ci svela - Non riuscii mai a incontrare Tolkien, ma parlammo per corrispondenza. Non era entusiasta dell'adattamento cinematografico dei suoi libri. Mi disse che aveva venduto i diritti per poter pagare l'istruzione ai nipoti». Oggi Boorman, che vive in Irlanda con la sua famiglia, si è buttato a capofitto in un altro progetto: un adattamento dalle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar: «E da tanto tempo che ho in mente di farlo, anche perché non ho mai visto un film degno di quel libro. Ho scritto diverse versioni della sceneggiatura, ma non ho ancora trovato la strada giusta. Un po' come Adriano, che scriveva di "un tempo in cui gli dèi già non c'erano più, ma Cristo non era ancora apparso"». C) RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 3 N Mnl :L .èriv/d//i9/• :,..... • John Boorman il 2 ottobre alle 10 terrà una lezione aperta al pubblico alla Sala convegni Vincenzo da Massa Carrara, mentre alle 18 al cinema Centrale presenterà Me and Me Dad, il film che la figlia Katrine gli ha dedicato /-/iir ,,,/ 9n; ', rr r.-á _ II 3 ottobre (ore 21.15, sempre al Cinema Centrale) riceverà il Premio alla Carriera Sopra «Un tranquillo week-end di paura» (1972) e «Excalibur» (1981) ora gli S `os erano molto aperti verso i nuovi registi, poi dalla fine degli anni ` 70 la pressione delle majors sui copioni si fece soffocante Festival Cinematografici Pagina 4 t e ,;ressane Lucca Fílm Festival i Alla manifestazione, giunta alla decima edizione, i tre pilastri del cinema che hanno fatto dello sconfinamento la loro cifra MIAeRIUCCIaA CItiTTA ROBERTO SILVESTRI ® Lucca Film Festival è una rassegna del cinema particolare . Un tempo si chiamava di ricerca. Vuol dire che non un soldo di budget va buttato. Una volta ce n'erano molti di festival così, eredi di Monticelli-Salsomaggiore e della lezione contaminatrice e mai eurocentrica di Enzo Ungari, prima che Walter Veltroni si occupasse di cinema e puntasse alla grande Festa. Adesso Lucca resta tra le poche manifestazioni nazionali di respiro internazionale (come per esempio I Mille Occhi di Trieste) che vanno un po' indietro nel tempo e un po' avanti nelle provocazioni e negli slabbramenti (è previsto un focus sui videoclip del nuovo millennio e un incontro con Enrique Irazoqui, il Cristo basco di Pasolini) per tenere aggiornatele nuove mappe dell'immaginario. Certo, Lucca proiettafilm ma piuttosto fuori schema. Produce anche cataloghi -libri e al tappeto rosso preferisce lezioni, seminari, performance, mostre, eventi e accurate presentazioni critiche dei testi e degli ospiti. Indimenticabili negli anni scorsi gli omaggi a Dwoskin, Arrieta, Gioli, Brocani, Cahen, Mekas, Padros, Ferrara, Debord, Clementi, Frammartino e Greenaway che ha sedotto la città. Tutti cineasti indocili al cinema rappresentativo narrativo industriale anche perché impermeabili allo specifico schermito e alle prebende professionali e pronti alle interferenze più fertili con la musica, la pittura, la poesia, l'architettura e le altri arti della rivolta e della metamorfosi. Forse per queste impertinenze il cinema di Lucca è imprigionato nel "fuori orario" ghezziano. Sarebbe ora di liberarlo e farlo diventare patrimonio dell'intera società, civile e vispa. Qui si nasconde, infatti, la crescita: comportamenti e sensibilità avenire. Il festival, arrivato alla sua decima edizione, si svolge dal 28 settembre al 3 ottobre, nato per iniziativa di un gruppo di critici ventenni anticonformisti, l'associazione Vi(s)ta nova, il cui gusto non giace mummificato nella formalina assassina delbuon gusto. Quest'anno il festival è imperniato attorno atre pilastri del cinema non ufficiale, John Boorman, Da- Festival Cinematografici vid Lynch e Julio Bressane, impegnati a Lucca in tre lezioni. Latriangolazione Europa, America e resto del Mondo ci permette di analizzare fino a che punto si può combattere i tre sistemi, a volte dall'interno o in clandestinità (a cui Bressane fu costretto per decenni non solo per la dittatura). Il cinema di Stato e le sue censure politiche; Hollywood e le sue