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CONSULTORIO FAMILIARE Rapporto d’attività 2014 Lugano, 31 marzo 2015 Associazione C omunità familiare RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 “Dove le parole sono troppo leggere è fondamentale ricordare la potenza dei pensieri pensati, che trasformano sintomi e conflitti in concetti comprensibili nel fecondo tentativo, direbbe Winnicot, di avvicinare la consapevolezza di sé” 1. Foto di Vito Dozio 1"Ambrogio Cominetti, in Associazione Paolo Saccani, Studi psicoanalitici della famiglia e della coppia, Milano 2013" 2 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 Sommario Personale operante presso il Consultorio durante il 2014 p. 4 La nostra rete p. 5 Introduzione p. 6 Consulenza e terapia familiare p. 8 Mediazione familiare p. 9 Gruppo di Parola per figli di genitori separati e/o divorziati p. 11 Ascolto del minore p. 12 La sofferenza dei figli nella separazione p. 13 Gruppo genitori p. 18 Gruppo dei futuri papà p. 19 Dati statistici anno 2014 p. 20 Commento ai dati statistici p. 21 3 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 PERSONALE OPERANTE PRESSO IL CONSULTORIO DURANTE IL 2014 I nostri collaboratori sono: ! Mauro Aldeghi, mediatore FSM e mediatore familiare ASM; ! Renata Dozio, psicoterapeuta ASP, direttore del Consultorio familiare, consulente familiare e operatrice incaricata per l’ascolto dei minori; ! Raffaello Giussani, psicoterapeuta FSP, consulente familiare e operatore incaricato per l’ascolto dei minori; ! Francesco Sella, psicoterapeuta, consulente familiare e operatore incaricato per l’ascolto dei minori; ! Deborah Solcà, avvocato, mediatrice familiare; ! Valentina Testoni, mediatrice familiare ASM e operatrice incaricata per l’ascolto dei minori, conduttrice dei Gruppi di parola per figli di genitori separati; ! Deborah Unternährer Antonini, avvocato, mediatrice familiare. Claudia Oliveira, contabile, assieme a Silvia Balestra (che ha terminato la sua attività a metà anno per raggiunti limiti di età e che ringraziamo molto per la sua competenza e il suo impegno profuso per il Consultorio) e Wanda Frapolli hanno assicurato la gestione amministrativa e di segretariato del Consultorio. 4 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 LA NOSTRA RETE Il Consultorio familiare di Cf, insieme al Consultorio del Centro Coppia e famiglia, si inserisce in una rete di servizi presenti sul territorio cantonale che hanno come centralità i temi della famiglia e della coppia con tutte le problematiche relazionali, interpersonali e intrapsichiche che ne derivano. L’obiettivo è di favorire l’accesso a luoghi di ascolto, di sostegno e di aiuto, per affrontare le diverse stagioni della vita, in un’ottica multidisciplinare. Gli attori principali con cui il Consultorio collabora sono: 5 INTRODUZIONE Renata Dozio Nella breve introduzione ricordiamo che, dal 1989, l’Associazione Comunità familiare ha professionalizzato l’attività del Consultorio, assicurando la continuità di questo servizio nelle due sedi di Lugano e Bellinzona. Si è così consolidata un’attività di volontariato iniziata nel 1971 a favore di famiglie confrontate con difficoltà relazionali nella coppia, con i figli o con altri parenti. Il Consultorio opera su mandato della Divisione della giustizia del Dipartimento delle Istituzioni in base ad un contratto di prestazione triennale (dal 2014 al 2016). Il mandato In base agli artt. 75 a/f della Legge di applicazione e complemento del Codice civile svizzero i consultori matrimoniali-familiari sono tenuti a: • • • • prestare aiuto ai coniugi in difficoltà e a tutti i membri della famiglia per la soluzione dei problemi relazionali connessi alla vita comunitaria; provvedere alla preparazione al matrimonio o alla convivenza e prestare consulenza a fidanzati, a conviventi e al coniuge vedovo, separato o divorziato; provvedere, su incarico del magistrato competente, all’ascolto di minori nell’ambito di procedimenti giudiziari; intervenire facendo capo all’istituto della mediazione familiare. Gli operatori dei consultori sono impegnati a fornire un servizio in termini di: • • • • • • • consultazioni individuali; consultazioni congiunte (di coppia o con più membri di un gruppo familiare); sedute di mediazione familiare; ascolto dei figli minorenni; consultazioni a gruppi (genitori, docenti, ecc.); formazione a terzi Gruppo di Parola per minori. Per i dati specifici vi rimandiamo alla tabella e all’analisi dei dati e, più in generale, ai brevi rapporti sugli ambiti di intervento (consulenza, mediazione progetto genitori, ascolto ecc.) del Consultorio. Nel 2014 abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati e in particolare abbiamo: • • • • • intensificato i momenti di incontro e di riflessione al nostro interno per favorire lo scambio e la conoscenza tra consulenti e mediatori; formato tutti i consulenti all’ascolto dei minori; avviato il nuovo progetto Gruppo di Parola, a favore di minori con genitori separati o divorziati; dato maggior rilievo al tema del dolore dei bambini nei conflitti familiari attraverso articoli e uno specifico momento formativo; curato il rapporto di rete sul territorio e all’interno dell’Associazione. Negli ultimi anni rileviamo un aumento costante di richieste che si fanno più puntuali e precise: le persone ci chiamano e richiedono un sostegno o un aiuto che rientra nelle nostre competenze. RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 Questo è il risultato di un “passaparola“ dell’utenza (un dato che abbiamo anche aggiunto alle voci di rilevamento statistico) ma anche sicuramente di una maggiore presenza nella rete sul territorio e di una presenza regolare nei media. Quest’anno abbiamo ulteriormente cercato di mantenere e rinforzare uno scambio tra consulenti e mediatori sia sul piano del confronto clinico, sia sul piano riflessivo, sia sul piano del passaggio dei casi. In questo senso abbiamo sentito l’esigenza di portare “al di fuori” ricercando maggiori sinergie con i partner esterni (preture, ARP, avvocati, operatori sociali) attorno al tema del dolore dei bambini quando le coppie genitoriali vanno in crisi, quando si separano o divorziano. L’abbiamo fatto invitando gli operatori a partecipare alla nostra giornata di riflessione proprio sul tema del dolore dei minori (in allegato). La presenza numerosa al convegno (oltre 110 partecipanti) ci ha confermato quanto attuale e sentito sia il tema proposto. Formazione interna e supervisione Come ogni anno abbiamo dato rilevanza alla possibilità per i nostri operatori di partecipare