Rassegna Stampa

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Sabato 18 aprile 2009
TREVISO
Sabato 18 aprile, pag. 3
Le richieste ai ministri del G8: «Aumentare le produzione alimentare e fermare la speculazione
finanziaria»
Più sicurezza e stop al protezionismo
A Pieve di Soligo pre-vertice con le associazioni degli agricoltori di 14 Paesi
PIEVE DI SOLIGO. La sicurezza degli agricoltori, un piano di azione globale per aumentare
la produzione, nuovi investimenti e ricerca, regolare il comportamento anticompetitivo dei
supermercati, rafforzare l’organizzazione e la cooperazione internazionale. Si snoda tra questi
cinque punti la lettera aperta che i rappresentanti del mondo agricolo di Francia, Italia,
Germania, Gran Bretagna, Canada, Giappone, Russia, Cina, India, Brasile, Messico,
Sudafrica, Egitto e USA, hanno sottoscritto ieri a Pieve di Soligo e hanno poi consegnato a
Luca Zaia, nella sua veste di presidente del G8 tra i ministri dell’agricoltura.
«Non c’è sviluppo, se non c’è cibo. Per questo gli agricoltori, uomini e donne, devono riacquistare
un ruolo centrale nel sistema agroalimentare, in un pianeta che nel 2050 sarà chiamato a soddisfare i
bisogni alimentari i 9 miliardi di persone».
Così Giuseppe Politi, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori, e Elisabeth Gauffin,
vice presidente del comitato esecutivo della Federazione Internazionale Produttori Agricoli, hanno
riassunto la risoluzione firmata ieri a Pieve di Soligo dai rappresentanti degli agricoltori delle
quattordici principali nazioni del mondo (G14).
Sono cinque i punti, in particolare, che gli esponenti di milioni di aziende agricole europee,
americane, africane ed asiatiche, attraverso la lettera aperta consegnata direttamente nelle mani del
ministro Luca Zaia, vogliono sottoporre all’attenzione degli otto potenti della Terra. Al primo punto
la «sicurezza» ovvero come la sicurezza alimentare sia sinonimo di sicurezza degli agricoltori,
uomini e donne, sempre più in balia dei cambiamenti climatici, della crescente volatilità dei mercati
e degli shock finanziari. Sono quindi necessarie reti di sicurezza per gestire al meglio i rischi del
mercato e le turbolenze del mercato.
Al secondo punto la necessità di un «piano di azione globale» che, parallelamente all’incremento
demografico, permetta di aumentare la produzione agricola in maniera sostenibile sotto il profilo
ambientale, praticabile sotto quello economico e responsabile socialmente. Da qui la necessità di
nuovi
investimenti
ed
incentivi,
ma
anche
di
continui
sostegni
alla
ricerca.
Al quarto punto gli agricoltori del G14 sottolineano la necessità, oggi più che mai, alla luce della
crisi economica mondiale, di regole multilaterali che frenino la deriva anticompetitiva dei
supermercati e gli atteggiamenti di alcuni governi in termini di tasse sull’export, sussidi e
protezionismo. Regole multilaterali, cioè, che controllino le speculazioni finanziarie sui prodotti
agricoli di base, permettendo ai prezzi alimentari di variare solo in base alla disponibilità
dell’offerta.
Ultimo punto sottoposto dal G14 a Luca Zaia quello che riguarda la necessità di rafforzare la
capacità degli agricoltori di fare squadra, organizzandosi sul mercato e cooperando a livello
internazionale. Questa, dunque, la nutrita lista della spesa presentata dal G14 ai potenti della Terra.
«Tematiche non nuove - precisano Gauffin e Politi - che prospettano soluzioni già note, come gli
investimenti mirati e la ricerca scientifica e agroalimentare che incoraggino i giovani ad
intraprendere una carriera nel settore o che permettano agli agricoltori di sussistenza a diventare
imprenditori e ad uscire dalla povertà. Se non diamo priorità ai piccoli agricoltori, il numero di
persone che soffrirà la fame nel 2010 è destinato ad aumentare di oltre un miliardo».
(Glauco Zuan)
Sabato 18 aprile, pag. 2
IL G14
Le organizzazioni agricole
hanno redatto un documento
per dare il loro contributo
Ridare l’agricoltura agli agricoltori. E agli agricoltori ridare una dignità perduta. Parte da Pieve di
Soligo e dall’intero territorio della Marca trevigiana, che si accinge ad essere riconosciuto
dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, un nuovo ordine mondiale per il rilancio di un concetto di
agricoltura che negli anni, nei tempi e nei modi si è perso. Ieri Pieve ha tenuto a battesimo il G14
degli agricoltori: Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Usa, Canada, Giappone, Russia, Cina,
India, Brasile, Messico, Sud Africa, Egitto, Repubblica Ceca. Tutti seduti attorno a un tavolo, su
iniziativa della Federazione internazionale dei produttori agricoli e della Cia-Confederazione
italiana agricoltori, per dare il loro contributo di idee e di proposte per cercare di risolvere problemi
drammatici, a cominciare da quello della fame che affligge circa un miliardo di persone nel pianeta.
E creare un loro documento unitario da consegnare al ministro Zaia. E questo documento è arrivato
e parla di un mondo dove i contadini devono stare alla base di ogni concetto di rinascita, di strategia
per raddoppiare la produzione agricola mondiale e soddisfare i bisogni di una popolazione che nel
2050 sarà di nove miliardi di persone. Parla di aumento degli investimenti nei paesi in via di
sviluppo, di riequilibrio dei mercati, di tutela dei redditi di chi la terra la lavora. Parla insomma la
stessa lingua di quel ministro che si è battuto per creare il primo summit agricolo della storia. «Il G8
è partito con il piede giusto – ha dichiarato Zaia – L’impegno è quello di non fare un parlatoio, ma
di portare avanti la linea di difesa dei contadini, delle imprese agricole, di chi lavora la terra. Il
primo tema da affrontare è la fame nel mondo. La Fao ci ha fornito questo dato: tre miliardi di
cittadini con problemi di insufficienza alimentare. Raddoppiare la produzione agricola diventa
dunque un problema etico e morale».
Dunque strategie condivise per combattere la fame, la povertà e le emergenze alimentari. Regole
certe per riequilibrare i mercati internazionali e contrastare le speculazioni sui prezzi delle materie
prime agricole. Un uso razionale della risorsa acqua. Questo anche l’auspicio del presidente della
Confederazione italiana agricoltori di Treviso Denis Susanna. «Avere l’ambizione di portare un
nuovo ordine mondiale in agricoltura significa dare nuove regole ai mercati finanziari – ha detto
Susanna - fermare le speculazioni sui prezzi delle materie prime agricole, sui costi di produzione in
particolare di concimi e carburanti».
«I Governi devono lavorare con le organizzazioni agricole e devono avere obiettivi mirati - ha
aggiunto il presidente nazionale della Cia Giuseppe Politi - ciò è necessario affinchè l’agricoltore
sia considerato al centro dell’azione e affinchè i sistemi agricoli sostenibili possano creare
occupazione, proteggere gli eco sistemi, fornire alimenti salubri e nutrienti a prezzi equi».
Un’agricoltura che ritorna alle origini, che ritona a essere la vera base sulla quale far crescere un
nuovo concetto di sviluppo e, soprattutto, di valori. Che ritorna all’uomo e per l’uomo.
Manuela Collodet
Sabato 18 aprile, pag. 3
Inizia oggi a Cison di Valmarino il primo summit dell’Agricoltura organizzato in Veneto. Ed è
subito polemica tra governatore e ministro
Vigilia «calda»: scontro Zaia-Galan
Kermesse sulla rocca di Castelbrando, il budget è di 170 mila euro
CISON DI VALMARINO. Il primo G8 dei ministri dell’agricoltura del mondo, organizzato
in terra veneta da un ministro veneto, si apre con una gaffe tutta veneta, anzi da baruffa
chiozzotta, che neanche Goldoni avrebbe ideato. E che farà inevitabilmente il giro del mondo
visto che i giornalisti stranieri accreditati sono 89 (su 452: Italia-press batte il resto del mondo
5-0). Protagonista il presidente del Veneto Giancarlo Galan, che in una lettera piccatissima al
ministro Luca Zaia s’indigna da par suo per essere stato invitato solo a pranzo. Il che in effetti
sarebbe stato demenziale. Peccato che Zaia avesse informato Galan già il 19 febbraio, in una
lettera in cui parla di collaborazione e di spirito di squadra.
Natualmente le lettere sono inserite nella cartella stampa a futura memoria: le accuse di Galan, che
parla «con amarezza» di «insensibiltà politica e istituzionale senza pari» e la replica di Zaia che si
appella al «protocollo dei summit internazionali che non prevedono saluti durante le sezioni di
lavoro». Insomma non sa capacitarsi. In effetti, a parte un ciclopico infortunio degli uffici regionali
(ma allora dovrebbe ruzzolare qualche testa), resta a disposizione solo la cabala (venerdì 17) o lo
psicologo (diabolico espediente di Galan per rubare la scena). A meno che il presidente del Veneto
non pretendesse un invito con messo a cavallo in armatura d’epoca, spedito dal nuovo titolare di
Castelbrando, Massimo Colomban, che del vecchio maniero ha fatto una struttura ricettiva senza
pari. Dove non a caso si organizzano «cene medievali, feste cortesi, tornei cavallereschi in armi,
rievocazioni di sfide e battagli storiche», come si legge nell’elegante volume con copertina di
velluto rosso, fascetta bianca e sigillo in ceralacca, che i ministri dell’agricoltura del G8 riceveranno
oggi in omaggio. Ha un bel dire il vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, velenosetto, che
questi vertici si organizzano in posti come Gibilterra, non a Cison di Valmarino. L’antica rocca di
Castelbrando non ha niente da invidiare alla colonia inglese: ci vorrebbero i paracadutisti di Otto
Scorzeny per tentare un blitz. Ma non troverebbero solo pochi carabinieri, come accadde con
Mussolini sul Gran Sasso. La rocca pullula di poliziotti in divisa e in borghese, coordinati dal
questore Carmine Damiano, il cui compito si direbbe più importante che difficile. Lui sostiene di
no, ma dev’essere per scaramanzia. Non è chiaro chi abbia pensato per primo a scegliere
Castelbrando, se Luca Zaia o Massimo Colomban. Entrambi hanno l’aria di aver vinto un terno al
lotto, ergo hanno lavorato in joint-venture. «Non ho scelto Gibilterra perché lì ci sono i macachi»,
dice Luca Zaia. Replica a Gentilini, sottinteso non sono un macaco? O il macaco sei tu? Mah, non
ci sono approfondimenti.
I ministri dell’agricoltura del G8 arrivano oggi: rappresentano Stati Uniti, Canada, Russia, Gran
Bretagna, Francia, Germania, Giappone e Italia. Arriveranno anche i loro colleghi del G5: Brasile,
Cina, India, Messico, Sud Africa. Per l’importanza che hanno nello scacchiere agricolo mondiale,
sono invitati Argentina, Australia ed Egitto. Il primo incontro è previsto a mezzogiorno, i lavori
inizieranno nel pomeriggio, la conclusione lunedì mattina.
