Dintorni - Euterpe Venezia

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Dintorni - Euterpe Venezia
76 — dintorni
teatro
Conoscere i materiali «Teatro:
di costruzione
da potenza ad atto»
dintorni / teatro
M
di Antonino Varvarà
Q
di Francesca Muner
uando a teatro, adagiati su comode poltronolti anni fa, quando avevo appena cominciato la
cine di velluto rosso, osserviamo ciò che lo spetmia avventura di teatrante, conobbi un anziano artacolo ci offre, traspare poco o nulla del lavochitetto col quale passai un piacevolissimo pomero che si nasconde dietro ogni battuta: quariggio a parlare di fantasia, costruzioni, insediamensi nulla percepiamo dell’energia calibrati urbanistici, edilizia privata… La cosa che mi
ta per compiere un gesto, o delle ore
colpì a un certo punto fu la sua conoscenza,
spese a ripetere e ripetere ancora
quasi quanto un ingegnere, dei materia«Abbiate Giudizio», il
la scena di un minuto. La perli di costruzione. «Se un architetto cocorso di scrittura critica organizzato
formance appare dal nulla e
nosce anche i materiali con cui poi un
dalla Fondazione di Venezia all’interno delle
al nulla ritorna, quasi fosse
ingegnere va a costruire – mi disse
«Esperienze» di «Giovani a Teatro» (in collaborauna visione scontata, frutto
– ciò che l’architetto andrà a ideare
zione con Questa Nave) e tenuto da Valeria Ottolenghi
di una fantasticheria onirinon sarà sospeso nell’aria».
nella sua seconda edizione, anche grazie ai suoi molti ospica, nata così come ci vieQuesta lezione mi ha sempre acti – Andrea Nanni, Luca Scarlini, Carmelo Alberti, Oline presentata. E invece,
compagnato nel mio studio e nel
viero Ponte di Pino, Andrea Porcheddu, Enrico Marcotti e
fra tutte le arti, il teatro è
mio lavoro di attore prima e di reClaudia Provvedini – ha confermato e incrementato il successo
quello che meno si concegista e insegnante di teatro poi.
del primo anno. Pubblichiamo qui di seguito la recensione di
de al caso: questo è ciò che
Conoscere i materiali con cui si va a couna dei partecipanti, Francesca Muner, relativa alle lezioAntonino Varvarà, direttostruire. Conoscere le persone, gli atni di analisi scenica tenute al Teatro Aurora di Marghera
re artistico del Teatro Aurotori con cui andrai ad allestire uno
da Antonino Varvarà, che introduce con poche parole
ra di Marghera, ci ha insegnaspettacolo, conoscere materialmenil percorso fatto. Nel prossimo numero, tornando
to nelle sue tre lezioni di analite i fari con cui andrai a illuminarlo,
a parlare di «Abbiate Giudizio», ospitesi scenica, inserite all’interno del
sapere della fatica di uno scenotecnico
remo anche una seconda lettura di
laboratorio di scrittura critica per
per mettere in piedi le scene che il tuo scequell’esperienza.
giovani dilettanti «Abbiate Giudizio»,
promosso dalla Fondazione di Venezia.
Come si costruisce una scena teatrale? Cosa significa comicità? Quali fila deve saper reggere un buon regista? Questi
sono solo alcuni degli interrogativi che ci
hanno accompagnato in questo tentativo
di scostare, con delicata discrezione, il sipario che separa palco e pubblico.