a momenti formativi e di supervisione. Per il nostro operato è infatti molto importante ritagliare tempo e spazio alla nostra riflessione interna e alla formazione permanente. I consulenti hanno usufruito di momenti formativi presso le formatrici attive a Milano e formatesi presso la Scuola di Psicoterapia della famiglia di via Ariosto. I mediatori hanno seguito corsi di formazione con i colleghi del Centro Coppia e Famiglia e alla Supsi. Diverse sono state poi le specifiche occasioni di formazione continua degli operatori sia mediatori che consulenti. La supervisione clinica dei consulenti familiari (assicurata dalla d.ssa Raffaella Magnoli) e l’intervisione dei mediatori familiari si sono regolarmente svolte anche quest’anno a cadenze regolari. Ai rispettivi incontri hanno preso parte gli operatori delle due Associazioni che gestiscono i Consultori, quindi anche le colleghe e il colleghi dei Centri Coppia e Famiglia di Mendrisio e Locarno. Certificazione ISO L’Associazione Comunità familiare ha deciso nel 2012 di avviare la procedura per l’ottenimento della certificazione dei suoi servizi professionali e delle sue attività secondo i principi della norma ISO 9001:2008. Due delle sue strutture professionali, l’Antenna Icaro ed il Centro Residenziale a Medio Termine (C.R.M.T.), avevano già da tempo una certificazione QuatheDA (richiesta dal Cantone per l’ottenimento del contatto di prestazione) a cui , per il C.R.M.T. nel 2009 si è aggiunta quella ISO. Nel 2012, anno di ricertificazione dei due servizi sopracitati, la Direzione generale e i direttori dei singoli servizi (Antenna Icaro, CEM Foyer Casa di Pictor, Consultorio Matrimoniale familiare, C.R.M.T.) hanno deciso di coinvolgere nel processo di certificazione tutte le attività professionali dell’Associazione. La certificazione, ottenuta nel 2012, è stata mantenuta anche nel 2013 e nel 2014 (l’ultimo audit è stato è effettuato lo scorso 10 dicembre). Nel 2015 l’Associazione e i suoi servizi professionali affronteranno la ricertificazione dell’intero sistema. 7 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 CONSULENZA E TERAPIA Renata Dozio Toccare con mano che non tutto dei legami passati è distrutto è infatti condizione per conservare la fiducia in quelli futuri. (O. Greco, 2006) Il nostro lavoro é orientato ad aiutare le persone a capire il senso del conflitto che si presenta ora, ma può avere radici altrove e in tempi più remoti. Può essere dunque una ritualizzazione di eventi e traumi vissuti nell’infanzia che non permettono alle persone di vivere le relazioni in maniera equilibrata contemplando sia la vicinanza affettiva (e la dipendenza), sia la possibilità di sperimentarsi come individui autonomi e differenziati (autonomia). Il numero di casi nuovi visti nel corso del 2014 è simile a quello dell’anno precedente ma sono aumentati i casi “già aperti” (cioè relativi a pazienti seguiti già nell’anno o negli anni precedenti che continuano la terapia). Si conferma la tendenza ad avere un aumento di sedute per casi presi a carico. Rimangono sempre una minoranza, le prese a carico estese a tutta la famiglia. Un dato importante a cui abbiamo dato maggior rilievo è il fatto che molte persone si rivolgono a noi grazie al passaparola di altri pazienti/utenti che sono stati soddisfatti delle nostre prestazioni. Nella presa a carico consulenziale o terapeutica vanno annoverati anche diversi casi mandati dalle preture: sono casi in cui il tema centrale è il conflitto genitoriale in situazione di separazione o divorzio, oppure quando il pretore giudica troppo affrettata la decisione dei partners di separarsi e consiglia (o a volte, in situazioni particolarmente difficili, impone) un percorso di sostegno con specialisti del Consultorio. Alcune consultazioni hanno avuto come oggetto la richiesta di aiuto pedagogico a genitori alle prese con difficoltà generazionali o con divergenze sull’intervento educativo verso i figli, oppure in situazioni di post divorzio in cui i genitori non trovavano accordi rispetto alle relazioni personali con la prole e in generale sulla gestione quotidiana ed educativa dei figli. In questi casi risulta difficile separare le questioni educative dalle questioni personali e di relazione (cfr. intervento di Renata Dozio alla giornata di formazione del 10 ottobre 2014). A volte nel corso della consulenza si precisa la richiesta di aiuto che può sfociare dopo un percorso di coppia in una richiesta individuale, o viceversa, da una richiesta individuale si arriva a decidere di dover convocare anche il o la partner della coppia perché la persona che si presenta non riesce a esprime i suoi bisogni ma vede la radice del problema solo nell’”altro” e/o nella relazione con l’altro. Spesso grazie agli incontri di coppia le persone sono aiutate ad avvicinarsi alle proprie difficoltà e a uscire dalle dinamiche interelazionali per occuparsi della propria soggettività e del proprio modo di entrare in relazione con gli altri. 8 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 MEDIAZIONE FAMILIARE Mauro Aldeghi Per poter avviare un percorso di mediazione ci devono essere alcune premesse fondanti: la fattibilità per ciascuno di cercare un consenso riguardo alla fine del loro legame di coppia; la possibilità per entrambi di considerarsi come due entità differenziate, con bisogni distinti; la capacità di ognuno di voler negoziare con l’altro delle soluzioni condivise. Le richieste nell’ambito della separazione e del divorzio che sono state evase durante il 2014, sono state 154 (96 a Lugano LU e 58 a Bellinzona BE). Nel 2013 le mediazione evase erano state 115 (68 a LU e 47 a BE). L’aumento rispetto all’anno precedente è stato significativo (+34% ovvero +41% a LU e +23% a BE). Tale incremento è stato possibile grazie all’implementazione dei tempi di lavoro dedicati alla Mediazione familiare. Vediamo allora qui di seguito, nel dettaglio, l’esito delle richieste evase durante il 2014. 