Con quali obiettivi? Luca Zaia risponde come una mitragliatrice: «Ridurre i passaggi di mano dei
prodotti agricoli, le speculazioni in genere, assicurare la qualità dei cibi, l’identità dei territori, non
ultimo ridurre la fame nel mondo». Con decisioni concrete o con la solita moral suasion che lascia il
tempo che trova? «Per ora è solo moral suasion ma io spero che, almeno sulla speculazione,
qualcuno prima o dopo ci metta il naso. Il Wto potrebbe fare dei ragionamenti».
Il budget del meeting è di 170.000 euro, tutto compreso.
Sabato 18 aprile, pag. 3
LA COLDIRETTI
«L’Italia leader Ue nel biologico»
TREVISO. «L’Italia ha fatto con successo la scelta di una agricoltura libera da organismi
geneticamente modificati (Ogm), conquistato la leadership europea nella produzione biologica». Lo
sottolinea Coldiretti in occasione del G8 dell’agricoltura. «Ma ha anche il triste primato delle
produzioni più imitate nel mondo, dove due prodotti alimentari su tre che si richiamano al Made in
Italy non sono stati realizzati in Italia».
«In Italia si trovano un terzo delle imprese biologiche europee e un quarto della superficie bio
dell’Unione, superando il milione di ettari (1.067.101,66 ettari) con 49.859 imprese agricole». «E’
inoltre italiana la leadership europea nei prodotti tipici. Sono 177 i prodotti a denominazione o
indicazione di origine protetta riconosciuti dall’Unione Europea, Tuttavia queste nostre particolarità
andrebbero difese maggiormente: troppo imitatori continuano a farla franca».
IN VENETO E FRIULI
Dai maiscoltori i primi «si» all’ogm
TREVISO. La maggioranza dei maiscoltori del Veneto e del Friuli coltiverebbe sementi Ogm. E’
quanto emerge dal sondaggio sulla percezione degli Ogm presso i maiscoltori delle due regioni
condotto da Demoskopea per Futuragra, l’associazione di agricoltori favorevoli alle biotecnologie
che si batte per la libertà d’impresa in agricoltura. Il 53% degli intervistati di Veneto e Friuli, che
rappresentano il 60% degli ettari a mais delle due regioni, si sono detti pronti a coltivare OGM nella
propria azienda se nel prossimo futuro la legge lo consentisse. Il 28% ha dichiarato di non essere
abbastanza informato e solo il 20% degli intervistati (pari al 15% degli ettari) si è dichiarato
contrario. L’insieme degli intervistati (favorevoli, contrari e indecisi) percepisce il mais OGM come
una soluzione principalmente per aumentare le rese (54%), ridurre la presenza di micotossine (57%)
e l’uso dei pesticidi (57%), abbattere i costi dei trattamenti (59%).
Sabato 18 aprile, pag. 5
Roncade, hanno tagliato la recinzione con le cesoie, hanno messe fuori uso le telecamere e poi
infranto alcune vetrate delle serre. Poi la fuga
Assalto no-global alla tenuta di Ca’Tron
Blitz contro il centro di ricerca sugli Ogm della Fondazione Cassamarca
Blitz ieri pomeriggio di cinquanta giovani: «No agli Ogm» La rivendicazione: «Abbiamo
sanzionato una centrale di morte»
RONCADE. Sono arrivati vestiti completamente di nero, incappucciati e mascherati, hanno
spaccato telecamere e vetrate di una serra dove vengono coltivati ogm. In pieno giorno, 50 no
global ieri hanno messo a segno un raid contro la stazione di biosicurezza a Cà Tron di
Roncade. Imbrattati i muri con scritte «no ogm» e con schizzi di vernice nera. Il blitz è stato
rivendicato dai”centri sociali del nord est».
Al momento del raid nel laboratorio si trovavano 12 persone, che non hanno potuto fare altro che
chiamare le forze dell’ordine. I no global sono riusciti a fuggire prima dell’arrivo della polizia, ma
in gran parte sono già stati identificati.
Sale dunque la tensione in vista del G8 dell’agricoltura. I no global sono arrivati in via Nuova alle
15.30, e hanno parcheggiato le auto vicino al campo da calcio. Qui hanno indossato le tute nere, le
bandane, e le sciarpe. Scesi dalle auto sono corsi verso il laboratorio di Fondazione Cassamarca.
Tagliando con delle cesoie le reti, hanno fatto irruzione nel giardino del laboratorio. Hanno quindi
dapprima spaccato le telecamere di sicurezza, poi con barattoli di vernice nera hanno imbrattato le
vetrate della serra, e hanno scritto sui muri «no ogm». Infine con delle pietre hanno spaccato due
vetrate e strappato i cavi del quadro elettrico. Poi sono scappati verso le auto.
Nel frattempo alcune pattuglie della polizia stavano già arrivando sul posto, probabilmente avvisate
da agenti della digos in borghese che perlustravano la zona. Non sono riusciti a fermarli, ma il
questore Carmine Damiano ha fatto sapere che molti di loro sono già stati identificati. «Con questa
azione vogliamo smascherare l4ipocrisia di coloro che ritengono gli OGM siano una
sperimentazione positiva per i problemi ambientali, economici e sociali. E4 il nostro benvenuto alle
delegazioni», è il testo della rivendicazione dei no global.
Ingenti i danni al laboratorio. «Dobbiamo ancora quantificarli di preciso - ha spiegato Mark Tepfer,
responsabile della stazione - Non sappiamo se le piante all’interno della serra hanno subito danni, e
quali strutture siano invece rimaste in funzione. Ma hanno sbagliato obiettivo, le piante
transgeniche della serra non escono da li, servono solo per delle ricerche». A provare a fermarli è
stato il guardiano del centro, Sergio Feltrin,”quando ho visto uno di loro andare nel retro, sono
andato anch’io perché temevo volesse spaccare le auto. Mi ha urlato di andarmene, e ha lanciato un
sasso contro di me, senza riuscire a colpirmi. Saranno stati in 50, anche se la maggior parte è
rimasta aldilà dalle reti». A vederli nel momento dell’arrivo e della fuga, Ugo Bianco, gestore del
bar del stadio, «Saranno state una ventina di auto. Hanno parcheggiato, poi si sono vestiti e
correndo sono andati verso la tenuta. Dopo venti minuti sono tornati e sono fuggiti con le auto verso
il centro di Cà Tron».
Polemico sulle misure di sicurezza il sindaco di Roncade Simonetta Rubinato, «lascia a desiderare
il piano per garantire la sicurezza in occasione del G8 dell’agricoltura, visto che non si è previsto di
presidiare un obiettivo sensibile come Cà Tron, già danneggiato dai no global nel 2003».
Sabato 18 aprile, pag. 5
Sui muri scritte contro il vertice di Castelbrando e contro il sindaco
Blitz anche a Conegliano
Incendio nello stabilimento dell’ex «Zanussi»
L’ipotesi della polizia: bivacco di oppositori in attesa del summit
CONEGLIANO. Incendio doloso ieri mattina nell’ex stabilimento Zanussi a Conegliano. Un atto
vandalico considerato collegato alle proteste anti G8. All’interno dei capannoni dismessi sono
andati a fuoco dei materiali di scarto, sono crollati un pezzo della copertura ed una parete. Nelle
vicinanze, cartelloni con frasi a spray anti G8 e insulti contro il sindaco di Conegliano Alberto
Maniero.
All’interno del capannone, oltre ai cumuli di macerie ed i resti dell’incendio, c’erano dei
pannelli in polistirolo con scritte tracciate con lo spray: «Mafia siamo noi k quardano loro, sono
loro k quardano noi...?». Segno che qualcuno nelle ore precedenti aveva bivaccato in quel
luogo, forse non global in attesa di partecipare alle manifestazioni contro il G8 agricolo di
Cison (oggi è prevista un presidio organizzato da frange anarchiche a Vittorio Veneto).
Vicino ai detriti a cui è stato dato fuoco una scritta ingiuriosa anche contro il sindaco di
Conegliano Alberto Maniero. Così come scritte con simboli anarchici ci sono nel cancello
d’ingresso al cantiere lungo via Battisti. E’ stato un dipendente del Comune ad accorgersi
dell’incendio (gli uffici dell’anagrafe si trovano vicino all’area in cui sono scoppiate le fiamme)
e subito è stato chiesto l’intervento del 115. Sul luogo due squadre dei vigili del fuoco di
Conegliano sono intervenute domando l’incendio, utilizzando anche l’acqua degli idranti posti
nell’altro lato della strada nel borgo delle due Torri verdi di Setteborghi. I pompieri hanno
dovuto lavorare fino alle 13, sul posto anche la polizia municipale per regolare la viabilità,
mentre gli agenti del commissariato di polizia hanno effettuato degli accertamenti. E’ caccia ai
responsabili. Potrebbe trattarsi di frange estremiste che hanno sostato la notte in quella zona,
una protesta contro il nuovo quartiere di Conegliano e un atto intimidatorio, o abusivi che
hanno fatto di quei capannoni dismessi il tetto sotto quale dormire. Dovranno essere gli
investigatori a fare chiarezza su quanto avvenuto ieri mattina in via Battisti. L’area è quella
dell’impresa che sta realizzando i lavori per la bonifica e la ristrutturazione dell’ex stabilimento
Zanussi. In teoria una zona off-limits, ma qualcuno è riuscito a penetrarvi. Nessun danno perché
si trattava di materiale di scarto, ma se le fiamme si fossero propagate avrebbero potuto
intaccare le proprietà del Comune di Conegliano. Sul posto sono intervenuti anche il sindaco di
Conegliano Alberto Maniero e l’assessore Fabio Chies: «Un nostro dipendente ha allertato i
vigili del fuoco che con la consueta destrezza ed efficienza hanno domato l’incendio - ha
affermato il sindaco Maniero - hanno preso fuoco dei materiali di risulta di cantiere sulla
proprietà limitrofa a quella comunale. Per questo ho richiamato i proprietari ad una maggiore
attenzione, onde evitare disagi ulteriori ed il ripetersi di analoghi incidenti».
Diego Bortolotto
Sabato 18 aprile, pag. 5
Zaia ironizza su Gentilini: è un no-global
CISON. «Gentilini? Se ha parlato così vuol dire che nella Lega c’è ancora qualche No Global».
Così Luca Zaia, davanti ai giornalisti italiani e stranieri convocati ieri a Castelbrando per il G8. Zaia
non ha problemi a rispondere, anzi, ringrazia per la domanda. «Genty - afferma - ha le mie stesse
perplessità. Ha ragione quando afferma che questo non è il G8 di Genova. Abbiamo fatto di tutto
perché non lo sia».
Nessuna blindatura, a Cison, per la vigilia. Ed il clima è quello della festa. Zaia dà conto anche
delle spese affrontate. «Nei giorni scorsi avevo parlato, in tv, di 200 mila euro. Mi ero sbagliato.
Sono di meno 170 mila, soltanto. Gran parte per l’accoglienza». Spesa di carabinieri, poliziotti,
forestale a parte, naturalmente. «Ci vorrebbe un G8 all’anno per rilanciare il nostro territorio»
commenta Cristina Pin, sindaco di Cison
Davanti ai giornalisti compare anche il presidente della Provincia, Muraro. E’ raggiante. Anzi, è lui
all’ingresso che riceve gli ospiti. Poco distante la bottiglia di prosecco da guiness dei primati,
installata in una scultura di Balliana, anche lui presente. Muraro, per la verità, raccomanda ai
giornalisti di non mancare agli itinerari di visita ai luoghi più caratteristici della Marca. I colleghi si
preoccupano di conoscere in anticipo dove si pranza o si cena al meglio. Zaia addita l’esempio dei
ministri: «Saranno cene di gala, nominalmente, ma in realtà solo di lavoro. Ho detto ai ristoranti che
non trattengano gli ospiti - i ministri s’intende - più di un’ora».
