consultorio familiare

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consultorio familiare
CONSULTORIO FAMILIARE
Rapporto d’attività 2014
Lugano, 31 marzo 2015
Associazione C omunità familiare
RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
“Dove le parole sono troppo leggere è fondamentale ricordare la potenza dei pensieri
pensati, che trasformano sintomi e conflitti in concetti comprensibili nel fecondo tentativo,
direbbe Winnicot, di avvicinare la consapevolezza di sé” 1.
Foto di Vito Dozio
1"Ambrogio Cominetti, in Associazione Paolo Saccani, Studi psicoanalitici della famiglia e della coppia, Milano 2013"
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RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
Sommario
Personale operante presso il Consultorio durante il 2014
p. 4
La nostra rete
p. 5
Introduzione
p. 6
Consulenza e terapia familiare
p. 8
Mediazione familiare
p. 9
Gruppo di Parola per figli di genitori separati e/o divorziati
p. 11
Ascolto del minore
p. 12
La sofferenza dei figli nella separazione
p. 13
Gruppo genitori
p. 18
Gruppo dei futuri papà
p. 19
Dati statistici anno 2014
p. 20
Commento ai dati statistici
p. 21
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PERSONALE
OPERANTE PRESSO IL
CONSULTORIO
DURANTE IL
2014
I nostri collaboratori sono:
!
Mauro Aldeghi, mediatore FSM e mediatore familiare ASM;
!
Renata Dozio, psicoterapeuta ASP, direttore del Consultorio familiare, consulente
familiare e operatrice incaricata per l’ascolto dei minori;
!
Raffaello Giussani, psicoterapeuta FSP, consulente familiare e operatore incaricato
per l’ascolto dei minori;
!
Francesco Sella, psicoterapeuta, consulente familiare e operatore incaricato per
l’ascolto dei minori;
!
Deborah Solcà, avvocato, mediatrice familiare;
!
Valentina Testoni, mediatrice familiare ASM e operatrice incaricata per l’ascolto dei
minori, conduttrice dei Gruppi di parola per figli di genitori separati;
!
Deborah Unternährer Antonini, avvocato, mediatrice familiare.
Claudia Oliveira, contabile, assieme a Silvia Balestra (che ha terminato la sua attività a metà
anno per raggiunti limiti di età e che ringraziamo molto per la sua competenza e il suo
impegno profuso per il Consultorio) e Wanda Frapolli hanno assicurato la gestione
amministrativa e di segretariato del Consultorio.
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RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
LA
NOSTRA
RETE
Il Consultorio familiare di Cf, insieme al Consultorio del Centro Coppia e famiglia, si inserisce in
una rete di servizi presenti sul territorio cantonale che hanno come centralità i temi della
famiglia e della coppia con tutte le problematiche relazionali, interpersonali e intrapsichiche
che ne derivano. L’obiettivo è di favorire l’accesso a luoghi di ascolto, di sostegno e di aiuto,
per affrontare le diverse stagioni della vita, in un’ottica multidisciplinare.
Gli attori principali con cui il Consultorio collabora sono:
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INTRODUZIONE
Renata Dozio
Nella breve introduzione ricordiamo che, dal 1989, l’Associazione Comunità familiare ha
professionalizzato l’attività del Consultorio, assicurando la continuità di questo servizio nelle due
sedi di Lugano e Bellinzona.
Si è così consolidata un’attività di volontariato iniziata nel 1971 a favore di famiglie confrontate
con difficoltà relazionali nella coppia, con i figli o con altri parenti.
Il Consultorio opera su mandato della Divisione della giustizia del Dipartimento delle Istituzioni in
base ad un contratto di prestazione triennale (dal 2014 al 2016).
Il mandato
In base agli artt. 75 a/f della Legge di applicazione e complemento del Codice civile svizzero i
consultori matrimoniali-familiari sono tenuti a:
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prestare aiuto ai coniugi in difficoltà e a tutti i membri della famiglia per la soluzione dei
problemi relazionali connessi alla vita comunitaria;
provvedere alla preparazione al matrimonio o alla convivenza e prestare consulenza a
fidanzati, a conviventi e al coniuge vedovo, separato o divorziato;
provvedere, su incarico del magistrato competente, all’ascolto di minori nell’ambito di
procedimenti giudiziari;
intervenire facendo capo all’istituto della mediazione familiare.
Gli operatori dei consultori sono impegnati a fornire un servizio in termini di:
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consultazioni individuali;
consultazioni congiunte (di coppia o con più membri di un gruppo familiare);
sedute di mediazione familiare;
ascolto dei figli minorenni;
consultazioni a gruppi (genitori, docenti, ecc.);
formazione a terzi
Gruppo di Parola per minori.
Per i dati specifici vi rimandiamo alla tabella e all’analisi dei dati e, più in generale, ai brevi
rapporti sugli ambiti di intervento (consulenza, mediazione progetto genitori, ascolto ecc.) del
Consultorio.
Nel 2014 abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati e in particolare abbiamo:
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intensificato i momenti di incontro e di riflessione al nostro interno per favorire lo
scambio e la conoscenza tra consulenti e mediatori;
formato tutti i consulenti all’ascolto dei minori;
avviato il nuovo progetto Gruppo di Parola, a favore di minori con genitori separati
o divorziati;
dato maggior rilievo al tema del dolore dei bambini nei conflitti familiari attraverso
articoli e uno specifico momento formativo;
curato il rapporto di rete sul territorio e all’interno dell’Associazione.
Negli ultimi anni rileviamo un aumento costante di richieste che si fanno più puntuali e precise:
le persone ci chiamano e richiedono un sostegno o un aiuto che rientra nelle nostre
competenze.
RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
Questo è il risultato di un “passaparola“ dell’utenza (un dato che abbiamo anche aggiunto
alle voci di rilevamento statistico) ma anche sicuramente di una maggiore presenza nella rete
sul territorio e di una presenza regolare nei media.
Quest’anno abbiamo ulteriormente cercato di mantenere e rinforzare uno scambio tra
consulenti e mediatori sia sul piano del confronto clinico, sia sul piano riflessivo, sia sul piano del
passaggio dei casi. In questo senso abbiamo sentito l’esigenza di portare “al di fuori”
ricercando maggiori sinergie con i partner esterni (preture, ARP, avvocati, operatori sociali)
attorno al tema del dolore dei bambini quando le coppie genitoriali vanno in crisi, quando si
separano o divorziano. L’abbiamo fatto invitando gli operatori a partecipare alla nostra
giornata di riflessione proprio sul tema del dolore dei minori (in allegato).
La presenza numerosa al convegno (oltre 110 partecipanti) ci ha confermato quanto attuale e
sentito sia il tema proposto.
Formazione interna e supervisione
Come ogni anno abbiamo dato rilevanza alla possibilità per i nostri operatori di partecipare a
momenti formativi e di supervisione. Per il nostro operato è infatti molto importante ritagliare
tempo e spazio alla nostra riflessione interna e alla formazione permanente.