1) MEDIAZIONI CONCLUSE (64% ovvero 98: 65 LU e 33 BE) Nella maggioranza dei casi la relazione tra gli ex partner si è rivelata piuttosto distesa. In svariate occasioni il rapporto all’interno di alcune ex coppie è stato però caratterizzato da un clima emotivo surriscaldato. Comunque sia la relazione è rimasta preservata grazie ad una sufficiente motivazione e disponibilità degli ex partner nel cercare insieme delle soluzioni adatte alla nuova organizzazione familiare. Attraverso la mediazione ognuno di loro ha avuto modo di riprogettare la propria vita come individuo e insieme hanno potuto avanzare nella stessa direzione seppure nella separatezza emotiva e nella separazione fisica. La prospettiva di 9 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 un futuro possibile è dunque rimasta condivisa e, nel caso delle coppie genitoriali, ha potuto garantire a sé e all’altro la continuità dei legami con i loro figli. Le mediazioni sono terminate con degli accordi formali rispettivamente con degli accordi informali. Accordi formali (34% ovvero 52: 32 LU e 20 BE) La mediazione è: • sfociata nella stesura di una convenzione (di divorzio, di separazione coniugale, di misure di protezione dell’unione coniugale, di modifica della sentenza di divorzio o di accordi quali genitori non coniugati da sottoporre all’ARP) che è stata sottoposta al tribunale per l’omologazione; • terminata con la firma di accordi extragiudiziari (separazione di fatto). Accordi informali (30% ovvero 46: 33 LU e 13 BE) La mediazione è stata: • completata con delle decisioni operative che hanno permesso agli ex partner di disciplinare uno o più aspetti pratici della vita da separati (per esempio: la gestione finanziaria, la condivisione di un progetto educativo per i loro figli, la divisione dei beni); • ultimata con una presa di posizione condivisa dagli ex partner che hanno deciso in taluni casi di riconsiderare la loro situazione relazionale iniziando una terapia di coppia. Oppure al contrario hanno scelto di rivolgersi insieme ad un avvocato perché è prevalsa per entrambi l’aspettativa di volersi attenere esclusivamente ai diritti e ai doveri previsti dalla giurisprudenza. O ancora hanno deciso per il mantenimento momentaneo dello status quo. 2) MEDIAZIONI INTERROTTE (12% ovvero 19: 9 LU e 10 BE) Nelle mediazioni interrotte è emersa l’impraticabilità - perlomeno a quel momento - di un percorso di mediazione poiché non è stato possibile per l’ex coppia poter lavorare insieme su un progetto condiviso. Nel 9% dei casi (ovvero 14: 7 LU e 7 BE) l’interruzione è avvenuta perché ognuno degli ex partner ha espresso delle aspettative totalmente divergenti e irriducibili sul tipo d’intervento da mettere in campo o sull’iter da seguire per affrontare la separazione. Nel rimanente 3% (ovvero 5: 2 LU e 3 BE) il conflitto relazionale era talmente insanabile che le inevitabili divergenze (peraltro fisiologiche e sempre presenti nella separazione) non si sono limitate alla differenza di opinioni, ma hanno investito la relazione nel suo insieme. Le emozioni debordanti hanno preso il sopravvento e non hanno concesso né l’istaurarsi di un dialogo rispettoso e responsabile tra gli ex partner né la possibilità di avere fiducia nell’altro considerato, nei casi estremi, un nemico da cui doversi proteggere o con il quale misurarsi in una lotta di potere. 3) RICHIESTE UNILATERALI (24% ovvero 37: 22 LU e 15 BE) Le richieste unilaterali comprendono le domande espresse da uno solo dei due ex partner. Le richieste di informazioni (14% ovvero 21: 8 LU e 13 BE) sono state trattate telefonicamente con il richiedente che ha chiesto di essere orientato in prima persona volendo evitare di coinvolgere l’ex partner. Le domande di mediazione da parte d’un solo ex partner (10% ovvero 16: 14 LU e 2 BE) – ovvero prive dell’adesione da parte dell’altro membro dell’ex coppia – si sono limitate a dei contatti telefonici con il richiedente non essendoci la fattibilità di una presa in carico estesa ad entrambi. 10 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 GRUPPO DI PAROLA PER FIGLI DI GENITORI SEPARATI E/O DIVORZIATI Valentina Testoni “Occorre aiutare i figli a «portare in salvo il legame» (Cigoli,1997), cioè a fare esperienza che le trasformazioni, per quanto sconvolgenti e dolorose, non necessariamente sono mortali e distruttive e che si può salvare, insieme a ciò che di buono c’è stato e rimane, la speranza nei legami.” La prima esperienza di Gruppo di parola del Consultorio di Comunità familiare è stata avviata il giorno lunedì 15 dicembre dalle ore 16.30 alle ore 18.15 presso il Centro bambini di Comunità familiare a Lugano. Il secondo incontro ha avuto luogo il lunedì seguente, 22 dicembre, sempre allo stesso orario. Il ciclo completo è composto da quattro incontri: gli ultimi due seguiranno all’inizio del 2015. L’ultimo incontro - previsto per il 19 gennaio - sarà suddiviso in due momenti: il primo con il gruppo dei bambini ed il secondo con il gruppo dei genitori. Al gruppo sono iscritti una bambina e quattro bambini nati tra il 2004 e il 2008. Gli invii sono stati fatti dal Consultorio del Centro Coppia e Famiglia di Mendrisio e dalla Pretura di Lugano. Impressioni e proposte Il Centro bambini di Comunità familiare, luogo in cui si sono svolti gli incontri, si è rivelato un utile e pedagogicamente adatto ai bambini. Le attività proposte (cartelloni con immagini ritagliate e disegnate, giochi e attività con le emozioni, giochi di ruolo e teatro, merenda e informazioni concrete sulla struttura della nuova famiglia che cambia e sulle due case, ecc.) sono state accolte dai bambini con entusiasmo e motivazione. Dopo un ciclo di alcuni incontri sarà utile valutare l’impatto dell’esperienza. Come prospettiva per il 2015 sarebbe auspicabile (per la continuità del progetto e per la prevedibilità del servizio sul territorio) proporre due nuovi cicli. Sarebbe interessante pensare per il futuro anche alla creazione di un gruppo per adolescenti (età di scuola media). 11 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 ASCOLTO DEI FIGLI MINORENNI Valentina Testoni Una delle prestazioni offerte dal Consultorio di Comunità familiare è rappresentata dall’ascolto dei minori descritto dall’articolo 298 del codice di procedura civile (Audizione dei figli). Un tempo i bambini non venivano considerati parte in causa nelle decisioni prese dai genitori in caso di separazione e divorzio: che i genitori, in quanto tali, avrebbero agito per il bene dei propri figli era un dato incontestabile. Con la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989 si è iniziato a parlare di “minore che ha voce in capitolo”. L’articolo 12 della Convenzione infatti, parla di ascolto delle opinioni del minore e prevede il diritto dei bambini ad essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenerne in adeguata considerazione le opinioni. Alcuni anni dopo, nel diritto civile svizzero, è stato inserito l’articolo che prevede l’opportunità che il bambino possa esprimere la sua opinione anche in relazione al divorzio dei genitori. Può sembrare controversa come questione; si parla sempre di tenere i figli fuori dai conflitti genitoriali mentre qui sembra li si voglia