Rassegna stampa 27/09/2014

Transcript

Rassegna stampa 27/09/2014
 rassegna
INDICE RASSEGNA STAMPA
rassegna
Si gira in Toscana
Nazione Prato
27/09/2014
p. 26
Riparte la Scuola di cinema In cantiere spot e due film
Marilena Chiti
1
Tirreno Prato
Pistoia Montecatini
27/09/2014
p. X
Scuola di cinema, corsi e due nuovi film
Paola Marano
2
Festival Cinematografici
Corriere Fiorentino
27/09/2014
p. 12
Il week-end di paura che mi cambiò la vita
Marco Luceri
3
Pagina99
27/09/2014
p. 38
Lynch, Boorman e Bressane a tre passi dal delirio
Mariuccia Ciotta,
Roberto Silvestri
5
Iniziative ed eventi
Tirreno Lucca
27/09/2014
p. VII
Due giorni con Lynch
8
Segnalazioni
Corriere Fiorentino
27/09/2014
Indice Rassegna Stampa
p. 3
Marrone risponde all'appello: «Verrò di persona»
Edoardo
Semmola
9
Pagina I
LUNEDÌ L SERATA I NAUGURA LE AL
.. •
SI TORNA sui banchi della Scuola di cinema Anna Magnani in via
Carbonaia. Tra novembre e dicembre al via i nuovi corsi.
Una pacchetto nutrito di opportunità presentato dal direttore Massimo Smuraglia e dal presidente Massimo Mancini. I corsi sono sette: regia (docente Massimo Smuraglia);
sceneggiatura (docente Ilaria Mavilla); recitazione (docenti Francesca Fichera e Massimo Smuraglia);
operatore (docente Jonathan Chiti)
e fotografia (docente Sirio Zabberoni); montaggio (docenti Sirio Zabberoni e Alba Lopez Luna), storia
del cinema (docenti Gabriele Cecconi, Martina Bartalini, Massimo
Smuraglia), fonico presa diretta.
Le informazioni e le iscrizioni presso la segreteria dal lunedì al venerdì dalle ore 16.30 alle ore 20.00, telefono 0574.1663110, 392.3832379;
[email protected]. Le iscrizioni si possono effettuare anche
collegandosi al sito www.scuoladicinema.org/corsi. I corsi saranno
presentati anche nella serata inaugurale dell'attività, lunedì alle
21.30 al cinema Terminale. Saranno proiettati tre cortometraggi realizzati durante la precedente annata. Si tratta di "Cuori di carta" per
la sceneggiatura di Maurizio Scarola e la regia di Gianluca Gori;
"Blogger", sceneggiatura di Luca
Improta e regia di Maro De Pasquale; "Per pochi minuti", sceneggiatura di Flora D'Anna e regia di An-
Si gira in Toscana
drea Ponzecchi."Noi non insegniamo ad essere autori -spiega il direttore Smuraglia- noi insegniamo
che un film, un audiovisivo, uno
spot, sono il frutto di un lavoro collettivo, questo è anche un luogo di
incontro e di confronto, un piccolo
centro di produzione, qui si impaamici-
ra, e si intrecciano progetti,
zie, collaborazioni".
Intanto la Scuola di cinema si propone ancora come un laboratorio
di cultura e di esperienze collezionando importanti risultati. Da una
collaborazione con il Laboratorio
di comunicazione avanzata e nuo-
e
ve tecnologie "Headlive" di Firenze sono nate interessanti produzioni: la realizzazione di un video per
la Tricobiotos Spa di Vaiano, regia
di Massimo Smuraglia, che ripercorre i trenta anni d'attività
dell'azienda di prodotti professionali per parrucchieri e acconciatori. Oltre a questo, anche la realizzazione di uno spot per la Mantellassi 1926 di Pistoia. E in cantiere ci
sono due progetti per due film: la
storia di un'amicizia fra due partigiane e il racconto della strage di
San Lorenzo a Pistoia nel settembre del 1943.
