Carta intestata e firma copia 4 - Associazione Amici della Musica

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Carta intestata e firma copia 4 - Associazione Amici della Musica
Il 21 giugno è la giornata europea della musica: quale migliore occasione per
celebrarla con un programma davvero speciale, un omaggio a William Shakespeare
(1564-1616). Il grande commediografo si avvalse della musica come potente
strumento retorico e drammaturgico.
In epoca elisabettiana, infatti, la musica era presenza assidua nella vita quotidiana sia
negli ambienti più popolari sia nei ristretti ambiti di corte. Il grande drammaturgo
introdusse la musica nelle sue rappresentazioni teatrali sia per rendere più realistico il
contesto dell’azione sia per sottolineare i diversi momenti emotivi e sentimentali.
Per tale motivo Shakespeare cercò la collaborazione con valenti compositori e
strumentisti che sapessero scrivere e suonare le musiche per i propri lavori teatrali.
In questa serata vengono proposti brani musicali di Johnson (1583-1634) e di Morley
(1557-1602), coevi di Shakespeare, e alcune composizioni di Purcell (1659-1696) e
Haendel (1685-1759), grandi autori di epoca barocca, che si ispirarono al teatro
shakespeariano. Innumerevoli furono i musicisti che da allora fino a oggi seguirono il
loro esempio trovando in Shakespeare una sempre nuova fonte di ispirazione.
Il concerto odierno è elegantemente articolato in due sezioni ciascuna tripartita, dove
i brani appartenenti all’epoca elisabettiana sono incastonati tra le splendide Sonate di
Purcell e di Haendel.
Alcuni passi tratti dalle stupende pagine shakespeariane si alternano alla musica. Le
letture sono affidate a Mario Cei, una delle più duttili voci di attore che il nostro
attuale panorama italiano possa vantare e che ha appositamente vagliato per
quest’occasione le più belle traduzioni italiane per chiosare le esecuzioni dei brani
musicali.
Il percorso musicale inizia con la VI Sonata in sol minore di Henry Purcell (16591696), tratta dalla raccolta pubblicata nel 1697 Dieci Sonate a quattro per due violini,
viola da gamba e cembalo. Il grande musicista inglese, tra i massimi rappresentanti
del barocco, ebbe il merito di mettere in musica nell’ambito del Melodramma alcune
delle più fortunate e celebri opere shakespeariane: The Fairy Queen, riferita al Sogno
di una notte di mezza estate, e La Tempesta. Questa Sonata è in un solo movimento:
un’ampia e articolata “Ciaccona”, costituita da un basso che si ripete incessantemente
e sul quale si succedono continue variazioni. Si può ammirare quella dolcezza
melodica e quel sottile cromatismo che accompagnano l’ascoltatore a seguire le più
sottili sfumature del sentimento umano.
Associazione Amici della Musica “Vittorio Cocito” – P.I. 00855830030
Via Fratelli Rosselli 47, 28100 Novara – Tel. 0321.233209 - 340.5411618
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Di Thomas Morley (1557-1602). vengono presentate le realizzazioni strumentali di
due canzoni che venivano cantate durante le rappresentazioni di As you like it (“It
was a lover and his lass”) e di La dodicesima notte (“o Mistress mine!”).
Contemporaneo di Shakespeare, Morley fu musicista di grande notorietà, sia per le
sue composizioni per virginale entrate a far parte del Fitzwilliam Vrginal Book, sia in
quanto fu l’estensore del primo importante trattato musicale inglese del
Rinascimento.
La Trio sonata in Si minore Op.2 No.1 di Georg Friedrich Haendel (1685-1759) fu
composta prima del 1727 e venne pubblicata nel 1733. Essa, conformemente ai
modelli individuati da Arcangelo Corelli, è articolata in 4 tempi. L’”Andante”
iniziale è caratterizzato dal procedere di una mesta e composta melodia che si
scambia tra i due violini solisti con procedimenti contrappuntistici. Analoga
elaborazione presenta l’”Allegro ma non troppo”. Segue il toccante “Largo”, dove
sopra una basso ad andamento regolare, la nobile melodia principale è affidata al
primo violino. L’”Allegro finale” in tempo ternario chiude la Sonata. Da segnalare
che tutte le cadenze di quest’ultimo movimento utilizzano l’espediente dell’hemiolia
con il caratteristico cambio di accentuazione ritmica.
La Sonata IX in fa maggiore di Purcell, detta “Golden Sonata”, modellata secondo la
tipica sonata barocca, comprende cinque movimenti: “(Allegro)”, “Adagio”,
“Canzona – Allegro”, “Grave”, “Allegro”. E’ da notare che il brano centrale
“Canzona”, ad andamento fugato è il brano di maggior importanza, incastonato tra il
primi due tempi, severi e ricchi di pathos e un Allegro finale che, introdotto da un
“Grave” in re minore, conclude l’intera composizione in un spiritoso ritmo ternario.