trascinare dentro. In realtà, come delegata all’ascolto, posso affermare che il bambino non viene coinvolto nella disputa genitoriale. Al bambino, anzi, viene restituito il ruolo di figlio che in molti casi, a causa della sofferenza e della conflittualità, viene perso di vista. L’articolo 298 c.p.c. stabilisce che ”i figli sono personalmente e appropriatamente ascoltati dal Giudice o da un terzo incaricato, eccetto che la loro età o altri motivi gravi vi si oppongano.” Spesso infatti il Giudice delega l’incontro con i minori ad un esperto dell’ascolto che avrà modo di confrontarsi con il bambino o il ragazzo, dandogli voce. Il compito del delegato all’ascolto è quello di rilevare la volontà del minore e se gli accordi presi dai genitori sulla convenzione di separazione e divorzio sono realmente idonei alla natura e alla specificità del minore che ha di fronte. Il bambino, il ragazzo, devono venire riconosciuti nel loro contesto relazionale: non si può considerare il minore fuori dal suo contesto di vita. Il minore può dire se secondo lui vede troppo poco uno dei due genitori ed indicare un suo desiderio per lo svolgimento delle relazioni personali con uno e con l’altra. Naturalmente il delegato all’ascolto deve aver cura di chiarire al bambino che il desiderio e l’opinione che esprime durante il colloquio non si trasformerà automaticamente in realtà. In diverse situazioni non è così. I bambini, in questo contesto, hanno una chanche per parlare di come stanno. E questo per loro è utile. I genitori vengono informati sulle risultanze dell’incontro prima che il rapporto arrivi al Giudice, e di prassi personale, viene con loro commentato e discusso affinché diventi un bene di interesse comune dal quale partire per lavorare insieme non più come coppia, ma come genitori. Quello che ho riscontato in questi anni di esperienza mi porta spesso a pensare a quanto sia puro e comprensibile il punto di vista e la richiesta del figlio. Il bambino desidera unicamente di poter amare e di essere amato da entrambi i genitori, con estrema trasparenza, onestà e facilità. “Amare non vuol dire guardarsi negli occhi, ma guardare insieme nella stessa direzione” dice il Piccolo principe. 12 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 LA SOFFERENZA DEI FIGLI NELLA SEPARAZIONE I rischi della banalizzazione e della negazione. Renata Dozio «Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice lo è a modo proprio» . (L.Tolstoj) Lo scorso 10 ottobre il Consultorio familiare ha organizzato a Lugano un Seminario su questo tema. Relatrice, oltre a Renata Dozio, direttore del Consultorio di Comunità familiare e Valentina Testoni, mediatrice e delegata all’Ascolto del Consultorio, la dottoressa Ondina Greco, psicologa, psicoterapeuta di coppia e famiglia, attiva presso il Centro d’Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia, Servizio di Psicologia Clinica di Coppia e Famiglia all’Università Cattolica di Milano, che da anni lavora su questi temi. Durante il seminario è stato presentato un nuovo progetto del Consultorio: il Gruppo di parola per figli di genitori separati, che tende a rimettere al centro i bisogni dei bambini. La direttrice del Consultorio Renata Dozio ha voluto dedicare l’incontro a Padre Callisto, recentemente scomparso, fondatore, all’inizio degli anni settanta, di Comunità familiare e fondatore anche del nostro Consultorio. Di seguito pubblichiamo la relazione di Renata Dozio. Un seminario per affrontare il tema del dolore dei bambini nel divorzio e nella separazione dei genitori, rimettendo al centro dell’interesse la relazione. Ancora troppo spesso quando un progetto familiare finisce, i genitori non sono in grado di salvare e di separare l’esperienza di coppia dall’esperienza genitoriale - che continuerà nel tempo -, la investono invece di significati e di emozioni legati al proprio vissuto. E i bambini? In questo seminario si è posto l’accento su di loro, sul loro modo di vivere i conflitti ricordando che molte esperienze di separazione, dolorose e conflittuali, rimangano indelebili e influenzano le scelte relazionali future. Permettetemi di ricordare oggi Padre Callisto, recentemente scomparso, fondatore, all’inizio degli anni settanta, di Comunità familiare e fondatore anche del nostro Consultorio (che oggi ho l’onore di dirigere). Lui, per primo, ha colto i segnali di un bisogno di riflessione attorno al tema centrale di oggi e di sempre: quello della CURA DELLA RELAZIONE NELLA COPPIA, NELLA FAMIGLIA E CON NOI STESSI. Lui per primo ha sentito la necessità di formarsi presso il Centro Studi psicoanalitici di Via Ariosto, a Milano, Scuola presso cui ci siamo poi formati noi consulenti. Abbiamo voluto proporre questo tema perché dall’esperienza del nostro lavoro di terapia, nell’ascolto dei minori, o nella mediazione ci troviamo spesso confrontati con situazioni di dolore. Dolore che però si esprime in forme e in modi diversi o, al contrario, rimane taciuto, silente e si trasforma in sintomi somatici e in difficoltà relazionali, oppure viene totalmente negato. Ciascun membro della famiglia sembra ritrovarsi solo. Nella locandina di presentazione abbiamo ripreso una citazione di Tolstoj che descrive una grande verità: « Le famiglie felici si somigliano tutte, le infelici sono infelici ciascuna a modo suo » e noi aggiungeremo che ciascun membro della famiglia è infelice a modo suo (ciascuno sembra essere dentro il suo cubetto di ghiaccio); il dolore divide, il conflitto separa e ognuno deve far fronte alle proprie risorse e dare senso a ciò che gli accade. E’ come se, «naufrago alla deriva», ciascun membro della famiglia sia alle prese con sentimenti di disorientamento, di rabbia, di senso di perdita e, soprattutto per i figli, con l’angoscia dell’abbandono. 