Estratto - Morgan Miller Edizioni
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Estratto - Morgan Miller Edizioni
www.morganmilleredizioni.it 2 Note dell’Editore Questo libro è opera del frutto della fantasia dell’Autore. Nomi, persone, società, organizzazioni, luoghi fatti e avvenimenti citati sono invenzioni dell’Autore, usati in maniera fittizia per contestualizzare meglio la narrazione. Qualsiasi analogia con eventi, luoghi e persone realmente esistiti o esistenti, è da considerarsi puramente casuale. Tutti i diritti riservati. Copyright @ 2013 – Morgan Miller Edizioni è un marchio di proprietà di CDB s.r.l. Via Cavour, 65 – 71036 Lucera (FG) Tel. 0881/520476 Fax 06/87459034 P.IVA 03642490712 – iscr. Rea 262208 Foto di copertina © Federicofoto - Fotolia.com ISBN 9788897659723 È vietata ogni riproduzione, anche parziale. Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere autorizzate per iscritto dall’Editore. 3 4 Stefano Poggi L’ispettore Calandrini 5 6 A mia nonna Fortunata che mi ha dato tanto e che ora mi protegge dal cielo. Ciao nonna. 7 8 PERSONAGGI PRINCIPALI Giuliano Calandrini, ispettore della Questura di Bari; Patrizia Moracchini, fidanzata di Calandrini; Isabella Marcangelo, vittima; Ermanno Moscardini, avvocato. 9 10 PREFAZIONE Talvolta capita che, durante un periodo felice e fortunato della nostra vita, qualcuno voglia rubarci tutto quello che di bello abbiamo in quel momento, compresa la nostra esistenza. Compito della polizia è cercare di fare chiarezza e scoprire la verità, semplice o complicata che sia, specialmente se un ispettore ha per le mani il suo primo omicidio. “Questo mondo è retto dalla violenza, ma forse è meglio non dirlo”. (Bob Dylan) 11 12 CAPITOLO 1 Finalmente sabato sera e si poteva fare quattro salti in discoteca: sembrava che l'idea fosse stata condivisa da moltissime persone poiché il locale assomigliava a una bolgia infernale. Tutti i fine settimana al Mulata di Bari erano così. Migliaia di persone che parevano uno sciame di formiche impegnate in mille attività, non ci si poteva quasi muovere e ci si pestava i piedi sulle piste. La clientela era variegata: i ragazzini esaltati, la coppia di fidanzati, i soliti amanti dello sballo (quello sano) e del divertimento, e i divanetti inevitabilmente occupati da uomini e donne dediti a gustarsi il proprio cocktail e la musica dirompente. Le macchine transitavano lente alla ricerca di un agognato parcheggio, mentre gli addetti all'ingresso parevano dei vigili impegnati a regolare il traffico. D'altronde, questo era uno dei più bei locali della città. Interamente dedicato alle danze latino-americane e caraibiche, il Mulata si estendeva per circa 5.000 metri quadri. D'estate poi, la grande piscina, il bar nel mezzo e le tantissime piante esotiche lo rendevano, a buon diritto, la meta preferita da tutti gli appassionati del ballo. Mezzanotte inoltrata, e la gente affluiva continuamente; nell'angolo del locale occupato dai divanetti, si vedeva un uomo biondo e con abbigliamento sportivo intento a 13 guardarsi intorno. Sorridendo, il suo viso pareva assumere un’espressione simile a quella del cacciatore con la sua preda. Era giunto il momento di cercare la compagnia con cui passare la serata. Dopo un giro di “ispezione”, dunque, il tizio decise di fermarsi in un punto buio della sala, da dove però si aveva un'ottima visuale dell'ingresso. La discoteca non era ancora piena, ma tanti preferivano arrivare presto, anche solo per godersi la bellezza del locale semivuoto e vedere la gente affluire lentamente. A un certo punto, dal posto in cui si era seduto, l’uomo vide qualcosa che attirò la sua attenzione. Era una visione stupenda, rossi capelli lunghi fino al sedere, occhi verdi e un fisico mozzafiato, ben evidenziato da vestiti molto aderenti. La seguì con lo sguardo, quasi ipnotizzato da tanta bellezza e grazia. Lei era da sola, e dopo aver depositato il giaccone, si avviò verso un divanetto. “Scusa, mi posso sedere vicino a te? Non é che tra poco arriva il tuo fidanzato geloso?” le disse l'uomo, assumendo un'aria seria ma conciliante. “Sono sola e non pensavo che, appena seduta, avrei già catturato le attenzioni di qualcuno!” rispose lei sorridendo mentre accavallava le gambe. “Mi chiamo Claudio e ho 30 anni” si presentò lui. In realtà non era vero, ma gli piaceva quell’innocente bugia che rendeva più interessante “il gioco della seduzione”. “Ciao Claudio, io sono Isabella - ricambiò la donna – Vengo spesso il sabato a ballare, ma non ti ho mai visto” proseguì. 