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Report finale di attività del progetto
“Tra agio e disagio:
nuove modalità di intervento
per la prevenzione
della dispersione scolastica”
Cofinanziato ai sensi della l.r. 23/99-Bando 2007
Le attività del progetto hanno coinvolto
l’Istituto Comprensivo di Como Centro
e i Centri Territoriali Permanenti
per l’Educazione e la Formazione in età adulta
di Como e di Cantù
TRA AGIO E DISAGIO: NUOVE MODALITÀ DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA
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TRA AGIO E DISAGIO: NUOVE MODALITÀ DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA
INDICE
Ringraziamenti
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Presentazione dell’associazione PariComo
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Introduzione
pag.
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Il progetto
1. Obiettivi e contenuti
pag. 13
2. Destinatari
pag. 14
3. Attività svolte
Istituto Comprensivo Como Centro
- Orientamento
- Laboratorio creativo
- Attività sportiva
pag.
pag.
pag.
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Centri Territoriali Permanenti per l’Educazione e
la Formazione in età adulta - EDA
- Orientamento
- Laboratorio creativo
- Laboratorio teatrale
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pag. 24
pag. 26
pag. 27
4. Orientamento informativo al mondo sociale,
culturale e sportivo
pag. 31
5. Conclusioni
pag. 31
6. Appendice
pag. 33
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Ringraziamenti
Un caloroso grazie a tutti coloro che hanno collaborato attivamente alla
riuscita di questo progetto ed in particolare:
Al Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo Como Centro:
prof. Salvatore Indriolo
Ai docenti:
Gabriella Cerutti
Anna Maria Pontiggia
Giovanna Palombo
Angelo Roncoroni del Centro EDA di Como
Agli alunni delle classi II e III B dell’Istituto Comprensivo Como
ed agli alunni del Centro Eda di Como, che hanno partecipato dimostrando impegno e disponibilità
Al Dirigente Scolastico della Direzione Didattica di Cantù:
prof. Elio Parodi
Al docente: Vincenzo Coco del Centro EDA di Cantu’
Agli alunni della classe coinvolta nel Centro Eda di Cantù, che hanno
partecipato dimostrando impegno e disponibilità
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PRESENTAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PARICOMO
PariComo è un’associazione senza fini di lucro, politicamente indipendente ed economicamente autonoma, iscritta al Registro Regionale delle Associazioni di Solidarietà Familiare e all’Albo Regionale delle Associazioni Femminili.
Le attività dell’associazione sono volte principalmente a:
• sostenere l’accesso al lavoro delle donne e promuovere la carriera e la
leadership delle donne a tutti i livelli nelle istituzioni, nella politica, nelle
organizzazioni sociali e lavorative;
• valorizzare il lavoro femminile, anche attraverso il sostegno al lavoro
imprenditoriale e autonomo, e favorire la parità fra le donne e gli uomini:
• favorire una maggiore consapevolezza delle specificità di genere, anche mediante il superamento degli stereotipi sessuali;
vsostenere il ruolo della famiglia, anche in relazione ai suoi compiti sociali ed educativi e favorire una migliore conciliazione tra tempi di vita
e tempi di lavoro delle donne e degli uomini;
• contrastare e prevenire la dispersione scolastica, attraverso interventi
innovativi;
• favorire l’integrazione sociale e culturale di fasce di popolazione a rischio di emarginazione, con particolare attenzione alle straniere e agli
stranieri.
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INTRODUZIONE
In ambito europeo, la Conferenza di Lisbona ha individuato nella riduzione della dispersione uno dei cinque benchmarck che i Paesi membri
dovranno raggiungere nel campo dell’istruzione entro il 2010. L’obiettivo
al 2010 è quello di ridurre la quota della dispersione scolastica al 10%.
L’Italia, nonostante i miglioramenti osservati a partire dal 2000, occupa
ancora una posizione di ritardo rispetto al resto d’Europa: nel 2006 il
20% dei ragazzi era fermo alla licenza media senza frequentare alcun
corso di formazione, contro una media europea del 15.3%.
I dati aggiornati al 2007 evidenziano, comunque, un ulteriore progresso
che contribuisce a far diminuire la distanza dell’Italia rispetto agli altri
paesi.
Le regioni con le più evidenti difficoltà sono la Valle d’Aosta (29,5%) che
mostra tra 2006 e 2007uno scivolamento verso il basso della classifica,
la Campania (28,8%) ,la Sicilia (26%) e la Puglia (23,9 %). La Lombardia
si attesta al 19% mentre l’Italia è pari al 19,2%.
A partire dall’anno scolastico 2007/08, i dati dovranno essere letti con
riferimento ad un contesto normativo significamene diverso: la legge finanziaria 2007, infatti, ha introdotto un “obbligo di istruzione” fino ai 16
anni. Tale “ nuovo obbligo “, peraltro, viene finalizzato dalla norma all’acquisizione del diploma o della qualifica professionale entro il 18esimo
anno di età.
Rispetto alla media prefissata del 10%, obiettivo da raggiungere entro il
2010, il nostro Paese ha molti punti di differenza da colmare.
La dispersione non si identifica unicamente con l’abbandono, ma riunisce in sé un insieme di fenomeni - irregolarità nelle frequenze, ritardi,
non ammissione all’anno successivo, ripetenze, interruzioni - che possono sfociare nell’uscita anticipata dei ragazzi dal sistema scolastico.
In generale il fenomeno della dispersione scolastica si associa al disagio, inteso come stato di malessere per esperienze di insuccesso,
anche non particolarmente grave, che si esprime con comportamenti
che possono essere di chiusura, di sfiducia, di autosvalutazione e di
bassa autostima.
Quindi si può affermare che il disagio, quasi sempre, si manifesta attraverso una scarsa motivazione all’impegno scolastico, con la presenza
di disturbi relazionali e/o disturbi emozionali, che possono sfociare in
difficoltà nell’apprendimento, scarsa partecipazione alla vita scolastica,
e, quindi, auto esclusione da percorsi di successo o comunque con
rischio di emarginazione non solo rispetto al percorso scolastico intraTRA AGIO E DISAGIO: NUOVE MODALITÀ DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA
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preso ma anche rispetto a scelte di vita personale, in ambito affettivo,
sociale, lavorativo.
I dati sopra riportati, riferiti sia al contesto nazionale che alla Lombardia,
nonché gli obiettivi fissati dalla Conferenza di Lisbona, rappresentano
lo scenario di questo intervento, volto a prevenire la dispersione scolastica per ragazze e ragazzi in età pre-adolescenziale, cioè nella fascia
di età compresa tra gli 11 e i 14 anni.
L’utilità di questo intervento è confermata anche dai dati allarmanti che
vengono riportati dalla cronaca di giornali e tv, locali e nazionali, in cui
sempre più spesso vengono riportati episodi di disagio/bullismo/violenza che coinvolgono giovani compresi nella stessa fascia di età a cui si
rivolge il progetto.
Se il fenomeno della dispersione scolastica è un fenomeno preoccupante nelle Scuole Secondarie di 1° grado tradizionali, è ancora più grave
se si riferisce ad un tipo di utenza, particolarmente svantaggiata, come
può essere quello rappresentato dai “Centri territoriali Permanenti per
l’Educazione la Formazione in Età adulta - EDA.