Marilena Chiti
Pagina 1
Scuola di cinema, corsi e due nuovi
Presentata dal direttore Smuraglia l'attività dell'anno accademico 2014-2015 dell'Anna Magnani"
1 PRATO
Riaprono le iscrizioni ai corsi
della scuola di cinema "Anna
Magnani". Il nuovo anno accademico sarà inaugurato lunedì 29 alle 21.30 al cinema Terminale con la proiezione di tre
dei cinque cortometraggi realizzati dagli allievi dei corsi precedenti dai titoli "Cuori di carta", "Blogger" e "Per pochi minuti". La scuola propone corsi
per la formazione di aspiranti
registi, sceneggiatori, attori, fonici, operatori di macchina, direttori di fotografia e montatori. «Un'offerta- spiega il direttore Massimo Smuraglia- aperta alle esigenze sia di chi voglia
investire sul proprio futuro,
sia di chi è animato da una
semplice passione». I corsi
prenderanno il via tra novembre e dicembre. Solo quelli di
regia e sceneggiatura prevedono un numero chiuso di 8 persone e una quota di iscrizione
rispettivamente di 700 e 600
euro. Per chi ha meno di 21 anni è previsto uno sconto del
20% sulla quota di iscrizione.
«L'elemento fondante della
scuola è la partecipazione» sottolinea Smuraglia. «Noi vogliamo insegnare ai ragazzi ad essere autori di un prodotto che
è frutto di un lavoro collettivocontinua- e che si concretizza
a fine anno con la realizzazione dei corti per il saggio in cui
il lavoro di attori, sceneggiato-
ri e registi viene portato a termine in un clima familiare e di
autonomia». Nonostante l'associazione non abbia ricevuto
dalla ex giunta nessun tipo di
finanziamento, i progetti in
cantiere vanno incrementandosi e guardano soprattutto alla fusione tra marketing e cultura. Ne è un esempio l'accordo stipulato dalla scuola con la
società di comunicazione e
nuove tecnologie Headlive,
grazie alla quale la scuola ha
realizzato un video per l'azienda Tricobiotos di Vaiano e uno
spot per l'azienda di design di
mobili Mantellassi 1926 di Pistoia. Un altro corto dal titolo
"Il ritorno" è stato realizzato,
invece, per il progetto della Re-
gione "Giovani sì"e sarà presentato 1'11 ottobre a Pisa in
occasione dell'Internet festival. Nel frattempo le sceneggiature di altri due film sono
già ultimate, bisogna solo passare al "ciak si gira". Si tratta di
due storie che guardano al passato: la prima racconterà l'amicizia nata in carcere tra la partigiana fiorentina Tosca Bucarelli Martini e un'altra donna
della Resistenza. La seconda è
ispirata alla strage nazista di
piazza San Lorenzo a Pistoia
del 1943. Il cortometraggio,
dal titolo "Peppino scendi" ricostruirà, gli ultimi 5 giorni di
vita dei sei pistoiesi fucilati.
Paola Marano
©RIPROD 'UZIONE RISERVATA
Massimo Smuraglia
el a Pishr di VereMla Ai. , erd
luMrarluf.uinaJ IluP{unu„
Si gira in Toscana
Pagina 2
_á_s„
r ' Jo _ _ Boo an si racconta, aspettando il Lucca. F' Festival
L'arrivo ad IIollywood, la pellicola culi e un sogno rimasto nel cassetto
«Prima di Excalibur provai a realizzare «Il Signore degli Anelli», ma non ci riuscii»
r
0
di Marco Luceri
LUCCA - Conversare con John Boorman è un po' come fare un viaggio sentimentale lungo un Novecento di celluloide. Già, perché questo arzillo signore inglese classe
1933, forse in virtù del fatto di avere
alle spalle quasi mezzo secolo di cinema trascorso a fare la spola tra le
due sponde dell'Atlantico, non ha
perso quel raffinato senso dell'umorismo - molto british - divenuto nel cinema di oggi merce assai
rara.
Il regista, sceneggiatore e produttore britanico sarà uno degli
ospiti di punta del Lucca Film Festival (28 settembre - 3 ottobre). Occasione ghiotta, dunque, per riscoprire uno degli autori europei più
eclettici dell a storia del cinema, che
entrò nel dorato (e spietato) mondo
di Hollywood dalla porta principale, a soli 23 anni: «A metà degli anni
`6o Sessanta conobbi Lee Marvin a
Londra, mentre stava lavorando a
Quella sporca dozzina - ci racconta
- Un produttore americano ci aveva
dato un copione molto scarno, hasato su un libro di Richard Stark.
