Lettera aperta - Biblioteca Provinciale di Foggia La Magna Capitana

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Lettera aperta - Biblioteca Provinciale di Foggia La Magna Capitana
Edoardo Beccia
Lettera aperta
di Edoardo Beccia
Carissimo,
la tua mia chiama in causa pur non essendo indirizzata a me e mi trovo costretto a risponderti non volendo farlo.
Mi piace infatti ricordare le nostre radici comuni in sala Manzoni quando
qualcuno ci insegnava: “Riprendi tuo fratello in privato e se non ti ascolta fallo poi
in pubblico”.
Il tuo dar risalto a questa tematica e in questo modo, mi fa prendere posizioni in un momento di grande riflessione e tormento per una decisione non facile,
non presa e ancora tutta da valutare, che mi sarebbe piaciuto discutere con te forse
guardandoci negli occhi.
Da sempre nel nostro gruppo prima di prendere una decisione eri quello che
ci diceva: “Esaminiamo gli aspetti negativi della situazione”. Spesso quando devo
decidere ripenso alla tua frase e all’insegnamento che contiene. Però poi decido.
Perché non decidere è anche una decisione e troppo spesso lasciamo che gli altri
decidano per noi.
Nel mio percorso di conoscenza del problema, personale innanzitutto, ma
anche pubblico in quanto relatore, sono stato a visitare la centrale di Porcari in
provincia di Lucca.
Nel salutare il responsabile dell’ufficio ambientale del comune, che era stato
a Troia come turista e che conosceva bene la zona, a cui avevamo rivolto tante domande di tipo tecnico e non e a cui avevamo più volte chiesto, ma senza risposta, se
era opportuna per noi la centrale, ci ha detto: “Tanti auguri, buon lavoro e soprattutto siate artefici del vostro destino”.
La frase mi è rimasta nella mente e ancora mi martella ed è il mio dubbio.
I miei ricordi sono andati agli oracoli delfici che agli speranzosi guerrieri in
partenza dicevano “Sul tuo scudo tornerai” e lo scrivevano sul coccio senza virgole.
E c’era chi lo leggeva come un presagio positivo (per il tuo scudo, per la tua abilità
guerriera, tornerai) e chi invece lo leggeva come un presagio negativo (tornerai sopra il tuo scudo come feretro di trasporto, ultimo onore per il guerriero).
Era tutto in una virgola. Qual è la decisione giusta per il nostro destino? Non
per noi ma per i nostri figli?
Ti assicuro che non è facile la scelta. E questo fardello è il compito di chi è
stato chiamato ad amministrare.
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Se domani il Signor FIAT ci dicesse: “Metto a Troia una fabbrica di auto
per mille posti di lavoro”, tu mi scriveresti? Ne dubito. Perché mille posti di
lavoro non si discutono. Eppure anche una fabbrica non inquinante con tutto lo
spostamento dei suoi operai sai quanto inquina? E rifacendomi sempre ai comuni
insegnamenti e se i posti di lavoro fossero cinquecento?, e se duecentocinquanta e
se cento e se…
Allora la nostra coscienza “ecologica” esiste o è in continuo compromesso?
Come verrei giudicato come amministratore se rinunziassi ad un opportunità di quel genere? È un discorso teorico il mio, speculativo, ma con te posso farlo,
dura lex, sed lex. La coscienza ecologica è coscienza.
Tu ci inviti a riflette su un apparecchio di condizionamento. Hai ragione. Ci
rifletto ma ti domando dopo che insieme ci abbiamo riflettuto, hai buttato via il tuo
condizionatore? Hai chiuso il tuo telefonino?Hai spento il frigorifero?
No di certo. Eppure sai è come quel medico nostro comune amico che entrava in reparto con la sigaretta in bocca e parlava di gastroscopia fumando.
L’esempio è la migliore dimostrazione di credere in quello che si dice. Tra
l’altro forse è l’occasione per invitarti a venire più spesso a Troia dove il condizionatore non è “necessario”, ma poi dovremo discutere cosa è necessario. E così come
mi spieghi cosa significa vocazione del territorio. Quando sono stato a Porcari mi
sono trovato a 20 Km da Lucca, una città stupenda, a 40 Km da Pisa che non devo
decantare, a 30 Km da Livorno e da tutta la costa della Versilia.
Mi risulta che sia una località turistica, non a vocazione turistica che è un’ipotesi, ma una realtà turistica. Eppure è una tra le zone più industrializzate d’Italia.
Se guardiamo la nostra tradizione, la nostra “vocazione” era la pastorizia e i
tratturi ce lo ricordano.
Fortunatamente di strada ne abbiamo fatta.
In Italia, ma aggiungerei nel mondo, non so se esista un’area a vocazione
industriale. Non esiste per nessuno questo tipo di vocazione ma diventa una necessità. Importante è coniugare necessità e volontà, opportunità e futuro, onori ed
oneri, vantaggi e danni. È l’equilibrio delle scelte che fa la saggezza.
Siate artefici del vostro futuro.
Mi ricordo delle foreste brasiliane. Sono uno dei polmoni del mondo. Ci
ribelliamo quando le tagliano perché ne viene meno un qualcosa per la nostra salute
ma non ci battiamo perché migliorino le condizioni di vita di quei popoli.
Non possiamo fare discorsi a senso unico. Dobbiamo parlare di federalismo
solidale. Questo sarebbe un discorso che mi piacerebbe fare con te. Io mantengo il
mondo pulito e tu mi dai da mangiare.