Abbiamo scoperto come un semplice
scambio di battute si arricchisce enormemente con il variare dei costumi, del tono
di voce, dell’uso dello spazio scenico, della luce, dei suoni o della musica: tanti dettagli, difficili da conciliare, di cui il pubblico inesperto spesso non si accorge nepMare mio di Antonino Varvarà (foto di Tommaso Saccarola)
pure, cogliendo però l’effetto complessivo che sanno creare. Antonino ci ha inoltre parlato del concetto di comicità, degli
aspetti tragici che ne permettono l’esistenza, del vincolo con il contesto e con la realtà storica, della
nografo ha disegnato… Credo che spesso questa umile conotempistica che stabilisce la felice riuscita di una battuta.
scenza non accompagni il lavoro di tanti attori e registi, né a
Infine, abbiamo assistito all’allestimento della prima
volte quello dei critici… Da questa esigenza è nata l’idea di afscena di Mare mio (spettacolo scritto e diretto da Anfiancare, agli incontri-lezione tenuti dai vari critici durante il
tonino Varvarà, inserito nel progetto «Mediterraneo»
Laboratorio «Abbiate giudizio!», anche degli incontri di eledella Biennale Teatro), immergendoci nel lavoro delmenti di regia e analisi della scena, che permettessero agli alle prove e osservando quella faticosa ricerca di equililievi del Laboratorio di Scrittura Critica condotto da Valebrio che può condurre la creatività verso sentieri nuovi e
ria Ottolenghi di conoscere più da dentro le dinamiche artistiimprevedibili.
che della grande macchina teatrale. Incontri che – organizzaQuesti tre appuntamenti ci hanno dato la possibilità
ti al Teatro Aurora di Marghera con la preziosa collaboraziodi capire finalmente come funzionano gli ingranaggi di
ne degli attori e dei tecnici della mia Compagnia Questa Naquesto enorme motore che è il teatro, capace di incantave – hanno permesso ai giovani aspiranti critici di vedere una
re e disincantare, e di intravedere, ancora una volta come
volta tanto la rappresentazione teatrale aprirsi davanti ai loro
spettatori (consapevoli), il duro lavoro che può essere preocchi, per svelarsi in tutte le sue dinamiche drammaturgiche,
miato solo con il semplice gesto di un battito di mani. ◼
nelle sue regole tecniche, nelle sue invenzioni registiche. ◼
teatro
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Compie un anno
l’«Accademia
teatrale veneta»
un gruppo di diciassette allievi, fra i diciannove e i ventisette anni, provenienti non solo dal territorio ma anche da
Roma, dalle Marche, dal Friuli…
Che tipo di percorso disegnate per i vostri allievi?
La scuola è strutturata in un laboratorio propedeutico,
un biennio e un anno di specializzazione. Alla fine del primo anno viene prodotto un saggio-spettacolo. L’ammissione al secondo anno non è automatica, ma decisa dal corpo insegnante di cui fanno parte Adriano Iurissevich, Mii concluderà a breve il primo anno di attività dell’«Acchele Modesto Casarin, Ted Kaijser, Sandra Mangini, Ancademia teatrale veneta», progetto che nasce dalla collaboraziotonino Varvarà, per citare solo alcuni nomi.
ne di tre compagnie professioniste – Questa Nave, Pantakin,
Lo scorso aprile abbiamo terminato un lavoro molto
Veneziainscena – e che ha ben risposto all’esigenza di dotare il nostro
complesso incentrato sulle tecniche vocali e di movimenterritorio di una scuola di formazione professionale per attori (cfr. Veto. Il progetto ha coinvolto anche Giovanni Fusetti, in pasneziaMusica e dintorni n. 18, p. 69). Ce ne parla Renato Gatto, disato assistente di Jacques Lecoq, che ha svolto due settirettore didattico dell’Accademia e insegnante di tecniche vocali.
mane di studio sulla maschera neutra. Siamo
dunque passati a una fase ulteriore condotta da
quattro insegnanti di recitazione. A impreziosire il percorso, due ospiti stanno seguendo i
ragazzi: si tratta di Toni Cafiero, che sta svolgendo un lavoro sull’analisi del testo, e di Virgilio Zernitz, al quale abbiamo dato l’incarico,
fra la metà di maggio e i primi di giugno, della
prima uscita pubblica: una lettura scenica tratta dall’Opera del mendicante di John Gay. A conclusione del corso (21 giugno, ndr) ci sarà una
dimostrazione pubblica condotta da Roberto
Serpi.