censure economiche; la retorica del Brics e l'ipocrisia dell'ideologia terzomondista. La cosa che accomuna i tre registi è lo sconfinamento, il dislimite: il loro cinema, la loro retina che non è mai di routine, passa attraverso la pittura, la letteratura, il canto, l'astrologia, la chiromanzia, la fisica, la metafisica, l'educazione fisica. . • Julio Bressane Con Rogerio Sganzerla è stato la dinamo del cinema udigrudi, filiazione erotica ed eretica del Cinema Novo anni Sessanta. Per capirci è più Man Ray, audace, poetico, materico e ludico, che Glauber Rocha, mistico, apocalittico e religioso. È il meno conosciuto, il più "marginale" della triade lucchese. Anche se a notte fonda Raitre ha mandato in onda molti suoi capolavori aborigeno-barocchi come Cleopatra, Fer viver reviver, A erga do rato e O batuque dos astros che saranno a Lucca assieme alla prima di Educaçáo Sentimental. Esule, apolide e cosmopolita, Bressane maneggia con profondità e leggerezza un patrimonio culturale dalle mil- Pagina 5 le stratificazioni , che conosciamo male, perché, direbbe papa Bergoglio , «arriva dalla fine del mondo». La retrospettiva di Torino del 2002, un ricco catalogo annesso e una antologia di suoi scritti bellissimi sul cinema che adesso la collana Liliom di Lorenzo Esposito, per CaratteriMobili di Bari, completa e ripubblica con il titolo Dislimite, chiaro omaggio al regista sperimentale brasiliano Mario Peixoto (1931), cercò di rendere familiare il tessuto transartistico del suo cinema strettamente collegato alle armonie di Lamartine Babo («il cinema è musica della luce»), al ritmo poetico-materico di Augusto de Campos, alla grande prosa barocca e fantascientifica del più importante scrittore lusofono, padre Vieira, alla rilettura africana di Nietzsche, alla rivoluzione antropofaga e tropicalísta che da Oswald de Andrade al gruppo bahiano di Jorge Amado e Vinícius de Moraes cercò di innestare modernismo e candomblè. (Presentazione del libro Dislimite il 1 ottobre; lezione il 3 ottobre). •,David Lynch Se il cinema fosse lo spazio di un'avventura nella psiche, David Lynch sarebbe il regista degli angoli più oscuri dello schermo , ma non c'è confine tra sogno e realtà nell'opera dell'autore di TwinPeaks. L'illogico nei suoi film precipita nel flusso dell'apparenza quotidiana dove si annidano fantasmi, allucinazioni e miraggi. «In Lynch l'universo del cinema non costituisce soltanto un orizzonte citazionistico, ma è diventato un mondo di riferimento posto sullo stesso piano degli altri mondi possibili, o addirittùra il mondo centrale di riferimento», scrive Paolo Bertetto , storico e docente di cinema, che spazza via l'idea di un Lynch del puro delirio, quando invece è dentro il limite del racconto, di una narrazione riconfigurata, che esplode l'invenzione, la sperimentazione, un modo nuovo di rendere visibile l'invisibile. E in questo il cineasta apre a questioni filosofiche, e presentai suoi enigmi da non decrittare solo alla luce di Freud . L'orecchio brulicante di formiche in Velluto blu, le teste deformi Eraserhead e di Elephant Man, i conigli antropomorfi della serie Rabbits (e di L'impero della mente) non solo rimandano ai Freaks di Browning, ma vivono in quei segmenti di non-sense che ridanno senso all'opera attraverso la distrazione, l'eccesso, l'infinitamente strano. Composizioni uscite dalle tele del Lynch delle origini, il' pittore, passato al cinema per dare movimento alle sue creature tutt'altro che extraterrestri, lontane dalle Cronache marziane di Ray Bradbury e vicino ai terrori domestici di Richard Matheson. Eppure il suo cinema che percorre Lost Highway, intrappolato nel nastro di Möbius, un solo lato e un solo bordo, intrattiene buone relazioni con Hollywood. Oltre che dall'amato Hitchcock e dall'amatissimo Mago di Oz, Lyn- Festival Cinematografici Al tappeto rosso qui si preferiscono lezioni, seminari, mostre, eventi chemettono il grande schermo in relazione agli altri sapari, dalla filosofia alla letteratura eh è attratto dai personaggi di serie b, intrisi di humour e ironia dove tutto