Lee era intrigato da come volevo svilupparlo. Aveva appena vinto un
Oscar ed era diventato un attore
molto popolare. Allora ero solo un
piccolo e sconosciuto regista televisivo, ma mi ritrovai di colpo inserito
nella mitica MGM. Lee però sapeva
meglio di me quanto sarebbe stata
dura realizzare l'opera radicale che
avevo in mente. Organizzò un incontro con i produttori, ricordando
loro che aveva l'ok sia sul copione
che sul cast. Li sorprese dicendo "rimando queste approvazioni a John".
Fu così che realizzammo Senza un
attimo di tregua, il mio primo film
hollywoodiano. Imparai molte cose
sulla recitazione cinematografica
da Lee. Era come un ballerino for-
Festival Cinematografici
midabile e le sue abilità nel muoversi mi permisero di fare dei movimenti di macchina molto complessi». Quando gli chiediamo che
esperienza fu per un giovane alle
prime armi come lui ritrovarsi a lavorare nella turbolenta Hollywood,
Boorman risponde con un pizzico
di sincera malinconia: «Allora gli
Studios erano molto aperti verso i
nuovi registi e si respirava un'aria di
grande novità. Poi però già alla fine
degli anni `70 la pressione delle
majors ritornò a farsi soffocante, soprattutto sui copioni, che venivano
letti e riletti, scritti e riscritti. Il risultato fu che i film tornarono a seguire delle formule standardizzate. E
oggi è ancora così».
Di certo il suo film-cult, Un tranquillo week-end di paura (1972) resta ancora oggi uno dei più grandi
esempi di quella libertà creativa che
fece grande la New Hollywood di
quegli anni: «I quattro signori di città protagonisti del film conducono
una vita tranquilla e indisturbata.
Poi quando vengono messi di fronte
alla Natura selvaggia perdono ogni
controllo. Il film racconta come la
violenza giace nascosta dietro alla
nostra esistenza civilizzata e protetta. Gli attori furono molto coraggiosi, anche se la realizzazione del film
fu molto dura. La dedizione al progetto dimostrata dal cast e da tutta
la troupe fu fondamentale per portare a termine un film che a molti
sembrava impossibile. Ieri Voight fu
straordinario, era un vero e proprio
camaleonte. Da allora diventammo
amici stretti. Non ho mal più incontrato un tipo come lui, anche se ho
conosciuto e lavorato con tanti
grandi attori: Mastroianni era come
uno Stradivari, Toshiro Mifune una
forza della natura, Brendan Gleeson
non sbagliava mai un espressione o
un movimento». Di tutti i film che
Boorman ha realizzato il più grandioso resta ancora Excalibur (1981),
con cui portò sul grande schermo la
leggenda di Re Artù: «Quello fu un
film altrettanto difficile, ma in senso diverso. È ricco di effetti speciali
molto elaborati, tutti realizzati con
la cinepresa, perché allora non esisteva la computer graphic. Fu proprio in quegli anni che iniziai a convincermi dell'importanza del mito e
della possibilità che il cinema ha di
poterlo racchiudere. Penso che film
allo stato puro sia molto vicino al
sogno». E di tutti i sogni rimasti nel
cassetto, quello che ama ricordare è
Il Signore Degli Anelli: «Prima di
imbarcarmi nel progetto di Excalibur trascorsi molto tempo con Ro-
spo Pallenberg a scrivere il copione
- ci svela - Non riuscii mai a incontrare Tolkien, ma parlammo per
corrispondenza. Non era entusiasta
dell'adattamento cinematografico
dei suoi libri. Mi disse che aveva
venduto i diritti per poter pagare
l'istruzione ai nipoti».
Oggi Boorman, che vive in Irlanda con la sua famiglia, si è buttato a
capofitto in un altro progetto: un
adattamento dalle Memorie di
Adriano di Marguerite Yourcenar:
«E da tanto tempo che ho in mente
di farlo, anche perché non ho mai
visto un film degno di quel libro. Ho
scritto diverse versioni della sceneggiatura, ma non ho ancora trovato la strada giusta. Un po' come
Adriano, che scriveva di "un tempo
in cui gli dèi già non c'erano più, ma
Cristo non era ancora apparso"».
C) RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 3
N
Mnl
:L .èriv/d//i9/•
:,.....