Fin dagli esordi l’Accademia ha dichiarato il desiderio
e la necessità di collaborare con le grandi istituzioni culturali e formative del territorio.
Da questo punto di vista la settimana che VeLezione di tecniche vocali di Renato Gatto
neziainscena ha dedicato al teatro spagnolo nel
dicembre scorso è stata un interessante spunto
per le nostre attività. Fra le altre cose, abbiamo
avuto l’onore di ospitare il corso di José Sanchis Sinisterra sulla drammaturgia dell’attore.
Cerchiamo sempre di coinvolgere i nostri ragazzi in queste iniziative, anche in veste di meri
spettatori: penso ad esempio agli incontri organizzati dalla Fondazione di Venezia, nell’ambito delle Esperienze di «Giovani a Teatro», con
Antonio Tarantino e Franco Quadri e a quelli
con César Brie (cfr. VeneziaMusica e dintorni
n. 27, p. 60 e pp. 64-65). Si tratta di esperienze
che consideriamo parte integrante del percorso
di formazione che l’Accademia propone. E con
le iniziative di «Giovani a Teatro» mi piacerebbe ci fosse un rapporto costante, che consentisse di inserirle nei nostri piani didattici.
Lezione di recitazione di Adriano Iurissevich
Che titolo rilasciate ai vostri allievi?
Per il momento possiamo rilasciare un attestato di frequenza, ma stiamo già muovendoci per essere accreditati come ente formatore presso la ReQuest’anno il nostro percorso è cominciato con un incigione: saremo così in grado di assegnare diplomi di qualidente: l’incendio al Teatro Junghans che ci ha lasciati orfafica regionale.
ni di sede. In questo doloroso frangente ci è venuto in aiuProgetti per l’estate?
to il presidente del Consorzio Cantieristica Minore, GianSono previsti dei corsi estivi di maschera: l’Accadefranco Vianello, che ha messo a nostra disposizione una
mia ha infatti inglobato quelli che Veneziainscena da
sala che ci ospiterà fino a maggio. Ci sposteremo poi al
anni organizza. La stessa cosa avverTeatro Aurora di Marghera, dove si svolrà per quel che riguarda i corsi orgagerà l’ultima fase dei lavori di questo prinizzati da Questa Nave: l’intento non
mo ciclo.
Fra gli ospiti
è quello di fagocitare, quanto piuttoQuando sono iniziati i corsi?
anche Virgilio Zernitz
sto quello di offrire un respiro magLa scuola è cominciata ufficialmente il
giore a questo tipo di iniziative. (i.p.) ◼
10 novembre scorso. È stato selezionato
e Toni Cafiero
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S
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Una nuova
Biennale Danza
per Ismael Ivo
lezioni teoriche, con un Colloquio Internazionale che darà voce a tanti coreografi di spicco e con alcuni spettacoli
scelti, tra cui in primo luogo la nuova creazione di Michael
Clark, l’eterno bad boy della scena britannica.
Che senso ha adesso, per la Biennale di Venezia, tornare a
muoversi sul fronte della formazione? Le intenzioni di Paolo Baratta, tornato alla Presidenza della nostra maggiore
istituzione dedicata al «nuovo», sono chiaramente espresse
di Elisa Guzzo Vaccarino
da Ismael Ivo, sua longa manus in questa avventura:
a danza è approdata alla Bien«Ho diretto per quattro anni un festinale di Venezia dieci anni fa con
Venezia – spazi dell’Arsenale
val su temi forti, “Body Attack”, “Under
l’impeto della personalità caridal 20 al 27 giugno
Skin”, “Body & Eros”, “Beauty”, che ha
smatica di Carolyn Carlson, quando
funzionato come piattaforma di idee,
Presidente era Paolo Baratta. E la bionVenezia – Teatro alle Tese
proponendo i frutti dei migliori talenda Carolyn, californiana come Isadora
25 e 26 giugno
ti internazionali e mettendo al centro la
Duncan, volle, fortissimamente volle,
debutto in prima mondiale
creatività dei coreografi. Adesso penso
farsi maestra a quei giovani che in Itadella nuova creazione
che si debba iniettare, in questa fase suclia due lustri fa non trovavano in patria
di Michael Clark
cessiva, un’energia fresca, ripartendo da
luoghi formativi avanzati per mettere
capo. Bisogna cioé riflettere sulla danza e sui danzatori».