Presso tali strutture, infatti, si iscrivono alunni di età superiore ai 15 anni
che non sono riusciti a conseguire il diploma di licenza media e che per
motivi di età non possono più frequentare le scuole medie tradizionali.
L’abbandono del percorso scolastico, così come l’inserimento precoce
nel mondo del lavoro, produce spesso un effetto di spiazzamento personale e di allontanamento definitivo dei ragazzi dal sistema formativo.
Accontentarsi di un posto di lavoro che non richiede alcun titolo di studio spesso significa rinunciare a prospettive future più soddisfacenti
e - complessivamente - rischiare di sentirsi “inadeguato” sotto il profilo
culturale.
Proprio il desiderio di una migliore e più duratura presenza nel mercato
del lavoro risulta essere la principale motivazione che spinge gli allievi
degli Centri Territoriali Permanenti per l’Educazione e la Formazione in
Età adulta - EDA, a rimettersi in formazione.
L’elevata percentuale di abbandoni in queste strutture, superiore a quelle delle scuole tradizionali e la considerazione che la maggior parte degli
interventi fino ad oggi realizzati sulla prevenzione della dispersione scolastica si rivolge esclusivamente alle Scuole secondarie di 1° e 2° grado
tradizionali, ha spinto la nostra associazione a comprendere alcuni i
Centri Eda presenti sul territorio della provincia di Como nel progetto.
L’iniziativa ha coinvolto oltre alle classi dei Centri degli Eda di Como e di
Cantù, anche due classi della Scuola Secondaria di 1° grado dell’Istituto
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Comprensivo Como Centro, dove maggiore è la concentrazione di alunni stranieri e maggiore risulta la percentuale di abbandono scolastico.
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IL PROGETTO
1. OBIETTIVI E CONTENUTI
La nostra associazione, con il progetto “Tra agio e disagio: nuove
modalità di intervento per la prevenzione della dispersione scolastica.” - cofinanziato ai sensi della l.r. 23/99 “Politiche regionali per la
famiglia”Bando 2007, ha cercato soprattutto di valorizzare e favorire la
consapevolezza, attraverso interventi innovativi, delle abilità, attitudini e
capacità degli allievi con la convinzione che, a volte, la possibilità di far
emergere qualità e competenze rilevabili in ambiti non strettamente scolastici, sia altrettanto importante per la crescita e la formazione dell’individuo. Questo è ancor più significativo nel periodo dell’adolescenza e
della pre-adolescenza, contraddistinto da forti mutamenti, sia fisici che
psicologici, durante il quale diventa estremamente importante fornire ai
ragazzi elementi che li aiutino ad essere più sicuri di sé.
In particolare gli obiettivi del progetto possono essere così riassunti:
• contrastare e prevenire la dispersione scolastica;
• favorire la piena integrazione degli alunni stranieri a rischio di dispersione;
• favorire l’acquisizione di conoscenze, abilità e capacità che permettano a tutti gli alunni di star bene con se stessi e con gli altri e di vivere
l’attività scolastica come una opportunità e non come un obbligo;
• favorire la consapevolezza di se stesso come soggetto non neutro e
cioè nel riconoscimento di una specifica identità di genere;
• favorire il raggiungimento della piena consapevolezza di sé, del proprio valore ed il riconoscimento della propria identità sociale
• migliorare la propria capacità di comunicare con gli altri
• ampliare gli orizzonti di conoscenza del contesto socio-culturale del
nostro territorio.
• proporre e diffondere nuovi modelli di approccio al problema della
dispersione scolastica.
Per raggiungere tali obiettivi sono state realizzate le seguenti attività:
- momenti di orientamento attraverso una serie di azioni che permettessero l’analisi delle proprie attività e quindi favorissero un processo di
autoconsapevolezza delle proprie attitudini/capacità e competenze;
- un laboratorio creativo per sviluppare attività didattiche innovative,
personalizzate e di gruppo, finalizzate alla rimotivazione degli studenti. Il laboratorio è stato inteso come strumento di conoscenza di sé
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e degli altri, di educazione e comunicazione con gli altri partecipanti,
come strumento creativo ed espressivo del pensiero, della voce e
del corpo; come luogo di incontro e di dialogo fra i partecipanti, per
raggiungere scopi espressivi ed emotivi del laboratorio creativo con
l’utilizzo di una videocamera;
- un laboratorio teatrale sviluppato con un approccio centrato sulla persona, sul riconoscimento di se stessi come insieme fatto di parola-voce-corpo-immagine e quindi nell’espressione di un linguaggio che sia
attento all’espressione verbale e non verbale, in modo da aiutare tutti/e
gli/le allievi/e partecipanti a costruirsi un’immagine positiva di sé;
- momenti di incontro con testimoni privilegiati delle realtà culturali,
sportive e del no profit significative sul nostro territorio;
- una giornata dedicata all’attività sportiva ed alla socializzazione.
Le attività sopra indicate sono state realizzate in tutte le classi coinvolte
nel progetto ad esclusione del laboratorio teatrale, rivolto unicamente
alle classi dei Centri Eda, e della giornata sportiva che, invece, ha
coinvolto solo gli allievi della Scuola secondaria di 1° grado.
Gli interventi sono stati realizzati dall’associazione PariComo con il contributo dell’associazione Spazio99, associazione di promozione culturale e sociale.
Vogliamo infine precisare che molte delle azioni previste dal progetto
sono state svolte da figure professionali diverse che hanno lavorato in
codocenza, per consentire una maggiore sinergia nelle attività proposte
e per non interferire eccessivamente con il regolare svolgimento delle
attività didattiche.
Gli incontri svolti nei singoli istituti scolastici sono stati preceduti da momenti preliminari avuti dai formatori con il Dirigente scolastico ed alcuni
degli insegnati delle classi coinvolte.
Tutte le attività sono state realizzate durante l’orario scolastico alla presenza degli insegnati.
2. DESTINATARI
- Istituto Comprensivo Como Centro
Su suggerimento dei docenti e del dirigente dell’Istituto sono state
individuate due classi in cui realizzare il progetto e precisamente la II B
(18 alunni di cui 5 stranieri) e la III B (28 alunni di cui 17 stranieri) .
Inoltre, la III B, essendo numerosa e caratterizzata da una forte presenza di ragazzi stranieri, di diverse nazionalità, è stata suddivisa in
2 sottogruppi.
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In generale i ragazzi delle due classi coinvolte sono stati corretti e hanno avuto un comportamento giocoso, sicuramente lontano dal clima
più formale che hanno normalmente durante l’attività didattica curriculare, ma che comunque non ha impedito di raggiungere dei buoni
risultati. I ragazzi hanno dimostrato disponibilità nelle attività più ricreative, mentre hanno fatto più fatica a partecipare quando era richiesto
un coinvolgimento maggiore per svolgere le attività richieste che comportasse anche un impegno concettuale, sia di tipo riflessivo che di
scrittura. Hanno dimostrato difficoltà e scarsa abitudine a confrontarsi
tra di loro, a lavorare insieme ai compagni, a individuare soluzioni i
che fossero condivise con il gruppo e che nel contempo contenessero
creatività e originalità.
Tra gli aspetti che sono emersi e che hanno condizionato le classi,
a volte anche in modo profondamente negativo, si evidenziano:
• l’aggressività, sia fisica che verbale. Non sempre è presente il rispetto dell’altro, del corpo dell’altro, persino a volte dell’intimità dell’altro.
