Intervista ai fondatori della nuova casa editrice palermitana
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Intervista ai fondatori della nuova casa editrice palermitana
Intervista ai fondatori della nuova casa editrice palermitana Il Palindromo Di Laura Ardito Adesso che le imprese chiudono i battenti, e perfino la storica Flaccovio cede all’avanzare della crisi, ci incuriosisce la tenacia di due giovani palermitani che, dopo gli studi alla Sapienza di Roma, decidono di fondare una casa editrice a Palermo. Il Palindromo è una risorsa non da poco all’interno del panorama culturale palermitano. Laddove i migliori talenti decidono di investire le proprie capacità altrove, loro hanno scelto di fare cultura all’interno della propria città, una città che sembra abbandonarsi al degrado e che in questo momento ha davvero bisogno di risorse e contributi. Dopo la nascita della rivista online nel 2011, ecco che arriva anche la pubblicazione del primo libro, Almanacco siciliano delle morti presunte di Roberto Alajmo che inaugura la collana "E la mafia sai fa male" diretta da Pico Di Trapani. Il libro verrà presentato sabato 8 giugno alle ore 18 nell’ambito della manifestazione “Una marina di libri” presso la Società Siciliana Per La Storia Patria in Piazza San Domenico. Abbiamo intervistato Francesco Armato e Nicola Leo, ideatori nonché fondatori ufficiali della casa editrice per capire come è nato questo progetto e soprattutto quali sono le motivazioni che hanno determinato una scelta così coraggiosa. 1) Come nasce il vostro progetto e cosa pensate abbia di diverso rispetto alle “vecchie” realtà editoriali? Parlare di “vecchie” realtà editoriali potrebbe sembrare presuntuoso da parte di una giovanissima casa editrice come la nostra che, a conti fatti, ha all’attivo una sola pubblicazione. In realtà crediamo che, pur nella grande difficoltà del momento storico, il panorama editoriale italiano sia molto vario e ricco, con molte piccole realtà di alta qualità. Il nostro progetto nasce come naturale evoluzione dell’esperienza della rivista «il Palindromo. Storie al rovescio e di frontiera», nata tre anni fa e ancora attiva; attorno alla rivista si è creata nel tempo una rete di contatti e collaborazioni tra diverse anime intellettuali e artistiche cittadine che va dai musicisti del Conservatorio agli artisti dell’Accademia (e non solo). Ci siamo ritrovati con un piccolo patrimonio intellettuale su cui puntare per un progetto ancora più ambizioso: non a caso, anche in segno di continuità con la rivista, il libro di Alajmo ha in copertina un’opera dell’artista Angela Viola, nostra storica collaboratrice. 2) Quali sono le tematiche che vi stanno a cuore e che tipologia di pubblico pensate di raggiungere? Tematiche e pubblico di riferimento sono, anche qui, specchio della rivista. La nostra prima collana si chiama “E la mafia sai fa male” (è un palindromo…) ed è l’ideale completamento dell’omonima rubrica della rivista, curata sempre da Pico Di Trapani di AddioPizzo. Va sottolineato poi come all’interno del nostro progetto editoriale siano centrali la Sicilia e in particolare Palermo; un panorama volutamente ristretto sia per una scelta “di campo” che per non essere solo una goccia nel mare: insomma, siamo consapevoli di essere piccoli e appena nati e dei rischi del settore, per questo la nostra sarà sempre una politica editoriale oculata e dalle scelte mirate. Ovviamente speriamo di raggiungere un pubblico il più ampio possibile ma siamo consapevoli delle difficoltà. 3) La nascita della vostra casa editrice si colloca in un contesto in cui il cartaceo viene sostituito dal digitale. Come pensate di far fronte alla digitalizzazione dell’editoria? Digitalizzandoci. Però fra un po’ di tempo. Un passo alla volta è d’obbligo, abbiamo bisogno di una base di diffusione tradizionale che per noi significa ancora “libreria” e “libro di carta”. Il pubblico prima deve conoscerci e riconoscerci, lanciarci subito nel panorama digitale senza rendere il “Palindromo” una classica casa editrice, seppur piccolissima, non avrebbe senso. E poi spesso si fa confusione, l’editoria digitale per noi non rappresenta una minaccia, semmai una possibilità in più; almeno per un certo tipo di pubblicazioni, il libro non può essere semplicemente sostituito con il digitale, lo sviluppo sarà diverso. Diciamo che le due realtà, nel tempo, troveranno un equilibrio. Pur considerando il digitale una risorsa importante, siamo convinti che ancora per qualche anno agli amici si regaleranno libri più che file per dispositivi digitali. 4) Stamattina, navigando sul web ho trovato un decalogo di un certo Luca A.Volpino (responsabile della Wild Boar Edizioni) in cui venivano elencati i dieci motivi per non aprire una casa editrice. Mi ha colpito molto una di queste motivazioni: “Tanto non ci guadagnerete. Inutile guardare quei due o tre che, negli ultimi dieci anni, sono passati da “piccoli editori” a “grandi editori” grazie a un autore azzeccato o magari alla loro bravura. Fateci caso: appena hanno potuto, tutti hanno venduto la loro casa a un grosso gruppo editoriale”. Alla luce di questa riflessione, quali obiettivi professionali ed economici vi ponete? Un ottimista questo Volpino. Se prevale la paura di avviare qualsiasi attività non si uscirà mai da questa crisi, ciò non vuol dire essere avventati nei propri investimenti, ma visto che il lavoro bisogna inventarselo allora ci vuole anche il coraggio di prendere l’iniziativa, sperando che le proprie idee siano quelle giuste. Noi poi non facciamo voli pindarici, sappiamo bene le difficoltà che ci sono nel mondo editoriale e agiamo con estrema cautela, limitando i rischi. «il Palindromo» comunque è anche una rivista online oltre che un’agenzia di servizi per editori più grandi, infatti facciamo editing, correzione di bozze, impaginazione per conto terzi. Negli ultimi mesi ci siamo anche proposti come organizzatori di eventi: mostre, presentazioni e concerti in collaborazione con il Conservatorio V. Bellini di Palermo; infine nel nostro sito www.ilpalindromo.it abbiamo un’art-gallery con le opere degli artisti che hanno collaborato con noi in questi primi anni di attività. Differenziare gli ambiti di azione potrebbe rivelarsi una soluzione proficua. 5) Perché avete deciso di tornare a Palermo? Dopo la formazione a Roma, capitale della piccola e media editoria, non sarebbe stato più facile partire da quella realtà? Come dicevamo prima, Palermo è la nostra città e qui abbiamo la nostra rete di contatti. Tra l’altro crediamo che a Palermo esista la possibilità di creare qualcosa di nuovo, ci sono i margini per proporre le nostre idee. E poi se tutti scappano, non vuol dire che dobbiamo farlo anche noi. I palindromi poi per natura procedono in direzione ostinata e contraria, dunque…