I consulenti hanno usufruito di momenti formativi presso le formatrici attive a Milano e formatesi
presso la Scuola di Psicoterapia della famiglia di via Ariosto. I mediatori hanno seguito corsi di
formazione con i colleghi del Centro Coppia e Famiglia e alla Supsi.
Diverse sono state poi le specifiche occasioni di formazione continua degli operatori sia
mediatori che consulenti.
La supervisione clinica dei consulenti familiari (assicurata dalla d.ssa Raffaella Magnoli) e
l’intervisione dei mediatori familiari si sono regolarmente svolte anche quest’anno a cadenze
regolari.
Ai rispettivi incontri hanno preso parte gli operatori delle due Associazioni che gestiscono i
Consultori, quindi anche le colleghe e il colleghi dei Centri Coppia e Famiglia di Mendrisio e
Locarno.
Certificazione ISO
L’Associazione Comunità familiare ha deciso nel 2012 di avviare la procedura per
l’ottenimento della certificazione dei suoi servizi professionali e delle sue attività secondo i
principi della norma ISO 9001:2008.
Due delle sue strutture professionali, l’Antenna Icaro ed il Centro Residenziale a Medio Termine
(C.R.M.T.), avevano già da tempo una certificazione QuatheDA (richiesta dal Cantone per
l’ottenimento del contatto di prestazione) a cui , per il C.R.M.T. nel 2009 si è aggiunta quella
ISO. Nel 2012, anno di ricertificazione dei due servizi sopracitati, la Direzione generale e i
direttori dei singoli servizi (Antenna Icaro, CEM Foyer Casa di Pictor, Consultorio Matrimoniale
familiare, C.R.M.T.) hanno deciso di coinvolgere nel processo di certificazione tutte le attività
professionali dell’Associazione.
La certificazione, ottenuta nel 2012, è stata mantenuta anche nel 2013 e nel 2014 (l’ultimo
audit è stato è effettuato lo scorso 10 dicembre).
Nel 2015 l’Associazione e i suoi servizi professionali affronteranno la ricertificazione dell’intero
sistema.
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CONSULENZA E TERAPIA
Renata Dozio
Toccare con mano che non tutto dei legami passati è distrutto
è infatti condizione per conservare la fiducia in quelli futuri.
(O. Greco, 2006)
Il nostro lavoro é orientato ad aiutare le persone a capire il senso del conflitto che si presenta
ora, ma può avere radici altrove e in tempi più remoti. Può essere dunque una ritualizzazione di
eventi e traumi vissuti nell’infanzia che non permettono alle persone di vivere le relazioni in
maniera equilibrata contemplando sia la vicinanza affettiva (e la dipendenza), sia la possibilità
di sperimentarsi come individui autonomi e differenziati (autonomia).
Il numero di casi nuovi visti nel corso del 2014 è simile a quello dell’anno precedente ma sono
aumentati i casi “già aperti” (cioè relativi a pazienti seguiti già nell’anno o negli anni
precedenti che continuano la terapia). Si conferma la tendenza ad avere un aumento di
sedute per casi presi a carico. Rimangono sempre una minoranza, le prese a carico estese a
tutta la famiglia.
Un dato importante a cui abbiamo dato maggior rilievo è il fatto che molte persone si
rivolgono a noi grazie al passaparola di altri pazienti/utenti che sono stati soddisfatti delle
nostre prestazioni.
Nella presa a carico consulenziale o terapeutica vanno annoverati anche diversi casi mandati
dalle preture: sono casi in cui il tema centrale è il conflitto genitoriale in situazione di
separazione o divorzio, oppure quando il pretore giudica troppo affrettata la decisione dei
partners di separarsi e consiglia (o a volte, in situazioni particolarmente difficili, impone) un
percorso di sostegno con specialisti del Consultorio.
Alcune consultazioni hanno avuto come oggetto la richiesta di aiuto pedagogico a genitori
alle prese con difficoltà generazionali o con divergenze sull’intervento educativo verso i figli,
oppure in situazioni di post divorzio in cui i genitori non trovavano accordi rispetto alle relazioni
personali con la prole e in generale sulla gestione quotidiana ed educativa dei figli. In questi
casi risulta difficile separare le questioni educative dalle questioni personali e di relazione (cfr.
intervento di Renata Dozio alla giornata di formazione del 10 ottobre 2014).
A volte nel corso della consulenza si precisa la richiesta di aiuto che può sfociare dopo un
percorso di coppia in una richiesta individuale, o viceversa, da una richiesta individuale si
arriva a decidere di dover convocare anche il o la partner della coppia perché la persona
che si presenta non riesce a esprime i suoi bisogni ma vede la radice del problema solo
nell’”altro” e/o nella relazione con l’altro.
Spesso grazie agli incontri di coppia le persone sono aiutate ad avvicinarsi alle proprie
difficoltà e a uscire dalle dinamiche interelazionali per occuparsi della propria soggettività e
del proprio modo di entrare in relazione con gli altri.
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MEDIAZIONE FAMILIARE
Mauro Aldeghi
Per poter avviare un percorso di mediazione ci devono essere alcune premesse fondanti:
la fattibilità per ciascuno di cercare un consenso riguardo alla fine del loro legame di coppia;
la possibilità per entrambi di considerarsi come due entità differenziate, con bisogni distinti;
la capacità di ognuno di voler negoziare con l’altro delle soluzioni condivise.
Le richieste nell’ambito della separazione e del divorzio che sono state evase durante il 2014,
sono state 154 (96 a Lugano LU e 58 a Bellinzona BE). Nel 2013 le mediazione evase erano state
115 (68 a LU e 47 a BE). L’aumento rispetto all’anno precedente è stato significativo (+34%
ovvero +41% a LU e +23% a BE). Tale incremento è stato possibile grazie all’implementazione
dei tempi di lavoro dedicati alla Mediazione familiare.
Vediamo allora qui di seguito, nel dettaglio, l’esito delle richieste evase durante il 2014.
1) MEDIAZIONI CONCLUSE (64% ovvero 98: 65 LU e 33 BE)
Nella maggioranza dei casi la relazione tra gli ex partner si è rivelata piuttosto distesa. In
svariate occasioni il rapporto all’interno di alcune ex coppie è stato però caratterizzato da un
clima emotivo surriscaldato. Comunque sia la relazione è rimasta preservata grazie ad una
sufficiente motivazione e disponibilità degli ex partner nel cercare insieme delle soluzioni
adatte alla nuova organizzazione familiare. Attraverso la mediazione ognuno di loro ha avuto
modo di riprogettare la propria vita come individuo e insieme hanno potuto avanzare nella
stessa direzione seppure nella separatezza emotiva e nella separazione fisica. La prospettiva di
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RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
un futuro possibile è dunque rimasta condivisa e, nel caso delle coppie genitoriali, ha potuto
garantire a sé e all’altro la continuità dei legami con i loro figli.