• John
Boorman il 2
ottobre alle 10
terrà una
lezione aperta
al pubblico alla
Sala convegni
Vincenzo da
Massa Carrara,
mentre alle 18
al cinema
Centrale
presenterà Me
and Me Dad, il
film che la figlia
Katrine gli ha
dedicato
/-/iir
,,,/ 9n;
',
rr r.-á
_ II 3 ottobre
(ore 21.15,
sempre
al Cinema
Centrale)
riceverà
il Premio alla
Carriera
Sopra
«Un tranquillo
week-end
di paura»
(1972)
e «Excalibur»
(1981)
ora gli S
`os erano molto aperti
verso i nuovi registi, poi dalla fine
degli anni ` 70 la pressione delle majors
sui copioni si fece soffocante
Festival Cinematografici
Pagina 4
t e ,;ressane
Lucca Fílm Festival i Alla manifestazione, giunta alla decima edizione,
i tre pilastri del cinema che hanno fatto dello sconfinamento la loro cifra
MIAeRIUCCIaA CItiTTA
ROBERTO SILVESTRI
® Lucca Film Festival è una rassegna del cinema particolare . Un tempo si chiamava di ricerca. Vuol dire che non un soldo di budget va buttato. Una volta ce n'erano molti di festival così,
eredi di Monticelli-Salsomaggiore e della lezione contaminatrice e mai eurocentrica di Enzo Ungari, prima che Walter Veltroni si occupasse di cinema e puntasse alla grande Festa.
Adesso Lucca resta tra le poche manifestazioni
nazionali di respiro internazionale (come per
esempio I Mille Occhi di Trieste) che vanno un
po' indietro nel tempo e un po' avanti nelle provocazioni e negli slabbramenti (è previsto un
focus sui videoclip del nuovo millennio e un incontro con Enrique Irazoqui, il Cristo basco di
Pasolini) per tenere aggiornatele nuove mappe
dell'immaginario.
Certo, Lucca proiettafilm ma piuttosto fuori
schema. Produce anche cataloghi -libri e al tappeto rosso preferisce lezioni, seminari, performance, mostre, eventi e accurate presentazioni critiche dei testi e degli ospiti. Indimenticabili negli anni scorsi gli omaggi a Dwoskin, Arrieta, Gioli, Brocani, Cahen, Mekas, Padros,
Ferrara, Debord, Clementi, Frammartino e
Greenaway che ha sedotto la città. Tutti cineasti indocili al cinema rappresentativo narrativo industriale anche perché impermeabili allo
specifico schermito e alle prebende professionali e pronti alle interferenze più fertili con la
musica, la pittura, la poesia, l'architettura e le
altri arti della rivolta e della metamorfosi. Forse per queste impertinenze il cinema di Lucca è
imprigionato nel "fuori orario" ghezziano. Sarebbe ora di liberarlo e farlo diventare patrimonio dell'intera società, civile e vispa. Qui si
nasconde, infatti, la crescita: comportamenti e
sensibilità avenire.
Il festival, arrivato alla sua decima edizione, si svolge dal 28 settembre al 3 ottobre, nato per iniziativa di un gruppo di critici ventenni anticonformisti, l'associazione Vi(s)ta nova, il cui gusto non giace mummificato nella
formalina assassina delbuon gusto. Quest'anno il festival è imperniato attorno atre pilastri
del cinema non ufficiale, John Boorman, Da-
Festival Cinematografici
vid Lynch e Julio Bressane, impegnati a Lucca
in tre lezioni. Latriangolazione Europa, America e resto del Mondo ci permette di analizzare fino a che punto si può combattere i tre sistemi, a volte dall'interno o in clandestinità (a
cui Bressane fu costretto per decenni non solo
per la dittatura). Il cinema di Stato e le sue
censure politiche; Hollywood e le sue censure
economiche; la retorica del Brics e l'ipocrisia
dell'ideologia terzomondista. La cosa che accomuna i tre registi è lo sconfinamento, il dislimite: il loro cinema, la loro retina che non è
mai di routine, passa attraverso la pittura, la
letteratura, il canto, l'astrologia, la chiromanzia, la fisica, la metafisica, l'educazione fisica. .