Zaia è ospite di Massimo Colomban, il «padrone» del castello. «Non è vero che gli ho passato il
mio alloggio, ma una residenza senz’altro di riguardo». Solo da ieri sera il castello è inaccessibile.
A vigilare nel bosco ci sono i forestali, anche a cavallo. «Nessuna preoccupazione che scenda
l’orso dal Bellunese» tranquillizza Alberto Piccin, una vita dedicata al Corpo forestale dello Stato.
Francesco Dal Mas
Sabato 18 aprile, pag. 29
Zero Branco. La commissione d’impatto ambientale smonta le tesi degli abitanti, allarmati per la
viabilità e l’inquinamento dei rifiuti speciali
Mestrinaro, trecento «no» ai cittadini
La Regione stronca residenti, Comune, consorzio del radicchio e Coldiretti
ZERO BRANCO. Più di trecento osservazioni presentate alla commissione di Valutazione di
impatto ambientale in Regione per bloccare l’ampliamento della ditta Mestrinaro
controdedotte dai commissari. In campo sono scesi non solo i residenti della zona della
Bertoneria, ma anche il Comune di Zero, il consorzio di tutela del radicchio e la Coldiretti di
Treviso. Tutti in allarme per le ricadute sulla viabilità locale e sul possibile inquinamento
legato all’apertura dell’impianto per rifiuti speciali.
Dalle osservazioni presentate sono scaturite una serie di prescrizioni imposte dalla Regione alla
ditta come condizione per l’avvio dei lavori. Oltre 300 i documenti arrivati a Venezia contro
l’ampliamento della ditta di Sant’Alberto, che dopo il pronunciamento positivo della giunta
regionale potrà estendersi così da riuscire a trattare altre tipologie di inerti e rifiuti speciali.
Tantissimi i cittadini che hanno voluto far sentire la loro voce già a partire dal 2005, anno in cui la
ditta ha presentato la prima richiesta di ampliamento. A fianco della gente si sono mobilitate anche
la Coldiretti e il consorzio di tutela del radicchio. Proprio la zona di Sant’Alberto è la «culla» del
fiore d’inverno e uno tra i siti di maggiore coltivazione.
Nella lunga relazione redatta dalla commissione Via, sulla quale si è basata la decisione della
giunta regionale del 7 aprile scorso, tutte le osservazioni presentate (molte tuttavia oltre il termine
previsto dalla legge) sono state controdedotte, ossia sono state analizzate dai commissari che hanno
dovuto anche indicare eventuali prescrizioni a riguardo. La preoccupazione maggiore dei residenti
della Bertoneria riguarda il traffico legato all’ampliamento della ditta. Via Bertoneria, via Onaro,
via Albera, via Moro e via Scandolara sono strette, con curve secche, percorse da ciclisti e pedoni.
Impossibile, secondo i firmatari delle osservazioni, che queste stradine di campagna possano
sopportare il viavai dei camion. La situazione nella zona, peraltro, è già critica. Secondo la Regione,
agli attuali 110 camion in entrata e 110 in uscita al giorno, con l’ampliamento se ne aggiungeranno
almeno altri 25 da e per la fabbrica, ossia 14 ogni ora.
Preoccupazione da parte dei cittadini anche per le ricadute sull’inquinamento della zona della
Bertoneria. Il sito rientra infatti nella zona delle risorgive e, secondo i firmatari, potrebbero esserci
infiltrazioni di sostanze nocive nel sottosuolo. E ancora il passaggio dei mezzi pesanti potrebbe
sollevare polveri inquinanti che, una volta depositate, potrebbero essere potenzialmente dannose per
le coltivazioni e per i cittadini con problemi respiratori. Tra le osservazioni anche una richiesta di
controllo da parte dell’autorità regionale perché l’ampliamento della Mestrinaro non provochi un
deciso incremento del rumore nell’area residenziale e perché il viavai dei camion non causi
vibrazioni e lesioni sugli edifici vicino alla strada.
Alle osservazioni dei cittadini, la Regione ha risposto con una serie di prescrizioni. Mestrinaro
dovrà realizzare una barriera a bosco per ridurre polveri e rumori, e sarà chiamata a predisporre un
sistema di monitoraggio della falda e delle polveri (in collaborazione con l’Arpav). I camion
dovranno viaggiare con i cassoni coperti e le lavorazioni avverranno all’interno dei tre nuovi
capannoni che verranno costruiti. La viabilità della zona dovrà essere adeguata in accordo con il
Comune. In caso di chiusura definitiva dell’impianto, sarà necessario smaltire i rifiuti ancora
stoccati e la struttura andrà bonificata.
Tre nuovi capannoni in un’area di 6 ettari
Un deposito temporaneo, due impianti per inerti e metalli
ZERO BRANCO. Tre nuovi capannoni in un’area di 6 ettari a ridosso della sede della Mestrinaro
per, come riporta la relazione della Via che ha recepito le indicazioni della ditta, «integrare l’attuale
impianto di lavorazioni inerti con nuovi processi di trattamento che prevedono il recupero di altre
tipologie di rifiuti speciali per ampliare il quantitativo di prodotti utilizzabili per costruzioni stradali
ed edilizia». All’interno della ditta verrà creato un deposito temporaneo di rifiuti che dovranno
essere smaltiti o recuperati. Ci sarà poi un impianto per il recupero di rifiuti inerti tramite operazioni
di frantumazione, un’attività di recupero dei metalli attraverso operazioni di selezione e cernita, un
impianto di lavaggio di materiali contaminati (tecnicamente «soil washing») per recuperare la parte
grossolana, con annesso impianto di trattamento e di ricircolo delle acque di lavaggio, e un impianto
per la stabilizzazione con calce e cemento della parte fine recuperata. Il progetto prevede la
riorganizzazione degli spazi della ditta, con un nuovo accesso da via Bertoneria, di tre nuovi
capannoni, di un parcheggio. Prevista anche la risagomatura degli argini perimetrali e la
realizzazione di opere accessorie, quali la pesa per i camion e l’area per il lavaggio. (ru.b.)
Sabato 18 aprile, pag. 27
Silea. I sindaci dell’hinterland e del moglianese in consorzio contro il progetto di Unindustria. «E’
necessario un piano regionale dei rifiuti»
Dieci Comuni contro l’inceneritore
Tavolo unico per difendere il territorio e cercare risorse. Treviso assente
SILEA. Un tavolo unico per fermare gli inceneritori di Unindustria. E’ l’iniziativa che ha
preso il via ieri su iniziativa del sindaco di Silea, Silvano piazza. L’obiettivo è presentare
un’unica corposa difesa in sede di commissione Via regionale, e anche di mettere in campo
risorse economiche comuni. Unici assenti al tavolo, i comuni di Mogliano (commissariato) e
Treviso.
Un tentativo di concertazione tra comuni era già stato tentato da San Biagio ormai tre anni e mezzo fa.
L’iniziativa però era caduta nel vuoto. Questa volta il tavolo dei sindaci anti-inceneritore è diventato cosa
certa. Vi parteciperanno San Biagio, Carbonera, Roncade, Casale, Casier, Quarto d’Altino, Preganziol e
Marcon, oltre a Silea comune capofila e in attesa di Mogliano. Il tavolo servirà a creare un’unica difesa
comune,
a
organizzare
nuove
iniziative
di
sensibilizzazione.
Ciò si tradurrà nel concreto in una relazione che verrà redatta dai tecnici già incaricati dal Comune di
Silea, che servirà a controbattere lo studio presentato da Unindustria alla Via regionale. Con il contributo
dei comuni vicini sarà più facile reperire le risorse necessarie a pagare il lavoro dei tecnici (tra cui c’è
Stefano Montanari, collaboratore di Beppe Grillo), ma anche ad allargare la task force anti inceneritore.
E’ probabile che verrà effettuato anche uno studio complessivo sulle ricadute del traffico derivante dal
trasporto dei rifiuti. «Sono soddisfatto - commenta Piazza - perché gli assessori e i sindaci mi hanno
dimostrato
grande
disponibilità
per
osteggiare
la
realizzazione
dell’inceneritore».
Unici assenti Mogliano e Treviso. Se nel primo caso è dettata dalla presenza governativa del
commissario prefettizio, nella mancanza al vertice di qualsiasi rappresentante di Treviso si possono
leggere altre interpretazioni, anche se Piazza si dichiara fiducioso: «Sono sicuro che poi si uniranno a
noi, perchè anche a Fiera e Sant’antonino avranno ricadute derivanti dall’installazione dei due
inceneritori. Con Mogliano vedremo di coinvolgere i candidati a sindaco, cosicchè dal 7 giugno chiunque
si insedierà sarà pronto a darci man forte». La reazione è corale: «I dati tecnici - hanno commentato gli
assessori presenti - parlano da soli. L’impianto emetterà 13 milioni di metri cubi di fumi al giorno.
L’inceneritore occuperà un’area equivalente a 5 campi da calcio, avrà un camino di 110 metri, e produrrà
250 tonnellate di scorie ogni anno. Nel territorio passeranno quotidianamente 70 camion, immaginiamo
che impatto potranno avere nella qualità della vita e nella salute dei cittadini. Serve un progetto di
strategia comune per coordinare l’azione contro questo impianto. Abbiamo deciso di insistere con la
Regione affinché venga fatto un piano dei rifiuti». (Federico Cipolla)
Sabato 18 aprile, pag. 37
Torchiato e cioccolato, apre la trentacinquesima
mostra
Gli stand del pregiato vino di Fregona quest’anno frequentati anche dai più golosi
FREGONA. Per la prima volta l’abbinamento sarà torchiato e cioccolato: un connubio che farà
piacere ai palati più raffinati. Decolla oggi alle 19 la 35esima mostra del torchiato di Fregona con
l’apertura degli stand al campo sportivo di via Concia. Il cioccolato, accanto al celebre vino
fregonese, è previsto per venerdì 24 alle 20.30, con una degustazione guidata da parte del maestro
cioccolatiere Giuseppe Faggiotto. L’iniziativa, che termina il 3 maggio, è organizzata dal Consorzio
Torchiato di Fregona, Pro Loco e comitato asilo di Fregona, che cura lo stand enogastronomico.
Oggi alle 21 il programma prevede musica dal vivo con i Trifase, domenica dalle 10 alle 24 una
serie di appuntamenti, con alle 15 lettura di fiabe per bambini alla sede della Pro Loco, quindi alle
16 concerto di musica rinascimentale in piazza 2 Giugno e alle 21 serata danzante con l’orchestra
Gli Amici. Lunedì, martedì, mercoledì e giovedì prossimi dalle 18 alle 22 degustazioni guidate di
torchiato accompagnate da dolci tipici. Sabato 25 aprile alle 9 parte invece dal campo sportivo la 6
marcia del torchiato, con percorsi di 6 e 12 chilometri tra le vigne e i borghi. Il programma del 1
maggio vede, tra l’altro, un recital di chitarra classica alle 16 in piazza del Municipio, quindi alle 21
una serata pop rock con la Citter’s Band. Il 2 maggio verso le 21 si terrà l’estrazione dei premi della
lotteria. Da oggi e fino alla fine della manifestazione è anche possibile visitare una mostra
fotografica sulle erbe spontanee, con orario festivo 10-24 e feriale 18-22. (s.r.)