Le due canzoni “Full Fathom five” e “Where the bee sucks” tratte da La Tempesta,
sono scritte da Robert Johnson (1583-1634), musicista contemporaneo di
Shakespeare. Egli resta l’unico compositore noto che collaborò fattivamente per le
musiche di scena delle rappresentazioni shakespeariane anche nel celebre teatro The
Globe.
La Trio sonata in sol maggiore op. 5 n. 4 in Sol maggiore di Haendel, pubblicata nel
1739, è articolata in sei movimenti. Nell’“Allegro iniziale”, energico e volitivo,
prevalgono i due violini solisti. Il secondo movimento è suddiviso in due parti: inizia
“A tempo ordinario” con una ritmica puntata seguita da un brioso “Allegro”. Il
movimento centrale è il più importante dell’intera composizione: si tratta della
grandiosa “Passacaglia” che ospita tra le molte variazioni sul proprio basso anche
un’intera sezione in sol minore. La TrioSonata termina con due splendidi movimenti
a carattere di danza: la vivace “Giga” e l’elegante “Minuetto”.
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E’ interessante notare che proprio questi due movimenti hanno interessato Giuseppe
Martucci il quale ne elaborò un’importante trascrizione per pianoforte (insieme a una
ricca messe di altri brani di Haendel e di altri autori), assicurando tra la fine
dell’Ottocento e l’inizio del Novecento il profilarsi di tutto il movimento di riscoperta
della cosiddetta “Musica Antica”.
Il concerto si conclude con una celebre melodia popolare, Greensleeves, già citata da
Shakespeare in Le allegre comari di Windsor, della quale la leggenda attribuisce la
composizione addirittura a re Enrico VIII che l’avrebbe scritta per Anna Bolena. Nel
secolo XX questo motivo ebbe una rinnovata enorme fortuna, entrando nel repertorio
della musica leggera e negli evergeen noti a tutti. A titolo di curiosità si citano alcuni
dei numerosi personaggi più celebri che l’hanno utilizzata: Gustav Holst, Ferruccio
Busoni, Jaques Brel, i Jethro Tull, i Beatles, John Coltrane e così via.
© Ettore Borri
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La Dodicesima notte: Atto I, scena I
DUCA Orsino:
Se di musica si nutre Amore, continuate a suonare e datemene in
abbondanza così che l’appetito sazio se ne ammali e muoia.
(Ai musicanti) Ancora quella melodia! Il suo morendo flebile… oh, mi
giungeva al cuore come un dolce alito che spira su cespi di tenere viole,
rubandone il profumo e diffondendolo intorno. Basta! Non più! Non è più
dolce come prima.
O spirito d’amore! Sei così vivo e agile che per quanto la tua capacità di
ricevere sia vasta come quella del mare, nulla si immerge in te, quale che
sia il suo peso e virtù che non ne resti sminuito dopo un solo istante!
L’amore è così pieno di forme mutevoli da esser lui soltanto fantasia
suprema.
Come vi piace – Atto V, scena III
“It was a Lover”
(entrano due Paggi)
PRIMO PAGGIO
TOUCHSTONE
canzone…
Bentrovato, onesto gentiluomo.
Bentrovati a voi. Suvvia, sedete. Sedete e cantate una
I paggi cantano la CANZONE
Andavano due giovani amanti
con un ehi con un Oh con un ehi nonino,
Andavano pei verdi campi
in primavera, in primavera,
suon di ruscelli, canto d’uccelli,
stormir di rami, scambio d’anelli,
ehi ding-a-ding a ding, rip 3 volte
caro agli amanti è il vago april.
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E sulle zolle dove il buon seme,
con un ehi con un Oh con un ehi-nonino,
spunta e germoglia, giacquero insieme
in primavera, in primavera,
suon di ruscelli, canto d’uccelli,
stormir di rami, scambio d’anelli,
ehi ding-a-ding a ding,
Caro agli amanti è il vago april.
E la canzone di primavera
con un ehi con un Oh con un ehi-nonino,
essi cantarono fino alla sera,
la vita è un fiore, coglilo ancor,
in primavera, in primavera,
suon di ruscelli, canto d’uccelli,
stormir di rami, scambio d’anelli,
ehi ding-a-ding a ding,
caro agli amanti è il vago april.
TOUCHSTONE A dire il vero, giovani galanti, sebbene le parole non
fossero gran che, la musica, in compenso, era tutta una stonatura.
PRIMO PAGGIO Siete in errore, signore. Il tempo, noi l’abbiamo
rispettato.
TOUCHSTONE Forse voi sì, ma io no, sprecandolo così ad ascoltare
sciocche canzoni. Vieni, Audrey, andiamo.
Che Iddio vi conservi e migliori le vostre voci!
(escono)
La dodicesima notte – Atto II, scena III
O Mistress mine
BUFFONE
Volete una canzone d’amore o una canzone sentenziosa?
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SIR TOBY
Una canzone d’amore, una canzone d’amore!
SIR ANDREW Si, si! Di sentenze non voglio saperne!
BUFFONE (canta)
Dove te’n vai, amante mia diletta ?
Fermati e ascolta, viene il tuo amore,
il vero amor che dolce o forte sa cantare.