14 “Non sono mai venuto qui di sabato – continuò l'uomo talvolta il martedì e la domenica: comunque c'é una marea umana. Non arrivo mai troppo tardi di solito, così da poter trovare agevolmente il posto per l’auto e godermi ancora una discreta quiete del locale. Alle volte guardo la piscina e mi viene voglia di un tuffo.” “Anch’io arrivo sempre presto perché mi piace guardare le facce che entrano. Senti, non voglio impicciarmi troppo negli affari tuoi ma... perché non mi racconti qualcosa di te?” azzardò lei mentre lo guardava. L’uomo stava pensando di avere fatto centro o, se non altro, di aver stuzzicato la sua curiosità: del resto, era certo di poter contare sul suo savoir-faire e sul suo aspetto attraente e distinto. “Oh beh... sono di Bari, ho quarant’anni e non sono sposato. Sai, mi piace sentirmi libero da gravosi impegni coniugali! - cominciò lui sorridendo amabilmente alla ragazza– Faccio il rappresentante in una ditta di articoli termo-sanitari (neanche questo era vero ma, in fondo, l’incontro di quella sera lo considerava occasionale), e mi piace ballare” “Io invece sono nata a Putignano ma vivo a Roma, dove lavoro come modella – replicò la donna – Non ho relazioni sentimentali al momento, anche perché il ritmo frenetico del mio lavoro non mi lascia molto tempo per legami stabili. Anch’io comunque sono allergica alla fede al dito! Mi piace ballare latino, per questo, quando ho tempo, prendo qualche giorno e vengo a Bari e poi, immancabilmente, al Mulata”. “Ho notato subito la tua straordinaria bellezza e non avevo dubbi sul fatto che facessi la modella. Potresti fare la camminata come se fossi in passerella?” chiese lui. 15 “Dai... non vorrai farmi arrossire!” Poi Isabella si alzò e fece qualche passo come fosse a una sfilata. “Però, niente male! – disse lui incuriosito e affascinato da quella sua espressiva femminilità - Secondo me farai una lunga carriera, si vede che hai classe. Possiamo andare a ballare già che non c’è ancora molta gente?” “Molto volentieri.” e si fece guidare dal suo cavaliere in un angolo della pista in penombra. Luci intermittenti – a volte tenui, talvolta violente – si rincorrevano in ogni angolo del locale rimandando mille immagini fatte di rapidi flashback, frutto di un fotografo particolarmente ispirato: lunghe chiome dalle più svariate pettinature, corpi avvolti in mise seducenti, uomini e donne sudati che seguivano ritmi sempre più incalzanti. La discoteca cominciava ormai a riempirsi, tanto che non si distinguevano più i bordi della pista e i contorni del locale; le persone quasi si pestavano i piedi ma, in fondo, in quel momento, tutti pensavano solo a divertirsi. Claudio e Isabella, sudati ed esausti, ritornarono al loro posto. “Beviamo qualcosa? Conosco il ragazzo dei cocktail e me ne occupo io, va bene?” chiese lei mentre si alzava per avviarsi verso il lungo bancone del bar. “Va bene, ti aspetto qui” fu la sua risposta. Tornata con due bicchieri che contenevano un liquido dai colori vivaci, Isabella si sedette e accennò a un brindisi con Claudio. Il tempo trascorse sereno tra le chiacchiere e il cocktail, e si arrivò anche ai primi baci tra i due; i loro occhi si incontravano in una visione d’insieme subliminale, i corpi si avvicinavano attratti da un magnetismo misterioso, e le loro 16 bocche si fondevano, formando una composizione dai colori accesi. La temperatura si alzava e il fuoco stava per divampare, con la sua violenta natura devastatrice. A quel punto, l’uomo decise di fare la sua proposta. “Se tu sei d’accordo, possiamo andare in un posto più intimo per finire la serata” azzardò lui. “Per me va bene.” Lei accettò subito l'invito, anche perché era ciò che sperava sentirsi dire. Dopo aver preso i loro giacconi, i due si avviarono, partendo poi su una scintillante BMW. 17 CAPITOLO 2 Mentre Morfeo vegliava sui sonni tranquilli, in una casa a Monopoli (non è uno scherzo, la città esiste davvero ed è in provincia di Bari) squillava un telefono, che irrompeva come un tuono nella quiete notturna. “Pronto, spero che ci sia una ragione valida per...” disse una voce assonnata. “Ispettore, sono Marantano; mi scuso per l’ora ma la ragione è più che valida, c’è stato un omicidio” disse il poliziotto al suo superiore. L’ispettore Calandrini guardò l’ora della sveglia sul comodino: erano le 4 del mattino di una giornata che si annunciava molto lunga. Imprecando fra sé e sé chiese “Dove è successo?” Marantano gli fornì l’indirizzo e chiuse la comunicazione. L'ispettore si alzò dal letto e come uno zombie (come quelli di Thriller di Michael Jackson) si avviò verso il bagno, incespicando in una ciabatta. Vestendosi, l'ispettore Calandrini non poteva fare a meno di riflettere con apprensione su come ciò che stava per affrontare fosse il suo primo caso di omicidio e sperava di non bruciare la sua carriera con qualche cazzata. Prima di uscire baciò sulla guancia Patrizia, la sua fidanzata, che dormiva ancora beatamente, nonostante un piccolo sussulto allo squillo del telefono. 18