Il prendersi in giro è all’ordine del giorno e, soprattutto, la componente maschile dimostra una scarsa capacità di auto-osservazione,
di controllo degli impulsi e delle proprie emozioni, ma anche una
scarsa capacità di dialogare su ciò che accade tra di loro in termini
costruttivi;
• l’isolamento di alcuni allievi da parte della classe e l’incapacità di
integrarsi da parte di altri;
• le dinamiche relazionali all’interno della classe dimostrano una scarsa capacità di dialogo tra di loro che sia rispettosa dell’altro e la
quasi totale incapacità di ascolto spesso al punto da trascinare le
discussioni su un terreno di scontro. Prevalgono così più facilmente
atteggiamenti negativi o di chiusura che impediscono l’instaurarsi di
un clima collaborativo e di apertura;
• la difficoltà di mantenere l’attenzione e la concentrazione per tutta la
durata degli incontri, con un bisogno di movimento, atteggiamento
ancora molto infantile, che a volte impediva loro di restare tranquilli e
al lavoro per più di una decina di minuti.
Malgrado la compresenza di diverse nazionalità, lingue, culture e religioni, non sembrano essere state queste le variabili che hanno determinato un clima di non coesione e persino di scontro; a volte, infatti,
sono proprio gli alunni stranieri presenti nelle classi ad essere riconosciuti come leader positivi.
In alcuni momenti la diversità linguistica e culturale è stata addirittura
un vantaggio riconosciuto da parte del gruppo e sfruttato per creare alcune delle scenette, come anche ci sono state occasioni in cui
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l’integrazione culturale e linguistica veniva addirittura assecondata e
stimolata dai ragazzi stessi.
Per quanto riguarda il tema proposto dal progetto si è percepito fin dai
primi incontri che sono pochi i ragazzi che riconoscono nella dispersione scolastica un reale rischio personale.
- Centri Territoriali Permanenti per l’educazione e la formazione in
età adulta - EDA
Le attività si sono svolte in 2 Centri Territoriali Permanenti per l’Educazione alla Formazione in Età adulta - EDA - presenti sul territorio
provinciale: quello di Como e quello di Cantù.
La classe individuata nel Centro Eda di Como era formata da un
gruppo di 15 alunni di età compresa tra 15 e 19 anni, caratterizzato
da una omogeneità di intenti, di esperienze e di obiettivi, ma da una
eterogeneità dei paesi di provenienza. Vi erano rappresentanti della
Romania, Venezuela, Equador, Repubblica Dominicana, Filippine, Turchia oltre che dell’Italia.
Come spesso accade questa ricchezza multietnica non è stata vissuta
dal gruppo come una risorsa, bensì come un impedimento per la crescita del gruppo classe, quasi un ostacolo per la costruzione di saldi
rapporti interpersonali.
Le diversità culturali derivanti dalle differenti etnie di appartenenza e
la non volontà, inizialmente, di coesione tra di loro hanno in qualche
modo determinato un intervento, da parte degli operatori, particolarmente flessibile, che si è dovuto necessariamente adattare alla situazione così eterogenea presente in classe.
Denominatore comune, evidente sin da subito, è stata l’apatia dei
ragazzi, rintracciabile negli atteggiamenti manifestati nei confronti degli operatori e che hanno costituito un vero e proprio stile di vita fino
all’inizio del secondo quadrimestre.
Qualche segnale positivo, in alcuni casi molto positivo, è giunto solo
a circa metà del percorso quando alcune “corazze”, sotto le quali si
celavano attentamente, si sono indebolite per mostrare finalmente
tutto il disagio fino a quel momento ben nascosto. Da quel momento in avanti è stato possibile far affiorare e raccogliere quel fiume di
emozioni di cui sono una evidente testimonianza le video-interviste e i
racconti scritti di getto sulla storia della propria vita. Anche il mettersi
in gioco incondizionatamente rispetto alla proposta di svolgere attività
di movimento corporeo è stata a quel punto possibile.
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Il percorso di orientamento si è profondamente intrecciato in questa
realtà con le attività dell’animatore e del regista ed è stato possibile
realizzare momenti congiunti di riflessione sul sé, sulla propria vita e
sulle proprie esperienze che hanno facilitato nei ragazzi una maggiore
consapevolezza delle proprie attitudini e capacità.
La classe individuata nel Centro Eda di Cantù era formata da un
gruppo di 13 alunni. Si è trattato di un gruppo fragile e disorganico,
contraddistinto da differenti estrazioni sociali, da esperienze completamente lontane, da obiettivi discordi e da sostanziali differenze di età
comprese dai 16 anni ai 36 anni.
La composizione eterogenea e la partecipazione non costante degli
studenti hanno determinato qualche difficoltà nella formazione di un
possibile gruppo di lavoro.
Nonostante ciò, si è riusciti a portare a termine il lavoro ed a realizzare
un video finale in cui sono emersi proprio questi aspetti, ossia la difficoltà di riconoscersi in un gruppo e di conciliare gli obiettivi dei singoli
nell’ottica di raggiungerne uno comune.
3. ATTIVITA’ SVOLTE
Le attività sono iniziate, in tutte le realtà coinvolte, all’inizio del mese
di dicembre 2007 e si sono svolte con regolarità rispetto ai calendari
prefissati; questo ha favorito una presenza più costante degli allievi,
necessaria per sviluppare un percorso coerente.
ISTITUTO COMPRENSIVO COMO CENTRO
Malgrado la compresenza di diverse nazionalità, lingue, culture e religioni, gli incontri realizzati nelle classi sono stati caratterizzati complessivamente da un clima collaborativo. I ragazzi hanno così potuto esprimere liberamente i propri punti di vista e le loro ansie.
ORIENTAMENTO
Nel corso dei primi incontri con le classi di II B e III B, dopo una iniziale
attività di conoscenza reciproca, è stato illustrato il progetto e le sue
finalità.
I momenti di presentazione da parte degli allievi sono stati favoriti attraverso un gioco che prevedeva la compilazione di un breve questionario.
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I successivi incontri sono stati articolati in maniera da stimolare un approccio che rendesse protagonisti gli stessi alunni. E’ stato modificato
il setting d’aula, creando un cerchio intorno al quale, seduti sulle sedie,
senza banchi, in modo da permettere ad ognuno di loro di presentarsi
e parlare più facilmente. Tale setting è stato poi riproposto successivamente all’inizio o alla fine di ciascun incontro.
La modalità, decisamente responsabilizzante, ha creato inizialmente un
certo sconcerto, manifestato con atteggiamenti differenti, che andavano dal tentativo di allontanamento o presunta indifferenza, per paura
di esporsi, ad una reazione più attiva, da parte dei soggetti più vivaci,
manifestata con una interpretazione di presunta autorizzazione a fare
quel che si voleva.
Dopo le difficoltà iniziali, più evidenti negli alunni della classe terza, è
stato quindi possibile iniziare un’attività di lettura/espressione dei propri
desideri, decodificabili dalle attività svolte nel tempo libero o dalle aspirazioni di sogni”professionali”, ma anche per alcuni di loro, di vere e
proprie intenzioni lavorative.
Tali attività o professioni sono state anche oggetto di riflessione riproposte in maniera da evidenziarne le capacità/attitudini/conoscenze necessarie per lo svolgimento delle stesse. Naturalmente si è cercato
di favorire la riflessione, la discussione ed il dibattito con il supporto di
schede sui mestieri, piuttosto che di griglie che aiutassero ad individuare e/o leggere le ambizioni professionali o le attività considerate più
importanti nel proprio tempo libero.