Sabato 18 aprile, pag. 42 speciale Vinitaly
Il Vinitaly dei grandi successi
Numeri record per la rassegna più importante nel
mondo del vino
Un Vinitaly con risultati da record, contrassegnato dalla passione e dall’amore per il vino, che
quest’anno a Verona si è presentato con lo slogan «il mondo che amiamo»: il vino prima di tutto,
ma anche la qualità, il territorio, l’ambiente e la sua tutela, gli uomini e le loro sfide, i borghi e la
loro storia... Vinitaly è tutto questo: il luogo dove ogni anno chi ama questo mondo si incontra.
Dal 43º Vinitaly sono arrivati importanti segnali positivi per il settore. Il primo dato è quello
dell’aumento del 50% rispetto al 2008 delle adesioni degli operatori esteri specializzati e del 20%
quelle degli italiani. Il secondo, è del Centro Studi Veronafiere-Vinitaly che ha presentato giovedì 2
aprile lo scenario ‘La Crescita Continua’, frutto di più ricerche che hanno coinvolto alcune migliaia
di testimonial, i quali rappresentano il più completo osservatorio realizzato sul settore vino. Si tratta
del ‘Vino, il mercato che verrà’ (Università Federico II - Edizioni L’Informatore Agrario), con la
prima’autoanalisi’ realizzata coinvolgendo direttamente i produttori; ‘Il mercato del vino nella
GDO’ (IRI Infoscan), con il monitoraggio delle vendite nella grande distribuzione; ‘Il vino nei
locali italiani di qualità’ che presenta il trend dei consumi di vino nei locali top della ristorazione
italiana e, per la prima volta, nei winebar/enoteche trend setter in Italia (Unicab-Axiter); ‘Gli italiani
e il vino’ (Bocconi Trovato & Partners), che identifica le varie categorie di consumatori. Ciò
permette a Vinitaly di proporre ad aziende e operatori della filiera spunti di riflessione e indicazioni
utili per l’impostazione delle strategie commerciali e di marketing. Dalle prime anticipazione, ad
esempio, in una prospettiva di breve-medio termine emerge che Cina, Messico, Brasile, Germania e
Regno Uniti sono i Paesi più promettenti per i vini basic, con Germania e Brasile interessanti anche
nella fascia ‘popular premium’ assieme a Norvegia, Canada e Paesi Bassi. Questo può aiutare le
aziende export-oriented a riflettere sul fatto che molti mercati sono interessanti, ma che non tutti
sono uguali. Inoltre, Vinitaly può affermare anche che, al di là del momento contingente, la Russia è
fra le realtà più interessanti nella fascia ‘premium’ dopo Hong Kong, India, Singapore e Stati Uniti.
In quest’ultimo Paese, alta è l’attenzione anche per i ‘super premium’, come pure in Russia, ad
Hong Kong, in Cina e Svizzera. «Sul mercato interno le ricerche evidenziano come gli italiani siano
più sensibili alla qualità più che alla quantità - sottolinea il direttore generale di Veronafiere,
Giovanni Mantovani - Nel 2008 è aumentata la propensione all’acquisto di vini D.O.C. anche nella
distribuzione organizzata, con una crescita sensibile della fascia di vini con prezzo superiore ai 5
euro. A differenza di quanto immaginato, poi, quello italiano non è un mercato maturo. Vari gli
indicatori raccolti dagli studi di Vinitaly a conferma di questa tesi: per gli italiani il vino non è fuori
moda e chi beve non lo fa perché è trendy, ma, soprattutto, a fronte di un consumo pro capite in calo
ci sono 7 italiani su 10 che dichiarano di non essere ferrati in materia, mentre 1 su 4 chiede corsi
gratuiti di avvicinamento alla conoscenza del vino, 1 su 2 ritiene indispensabile un’educazione
corretta al consumo e più di 2 su 3 chiedono campagne a favore del consumo di qualità». Il
consumo di vino nei ristoranti e nei winebar ha registrato una contrazione nel 2008 più per effetto
delle misure contro l’abuso di alcol che per la crisi economica. Ciò deve far riflettere,
nell’impostazione delle strategie aziendali, come il rispetto delle regole stia facendo emergere
nuove abitudini.
Sabato 18 aprile, pag. 42 speciale Vinitaly
Gran Medaglia d’oro alla Barazza
Camp del Merlo
Gran Medaglia d’Oro all’azienda vitivinicola Barazza Giovanni di Cappella Maggiore: il massimo
riconoscimento nella categoria vini e spumanti al concorso enologico internazionale tenutosi
all’interno del Vinitaly 2009. Lo spumante vincitore è stato ottenuto con il metodo charmat
(fermentazione in autoclave) con il vino prosecco spumante extra dry millesimato «Camp del
Merlo». Ne parliamo riportando il comunciato diffuso da Trevisopress. L’azienda Barazza Giovanni
ha inoltre conseguito, con altre due varietà di prosecco, la gran menzione nella medesima categoria.
«Questa vittoria è il frutto della costante ricerca dell’eccellenza nei miei vini attraverso metodi di
vinificazione innovativi e la massima attenzione e cura alla qualità delle uve utilizzate - afferma
Giovanni Barazza - Ma sono molto importanti anche le caratteristiche di un territorio, quello delle
colline di Cappella Maggiore e dintorni, che è particolarmente vocato alla coltura del prosecco». I
riconoscimenti ottenuti al Vinitaly 2009 seguono altre due importanti affermazioni conseguite
dall’azienda di Cappella Maggiore nella categoria vini spumanti rispettivamente nel 2006 (gran
medaglia d’oro) e nel 2007 (medaglia di bronzo). Al concorso enologico 2009 sono state attribuite,
nelle varie categorie di vini, 25 gran medaglie d’oro, di cui 15 ad aziende italiane e 10 ad aziende di
altri paesi del mondo. L’azienda si trova a Cappella Maggiore: è gestita direttamente dal titolare
Giovanni Barazza, giovane imprenditore agricolo, che in pochi anni ha saputo creare un prodotto di
primo livello. Oltre al prosecco per il quale è stata premiata, l’azienda produce altri vini bianchi
(pinot grigio, chardonnay, manzoni, verdiso, rosé) e rossi (cabernet franc e souvignon, merlot)
nonché il torchiato d.o.c. di Fregona.
Cantina Bernardi Medaglia d’Oro
Arnere vincente
Medaglia d’Oro al Prosecco Doc Spumante «Arnere» 2008 della Cantina Bernardi di Refrontolo. Al
Vinitaly, la Cantina Bernardi ha conseguito anche le Gran menzioni per il Prosecco Doc spumante
Millesimato 2008, per l’Extra Dry 2008, per il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Doc
spumante extra dry Millesimato 2008 e per il Prosecco di COnegliano Valdobbiadene spumante
extra dry 2008. Percorrendo la «Strada del Prosecco» che si snoda attraverso le colline tra
Conegliano e Valdobbiadene, si arriva a Refrontolo, incantevole paese noto per la salubrità del
clima e la dolcezza dei suoi colli che offrono da ogni lato pittoreschi panorami. In quest’angolo di
terra, nel cuore della zona del Prosecco doc, sorge la Cantina Bernardi dei fratelli Adriano e
Pierluigi, nata nel 1960 dalla caparbietà del padre Mansueto. Oggi, grazie alla conduzione familiare,
nell’azienda si svolgono con cura e passione tutte le fasi della produzione: dalla selezione e raccolta
delle uve, alla vinificazione, alla spumantizzazione, all’invecchiamento in piccole botti, alla fase
finale dell’imbottigliamento. l vini prodotti sono quelli tipici della zona, come il Prosecco doc nelle
versioni spumante, frizzante e leggermente vivace, il Manzoni Bianco, il Verdiso, il Marzemino, il
Cabernet, il Colli di Conegliano rosso doc Riva del Roro e Proserpina, il Molìn Passito e infine il
Refrontolo Passito doc decantato da Mozart nel suo ‘don Giovanni’. Ed eco la scheda della
Medaglia d’Oro: Il Prosecco Doc Conegliano - Valdobbiadene spumante «Arnere» Prosecco doc è
ottenuto da una particolare selezione di uve coltivate in una riva detta delle ‘arnere’ che per la felice
esposizione al sole e per la composizione del terreno dà un vino di grande qualità dal profumo
fruttato e dal sapore fresco e morbido.
Sabato 18 aprile, pag. 43 speciale Vinitaly
Il tris Viticoltori Ponte
Tre prestigiosi riconoscimenti alla storica azienda
In occasione del Vinitaly, la manifestazione di riferimento dell’universo enologico nazionale e
internazionale, Viticoltori Ponte raccoglie tre prestigiosi riconoscimenti che confermano la qualità
dei suoi vini e l’alta professionalità. Si tratta del Diploma di Gran Menzione assegnato dal Concorso
Enologico Internazionale del Vinitaly 2009 nella categoria ‘Altri vini spumanti, Gruppo 1 - Vini
Spumanti prodotti con fermentazione in autoclave (met. Charmat)’ al Prosecco Pinot Nero
Spumante Extra Dry Aurora Rosè e al Prosecco Spumante Extra Dry e nella categoria ‘Vini
Frizzanti designati con indicazione geografica, Gruppo 1 - Vini frizzanti bianchi e rosati secchi con
residuo zuccherino fino a 15 g/l’ al Prosecco Frizzante Marca Trevigiana IGT. L’Aurora Rosè è
ottenuto, con il metodo Charmat, da un sapiente uvaggio di uve Prosecco (80%) e Pinot Nero
(20%). Inconfondibile per il colore lievemente rosato con riflessi violacei, eppure si riconosce
anche per un profumo fresco con un delicato sentore di piccoli frutti rossi, perfettamente bilanciato
con il sapore equilibrato e armonico. Ideale per gli aperitivi, Aurora Rosè è perfetto con gli
antipasti, in particolare con salumi nobili come il culatello, nei primi piatti di pasta e riso e nei
secondi di pesce in umido. Anche il Prosecco Spumante Extra Dry si contraddistingue per
l’eccellenza. Questo vino spumante si caratterizza per il colore giallo tenue, il profumo
delicatamente fruttato e floreale, il sapore fresco, vivace e vellutato. prodotto infine da vigneti
situati nella splendida provincia di Treviso il Prosecco Frizzante Marca Trevigiana IGT, un vino dal
colore giallo citrino con qualche riflesso verdognolo. Dal profumo fruttato, fresco e floreale con
sentori di erba verde, ha un sapore morbido e piacevole. I tre prodotti sono stati valorizzati, insieme
agli altri vini, nello stand di Viticoltori Ponte al Vinitaly. Uno spazio inedito, studiato per garantire il
massimo del comfort e dell’ospitalità e distribuito su due piani. Quello inferiore è stato dedicato
all’accoglienza e alle degustazioni, per accompagnare gli ospiti alla scoperta dell’alta qualità dei
prodotti Viticoltori Ponte, mentre il piano superiore, uno spazio più intimo, si è rivelato prezioso per
coltivare nuove relazioni commerciali. E l’affluenza durante i giorni della manifestazione è stata
sempre massiccia. Quelli ottenuti al Vinitaly non sono che gli ultimi premi entrati nel ricco
‘palmares’ di Viticoltori Ponte, che vede questi riconoscimenti solo come punto di partenza in
direzione di un continuo upgrade della qualità dei propri vini, accanto all’immancabile esperienza e
all’amore per la tradizione. Fondata nel 1948 da 14 viticoltori, si è costantemente allargata fino a
contare attualmente circa 1500 soci produttori e 1900 ettari di vigneti che si estendono da nord di
Venezia fino alle colline di Treviso. La cooperativa possiede quattro punti di raccolta e
vinificazione: la Cantina di Villorba (Treviso), la Cantina di Eraclea (Venezia) e la Cantina di
Caposile (Venezia), nonché la sede storica di Ponte di Piave (Treviso), dove si trova anche
l’impianto d’imbottigliamento. Lo staff aziendale conta esperti enologi ed enotecnici che seguono
con attenzione e cura tutte le fasi della filiera produttiva, con un unico imperativo categorico:
garantire qualità e genuinità al consumatore. Per ottimizzare la gestione dei prodotti, a fine
vendemmia i vini vengono trasferiti nella Cantina principale di Ponte di Piave, dove avvengono le
diverse lavorazioni, dalla stabilizzazione fino all’invecchiamento, dall’elaborazione dei vini
spumanti alla messa in bottiglia. Ampia e pregiata la gamma di vini, tutti realizzati con l’ausilio
delle moderne tecnologie e la ricerca costante della qualità: dai tradizionali delle denominazioni
DOC Piave, Veneto IGT, Venezie e Marca Trevigiana fino al tipico Prosecco, per arrivare ai più
internazionali Pinot Grigio, Chardonnay, Cabernet e Merlot. Nella produzione non manca
l’attenzione per gli autoctoni Verduzzo e Raboso. L’esperienza e la serietà che caratterizzano
l’Azienda costituiscono una certezza per consumatori e distributori. Così come rappresentano una
garanzia le certificazioni ottenute, con in primis la Uni-Iso 9001:2000 fino alle più recenti sul
biologico con l’ente di controllo e certificazione ‘Suolo e salute’.
