Estratto - Morgan Miller Edizioni

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Estratto - Morgan Miller Edizioni
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Note dell’Editore
Questo libro è opera del frutto della fantasia dell’Autore.
Nomi, persone, società, organizzazioni, luoghi fatti e
avvenimenti citati sono invenzioni dell’Autore, usati in
maniera fittizia per contestualizzare meglio la narrazione.
Qualsiasi analogia con eventi, luoghi e persone realmente
esistiti o esistenti, è da considerarsi puramente casuale.
Tutti i diritti riservati.
Copyright @ 2013 – Morgan Miller Edizioni
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ISBN 9788897659723
È vietata ogni riproduzione, anche parziale. Le richieste per
l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che
non sia la lettura privata devono essere autorizzate per iscritto
dall’Editore.
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Stefano Poggi
L’ispettore Calandrini
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A mia nonna Fortunata
che mi ha dato tanto e che ora mi protegge dal cielo.
Ciao nonna.
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PERSONAGGI PRINCIPALI
Giuliano Calandrini, ispettore della Questura di Bari;
Patrizia Moracchini, fidanzata di Calandrini;
Isabella Marcangelo, vittima;
Ermanno Moscardini, avvocato.
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PREFAZIONE
Talvolta capita che, durante un periodo felice e fortunato
della nostra vita, qualcuno voglia rubarci tutto quello che di
bello abbiamo in quel momento, compresa la nostra
esistenza. Compito della polizia è cercare di fare chiarezza e
scoprire la verità, semplice o complicata che sia, specialmente
se un ispettore ha per le mani il suo primo omicidio.
“Questo mondo è retto dalla violenza, ma forse è meglio non dirlo”.
(Bob Dylan)
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CAPITOLO 1
Finalmente sabato sera e si poteva fare quattro salti in
discoteca: sembrava che l'idea fosse stata condivisa da
moltissime persone poiché il locale assomigliava a una bolgia
infernale.
Tutti i fine settimana al Mulata di Bari erano così. Migliaia
di persone che parevano uno sciame di formiche impegnate
in mille attività, non ci si poteva quasi muovere e ci si pestava
i piedi sulle piste.
La clientela era variegata: i ragazzini esaltati, la coppia di
fidanzati, i soliti amanti dello sballo (quello sano) e del
divertimento, e i divanetti inevitabilmente occupati da uomini
e donne dediti a gustarsi il proprio cocktail e la musica
dirompente.
Le macchine transitavano lente alla ricerca di un agognato
parcheggio, mentre gli addetti all'ingresso parevano dei vigili
impegnati a regolare il traffico. D'altronde, questo era uno dei
più bei locali della città.
Interamente dedicato alle danze latino-americane e
caraibiche, il Mulata si estendeva per circa 5.000 metri quadri.
D'estate poi, la grande piscina, il bar nel mezzo e le tantissime
piante esotiche lo rendevano, a buon diritto, la meta preferita
da tutti gli appassionati del ballo.
Mezzanotte inoltrata, e la gente affluiva continuamente;
nell'angolo del locale occupato dai divanetti, si vedeva un
uomo biondo e con abbigliamento sportivo intento a
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guardarsi intorno. Sorridendo, il suo viso pareva assumere
un’espressione simile a quella del cacciatore con la sua preda.
Era giunto il momento di cercare la compagnia con cui
passare la serata.
Dopo un giro di “ispezione”, dunque, il tizio decise di
fermarsi in un punto buio della sala, da dove però si aveva
un'ottima visuale dell'ingresso.
La discoteca non era ancora piena, ma tanti preferivano
arrivare presto, anche solo per godersi la bellezza del locale
semivuoto e vedere la gente affluire lentamente.
A un certo punto, dal posto in cui si era seduto, l’uomo
vide qualcosa che attirò la sua attenzione. Era una visione
stupenda, rossi capelli lunghi fino al sedere, occhi verdi e un
fisico mozzafiato, ben evidenziato da vestiti molto aderenti.
La seguì con lo sguardo, quasi ipnotizzato da tanta bellezza e
grazia.
Lei era da sola, e dopo aver depositato il giaccone, si avviò
verso un divanetto.
“Scusa, mi posso sedere vicino a te? Non é che tra poco
arriva il tuo fidanzato geloso?” le disse l'uomo, assumendo
un'aria seria ma conciliante.
“Sono sola e non pensavo che, appena seduta, avrei già
catturato le attenzioni di qualcuno!” rispose lei sorridendo
mentre accavallava le gambe.
“Mi chiamo Claudio e ho 30 anni” si presentò lui. In realtà
non era vero, ma gli piaceva quell’innocente bugia che
rendeva più interessante “il gioco della seduzione”.
“Ciao Claudio, io sono Isabella - ricambiò la donna –
Vengo spesso il sabato a ballare, ma non ti ho mai visto”
proseguì.
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“Non sono mai venuto qui di sabato – continuò l'uomo talvolta il martedì e la domenica: comunque c'é una marea
umana. Non arrivo mai troppo tardi di solito, così da poter
trovare agevolmente il posto per l’auto e godermi ancora una
discreta quiete del locale. Alle volte guardo la piscina e mi
viene voglia di un tuffo.”
