Competenze del Docente
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Competenze del Docente
FUNZIONE DELLE STRUTTURE FORMATIVE ISTITUZIONALI NEL PROCESSO EDUCATIVO Le finalità della scuola oggi possono riassumersi nella funzione formativa e orientativa della scuola, non solo nel campo più direttamente culturale, ma anche in quello dello sviluppo della personalità dell’educando ed in quello del suo inserimento attivo nella società. II carattere unitario della scuola comportava la presenza in essa di alunni di disparata origine sociale e di differente capacità e sviluppo personale e, di conseguenza, l’organizzazione di opportuni procedimenti per “ adeguare lo svolgimento dei programmi alle caratteristiche singolari, irripetibili e spesso divergenti di ciascun alunno “ e l’innestarsi “ sull’effettivo grado di sviluppo e di preparazione conseguito nel corso d’istruzione primaria “ ( D.M. 1963). La formazione e l’orientamento degli allievi venivano quindi basati sulla confluenza di due processi educativi e didattici spesso contrapposti : la socializzazione e l’individualizzazione. Il primo, necessario per lo sviluppo di “capacità di partecipazione” di quella “ sociale di reciproca relazione” e della “organizzazione della persona in una responsabile autonomia “, il secondo per l’effettiva acquisizione di conoscenze e di abilità specifiche. Dall’entrata in vigore della legge ad oggi come si è “ adeguata “ la prassi scolastica? I principali adattamenti registrati dalla scuola in questi ultimi anni sono : - l’introduzione degli audiovisivi e dell’informatica - l’utilizzazione degli insegnanti in modi diversi da quelli tradizionali ( team teaching, classi aperte, ecc. ) - la revisione dei “ curricula “, dei programmi, dei libri di testo, delle materie, degli orari, dei criteri di valutazione - la sperimentazione di nuove metodologie e didattiche come la lezione on line, il metodo globale, l’apprendimento per scoperta, il metodo dei casi, il role playng. Questi ed altri simili adattamenti comunque non hanno mai mutato la prassi educativa. Secondo la teoria dei sistemi si tratta di cambiamenti di primo ordine, di mutamenti particolari che non bastano a modificare il sistema e che prima o poi vengono riassorbiti dal sistema stesso ( tendenza morfostatica ). Quindi la scuola non cambia, semplicemente si adatta: usa l’adattamento come tecnica di sopravvivenza. Gli adattamenti coinvolgono soprattutto le cose e l’ambiente; i cambiamenti coinvolgono profondamente le persone. Oggi si delinea la riforma della scuola secondaria superiore, ma, per quanto valida e profonda possa essere, è destinata a un’analoga sorte, se non verranno modificati alcuni meccanismi profondi che stanno alla base di queste vischiosità. E se è vero che il primo ed essenziale perno di ogni innovazione è l’insegnante, allora la sua prima formazione e la sua qualificazione culturale e professionale hanno un ruolo determinante nella realizzazione di qualsiasi progetto educativo. L’EDUCAZIONE OGGI : ORIENTAMENTI Laeng afferma che la nostra società è in una fase di rapida transizione che soffre di una crisi acuta di certezze. Si è contestato che il concetto di sapere sia univoco e stabile . Il sapere si è sviluppato in mille direzioni ma si è profondamente problematizzato; la pubblica opinione si è frammentata nel pluralismo delle ideologie, delle mentalità, dei gusti, degli umori variabili e delle mode. Ecco quindi il rifiuto della istruzione trasmissiva e dell’educazione ridotta ad abitudine. La novità del nostro secolo è il nuovo assetto del rapporto sapere fare. Il senso della continuità circolare fra sapere e fare ha sottolineato che il segreto della nostra specie è quello di imparare . ( Margaret Mead ). La pedagogia rivendica a questo punto la sua assoluta centralità nell’avventura dell’uomo. La capacità di imparare ha dato il via alla storia