13 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 Come dice lo psicoanalista Juan Manzano la separazione dei genitori, anche la più morbida e preparata è infatti sempre un fatto grave per un bambino. E’ sbagliato pensare che si tratti di un fatto banale. Genera sempre una crisi: la paura e l’angoscia di essere abbandonato (naturalmente con forme e intensità diverse e a seconda dell’età del figlio). Certo se la separazione viene fatta con le dovute maniere, il bambino alla fine si adatta» perché i bambini hanno una capacità innata di adattarsi». Per superare la crisi i bambini hanno dunque bisogno che i genitori trovino le giuste maniere, ma cosa vuol dire? Potrebbe significare che i genitori, a loro volta, debbano trovare un loro modo di uscire dalla confusione, per affrontare l’esperienza del lutto che in questo caso significa fare i conti con una relazione che non c’è più; ma rimane un’organizzazione familiare che, benché trasformata o da trasformare è da mandare avanti. Finisce la coppia ma rimane la funzione genitoriale, o così dovrebbe. Sembra facile ma non è così: a volte il processo e la trasformazione sono difficili perché nelle situazioni molto conflittuali, i genitori fanno fatica a distinguere il piano individuale e di coppia da quello della genitorialità. Ma perché una coppia va in crisi? Mi vengono in mente molte situazioni che cercherò di illustrare senza entrare naturalmente nei dettagli. Va ricordato che la coppia oggi, nella nostra realtà socio culturale, come sappiamo si mette insieme su basi affettive, secondo dei bisogni individuali spesso inconsci (un patto segreto, non esplicitato che fa sì che due persone si scelgano in quel determinato momento per dei bisogni che reciprocamente vogliono soddisfare attraverso quella relazione, ma che quasi mai è consapevole. Questi bisogni cambiano perché noi nel corso del tempo ci modifichiamo. La nostra identità, ma anche il nostro sé corporeo si trasformano e incidono anche sulle nostre relazioni e sul nostro stile relazionale (il nostro modo cioè di rapportarci agli altri, frutto di identificazioni con modelli affettivi precoci, primari). Il ciclo vitale ed evolutivo del singolo può modificare i bisogni individuali e la relazione può non corrispondere più alle aspettative idealizzate dell’inizio. Il delicato rapporto tra autonomia e dipendenza (trovare cioè la giusta distanza) che si inserisce nel processo di individuazione/separazione, che ciascuna persona vive durante tutto l’arco della sua vita, può modificarsi, dando luogo a spinte evolutive e di maggior indipendenza o di distacco dall’altro. Allora il ‘NOI’ può essere visssuto a quel punto come costrittivo e mortifero per lo sviluppo ‘dell’IO’. Il bisogno di separarsi «psichico» da un certo tipo di relazione può spingere un soggetto ad agire la separazione fisica perché non ritrova più nell’altro, un partner in grado di soddisfare i suoi nuovi bisogni. L’altro può a sua volta trovarsi in difficoltà perché questa nuova persona non gli piace e vorrebbe ripristinare la vecchia relazione (connessa con il suo sentimento di benessere e sicurezza). A quel punto crollano le idealizzazioni e la delusione delle aspettative negate sono dunque spesso alla base delle rotture. (Es: «Lui/lei non era così… avevo creduto di trovare questo e quello: il patto iniziale viene tradito). Le emozioni possono essere forti, violente e avvolgenti: i partner non sono più in grado di tollerare le frustrazioni, sembra perduta la capacità di comunicare il proprio sentire emotivo e viene meno la capacità di vedere l’altro con i suoi bisogni. I sentimenti di delusione, la sensazione di essere stati imbrogliati sono emozioni vissute da parte di chi subisce la decisione, ma anche chi l’agisce si trova imbrigliato in sentimenti di rabbia, e alle prese con sensi di colpa. A quel punto subentrano la disillusione, la disistima, la perdita del rispetto e della fiducia. La crisi della coppia coincide con i momenti topici del ciclo vitale della famiglia: ! nel mancato passaggio dall’innamoramento al legame d’amore; ! nella nascita del primo figlio (e dunque il passaggio dalla relazione duale a quella a tre); o di altri figli (voluti da un solo partner o non consciamente programmati); ! il non arrivo di un figlio (pensiamo al tema della sterilità che meriterebbe un capitolo a parte); 14 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 ! l’entrata dei figli nell’età scolare; ! la pubertà e l’adolescenza dei figli; ! la crisi di mezz’età (menopausa,andropausa); ! l’uscita dei figli dalla famiglia e la sindrome del nido vuoto; ! la conclusione di una fase di costruzione di status sociale (professionale e/o economico); ! la crisi economica o la perdita del lavoro; ! la malattia (angoscia di morte, nostalgia); ! la perdita di libido (astinenza sessuale che allontana); ! la morte di familiari, delle figure genitoriali precedenti (i nonni); ! i miti familiari (il mito familiare è strutturante del funzionamento della famiglia e del destino dei singoli membri: eventi particolari possono dar luogo a riattualizzazioni di vissuti precedenti di sé o di altri membri (per esempio morti violente, il timore di vivere le stesse cose) o a stili relazionali acquisiti; ! non da ultimo, in epoca di globalizzazione e di importanti flussi migratori, il percorso/ progetto migratorio dapprima condiviso e che poi accentua le differenze (vedere anche le coppie miste). L’elaborazione di questi riti di passaggio a volte si inceppa dando origine alla crisi che, se non viene superata con risposte adattive, dà luogo a separazioni. Basta allora un solo partner, portatore del desiderio di cambiamento (evolutivo, emancipatorio o viceversa regressivo e difensivo), a mettere in crisi l’omeostasi familiare ma anche l’equilibrio individuale perché «nella costruzione di una coppia, tra gli altri scopi, si cerca la conferma della propria esistenza, del proprio valore e dunque anche della propria identità». La rottura, come detto frammenta, destabilizza, rompe l’equilibrio interrelazionale e intrapsichico: ciascuno deve fare i conti con la perdita non solo dell’ ‘altro’ (dell’oggetto d’amore) ma anche della relazione con l’altro e con la perdita di parti di sé, di rappresentazioni ideali e valorizzate (legate all’altro) che sembravano possibili o pensabili solo in quel contesto. La separazione fatta «con le dovute maniere» (come dice Manzano) avviene sostanzialmente quando e se si arriva ad una separazione emozionale, emotiva, psichica (Freud parla di ‘disinvestimento libidico dall’oggetto’ in cui il soggetto raggiunge l’oblio e può separsi simbolicamente dall’oggetto perduto). Che cosa significa? Significa che una persona piano piano pensa sempre meno all’altro, il quale perde i contorni entra per così dire nell’armadio dei ricordi del proprio vissuto (non viene buttato o perso) ma non è più così pressantemente presente e opprimente. E’ una separazione allora che diventa separatezza e che per le persone coinvolte può significare, paradossalmente, salvare la relazione (quella attuale), grazie a questo processo di trasformazione. Per arrivare a ciò, ciascun partner deve ritrovare l’autostima (minata dalla ferita narcisistica o dal senso di colpa) e una nuova immagine di sé che lo metta in grado di affrontare la nuova realtà. Si tratta a quel punto di riinvestire sul proprio ‘io’ preservando, se possibile, la continuità del