• Julio Bressane
Con Rogerio Sganzerla è stato la dinamo del cinema udigrudi, filiazione erotica ed eretica del
Cinema Novo anni Sessanta. Per capirci è più
Man Ray, audace, poetico, materico e ludico,
che Glauber Rocha, mistico, apocalittico e religioso. È il meno conosciuto, il più "marginale"
della triade lucchese. Anche se a notte fonda
Raitre ha mandato in onda molti suoi capolavori aborigeno-barocchi come Cleopatra, Fer
viver reviver, A erga do rato e O batuque dos
astros che saranno a Lucca assieme alla prima
di Educaçáo Sentimental. Esule, apolide e cosmopolita, Bressane maneggia con profondità
e leggerezza un patrimonio culturale dalle mil-
Pagina 5
le stratificazioni , che conosciamo male, perché,
direbbe papa Bergoglio , «arriva dalla fine del
mondo». La retrospettiva di Torino del 2002,
un ricco catalogo annesso e una antologia di
suoi scritti bellissimi sul cinema che adesso la
collana Liliom di Lorenzo Esposito, per CaratteriMobili di Bari, completa e ripubblica con il
titolo Dislimite, chiaro omaggio al regista sperimentale brasiliano Mario Peixoto (1931), cercò di rendere familiare il tessuto transartistico
del suo cinema strettamente collegato alle armonie di Lamartine Babo («il cinema è musica
della luce»), al ritmo poetico-materico di Augusto de Campos, alla grande prosa barocca e
fantascientifica del più importante scrittore lusofono, padre Vieira, alla rilettura africana di
Nietzsche, alla rivoluzione antropofaga e tropicalísta che da Oswald de Andrade al gruppo
bahiano di Jorge Amado e Vinícius de Moraes
cercò di innestare modernismo e candomblè.
(Presentazione del libro Dislimite il 1 ottobre;
lezione il 3 ottobre).
•,David Lynch
Se il cinema fosse lo spazio di un'avventura
nella psiche, David Lynch sarebbe il regista degli angoli più oscuri dello schermo , ma non c'è
confine tra sogno e realtà nell'opera dell'autore
di TwinPeaks. L'illogico nei suoi film precipita
nel flusso dell'apparenza quotidiana dove si
annidano fantasmi, allucinazioni e miraggi.
«In Lynch l'universo del cinema non costituisce soltanto un orizzonte citazionistico, ma
è diventato un mondo di riferimento posto sullo stesso piano degli altri mondi possibili, o addirittùra il mondo centrale di riferimento»,
scrive Paolo Bertetto , storico e docente di cinema, che spazza via l'idea di un Lynch del puro
delirio, quando invece è dentro il limite del racconto, di una narrazione riconfigurata, che
esplode l'invenzione, la sperimentazione, un
modo nuovo di rendere visibile l'invisibile.
E in questo il cineasta apre a questioni filosofiche, e presentai suoi enigmi da non decrittare
solo alla luce di Freud . L'orecchio brulicante di
formiche in Velluto blu, le teste deformi Eraserhead e di Elephant Man, i conigli antropomorfi della serie Rabbits (e di L'impero della
mente) non solo rimandano ai Freaks di Browning, ma vivono in quei segmenti di non-sense che ridanno senso all'opera attraverso la distrazione, l'eccesso, l'infinitamente strano.
Composizioni uscite dalle tele del Lynch delle
origini, il' pittore, passato al cinema per dare
movimento alle sue creature tutt'altro che
extraterrestri, lontane dalle Cronache marziane di Ray Bradbury e vicino ai terrori domestici
di Richard Matheson.
Eppure il suo cinema che percorre Lost Highway, intrappolato nel nastro di Möbius, un
solo lato e un solo bordo, intrattiene buone relazioni con Hollywood. Oltre che dall'amato
Hitchcock e dall'amatissimo Mago di Oz, Lyn-
Festival Cinematografici
Al tappeto rosso qui si preferiscono
lezioni, seminari, mostre, eventi
chemettono il grande schermo
in relazione agli altri sapari,
dalla filosofia alla letteratura
eh è attratto dai personaggi di serie b, intrisi di
humour e ironia dove tutto è «più grande del
naturale», come in Cuore selvaggio, «cedimento commerciale » (insieme a Fuoco cammina
con me, stupendo prequel di Twin Peaks) per
alcuni, Palma d'oro al festival di Cannes 1990.