Sabato 18 aprile, pag. 43 speciale Vinitaly
Nel cuore degli italiani
Il vino rimane al vertice dei consumi di qualità
Il vino, soprattutto se di buona qualità, rimane nel cuore degli italiani. Lo ha raccontato anche
l’ultimo Vinitaly. Continua, infatti, l’idillio tra italiani e il nettare di Bacco: oltre sette su dieci
(76,3%), infatti, dicono di apprezzare il vino, che per il 42,7% è e rimane un’abitudine quotidiana.
Al fianco degli abitudinari, soprattutto tra gli under 30, prevalgono quelli che a un buon bicchiere di
vino, non ci rinuncia almeno 2 o 3 volte alla settimana (17,3%). Non mancano naturalmente i veri
intenditori, presenti in ogni fascia di età, ma per il 61,8% la conoscenza si limita a 5 etichette. Per
tutti la scelta di cosa bere si basa sul gusto personale (68,8%). Ad essere conosciuti sono i vini del
proprio territorio (36,3%), non a caso il primo ‘luogo di acquisto’ sono proprio le cantine vicine a
casa (40,2%), seguite naturalmente dalla grande distribuzione. In generale il prezzo influisce sulla
scelta del 24% degli intervistati e per il normale consumo domestico il 53,1% non vorrebbe
spendere più di 4 Euro a bottiglia. Ma cosa rappresenta il vino per gli Italiani? Per il 56,7% è
soprattutto un piacere e un modo perfetto per stare bene insieme agli altri (47,2%). Non solo, è
indissolubilmente legato alle occasioni speciali tanto che per il 76,9% non può mai mancare. quanto
emerge da uno studio promosso dal Centro Studi Veronafiere-Vinitaly e condotto dalla
BocconiTrovato&Partners su 1000 italiani (uomini e donne) dai 18 anni in su, intervistati sul loro
‘rapporto’ con il vino, sulla loro conoscenza, sulle motivazioni e sulle abitudini di acquisto e di
consumo. Per tutti il vino è sinonimo di socialità e per la quasi totalità si associa al cibo. Il 76,3%
degli intervistati ama il vino e per quanto riguarda le abitudini di consumo emergono tre macro
atteggiamenti: gli abitudinari, per i quali il vino è un elemento imprescindibile dal quotidiano (il
42,7% dei consumatori di vino), quelli per i quali il vino si ricollega al divertimento, alla socialità e
alle uscite con gli amici, che lo bevono 2 o 3 volte alla settimana (17,3%), per arrivare a quelli che
lo bevono una volta alla settimana (14,3%) o due o tre volte al mese (8,7%). In questa tipologia di
consumo prevalgono sicuramente gli under 30. Ci sono poi i’bevitori da anniversario’, ovvero
coloro che limitano il consumo di vino ad occasioni particolari, feste comandate, ecc., gruppo in cui
rientrano coloro che lo bevono una volta al mese (4,2%), o addirittura tre o quattro volte all’anno
(12,8%). Chi è che sceglie la tipologia di vino? Il vino si sceglie in’prima persona’ (51,1%) e la
scelta del tipo è ancora ‘prettamente maschile’ (67,8% contro il 30,2% di donne) o la si delega agli
amici (10,7%, cosa che accade soprattutto gli under 30, con il 25%).
Sabato 18 aprile, pag. 43 speciale Vinitaly
Gran Menzione al rosato Sandre di Campodipietra
Tutti i profumi del Rosèr
La qualità in primo piano premia sempre, soprattutto se affiancata alla ricerca costante e al rispetto
della tradizione. Questo potrebbe essere il motto dell’azienda Sandre di Campodipietra che
all’ultimo Vinitaly ha ricevuto la bella soddisfazione di ricevere la Gran Menzione per un prodotto
d’eccellenza come il «Roser» Spumante Extra Dry. Un premio che si somma ai numerosi
riconsocimenti che fanno già bella mostra nella bacheca a Campodipietra. Il radicamento
dell’azienda del territorio locale si è affiancato, infatti, all’oltrepassamento dei confini di casa, «per
tenersi al passo dei tempi e nel contempo confrontarsi con altre realtà produttive del settore
vinicolo».
La storia e la passione
Sono passati più di otto decenni, quando, nell’ormai lontano 1926, Angelo Sandre, già viticoltore in
Oderzo si trasferì nelle verdi e fertili campagne di Campodipietra dove decise di acquistare alcuni
vigneti e diede così inizio alla lunga tradizione vinicola giunta fino ai giorni nostri attraverso il
figlio Luigi e i nipoti Lino, Angelo e il pronipote Marco. L’azienda da allora ha sempre saputo
rinnovarsi, senza mai perdere di vista il filo conduttore che unisce l’iniziativa del pioniere con
l’attuale struttura moderna, proiettata verso il futuro, nel rispetto della tradizione, con la «mission»
di produrre vini di alta qualità.
L’azienda è situata nel cuore di Campodipietra, un territorio ad alta vocazione vinicola a due passi
dal Piave, il fiume che nel corso dei secoli ha formato, con le sue esondazioni, un terreno ricco di
argilla e caranto, ideale con il clima, per produrre vini di grande personalità. I nostri vini raccontano
una storia di passione, tenacia e scrupolosa ricerca della qualità grazie ad un lavoro eseguito sempre
con cura ed entusiasmo sia in vigna sia in cantina, dove vengono custodite le tradizioni aziendali
tramandate da padre in figlio. Lo sviluppo della nuova Cantina è stato il frutto di un impegno
costante, fatto di scelte delicate e di investimenti importanti, per la crescita dell’azienda e il
miglioramento
della
qualità.
Tutte le attrezzature ed i metodi di lavorazione permettono di operare secondo i criteri più moderni
e nel rispetto delle normative vigenti nazionali e comunitarie.
Sandre al Vinitaly
Oltre all’eccellente Vino spumante Extra Dry rosato «Rosèr», al concorso del Vinitaly 2009
l’Azienda Sandre di Campodipietra ha presentato il decorato Merlot Doc 2007 (si tratta, infatti, del
vino che ha vinto il Mondiale ‘du Merlot’ a Lugano), il Traminer Acini Bianchi e l’ottimo barrique
Cuore di Vigna.
Sabato 18 aprile, pag. 44 speciale Vinitaly
Ecco tutti i numeri del Vinitaly
Il bilancio della manifestazione con il record dei
visitatori esteri
Un altro record di visitatori esteri a Vinitaly. Tanto che la 43ª edizione è stata definita dagli
espositori la più sorprendente e importante di sempre. A chiusura del più importante Salone
internazionale del vino, gli operatori esteri, infatti, sono stati 45.000 (record assoluto della
manifestazione) contro i 43.000 dello scorso anno. Confermata la provenienza da oltre 110 Paesi e
alla chiusura dei battenti il totale complessivo delle presenze ha superato i 150.000 visitatori; gli
espositori sono stati oltre 4.200 provenienti da una trentina di Paesi su una superficie di 91.000
metri quadrati netti. Riconfermato il numero dei giornalisti, che sono stati oltre 2.400 da una
cinquantina di Paesi. «Veronafiere e Vinitaly - ha dichiarato Luigi Castelletti, presidente di
Veronafiere - esprimono la loro più profonda solidarietà ai produttori abruzzesi presenti e a tutta la
Regione Abruzzo per il drammatico sisma che ha colpito la loro terra. A loro confermiamo la nostra
disponibilità a farci promotori di azioni concrete a sostegno delle popolazioni così duramente
colpite». Facendo un bilancio della manifestazione, Piero Antinori - presidente della Marchesi
Antinori e dell’Istituto vino italiano di qualità Grandi Marchi - ha affermato che ‘c’è stata un’ottima
affluenza e molto interesse da parte degli operatori. Si può sicuramente affermare che abbiamo
respirato un’atmosfera che si è rivelata migliore del previsto, con la sensazione che Vinitaly 2009
potrebbe rappresentare davvero un mutamento di rotta della situazione attuale’. ‘Vinitaly - secondo
Gianni Zonin - si sta sempre più affermando come punto di incontro mondiale per il vino e sono
molto soddisfatto di questa edizione del salone. Importante anche il ruolo che Vinitaly World Tour
svolge sia per l’internazionalizzazione della rassegna sia per far incontrare ai vitivinicoltori italiani
sempre nuove nicchie di mercato’. ‘Con la situazione attuale - afferma Antonio Virando, export
manager di Tasca d’Almerita - era naturale aspettarsi un Vinitaly sotto tono invece si è confermata
una fiera di business. Ho visto molti operatori esteri interessati a continuare ad investire per essere
così pronti a ripartire nel momento della ripresa economica. Per quanto ci riguarda è stato il miglior
Vinitaly di sempre’.
Ottimo il consuntivo per Michele Bernetti dell’Umani Ronchi, con ‘affluenza molto buona di
operatori esteri, in particolare da Sud America, Australia, Canada, Taiwan, Hong Kong, Seul e
Giappone’. La rassegna è stata positiva anche per Castello Banfi con Enrico Viglierchio che ha
evidenziato ‘l’ottima affluenza di operatori sia nazionali che esteri, questi ultimi in particolare
provenienti da Europa e Asia. In calo, come era abbastanza prevedibile, gli Usa, anche se i nostri
principali partner non sono mancati all’appuntamento’.