Le mediazioni sono terminate con degli accordi formali rispettivamente con degli accordi
informali.
Accordi formali (34% ovvero 52: 32 LU e 20 BE)
La mediazione è:
•
sfociata nella stesura di una convenzione (di divorzio, di separazione coniugale, di misure
di protezione dell’unione coniugale, di modifica della sentenza di divorzio o di accordi
quali genitori non coniugati da sottoporre all’ARP) che è stata sottoposta al tribunale per
l’omologazione;
•
terminata con la firma di accordi extragiudiziari (separazione di fatto).
Accordi informali (30% ovvero 46: 33 LU e 13 BE)
La mediazione è stata:
•
completata con delle decisioni operative che hanno permesso agli ex partner di
disciplinare uno o più aspetti pratici della vita da separati (per esempio: la gestione
finanziaria, la condivisione di un progetto educativo per i loro figli, la divisione dei beni);
•
ultimata con una presa di posizione condivisa dagli ex partner che hanno deciso in taluni
casi di riconsiderare la loro situazione relazionale iniziando una terapia di coppia. Oppure
al contrario hanno scelto di rivolgersi insieme ad un avvocato perché è prevalsa per
entrambi l’aspettativa di volersi attenere esclusivamente ai diritti e ai doveri previsti dalla
giurisprudenza. O ancora hanno deciso per il mantenimento momentaneo dello status
quo.
2) MEDIAZIONI INTERROTTE (12% ovvero 19: 9 LU e 10 BE)
Nelle mediazioni interrotte è emersa l’impraticabilità - perlomeno a quel momento - di un
percorso di mediazione poiché non è stato possibile per l’ex coppia poter lavorare insieme su
un progetto condiviso.
Nel 9% dei casi (ovvero 14: 7 LU e 7 BE) l’interruzione è avvenuta perché ognuno degli ex
partner ha espresso delle aspettative totalmente divergenti e irriducibili sul tipo d’intervento da
mettere in campo o sull’iter da seguire per affrontare la separazione.
Nel rimanente 3% (ovvero 5: 2 LU e 3 BE) il conflitto relazionale era talmente insanabile che le
inevitabili divergenze (peraltro fisiologiche e sempre presenti nella separazione) non si sono
limitate alla differenza di opinioni, ma hanno investito la relazione nel suo insieme. Le emozioni
debordanti hanno preso il sopravvento e non hanno concesso né l’istaurarsi di un dialogo
rispettoso e responsabile tra gli ex partner né la possibilità di avere fiducia nell’altro
considerato, nei casi estremi, un nemico da cui doversi proteggere o con il quale misurarsi in
una lotta di potere.
3) RICHIESTE UNILATERALI (24% ovvero 37: 22 LU e 15 BE)
Le richieste unilaterali comprendono le domande espresse da uno solo dei due ex partner.
Le richieste di informazioni (14% ovvero 21: 8 LU e 13 BE) sono state trattate telefonicamente
con il richiedente che ha chiesto di essere orientato in prima persona volendo evitare di
coinvolgere l’ex partner.
Le domande di mediazione da parte d’un solo ex partner (10% ovvero 16: 14 LU e 2 BE) –
ovvero prive dell’adesione da parte dell’altro membro dell’ex coppia – si sono limitate a dei
contatti telefonici con il richiedente non essendoci la fattibilità di una presa in carico estesa ad
entrambi.
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GRUPPO DI PAROLA PER FIGLI DI GENITORI SEPARATI E/O DIVORZIATI
Valentina Testoni
“Occorre aiutare i figli a «portare in salvo il legame» (Cigoli,1997), cioè a fare esperienza che le
trasformazioni, per quanto sconvolgenti e dolorose, non necessariamente sono mortali e
distruttive e che si può salvare, insieme a ciò che di buono c’è stato e rimane, la speranza nei
legami.”
La prima esperienza di Gruppo di parola del Consultorio di Comunità familiare è stata avviata il
giorno lunedì 15 dicembre dalle ore 16.30 alle ore 18.15 presso il Centro bambini di Comunità
familiare a Lugano.
Il secondo incontro ha avuto luogo il lunedì seguente, 22 dicembre, sempre allo stesso orario.
Il ciclo completo è composto da quattro incontri: gli ultimi due seguiranno all’inizio del 2015.
L’ultimo incontro - previsto per il 19 gennaio - sarà suddiviso in due momenti: il primo con il
gruppo dei bambini ed il secondo con il gruppo dei genitori.
Al gruppo sono iscritti una bambina e quattro bambini nati tra il 2004 e il 2008.
Gli invii sono stati fatti dal Consultorio del Centro Coppia e Famiglia di Mendrisio e dalla Pretura
di Lugano.
Impressioni e proposte
Il Centro bambini di Comunità familiare, luogo in cui si sono svolti gli incontri, si è rivelato un utile
e pedagogicamente adatto ai bambini.
Le attività proposte (cartelloni con immagini ritagliate e disegnate, giochi e attività con le
emozioni, giochi di ruolo e teatro, merenda e informazioni concrete sulla struttura della nuova
famiglia che cambia e sulle due case, ecc.) sono state accolte dai bambini con entusiasmo e
motivazione.
Dopo un ciclo di alcuni incontri sarà utile valutare l’impatto dell’esperienza.
Come prospettiva per il 2015 sarebbe auspicabile (per la continuità del progetto e per la
prevedibilità del servizio sul territorio) proporre due nuovi cicli.
Sarebbe interessante pensare per il futuro anche alla creazione di un gruppo per adolescenti
(età di scuola media).
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RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
ASCOLTO DEI FIGLI MINORENNI
Valentina Testoni
Una delle prestazioni offerte dal Consultorio di Comunità familiare è rappresentata dall’ascolto
dei minori descritto dall’articolo 298 del codice di procedura civile (Audizione dei figli).
Un tempo i bambini non venivano considerati parte in causa nelle decisioni prese dai genitori
in caso di separazione e divorzio: che i genitori, in quanto tali, avrebbero agito per il bene dei
propri figli era un dato incontestabile.
Con la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989 si è iniziato a
parlare di “minore che ha voce in capitolo”. L’articolo 12 della Convenzione infatti, parla di
ascolto delle opinioni del minore e prevede il diritto dei bambini ad essere ascoltati in tutti i
processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenerne in
adeguata considerazione le opinioni.
Alcuni anni dopo, nel diritto civile svizzero, è stato inserito l’articolo che prevede l’opportunità
che il bambino possa esprimere la sua opinione anche in relazione al divorzio dei genitori. Può
sembrare controversa come questione; si parla sempre di tenere i figli fuori dai conflitti
genitoriali mentre qui sembra li si voglia trascinare dentro. In realtà, come delegata all’ascolto,
posso affermare che il bambino non viene coinvolto nella disputa genitoriale. Al bambino,
anzi, viene restituito il ruolo di figlio che in molti casi, a causa della sofferenza e della
conflittualità, viene perso di vista.
