L`innovazione nel settore dei dispositivi medici
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L`innovazione nel settore dei dispositivi medici
L’innovazione nel settore dei dispositivi medici Milano, 6 febbraio 2013 Prof. Carlo Castellano Vice Presidente Assobiomedica Premessa 1. Due case studies di start up a confronto: una start up nata negli anni ‘80 e una nata nel 2011. 2. Specificità dei processi di innovazione nel settore dei dispositivi medici: i risultati dell’Indagine sugli investimenti in produzione, ricerca e innovazione in Italia (PRI) del 2012. 3. Importanza del “Sistema Paese”. 2 1. Esaote: una start up tecnologica nata negli anni '80 Non vi nascondo che sono stato molto incerto se presentare un caso di start up nato negli anni ’80, nel settore dell’imaging diagnostico. Poi sono arrivato alla conclusione che possa servire per segnare il cambiamento “epocale” intervenuto in questi ultimi decenni in Italia. Un’idea, o meglio, un’intuizione imprenditoriale è alla base della nascita “da zero” di Esaote – all’inizio degli anni ’80 – nel gruppo Ansaldo: “perché non imitare alcuni grandi gruppi industriali quali Siemens, Philips e General Electric che avevano importanti divisioni nell’elettronica biomedicale?”. Dopo resistenze interne al Gruppo Ansaldo/Finmeccanica, nel marzo 1981 viene assunta una prima persona: un giovane ingegnere biomedico per avviare uno studio di fattibilità. Nel 1982 Ansaldo costituisce a Genova, da zero, la Divisione Biomedicale, poi Esaote, con una dotazione di un capitale “nominale” di 1 milioni di euro. 3 1. Esaote: una start up tecnologica nata negli anni '80 Siamo partiti sia “imitando” alcune apparecchiature giapponesi, sia raccogliendo il meglio della ricerca universitaria italiana e del CNR (tanto nel caso degli ecografi che nella tomografia a risonanza magnetica). Il successo sul mercato fu immediato. Nel giro di pochi anni si realizzò inoltre la fusione con un’azienda fiorentina (Ote biomedica) che si trovava in serie difficoltà, ma che possedeva un eccellente kwow-how tecnologico. Nel 1994 Esaote venne ceduta - tramite un innovativo management buy-out ai dirigenti e ad investitori finanziari italiani e internazionali. Al momento dell’uscita dalle Partecipazioni Statali inviammo all’allora Presidente dell’IRI Romano Prodi il resoconto dell’attività svolta nel periodo 1982-1994. Dalla vendita di Esaote l’IRI riuscì a conseguire un capital gain di 30 milioni di euro con un IRR pari al 16%. 4 1. Esaote: una start up tecnologica nata negli anni '80 Oggi Esaote – dopo aver realizzato tre management buy-out – è tra i primi 10 gruppi industriali a livello mondiale nell’imaging diagnostico (ricavi pari a 330 milioni di euro), con investimenti in R&D annui pari all’8%, con una quota delle vendite estere pari al 70% e con un’occupazione superiore ai 1500 addetti, di cui l’80% laureati e diplomati tecnici. Gli anelli fondamentali della catena del valore sono in Italia, ma il Gruppo è ormai una multinazionale, con presenze dirette negli USA, Brasile, Argentina, Cina, India, Russia, Olanda, Germania, Spagna, Francia. 5 1. Esaote: perché ricordare quell’esperienza? L’IRI di allora rappresentò per noi il business angel che ci assicurò, non solo le necessarie risorse finanziarie per l’avvio dell’attività aziendale, ma anche il contesto “positivo” derivante dall’appartenenza a un grande Gruppo (contatti e relazioni soprattutto a livello internazionale). L’IRI fu per noi la “culla” che ci permise di nascere e crescere. Le aziende pubbliche di allora furono una grande scuola di imprenditorialità. Oggi quella “storia” non è più ripetibile. L’Italia e il contesto mondiale sono radicalmente cambiati. Ma gli elementi del successo di Esaote sono ancora oggi snodi chiave per qualunque start up: • il decisivo ruolo riconosciuto alle persone in azienda: misurarsi su sfide che parevano impossibili; • il forte investimento in R&S e in tecnologie innovative; • l’apertura da