Anch’io ho bisogno del tuo sviluppo. È troppo comodo che qualcuno goda
dei benefici inquinando il mondo (ed usi telefonini, condizionatori, auto, frigoriferi) e costringa gli altri a fare ecologia.
Nel mondo villaggio il mio vento vale quanto la tua acqua, i miei alberi valgono quanto le tue ciminiere, i tuoi soldi valgono quanto i miei paesaggi. Possiamo
fare questi discorsi?
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Edoardo Beccia
Allora anch’io avrei la libertà delle mie scelte e non sarei tra l’incudine dello
sviluppo e il martello dell’inquinamento.
Giorni fa sono stato al primo Convegno della Rete delle Città Sane a cui il
nostro comune partecipa. È stato ribadito un concetto che tu ed io già conoscevamo: l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dice che la salute non è assenza di malattie è invece il benessere psicofisico. Però aggiunge che i parametri
per valutare il benessere psicofisico sono la casa, il lavoro, la famiglia, ecc.
Se ho l’aria e non ho il lavoro non ho salute. È chiaro sto radicalizzando il
problema, ma devi sapere che 18 (dico diciotto) aziende trevigiane stanno aspettando di sapere se attiviamo la centrale per scegliere il nostro PIP, perché in quel caso il
costo dell’energia sarà inferiore.
Anche turismo, anche agricoltura, ma non solo.
Non vorrei che una mia scelta oggi costringesse domani mio figlio ad andare
a vivere a Milano e a mettersi a Milano la mascherina per camminare nelle strade,
mentre qui non c’è problema di mascherina e non ce ne sarebbe comunque anche
con la centrale.
Vediamo anche un altro aspetto.
L’apertura di una centrale a basso (non voglio dire nullo) inquinamento potrebbe voler dire chiusura di impianti a maggior inquinamento. Anche questo è
federalismo solidale.
Sono un amministratore e come tale ho avuto dei beni da far fruttare e di
questo risponderò.
Saprò trasformarmi in politico se riuscirò a vedere oltre i bisogni contingenti
della mia gente e predisporre il loro futuro. Sono un cittadino, non un tecnico. Per
vedere più lontano dei giganti diceva il mio vecchio professore di filosofia basta
salire sulle spalle dei giganti.
Gli esperti sono i nostri giganti. Facciamoci illustrare la realtà ma poi salendo
sulle loro spalle guardiamo più lontano e soprattutto decidiamo noi il nostro futuro.
Sai, Celle San Vito, con cui confiniamo come territorio ha già deciso che se
noi rifiutassimo farebbe sua l’idea della centrale. E noi?
A volte penso che se proprio dovessi operarmi sceglierei te per questo.
Vale anche per altre decisioni difficili e penose. Se proprio dobbiamo farle
scegliamo chi, come, dove, quando, con che limitazioni, con quali rimedi, con quali
accortezze e soprattutto con quali onestà mentali o non per evitare il massimo possibile di danni.
Anche questo può significare coscienza ecologica, forse più difficile da maturare ma sicuramente sofferta e consapevole.
E comunque ti assicuro abbiamo dato una disponibilità agli studi di fattibilità.
Siamo attenti a tutti i suggerimenti, vogliamo parlare ed ascoltare, senza pregiudizi. Ma piacerebbe che i pregiudizi fossero messi da parte da tutti.
Quando anni fa si parlava di pale eoliche si diceva che portavano pazzie nelle
pecore. Ancora oggi, sui giornali di pochi giorni fa, si diceva che è colpa delle pale
se non piove. Non facciamo ricadere tutte le colpe su ciò che non ci piace. Abbiamo
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la serenità e l’onestà mentale di un confronto senza rete ma fatto veramente per
l’interesse di tutti.
Sempre al convegno delle città sane ci hanno illustrato i profili di salute. Le
città più all’avanguardia hanno convocato dei forum di cittadini per decidere la
città che vedono nel futuro.
E hanno inviato i gruppi, le aziende, i sindacati, le associazioni. In termine
tecnico vengono definiti i portatori di interessi. Ho obiettato, ma chi sente i disoccupati organizzati a Napoli? Chi ascolta i barboni di piazza Grande a Bologna?
Chi fa discorsi di ecologia è spesso chi ha già il pane e vuole il dolce.
Facciamo i nostri piani regolatori prevedendo strade larghe e parchi. Eppure i
nostri vecchi costruivano centri storici con strade strette per mantenere il calore dell’inverno ed evitare il caldo d’estate e per non fare molta strada a piedi. Le strade
larghe ci costringono a riscaldare e a raffreddare i nostri immobili con grande dispendio energetico. E i percorsi aumentano e ci vogliono le macchine. Chi ha ragione?
Io no so quale sia la verità, ma so per certo che il problema non si risolve
eliminandolo. Non si toglie l’inquinamento non facendo le centrali ma poi lasciamo le automobili. Si parla di multifattorialità e di equilibrio.
Importante è non saccheggiare la terra ma utilizzare con equilibrio ciò che
abbiamo. Importante è far convivere le esigenze e trovare insieme le soluzioni.
È facile dire di no. E poi? Sappiamo dire no veramente a tutto? Io no di certo
e credo che se rispondessimo tutti con sincerità la risposta sarebbe comune.
La sfida è cambiare gli stili di vita.
Ti aspetto per aiutarmi in questa difficile impresa.
Sempre tuo con immutato affetto.
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