L’articolo 298 c.p.c. stabilisce che ”i figli sono personalmente e appropriatamente ascoltati dal
Giudice o da un terzo incaricato, eccetto che la loro età o altri motivi gravi vi si oppongano.”
Spesso infatti il Giudice delega l’incontro con i minori ad un esperto dell’ascolto che avrà
modo di confrontarsi con il bambino o il ragazzo, dandogli voce.
Il compito del delegato all’ascolto è quello di rilevare la volontà del minore e se gli accordi
presi dai genitori sulla convenzione di separazione e divorzio sono realmente idonei alla natura
e alla specificità del minore che ha di fronte. Il bambino, il ragazzo, devono venire riconosciuti
nel loro contesto relazionale: non si può considerare il minore fuori dal suo contesto di vita.
Il minore può dire se secondo lui vede troppo poco uno dei due genitori ed indicare un suo
desiderio per lo svolgimento delle relazioni personali con uno e con l’altra. Naturalmente il
delegato all’ascolto deve aver cura di chiarire al bambino che il desiderio e l’opinione che
esprime durante il colloquio non si trasformerà automaticamente in realtà. In diverse situazioni
non è così. I bambini, in questo contesto, hanno una chanche per parlare di come stanno. E
questo per loro è utile.
I genitori vengono informati sulle risultanze dell’incontro prima che il rapporto arrivi al Giudice,
e di prassi personale, viene con loro commentato e discusso affinché diventi un bene di
interesse comune dal quale partire per lavorare insieme non più come coppia, ma come
genitori.
Quello che ho riscontato in questi anni di esperienza mi porta spesso a pensare a quanto sia
puro e comprensibile il punto di vista e la richiesta del figlio. Il bambino desidera unicamente di
poter amare e di essere amato da entrambi i genitori, con estrema trasparenza, onestà e
facilità. “Amare non vuol dire guardarsi negli occhi, ma guardare insieme nella stessa
direzione” dice il Piccolo principe.
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RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
LA SOFFERENZA DEI FIGLI NELLA SEPARAZIONE
I rischi della banalizzazione e della negazione.
Renata Dozio
«Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice lo è a modo proprio» .
(L.Tolstoj)
Lo scorso 10 ottobre il Consultorio familiare ha organizzato a Lugano un Seminario su questo
tema.
Relatrice, oltre a Renata Dozio, direttore del Consultorio di Comunità familiare e Valentina
Testoni, mediatrice e delegata all’Ascolto del Consultorio, la dottoressa Ondina Greco,
psicologa, psicoterapeuta di coppia e famiglia, attiva presso il Centro d’Ateneo Studi e
Ricerche sulla Famiglia, Servizio di Psicologia Clinica di Coppia e Famiglia all’Università
Cattolica di Milano, che da anni lavora su questi temi.
Durante il seminario è stato presentato un nuovo progetto del Consultorio: il Gruppo di parola
per figli di genitori separati, che tende a rimettere al centro i bisogni dei bambini.
La direttrice del Consultorio Renata Dozio ha voluto dedicare l’incontro a Padre Callisto,
recentemente scomparso, fondatore, all’inizio degli anni settanta, di Comunità familiare e
fondatore anche del nostro Consultorio.
Di seguito pubblichiamo la relazione di Renata Dozio.
Un seminario per affrontare il tema del dolore dei bambini nel divorzio e nella separazione dei
genitori, rimettendo al centro dell’interesse la relazione. Ancora troppo spesso quando un
progetto familiare finisce, i genitori non sono in grado di salvare e di separare l’esperienza di
coppia dall’esperienza genitoriale - che continuerà nel tempo -, la investono invece di
significati e di emozioni legati al proprio vissuto.
E i bambini? In questo seminario si è posto l’accento su di loro, sul loro modo di vivere i conflitti
ricordando che molte esperienze di separazione, dolorose e conflittuali, rimangano indelebili e
influenzano le scelte relazionali future.
Permettetemi di ricordare oggi Padre Callisto, recentemente scomparso, fondatore, all’inizio
degli anni settanta, di Comunità familiare e fondatore anche del nostro Consultorio (che oggi
ho l’onore di dirigere). Lui, per primo, ha colto i segnali di un bisogno di riflessione attorno al
tema centrale di oggi e di sempre: quello della CURA DELLA RELAZIONE NELLA COPPIA, NELLA
FAMIGLIA E CON NOI STESSI. Lui per primo ha sentito la necessità di formarsi presso il Centro
Studi psicoanalitici di Via Ariosto, a Milano, Scuola presso cui ci siamo poi formati noi
consulenti.
Abbiamo voluto proporre questo tema perché dall’esperienza del nostro lavoro di terapia,
nell’ascolto dei minori, o nella mediazione ci troviamo spesso confrontati con situazioni di
dolore. Dolore che però si esprime in forme e in modi diversi o, al contrario, rimane taciuto,
silente e si trasforma in sintomi somatici e in difficoltà relazionali, oppure viene totalmente
negato. Ciascun membro della famiglia sembra ritrovarsi solo.
Nella locandina di presentazione abbiamo ripreso una citazione di Tolstoj che descrive una
grande verità: « Le famiglie felici si somigliano tutte, le infelici sono infelici ciascuna a modo
suo » e noi aggiungeremo che ciascun membro della famiglia è infelice a modo suo
(ciascuno sembra essere dentro il suo cubetto di ghiaccio); il dolore divide, il conflitto separa e
ognuno deve far fronte alle proprie risorse e dare senso a ciò che gli accade. E’ come se,
«naufrago alla deriva», ciascun membro della famiglia sia alle prese con sentimenti di
disorientamento, di rabbia, di senso di perdita e, soprattutto per i figli, con l’angoscia
dell’abbandono.
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RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
Come dice lo psicoanalista Juan Manzano la separazione dei genitori, anche la più morbida e
preparata è infatti sempre un fatto grave per un bambino. E’ sbagliato pensare che si tratti di
un fatto banale. Genera sempre una crisi: la paura e l’angoscia di essere abbandonato
(naturalmente con forme e intensità diverse e a seconda dell’età del figlio). Certo se la
separazione viene fatta con le dovute maniere, il bambino alla fine si adatta» perché i
bambini hanno una capacità innata di adattarsi».
Per superare la crisi i bambini hanno dunque bisogno che i genitori trovino le giuste maniere,
ma cosa vuol dire? Potrebbe significare che i genitori, a loro volta, debbano trovare un loro
modo di uscire dalla confusione, per affrontare l’esperienza del lutto che in questo caso
significa fare i conti con una relazione che non c’è più; ma rimane un’organizzazione familiare
che, benché trasformata o da trasformare è da mandare avanti. Finisce la coppia ma rimane
la funzione genitoriale, o così dovrebbe. Sembra facile ma non è così: a volte il processo e la
trasformazione sono difficili perché nelle situazioni molto conflittuali, i genitori fanno fatica a
distinguere il piano individuale e di coppia da quello della genitorialità.