avvalsa dalla cooperazione resa possibile dalla comunicazione. E’ dunque importante sottolineare che in una comunicazione espressamente finalizzata come l’educazione, il “ farsi capire “ e il mettere anche altri in condizione che “si faccia capire “non è semplicemente un problema ma il problema. E farsi capire non è solo trasmettere dei contenuti, ma anche la loro risonanza affettiva . In una civiltà delle comunicazioni in tutti i sensi possibili, ecco che il ruolo della scuola sembra che debba assolvere ad un nuovo compito: essere preparati ad usare con discernimento, a filtrare ed a selezionare messaggi, quindi ricerca di nuovi modi di comunicazione. Rinuncia alle chiacchiere per il ritorno al discorso significante. COMPETENZE DELL’INSEGNANTE Le competenze che un insegnante deve possedere per poter esercitare validamente la sua professione sono tre: 1) COMPETENZA SCIENTIFICA : cioè l’esperienza conoscitiva dell’insegnante 2) COMPETENZA DIDATTICA : cioè sulle modalità di far apprendere 3) COMPETENZA RELAZIONALE- COMUNICATIVA La prima è la preparazione culturale dell’insegnante che dovrà essere strumentale cioè messa al servizio per una vasta capacità di risoluzione di problemi concreti di natura educativa e didattica. La seconda è acquisire strumenti, tecniche, metodi per realizzare in pratica una proposta educativa e renderla pubblicamente disponibile. La terza, la competenza relazionale – comunicativa, è l’acquisizione di conoscenze e di competenze circa un modo di comunicare efficace, perché può avviare più facilmente e più efficacemente un apprendimento significativo. LA COMPETENZA RELAZIONALE COMUNICATIVA E’ su quest’ultima che mi voglio soffermare, perché il grande problema della scuola ( ma anche della vita ) è che non sappiamo comunicare se vogliamo facilitare un apprendimento significativo e realizzare quegli obiettivi educativi e didattici delineati da una riforma. Si tratta di un cambiamento sistemico che ipotizza una profonda evoluzione personale nell’insegnante, che coinvolge progressivamente l’intero sistema scolastico, incidendo sul modo di vivere la scuola e di risolvere i problemi che in essa si sviluppano. Il centro di interesse diventa la PERSONA e la metodologia stessa si centra sulle strutture e sulle dinamiche attraverso le quali le persone possono arrivare ad autogestire il loro processo di sviluppo. Con il termine “ persona “ intendo il centro concreto di ogni possibile atto intenzionale ( teoretico, affettivo, volitivo ); il centro unitario e concreto di tutti i vissuti individuali anche se le appartengono tutti quegli atti “ socializzanti “ ( come la simpatia, l’amicizia, la sottomissione ) che la caratterizzano come “ animale sociale “. La persona non è oggettivabile e quindi non può essere conosciuta con il metodo galileiano delle “ scienze positive “ solo tramite la relazione empatica è possibile cogliere la persona come sostanza unitaria e individualmente vissuta di tutti i processi che in essa, da essa e per essa si compiono . Premessa L’obiettivo che mi propongo è di farvi impadronire di quei modelli che portano ad una comunicazione efficace . Io non voglio elencare tante teorie, ma soffermarmi su alcuni punti precisi della comunicazione. LA COMUNICAZIONE EFFICACE Caratteristiche della comunicazione : NON SI PUO’ NON COMUNICARE LA COMUNICAZIONE E’ CIRCOLARE LA COMUNICAZIONE E’ GLOBALE Condizioni che facilitano : la comunicazione ACCETTAZIONE INCONDIZIONATA DELL’ALTRO CONGRUENZA ASCOLTO ATTIVO ( o empatico ) Consigli operativi : CHE FARE IN UNA SITUAZIONE PROBLEMATICA LA COMPETENZA COMUNICATIVO-RELAZIONALE “ La comunicazione è il solo modo mediante il quale impariamo chi siamo : Il nostro senso di identità si basa come interagiamo e sui messaggi e le definizioni che , fin dall’infanzia, gli altri “ significativi “ ( genitori, familiari, adulti per noi importanti, amici ), ci inviano “( Zani ‘97 ) Prof.ssa Ferdinanda Buonocore Contenuti I contenuti sono proposti in 2 moduli in linea con i seguenti obiettivi : 1. Osservare e descrivere oggettivamente il comportamento, proprio e degli altri, evitando l’uso di etichette, valutazioni e giudizi personali fuorvianti. 