nel proprio corpo la danza contemporanea più autenticaSignifica che i coreografi stanno perdendo di centralità?
mente personalizzata. Quell’esperienza di alta pedagogia
Guardando l’anno scorso agli spettacoli straordinari
si ripropone ora sotto la guida di Ismael Ivo, afrobrasiliadi autori come, ad esempio, Wayne McGregor e Alonzo
no impiantato in area di lingua tedesca e sedotto dal butoh
King, mi è affiorato alla mente che sembra essere in atgiapponese, il quale da qui fino al 2011 si dispone a metto una specie di «vendetta» del corpo danzante contro il
tere in campo il suo nuovo progetto «Grado Zero» per ricoreografo. È necessario dunque chiedersi che cos’è queaprire il dibattito su cosa sia oggi la danza e cosa sarà dosto «corpo creativo» dei nuovi ballerini. Oggi non ci sono
mani, soprattutto. Per il 2009, dal 30 marzo al 30 giugno,
più Divi, come Marcia Haydée o Rudolf Nureyev. L’ultiè già operativo l’«Arsenale della Danza» (cfr. VMeD n. 27,
ma Diva moderna per me è Sylvie Guillem, che ha un corpp. 72-73, ndr), con docenti di prestigio in residenza, con
po geniale e che ha una curiosità artistica spinta fino al limite estremo. Ora, dopo la generazione dei coreografi come Bausch, Kylián, Forsythe, gli autori di danza danno ai
ballerini la loro conoscenza, ma i danzatori la digeriscono
e operano nel loro corpo quella metamorfosi che ne fa degli interpreti unici, eccezionali.
A Venezia intende «coltivare» questo tipo di nuovi ballerini
creativi?
In tre anni miro a realizzare un percorso che indichi a chi frequenterà l’«Arsenale della Danza» la ricchezza di linguaggi di una vera e propria collezione di coreografi, italiani e stranieri, chiedendo loro di prospettare quello che sarà il panorama della danza contemporanea nei prossimi dieci anni, nella prassi e nella filosofia della loro azione.
Chi saranno i «Maestri» delle sette masterclass previste
in questo primo anno del percorso «Grado Zero»?
Tanti nomi di prua e di vasta esperienza: Francesca Caroti e Tamás Móricz in provenienza dal
Frankfurt Ballett di William Forsythe, lo statunitense Ted Stoffer già con Sasha Waltz, Geyvan
McMillen, pioniera della danza contemporanea in
Turchia con l’Istanbul Dance Theatre, da cui arrivano anche Tan Temel e Sernaz Demirel, il finlandese Juha Marsalo, che fonde la lezione di Carolyn Carlson e quella di Wim Vandekeybus,
Adriana Borriello, formata al Mudra di Béjart,
con la sua ricerca antropologica, Susanne Linke, figura d’eccellenza del Tanztheater tedesco,
Franco Mescola e Paolo Camia per gli insegnamenti del tai-chi e del metodo Feldenkrais, discipline
che si integrano in maniera ideale al training completo di
un danzatore. E infine ci sarò anch’io, affiancato da Franca Pagliassotto e Karl Schreiner.
Che tipo di presenza avranno all’«Arsenale della Danza» e con
Pina Bausch
quanti danzatori si confronteranno?