O mia dolcezza, non ti allontanare
Come sa chi è figlio d’uomo saggio
In un incontro di amanti finisce ogni viaggio.
SIR ANDREW Eccellente! Bravo bravo davvero.
SIR TOBY Bene, bene!
BUFFONE (canta)
L’amor cos’è? Non è il futuro
La gioia d’oggi ha oggi il suo sorriso
Ciò che deve venir non è sicuro
E nell’indugio non v’è mai ricchezza.
Baciami venti volte mia dolcezza
Baciami, finché dura giovinezza
Sogno d’una notte di mezza estate - Atto secondo, scena prima
TITANIA – Sono pure menzogne, gelosia.
E non c’è volta, caro il mio Oberon, che all’inizio della mezza estate,
quando io e Teseo ci incontriamo sui colli, nelle valli,
nella foresta o sul prato, accanto ai ciottoli
d’una sorgente o lungo un ruscello che scorre o sulle rive del mare,
danzando in cerchio al fischiare del vento, non c’è volta
che con i tuoi schiamazzi tu non abbia disturbato i nostri svaghi.
Ed è per questo che i venti, rivolti invano a noi, come per vendetta
hanno succhiato dal mare nebbie contagiose
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che cadendo sulla terra hanno reso
così superbo ogni fiumiciattolo da farlo straripare.
Il bue ha invano trascinato il suo giogo,
l’aratore ha sprecato il suo sudore,
il grano verde è marcito prima
che la sua giovinezza avesse il dono della barba.
L’ovile è vuoto nel campo allagato,
i corvi s’ingrassano con il gregge malato,
lo spiazzo dei giochi si riempie di fango,
e i bizzarri grovigli di sentieri nel verde fastoso
non essendo più usati non si distinguono più.
I mortali umani non hanno più le loro gioie invernali.
Nessuna notte è benedetta da inni e canzoni.
Perciò la luna, che governa i flutti
pallida di rabbia, bagna tutta l’aria
e fa abbondare le malattie reumatiche;
a causa di tutti questi scompensi vediamo
le stagioni alterarsi; geli canuti
cadono nel fresco grembo della rosa scarlatta
e nella sottile e gelata corona del vecchio inverno
fiorisce una ghirlanda odorosa di dolci boccioli estivi
come in una beffarda mascherata.
La primavera,
l’estate, il fecondo autunno, l’inverno
rabbioso, si scambiano le livree abituali
e il mondo stupefatto non riconosce più
i frutti delle stagioni.
E questa progenie di mali nasce dalle nostre liti e discussioni.
Noi ne siamo l’origine
e i genitori.
La tempesta – Atto I, scena I (traduzione di Salvatore Quasimodo)
“Full fathom five”
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Tuo padre è là nel fondo, a cinque tese
già sono di corallo le sue ossa
e i suoi occhi sono diventati perle.
Tutto di lui destinato a svanire
subisce ora dal mare un mutamento
in qualche cosa di ricco e di strano.
A ogni ora le ninfe del mare
a morto scampanano per lui.
Din, don
Ecco, ora le odo: din don, le campane
La tempesta Atto V, scena I – traduzione di Salvatore Quasimodo
“Where the bee sucks” (Ariel)
Dove l’ape, succhio anch’io;
e in un calice di primula
dormo quando i gufi gridano.
Volo sopra un pipistrello
lieto in cerca dell’estate.
Lietamente vivrò, lietamente
sotto il fiore che pende dal ramo.
Sonetto CXXVIII
Quando musica tu suoni, mia musica, su quel beato legno che vibrando
risponde alle tue dolci dita, e governi con grazia sulle corde
l’armonia che rapisce il mio orecchio; come invidio
quei tasti che lievi van su e giù per baciarti
l’incavo delicato della mano, mentre le mie povere labbra,
che dovrebbero mietere tal messe, rimangono a arrossire accanto a te,
per l’audacia di quei tasti di legno!
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Per essere sfiorate in tal modo, cambierebbero natura e posizione con
quelle piccole schegge danzanti,
che le tue dita percorrono con agile andatura,
facendo un legno morto più beato delle vive labbra.
Sono già tanto felici quei tasti impertinenti,
lascia a loro le tue dita, e a me dona le labbra da baciare.
Sogno d’una notte di mezza estate - Atto quinto
PUCK - Se noi ombre vi siamo dispiaciuti,
immaginate come se veduti
ci aveste in sogno, e come una visione
di fantasia la nostra apparizione.
Se vana e insulsa è stata la vicenda,
gentile pubblico, faremo ammenda;
con la vostra benevola clemenza,
rimedieremo alla nostra insipienza.
E, parola di Puck, spirito onesto,
se per fortuna a noi capiti questo,
che possiamo sfuggir, indegnamente,
a lingua biforcuta di serpente,
ammenda vi farem senza ritardo,
o tacciatemi pure di bugiardo.
A tutti buonanotte dico intanto,
finito è lo spettacolo e l’incanto.
Signori, addio, batteteci le mani,
e Robin v’assicura che domani
migliorerà della sua parte il canto.
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