2. Identificare le aree problematiche ed apprendere ad attribuire correttamente, in situazioni conflittuali, la competenza dei problemi a noi o agli altri al fine di individuare una via di soluzione. 3. Apprendere nuove e più efficaci modalità di ascolto e comprensione empatica al fine di avviare in modo utile una comunicazione efficace 4. Confrontarsi positivamente e produttivamente con gli altri, esprimendo in modo chiaro e congruente fatti, pensieri e sentimenti. Metodologia impiegata Il corso implica il coinvolgimento del docente facilitatore insieme ai partecipanti. La metodologia basa su alcuni elementi: - fase di presentazione dei contenuti e degli obiettivi del corso coinvolgimento dei partecipanti mediante utilizzo del cerchio, narrazioni, riflessioni scritte elaborazione delle esperienze mediante esercitazioni individuali , in piccoli gruppi e nel grande gruppo verifica del modello nella realtà scolastica Materiale fornito ai docenti Schede di lavoro Rielaborazione dei punti concettuali della teoria di Rogers Gli otto bisogni fondamentali della relazione Le barriere della comunicazione Letture consigliate Rielaborazione dei punti concettuali della teoria di Rogers : 1) come funziona l’uomo ( concezione antropologica di Rogers) 2) come nasce la disfunzione 3) cos’è la congruenza C. Rogers parte da una visione positiva della natura umana; ogni organismo umano ha in sé tutte le potenzialità per realizzare il suo progetto di uomo se vi sono le condizioni favorevoli. Questa forza orientata verso lo sviluppo di tutte quelle capacità utili a mantenere, autoregolare ed autorealizzare l’organismo la chiama TENDENZA ATTUALIZZANTE. E’ una visione olistica che considera l’uomo come unità inscindibile di psiche e soma, come insieme di sottosistemi in relazione fra loro e in relazione con sistemi esterni. Per la Tendenza Attualizzante R. afferma che la persona funzionante è la persona che : - percepisce i suoi bisogni - ha fiducia di poterli realizzare - nel rispetto dei bisogni degli altri 2) La DISFUNZIONE nasce quando i bisogni percepiti, se vi è una disconferma dall’esterno, vengono considerati rischiosi per la sopravvivenza e ingenera una sfiducia nelle proprie percezioni, spostando all’esterno la sua valutazione (costrutto rigido) e quindi bisogno continuo di conferme. La cura è instaurare un clima particolarmente facilitante di genuino rapporto umano in cui l’altro acquista man mano contatto con il proprio sé organismico. Le condizioni necessarie e sufficienti al docente per creare un clima che faciliti il cambiamento e la crescita sono, per Rogers; tre : - la congruenza - l’accettazione o considerazione positiva incondizionata - l’empatia 3) La persona pienamente CONGRUENTE è quella che trova il giusto modo appagante che mette in accordo i tre Sé ( Sé reale organismico, Sé percepito, Sé ideale), cioè è una persona che è in grado di percepire tutti i propri bisogni-emozioni che vengono dall’esperienza, è in grado di oggettivarli, simbolizzarli (la simbolizzazione è coscienza, consapevolezza). Bisogni-emozioni (Sé reale)→ percepisco il bisogno(Sé percepito)→ li soddisfo con i mezzi che ho (Sé ideale) Nell’esempio del fratello geloso, se avesse il bambino percepito l’ostilità a livello di simbolizzazione dell’esperienza avrebbe dato il messaggio “ Sono geloso, però non rompe quasi sempre mia sorella”. Se simbolizza invece “ Si devono voler bene ai fratelli” arrivano dei messaggi “cunei” che irrigidiscono la struttura. A cura di Ferdinanda Buonocore Descrivo molto brevemente gli otto principali Bisogni Relazionali di R.G. Erskine e ciò che comprendono. E’ importante conoscerli perché promuovono senso di identità appartenenza e stabilità 1. Bisogno di sicurezza: avere la nostra vulnerabilità fisica ed emozionale protetta. (Perché una relazione si possa definire sicura è necessario che venga garantito protezione e sicurezza, solo così l'altro può aprirsi e lasciar vedere la propria vulnerabilità senza paura di venire ridicolizzato: “non mi si farà del male”). 