Contatti importanti, qualificati e seri in particolare con Paesi Scandinavi, Cina e addirittura Aruba
per Anna Abbona della Marchesi di Barolo. ‘Abbiamo registrato non solo entusiasmo, ma anche
nessuna richiesta di abbassare prezzi e praticare sconti: segno di un mercato sano’.
.
Sabato 18 aprile, pag. 44 speciale Vinitaly
La tradizione del vino di qualità
Gran Menzioni all’agricola Molon Luigino di San Donà di Piave
Il Veneto è una delle regioni maggiormente premiate all’ultimo Vinitaly che si è svolto a Verona. Un
risultato che sottolinea l’impegno dei viticoltori veneti, impegnati da anni nella produzione di
qualità. Tra le aziende premiate a Verona segnaliamo con soddisfazione l’Azienda Agricola Luigino
Molon, perchè si tratta di un’impresa a conduzione familiare improntata sulla qualità dei propri
prodotti creando il giusto connubio tra tradizione ed innovazione.
Fondata nel 1949 da Pietro Mario Molon, l’azienda è oggi gestita dal Cav. Luigino Molon, dalla
moglie Elide e dai figli Matteo e Chiara che seguono personalmente ogni fase della produzione.
Dalla coltivazione dell’uva, alla vinificazione e al rapporto con il cliente, nulla è lasciato al caso ma
curato con la passione e l’amore che può trasmettere solo chi è vissuto sempre lavorando la terra.
Oggi la cantina è dotata di avanzate e moderne tecnologie che permettono l’ottenimento di vini di
sempre più alta qualità.
Premiata a Verona
Proprio quest’anno, nella ricorrenza del 60º anno di attività, l’azienda è stata premiata al Concorso
Enologico Internazionale Vinitaly di Verona con due «Gran Menzioni».
Una con il vino Chardonnay I.g.t. Veneto, un vino che da anni rappresenta un grande successo e che
porta grandi consensi all’azienda.
L’altra Gran Menzione è stata ottenuta da uno spumante dolce rosato: il Manzoni Moscato 13.0.25.
Questo è un vino di nuova produzione per l’azienda Luigino Molon, creato proprio quest’anno per
celebrare la ricorrenza di questi 60 anni di attività.
Negli ultimi 10 anni, unendo esperienza, sapienza e tecnologia, l’azienda ha ricevuto molteplici
riconoscimenti sia a livello nazionale che locale; dal Concorso Nazionale di Pramaggiore dove da
molti anni le medaglie e i diplomi per la nostra azienda non mancano mai, e concorsi come la Douja
d’Or di Asti (Premio: Douja d’Or) e L’Enoconegliano (Premi: Dama d’oro e Sigillo di bronzo)
ricchi anch’essi di riconoscimenti per i nostri prodotti, a molti altri concorsi che si svolgono a
livello locale:
«Per un’azienda piccola come la nostra, a conduzione famigliare - scrivono i gestori - ricevere
questi riconoscimenti e di questo livello, è una soddisfazione grandissima, che ci ripaga di gran
lunga per tutto l’impegno e la dedizione che dedichiamo al nostro lavoro».
Il premio Vinitaly
I vini che ottengono il miglior punteggio, purché raggiunto il minimo di 80 centesimi, secondo il
metodo di valutazione ‘Union Internationale des Oenologues’, vengono premiati ex-aequo con il
diploma di Gran Menzione.
Tra i migliori vini di ogni categoria e gruppo che hanno conseguito la Gran Menzione, vengono
premiati con Gran Medaglia d’Oro, Medaglia d’Oro, Medaglia d’Argento e Medaglia di Bronzo
rispettivamente quelli che registrano i punteggi più alti.
Sabato 18 aprile, pag. 44 speciale Vinitaly
Il millesimato
Gran Menzione alla Pederiva
Gran Menzione all’ottimo Valdobbiadene Doc Prosecco Spumante Dry Millesimato 2007 della
Pederiva Walter e Mariangela a Guia di Valdobbiadene. L’azienda si trova nel cuore del Prosecco
Valdobbiadene, tra le colline ad una altezza di circa 200/300 metri di altitudine, circondata da
colline tutte ad uso di produzione ad uve selezionate, per produrre i miglior vini dai tranquilli ai
spumanti e frizzanti. E’ a conduzione prevalentemente familiare, maggior ragione si ha
un’attenzione che va dai vigneti di produzione propria, a l’acquisto di uve sul posto, infatti prima
della raccolta, viene controllata la maturazione, che e’ la partenza principale,oltre la tipologia d’uva
e il vingneto dove si trova, per la selezione dei vini, da destinarsi alle varie tipologie che il Prosecco
Valdobbiadene si appresta. Tra i vini di produzione della Pederiva Walter e Mariangela segnaliamo i
seguenti:
Prosecco Doc di Valdobbiadene Spumante superiore di Cartizze. L’uva viene prodotta in una
piccola area di vigneto, chiamato Cartizze, metodo Charmat, riposa per la sua fermentazione in
autoclave circa dai 2/3 mesi, gusto fruttato con profumi in- tensi, si accompagna con dessert, ma
essendo un vino pregiato, va degustato da solo sia fine pasto che come brindisi di occasioni speciali.
Prosecco Doc di Valdobbiadene spumante Brut. Prodotto di primo fiore nella selezione della
pigiatura, metodo Charmat, fermentazione in autoclave Circa 50/60 giorni, e’ un spumante ideale
sia per la preparazione di Cocktail, ma soprattutto e’ un accompagnatore ideale per piatti di pesce,
(fortemente impiegato dai nostri clienti di Venezia) cacciagione e formaggi stagionati, servito ad
una temperatura circa 7/9 gradi.
Prosecco Doc di Valdobbiadene spumante extra dry. Come per lo spumante Brut, sia la base che la
fermentazione e’ la stessa, ma il grado zuccherino e’ superiore, idale con il dolce, carni bianche e
formaggi freschi. Servire a 8/10 gradi.
Sabato 18 aprile, pag. 44 speciale Vinitaly
Premi a Guia di Valdobbiadene
Classe Marsuret
Gran Menzioni al Vinitaly per l’Azienda Agricola «Marsuret», vignaioli in Valdobbiadene, per il
Prosecco di Valdobbiadene Doc Superiore di Cartizze Spumante Dry 2008 e per il Prosecco di
Valdobbiadene Doc Spumante Dry «Cuvee Agostino» 2007. E da ricordare che il Prosecco Doc
Extradry Marsuret vinse la Gran Medaglia d’Oro al Vinitaly 2007. Vini che derivano
esclusivamente da vigneti di proprietà. La storia di Marsuret è quella di una famiglia da sempre
radicata nella produzione vitivinicola a Valdobbiadene, nella quale ogni progetto ed azione derivano
da un’ampio rispetto per la natura e la tradizione. Nata tra le due guerre, quando nonno Agostino
Marsura acquista un vigneto sito in località Val de Cune a Guia di Valdobbiadene e comincia a
produrre il primo vino frizzante a fermentazione naturale in bottiglia, l’azienda è andata sempre
crescendo passando le redini a Giovanni che proseguendo la strada della produzione di qualità si
dedica, e lo fa tutt’ora, alla cura dei vigneti con raccolta manuale e nella selezione delle uve
utilizzate per la preparazione dei vini. Nel 1980 entrano i figli di Giovanni, Valter ed Ermes:
l’evoluzione continua con la nuova generazione attraverso l’adozione di nuove tecniche di
produzione e ricerca per garantire ai propri consumatori un prodotto ineccepibile sotto tutti gli
aspetti. La Marsuret è insignita da numerosi riconoscimenti ai propri vini, specialmente nella
categoria degli Spumanti Prosecco e Superiore di Cartizze.
Sabato 18 aprile, pag. 45 speciale Vinitaly
Le bollicine e i rossi di casa nostra anche in Russia
Il brindisi è sempre italiano
Oltre un miliardo di litri di vino consumati nel 2007, una crescita del 70% in dieci anni, un
consumo medio pro capite di 7 litri l’anno in costante ascesa. Ce n’è abbastanza per considerare la
Russia un mercato di primaria importanza per il successo del ‘made in Italy’ enologico all’estero e
dove il Vinitaly farà tappa il 25 e 26 maggio 2009. Secondo la Research Agency for Federal and
Regional Alcohol Markets, il consumo di vino in Russia crescerà a ritmi tali da raggiungere in pochi
anni i livelli dell’Europa occidentale, lasciandosi per sempre alle spalle l’idea stereotipata del russo
bevitore di vodka. E anche Wine Intelligence, l’agenzia di ricerca che si dedica all’analisi del trend
del consumatore, pronostica che il segmento dei bevitori abituali di vino raddoppierà entro il 2010.
Ed è in costante crescita una nuova élite sempre più attenta alla qualità, capace di apprezzare il
mangiar bene, ma che si mostra anche sensibile al fascino dei prodotti ‘status symbol’, attraverso i
quali manifestare il grado di benessere raggiunto. Ma accanto a questa fascia privilegiata di
consumatori, si fa largo il ceto medio delle metropoli (a Mosca le retribuzioni sono almeno 3,2 volte
la media nazionale), con redditi in ascesa e alla ricerca di nuove soluzioni per i propri consumi.
Secondo il Ministro per lo Sviluppo economico russo, la classe media passerà, entro il 2010, dal
21% al 30% della popolazione, per arrivare al 50% del totale nel 2020. Ma cosa beve il
consumatore russo? Secondo i dati del Centro Studi Vinitaly di VeronaFiere, la maggior parte delle
vendite riguarda i vini più economici (meno di 5 euro a bottiglia), in gran parte di provenienza
locale (Ucraina), che rappresentano il 60% del mercato. L’altro segmento è costituito dai vini
‘standard’ (tra i 5 ed i 10 euro), soprattutto del Nuovo Mondo e in parte francesi, spagnoli ed italiani
(34% dei consumi). Infine c’è la fascia ‘premium’ (oltre i 10 euro a bottiglia), dove si colloca la
maggior parte della produzione enologica europea di qualità, che rappresenta al momento solo il 6%
del mercato, ma che si mostra in costante crescita da almeno 10 anni. L’80% dei volumi venduti è
inoltre costituito da vini rossi, capaci di accompagnare le pietanze locali. Infine il consumatore
russo si mostra sensibile all’habillage del prodotto (marchio, forma della bottiglia, etichetta,
collarino), che gioca un ruolo importante nella scelta. Per i collezionisti con reddito elevato, le
denominazioni italiane più conosciute e ricercate sono il Brunello di Montalcino, il Barolo,
l’Amarone. Tra i vini bianchi, le regione più richieste sono il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte
(Gavi e Asti spumante), mentre per quanto riguarda il Sud è la Sicilia in testa alle preferenze.
Sabato 18 aprile, pag. 45 speciale Vinitaly
La Medaglia di Bronzo al prosecco frizzante Salatin
Il cuore dei colli trevigiani
«Vino di qualità dal cuore dei colli trevigiani», il motto dell’azienda Salatin di Cordignano, che
trova piena conferma nella Medaglai di Bronzo per il Colli Trevigiani Igt Prosecco frizzante 2008.