Riportiamo alcune delle considerazioni riportate dai ragazzi:
“... Vorrei fare il calciatore perché mi piace giocare e mi appassiona”
“Vorrei fare l’attrice perché non ho paura né di recitare davanti alle persone, né di quello che pensano”
“Una brava dentista deve conoscere, deve studiare per poi applicarsi.
Io ho conosciuto una brava dentista del mio paese e mi è venuta una
grande passione....”
“... Vorrei essere un’infermiera perché amo aiutare la gente...”
Il lavoro successivamente è stato indirizzato a stimolare tali riflessioni
di analisi delle qualità/capacità/competenze presenti nelle attività e/o
mestieri anche su se stessi, ovvero una sorta di autovalutazione degli
impegni che ognuno di loro esercita nella vita quotidiana.
Per facilitare tra i ragazzi una maggiore consapevolezza della propria
persona e delle proprie risorse, è stata proposta agli studenti la compi18
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lazione di una scheda personale (identikit) suddivisa in tre parti:
- Definizione della caratteristiche di personalità
- Definizione delle caratteristiche fisiche
- Descrizione di attività, hobbies, sia legate alla scuola che ad essa indipendenti
L’attività dell’identikit ha diversi risvolti: da un lato il ragazzo si prende
del tempo per trovare le parole giuste che lo descrivano, trovando una
sua identificazione e le sue peculiarità, e dall’altro favorisce un riscontro
immediato dell’immagine che ha di se stesso rispetto all’immagine che
i suoi compagni hanno di lui.
Per rendere più divertente il gioco ma anche per aiutarli a riflettere sulla
non conoscenza che spesso hanno dei propri compagni, sono state lette in plenaria molte schede invitando gli allievi ad indovinare chi fosse
il compagno o la compagna che si stava presentando.
Tutte e due le classi si sono sentite molto coinvolte nell’attività: sono stati
molto concentrati nel riempire con cura la scheda personale, ognuno col
suo stile e con qualche tocco di simpatia, ed hanno dimostrato di conoscere i rispettivi compagni di classe, anche se molto spesso attraverso
gli aspetti più eclatanti del carattere o le abitudini più evidenti, mentre
aspetti più sottili ed intimi sono rimasti ai margini.
Oltre al gioco dell’identikit personale, è stato analizzato anche l’identikit
della classe, attraverso un gioco in cui i ragazzi sono stati stimolati a
trovare individualmente dai 3 ai 5 aggettivi che descrivano le peculiarità
della classe.
Questo gioco ha completato il gioco “dell’identikit”; infatti da un lato ha
permesso di far emergere un’immagine generale della classe, dall’altra
di conoscere i suoi singoli componenti, così come si definiscono, nonché le diversità con cui vengono percepiti dal resto della classe.
In questo modo sono stati affrontati i temi legati all’eterogeneità sociale,
alle differenti caratteristiche personali di ognuno, alle difficoltà e strategie da mettere in atto per migliorare l’integrazione.
Riuscire a conoscere un po’ meglio se stessi e gli altri aiuta a comprendere come muoversi in un mondo variegato, con diverse aspettative,
che costruisce barriere ma che offre anche opportunità.
Attraverso un lavoro di introspezione basato su azioni concrete è stato
possibile stimolare i ragazzi a guardare se stessi in un’ottica globale, a
prevedere le conseguenze delle proprie azioni, imparando a modificare
le proprie capacità anche in funzione degli altri ovvero sviluppando le
capacità di adeguarsi ai bisogni esterni.
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Un’altra attività prevista per favorire nei ragazzi un percorso di conoscenza di sé, è stata quella proposta invitandoli a descriversi completando la frase “io sono ....”. con diversi aggettivi.
Date le numerose possibilità di inserire aggettivi o nomi che in qualche
modo il ragazzo ha percepito come identificativo di se stesso, questo
esercizio ha dato modo di evidenziare le caratteristiche che ciascuno di
loro considera importanti per definirsi.
E’ interessante notare che quasi tutti hanno messo ai primi posti aggettivi
relativi all’aspetto fisico (io sono figo, io sono carina, io sono mora, io
sono alto) e subito dopo la nazionalità (io sono turco, io sono filippino,
io sono venezuelana, ma anche io sono italiano...). Altrettanto importanti
risultano essere le attività o gli sport che piacciono (io sono basket, io
sono bici, ecc.) e la musica preferita (io sono rock). Complessivamente
è emerso un quadro generale alquanto positivo.
Si è rivelato molto più difficile per gli studenti invece cercare di dare una
motivazione alle definizioni riportate.
La fase successiva dell’esercizio, infatti, - che consisteva appunto nel
completare le frasi “io sono.....” con il rispettivo perché - è stata svolta da
meno della metà dei ragazzi.
E’ stata poi riproposta un’attività di decodifica delle professioni a cui
i ragazzi aspiravano, approfondendo il lavoro inizialmente già avviato.
In questa fase del progetto, però i ragazzi dovevano individuare nelle
professioni da loro scelte le capacità necessarie per svolgerlo e soprattutto quelle che ritenevano di possedere già.
Per agevolare gli alunni in questo percorso è stata fornita loro una griglia
articolata in quattro aree - competenze specialistiche, competenze organizzative, competenze sociali e competenze individuali - dove hanno
potuto indicare sia le caratteristiche che ritengono di possedere a livello
personale, sia le caratteristiche che reputano necessarie per lo svolgimento del lavoro a cui aspirano.
I risultati sono stati raccolti in diversi cartelloni nei quali si sono evidenziati per ciascun allievo il lavoro “preferito” e genericamente quali caratteristiche bisogna avere per svolgere bene un lavoro, qualsiasi esso sia.
Tra le attività lavorative scelte dai ragazzi ritroviamo “programmatore di
computer”, calciatore, giornalista, dentista, autoriparatore, medico, infermiera, ecc.
Possiamo così sintetizzare alcune considerazioni emerse dai ragazzi al
termine di questo lavoro:
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“Dopo aver fatto il questionario ho scoperto di essere una persona socievole e so lavorare in gruppo. Ho anche scoperto che non mi conosco
tanto bene (...)”
“In questo progetto ho scoperto molte caratteristiche che non sapevo di
avere (...)”
“(...) Ho capito di me che sono capace di svolgere lavori manuali e sono
capace di disegnare (...)”
“Riesco a comprendere le persone e cerco sempre di risolvere i problemi. Questa mia caratteristica è la principale cosa che serve per fare
l’infermiera (...)”
“(...) Ho capito che avere un obiettivo di lavoro per il futuro è la cosa
principale nella vita “
“(...) Ho scoperto di più di me stessa e ho scoperto che posso fare di più
sia nella vita personale che nella vita scolastica. (...)”
Infine un momento significativo è stato quello stimolato dalla lettura di
una cartolina che riproponeva gli stereotipi più diffusi che riguardano sia
gli uomini che le donne.
E’ stata distribuita a ciascun allievo una cartolina che illustrava due diverse immagini.
Un’ immagine proponeva il viso di un uomo all’interno di una gabbia le
cui sbarre erano rappresentate dai seguenti slogan:
- Se curi il tuo aspetto fisico sei gay
- Se sei un uomo non puoi piangere
- Se non lavori sei un uomo fallito
- Sei un uomo se mantieni la famiglia
- Se sei un uomo non vai in paternità.
