Le regole del Far West
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Le regole del Far West
8-10 Eur JFK_Layout 1 12/04/13 18:43 Pagina 8 UNIONE EUROPEA Le regole del Far West Da quando l’economia globale ha sfiorato il collasso non vi è categoria che si sia attirata addosso l’ira dell’opinione pubblica più delle banche. La decisione presa di comune accordo dalle istituzioni della Ue di imporre un giro di vite sui bonus dei banchieri non sorprende ma può avere effetti collaterali. di J. Fontanella Khan 8 L a battaglia per riportare un po’ di “moralità” nei compensi di trader e banchieri d’investimento è stata tutt’altro che facile. Malgrado gli innumerevoli proclami retorici, pochi esponenti politici dei paesi membri hanno avuto il coraggio di assumere una posizione coraggiosa. Il vero paladino della moralità in questo caso è stato il Parlamento Europeo, che ha deciso di imporre alle gratifiche destinate ai dirigenti bancari – per le quali attualmente non è previsto alcun limite – un tetto pari al doppio del normale stipendio. È stata una svolta per l’assemblea legislativa di Bruxelles, tanto spesso oggetto di critiche. Gli europarlamentari si sono mostrati capaci di sostenere una dura battaglia e di tener testa a quanti si opponevano a limitare tali importi, cioè a uno stato membro importante come il Regno Unito e alle varie lobby cariche di soldi. “Abbiamo realizzato il pacchetto di regolamentazione del settore bancario più completo mai visto in tutta l’Unione Europea, stabilizzerà il settore e lo renderà più resistente alle crisi” ha dichiarato Othmar Karas, l’europarlamentare austriaco che insieme ad altri ha negoziato l’accordo. E ha aggiunto: “Non saranno ammesse eccezioni… le regole valgono per tutti gli istituti bancari europei, all’esterno o all’interno della Ue, e per tutte le banche straniere attive al suo interno.” Per comprendere appieno il significato di questa vittoria riportata dall’Unione Europea nella battaglia per porre un limite ai compensi dei banchieri, è indispensabile fare qualche passo indietro. Nel settembre del 2008, dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale a seguito del fallimento della banca d’investimenti statunitense Lehman Brothers, molti se la sono presa con i “ricconi”, accusandoli di aver pervertito un sistema bancario un tempo considerato “noioso” e “conservatore”. Si è così affermata in larga parte dell’opinione pubblica l’idea che ormai il settore bancario non si occupasse più di depositi, libretti di risparmio e prestiti alle imprese oneste, ma si fosse trasformato in una macchina incontrollabile, incline a correre rischi enormi e del tutto o quasi priva di valore sociale. L’opinione pubblica, incarnata da movimenti tipo “Occupy Wall Street” spuntati come funghi in tutto il mondo, da New York a Londra, ha scaricato sulle banche la responsabilità di quasi tutto ciò che andava storto nel mondo. Le banche sono state incolpate della crisi dei mutui subprime negli Usa, in cui mutuatari scarsamente solvibili hanno cominciato a fallire in massa, mettendo sotto enorme pressione gli asset delle banche, ma anche della stretta creditizia globale, da cui è scaturita poi la crisi del debito sovrano che ha condotto l’eurozona sull’orlo della disgregazione. Ciò che più ha irritato l’opinione pubblica è che mentre gli istituti finanziari un tempo onnipotenti vivevano sull’orlo del precipizio, gli Stati sovrani si vedevano costretti a indebitarsi pur di salvare quelle banche che custodivano i risparmi accumulati dai loro cittadini nell’arco di una vita: una vera e propria situazione da “comma 22”. In sintesi, alle banche e ai loro padroni è stata attribuita la responsabilità della crisi e della disperazione in cui erano piombati i co- east european crossroads 8-10 Eur JFK_Layout 1 12/04/13 18:43 Pagina 9 REUTERS/CONTRASTO/LUCAS JACKSON UNIONE EUROPEA muni cittadini: senza lavoro e senza soldi. In poche parole, la più grave crisi economica che si sia mai verificata in tempo di pace dopo la Grande Depressione degli anni Trenta. Questa tesi non è stata condivisa soltanto da “Occupy Wall Street” e simili: l’ha fatta sua la ben più moderata Commissione Europea, che è poi il braccio esecutivo dell’Unione, che ai primi di quest’anno ha affermato: “Le gratifiche eccessive [concesse ai dirigenti bancari] hanno determinato rischi eccessivi, cosicché adesso devono intervenire i contribuenti.” Ovviamente, dare ai banchieri tutta la colpa della crisi attuale è intellettualmente disonesto. Tanto per cominciare, una responsabilità pari, se non superiore, a quella dei banchieri grava sui governi che hanno permesso al settore bancario di gonfiarsi in misura sproporzionata. I governi avrebbero dovuto proteggere