Questione di storia e tradizione. Per comprendere l’origine del vino è necessario conoscere la pianta
da cui esso ha origine: la vite. Il suo nome deriva dal latino ‘vite’, derivato a sua volta
dall’indoeuropeo «viere», cioè «curvare, intrecciare». Questa pianta, da milioni di anni è presente
nelle zone temperate del pianeta; solo da qualche migliaio di anni però si è cominciato a produrre
vino. Dalla centuriazione romana alle cantine dogali, si sono visti questi nostri fazzoletti di terra
impegnati a produrre il prezioso succo di spremitura, che oggi, assieme al resto della produzione
nazionale vede l’Italia quale primo paese viticolo del mondo. L’azienda Salatin è il risultato
dell’unione tra i valori dell’antica tradizione e la modernità dei più recenti ritrovati della tecnologia
del settore. Tale connubio tra esperienza ed efficienza permette di far nascere un vino che contiene
tutte le qualità dei vitigni tipici di questa accogliente zona collinare caraterizzata da un microclima
ideale per la viticoltura. Un’antica pietra datata 1528 testimonia la presenza in loco della famiglia
Salatin. L’attuale attività è nata nel secondo dopoguerra ad opera dei Fratelli Cav. Antonio ed
Ercole, in luoghi già scelti dai Dogi dell’Antica Repubblica della Serenissima per i loro soggiorni
autunnali, ammaliati dalle vivaci tinte e dai morbidi profumi che da sempre regalano queste
spledide colline. Tutt’ora l’azienda viene condotta con la stessa competenza dai figli e dai nipoti dei
fondatori, con il filo conduttore della passione per la coltura delle vite, per l’arte della vinificazione
e la scrupolosità nel curare ogni minimo dettaglio. L’azienda con i suoi 34 ettari sorge in una zona
collinare abbracciata dalle dolci prealpi trevigiane, vocata alla viticoltura già dal XV secolo, è
situata in un area ricca di siti vinicoli di grande qualità e notorietà quali Conegliano, Valdobbiadene,
le Grave del Friuli ed il Bacino del Piave. La tradizione italiana per la coltura della vite, trova in
queste zone la massima espressione e l’azienda Salatin si inserisce di diritto in questo novero grazie
alla bontà di queste terre e all’abilità nel curarle con estrema attenzione. Ecco la scheda del
Prosecco I.G.T. Colli Trevigiani. E’un frizzante ottenuto da uve Prosecco dei Colli Trevigiani a
Indicazione Geografica Tipica. E’ un vino snello, allegro e invitante. Con il suo giallo paglierino e il
brioso perlage, è un vino facile da bere. All’olfatto ricorda la pesca, la mela e il limone, al gusto è
moderatamente acidulo, secco ma anche morbido. Si abbina agli antipasti in genere e ai primi piatti.
Sabato 18 aprile, pag. 45 speciale Vinitaly
L’oro a Villa Castalda
Il riconoscimento al brut di Gorgo al Monticano
Debutto con Gran Medaglia d’oro per il Brut Castalda Spumante Millesimato 2007. Il 17º Concorso
Enologico Internazionale Vinitaly 2009 ha premiato con la più alta riconoscenza nella sua categoria
il Brut Millesimato 2007 Villa Castalda, alla sua prima uscita ufficiale in occasione della
manifestazione. Il nome Villa Castalda rievoca antichi sapori legati ad un gusto raffinato ed
esclusivo. E’ proprio con questo nome che la famiglia Gaggiato, vantando un’ esperienza di tre
generazioni in cantina ha caratterizzato, nei primi anni 70, la propria collocazione nel panorana
enologico del Veneto e del Friuli, selezionando le sole uve migliori nei comprensori a
Denominazione d’Origine Controllata ‘Lison Pramaggiore’ e ‘Piave’. Nel cuore del Veneto
Orientale, sulle sponde di un corso fluviale che ha costituito fin dall’antichità la via di
comunicazione che collegava l’Entroterra Opitergino alla Laguna di Venezia, sorge la sede di Villa
Castalda, ex Casa de Carli costruita intorno alla metà del 700, che rimanda alla tipologia della villa
veneta. La storia della famiglia Gaggiato è diventata oggi la storia di Villa Castalda, nella quale si
concentrano impegno e capacità di tre generazioni caratterizzate da una professionalità specifica piche documentata, che alla produzione e diffusione del vino di qualità hanno dedicato le loro
migliori energie Grazie a queste premesse e in particolare ad una tradizione produttiva ancorata alla
storia produttiva di questa terra, arricchita dal prezioso apporto delle tecnologie più avanzate, i vini
di Villa Castalda sono oggi presenti a livello nazionale, apprezzati e richiesti dalla ristorazione più
qualificata. Presenti nelle massime manifestazioni enologiche in italia e all’estaro, hanno già
ottenuto numerosi e lusinghieri riconoscimenti, come la Gran Medagia d’Oro assegnata al Cabernet
Franc Lison Pramaggiore DOC 1994 in occasione del 4º Concorso Internazionale - 30º Vinitaly
1996. Nelle cantine convivono infatti rispetto della tradizione e visione globale del mercato, da cui
maturano la continua sperimentazione, la reinventazione di esclusivi palati, la riscoperta di vecchi
sapori. Da ciò deriva l’alto pregio, il segno distintivo dei nostri ‘Vini Guida’: vini che per proprietà
e caratteristiche organolettiche sono da considerarsi dei capostipiti e, come tali, diventano esempi
da imitare. Ecco la scheda del Brut Castalda Spumante Millesimato 2007, Gran Medaglia d’Oro al
Vinitaly 2009. La vendemmia manuale delle uve appositamente selezionate, a raggiungimento del
più elevato livello di maturazione, garantisce una qualità superiore. La pressatura soffice con breve
macerazione a freddo, ne esalta le caratteristiche aromatiche e fruttate originarie e tipiche delle uve
impiegate. Gradazione alcolica: 12,5%. Affinamento: la presa di spuma, avviene con il metodo
Charmat lungo, che prevede la fermentazione del mosto a 16º C in autoclave a contatto con i lieviti
per una durata che varia dai 5 ai 7 mesi. Si arricchisce così la finezza e la fragranza del bouquet.
Ideale come aperitivo; ottimo con antipasti a base di crostacei, primi e secondi piatti soprattutto se a
base di pesce.
Sabato 18 aprile, pag. 49
Asparago di Badoere Cento eventi in piazza
La Rotonda di Badoere ospiterà la 42ª Mostra dell’Asparago di Badoere Igp, dal 24 aprile al 3
maggio. La rassegna tra gli archi della piazza vedrà un insieme di artigianato, musica, folklore,
spettacoli e sport, eventi organizzati da Pro Loco e Amministrazione comunale. Si comincia sabato
24 aprile alle 20 con l’apertura dello stand gastronomico e della XIII Arte Artigiana. Il 25 aprile si
entra nel vivo con la XVII Pedalata ecologica «Drio el Sil», il torneo degli Arcieri di Villa Guidini,
l’accampamento medioevale della «Compagnia Callis Maior», mentre in serata la chiesetta di
Sant’Antonio accoglie una lettura musicata dai Sillabari di Parise. Domenica 26 appuntamento con
il Mercatino dell’artigianato e della creatività e con le escursioni «In sella con la Pro Loco».
Mercoledì 29 aprile sarà la volta del gemellaggio a tavola tra asparago di Badoere e quello di
Cimadolmo all’Enoteca Mediterraneo. Giovedì 30 tocca al cabaret con Paolo Migoni da Zelig. E
ancora molti altri sono gli eventi fino alla giornata clou del 1º maggio.
Sabato 18 aprile, pag. 2
Zaia replica a Gentilini: «Anche nella Lega c’è
qualche no global»
Assalto dei Disobbedienti ai laboratori sugli ogm di Ca’ Tron
Danni a recinzione e vetrate, quattro già identificati dalla polizia
Luca Zaia ha appena lasciato taccuini e telecamere dal teatro Sansovino di Castelbrando, nella cui
sala, da oggi fino a lunedì, i potenti dell’agricoltura cercheranno di dare un calcio alla fame nel
mondo. E si concede ad alcune battute a microfoni spenti, in libertà. Estrae da una tasca della giacca
il cellulare, e ne scruta il display, concentrandosi nella lettura di uno dei tanti sms ricevuti: «Ah...
Hanno preso di mira Ca’ Tron...». Così il ministro ha preso atto che i "disobbedienti", dai proclami
annunciati in vista del G8 agricolo di Cison erano passati ai fatti. Proclami che avevano messo in
guardia non solo le forze dell’ordine, mobilitate ad evitare disordini (senza peraltro blindare Cison e
dintorni come sottolineato, con ringraziamenti al questore, dal sindaco Cristina Pin), ma che
avevano oliato la proverbiale dialettica di Giancarlo Gentilini, maestro dei pensieri a voce alta.
«Sarà un summit utile solamente a ripulire i tombini... Doveva essere una festa tra i popoli ed
invece ci troviamo in uno stato d’assedio». Frasi girate a Zaia per un suo commento, alquanto
lapidario: «Forse Gentilini ha ancora nella mente il G8 di Genova, ma anche nella Lega c’è qualche
no global...». Commento rilasciato durante la conferenza stampa delle 15, un’ora prima aver preso
conoscenza dei fatti di Ca’ Tron, che il questore Damiano, da Castelbrando, ha confermato,
chiarendo: «Sappiamo chi sono, ma per sorvegliare mille ettari di tenuta avremmo avuto bisogno di
una brigata».
Gian Paolo Gobbo si dice convinto della rilevanza del summit mondiale sull’agricoltura: «Il G8 è
un evento molto importante». Il sindaco non entra nella polemiche innescate dal suo vice Giancarlo
Gentilini, che aveva anche contestato i troppi disagi causati ai residenti, costretti in «uno stato
d’assedio». «Gentilini è libero di esprimere le sue opinioni - nota Gobbo -, come ha sempre fatto».
Le contestazioni
Il blitz dei No global contro i laboratori della tenuta di Ca’ Tron è scattato verso le 15,30 di ieri.
Una trentina di persone col viso coperto è arrivata in auto, proveniendo da varie direzioni, col
chiaro intento di mettere in atto un eclatante gesto di protesta. In quattro sono quindi entrato
imbrattando i muri del laboratorio dove si studiano gli Ogm con scritto nel tipo "No g8" e "No
Ogm". Hanno anche rotto le telecamere di videocontrollo, due vetrate e la centralina dei filitri del
laboratorio. L’intervento della Polizia li ha poi dispersi. I contestatori si sono dati alla fuga
attraverso i campi, ma gli agenti hanno già identificato i quattro entrati e stanno individuando tutti
gli
altri.
«La tenuta di Ca’ Tron, distante quindici chilometri da Treviso e con un’area di mille ettari, è
considerata un obiettivo sensibile e quindi tenuta sotto controllo - afferma il questore Carmine
Damiano - ieri pomeriggio il personale di guardia ha individuato i contestatori ben prima che
arrivassero in prossimità della tenuta. L’allarme è stato immediato: da Treviso è subito partito un
gruppo di pronto intervento mentre ai custodi veniva detto di chiudere il laboratorio per evitare
danni. Quando gli agenti sono arrivati sul posto solo quattro manifestanti si trovavano all’interno di
Ca’ Tron, il resto era ancora fuori. La loro intenzione era di occupare la tenuta, ma dopo aver visto
la Polizia si sono dati alla fuga attraverso i campi». I centri sociali hanno rivendicato il gesto con un
comunicato, mentre il sindaco di Roncade Simonetta Rubinato ha criticato il piano sicurezza
predisposto dal governo che, a suo dire, non avrebbe previsto misure per tutelare proprio Ca’ Tron.