Un’altra immagine riproponeva il volto di una donna, sempre all’interno
di una gabbia le cui sbarre erano rappresentate dai seguenti slogan:
- Se lavori sei una cattiva madre
- Se fai carriera scendi a compromessi
- Sei leader solamente in cucina
- Se sei emotiva sei una vera donna
Sei donna solo se sei 90 60 90
Alcune di queste affermazioni non sono state comprese ed è stato necessario spiegarle, mentre altre sono state rifiutate drasticamente.
In particolare è stato ribattuta l’affermazione che riguarda l’aspetto fisico
degli uomini ed in parte anche il fatto che non possono piangere, al
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contrario “se non lavori sei un uomo fallito” e “ sei un uomo se mantieni
la famiglia” sono state condivise sia dai ragazzi che dalle ragazze.
Invece, per quanto riguarda gli stereotipi riferiti alle donne, quella che
non accettata è stata “sei leader solamente in cucina”. “Se lavori sei
una cattiva madre” invece ha avuto la condanna di una parte significativa sia dei ragazzi che delle ragazze. E’ stata inoltre interessante la
piccola discussione che ne è scaturita rispetto alla non condivisione di
quest’ultima affermazione, che vedeva il sostegno però di alcuni ragazzi
e ragazze stranieri.
LABORATORIO CREATIVO
L’attività si è sviluppata in quattro fasi:
- Lettura di un breve racconto
E’ stata inizialmente proposta ai ragazzi la lettura di un breve racconto
il cui tema di fondo era l’uscita dal mondo infantile e l’incontro-scontro
con la realtà del mondo degli adulti.
Attraverso la lettura di questo testo i ragazzi sono stati spronati a riflettere sui contenuti e a discuterne insieme. Successivamente avevano
il compito di trovare diverse parole-chiave da selezionare per formare
delle frasi su temi che stimolassero il loro interesse. Lo scopo di
questa attività è stato quello di favorire un ragionamento sui rischi legati all’età dell’adolescenza e sulle possibili strategie per prevenire
comportamenti a rischio, con una modalità che ha permesso di far
emergere da loro stessi, ovvero dal basso, soluzioni che non fosse
“calate dall’alto”.
- Creazione di piccole scenette
I ragazzi sono stati invitati a selezionare, tra le numerose frasi da loro
elaborate dopo l’analisi delle parole chiavi, solo due o al massimo tre
frasi/tema su cui poter immaginare una storia, sollecitando così la
creatività non solo a livello verbale, ma anche dal punto di vista visivo.
Alcuni ragazzi hanno dimostrato una certa dimestichezza e reattività,
una buona affinità con queste modalità di lavoro, inventando situazioni e slogan simpatici, d’impatto e non privi di una certa originalità.
E’ stato così possibile raccogliere del materiale legato al tema/storia
da loro individuata, che fosse anche visivo, che scaturisse da un’elaborazione personale degli allievi e dal lavoro di collaborazione con i
compagni, da utilizzare per il lavoro con il regista.
- Gioco della camminata
Un altro momento significativo del laboratorio creativo è stato rappre22
TRA AGIO E DISAGIO: NUOVE MODALITÀ DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA
sentato dal gioco della camminata durante il quale i ragazzi potevano
camminare nello spazio messo loro a disposizione. Il conduttore ha
il compito di evitare che gli allievi camminino in cerchio o secondo
percorsi ‘rassicuranti’, e di stimolarli affinché attraversino tutto lo spazio. Ogni singolo componente non può ripercorrere sempre lo stesso
‘tracciato’. Successivamente sarà richiesto al gruppo di occupare più
spazio possibile; ogni componente oltre a concentrasi sul proprio percorso dovrà stare attento che tutto lo spazio sia percorso dai partecipanti e che vi sia una distribuzione equilibrata.
Infine verrà sempre più stimolata una giusta postura, una camminata
‘neutra’, che è il presupposto fondamentale per poi avere una propria
camminata. Infatti il passo successivo è quello di chiedere ai partecipanti di trovare una propria camminata, che sia ‘rappresentativa di
sé’.
La fase successiva del gioco è dedicata alla concentrazione degli stimoli proposti dal conduttore. Al gruppo classe sarà richiesto di
fermarsi o ripartire - attraverso gli stimoli sonori “stop” e “via” - , richieste che non avranno una prevedibilità, anzi punteranno a sorprendere
il gruppo. La fermata o la ripartenza dovrà essere immediata. Potrà
perciò capitare ad un componente di fermarsi in una posizione ‘scomoda’, ma in quella posizione dovrà restare. Potrà capitare che in una
fase di ‘stop’ il conduttore chiami nuovamente la fermata: i componenti
dovranno restare tanto concentrati da non farsi ingannare dallo stimolo
sonoro e perciò ripartire.
Questa attività, oltre ad essere caratterizzata dal movimento e dal fatto
di essere molto divertente, stimola i partecipanti ad esprimersi attraverso il corpo, ad averne percezione, ed attraverso il corpo comunicare se stessi in armonia con gli altri ed in ascolto verso l’esterno.
- Registrazione video “il banco e il grigio”
Ultima fase del lavoro è stata quella della recitazione per la realizzazione delle scene create dai ragazzi. Le riprese sono state realizzate
sia all’aperto, in particolare ai giardini pubblici di Como, che all’interno
della Scuola.
ATTIVITÀ SPORTIVA
E’ stata organizzata l’uscita presso la struttura “JUNGLE RAIDER PARK”,
parco divertimenti situato a Località Pian Rancio (Civenna, Como)
Il “Jungle Raider Park” è un parco divertimenti sugli alberi che dà la
possibilità agli studenti di affrontare un percorso di abilità che si sviluppa tra tronchi, passerelle di legno, corde e ponti nepalesi che collegano
TRA AGIO E DISAGIO: NUOVE MODALITÀ DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA
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un albero all’altro. Le piattaforme di legno consentono di riposare tra un
ostacolo e l’altro e sono assicurate alle piante nel rispetto assoluto della
loro salute e dell’ambiente.
All’uscita hanno partecipato gli alunni delle classi II e III B dell’Istituto
Comprensivo Como Centro, accompagnati da 3 docenti.
Vogliamo sottolineare che tra le attività proposte durante il progetto la
giornata dedicata alla gita al parco divertimenti JUNGLE RAIDER PARK
è stata quella che ha riscosso il maggior numero di consensi da parte
degli alunni.
CENTRI TERRITORIALI PERMANENTI PER L’EDUCAZIONE E LA FORMAZIONE IN ETA’ ADULTA - EDA
In entrambi i Centri EDA coinvolti - Como e Cantù - il gruppo si è mostrato da subito fragile e poco omogeneo, contraddistinto da differenti
estrazioni sociali e geografiche, da esperienze completamente lontane,
da obiettivi discordi e da sostanziali differenze di età. Il gruppo classe
inoltre si presentava poco coeso anche a causa della mancanza di tempo che hanno avuto a disposizione i ragazzi per conoscersi prima del
nostro arrivo. Le attività didattiche, infatti, erano iniziate solo due mesi
prima.
Queste caratteristiche hanno in qualche modo determinato un intervento, da parte degli operatori, particolarmente flessibile che si è dovuto necessariamente adattare alla situazione così variegata presente in
classe.