è «più grande del naturale», come in Cuore selvaggio, «cedimento commerciale » (insieme a Fuoco cammina con me, stupendo prequel di Twin Peaks) per alcuni, Palma d'oro al festival di Cannes 1990. Si stupisce Lynch che gli parlino sempre del suo lato oscuro tralasciando la fragorosa lucentezza, la comica bizzarria e i colori esplosivi dei suoi film, come lacancellatabianca, le rose rosse e il cielo azzurro di Velluto blu - «per me l'America è così» - omaggio a un artista agli antipodi, Norman Rockwell. Irrealismo romantico spennellato di sangue, non dissimile dalle note del suo compositore cult, Angelo Badalamenti, energie musicali che riecheggiano i rumori della fabbrica, «le macchine sono come la musica (...) amo il rumore del martello , il fuoco; ilvapore, il fumo, il metallo». Perversioni, violenza psicopatica, pathos demoniaco e l'ossessione voyeuristica del suo cinema confluiscono, alla fine, in una favola dolce e spaventosa, nell'universo deformato dei fratelli Grimm, e si polverizzano nella produzione collaterale di Lynch (L'impero della mente, 2006, è il suo ultimo film), design, scenografie, fumetti, teatro, fotografia, musica, videoclip, spot pubblicitari. (Lezione il 29 settembre; mostra foto, video e litografie fino al 9 novembre all'Archivio di Stato). • John Boorinan Shock del soggetto che si ritrova fuori dal discorso, sorpresa nel sentirsi estraneo al mondo come quando uno speaker declamala pubblicità di un'auto: «Comprala, fai felice tua moglie», o la copertina di un libro che recita Portala al cinema. Vantaggio dell'esclusione, che scompiglia lo sguardo e lo pone nella posizione perfettamente sovversiva di una critica poetico-politica allo stato di cose. È il caso di John Pagina 6 Boorman, l'inglese di Shepperton, lo scardinatore di generi che educa Hollywood a (ri)vedere le sue mitologie, dal cheek to cheek di un pilota americano e un capitano della marina imperiale giapponese in Duello nel Pacifico alla spada giustiziera di Exacalibur, passando per il Brasile desertificato diLaforesta di smeraldo e il Sudafrica dell'apartheid di InMy Country. Boorman frequenta la cartina geografica del cinema con il piglio anti-colonialista di un Lévi-Strauss, viaggia tra l'ex Birmania dell'oppositrice Aung San Suu Kyi di Oltre Rangoon e la civiltà infranta del 2293 di Zardoz (anche lui come Lynch amall mago di Oz). E lo fa sempre da "estromesso", un se stesso bambino che qualcuno ha portato a vedere un film (Portalo al cinema!), che si sente libero di riscrivere e di ridisegnare. La scena primaria è proprio lì, nei prati inglesi della sua infanzia, e lungo il fiume, sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale, ricordi evocati in Anni '40 (Hope and Glory) e nel sequel Queen and Country, secondo capitolo autobiografico, diario antimilitarista, scorretto e "menzognero" sullo sfondo della guerra di Corea, presentato allo scorso festival di Cannes. Su quel set circolano tutti i fantasmi di Boorman, i personaggi che indossano una maschera del suo teatrino personale, la corona di Re Artù o la divisa dei nazisti, come quel soldato tedesco che cade in acqua morto, ma in realtà è un attore. Un'Europa e un'Inghilterra sottratti allo sguardo esotico, demistificati nell'epopea immaginifica del resto del mondo, un cinema che dal gangster-movie di Senza un attimo di tregua alla requisitoria sulla normalità selvaggia di Un tranquillo week end di paura e all'horror filosoficamente rivisitato di L'esorcista 2 si fa elegia del passato, cinema e vita. Ma nel senso che gli dà (con uno slittamento cronologico) Jena Plissken in Fuga da Los Angeles: «Il mio passato è oggi». (Lezione il 2 ottobre). VISIONI Un'immagine del film di Julio BressaneA erva dorato, 2008 Festival Cinematografici Pagina 7 IL REGISTA AL " LUCCA FILM FESTIVAL" con Lynch po nel quale Lynch è considerato un guru . Alle 20 si sposteInizia domani il "Lucca film ferà nell ' oratorio di piazza San stival": proiezioni, convegni, Francesco per inaugurare l'inincontri, mostre e il concorso stallazione sonora interattiva per cortometraggi