progetto genitoriale. Una persona insicura, troppo fragilizzata dall’esperienza e con scarsa stima di sé, avrà invece paura di non farcela ad affrontare il senso di solitudine, l’abbandono, il cambiamento. La ferita narcisistica potrebbe essere tale da bloccare questo disinvestimento, mantenendo la persona in una stato di malinconia in cui «l’assente è sempre presente» e non è in grado di dare avvio ad una ricostruzione di sé e ad investire in nuovi oggetti d’amore. Avremo allora un ripiegamento su di sé, una chiusura e un vissuto di sentimenti ostili, persecutori. In questi casi sovente «l’altro» diventa o rimane un nemico da combattere. In queste persone e in queste famiglie c’è un alto grado di sofferenza, di confusività, di proiezioni, in cui i FIGLI diventano oggetti del contendere, investiti di emozioni, e di significati che spesso hanno poco a che fare con loro stessi. Su di loro i genitori spostano sentimenti e 15 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 emozioni che in realtà sono i loro ed esprimono le parti infantili e sofferenti e i conflitti interiori che loro adulti non sono stati in grado fino ad allora di affrontare e risolvere. La conflittualità mantiene così vivo il legame anche a costo di modalità relazionali distruttive e collusive. A questo proposito posso elencare alcune situazione che provengono dall’esperienza clinica e consulenziale del nostro lavoro in Consultorio: ! Si litiga per i soldi, per gli accordi continuamente rimessi in discussione; si svaluta l’altro genitore all’occhio del bambino. ! Il sentimento di perdita, di abbandono può portare per esempio un genitore a cercare nei figli un soddisfacimento affettivo compensatorio, il minore viene allora visto come colui da proteggere dal cambiamento, come alleato, come molto bisognoso e si tende a escludere l’altro genitore; ! Oppure il sentimento di rabbia viene proiettato sul figlio la cui sofferenza viene ingigantita, l’amore che il figlio può provare per entrambi i genitori viene negato, come negato è il conflitto di lealtà che il ragazzo prova, e al minore vengono attibuiti sentimenti di ostilità verso l’altro genitore che magari non prova, non sente; ! Ancora… la crisi di mezza età può portare uno o l’altro genitore a vivere una seconda giovinezza sull’onda di una identificazione con i figli adolescenti. Si considerano i ragazzi già in grado di badare a loro stessi, sminuendo il loro dolore per la separazione o investendoli di responsabilità, attribuendo loro un ruolo di adulto confidente, o di sostegno al genitore più sofferente. ! Oppure il partner che esce dal domicilio coniugale diventa molto intransigente come genitore e pretende di controllare l’altro e le sue competenze parentali. ! L’arrivo di un nuovo partner, di un genitore, può produrre nell’altro fantasie di sosituzione, di senso di inadeguatezza, e l’assetto familiare deve di nuovo essere rivisto. ! Ma ci sono anche moltepli casi in cui i genitori (spesso molto giovani) tendono ad evitare il dolore psichico che deriva dal dover riconoscere i propri limiti, dalla necessità di tollerare le frustrazioni (Magnoli), dalle possibili rinunce. Queste persone sono prese dal loro bisogno di sperimentare ‘nuove esperienze’, di soddisfare nuove esigenze identitare, di trovare relazioni d’appoggio e continue conferme; sembrano ridurre al minimo la preoccupazione per il benessere dei propri figli negando la specificità di quell’assetto familiare perduto. ! Sono casi in cui la figura parentale sembra essere interscambiabile: si toglie uno, si mette l’altro. Uno dei due genitori può allora correre il rischio di sentirsi superfluo chiamandosi fuori o viceversa, al contrario, diventando troppo invasivo. ! Oppure i figli sono dell’altro e allora la persona si separa dal pacchetto familiare disinvestendo non solo dal marito o dalla moglie ma anche dai figli. In tutti questi esempi (che in nessun caso vogliono essere giudicanti, ma solo descrittivi di un disagio e del dolore) sembra dunque che non ci sia «alterità»: é come se i figli diventassero, per i genitori, oggetti propri ( non sono visti o sono visti solo in funzione dei propri bisogni). Sembra dunque che la rottura dell’omeostasi, dell’equilibrio familiare renda impossibile accedere ad un’altra forma di interazione. Se invece gli exconiugi, a maggior ragione quelli con figli, (chiedendo anche aiuto attraverso una consulenza o una terapia prima di agire la separazione, oppure anche durante la fase del divorzio o della separazione), sentono il bisogno di fare chiarezza sui motivi consci e inconsci che li hanno portati lì, cioè alla separazione, potranno forse avere una chiave di lettura del perché della rottura. Attraverso il confronto, in un clima di ascolto non giudicante, le persone hanno la possibilità di riconsiderare la propria storia, ma anche quella dell’altro, riprendendo su di sé ciascuno le proprie parti e utilizzando il dolore e il cambiamento per rinforzare la propria autostima, la definizione di sè, il proprio valore e potendo, in questo modo vedere forse le ragioni e il punto di vista dell’altro. 16 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 Quando una ex coppia riesce ad imparare a «nuotare ciascuno per conto proprio», dando un senso e trovando le parole per rinarrare la propria storia… allora sarà in grado di trasformare, salvandola, la loro esperienza in comune. E forse entrambi i genitori possono ridare ai figli l’idea che (per fortuna nella maggior parte dei casi) loro sono nati da un’esperienza comune e da un momento d’amore condiviso. Certo, come dice, lo psicoanalista Recalcati (che ha scritto recentemente un libro sul perdono), «NON E’ PIÙ COME PRIMA», ma trasformare la confittualità in tolleranza dà a ognuno la possibilità di ri-cominciare, di ri-partire verso un proprio progetto. 