È stato infatti necessario acquisire da subito una modalità di lavoro basata alcune volte sull’improvvisazione e prevedere una serie di incontri
slegati tra loro per ovviare ad un problema di costanza nelle presenze
di ragazzi. Questa non costanza nelle presenze è stato particolarmente
evidente al Centro EDA di Cantù, ed ha creato problemi anche per lo
svolgimento delle normali attività didattiche.
ORIENTAMENTO
Gli incontri in aula, molti dei quali in codocenza tra l’orientarice e l’animatore, sono stati preceduti da una presentazione alla classe del progetto e
dei formatori che avrebbero incontrato durante il percorso.
La presentazione dei ragazzi è avvenuta attraverso un breve gioco di
autopresentazione libera, favorita dalla frase iniziale: “Io sono...” a cui
dovevano ispirarsi.
Questo momento individuale è stato seguito da una fase di condivisio24
TRA AGIO E DISAGIO: NUOVE MODALITÀ DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA
ne con un compagno che a sua volta ha reso partecipe l’altro della sua
presentazione. Tale attività è stata resa ancor più divertente dal fatto che
ognuno ha presentato al resto dei compagni non se stesso ma la persona con cui aveva lavorato. E’ stato così possibile far emergere gli aspetti
che più colpivano l’interlocutore durante il lavoro svolto in coppia.
Negli incontri successivi si è provato ad instaurare un clima diverso già
modificando il setting d’aula, semplicemente invitandoli a prendere
posto in banchi diversi da quelli solitamente occupati.
La lettura/analisi delle capacità/attitudini/competenze, invece, è stata
proposta a partire dalle storie scritte in sottogruppi come tracce di brevi
scenette, che hanno successivamente rappresentato con il regista e
l’animatore.
I temi scelti sono stati:
- una situazione di un ferito al pronto soccorso
- una storia di giovani border line che affrontano il tema della droga
- una situazione di allievi in classe, cioè la simulazione di loro stessi in
classe.
La modalità di lavoro utilizzata negli incontri è stata fortemente influenzata dalla compresenza di due formatori che hanno però avuto modo di
sviluppare un lavoro più sinergico, con discussioni in plenaria che hanno
spesso dato ad ognuno dei ragazzi la possibilità di esprimere e/o far
capire le proprie aspirazioni, desideri e paure.
Durante le prove di recitazione delle scenette da loro scelte sono stati
stimolati ad esprimere dei pareri scritti sui compagni in qualità in qualità di attori, sceneggiatori e registi, ma anche rispetto a cosa avessero
provato durante l’esperienza di recitazione.
Alcune considerazioni dei compagni sulle scene per la registrazione del
video:
“ ... non mi è piaciuto come hanno fatto la scena; è stata troppo secca
e triste la scena.” “ non è stato sincero”
“.......è stato bravo, mi piaceva come parlava, poi quando si è messo a
piangere per la gamba che gli faceva male, è stato bravo”
“ Mi è piaciuto lavorare in gruppo perché è stato bello lavorare insieme,
soprattutto divertente perché devi darti delle regole. Un giorno mi piacerebbe diventare un attore”
“Oggi mi è piaciuto molto la farei un’altra volta”
“Oggi abbiamo fatto una scena ed è andato tutto bene, mi è piaciuto
perché era divertente”
“Ho fatto anche la regista, era molto bello ma non è facile”
TRA AGIO E DISAGIO: NUOVE MODALITÀ DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA
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“Oggi ho recitato per la prima volta e mi è piaciuto ma non ero tanto a
mio agio”
“Mi è piaciuto perché è stata una cosa divertente era bello anche se per
poco entrare nei panni di altre persone è stata una bella esperienza” .
“Si può diventare un’altra persona......”
“mi è piaciuto il suo stile di parlare lo spagnolo e quanto lo rende ...”
“Quello che abbiamo fatto oggi a scuola mi è piaciuto molto perché i
ruoli erano simpatici, divertenti, anche un po’ strani. Penso che sia un
lavoro molto bello e anche interessante”.
“Mi è piaciuto interpretare un personaggio, fare una scena”
Le attività successive, problematiche per le difficoltà di espressione in
lingua italiana della maggior parte della classe, sono state improntate a
favorire l’emersione, il riconoscimento e l’analisi delle attività svolte da
ognuno nei loro percorsi di vita. In tal modo si è cercato soprattutto di
evidenziare punti in comune tra storie tanto differenti sviluppatesi in territori così lontani. Non è stato possibile raggiungere un elevato livello di
approfondimento delle storie personali, anche per la barriera linguistica,
ma è stato comunque ottenuto un esito favorevole attraverso l’espressione, ognuno di loro a modo suo, più approfondita della loro quotidianità
- intesa anche come racconto delle loro tradizioni e stili di vita, dei loro
desideri e dei loro sentimenti - che hanno condiviso con gli altri.
LABORATORIO CREATIVO
Il laboratorio di animazione è stato improntato ad una attività pratica
che favorisse il superamento dello scetticismo iniziale su cui i ragazzi si
sono arroccati, quasi facendo muro, all’insegna del “non fare”.
Sono state perciò proposte attività che permettessero loro l’ideazione e
la rappresentazione di vere e proprie brevi fiction.
In questo modo si è potuto avere, ad un certo punto, una svolta di
passaggio con un lavoro di scioglimento delle dinamiche individuali,
e successivamente, un lavoro più diretto, finalizzato ad eliminare l’atteggiamento di attesa, di non lavoro e non partecipazione mostrato fin
dall’inizio.
Sono state quindi realizzate e raccolte video interviste, sulla base di racconti scritti di getto sulla storia della propria vita, che hanno favorito il
mettersi in gioco incondizionatamente, anche rispetto alla proposta di
svolgere attività di movimento corporeo.
Sono stati evidenziati e riportati gli stessi problemi già anticipati nella
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TRA AGIO E DISAGIO: NUOVE MODALITÀ DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA
premessa e, a partire da questi, si è evidenziata la necessità di adottare
modalità di lavoro estemporanee al fine di superare e colmare le difficili
situazioni di classe ed il particolare clima riscontrato negli incontri. Si
è lavorato per raccogliere le osservazioni sulle dinamiche presenti in
classe al fine di calibrare un possibile prodotto video finale in cui far
emergere proprio questi aspetti.
In altre parole l’animazione, così come il laboratorio teatrale, è stata
incentrata sulla difficoltà di accettare un elemento di disturbo all’interno
del gruppo e sulla possibilità di aprire una discussione sulle eventuali
soluzioni giuste e sulla emersione di atteggiamenti impropri che impediscono la risoluzione dei conflitti.
E’ stato quindi difficile tentare di conciliare i rispettivi obiettivi nell’ottica
di fissarne uno comune per tutti. Grazie alla tecnica dell’improvvisazione
degli allievi, si è comunque ottenuto un prodotto finale in cui ognuno, in
una rielaborazione successiva, potrà riconoscere quanto ha deciso e
quanto ha voluto dare e investire moralmente nel progetto.