subito verso l’internazionalizzazione; • Il grande radicamento sul territorio (a Genova e poi a Firenze). Non sono forse questi ancor oggi gli snodi principali per il successo delle start up? 6 2. Il settore dei dispositivi medici Veniamo quindi al secondo punto. Qual è oggi il ruolo dell’innovazione in Italia in un tipico settore high-tech? Le tecnologie per la salute rappresentano un’area di grande sviluppo a livello mondiale, sotto il profilo dell’innovazione scientifica, tecnologica e di mercato. Nel 2011, per la prima volta, abbiamo realizzato un’approfondita ricerca sul settore dei dispositivi medici in Italia. La ricerca, condotta dal Centro Studi Assobiomedica, in collaborazione con il Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Netval, Università degli Studi Milano-Bicocca, il Fondo Italiano di Investimento e Confindustria ha riguardato non solo l’industria in senso stretto, ma i principali “protagonisti” e le relative interazioni. Diamo alcuni dati sulla struttura del settore. 7 2. Il settore dei dispositivi medici Un tessuto industriale molto più ampio di quanto ci si attendesse Anno 2011 mil. € Mercato nazionale dispositivi medici ° 8.630 Importazioni °° 7.380 Produzione per il Mercato nazionale 1.260 Esportazioni °° 5.880 Produzione totale 7.140 Saldo Bilancia commerciale -1.500 Importazioni / Mercato nazionale Esportazioni / Produzione totale 85% 82% Fonti: ° stime CSA; °° elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat. 8 2. Il settore dei dispositivi medici I flussi di commercio estero: importazioni ed esportazioni mondiali LE ESPORTAZIONI MONDIALI DI DISPOSITIVI MEDICI (quote % 2010) LE IMPORTAZIONI MONDIALI DI DISPOSITIVI MEDICI (quote % 2010) Stati Uniti Germania Giappone Olanda Cina Francia Belgio Irlanda Svizzera Regno Unito Messico Italia Singapore Svezia Hong Kong Stati Uniti Germania Cina Giappone Francia Olanda Regno Unito Belgio Italia Canada Spagna Russia Australia Svizzera Hong Kong 0 5 10 15 20 25 0 5 10 12° Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati UNCTAD. 15 20 9° Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati UNCTAD. 9 2. Il settore dei dispositivi medici L’attività di brevettazione Nel periodo 2000-2009 i brevetti riconducibili al settore dei dispositivi medici sono risultati essere circa 190.000 UNITÀ pari al 14% dei brevetti complessivamente depositati nel mondo una percentuale a livello mondiale superiore a quella degli stessi farmaci. 14° - 15° CONFRONTO TRA LA NAZIONALITÀ DEGLI INVENTORI E DEI TITOLARI DI BREVETTI PER DISPOSITIVI MEDICI, ANNI 2000-2009 (quote %) 45% 44% Stati Uniti Giappone Germania Regno Unito Francia Olanda Svizzera Svezia Canada Israele Corea Australia Cina Danimarca Italia inventori titolari 0 2 4 6 8 10 12 14 Nota: per esigenze grafiche il dato degli Stati Uniti è stato ridotti. I dati reali sono riportati nel grafico Fonte: Oecd. 10 2. Le start up nel settore dei dispositivi medici Emilia Romagna 24 Toscana 1 18 3 Lombardia 21 Piemonte 7 15 Sardegna 6 11 1 Friuli Venezia Giulia 12 9 Lazio 3 5 Puglia 100% 4 8 Veneto 11 7 90% 3 29,1% 6 80% Sicilia 4 1 Liguria 4 1 Campania 4 Abruzzo 4 Molise 3 Marche 3 Umbria 70% 3,4% 60% Oltre due terzi sono spin off accademici Spin off NON accademici 50% 1 Trentino Alto Adige 40% 1 1 Calabria 1 0 Altro 30% 5 10 15 Spin off accademici 20 Spin off NON accademici 25 30 35 67,5% 67,5% Spin off accademici 40 20% Altro 10% 0% 137 137 Italia 0 50 7 100 59 150 200 Fonte: elaborazioni CSA da siti e documenti di università italiane, PST, soggetti incubatori. 11 2. Le start up nel settore dei dispositivi medici Un quarto è attivo da meno di 4 anni Umbria 100% Trentino Alto Adige 100% Molise 100% Sicilia Abruzzo Toscana Puglia 40% 60% 25% 25% 24% 50% 40% 17% 36% 50% Marche 33% 67% 33% Liguria 33% Lombardia 25% 46% 29% Piemonte 24% 48% 29% Lazio 43% Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia 43% 61% 29% 25% Sardegna 14% 67% 8% 54% 8% Veneto Campania 29% 25% Calabria 100% 2001-2006 Italia 35% 11% 2007-2009 40% 2010-2012 25% 25% Fonte: elaborazioni CSA da siti e documenti di università italiane, PST, soggetti incubatori. 