Si stupisce Lynch che gli parlino sempre del
suo lato oscuro tralasciando la fragorosa lucentezza, la comica bizzarria e i colori esplosivi dei
suoi film, come lacancellatabianca, le rose rosse e il cielo azzurro di Velluto blu - «per me l'America è così» - omaggio a un artista agli antipodi, Norman Rockwell. Irrealismo romantico
spennellato di sangue, non dissimile dalle note
del suo compositore cult, Angelo Badalamenti,
energie musicali che riecheggiano i rumori della fabbrica, «le macchine sono come la musica
(...) amo il rumore del martello , il fuoco; ilvapore, il fumo, il metallo».
Perversioni, violenza psicopatica, pathos demoniaco e l'ossessione voyeuristica del suo cinema confluiscono, alla fine, in una favola dolce e spaventosa, nell'universo deformato dei
fratelli Grimm, e si polverizzano nella produzione collaterale di Lynch (L'impero della mente, 2006, è il suo ultimo film), design, scenografie, fumetti, teatro, fotografia, musica, videoclip, spot pubblicitari. (Lezione il 29 settembre; mostra foto, video e litografie fino al 9 novembre all'Archivio di Stato).
• John Boorinan
Shock del soggetto che si ritrova fuori dal discorso, sorpresa nel sentirsi estraneo al mondo
come quando uno speaker declamala pubblicità di un'auto: «Comprala, fai felice tua moglie», o la copertina di un libro che recita Portala al cinema. Vantaggio dell'esclusione, che
scompiglia lo sguardo e lo pone nella posizione
perfettamente sovversiva di una critica poetico-politica allo stato di cose. È il caso di John
Pagina 6
Boorman, l'inglese di Shepperton, lo scardinatore di generi che educa Hollywood a (ri)vedere le sue mitologie, dal cheek to cheek di un pilota americano e un capitano della marina imperiale giapponese in Duello nel Pacifico alla
spada giustiziera di Exacalibur, passando per
il Brasile desertificato diLaforesta di smeraldo
e il Sudafrica dell'apartheid di InMy Country.
Boorman frequenta la cartina geografica del
cinema con il piglio anti-colonialista di un Lévi-Strauss, viaggia tra l'ex Birmania dell'oppositrice Aung San Suu Kyi di Oltre Rangoon e la
civiltà infranta del 2293 di Zardoz (anche lui
come Lynch amall mago di Oz). E lo fa sempre
da "estromesso", un se stesso bambino che
qualcuno ha portato a vedere un film (Portalo
al cinema!), che si sente libero di riscrivere e di
ridisegnare. La scena primaria è proprio lì, nei
prati inglesi della sua infanzia, e lungo il fiume,
sotto i bombardamenti della seconda guerra
mondiale, ricordi evocati in Anni '40 (Hope
and Glory) e nel sequel Queen and Country, secondo capitolo autobiografico, diario antimilitarista, scorretto e "menzognero" sullo sfondo
della guerra di Corea, presentato allo scorso festival di Cannes. Su quel set circolano tutti i
fantasmi di Boorman, i personaggi che indossano una maschera del suo teatrino personale,
la corona di Re Artù o la divisa dei nazisti, come
quel soldato tedesco che cade in acqua morto,
ma in realtà è un attore.
Un'Europa e un'Inghilterra sottratti allo
sguardo esotico, demistificati nell'epopea immaginifica del resto del mondo, un cinema che
dal gangster-movie di Senza un attimo di tregua alla requisitoria sulla normalità selvaggia
di Un tranquillo week end di paura e all'horror
filosoficamente rivisitato di L'esorcista 2 si fa
elegia del passato, cinema e vita. Ma nel senso
che gli dà (con uno slittamento cronologico)
Jena Plissken in Fuga da Los Angeles: «Il mio
passato è oggi». (Lezione il 2 ottobre).
VISIONI Un'immagine del film di Julio BressaneA erva dorato, 2008
Festival Cinematografici
Pagina 7
IL REGISTA AL " LUCCA FILM FESTIVAL"
con Lynch
po nel quale Lynch è considerato un guru . Alle 20 si sposteInizia domani il "Lucca film ferà nell ' oratorio di piazza San
stival": proiezioni, convegni,
Francesco per inaugurare l'inincontri, mostre e il concorso
stallazione sonora interattiva
per cortometraggi soche Massimo Salotti
no in calendario fino
gli ha dedicato, mena venerdì 3. A conclutre alle 21 , nella chiesa
sione, sabato 4, una
di San Francesco, assigrande festa - Lucca
sterà al concerto delle
effetto cinema - che
musiche dai suoi film
dalle 19 fino all' 1 traeseguito dall'orchesformerà la città in un
stra del Boccherini.