L
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Ognuno di loro lavorerà a Venezia da due a tre settimane. Su 150 domande di iscrizione dei candidati, ne abbiamo selezionate una ventina, mirando a una proporzione equilibrata tra uomini e donne.
Qual è l’obiettivo di questa rotazione di docenti?
Se la formazione richiesta ai ballerini attualmente abbraccia uno spettro sempre più ampio di
tecniche e stili, la mia scelta è quella di fornire loro
una visione a 360 gradi della danza, mettendoli a confronto con i tanti sguardi differenti che compongono l’universo coreutico oggi.
Chi ha invitato, per le lezioni di storia ed estetica della danza e per
il Colloquio Internazionale, sul terreno dello scambio tra critici e coreografi? E quali sono gli spettacoli di quest’anno, pochi, ma scelti con
cura, all’interno del progetto «Grado Zero»?
Tra il 20 e il 27 giugno terranno lezioni e conversazioni Eugenia Casini Ropa, Elisa Guzzo Vaccarino, Francesca Pedroni, Susanne Franco, Stefano Tomassini, mentre sotto la sigla «International Dance Academies», facendo incontrare tre Istituzioni prestigiose, saranno presentati alcuni progetti coreografici particolarmente significativi. Dalla Francia il Centre National de Danse Contemporaine d’Angers, dove Alwin Nikolais e Viola Farber, di
scuola Cunningham, hanno inciso profondamente, oggi
diretto da Emmanuelle Huynh, porta all’Arsenale Newark/Reworked, rivisitazione di una storica creazione del 1987 di
Trisha Brown, costruito attorno a una serie di
duetti, e una coreografia di
Alain Buffard, già danzatore di Alwin Nikolais e di Philippe Decouflé. L’Accademia
Nazionale di Danza di Roma
diretta da Margherita Parrilla, che ha avviato da un anno
l’attività di una giovane compagnia, formata da 11 elementi tra i
19 e i 25 anni, sotto la supervisione di
Pina Bausch, debutta proprio a Venezia con
Incipit, che consiste di un a solo femminile regalato dalla
Bausch stessa, con l’apporto di una sua interprete italiana
di lungo corso, Cristiana Moraganti, poi una novità di Jacopo Godani, anche lui a lungo con Forsythe, oggi autore
italiano di successo nel mondo, e una coreografia originale di Robyn Orlin, sudafricana ribelle e agit-prop dei diritti
umani. Il corso di teatrodanza della Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, diretto da Marinella Guatterini, sarà protagonista di un brano firmato dalla trentacinquenne coreografa israeliana Yasmeen Godder. Io stesso preparerò poi uno spettacolo finale con gli allievi dell’
«Arsenale della Danza»
2009.
Nei tre mesi di attività dove e come opereranno gli allievi
prescelti nelle audizioni?
Occuperanno tutti gli
spazi dell’Arsenale, lavorando con i bambini, i liceali, le
persone di età matura, mettendo anche in scena delle improvvisazioni per l’inaugurazione della sezione Arti Visive
della Biennale, perché io credo molto nel
«learning by doeing», cioè nell’imparare dal fare, nel nutrirsi alle sorgenti dell’informazione sull’orientamento globale della cultura artistica attuale, cross over, il tutto per
ampliare le capacità fisiche e anche intellettuali dei danzatori. Non basta più al ballerino di oggi concentrarsi solo
sulle tecniche corporee, occorre che si attrezzi per conoscere le culture del passato e del presente.
Concludendo, qual è il senso di tutta l’operazione?