2. Bisogno di validazione e conferma come significativo: ricevere la conferma che l'affetto, la fantasia e la costruzione del significato sono significativi (Questo è il bisogno di essere apprezzati, accuditi e rispettati non solo per ciò che possiamo fare ma per ciò che siamo e viviamo. E' il bisogno di essere riconosciuti e capiti dagli altri). 3. Bisogno di accettazione da parte di un altro che sia stabile, affidabile e protettivo: Incoraggiamento, informazione e sostegno che aiuta a generare sicurezza e protezione dalle proprie esagerazioni, agitazioni e conflitti intrapsichici. (Ciò si relaziona al bisogno di poter "guardare su" e poter fare affidamento sui genitori, insegnanti, anziani ("saggi"), mentori al fine di ottenere protezione, incoraggiamento e informazioni da loro). 4. Bisogno di condivisione o reciprocità e conferma delle proprie esperienze personali: (Questo è il bisogno di essere al cospetto di qualcuno simile a te stesso-qualcuno che ti capisca perché anche lui/ lei si è trovata in situazioni come le tue. Questa persona può capire le tue esperienze fenomenologiche senza richiedere spiegazioni.) 5. Bisogno di autodefinizione: riconoscimento ed accettazione della propria unicità. (Questo bisogno è in qualche modo l'inverso del bisogno di condivisione. Si relaziona al bisogno di ottenere dagli altri il riconoscimento, l'accettazione ed il rispetto della nostra unicità e diversità.) 6. Bisogno di avere un impatto sugli altri: influenzando e contribuendo al cambiamento. (Questo si relaziona al bisogno di sentirsi in una qualche maniera potenti nell'influenzare o nell'incidere su un'altra persona. Può riguardare anche l'incidere nel modo di pensare altrui, modificandone il comportamento e suscitando una reazione emotiva appropriata dall'altro.) 7. Bisogno dell'iniziativa dell'altro (il bisogno di avere l'altro che si protenda e prenda l'iniziativa nel cercare il contatto con me. Qualsiasi relazione nella quale non siamo sempre noi a fare il primo passo, a prendere l'iniziativa, a essere sempre quello che si avvicina altrimenti il rapporto diverrà col tempo frustrante.) 8. Bisogno di esprimere amore: (Abbiamo tutti il desiderio di esprimere amore e cure verso gli altri, e di vedere che ciò sia accettato e che gli venga dato valore. L'amore può essere espresso in molti modi con la gratitudine, dando affetto, dando doni, facendo qualcosa per l'altro, a seconda di ciò che è appropriato al tipo di relazione.). Ora a livello pratico seguono dei consigli operativi per rendere più facile una comunicazione in vista di una relazione educativa . Consideriamo la situazione in cui è l’altro ad aver problemi, che sta in difficoltà. Quello che si deve fare è stato detto: stabilire, a partire da un atteggiamento di accettazione incondizionata per quello che è come persona, un atteggiamento di congruenza cioè di consapevolezza che i nostri atteggiamenti esterni siano corrispondenti al nostro stato d’animo e quindi non vi sia il doppio messaggio. Poi mettermi in una posizione d’ascolto pensando di aiutare l’altro/a a prendere coscienza delle sue difficoltà riflettendogli sia il messaggio verbale che il messaggio globale, cioè anche lo stato d’animo che c’è sotto. Questo è l’atteggiamento più sano alla relazione educativa. Vi sono alcuni modi non efficaci di approcciare la relazione, che purtroppo sono modi più comuni ( vedi barriere della comunicazione ); difficilmente noi ascoltiamo anche perché noi siamo convinti che nelle situazioni siamo noi a dare delle soluzioni al problema. Quando il problema è nostro, di solito, interveniamo per modificare il comportamento dell’altro negativo ( cioè di quello che rompe , che disturba, che fa dispetti ) con un intervento del tipo “ Tu sei…” ( Tu sei distratto, tu sei maleducato , deficiente, stupido ) oppure con un intervento che implica il “tu devi …“ ( Tu devi abbassare la voce, hai bisogno di imparare a rispondere in maniera più educata, devi cambiare ). Il tipo di intervento “ Tu sei…” riduce l’autostima, provoca resistenza o ribellione, o genera contro risposte da parte dell’altro del tipo anch’esse del “ Tu pure sei.. “ L’effetto è tanto più negativo quanto più l’alunno è piccolo e quindi bisognoso dell’accettazione incondizionata da parte delle figure significative in accordo con la sua iniziale immagine positiva del sé. Gli interventi risolutivi del tipo “ Tu devi.. “ possono andare bene per bambini molto piccoli o con gravi handicap, incapaci di riconoscere la presenza di altri con i loro diritti e le loro esigenze. Questo tipo di intervento, soprattutto quando il ragazzo è grande, non dà l’opportunità di prendere decisioni , di correggere il proprio comportamento in base alla propria coscienza. Il dire sempre dovunque a uno ciò che deve fare è privarlo dell’occasione di agire autonomamente e responsabilmente . C’è un modo diverso di intervento. E’ un intervento del tipo “ Io… “ seguito dalla spiegazione di quanto sta succedendo a causa di un comportamento. Questo intervento suppone che l’altro sappia rendersi conto della presenza di altri portatori di diritti, di esigenza e di progetti. “ Io non riesco a sentire quando parlate in coro “. Un messaggio che ha per oggetto “ io “ è centrato sulle conseguenze del comportamento e non sul comportamento. “ Non posso continuare se mi interrompi sempre “. Se è necessario può anche contenere l’espressione verbale del sentimento provato. “ Quando rispondi così, mi sento ferito/a “. Appunti curati dalla prof.ssa FERDINANDA BUONOCORE ( psicopedagogista, consulente e formatore ) CIAO E BUONA COMUNICAZIONE Segue un’esercitazione per sperimentare la vostra comunicazione “ efficace “ in situazioni di normale routine scolastica. Ricordati che l’ascolto attivo è una riformulazione della comunicazione globale dell’altro ( bambino , ragazzo o adulto ), nelle sue componenti verbali ed emozionali. Barrare la risposta “ efficace” L’altro dice: 1. Ehi, manca solo un mese alla fine della scuola! La vostra risposta: a) Sembra che tu stia uscendo da una prigione b) Non devi essere così contento, la scuola è utile sai. c) Sei proprio felice per questo 2. Il nuovo insegnante dà troppi compiti. Non riesco a finirli, Che devo fare ? La vostra risposta: a) Vuoi un aiuto per capire cosa fare con questo insegnante b) Perdi troppo tempo sul computer c) Se sei in difficoltà puoi dirglielo chiaramente. --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------3. Ma perché quella strega mi ha messo la nota ? Non ero l’unico a parlare. La vostra risposta : a) E’ stata una ingiustizia per te.. b) Sei proprio arrabbiato perché non hai potuto rispondere? c) Parli in modo “pesante “ -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------4. La matematica è troppo difficile. Non la capisco proprio e mi sento stupido. La vostra risposta : a) Ti arrendi facilmente, vieni ti aiuto io. b) Dai che all’inizio dici così e poi riesci sempre a farcela c) E’ proprio una bestia nera per te… --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------5. Voglio tenere i capelli così come mi pare. Sono i miei capelli o no ? La vostra risposta : a) Non rispondermi così! Va bene?!! b) Temi che io voglia decidere per te.. c) Sei proprio decisa a fare di testa tua Risposte efficaci : 1 ( c ) 2(a) 3(a) 4(c) 5 (b)