Your web browser doesn`t have a PDF plugin. Click here to

Transcript

Your web browser doesn`t have a PDF plugin. Click here to
Notiziario della Presidenza del Consiglio regionale dell’Abruzzo
a cura di Maria Dalia Pilato
Supplemento all’Agenzia ACRA – registrazione Tribunale dell’Aquila n.142/1972
ANNO II n.6 – maggio, giugno 2015
IL BENESSERE MENTALE NELL’EPOCA CONTEMPORANEA
L’Università di Teramo ha ospitato il convegno: “Il benessere mentale nell’epoca
contemporanea”. Nel portare il saluto della massima Istituzione regionale ai relatori
e ai partecipanti, il Presidente Giuseppe Di Pangrazio ha proposto alcune
considerazioni, che non hanno nulla di scientifico, ma che vanno fossero lette come
una testimonianza di interesse per i temi in discussione.
Di seguito, ampi stralci dell’intervento.
“L'uomo preferisce sempre ricordare il proprio dolore piuttosto che la felicità, ci
ammonisce Dostoevskij, che ha il merito di aver introdotto nella letteratura la
dimensione interiore, attraverso l’inconscio. Voi mi insegnate, che sbaglia chi crede
che la nozione di inconscio sia un'idea originale partorita dalla mente brillante di
Freud. Anticipatori del concetto di inconscio, infatti, furono poeti e scrittori, ai quali
lo stesso Freud rese omaggio. Basti dire che il “sottosuolo” evocato da Dostoevskij
nel suo romanzo, “Memorie dal sottosuolo”, ha dei sorprendenti punti di contatto
con la teoria freudiana. La Storia è un susseguirsi di irrazionali insensatezze, ci
suggerisce il grande scrittore russo, che nella sua narrazione indugia e descrive il
chiaroscuro dell’animo umano.Pensiamo ai tanti attentati e alle tante azioni
disumane di questi ultimi tempi e che la ragione stenta a riconoscere. L’assalto alla
redazione di Cahrlie Hebdo a Parigi; l’attentato al museo del Bardo a Tunisi; la
mattanza nella città di Garissa, in Kenya; i mille palestinesi uccisi dall’Isis nel campo
profughi alle porte di Damasco. E’ nel chiaroscuro dell’anima, nell’inquieta miscela
della mente umana che si annidano le patologie che, come ci suggerisce la vostra
sessione di studio, sono in mutamento, tanto che gli spazi di intervento oltre a
rilevarsi inediti e solidali sono anche multidisciplinari, come dimostrano la varietà
dei vostri argomenti e dei relatori. Tornando alla frase di Dostoevskij: “L'uomo
preferisce sempre ricordare il proprio dolore piuttosto che la felicità”, ci indica la
necessità di dover trovare un equilibrio mentale e esistenziale per poter tendere al
benessere. E’ semplice dirlo, ma è difficile realizzare questo benessere. Il 6 aprile
scorso, ho partecipato all’Aquila, alla fiaccolata in ricordo delle 309 vittime del
sisma del 2009. Non so se in quest’aula ci sono degli Aquilani, se ci sono mi scuso se
mi permetto di citare la loro tragedia ma, credetemi, partecipare alla fiaccolata,
condividere con loro un dolore non ancora risolto, sentire il peso del rumore dei
passi di 10mila cittadini che violano il silenzio di un centro storico che fatica a
rinascere, ti porta a pensare che parlare oggi di equilibrio, di benessere mentale
all’Aquila è impresa non facile. Gli aquilani adolescenti, quelli che sei anni fa
avevano 7 o 8 anni, probabilmente un loro equilibrio lo hanno trovato, una loro
identità la stanno costruendo in luoghi che prima di oggi non erano nulla per loro.
Più difficile è per quelli che avevano radici profonde nel tessuto urbano, per i più
grandi, per gli anziani che vivono il disagio di una città dispersa. La fiaccolata, da sei
anni a questa parte, è l’evento identitario di una comunità che prima del 6 aprile
viveva una città a misura d’uomo; oggi per fare qualunque cosa, all’Aquila hai
bisogno della macchina. Le patologie della mente, hanno come elemento scatenante
anche l’ambiente sia esso lavorativo, familiare, relazionale, fisico. Da un lavoro
congiunto messo in campo dall’Università, dalla Asl e da un gruppo di esperti
giapponese risulta che all’Aquila, dopo il sisma, le relazioni sociali sono quasi
inesistenti, il benessere fisico e psicologico è a rischio, le situazioni ambientali sono
compromesse. Una delle poche valvole di sfogo è la rete sociale di Facebook, che
consente di ricreare virtualmente la comunità dispersa dal terremoto. Il post sisma
ha causato il sensibile aumento di casi di depressione, ansia, insonnia e difficoltà di
concentrazione, in particolare sul lavoro: le fasce più esposte gli anziani, ma anche le
persone tra i 30 e i 50 anni, sopra tutto le donne. Dalla stessa indagine risulta che
un’altra problematica, non di poco conto, è quella legata all’utilizzo dei farmaci che
agiscono sul sistema nervoso centrale, che è raddoppiato nell’anno successivo al
terremoto, come testimoniato dai medici di base, ai quali si sono rivolti in molti per
avere un aiuto concreto. Penso, pertanto, che i vostri lavori sono particolarmente
significativi e rivestono una grande valenza, proprio in rapporto al particolare
momento storico che stiamo vivendo, ma anche rispetto a una realtà territoriale,
politica e economica importante per l’Abruzzo, come L’Aquila”.