LABORATORIO TEATRALE
Si è trattato della sperimentazione di un intervento creativo con metodologie didattiche innovative, personalizzate e di gruppo, finalizzato alla
rimotivazione degli studenti. In particolare si è cercato di sviluppare un
laboratorio inteso come strumento di conoscenza del sé e degli atri, di
educazione e comunicazione con gli altri partecipanti, come strumento
creativo ed espressivo del pensiero, della voce e del corpo, come luogo di incontro e di dialogo fra i partecipanti, per raggiungere gli scopi
espressivi ed emotivi del laboratorio creativo avvenuto con l’utilizzo di
una videocamera. Attraverso gli incontri si è potuto innanzitutto fare un
lavoro preliminare di raccolta delle sensazioni e suggestioni avanzate
dai componenti dei gruppi e un’impegnativa sensibilizzazione preventiva mirata a costruire sia un gruppo di lavoro sia l’accettazione dei
conduttori.
Partendo da quanto elaborato e creato negli incontri precendenti, si sono
creati dei piccoli gruppi che, a partire da quanto già elaborato, hanno
selezionato solo due o al massimo tre frasi-temi su cui poter immaginare
una storia.
Alcuni tra i racconti più significativi........
“........C’era una volta una ragazza bellissima che aveva tanta voglia di
fare spettacolo.
Ma poi è rimasta incinta e quindi le sue aspettative si sono rilevate tutt’altro che facili.
TRA AGIO E DISAGIO: NUOVE MODALITÀ DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA
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Quindi doveva prendere una decisione importante: avere il bambino o
continuare la sua carriera. Decise di continuare la sua carriera e quindi
arrivare nel suo intento.
Divenne una grande attrice ma poi dopo anni di lavoro e di grande soddisfazione più passava il tempo più sentiva che tutte queste cose non
gli bastavano aveva il bisogno di qualcosa di diverso dal lavoro e quindi
decise di fare di tutto per formare una famiglia che è la cosa più importante di tutti i successi.”
“..........In una serata estiva l’invito ad una cena il cui ricavato era a favore
di un centro di ragazzi disabili. Arrivati con conoscenti e amici in questo
posto immerso nel verde, un grande ruscello che faceva da eco in questa piccola valla, tante persone che si incamminavano quasi attirati dalla
musica che dava il benvenuto. C’era molta gente che chiacchierava tra
di loro in attesa di accomodarsi ai tavoli. Mentre ci recavamo dai nostri
amici per salutarli, mi resi conto che nella folta folla c’erano gruppi di ragazzi con problemi di disabilità. Mi prese subito un nodo alla gola quasi
a non poter parlare. All’improvviso mi venne incontro a braccia aperte,
quasi a conoscermi da sempre, una ragazza di piccola statura, bruna
con due grandi occhi verdi e un sorriso che mi aprì il cuore, mi salutò, mi
chiese come mi chiamavo, e dandomi la piccola mano mi accompagnò
dai suoi amici presentandomi come la sua amica.
A quelle parole la mia emozione divenne sempre più forte, (si proprio
così, la sua amica) un’amica che non aveva mai visto e non conosceva,
ma che questa ragazza con il suo sorriso e amore dava il suo affetto, un
affetto diverso.
La festa iniziò cenando, il complessino suonava musica allegra, i ragazzi
ballavano, cantavano, si divertivano.
Durante la serata non mancò l’affetto dei ragazzi che si accingevano da
un tavolo all’altro con un sorriso, rubandoti un forte abbraccio, oppure
un bacio, sentirsi dire ti voglio bene, piccoli gesti, ma molto importanti,
parole che senza volere ti davano una emozione indescrivibile, riempiendoti il cuore di gioia. Mi fecero capire di quanto amore loro erano
pieni, nonostante la vita fosse stata crudele con loro.
Durante la serata mi accorsi che alcune persone non gradivano l’affetto
che questi ragazzi regalavano in tanti modi, era un’immagine ripugnante,
vedere questi signori guardarsi intorno, per poi sfiorare appena la testa
solo per salvare la loro immagine, in quel momento erano persone ignoranti, non avevano capito che in quei piccoli gesti c’era solo amore, un
amore che non conoscevano e non capivano, solo perché si ritenevano
superiori a loro. E’ veramente difficile trovare le parole giuste per poter
descrivere cosa significa conoscere questi ragazzi. E’ stata una serata e
una esperienza speciale che mi porterò nel cuore per sempre”.
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TRA AGIO E DISAGIO: NUOVE MODALITÀ DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA
“...Ci troviamo in ospedale .... Ivan ha avuto un incedente in moto...Arriva
l’ambulanza e viene portato in ospedale. La dottoressa, viste le condizioni gravi di Ivan, chiama la moglie. La moglie arriva in ospedale e vedendo le condizioni gravi in cui versa il marito sviene. Appena si riprende
dice che suo marito Ivan non può morire perché Lei aspetta un bambino.
Ivan guarisce e appena usciti dall’ospedale la moglie ha il bambino.....”
Ovviamente lo scopo era di avere del materiale legato al tema che fosse
anche visivo, che derivasse da un’elaborazione personale degli allievi
e del lavoro di collaborazione con i compagni, un materiale che fosse
utilizzabile per iniziare il lavoro con il regista.
I ragazzi hanno anche avuto la possibilità di approfondire elementi che
permettessero di analizzare alcune delle capacità/competenze necessarie per la recitazione:
- capacità di immedesimarsi nel personaggio
- capacità mimico-corporea
- capacità di improvvisazione
- capacità di trasmettere emozioni
- capacità di dizione,
- capacità comunicative
- capacità di lavorare in gruppo
Sono state inoltre realizzate durante il percorso delle attività formative
sotto forma di gioco.
- Il gioco “ la vita di ognuno dentro e fuori la scuola”.
Dalle risposte, nel complesso, non emergono situazioni di grande vitalità e denotano un ambiente familiare poco stimolante per i ragazzi che
vedono nella scuola il punto di relazione con gli altri più forte. Scarse
attività al di fuori della scuola. Solitudine.....
“Questa mattina mi sveglio, so che oggi pomeriggio andrò a scuola ma
intanto questa mattina, alle ore 8.30 sono andata al Mec donalds per
assicurare l’apertura. Poi dentro il Mec donalds ho cucinato bacon e
hamburger perché alle 11 dovevano arrivare le persone. Quando ho
finito il mio turno ho mangiato e quando ho finito sono andato a scuola.”
“ Questa mattina mi sveglio e so che oggi pomeriggio andrò a scuola.
Intanto questa mattina sono andato a cambiare il medico di mio fratellino poi ho fatto la spesa per mia mamma ed ho acquistato alcuni regali
per mio fratellino. Ho visto un film poi ho imparato il pattinaggio a Piazza Cavour. Dopo sono andato a scuola. Dopo la scuola sono andato a
casa a giocare con il mio fratellino.”
TRA AGIO E DISAGIO: NUOVE MODALITÀ DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA
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Questa mattina mi sveglio so che oggi pomeriggio andrò a scuola, ma
intanto questa mattina mi sono svegliato presto alle 8.00 per andare
a lavorare in discarica con il mio skateboard per trovare qualcosa da
mangiare o da prender. Ho trovato due fette di pizza alla margherita,
poi un triciclo, una fetta di torta al pesce, una moto degli anni 50 senza il manubrio e le due ruote e senza sella. Ho preso il triciclo e ho
staccato le ruote e le ho messe alla moto per il manubrio ho preso una
lastra di ferro e l’ho messa come manubrio poi ho trovato un motore di
un trattore e l’ho montato sulla moto e sono andata ha scuola con la
moto.”