12 2. Le start up nel settore dei dispositivi medici Qui si concentrano le start up censite attive da meno tempo Attività Intermedie 29% Telemedicina 29% Servizi Elettromedicale diagnostico 12% 59% 29% 38% 33% 25% 45% Borderline 45% 28% Biomedicale 28% 29% 50% Diagnostica in vitro Biomedicale Strumentale 43% 2001-2006 25% 40% 15% 45% 47% 50% 2007-2009 9% 25% 22% 2010-2012 NB – Con “Attività Intermedie” si è inteso indicare quelle start up a cavallo di più comparti senza che sia risultato possibile assegnarle a uno di essi in particolare. Fonte: elaborazioni CSA da siti e documenti di università italiane, PST, soggetti incubatori. 13 2. Le start up nel settore dei dispositivi medici Gli spin off non accademici risultano quelli attivi da meno tempo 24% 29% 43% 38% 43% 57% 39% 29% Spin off accademici Spin off NON accademici 2001-2006 2007-2009 Altro 2010-2012 Fonte: elaborazioni CSA da siti e documenti di università italiane, PST, soggetti incubatori. 14 3. Il “Sistema Paese” Chi vive nel mondo imprenditoriale, soprattutto quello dei settori high-tech, ha la consapevolezza delle enormi difficoltà per il successo delle startup e del trasferimento tecnologico. Eppure è questa la strada che va perseguita. I “rischi” per il successo delle start up sono rilevantissimi: mercato, tecnologia, risorse finanziarie. Secondo le valutazioni di Alberto Sangiovanni Vincentelli - un guru riconosciuto a livello mondiale per il Technology Transfer - su 1700 idee corrispondenti a circa 950 start up solo 16 imprese hanno avuto successo, in base all’esperienza maturata negli Stati Uniti. 15 3. Il “Sistema Paese” “Fare” in Italia è ancora oggi più difficile rispetto ad altri paesi. Le start up hanno bisogno di un ecosistema nel quale diversi attori (università, centri di ricerca, incubatori, imprese high tech) portino le rispettive competenze e le mettano a disposizione di un gioco di squadra. Le imprese high-tech si sviluppano se c’è un ambiente favorevole intorno a poli di eccellenza quali sono i Parchi Scientifici e Tecnologici. Non è un caso che sulla base dell’esperienza americana – come è stato individuato da Sangiovanni Vincentelli - la gran parte dei brevetti e delle innovazioni tecnologiche sono concentrati innanzitutto nel parco della Silicon Valley, poi di Boston (Medical, HiTech Harvard, MIT), di Oregon-Washington (Microsoft, Intel, U. Wash, Toronto), di LA, S. Diego (Qualcomm, Defense UCLA, UGSD), Texas (Houston, TI, Freescale, U. Texas), Michigan (GM, Ford, Chrysler, U. Michigan) e Illinois (Motorala, U. Illinois), perché: “The (Tech) World Isn’t Flat” Foto del cantiere dove sta sorgendo il Parco Scientifico e Tecnologico degli Erzelli, a Genova 16 3. Il “Sistema Paese” Assobiomedica ha deciso la realizzazione di due database: • uno dedicato alle start up italiane • uno dedicato alle innovazioni scientifiche e tecnologiche. L’obiettivo è quello di creare uno strumento che faciliti il trasferimento tecnologico e la crescita delle start up nel settore dei dispositivi medici che, secondo le statistiche USA, è tra i primi tre per numero di nuove iniziative imprenditoriali. Perché: “Transfer of technology is like transfer of a disease: it happens via visiting…” A. Sangiovanni Vincentelli, 2011 OGGI ABBIAMO FINALMENTE UNA LEGGE QUADRO SULLE START UP E SUL TRASFERIMENTO TECNOLOGICO: DA QUI DOBBIAMO PARTIRE 17 3. Il “Sistema Paese” Il progetto al quale Assobiomedica ha dato vita va considerato tuttora in fase di sviluppo. I suoi punti di forza: primi database NAZIONALI dedicati ai DISPOSITIVI MEDICI (oggi)… collaborazione con PARTNER autorevoli Entrambi i database dovranno essere strumenti aperti, agili, continuamente aggiornati e innovativi. Una finestra per tutti con grande attenzione ai nuovi operatori finanziari e agli investitori delle start up. 18