Vorrei dire che mi preme mettere in atto un «momento di infezione», di «illuminazione», del pensiero e delle
energie, per formare i ballerini e il pubblico, con un pool di cervelli e di corpi, e per fondare
un centro di ricerca e di indagine dentro la Biennale, un laboratorio del pensiero, un
organismo vivo che indichi un nuovo orizzonte. ◼
Ismael Ivo
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Michael Clark Company,
Stravinsky Project,
2008
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arte
Punta della Dogana,
un museo
per Pinault
M
di Manuela Pivato
axiobelischi di calcestruzzo, un «cubo» di cemento, pavimenti (anche) in linoleum e circa
duecento opere d’arte contemporanea. Ma sarà
soprattutto la posizione incredibile in bilico tra il Canal
Grande e il Canale della Giudecca a far diventare il nuovo
museo di Pinault in Punta della Dogana qualcosa di unico
al mondo, anche se qualcuno avrebbe preferito che ci andasse la Guggenheim e non tutti hanno gradito il progetto
di trasformazione minimalista e modernissima dell’architetto giapponese Tadao Ando. Tant’è.
della Dogana sarà ricavato anche un caffè letterario mentre la torretta sulla quale troneggia la palla d’oro sarà usata come spazio espositivo. Ma Punta della Dgana diventerà anche un centro di attività culturali legate al mondo
dell’arte ma non solo.
Come spiega la direttrice delle due sedi espositive Monique Veaute, «per l’appuntamento di giugno si sta realizzando quello che vuole essere il meglio da presentare al
mondo», una sorta di grande «autoritratto» di Pinault quale collezionista. Per il quale, a Venezia ha investito per i due
punti espositivi circa 70-80 milioni di euro. «Punta della
Dogana è il progetto della mia vita» aveva confidato l’industriale del marchio del lusso a Pietro Dottor il giorno
in cui gli affidò i lavori di restauro del complesso. Abituato a non perdere, stupirà il mondo anche questa volta. ◼
Musica
«last minute»
a cura di Fiorella Mancini
dintorni / arte
Personaggi famosi in luoghi diversi rispondono alla
domanda flash: «Che musica ami?»
Daniel Birnbaum,
conferenza stampa della Biennale Arte – Roma
«Mile Davis»
Dopo un restauro a tempi record dell’impresa Dottor
Group, il museo del magnate francese aprirà a mille selezionati ospiti il prossimo 4 giugno, alla stampa il giorno
dopo e al mondo intero in concomitanza con l’inaugurazione della Biennale di Arti Visive. «Un restauro bellissimo» l’ha definito il sindaco Massimo Cacciari, felicissismo
di aver sottratto a trent’anni di oblio e di abbandono uno
spazio di prodigiosa bellezza come la Punta della Dogana.
La nuova sede espositiva sarà accompagnata, lo stesso
giorno dell’inaugurazione, dalla presentazione a Palazzo
Grassi di un’altra ampia parte di opere di proprietà di Pinault in modo da formare così un percorso unico che metterà in mostra circa il venti per cento dei lavori di artisti
di fama internazionale acquistati dal collezionista francese dal 1971 ad oggi.
Forse ci saranno anche opere realizzate per l’occasione,
mentre è certa la presenza di alcuni grandi dipinti di Sigmar Polke acquistati dopo la partecipazione alla Biennale.
Ci sarà anche una presenza artistica all’esterno, nello spazio sul bacino di San Marco, mentre nel campo di fianco
alla Basilica della Salute saranno presenti solo i due totem
disegnati da Tadao Ando e già oggetto di polemiche per la
loro eccessiva monumentalità.
Punta della Dogana non sarà sola. Forse già a fine estate
potrebbe aprire ai vicini Magazzini del Sale lo spazio dedicato a Emilio Vedova, restaurato «con la stessa attenzione», come ci tiene a sottolineare l’assessore ai Lavori Pubblici Mara Rumiz, da Renzo Piano. Non solo. In Punta
Mita Medici,
Palazzo delle Esposizioni – Roma
«Hip Pop e Rap»
Achille Bonito Oliva,
Road Contemporary
Art – Roma
«Musica barocca»
Umberto Veronesi,
Casinò di Venezia
«Bach».
(foto di Fiorella Mancini)