L’EUROPA CHE VOGLIAMO
In occasione dell’iniziativa rivolta alle scuole sull’Europa, svoltasi a Caserta, nella
Sala degli Specchi, il Presidente Di Pangrazio a proposto la riflessione che segue.
“Declinare l’Europa che vogliamo avendo come referenti gli studenti delle scuole
secondarie, cioè il nostro futuro, è un grande privilegio per un rappresentante di una
Istituzione.
Il compito delle Istituzioni oggi è quello di restituire ai giovani una visione positiva
del futuro, tipica della loro età. E, concorsi come quello dal titolo “L’Europa che
vogliamo”, vanno proprio nella direzione di dare ai giovani gli strumenti necessari
per aprirsi all’Europa, per sentirsi e essere cittadini del mondo, al di là dei confini,
delle barriere fisiche e mentali, delle preclusioni ideologiche, culturali, religiose.
Le Istituzioni, oggi più che mai, devono individuare e sostenere ogni azione utile a
ridare ai giovani la voglia di sognare il proprio futuro e di osare per costruirlo. Solo
così si potranno costruire le basi per un’Europa nuova più giusta e solidale, in grado
di affrontare le sfide della società moderna al pari con Paesi – pensiamo alla Cina –
che si stanno dimostrando più smart e tecnologici, più intraprendenti e attrattivi.
In questa prospettiva appare sempre più necessario affrontare le politiche di
sviluppo, ambientali e socio economiche in un ambito macro-regionale, sia per
superare l’attuale crisi, sia per rilanciare le basi per un nuovo periodo di prosperità.
L'approccio macro-regionale, infatti, permette alle regioni di tutta l'Unione europea
di cooperare insieme superando i confini nazionali per affrontare sfide comuni,
come l'inquinamento o i collegamenti mancanti. Esse cercano anche di ottimizzare il
potenziale condiviso, con l'obiettivo generale di promuovere la competitività.
Queste strategie sono sostenute, tra l'altro, attraverso l'assegnazione di
finanziamenti regionali agli Stati membri nel quadro della politica di coesione.
La riforma della politica di coesione per il periodo 2014-2020 promuove questo
approccio macro-regionale e rende più facile combinare diversi fondi europei
superando i confini all'interno dei progetti.
Un rapporto sulla governance delle strategie macroregionali del maggio 2014
formula raccomandazioni che dovrebbero portare a una migliore gestione delle
iniziative per fornire più risultati, in modo più efficiente, permettendo di sfruttare al
massimo le sinergie esistenti tra i diversi strumenti di cooperazione europei.
In Italia questo approccio ha trovato conferma in due grandi progetti
macroregionali: la regione Alpina e la macro-regione Adriatico-Ionica. La regione
Alpina si trova geograficamente al centro del continente europeo e da sempre è
considerata un importante crocevia fra le grandi aree economiche e culturali
dell'UE. Questa regione costituisce un sistema economico e produttivo assai
attrattivo e con un altissimo potenziale di crescita.
L'obiettivo della strategia UE, attraverso la costituzione di questa macro-regione, è
quello di dare nuovo slancio alla cooperazione e agli investimenti a beneficio di tutte
le parti coinvolte: Stati, regioni, attori della società civile e, soprattutto, i cittadini
europei, con il fine di rafforzare la lunga tradizione di cooperazione nelle Alpi e di
complementare, anziché duplicare, le strutture di cooperazione esistenti.
La Macroregione adriatico-ionica, che vede la mia regione, l’Abruzzo, direttamente
coinvolta costituisce un significativo fattore di riconciliazione tra territori ad oriente
dei mari Adriatico e Ionio e, contemporaneamente, di riconoscimento e di riscoperta
dei valori unificanti che, da secoli, uniscono le due sponde. I settori operativi della
Macroregione adriatico-ionica prevedono alcuni ambiti prioritari come la
preservazione dell’ambiente, il welfare, il miglioramento dell’accessibilità e delle
comunicazioni (infrastrutture, autostrade del mare, pesca, sicurezza della
navigazione e dei porti), lo sviluppo economico con un chiaro riferimento alle scelte
operate dalla Commissione Europea. Questa iniziativa ci permette di continuare il
dialogo che da sempre manteniamo vivo con i paesi balcanici.