soche Massimo Salotti no in calendario fino gli ha dedicato, mena venerdì 3. A conclutre alle 21 , nella chiesa sione, sabato 4, una di San Francesco, assigrande festa - Lucca sterà al concerto delle effetto cinema - che musiche dai suoi film dalle 19 fino all' 1 traeseguito dall'orchesformerà la città in un stra del Boccherini. immenso set . Il festiLunedì alle 11, semval non poteva che inipre in San Micheletto, II regista Lynch ziare con David LynLynch terrà una lech, cui la rassegna è dedicata. zione di cinema. La sera sarà al Gli impegni di domani - a inModerno per ricevere il pregresso libero per la cittadinanmio alla carriera e partecipare za - inizieranno alle 17,30 nel alla proiezione dell'anteprima complesso di S. Micheletto di tre suoi vecchi film restauracon una conferenza sulla metie di "Mulholland Drive", uno ditazione trascendentale, camdei suoi capolavori. Iniziative ed eventi Pagina 8 Martone risponde a el : «Verrò di persona» Il regista del film su Leopardi: voglio dare il mio contributo. Napoleone (Pitti ): faremo la nostra parte «Darò il mio contributo alla Biblioteca Nazionale, ma in forma privata». Non sarà a Firenze il 5 ottobre, giorno scelto dalla direttrice Maria Letizia Sebastiani per far partire la sottoscrizione popolare di raccolta fondi, ma il regista de <dl Giovane Favoloso» Mario Martone ha accolto positivamente l'appello lanciato da piazza de' Cavalleggeri per risanare i danni all'edificio causati dalla grandinata di venerdì scorso, che ammontano a un milione di euro. «Ho subito chiamato la direttrice Sebastiani - prosegue l'autore della pellicola su Giacomo Leopardi - e quando verrò a presentare il film in città (ancora però non è stata fissata una data, ndr) andrò anche in Biblioteca a conoscerla personalmente e a fare la mia parte. Il 5 non potrò esserci solo perché sarò a Londra, altrimenti avrei partecipato molto volentieri». Sono cinque le personalità chiamate in causa dalla direttrice per sostenere la raccolta di fondi: oltre al regista, imprenditori e aziende di moda come Ferragamo, Della Valle, Faliero Sarti e Pitti Immagine che in questi mesi hanno coinvolto la Biblioteca nelle loro attività, per sfilate o altre iniziative, co- me la Faliero Sarti che ha contribuito al restauro della nuova ala. Martone si è detto «solidale e legato alla Biblioteca, sicuramente disponibile a far fronte al problema» racconta Sebastiani dopo la telefonata. Il «rapporto» tra l'autore del film su Leopardi - appena presentato al festival di Venezia - e la Nazionale è cominciato da un «errore». Un'immagine del film ritrae il protagonista Elio Germano, nei panni del poeta di Recanati, menare passeggia davanti alla Biblioteca. Anche se all'epoca della permanenza fiorentina di Leopardi l'edificio ancora non esisteva. «Come di- ce la tradizione araba: se non si fa almeno un errore, l'opera non viene bella», commenta scherzosamente Martone. Anche se la scena «incriminata» è stata tagliata al montaggio, esiste solo sotto forma di foto di scena. «Noi il 5 ci saremo annuncia Raffaello Napoleone, ad di Pitti - Non so come e per quanto contribuiremo ma lo faremo sicuramente dopo aver visto di persona la situazione in cui versa la Nazionale. Di fronte a un'iniziativa come questa non possiamo che essere favorevoli». L'appello è stato condiviso anche dal senatore del Pd Andrea Marcucci, presidente della commissione cultura di Palazzo Madama: «Oltre ad un atto di civismo che mi auguro sia raccolto da molti, chiederò al ministro Ianceschini di provvedere ad un intervento ».Nel frattempo la Biblioteca sta approntando un apposito conto corrente per raccogliere le donazioni e si sta attivando con Telecom per avere il servizio di contribuzione tramite sms. Sono già moltissime le email e i messaggi via Facebook arrivati in Nazionale da parte di persone che si sono rese disponibili a donare. Edoardo Semmola RIPRODUZIONE RISERVATA Ho subito chiamato la Sebastiani per darle la mia solidarietà Mario Martone è il regista dei film sul giovane Leopardi ambientato in parte a Firenze Segnalazioni Pagina 9