17 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 GRUPPO GENITORI Francesco Sella Nato nel settembre del 2008 da un progetto di collaborazione tra Antenna ICARO e il Consultorio familiare, il Gruppo genitori ha mantenuto negli anni un buon ritmo di presenze e di incontri. La conduzione è affidata a Francesco Sella, psicoterapeuta di Antenna ICARO e a Renata Dozio, psicoterapeuta, consulente familiare e direttrice del Consultorio familiare. Quest’anno si sono iscritte al gruppo 8 persone, tutte donne e madri, con una partecipazione media di 5 persone ad incontro. La cadenza degli incontri è quindicinale e il luogo in cui il gruppo si ritrova è la sala riunioni dell’Antenna ICARO di Bellinzona. Il Gruppo genitori si propone di garantire un luogo, non giudicante e discreto, principalmente a quei genitori che richiedono un sostegno per affrontare il tema dell’uso e dell’abuso di sostanze stupefacenti da parte dei loro figli e delle difficoltà relazionali che ne seguono. L’esperienza clinica ci conferma, infatti, che le problematiche che possono verificarsi come conseguenza dell’assunzione di sostanze stupefacenti non coinvolgono solo la persona che assume la sostanza ma l’intero contesto familiare che soffre, si interroga e, a volte, chiede a suo volta un sostegno. Nella contrapposizione tra il bisogno di tenere a sé, di proteggere i proprio figli, e la necessità di lasciarli andare verso un destino che faccia il suo corso, il Gruppo genitori non mira ad essere risolutivo ma vuole favorire un processo di pensiero che permetta il ritorno a casa con delle riflessioni in più e meglio elaborate per affrontare le proprie soggettive situazioni familiari. Negli anni abbiamo potuto osservare come la costante partecipazione e la discussione in gruppo abbiano permesso alle partecipanti di passare da una preoccupazione totalizzante e satura nei confronti del figlio, causa di diversi sintomi psicologici e fisici, ad un riconoscimento della possibilità di distanziarsene, non per disinteresse, ma per un raggiunto o ritrovato senso del limite. In altre parole, i membri del gruppo partono dall’essere troppo vicini ad un dipinto vedendolo sfuocato e percependo un senso di confusione e di impotenza e, aiutandosi a vicenda, cercano di raggiungere una distanza diversa dalla quale il dipinto può essere messo a fuoco e meglio riconosciuto. Inoltre, nella maggior parte di queste situazioni la difficoltà nell’educare, nel mettere dei limiti, nel sottrarsi a ricatti affettivi (paura che succeda il peggio… ) sembra sia più marcata laddove manca una figura paterna forte di riferimento. Le madri spesso sono sfinite perché devono svolgere il doppio ruolo di madre (accudente) e di padre (limitante). Desideriamo concludere evidenziando come sia di fondamentale importanza, per l’esistenza stessa del gruppo, la partecipazione e l’impegno dei suoi membri che ne garantiscono la continuità. Per questo motivo va un sentito grazie a chi ne fa parte e il nostro auspicio che nuovi genitori o familiari possano usufruire di questa opportunità. 18 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 GRUPPO DEI FUTURI PAPÀ Francesco Sella “Il passaggio alla paternità è stato considerato come ‘una crisi’ che comporta degli importanti riassetti nello psichismo dell’uomo così come nella relazione con la propria partner. Questa crisi, che si manifesta all’inizio (o anche prima) della gravidanza e fino ai primi mesi (almeno) della vita del neonato, assume delle dimensioni considerevoli soprattutto quando il neonato è il primogenito”1. Nel mese di febbraio 2013 alcune levatrici dello Studio Levatrice di Bellinzona presero contatto con il Consultorio dell’Associazione Comunità familiare per chiedere una collaborazione nell’accompagnamento alla genitorialità delle coppie che frequentavano i loro corsi di preparazione alla nascita. Il motivo che ha portato le levatrici alla ricerca di una collaborazione con il Consultorio nasce da una loro riflessione sulla qualità del loro intervento, maggiormente centrato sulle future mamme, e su alcune dinamiche di coppia e familiari che hanno osservato durante le visite a domicilio: “Abbiamo da sempre dato molto spazio di parola, soprattutto alle future mamme, consacrando loro più tempo. Ci siamo però accorte che anche gli uomini hanno un bisogno di esternare sentimenti ed eventuali timori di fronte all’enorme cambiamento che stanno vivendo. Siamo quindi partite alla ricerca di una persona competente e disposta ad ascoltare il punto di vista dei futuri papà”. Il Consultorio di Comunità familiare, da sempre interessato alla famiglia e alle sue vicissitudini, ha risposto con entusiasmo all’iniziativa e dal mese di maggio 2013 ha preso il via la nuova formula dei corsi di preparazione alla nascita. In una delle serate d’incontro, che avvengono circa una volta al mese presso lo Studio Levatrice, lo psicoterapeuta e consulente familiare Francesco Sella propone un’animazione con il gruppo dei futuri papà. Nell’arco di tutto il 2014 sono stati undici i gruppi dei futuri papà incontrati con una media di cinque partecipanti ad incontro. Ogni gruppo è unico, costituito da persone uniche, ognuna con la sua storia personale, la sua età, la sua situazione di coppia, le sue aspettative e i suoi timori. Ed anche il conduttore è stato attraversato dalle proprie vicende personali che, quest’anno, sono state caratterizzate principalmente dall’attesa e poi dalla nascita di un terzo figlio. La maggioranza dei futuri papà sembrano sfruttare appieno il momento di parola: osano esporre le loro preoccupazioni trovandosi, probabilmente, di fronte ad un interlocutore maschile che offre loro l’accesso ad una sfera più intima e ad un’identificazione più agevole. Le domande che inizialmente caratterizzano il gruppo riguardano questioni più vicine al parto come, ad esempio, presenziare in sala parto o riconoscere una depressione post partum. Con l’aiuto del conduttore i partecipanti vengono invitati a spostare lo sguardo sul divenire padri, sui cambiamenti che la coppia coniugale si troverà ad affrontare con l’arrivo di un nuovo membro in famiglia, sui rapporti con le famiglie di origine e sulla distinzione tra i propri bisogni e quelli del neonato e della partner. L’obiettivo principale, considerato il tempo limitato di un unico incontro, è quello di accompagnare i futuri papà nell’immaginare alcuni possibili scenari della nuova situazione familiare e, attraverso i loro contributi, far lavorare il gruppo in modo che possano confrontarsi e prendere maggior coscienza della complessità della nascita e del divenire genitore. Desidero ringraziare, per il contributo al testo e per la collaborazione, le levatrici dello Studio Levatrice di Bellinzona: Mara Bianchini, Cinzia Biella, Alice Buletti e Veronica Grandi. 1 Naziri D.; Dragonas T., “Le passage à la paternité: une approche clinique” in “La Psychiatrie de l’enfant”, 1994, vol. 37, n.2. 