Ma perché una coppia va in crisi? Mi vengono in mente molte situazioni che cercherò di
illustrare senza entrare naturalmente nei dettagli.
Va ricordato che la coppia oggi, nella nostra realtà socio culturale, come sappiamo si mette
insieme su basi affettive, secondo dei bisogni individuali spesso inconsci (un patto segreto, non
esplicitato che fa sì che due persone si scelgano in quel determinato momento per dei bisogni
che reciprocamente vogliono soddisfare attraverso quella relazione, ma che quasi mai è
consapevole. Questi bisogni cambiano perché noi nel corso del tempo ci modifichiamo. La
nostra identità, ma anche il nostro sé corporeo si trasformano e incidono anche sulle nostre
relazioni e sul nostro stile relazionale (il nostro modo cioè di rapportarci agli altri, frutto di
identificazioni con modelli affettivi precoci, primari). Il ciclo vitale ed evolutivo del singolo può
modificare i bisogni individuali e la relazione può non corrispondere più alle aspettative
idealizzate dell’inizio.
Il delicato rapporto tra autonomia e dipendenza (trovare cioè la giusta distanza) che si
inserisce nel processo di individuazione/separazione, che ciascuna persona vive durante tutto
l’arco della sua vita, può modificarsi, dando luogo a spinte evolutive e di maggior
indipendenza o di distacco dall’altro. Allora il ‘NOI’ può essere visssuto a quel punto come
costrittivo e mortifero per lo sviluppo ‘dell’IO’.
Il bisogno di separarsi «psichico» da un certo tipo di relazione può spingere un soggetto ad
agire la separazione fisica perché non ritrova più nell’altro, un partner in grado di soddisfare i
suoi nuovi bisogni. L’altro può a sua volta trovarsi in difficoltà perché questa nuova persona
non gli piace e vorrebbe ripristinare la vecchia relazione (connessa con il suo sentimento di
benessere e sicurezza).
A quel punto crollano le idealizzazioni e la delusione delle aspettative negate sono dunque
spesso alla base delle rotture. (Es: «Lui/lei non era così… avevo creduto di trovare questo e
quello: il patto iniziale viene tradito).
Le emozioni possono essere forti, violente e avvolgenti: i partner non sono più in grado di
tollerare le frustrazioni, sembra perduta la capacità di comunicare il proprio sentire emotivo e
viene meno la capacità di vedere l’altro con i suoi bisogni. I sentimenti di delusione, la
sensazione di essere stati imbrogliati sono emozioni vissute da parte di chi subisce la decisione,
ma anche chi l’agisce si trova imbrigliato in sentimenti di rabbia, e alle prese con sensi di
colpa.
A quel punto subentrano la disillusione, la disistima, la perdita del rispetto e della fiducia.
La crisi della coppia coincide con i momenti topici del ciclo vitale della famiglia:
!
nel mancato passaggio dall’innamoramento al legame d’amore;
!
nella nascita del primo figlio (e dunque il passaggio dalla relazione duale a quella a
tre); o di altri figli (voluti da un solo partner o non consciamente programmati);
!
il non arrivo di un figlio (pensiamo al tema della sterilità che meriterebbe un capitolo a
parte);
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RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
!
l’entrata dei figli nell’età scolare;
!
la pubertà e l’adolescenza dei figli;
!
la crisi di mezz’età (menopausa,andropausa);
!
l’uscita dei figli dalla famiglia e la sindrome del nido vuoto;
!
la conclusione di una fase di costruzione di status sociale (professionale e/o
economico);
!
la crisi economica o la perdita del lavoro;
!
la malattia (angoscia di morte, nostalgia);
!
la perdita di libido (astinenza sessuale che allontana);
!
la morte di familiari, delle figure genitoriali precedenti (i nonni);
!
i miti familiari (il mito familiare è strutturante del funzionamento della famiglia e del
destino dei singoli membri: eventi particolari possono dar luogo a riattualizzazioni di
vissuti precedenti di sé o di altri membri (per esempio morti violente, il timore di vivere le
stesse cose) o a stili relazionali acquisiti;
!
non da ultimo, in epoca di globalizzazione e di importanti flussi migratori, il percorso/
progetto migratorio dapprima condiviso e che poi accentua le differenze (vedere
anche le coppie miste).
L’elaborazione di questi riti di passaggio a volte si inceppa dando origine alla crisi che, se non
viene superata con risposte adattive, dà luogo a separazioni. Basta allora un solo partner,
portatore del desiderio di cambiamento (evolutivo, emancipatorio o viceversa regressivo e
difensivo), a mettere in crisi l’omeostasi familiare ma anche l’equilibrio individuale perché
«nella costruzione di una coppia, tra gli altri scopi, si cerca la conferma della propria esistenza,
del proprio valore e dunque anche della propria identità».
La rottura, come detto frammenta, destabilizza, rompe l’equilibrio interrelazionale e
intrapsichico: ciascuno deve fare i conti con la perdita non solo dell’ ‘altro’ (dell’oggetto
d’amore) ma anche della relazione con l’altro e con la perdita di parti di sé, di
rappresentazioni ideali e valorizzate (legate all’altro) che sembravano possibili o pensabili solo
in quel contesto.
La separazione fatta «con le dovute maniere» (come dice Manzano) avviene sostanzialmente
quando e se si arriva ad una separazione emozionale, emotiva, psichica (Freud parla di
‘disinvestimento libidico dall’oggetto’ in cui il soggetto raggiunge l’oblio e può separsi
simbolicamente dall’oggetto perduto). Che cosa significa? Significa che una persona piano
piano pensa sempre meno all’altro, il quale perde i contorni entra per così dire nell’armadio
dei ricordi del proprio vissuto (non viene buttato o perso) ma non è più così pressantemente
presente e opprimente. E’ una separazione allora che diventa separatezza e che per le
persone coinvolte può significare, paradossalmente, salvare la relazione (quella attuale),
grazie a questo processo di trasformazione.
Per arrivare a ciò, ciascun partner deve ritrovare l’autostima (minata dalla ferita narcisistica o
dal senso di colpa) e una nuova immagine di sé che lo metta in grado di affrontare la nuova
realtà. Si tratta a quel punto di riinvestire sul proprio ‘io’ preservando, se possibile, la continuità
del progetto genitoriale.
Una persona insicura, troppo fragilizzata dall’esperienza e con scarsa stima di sé, avrà invece
paura di non farcela ad affrontare il senso di solitudine, l’abbandono, il cambiamento. La
ferita narcisistica potrebbe essere tale da bloccare questo disinvestimento, mantenendo la
persona in una stato di malinconia in cui «l’assente è sempre presente» e non è in grado di
dare avvio ad una ricostruzione di sé e ad investire in nuovi oggetti d’amore. Avremo allora un
ripiegamento su di sé, una chiusura e un vissuto di sentimenti ostili, persecutori. In questi casi
sovente «l’altro» diventa o rimane un nemico da combattere.