gli interessi della cittadinanza regolamentando i servizi finanziari con più attenzione. numero 47 maggio/giugno 2013 E indipendentemente da chi ha più responsabilità nella crisi, man mano che quest’ultima veniva dispiegandosi si è visto chiaramente che i cittadini dell’Unione Europea auspicavano un intervento dei loro governi per risolvere gli squilibri della regolamentazione, e per di più desideravano veder “castigare” i banchieri per i loro peccati. Tanti esponenti politici dei paesi membri hanno appoggiato quella rivendicazione a parole, ma hanno fatto ben poco per rispondere alle richieste dei loro elettori. È accaduto proprio il contrario: mentre quasi tutte le banche che avevano ottenuto aiuti dagli Stati sono tornate a fare utili, i cittadini si sono visti aumentare le tasse e tagliare i sussidi previdenziali, nel quadro delle misure di austerità imposte per risanare le finanze dei rispettivi paesi. Ancora una volta si è avuta l’impressione che i banchieri avessero vinto la battaglia e l’avessero fatta franca restando impuniti. Sta- \ Un membro del movimento Occupy Wall Street davanti alla Bank of America. 9 8-10 Eur JFK_Layout 1 12/04/13 18:43 Pagina 10 UNIONE EUROPEA REUTERS/CONTRASTO/STEPHEN HIRD Questa svolta politica cui si è giunti grazie all’accordo fra le istituzioni dell’Unione consentirà inoltre di lanciare “Basilea III”, cioè la nuova versione dell’accordo sui requisiti minimi di capitale, che costringerà le banche operanti nella Ue a comportarsi in maniera più responsabile e le renderà meglio attrezzate per affrontare eventuali crisi di liquidità future. Alcuni istituti bancari di Londra, il cuore finanziario dell’Europa, ma anche tedeschi hanno già protestato per quella che giudicano un’ingiusta persecuzione. Hanno lanciato un avvertimento: l’Europa subirà un esodo in massa dei migliori dirigenti bancari, i quali, pur di assicurarsi trattamenti salariali e pensionistici più favorevoli, si trasferiranno in altri centri finanziari, come New York e Dubai. Alla riunione organizzata dalla CDU tedesca, partito della cancelliera Merkel, uno dei due amministratori delegati della Deutsche Bank, Jürgen Fitschen, ha posto la seguente domanda ai parlamentari e agli esperti finanziari presenti: “Credete davvero di poter sostenere la concorrenza sui mercati emergenti se è il ministro dell’Economia tedesco a dirvi quanto potete pagare i vostri volta non è andata così. Il parlamento europeo si è dimostrato all’altezza della situazione: alcuni suoi membri hanno prestato ascolto alle richieste della base e si sono dati la priorità di fissare nuove regole per porre un freno agli eccessi delle banche e arginare quella cultura dei bonus che aveva alimentato la crisi. Alla fine di febbraio le principali istituzioni dell’Unione – il parlamento, la commissione e il consiglio, cioè alcuni singoli europarlamentari, l’esecutivo e gli Stati membri – hanno convenuto di imporre alle gratifiche destinate ai banchieri un limite costituito dal doppio del loro stipendio, nonché di introdurre una rigorosa regolamentazione in materia di trasparenza, al fine di cancellare quello stile gestionale da “Far West” che aveva contribuito ad aggravare la crisi finanziaria. 10 top executive in Cina o in Russia?” E ha aggiunto: “Non è con dirigenti di seconda o terza scelta che ci si costruisce una posizione sul mercato.” Analoghe preoccupazioni sono state espresse dal sindaco di Londra Boris Johnson, il quale ha espresso il timore che il tetto imposto alle gratifiche dei banchieri possa alimentare ulteriormente i sentimenti anti-Unione Europea già forti nel Regno Unito. “La gente – si legge in una sua dichiarazione – comincerà a domandarsi perché mai il nostro paese resti nell’Unione Europea se quest’ultima insiste a seguire queste politiche chiaramente autolesionistiche.” E ha aggiunto: “Bruxelles non può certo controllare il mercato globale dei talenti bancari, non può fissare le retribuzioni dei dirigenti bancari di tutto il mondo.” C’è da aspettarsi che alcuni dei banchieri più in vista d’Europa si trasferiscano effettivamente fuori dell’Unione. Ma secondo professionisti del ramo che operano a Londra, l’idea di un esodo di massa è esagerata. Fissare un tetto agli stipendi dei banchieri non risolverà tutti i problemi del settore bancario: soltanto ulteriori riforme della regolamentazione potranno finalmente sconfiggere la cultura dell’eccesso e ridarci un sistema bancario più prudente e più vicino alla vita reale delle persone. Tuttavia questo sarebbe un primo passo in direzione di una certa “normalizzazione” del settore. E quand’anche l’Europa perdesse qualche banchiere-cowboy, probabilmente sarebbe un’occasione più di festa che di lutto. east european crossroads