Arte e medicina a sinistra

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Arte e medicina a sinistra
Arte e medicina a sinistra
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Domenica 28 Maggio 2000 01:00
Pietro, un anziano psicanalista cremonese, è un collezionista di quadri e cataloghi d'arte, dotato
di talento negli affari. Di origini modeste è partito dal niente, come Forrest Gump, lavorando
sodo e raggiungendo importanti successi nella sua attività: nell'ambito familiare non è stato
fortunato perchè la prima moglie non ha potuto dargli un figlio.
Si è sempre disinteressato di politica (come quelli che un tempo venivano bollati con l'epiteto di
"disimpegnati") nè è stato mai iscritto ad alcun partito; tramite la sua attività, ha però conosciuto
e psicanalizzato gente di tutti i colori, ivi compresi alcuni artisti e galleristi di sinistra residenti in
Lombardia che, nel corso degli anni, gli hanno rifilato un bel po' di tele delle quali adesso, in
odore di pensione, sarebbe disposto a disfarsi per sostituirle con altre opere con in prima fila
quelle emozionanti di Dorazio. Dei quadri che ha raccolto, Pietro non riesce più a sopportare
quelle immagini con la falce ed il martello, quei realistici contadini in rivolta con la zappa in
mano, i volti dei grandi rivoluzionari russi, o quegli obsoleti interni-esterni che mostrano figure
scarnificate di uomini e donne che si strappano i capelli dalla disperazione o gli altri temi, tuttora
cari ad un certo tipo di sinistra con tessera. Oggi Pietro si ritiene più acculturato e ricettivo verso
qualsiasi tendenza artistica perchè ha letto furtivamente il tomo "Generazione anni 30" di
Giorgio di Genova e importanti saggi di Gillo Dorfles, di Umberto Eco e di Antonio del Guercio.
Adesso, dopo queste letture, è permeato da gusti più raffinati,prediligendo quegli artisti che
operano sul già fatto per economizzare sull'invenzione, quelli che prendono spunti
dall'immondizia (leggi trash), nonchè quelli che usano stracci colorati, sensibili sacchetti di
sabbia o organizzano happenings in ogni angolo delle strade.
Una sera il medico ci invita a cena nella sua villa di Soresina per farsi consigliare sui quadri da
tenere e quelli da vendere. Lo ritroviamo furente quando ci riceve in giardino intento a colpire a
martellate l'ultimo nanetto di gesso; appena tornato da un Convegno di Medicina tenutosi sui
colli senesi, è stanco e arrabbiato perchè gli sembra scandaloso che nel suo settore esista la
medicina di destra, che incentiva individualmente i suoi sforzi sul malato, e quella di sinistra che
promuove la salute della collettività tenendo conto dell'ambiente circostante.
Prima di metterci a tavola nel grande ambiente che ospita la sua collezione, Pietro ci mostra
una interessante raccolta di vecchi cataloghi di mostre nazionali (Premio Marche, Spoleto,
Pontedera, Michetti, Lucca, Suzzara, ecc.) relativi al decennio 1958/69 fino al periodo cioè della
contestazione studentesca che determinò la fine dei premi di pittura e dello strapotere dei critici
dei quotidiani che, nominati nelle Giurie, assegnavano i premi ai loro protetti.
Finalmente a tavola, con Patty, una giovane signora, bella, bionda e leggermente sovrappeso di
origini marocchine, nonchè seconda moglie del medico, che ci delizia coi suoi piatti piccanti:
tutti siamo contenti e avvinazzati, compreso lo scrivente che trova la scusa per rimandare il suo
giudizio sui quadri che ha davanti chiedendo al padrone di casa se, nell'attesa della
chiacchierata programmata, non sia più divertente guardare qualche video-cassetta rilassante.
Il perfido medico ci accontenta subito frastornandoci con un delirante inno, seguito da un
grande sventolio di bandiere e dalle immagini del Cavaliere, amico e paziente di Pietro, nonchè
possibile acquirente della sua collezione.