“Questa mattina mi sveglio, so che oggi pomeriggio andrò a scuola,
ma intanto questa mattina mi sono svegliato alle 12.00 sono andato in
bagno, mi sono lavato la faccia ho mangiato. Alle 14.00 sono andato
all’oratorio e ho trovato i miei amici. Abbiamo giocato a calcio, alle
19.00 siamo tornati a casa, ho mangiato e mi sono lavato i denti, alle
11 ho dormito.”
“Questa mattina in sveglia so che oggi pomeriggio andrò a scuola in
tarda mattinata. Sono andata a Como poi ho chiamato mia nonna e
sono andata a scuola e abbiamo fatto matematica e i problemi. Finita
la lezione sono andata a casa a mangiare qualche cosa e a giocare al
computer. Poi ho cenato e alle 11 sono andata a letto. Le mie giornate
sono sempre così”
“Questa mattina mi sono svegliata e so che oggi pomeriggio andrò a
scuola, ma intanto questa mattina vado giù in cortile sto 1 ora o 2 e
dopo ho voglia di disegnare. Dopo vado da una amica e gioco ancora
a giochi elettronici e alle 7 vado a scuola.”
“La scuola è la cosa che accomuna noi di questa classe.....”
- Gioco “lettere scritte alla mamma, alle fidanzate, a tutti...”
I sentimenti maggiormente espressi dai ragazzi:
Paura di morire e di non rivedere le persone amate
Tristezza
Preoccupazione
Addio agli amici
Speranza di tornare
Amore
Perdono
Inganno
Dispiacere
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TRA AGIO E DISAGIO: NUOVE MODALITÀ DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA
4. ORIENTAMENTO INFORMATIVO AL MONDO SOCIALE,
CULTURALE E SPORTIVO
Sia agli studenti dell’Istituto Comprensivo Como Centro, sia agli alunni dei Centri EDA sono stati proposti una serie di incontri con alcuni
“testimoni” significativi del nostro territorio che hanno riportato la loro
esperienza agli studenti. Si è voluto proporre agli alunni alcuni modelli
positivi che possano indirizzarli verso un impegno sociale, sportivo ma
anche lavorativo.
L’ambito di appartenenza dei testimoni è stato:
• Il mondo del basket, in particolare di atleti portatori di handicap. L’incontro ha permesso di trattare il tema dell’accettazione dell’handicap
e dell’importanza dello sport nella vita di ogni persona.
• Il mondo del volontariato del territorio comasco. Durante l’incontro si
è trattato il tema “Volontariato- iniziative realizzate nei Paesi del terzo
mondo e progetti in itinere sul nostro territorio.
• Il mondo dell’associazionismo, no profit e gli interventi di promozione
sociale.
• Il mondo dell’arte e della cultura, visto attraverso l’espressione musicale di un gruppo di giovani
5. CONCLUSIONI
Un aspetto positivo che si è colto lavorando in queste classi, è stato sicuramente rappresentato dalla voglia e dal bisogno dei ragazzi di confrontarsi su molte tematiche, legate soprattutto al mondo emotivo, alle
difficoltà relazionali sia con i coetanei che in famiglia, alla sfera sessuale,
alimentare e adolescenziale in generale. Esiste ed è espresso in maniera
abbastanza chiara e forte, ed assume un carattere di preminenza sugli
altri, il bisogno di essere ascoltati e compresi.
Se stimolati con strumenti e modalità più vicini al loro modo di essere rispondono prontamente, dimostrando capacità di analisi e di attenzione
alla realtà che li circonda.
Sono stati capaci di esprimere punti di vista e preoccupazioni, strategie
di prevenzione ed emozioni legate a tutte le tematiche affrontate.
Momenti particolarmente significativi e di grande condivisione emotiva
tra i ragazzi e tra i ragazzi ed i formatori sono stati raggiunti alla fine del
TRA AGIO E DISAGIO: NUOVE MODALITÀ DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA
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percorso, soprattutto nella classe del Centro Eda di Como, dimostrando
così che le proposte e gli interventi, se attuati attraverso l’accettazione
e la condivisione dei ragazzi, portano al raggiungimento degli obiettivi
che spesso ambiziosamente si ritengono ottenibili solo attraverso un
processo automatico di causa effetto.
Molto emozionante è stato uno degli ultimi incontri durante il quale un
ragazzo che aveva dimostrato particolari difficoltà ad esprimersi ed a
partecipare attivamente alle attività proposte ha deciso di parlare di sé
raccontando un momento doloroso della sua vita a tutta la classe.
Si è creato tra i ragazzi stessi, ma anche con i formatori, un legame che
potremmo definire “affettivo” che ha fatto percepire la fine del progetto
quasi come un distacco triste.
In conclusione, ci sembra significativo riportare alcuni delle frasi espresse dai ragazzi della classe III B dell’Istituto Comprensivo di Como Centro durante un momento di brainstorming sulle loro difficoltà e sui loro
desideri nei confronti della scuola:
“Mancanza di interesse”
“Poco coinvolgimento dei ragazzi, ad esempio si dovrebbe parlare di
storia dando più informazioni sull’attualità”
“Parlare di politica e confrontare le idee, dando a tutti la possibilità di
dire la propria opinione”
“Più attività fisica”
“Intervello più lungo ed all’aperto”
“Fare come nelle scuole americane dove sono previsti lezioni di canto, di
teatro, con la possibilità di realizzare uno spettacolo a fine anno”
“Classi che non superano i 18 alunni”
“Più gite, anche perché rappresentano un momento in cui si esprimono
più liberamente le proprie opinion”
“Insegnanti più severi ma che stimolino una maggior partecipazione”
“Considerazione uguale a prescindere dal rendimento scolastico”
“I professori dovrebbero cercare un punto di contatto con gli alunni”
“Miglior e più equilibrata distribuzione degli stranieri all’interno delle
classi”
“Possibilità di avere laboratori creativi da autogestire”
“Le classi con più etnie aiutano ad abbattere i pregiudizi esistenti e ti
permettono di stringere amicizie che altrimenti non avresti fatto”
“La multiculturalità è una ricchezza ma anche un impedimento allo svol32
TRA AGIO E DISAGIO: NUOVE MODALITÀ DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA
gimento del programma scolastico”
“L’intervallo potrebbe prevedere una partita di calcio da fare tutti insieme”
“Creare occasioni che rappresentino esperienze di vita, ad esempio
aiutare gli altri lavorando nel volontariato può cambiare il modo di vita”
“Consapevolezza dell’indifferenza da parte di alcuni dei professori verso
la parte di alunni “menefreghista” cioè quelli che non riescono o non
vogliono più partecipare alle lezioni”
“....Quella parte della classe con il tempo non recupererà più perché
ormai sanno che verranno sempre considerati negativamente”
“I professori non ci capiscono e non ci danno la possibilità di esprimerci”
“Svantaggio nell’apprendimento per i ragazzi stranieri che non avendo
una padronanza della lingua italiana incontrano più difficoltà”
6 . APPENDICE
GRAFICI RELATIVI ALL’INDICE DI GRADIMENTO DEL PROGETTO
DA PARTE DEGLI STUDENTI
Al termine degli interventi nelle classi è stato distribuito un questionario
di valutazione per raccogliere i giudizi dei ragazzi sulle attività svolte:
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Finito di stampare nel mese di ottobre 2008
da Larioprint snc - Como
per conto di PariComo
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