Sono convinto che, attraverso il percorso intrapreso con la strategia Adriatico-Ionica,
sia possibile proseguire nel processo di integrazione e sviluppo oltre che di
diffusione dell’ “acquis comunitario”, cioè l’insieme dei diritti, degli obblighi giuridici
e degli obiettivi politici che accomunano gli Stati membri. Il futuro dell’Europa delle
Regioni non è la chiusura ma l'apertura, e la macroregione è un fondamentale
tassello in questo mosaico.
Una riflessione che vorrei condividere è quella sulla necessità di una virata più
convinta dei corsi di studio verso una impostazione che parli sempre più di Europa,
di corsi di studio che - nel rispetto del passato e di una memoria condivisa – abbiano
una maggiore aderenza con la storia moderna e contemporanea, abbiano una
maggiore capacità di interazione critica con l’attualità. Perché, per essere cittadini
europei consapevoli e informati, non si può prescindere dalla Scuola”.
JUAN MARTIN GUEVARA ALL’EMICICLO
Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa
contro chiunque in qualunque parte del mondo. Sin da ragazzo, ho pensato che
questa frase racchiudesse l’essenza del pensiero e dell’azione di Ernesto Che
Guevara.
La mia generazione è cresciuta nel mito del Che, di questo rivoluzionario argentino
che ha saputo essere nel contempo medico, guerrigliero e scrittore, che ha segnato
non solo la storia politica delle popolazioni del continente latino-americano, ma
anche quella delle future generazioni in tutto il mondo.
Gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, sono stati monopolizzati dalla epica de
“el Che”, che seppe sacrificare la propria vita per l'indipendenza dei popoli contro
l'oppressione del tardo colonialismo e dell'imperialismo e che si impegnò sino alla
morte per l'emancipazione sociale, civile e politica dei poveri della Terra.
Una storia importante, quella di Ernesto Che Guevara, una storia che poteva essere
ingombrante per un fratello. Ma non è il caso del fratello minore, Juan Martin
Guevara che, con la sua associazione Por las huellas del Che, è impegnato a far
conoscere la storia umana e civile del Comandante.
Perché conoscere la vita e le scelte del Che, comprenderne - attraverso la
testimonianza diretta di Juan e, quindi, senza mediazioni stranianti - la parte più
intima e intellettualmente più significativa, vuol dire trovare la chiave di lettura
giusta per comprendere sino in fondo cosa ha significato e deve significare oggi la
solidarietà e la cooperazione per uno sviluppo che tenga conto innanzitutto delle
arre svantaggiate del pianete, che non ignori il grido che si leva dal Medio Oriente o
dall’Africa, sopra tutto equatoriale, da parte di popolazioni costrette all’esodo,
attraverso viaggi che si rappresentano sempre più come viaggi della morte e non
verso una vita nuova, di pace e benessere.
Expo Milano 2015, è incentrata sul tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.
Secondo gli organizzatori dovrebbe essere l’occasione per i Paesi partecipanti, per le
Organizzazioni internazionali, per la società civile e per il settore privato di
confrontarsi su idee e soluzioni per promuovere la sicurezza alimentare e
nutrizionale e, allo stesso tempo, per verificare la possibilità di una significativa
diminuzione degli sprechi e delle perdite alimentari e, quindi, per riflettere sulla
grave mancanza di cibo che affligge molte zone del mondo.
Cosa penserebbe il Che di questa esposizione universale, quale potrebbe essere la
sua reazione? Credo che sarebbe interessante rivolgere questa domanda a Juan
Martin Guevara,nella convinzione che possa rappresentare un contributo di
conoscenza e approfondimento, rispetto ad un tema per il quale la storia umana e di
lotta del Che è un monito a non mollare. Occasioni come l’incontro con Juan Martin
sono importantissime, perché accrescono la consapevolezza, arricchiscono la
conoscenza, ridanno luce a problematiche costrette in un terribile cono d’ombra, da
una quotidianità egoistica e autoreferenziale e da una società che parla solo se
costretta di cooperazione e solidarietà, perché incapace o forse timorosa di viverle
in maniera militante, come il Che ci ha insegnato.
___________________________________________________________
ACRA
Agenzia di stampa quotidiana del Consiglio regionale
Direttore responsabile Rita Centofanti
Redazione Giampaolo Arduini, Francesco Flamminio, Gilberto Petrucci, Fabio Sciarra