Sabato 18 aprile, pag. 9
NERVESA
Vino in mostra con "Le gemme del Montello"
Nervesa della Battaglia
(L.Bel.) Giunge alla seconda edizione la manifestazione denominata "Le gemme del Montello" la
mostra del vino dedicata alla Doc Montello e Colli Asolani organizzata dal comitato Santa Croce
del Montello in collaborazione con "La strada del vino Montello e dei Colli Asolani" che ha propria
sede e punto di riferimento a Maser. La mostra si svolgerà in concomitanza con la tradizionale sagra
del vino di Santa Croce e sarà inaugurata domani alle 19 dal sindaco di Nervesa della Battaglia
Fiorenzo Berton. A mettersi in mostra nello splendido scenario collinare del Montello saranno i
grandi vini di sedici cantine impegnate in una produzione di qualità sul territorio montelliano e dei
colli asolani. Ad accompagnare i vini ovviamente una gustosa selezione di prodotti locali e
l'immancabile griglia storicamente legata alla sagra del vino prevista per il 1. maggio. Il ricco
calendario della manifestazione che si chiuderà il 3 maggio include tra gli appuntamenti da non
perdere un'escursione guidata e gratuita di nordic walking sul Montello domenica 19 aprile (gli
interessati possono rivolgersi a Fernanda Rasera al 333/5374408 e una serata di degustazione con lo
storico sommelier Eddy Furlan dal titolo "Analisi e storia dei vini rossi tradizionali del Montello e
dei Colli Asolani" martedì 21 aprile. La serata è a numero chiuso con l'obbligo di prenotazioni. Per
informazioni telefonare al 348/9530448) al più presto.
Sabato 18 aprile, pag. 9
CORNUDA
Sportello energia aperto
all’Informagiovani
Cornuda
(L.Bel.) Da ieri è attivo in paese un nuovo servizio, lo Sportello Energia che resterà attivo ogni
venerdì dalle 17.30 alle 19.30. Per illustrare il nuovo servizio nei giorni scorsi nella sala consiliare
del Municipio si è tenuta una serata informativa dove i cittadini hanno ascoltato gli interventi degli
esperti e fatto alcune domande. Lo Sportello Energia resterà aperto a disposizione dei cittadini per
sei mesi all'informagiovani dalle 17.30 alle 19.30 per informazioni sulle energie alternative e di
risparmio energetico. "Coinvolti in questa iniziativa - spiega il sindaco di Cornuda Bruno
Comazzetto - sono sette comuni per un totale di circa 100 mila abitanti e l'obiettivo prefissato e
patrocinato da Veneto Banca è quello di informare e supportare i cittadini per l'acquisto degli
strumenti utili a poter risparmiare energia. Lo sportello Energia darà informazioni sulle normative
più recenti relative al risparmio energetico e alle energie rinnovabili; distribuirà materiali
divulgativi ed informativi e sgravi fiscali, indirizzi e recapiti di istituzioni, aziende, professionisti
del mondo delle energie rinnovabili e del risparmio energetico".
Sabato 18 aprile, pag. 14
«Il turismo enogastronimico la nostra ricchezza»
San Polo di Piave
E’ stato un convegno interessante e molto seguito quello dell’altra sera a San Polo di Piave sul tema
“Come promuovere il territorio ed i suoi prodotti”. Il filo conduttore della serata trasmesso dagli
ospiti in sala è stato quello di stimolare la filiera produttiva creando cooperazione attive per far
fronte
ai
mercati
esteri
in
continua
crescita
ed
espansione.
Non da meno la necessità di aumentare decisamente la quantità di Piave Doc che attualmente è solo
ferma al 5% in pianura contro il 67% delle nostre colline. Un segno questo che è lo specchio del
nostro territorio non identificato in un’area Doc come invece lo è quello di Valdobbiadene Conegliano, che si presenta Doc anche visivamente. L’ambizione è quella di convogliare sulle
tavole, prodotti e vino quasi come un’imposizione delle nostre zone in modo che la terra acquisti
maggiore prestigio eno-gastronomico. Senza dimenticare che il turismo eno-gastronomico, secondo
le ultime stime e grazie anche all’apertura del passante autostradale, ha portato e porterà una nuova
fetta di turismo nelle nostre zone. Unanime l’ideologia degli illustri ospiti: il direttore del Consorzio
del Prosecco Vettorello, il Presidente del Consorzio Doc Piave Bonotto, il presidente Coldiretti
Treviso Brunetta, il vice presidente provinciale e assessore al turismo Zambon ed il consigliere
regionale e componente della Commissione agricoltura in regione Gerolimetto. Provocatoria ma al
contempo molto veritiera la chiusura dell’assessore regionale alle politiche dell’economia, il
sanpolese Vendemiano Sartor. «I problemi attuali del settore agricolo non sono certo da imputare al
momento economico; se il settore agricolo è un settore economico importante per il paese, che
questo venga trattato come tale. Invece manca la cooperazione e ognuno di noi guarda al dividendo
finale
piuttosto
Remo Primatel
che
guardare
in
maniera
lungimirante
all’aumento
di
questo».
Sabato 18 aprile, pag. 3 edizione NAZIONALE
Zaia ribadisce il no agli Ogm: «Cibo solo genuino»
Il ministro dell’Agricoltura apre il G8: «Il governo ha posizioni diverse ma io continuerò questa
battaglia»
Cison di Valmarino
«Non vogliamo che tornino a casa semplicemente con due cene...». Il ministro Luca Zaia chiude
con una battuta la presentazione ufficiale del G8 agricolo, in attesa di accogliere oggi, a
Castelbrando, i colleghi di Canada, Russia, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti
d’America, e quelli del G5 di Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa e Argentina. Perché intento
del primo forum mondiale dell’agricoltura, è quello di dichiarare guerra alla fame. Innanzitutto. E
far sì che cereali e acqua diventino armi genuine e insostituibili, e a buon mercato. Impresa titanica,
che dovrà fare i conti con una globalizzazione incontrollata del mercato mondiale, e fare in modo,
tanto per citare un esempio portato ieri dallo stesso Zaia, che anche la Cina stia alle regole che i
"potenti" dell’agricoltura cercheranno di dettare a Cison.
«L’8 maggio dello scorso anno, quando mi insediai al Ministero, dissi che il mio primo impegno
sarebbe stato quello di sporcarmi le scarpe di terra. Credo di averlo mantenuto. E sono ben felice di
accompagnare i miei colleghi fra le nostre colline. Pensando tutti in un’unica direzione: raggiungere
gli obiettivi che ci siamo prefissati». Zaia, speaker e presidente del forum, richiama così un titolo
del Financial Times che ieri si era interessato al G8 di Castelbrando interrogando i suoi partecipanti:
"Sarete all’altezza?". «So solo una cosa: non siamo qui limitandoci alle chiacchiere ma per
raggiungere fatti concreti». Riassumibili in quattro punti: combattere la fame nel mondo, rivalutare
e difendere le identità produttive, preservare le risorse idriche e sostenere la cooperazione. Il tutto
all’insegna del "no smoking", inteso come abito da gala, «perché le due cene in programma saranno
brevi e di lavoro», ha avvertito il ministro trevigiano, ringraziando chi ha reso possibile questo
appuntamento, dal suo staff al sindaco Cristina Pin, padrona di casa, al presidente della Provincia
Muraro; chiudendo sul nascere la polemica innescata da Gentilini sulla effettiva utilità del G8
foriero di disordini: «Anche la Lega ha i suoi no global».
E se la fame di cui soffrono 850 milioni di persone va combattuta smascherando chi specula per
raddoppiare la produzione agricola, la tutela della tipicità pone Zaia a braccetto con chi combatte gli
Ogm: «È chiara la mia posizione, che non è quella del Governo, e che ha giustificazioni di natura
scientifica, ancora spaccata sulle possibili conseguenze, ma anche sul fatto che chi coltiva Ogm non
guadagna più di prima. E non mi si dica che così non aiutiamo la fame nel mondo. Io sono dalla
parte della genuinità e tipicità dei nostri prodotti, e farò in modo che il seme da polenta di Marano
Vicentino non sparisca dalla circolazione. Io condivido la filosofia di Rousseau: il politico deve
stare dalla parte del popolo, e se tre cittadini su quattro non vogliono Ogm, io dò loro ascolto».
Dunque niente prodotti a basso costo, quelli ogm, per i meno abbienti, a dispetto dell’organic food
alla portata delle tasche dei più ricchi.
Zaia apre quindi la grande sala del maniero di Castelbrando dove oggi inizierà la tre-giorni del G8,
lanciando una sfida: «Se il mondo ha boicottato le t-shirt prodotte con lo sfruttamento minorile, è
giunto il momento di combattere i prodotti che favoriscono le speculazioni finanziarie».
«I retroscena? Sarò io a svelarveli...». Zaia crede di sapere come bruciare la curiosità dei 452
giornalisti accreditati, depistandoli dalla caccia alla notizia ad effetto: «Intanto, chiarisco che
dormirò nella mia casa di Codognè, e non avrò qui a disposizione nessuna suite. E poi vi chiedo
solo un favore: fateci fare bella figura». Una figura che costerà al contribuente poco meno di
200mila euro, parola di ministro. Giancarlo D’Agostino
Sabato 18 aprile, pag. 15 edizione di VENEZIA
SAN STINO
Fine settimana ricco
tra fiori, uccelli
e stand gastronomici
San Stino di Livenza
(gip) Fine settimana ricco di appuntamenti con la ventiseiesima edizione della Fiera dei fiori.
Quest'anno la manifestazione apre le porte alla "Fiera dei osei", iniziativa ornitologica con gara
canora, concorso degli uccelli da gabbia e voliera ed esposizione di animali da cortile. L'evento si
svolgerà domani nel parco di Villa Rubin. «Anche se è la prima edizione - sottolineano gli
organizzatori - sono attesi trenta espositori ed oltre trecento uccelli e una ventina di gruppi tra
esotici, ibridi e canarini». Un'altra novità è la prima "Fiera dell'agricoltura e del giardinaggio". Altra
iniziativa, in collaborazione con l'ufficio Poste sanstinese, sarà l'annullo speciale su cartoline
numerate. Le novità della festa continuano con gli stand enogastronomici con i prelibati asparagi
bianchi. Per i bambini ci sono laboratori di disegno, di pasta e di fiori di carta e di lavorazione
dell'argilla "a colombino". Nella festa s'inserisce anche la ventesima edizione della "Bicinfiore",
pedalata ecologica tra i luoghi più suggestivi. In piazza ci sarà un momento dedicato alla solidarietà.
L'Avis raccoglierà fondi per i terremotati d'Abruzzo. "Regala un fiore, regala una speranza
all'Abruzzo" è, invece, l'iniziativa dell'associazione "Punto Fermo". Il prologo della fiera è domani,
sabato. Alle 20.30 nello stand dietro al Municipio la musica rock degli Zero4dueuno è riservata ai
giovani.
Sabato 18 aprile, pag. 5
Sabato 18 aprile, pag. 5
Sabato 18 aprile, pag. 8
Sabato 18 aprile, pag. 4