In queste persone e in queste famiglie c’è un alto grado di sofferenza, di confusività, di
proiezioni, in cui i FIGLI diventano oggetti del contendere, investiti di emozioni, e di significati
che spesso hanno poco a che fare con loro stessi. Su di loro i genitori spostano sentimenti e
15
RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
emozioni che in realtà sono i loro ed esprimono le parti infantili e sofferenti e i conflitti interiori
che loro adulti non sono stati in grado fino ad allora di affrontare e risolvere.
La conflittualità mantiene così vivo il legame anche a costo di modalità relazionali distruttive e
collusive. A questo proposito posso elencare alcune situazione che provengono
dall’esperienza clinica e consulenziale del nostro lavoro in Consultorio:
!
Si litiga per i soldi, per gli accordi continuamente rimessi in discussione; si svaluta l’altro
genitore all’occhio del bambino.
!
Il sentimento di perdita, di abbandono può portare per esempio un genitore a cercare
nei figli un soddisfacimento affettivo compensatorio, il minore viene allora visto come
colui da proteggere dal cambiamento, come alleato, come molto bisognoso e si
tende a escludere l’altro genitore;
!
Oppure il sentimento di rabbia viene proiettato sul figlio la cui sofferenza viene
ingigantita, l’amore che il figlio può provare per entrambi i genitori viene negato, come
negato è il conflitto di lealtà che il ragazzo prova, e al minore vengono attibuiti
sentimenti di ostilità verso l’altro genitore che magari non prova, non sente;
!
Ancora… la crisi di mezza età può portare uno o l’altro genitore a vivere una seconda
giovinezza sull’onda di una identificazione con i figli adolescenti. Si considerano i
ragazzi già in grado di badare a loro stessi, sminuendo il loro dolore per la separazione
o investendoli di responsabilità, attribuendo loro un ruolo di adulto confidente, o di
sostegno al genitore più sofferente.
!
Oppure il partner che esce dal domicilio coniugale diventa molto intransigente come
genitore e pretende di controllare l’altro e le sue competenze parentali.
!
L’arrivo di un nuovo partner, di un genitore, può produrre nell’altro fantasie di
sosituzione, di senso di inadeguatezza, e l’assetto familiare deve di nuovo essere rivisto.
!
Ma ci sono anche moltepli casi in cui i genitori (spesso molto giovani) tendono ad
evitare il dolore psichico che deriva dal dover riconoscere i propri limiti, dalla necessità
di tollerare le frustrazioni (Magnoli), dalle possibili rinunce. Queste persone sono prese
dal loro bisogno di sperimentare ‘nuove esperienze’, di soddisfare nuove esigenze
identitare, di trovare relazioni d’appoggio e continue conferme; sembrano ridurre al
minimo la preoccupazione per il benessere dei propri figli negando la specificità di
quell’assetto familiare perduto.
!
Sono casi in cui la figura parentale sembra essere interscambiabile: si toglie uno, si
mette l’altro. Uno dei due genitori può allora correre il rischio di sentirsi superfluo
chiamandosi fuori o viceversa, al contrario, diventando troppo invasivo.
!
Oppure i figli sono dell’altro e allora la persona si separa dal pacchetto familiare
disinvestendo non solo dal marito o dalla moglie ma anche dai figli.
In tutti questi esempi (che in nessun caso vogliono essere giudicanti, ma solo descrittivi di un
disagio e del dolore) sembra dunque che non ci sia «alterità»: é come se i figli diventassero, per
i genitori, oggetti propri ( non sono visti o sono visti solo in funzione dei propri bisogni). Sembra
dunque che la rottura dell’omeostasi, dell’equilibrio familiare renda impossibile accedere ad
un’altra forma di interazione.
Se invece gli exconiugi, a maggior ragione quelli con figli, (chiedendo anche aiuto attraverso
una consulenza o una terapia prima di agire la separazione, oppure anche durante la fase del
divorzio o della separazione), sentono il bisogno di fare chiarezza sui motivi consci e inconsci
che li hanno portati lì, cioè alla separazione, potranno forse avere una chiave di lettura del
perché della rottura. Attraverso il confronto, in un clima di ascolto non giudicante, le persone
hanno la possibilità di riconsiderare la propria storia, ma anche quella dell’altro, riprendendo su
di sé ciascuno le proprie parti e utilizzando il dolore e il cambiamento per rinforzare la propria
autostima, la definizione di sè, il proprio valore e potendo, in questo modo vedere forse le
ragioni e il punto di vista dell’altro.
16
RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
Quando una ex coppia riesce ad imparare a «nuotare ciascuno per conto proprio», dando un
senso e trovando le parole per rinarrare la propria storia… allora sarà in grado di trasformare,
salvandola, la loro esperienza in comune.
E forse entrambi i genitori possono ridare ai figli l’idea che (per fortuna nella maggior parte dei
casi) loro sono nati da un’esperienza comune e da un momento d’amore condiviso.
Certo, come dice, lo psicoanalista Recalcati (che ha scritto recentemente un libro sul
perdono), «NON E’ PIÙ COME PRIMA», ma trasformare la confittualità in tolleranza dà a ognuno
la possibilità di ri-cominciare, di ri-partire verso un proprio progetto.
17
RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
GRUPPO GENITORI
Francesco Sella
Nato nel settembre del 2008 da un progetto di collaborazione tra Antenna ICARO e il
Consultorio familiare, il Gruppo genitori ha mantenuto negli anni un buon ritmo di presenze e di
incontri.
La conduzione è affidata a Francesco Sella, psicoterapeuta di Antenna ICARO e a Renata
Dozio, psicoterapeuta, consulente familiare e direttrice del Consultorio familiare.
Quest’anno si sono iscritte al gruppo 8 persone, tutte donne e madri, con una partecipazione
media di 5 persone ad incontro. La cadenza degli incontri è quindicinale e il luogo in cui il
gruppo si ritrova è la sala riunioni dell’Antenna ICARO di Bellinzona.
Il Gruppo genitori si propone di garantire un luogo, non giudicante e discreto, principalmente
a quei genitori che richiedono un sostegno per affrontare il tema dell’uso e dell’abuso di
sostanze stupefacenti da parte dei loro figli e delle difficoltà relazionali che ne seguono.
L’esperienza clinica ci conferma, infatti, che le problematiche che possono verificarsi come
conseguenza dell’assunzione di sostanze stupefacenti non coinvolgono solo la persona che
assume la sostanza ma l’intero contesto familiare che soffre, si interroga e, a volte, chiede a
suo volta un sostegno.
Nella contrapposizione tra il bisogno di tenere a sé, di proteggere i proprio figli, e la necessità
di lasciarli andare verso un destino che faccia il suo corso, il Gruppo genitori non mira ad
essere risolutivo ma vuole favorire un processo di pensiero che permetta il ritorno a casa con
delle riflessioni in più e meglio elaborate per affrontare le proprie soggettive situazioni familiari.