19 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 DATI STATISTICI ANNO 2014 Consultori matrimoniali-familiari Consultori familiari Dati statistici annuali Lugano e Bellinzona Anno: 2014 NUMERO DI CASI LU BE Totale Casi nuovi 231 123 354 Casi già aperti l'anno precedente 90 42 132 Totale annuale casi visti 321 165 486 PROBLEMATICA (casi nuovi) LU BE Totale Difficoltà di relazione nella coppia 65 51 116 Separazione/divorzio 94 58 152 50 Post separazione/divorzio 45 5 Rapporti intergenerazionali 6 1 7 Aspetti educativi 8 3 11 Altro 13 5 18 TOTALE 231 123 354 TIPO DI PRESTAZIONE (casi nuovi) LU BE Totale LU BE TOTALE Consulenze individuali 67 32 99 1165 241 1406 Consulenze congiunte (coppia o famiglia) 51 33 84 462 125 587 Mediazione familiare 70 42 112 710 360 1070 Mediazione fam. con ascolto minori 0 0 0 17 39 56 Ascolto minori (mandati diretti dalle preture) 18 11 29 164 68 232 Gruppo parola 1 0 1 18 0 18 Prestazioni sul totale dei casi visti N.o di sedute / ore Consul./collab./formazione con terzi 2 0 2 81 64 145 Colloqui telefonici senza presa a carico TOTALE 22 231 5 123 27 354 24 2641 5 902 29 3543 RICHIEDENTI (casi nuovi) LU BE Totale Coppia 96 51 147 Lei 70 40 110 Lui 40 20 60 Preture 25 12 37 231 0 123 0 354 Altri TOTALE N.o minori ascoltati LU BE TOTALE 0 26 19 45 26 19 45 Gruppo parola: nuova prestazione 20 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 COMMENTO AI DATI STATISTICI 2014 Renata Dozio Il numero delle prestazioni erogate è aumentato, passando da 446 casi nel 2013 a 486 nel 2014. In dettaglio abbiamo avuto un aumento dei casi aperti negli anni precedenti: 132 (+34), un leggero aumento dei casi nuovi 354 (+6). L’aumento ha interessato la sede di Bellinzona, che aveva registrato negli anni scorsi una leggera flessione. In generale va rilevato che gli invii sono sempre più mirati e le persone che si rivolgono a noi conoscono il nostro campo di intervento. Le prestazioni congiunte o familiari sono aumentate sia in termini di casi (+ 4) che di sedute (+74). Abbiamo inoltre avuto un aumento dei casi in ambedue le regioni nella mediazione familiare (+20 nel Luganese e +4 nel Bellinzonese) con un forte aumento (+372 ovvero più del doppio) del numero di sedute a Lugano. Questo dato si giustifica con l’avvenuto aumento nel Luganese delle percentuali di lavoro. L’aumento di sedute per casi di mediazione potrebbe inoltre essere significativo di un maggior investimento della coppia per trovare soluzioni soddisfacenti e un aumento di situazioni che si risolvono con accordi scritti (cfr. rapporto dettagliato della mediazione). Per la mediazione segnaliamo, come detto, che nel 2014, i tempi di lavoro sono aumentati complessivamente del 15% rispetto al 2013. Infatti se Mauro Aldeghi ha aumentato il suo tempo di lavoro passando dal 20% al 40%, a Deborah Unternährer, come stagista è stato riconosciuto un 5% di tempo di lavoro retribuito contro il 10% a preventivo nel 2013. Deborah Solcà rimane al 10%. In totale, compreso il 40% di Valentina Testoni, il tempo di lavoro per la mediazione è del 95%. Per la consulenza congiunta e familiare rileviamo un aumento che conferma un cambiamento culturale nell’approccio alla crisi nelle dinamiche familiari. Sempre più spesso la terapia congiunta e familiare viene adottata anche dai terapeuti privati; questo dato ci conferma l’importanza del lavoro, oltre che nelle dinamiche intrapsichiche, anche in quelle relazionali e interpersonali. Quest’anno la nostra attenzione si è anche focalizzata attorno al tema del dolore dei bambini in situazione di separazione e divorzio dei genitori. Ne abbiamo parlato con i media, abbiamo organizzato una giornata di studio e abbiamo avviato un progetto di Gruppo di Parola per minori che frequentano la scuola elementare. Rimane buona la collaborazione del Consultorio con terzi, in particolare con: ! le preture (segnaliamo un aumento degli invii da parte loro sia nel Luganese (+6) che nel Bellinzonese (+7). La collaborazione rimane ottima e veniamo spesso interpellati su problematiche legate a difficoltà nella genitorialità in genere e in particolare durante la fase di separazione,divorzio e post divorzio; ! la SUPSI/DEASS. Formazione degli studenti del terzo anno: “ TIPOLOGIE FAMILIARI E CASI CLINICI” e PRESENTAZIONE DELL’ATTIVITA’ DEL CONSULTORIO. Nostri interventi in altri moduli formativi, supervisione individuale a studenti durante lo stage); 21 RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014 ! Media (interviste, collaborazioni in trasmissioni in Radio e Televisione sui temi della famiglia e delle relazioni familiari, conferenze stampa: interviste rilasciate da Renata Dozio e da Francesco Sella, che possono essere riascoltate anche in internet e che sono pubblicate sulla pagina Facebook di Comunità familiare); in particolare: - RSI / RETE 3 , 22 gennaio: COLLOQUIO CON I GIOVANI SUL TEMA DELLA FEDELTÀ: “LA FEDELTA ESISTE?” Renata Dozio - RSI Millevoci, “COPPIE PIU FELICI SENZA FIGLI?“ con Renata Dozio - 19 marzo, RSI: “FUTURI PAPÀ A SCUOLA. IL MANUALE CHE NON C’E’”con Francesco Sella, cons. fam. Bellinzona - 28 maggio: Conferenza stampa di presentazione del progetto Gruppo di Parola, con la Responsabile della Comunicazione, Renata Dozio Dir. Consultorio e con Valentina Testoni responsabile del progetto; - 6 giugno: appare un articolo sulla Rivista di Lugano che presenta il PROGETTO GRUPPO DI PAROLA; - 24 giugno: Conferenza stampa per presentare il Rapporto di Attività del 2013 del Consultorio e dei Servizi professionali dell’Associazione Comunità familiare; - 7 agosto: RSI Millevoci: “SEPARARSI BENE SEPARARSI MEGLIO”, con Renata Dozio. ! Antenna ICARO a Bellinzona (gestione Gruppo Genitori con figli tossicodipendenti); ! Levatrici del Bellinzonese per il progetto Gruppo Neo Papà; ! Derman/Progetto di formazione interpreti interculturali (con supervisioni sulle relazioni familiari e nelle coppie miste). Sono quasi dimezzati i colloqui telefonici senza presa a carico: il dato può significare, come detto, che l’utenza che si rivolge a noi conosce già quali sono le prestazioni che offriamo e non ha bisogno di un contatto interlocutorio. Il numero dei minori ascoltati è in aumento (+12) e anche il numero delle prestazioni (+7). L’ascolto dei minori rimane un tema molto sensibile per noi e oggi i consulenti sono in grado di offrire un aiuto mirato a coinvolgere nella restituzione sempre meglio i genitori affinché ci sia da parte loro maggior consapevolezza del disagio e del dolore dei figli. Inoltre ora offriamo un’ulteriore prestazione ai figli attraverso il Gruppo di Parola. Non abbiamo avuto ascolti di minori all’interno di percorsi di mediazione iniziati nel 2014 dai nostri mediatori. Non possiamo che ribadire la nostra disponibilità ad accogliere la richiesta delle preture e a promuovere l’ascolto all’interno delle nostre strutture anche nei casi di mediazione seguite dai nostri mediatori. Confermiamo che tutti i consulenti del Consultorio familiare sono abilitati all’ascolto dei minori. 22