immenso set . Il festiLunedì alle 11, semval non poteva che inipre in San Micheletto,
II regista Lynch
ziare con David LynLynch terrà una lech, cui la rassegna è dedicata.
zione di cinema. La sera sarà al
Gli impegni di domani - a inModerno per ricevere il pregresso libero per la cittadinanmio alla carriera e partecipare
za - inizieranno alle 17,30 nel
alla proiezione dell'anteprima
complesso di S. Micheletto
di tre suoi vecchi film restauracon una conferenza sulla metie di "Mulholland Drive", uno
ditazione trascendentale, camdei suoi capolavori.
Iniziative ed eventi
Pagina 8
Martone risponde a
el : «Verrò di persona»
Il regista del film su Leopardi: voglio dare il mio contributo. Napoleone (Pitti ): faremo la nostra parte
«Darò il mio contributo alla
Biblioteca Nazionale, ma in forma privata». Non sarà a Firenze
il 5 ottobre, giorno scelto dalla
direttrice Maria Letizia Sebastiani per far partire la sottoscrizione popolare di raccolta
fondi, ma il regista de <dl Giovane Favoloso» Mario Martone
ha accolto positivamente l'appello lanciato da piazza de' Cavalleggeri per risanare i danni
all'edificio causati dalla grandinata di venerdì scorso, che ammontano a un milione di euro.
«Ho subito chiamato la direttrice Sebastiani - prosegue
l'autore della pellicola su Giacomo Leopardi - e quando
verrò a presentare il film in città (ancora però non è stata fissata una data, ndr) andrò anche
in Biblioteca a conoscerla personalmente e a fare la mia parte. Il 5 non potrò esserci solo
perché sarò a Londra, altrimenti avrei partecipato molto volentieri».
Sono cinque le personalità
chiamate in causa dalla direttrice per sostenere la raccolta di
fondi: oltre al regista, imprenditori e aziende di moda come
Ferragamo, Della Valle, Faliero
Sarti e Pitti Immagine che in
questi mesi hanno coinvolto la
Biblioteca nelle loro attività,
per sfilate o altre iniziative, co-
me la Faliero Sarti che ha contribuito al restauro della nuova
ala. Martone si è detto «solidale
e legato alla Biblioteca, sicuramente disponibile a far fronte
al problema» racconta Sebastiani dopo la telefonata. Il
«rapporto» tra l'autore del film
su Leopardi - appena presentato al festival di Venezia - e la
Nazionale è cominciato da un
«errore». Un'immagine del
film ritrae il protagonista Elio
Germano, nei panni del poeta
di Recanati, menare passeggia
davanti alla Biblioteca. Anche
se all'epoca della permanenza
fiorentina di Leopardi l'edificio
ancora non esisteva. «Come di-
ce la tradizione araba: se non si
fa almeno un errore, l'opera
non viene bella», commenta
scherzosamente Martone. Anche se la scena «incriminata» è
stata tagliata al montaggio, esiste solo sotto forma di foto di
scena. «Noi il 5 ci saremo annuncia Raffaello Napoleone,
ad di Pitti - Non so come e per
quanto contribuiremo ma lo
faremo sicuramente dopo aver
visto di persona la situazione in
cui versa la Nazionale. Di fronte
a un'iniziativa come questa non
possiamo che essere favorevoli». L'appello è stato condiviso
anche dal senatore del Pd Andrea Marcucci, presidente della
commissione cultura di Palazzo Madama: «Oltre ad un atto
di civismo che mi auguro sia
raccolto da molti, chiederò al
ministro Ianceschini di provvedere ad un intervento ».Nel
frattempo la Biblioteca sta approntando un apposito conto
corrente per raccogliere le donazioni e si sta attivando con
Telecom per avere il servizio di
contribuzione tramite sms. Sono già moltissime le email e i
messaggi via Facebook arrivati
in Nazionale da parte di persone che si sono rese disponibili
a donare.
Edoardo Semmola
RIPRODUZIONE RISERVATA
Ho subito
chiamato
la Sebastiani
per darle
la mia
solidarietà
Mario Martone
è il regista
dei film
sul giovane
Leopardi
ambientato
in parte a Firenze
Segnalazioni
Pagina 9