Negli anni abbiamo potuto osservare come la costante partecipazione e la discussione in
gruppo abbiano permesso alle partecipanti di passare da una preoccupazione totalizzante e
satura nei confronti del figlio, causa di diversi sintomi psicologici e fisici, ad un riconoscimento
della possibilità di distanziarsene, non per disinteresse, ma per un raggiunto o ritrovato senso
del limite.
In altre parole, i membri del gruppo partono dall’essere troppo vicini ad un dipinto vedendolo
sfuocato e percependo un senso di confusione e di impotenza e, aiutandosi a vicenda,
cercano di raggiungere una distanza diversa dalla quale il dipinto può essere messo a fuoco e
meglio riconosciuto.
Inoltre, nella maggior parte di queste situazioni la difficoltà nell’educare, nel mettere dei limiti,
nel sottrarsi a ricatti affettivi (paura che succeda il peggio… ) sembra sia più marcata laddove
manca una figura paterna forte di riferimento. Le madri spesso sono sfinite perché devono
svolgere il doppio ruolo di madre (accudente) e di padre (limitante).
Desideriamo concludere evidenziando come sia di fondamentale importanza, per l’esistenza
stessa del gruppo, la partecipazione e l’impegno dei suoi membri che ne garantiscono la
continuità. Per questo motivo va un sentito grazie a chi ne fa parte e il nostro auspicio che
nuovi genitori o familiari possano usufruire di questa opportunità.
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RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
GRUPPO DEI FUTURI PAPÀ
Francesco Sella
“Il passaggio alla paternità è stato considerato come ‘una crisi’ che comporta degli importanti riassetti
nello psichismo dell’uomo così come nella relazione con la propria partner. Questa crisi, che si manifesta
all’inizio (o anche prima) della gravidanza e fino ai primi mesi (almeno) della vita del neonato, assume
delle dimensioni considerevoli soprattutto quando il neonato è il primogenito”1.
Nel mese di febbraio 2013 alcune levatrici dello Studio Levatrice di Bellinzona presero contatto
con il Consultorio dell’Associazione Comunità familiare per chiedere una collaborazione
nell’accompagnamento alla genitorialità delle coppie che frequentavano i loro corsi di
preparazione alla nascita.
Il motivo che ha portato le levatrici alla ricerca di una collaborazione con il Consultorio nasce
da una loro riflessione sulla qualità del loro intervento, maggiormente centrato sulle future
mamme, e su alcune dinamiche di coppia e familiari che hanno osservato durante le visite a
domicilio: “Abbiamo da sempre dato molto spazio di parola, soprattutto alle future mamme,
consacrando loro più tempo. Ci siamo però accorte che anche gli uomini hanno un bisogno di
esternare sentimenti ed eventuali timori di fronte all’enorme cambiamento che stanno
vivendo. Siamo quindi partite alla ricerca di una persona competente e disposta ad ascoltare
il punto di vista dei futuri papà”.
Il Consultorio di Comunità familiare, da sempre interessato alla famiglia e alle sue vicissitudini,
ha risposto con entusiasmo all’iniziativa e dal mese di maggio 2013 ha preso il via la nuova
formula dei corsi di preparazione alla nascita. In una delle serate d’incontro, che avvengono
circa una volta al mese presso lo Studio Levatrice, lo psicoterapeuta e consulente familiare
Francesco Sella propone un’animazione con il gruppo dei futuri papà.
Nell’arco di tutto il 2014 sono stati undici i gruppi dei futuri papà incontrati con una media di
cinque partecipanti ad incontro. Ogni gruppo è unico, costituito da persone uniche, ognuna
con la sua storia personale, la sua età, la sua situazione di coppia, le sue aspettative e i suoi
timori. Ed anche il conduttore è stato attraversato dalle proprie vicende personali che,
quest’anno, sono state caratterizzate principalmente dall’attesa e poi dalla nascita di un terzo
figlio. La maggioranza dei futuri papà sembrano sfruttare appieno il momento di parola: osano
esporre le loro preoccupazioni trovandosi, probabilmente, di fronte ad un interlocutore
maschile che offre loro l’accesso ad una sfera più intima e ad un’identificazione più agevole.
Le domande che inizialmente caratterizzano il gruppo riguardano questioni più vicine al parto
come, ad esempio, presenziare in sala parto o riconoscere una depressione post partum.
Con l’aiuto del conduttore i partecipanti vengono invitati a spostare lo sguardo sul divenire
padri, sui cambiamenti che la coppia coniugale si troverà ad affrontare con l’arrivo di un
nuovo membro in famiglia, sui rapporti con le famiglie di origine e sulla distinzione tra i propri
bisogni e quelli del neonato e della partner.
L’obiettivo principale, considerato il tempo limitato di un unico incontro, è quello di
accompagnare i futuri papà nell’immaginare alcuni possibili scenari della nuova situazione
familiare e, attraverso i loro contributi, far lavorare il gruppo in modo che possano confrontarsi
e prendere maggior coscienza della complessità della nascita e del divenire genitore.
Desidero ringraziare, per il contributo al testo e per la collaborazione, le levatrici dello Studio
Levatrice di Bellinzona: Mara Bianchini, Cinzia Biella, Alice Buletti e Veronica Grandi.
1 Naziri D.; Dragonas T., “Le passage à la paternité: une approche clinique” in “La Psychiatrie de l’enfant”, 1994, vol. 37,
n.2.
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RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
DATI STATISTICI ANNO 2014
Consultori matrimoniali-familiari
Consultori familiari
Dati statistici annuali
Lugano e Bellinzona
Anno: 2014
NUMERO DI CASI
LU
BE
Totale
Casi nuovi
231
123
354
Casi già aperti l'anno precedente
90
42
132
Totale annuale casi visti
321
165
486
PROBLEMATICA (casi nuovi)
LU
BE
Totale
Difficoltà di relazione nella coppia
65
51
116
Separazione/divorzio
94
58
152
50
Post separazione/divorzio
45
5
Rapporti intergenerazionali
6
1
7
Aspetti educativi
8
3
11
Altro
13
5
18
TOTALE
231
123
354
TIPO DI PRESTAZIONE (casi nuovi)
LU
BE
Totale
LU
BE
TOTALE
Consulenze individuali
67
32
99
1165
241
1406
Consulenze congiunte (coppia o famiglia)
51
33
84
462
125
587
Mediazione familiare
70
42
112
710
360
1070
Mediazione fam. con ascolto minori
0
0
0
17
39
56
Ascolto minori (mandati diretti dalle preture)
18
11
29
164
68
232
Gruppo parola
1
0
1
18
0
18
Prestazioni sul totale dei casi visti
N.o di sedute / ore
Consul./collab./formazione con terzi
2
0
2
81
64
145
Colloqui telefonici senza presa a carico
TOTALE
22
231
5
123
27
354
24
2641
5
902
29
3543
RICHIEDENTI (casi nuovi)
LU
BE
Totale
Coppia
96
51
147
Lei
70
40
110
Lui
40
20
60
Preture
25
12
37
231
0
123
0
354
Altri
TOTALE
N.o minori ascoltati
LU
BE
TOTALE
0
26
19
45
26
19
45
Gruppo parola: nuova prestazione
20
RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
COMMENTO AI DATI STATISTICI 2014
Renata Dozio
Il numero delle prestazioni erogate è aumentato, passando da 446 casi nel 2013 a 486 nel
2014.