“Anch’io arrivo sempre presto perché mi piace guardare le
facce che entrano. Senti, non voglio impicciarmi troppo negli
affari tuoi ma... perché non mi racconti qualcosa di te?”
azzardò lei mentre lo guardava.
L’uomo stava pensando di avere fatto centro o, se non
altro, di aver stuzzicato la sua curiosità: del resto, era certo di
poter contare sul suo savoir-faire e sul suo aspetto attraente e
distinto.
“Oh beh... sono di Bari, ho quarant’anni e non sono
sposato. Sai, mi piace sentirmi libero da gravosi impegni
coniugali! - cominciò lui sorridendo amabilmente alla
ragazza– Faccio il rappresentante in una ditta di articoli
termo-sanitari (neanche questo era vero ma, in fondo,
l’incontro di quella sera lo considerava occasionale), e mi
piace ballare”
“Io invece sono nata a Putignano ma vivo a Roma, dove
lavoro come modella – replicò la donna – Non ho relazioni
sentimentali al momento, anche perché il ritmo frenetico del
mio lavoro non mi lascia molto tempo per legami stabili.
Anch’io comunque sono allergica alla fede al dito! Mi piace
ballare latino, per questo, quando ho tempo, prendo qualche
giorno e vengo a Bari e poi, immancabilmente, al Mulata”.
“Ho notato subito la tua straordinaria bellezza e non
avevo dubbi sul fatto che facessi la modella. Potresti fare la
camminata come se fossi in passerella?” chiese lui.
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“Dai... non vorrai farmi arrossire!” Poi Isabella si alzò e
fece qualche passo come fosse a una sfilata.
“Però, niente male! – disse lui incuriosito e affascinato da
quella sua espressiva femminilità - Secondo me farai una
lunga carriera, si vede che hai classe. Possiamo andare a
ballare già che non c’è ancora molta gente?”
“Molto volentieri.” e si fece guidare dal suo cavaliere in un
angolo della pista in penombra.
Luci intermittenti – a volte tenui, talvolta violente – si
rincorrevano in ogni angolo del locale rimandando mille
immagini fatte di rapidi flashback, frutto di un fotografo
particolarmente ispirato: lunghe chiome dalle più svariate
pettinature, corpi avvolti in mise seducenti, uomini e donne
sudati che seguivano ritmi sempre più incalzanti.
La discoteca cominciava ormai a riempirsi, tanto che non
si distinguevano più i bordi della pista e i contorni del locale;
le persone quasi si pestavano i piedi ma, in fondo, in quel
momento, tutti pensavano solo a divertirsi.
Claudio e Isabella, sudati ed esausti, ritornarono al loro
posto.
“Beviamo qualcosa? Conosco il ragazzo dei cocktail e me
ne occupo io, va bene?” chiese lei mentre si alzava per
avviarsi verso il lungo bancone del bar.
“Va bene, ti aspetto qui” fu la sua risposta.
Tornata con due bicchieri che contenevano un liquido dai
colori vivaci, Isabella si sedette e accennò a un brindisi con
Claudio.
Il tempo trascorse sereno tra le chiacchiere e il cocktail, e
si arrivò anche ai primi baci tra i due; i loro occhi si
incontravano in una visione d’insieme subliminale, i corpi si
avvicinavano attratti da un magnetismo misterioso, e le loro
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bocche si fondevano, formando una composizione dai colori
accesi.
La temperatura si alzava e il fuoco stava per divampare,
con la sua violenta natura devastatrice. A quel punto, l’uomo
decise di fare la sua proposta.
“Se tu sei d’accordo, possiamo andare in un posto più
intimo per finire la serata” azzardò lui.
“Per me va bene.” Lei accettò subito l'invito, anche perché
era ciò che sperava sentirsi dire.
Dopo aver preso i loro giacconi, i due si avviarono,
partendo poi su una scintillante BMW.
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CAPITOLO 2
Mentre Morfeo vegliava sui sonni tranquilli, in una casa a
Monopoli (non è uno scherzo, la città esiste davvero ed è in
provincia di Bari) squillava un telefono, che irrompeva come
un tuono nella quiete notturna.
“Pronto, spero che ci sia una ragione valida per...” disse
una voce assonnata.
“Ispettore, sono Marantano; mi scuso per l’ora ma la
ragione è più che valida, c’è stato un omicidio” disse il
poliziotto al suo superiore.
L’ispettore Calandrini guardò l’ora della sveglia sul
comodino: erano le 4 del mattino di una giornata che si
annunciava molto lunga. Imprecando fra sé e sé chiese
“Dove è successo?”
Marantano gli fornì l’indirizzo e chiuse la comunicazione.
L'ispettore si alzò dal letto e come uno zombie (come
quelli di Thriller di Michael Jackson) si avviò verso il bagno,
incespicando in una ciabatta.
Vestendosi, l'ispettore Calandrini non poteva fare a meno
di riflettere con apprensione su come ciò che stava per
affrontare fosse il suo primo caso di omicidio e sperava di
non bruciare la sua carriera con qualche cazzata.
Prima di uscire baciò sulla guancia Patrizia, la sua
fidanzata, che dormiva ancora beatamente, nonostante un
piccolo sussulto allo squillo del telefono.
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