Al dessert non potendo più tergiversare sui quadri di Pietro, gli diciamo che non sono tutti da
buttare e ne salviamo più di uno. Molte delle rimanenti opere furono comprate dal medico in
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occasione di quelle famigerate mostre a premi, con l'aiuto dei suoi pazienti esperti, che scelsero
per lui anche quelle di alcuni Segnalati Bolaffi e Mondadori. Gli diciamo anche che però non
abbiamo alcuna voglia di valutare o depennare alcun quadro perchè, ammesso che tra quelli ci
possa essere un'opera d'arte, questa andrebbe valutata solo da un vero Storico dell'Arte,
deputato a studiare tutto l'arco della produzione creativa di un artista, mentre i comuni pittori,
che hanno ripetuto per tutta la vita lo stesso soggetto, saranno ricordati solo perchè facenti
parte di un certo filone o carrozzone politico e per far questo non servirà alcun giudizio critico. In
ogni caso per valutare e capire l'attuale arte italiana, ci sarebbe bisogno di un esperto che
magari la riscriva al di fuori dei soliti giochi di mercato. Sarebbe interessante partire dagli anni
1963/64 quando ci fu l'esplosione della pop art che mandò in tilt molti autori.
Vari critici di sinistra,in special modo quelli legati al vecchio Partito, hanno spesso considerato
l'arte un mezzo per cambiare il mondo e la qualità della vita,come la medicina a sinistra,
ignorando le individualità più fresche che potevano essere anche non figurative o ispirarsi alle
tecnologia per impadronirsi delle sue tecniche. In tanti non capirono che il nuovo linguaggio,
salìto alla ribalta di Venezia nel 1964, avrebbe aperto le porte alle ricerche successive, facendo
piazza pulita di certi pittoricismi ed interiorismi,disorientando quei pittori replicanti e ritardatari
che, andando in crisi, preferirono ritornare al comodo baconismo o ancora peggio, a quelle
scontate e squallide periferie, nonchè agli agglomerati di arbusti e di bucrani o di oggetti della
quotidianità, opere pubblicate in quei periodi e tuttora con grandi spazi sulle pagine "dell'Unità",
ma anche altrove.
Meglio invece "il realismo esistenziale" che, operando una sorta di raggelamento delle
emozioni, ebbe nel primo Vaglieri e nell'intuitivo Romagnoni (lo perdemmo nel 1964), due artisti
di spicco. Sarebbe fuori luogo ripresentare anche oggi quelle tematiche in quelle forme, con
tutto quanto è successo nel mondo. A quel partito andavano però bene anche gli artisti
simpatizzanti e senza tessera, non importa se fossero astratti, geometrici, minimalisti, designers
o new dada, purchè col loro nome e la loro presenza, avallassero le occupazioni della Biennale,
della Triennale o le manifestazioni antiamericane sulla sciagurata guerra del Vietnam. Nè
bisognerà dimenticare l'apporto dato dai gesuiti alla cultura giovane di allora, col famoso
"Premio S.Fedele" a Milano, che avevano come mentore il critico cattolico Giorgio Kaisserlian.
Subito dopo le nostre menate, l'avido Pietro scoppia a piangere, pensando alle occasioni perse
ed al mancato acquisto delle opere dei giovani di allora che adesso,se opportunamente
pubblicizzate, varrebbero forse miliardi. Alla ricerca di un rifugio per sfogare il suo pianto,
riusciamo per un pelo a scansarlo spingendolo dolcemente tra il petto e la spalla della sua
amata Patty. Subito dopo lo psicanalista infido promette agli astanti che da quel momento
penserà meno agli affari, dedicando più tempo alle letture cultural-artistiche.
La serata si conclude nella tavernetta della villa con il classico digestivo; mentre ne gustiamo
uno allietati vieppiù da un lamentoso sottofondo musicale marocchino accompagnato dalla
danza del grasso ventre di Patty, arriva un botto che ci lascia senza parole. Pietro ci dice che,
per sopperire alle enormi spese che dovrà affrontare per l'imminente nascita dei tre gemelli che
gli regalerà la moglie, ha accettato un incarico annuale ben remunerato offertogli dal Cavaliere.
Il suo nuovo lavoro post-pensione consisterà nel precedere di almeno un giorno il Capo e tutto il
suo staff,nei luoghi in cui lui terrà conferenze promozionali alla ricerca di nuovi catecumeni da
iscrivere al suo partito, facendogli trovare un certo macchinario pronto per le riprese televisive.
Gli sarà affidata la guida di un furgoncino, fornito di una sola telecamera fissa e della
scenografia della famosa libreria con i libri finti. L'idea è quella di diffondere la filosofia del
partito nei paesi comunisti e arabi. Prima tappa la Serbia,poi la Bosnia,l'Algeria e la Cecenia.
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Nel furgoncino ci saranno anche i quadri della sua raccolta o almeno quelli che resterano dopo
la prima scelta del Cavaliere, con la speranza di venderli ai ricchi stranieri comunisti. Auguri e
tre figli maschi.
Antonio Fomez
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