In dettaglio abbiamo avuto un aumento dei casi aperti negli anni precedenti: 132 (+34), un
leggero aumento dei casi nuovi 354 (+6). L’aumento ha interessato la sede di Bellinzona, che
aveva registrato negli anni scorsi una leggera flessione.
In generale va rilevato che gli invii sono sempre più mirati e le persone che si rivolgono a noi
conoscono il nostro campo di intervento.
Le prestazioni congiunte o familiari sono aumentate sia in termini di casi (+ 4) che di sedute
(+74).
Abbiamo inoltre avuto un aumento dei casi in ambedue le regioni nella mediazione familiare
(+20 nel Luganese e +4 nel Bellinzonese) con un forte aumento (+372 ovvero più del doppio)
del numero di sedute a Lugano. Questo dato si giustifica con l’avvenuto aumento nel
Luganese delle percentuali di lavoro.
L’aumento di sedute per casi di mediazione potrebbe inoltre essere significativo di un maggior
investimento della coppia per trovare soluzioni soddisfacenti e un aumento di situazioni che si
risolvono con accordi scritti (cfr. rapporto dettagliato della mediazione).
Per la mediazione segnaliamo, come detto, che nel 2014, i tempi di lavoro sono aumentati
complessivamente del 15% rispetto al 2013. Infatti se Mauro Aldeghi ha aumentato il suo
tempo di lavoro passando dal 20% al 40%, a Deborah Unternährer, come stagista è stato
riconosciuto un 5% di tempo di lavoro retribuito contro il 10% a preventivo nel 2013. Deborah
Solcà rimane al 10%. In totale, compreso il 40% di Valentina Testoni, il tempo di lavoro per la
mediazione è del 95%.
Per la consulenza congiunta e familiare rileviamo un aumento che conferma un cambiamento
culturale nell’approccio alla crisi nelle dinamiche familiari. Sempre più spesso la terapia
congiunta e familiare viene adottata anche dai terapeuti privati; questo dato ci conferma
l’importanza del lavoro, oltre che nelle dinamiche intrapsichiche, anche in quelle relazionali e
interpersonali.
Quest’anno la nostra attenzione si è anche focalizzata attorno al tema del dolore dei bambini
in situazione di separazione e divorzio dei genitori. Ne abbiamo parlato con i media, abbiamo
organizzato una giornata di studio e abbiamo avviato un progetto di Gruppo di Parola per
minori che frequentano la scuola elementare.
Rimane buona la collaborazione del Consultorio con terzi, in particolare con:
!
le preture (segnaliamo un aumento degli invii da parte loro sia nel Luganese (+6) che nel
Bellinzonese (+7). La collaborazione rimane ottima e veniamo spesso interpellati su
problematiche legate a difficoltà nella genitorialità in genere e in particolare durante la
fase di separazione,divorzio e post divorzio;
!
la SUPSI/DEASS. Formazione degli studenti del terzo anno: “ TIPOLOGIE FAMILIARI E CASI
CLINICI” e PRESENTAZIONE DELL’ATTIVITA’ DEL CONSULTORIO. Nostri interventi in altri moduli
formativi, supervisione individuale a studenti durante lo stage);
21
RAPPORTO D’ATTIVITÀ CONSULTORIO FAMILIARE - 2014
!
Media (interviste, collaborazioni in trasmissioni in Radio e Televisione sui temi della famiglia e
delle relazioni familiari, conferenze stampa: interviste rilasciate da Renata Dozio e da
Francesco Sella, che possono essere riascoltate anche in internet e che sono pubblicate
sulla pagina Facebook di Comunità familiare); in particolare:
-
RSI / RETE 3 , 22 gennaio: COLLOQUIO CON I GIOVANI SUL TEMA DELLA FEDELTÀ: “LA
FEDELTA ESISTE?” Renata Dozio
-
RSI Millevoci, “COPPIE PIU FELICI SENZA FIGLI?“ con Renata Dozio
-
19 marzo, RSI: “FUTURI PAPÀ A SCUOLA. IL MANUALE CHE NON C’E’”con Francesco
Sella, cons. fam. Bellinzona
-
28 maggio: Conferenza stampa di presentazione del progetto Gruppo di Parola, con la
Responsabile della Comunicazione, Renata Dozio Dir. Consultorio e con Valentina
Testoni responsabile del progetto;
-
6 giugno: appare un articolo sulla Rivista di Lugano che presenta il PROGETTO GRUPPO
DI PAROLA;
-
24 giugno: Conferenza stampa per presentare il Rapporto di Attività del 2013 del
Consultorio e dei Servizi professionali dell’Associazione Comunità familiare;
-
7 agosto: RSI Millevoci: “SEPARARSI BENE SEPARARSI MEGLIO”, con Renata Dozio.
!
Antenna ICARO a Bellinzona (gestione Gruppo Genitori con figli tossicodipendenti);
!
Levatrici del Bellinzonese per il progetto Gruppo Neo Papà;
!
Derman/Progetto di formazione interpreti interculturali (con supervisioni sulle relazioni
familiari e nelle coppie miste).
Sono quasi dimezzati i colloqui telefonici senza presa a carico: il dato può significare, come
detto, che l’utenza che si rivolge a noi conosce già quali sono le prestazioni che offriamo e
non ha bisogno di un contatto interlocutorio.
Il numero dei minori ascoltati è in aumento (+12) e anche il numero delle prestazioni (+7).
L’ascolto dei minori rimane un tema molto sensibile per noi e oggi i consulenti sono in grado di
offrire un aiuto mirato a coinvolgere nella restituzione sempre meglio i genitori affinché ci sia da
parte loro maggior consapevolezza del disagio e del dolore dei figli. Inoltre ora offriamo
un’ulteriore prestazione ai figli attraverso il Gruppo di Parola.
Non abbiamo avuto ascolti di minori all’interno di percorsi di mediazione iniziati nel 2014 dai
nostri mediatori.
Non possiamo che ribadire la nostra disponibilità ad accogliere la richiesta delle preture e a
promuovere l’ascolto all’interno delle nostre strutture anche nei casi di mediazione seguite dai
nostri mediatori.
Confermiamo che tutti i consulenti del Consultorio familiare sono abilitati all’ascolto dei minori.
22