Prova di coltivazione di Rhodiola rosea - Riviste

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Prova di coltivazione di Rhodiola rosea - Riviste
PIANTEoFFICINALI
L’influenza della fertirrigazione e del substrato sulla crescita delle piantine
TERRA TRENTINA
Provadicoltivazione
diRhodiolarosea
30
INTRODUZIONE
Rhodiola rosea L. (= Sedum rosea
Scop.) è una specie dioica perenne, appartenente alla famiglia delle
Crassulaceae. La pianta presenta
un rizoma ingrossato e fusti lunghi
20-40 cm portanti densi corimbi
terminali. I fiori hanno petali giallo-rossastri e la fioritura avviene
da giugno ad agosto. Il suo areale comprende le zone artiche dell’Eurasia e Nord America e le alte
montagne della fascia temperata. In
Italia è comune sui substrati silicei,
raramente su quelli calcarei, delle
praterie alpine dai 1500 ai 3000 m
d’altitudine (Pignatti, 1982).
Di questa pianta si utilizzano i rizomi che contengono diversi principi attivi fra cui rosavina, rosina,
salidroside, sostanze in grado di
aiutare il sistema nervoso a superare gli stress (Brown et al., 2002),
e piccole quantità di olio essenziale (Rohloff, 2002). I prodotti fitoterapici a base di rodiola, derivano
in larga misura dai rizomi di piante
spontanee di età sconosciuta, raccolti soprattutto nella zona siberiana. Se si vuole passare però dalla
raccolta spontanea alla coltivazione, occorre utilizzare piante ben
sviluppate e di almeno un anno di
età e mantenere la coltura per 4-5
anni (Galambosi, 2006).
Lo scopo della prova è stato di valutare l’effetto della concimazione
minerale (nel nostro caso si è trattato di fertirrigazione) e della composizione del substrato nello sviluppo
delle parti aeree e delle radici delle
piantine adatte all’impianto.
AielloNicola,FusaniPietro,scartezziniFabrizio,
VenderCarla
CRA – Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale
Piazza Nicolini n. 6 Villazzano – Trento
Rhodiola rosea L. è una pianta dioica perenne, con areale artico-alpino, appartenente alla famiglia delle Crassulaceae. I rizomi
sono impiegati in farmacia/erboristeria perché contengono sostanze che potenziano la resistenza dell’organismo agli stress (attività
adattogena). La prova ha confrontato la fertirrigazione settimanale
(concime denominato «Manna» alla dose di 2 g/L per 16 settimane) e tre differenti terricci (30% + 70%; 50% + 50% e 100% in volume di StatoHum I e di sabbia rispettivamente) su piantine di due
popolazioni raccolte rispettivamente a Malga Bondolo (Trentino) e
Passo Gavia (Lombardia) ed allevate in contenitori alveolati di plastica. I risultati dell’esperimento hanno evidenziato che la fertirrigazione ha svolto un’azione positiva sullo sviluppo della parte aerea
delle piantine, in termini di peso fresco e secco, e su quello delle
radici, solo sul peso fresco, mentre la composizione del substrato
non ha avuto alcuna influenza.
Piante spontanee di R. rosea (Malga Bondolo)
Piantine di un anno provenienti da Malga Bondolo, concimate
Piantine di un anno provenienti da Malga Bondolo, non concimate
avvenuta in essiccatoio ventilato a
45°C per 48 ore.
I dati raccolti, quelli relativi alle
fallanze preventivamente trasformati in valori angolari, sono stati elaborati secondo uno schema
fattoriale [1° livello = concimazione; 2° livello = accessione; 3°
livello = tipo di terriccio (contenitore singolo) per 3 ripetizioni] e la
separazione delle medie mediante il test di Duncan.
Risultati e discussione
Ad un controllo visivo eseguito il
19 ottobre, nelle tesi concimate
circa il 30% delle plantule aveva
ancora dei germogli lunghi da 0,5
a 8 cm, mentre in quelle non concimate il 90% delle piantine li aveva già persi e quelli ancora visibili
non superavano i 0,5 cm.
Al controllo primaverile, nella tesi
concimata, le fallanze, pur non
risultando statisticamente diverse,
sono state mediamente del 41%,
mentre in quella non concimata
del 25%. Tale risultato è difficilmente spiegabile in quanto non
sono state notate né malattie né
fenomeni di fitotossicità.
Per quanto riguarda gli altri parametri, la fertirrigazione ha fatto
raddoppiare il peso fresco e secco
della pianta intera ed ha esercitato
un effetto positivo sui germogli,
che sono aumentati sia in numero
(da 2,5 a 3,2), che in lunghezza
(da 2,4 a 3,8 cm), che in peso fresco (da 2,8 a 7,8 g) e secco (da 0,4
a 0,9 g). La concimazione adottata
non ha invece avuto effetti sulle
dimensioni del rizoma che, dopo
circa un anno di allevamento, è
risultato con un diametro medio
di circa 1 cm, mentre ha influito
sul suo peso fresco che è quasi
raddoppiato (da 4,9 g nelle tesi
non concimate a 8,5 g) grazie al
maggiore sviluppo del capillizio
TERRA TRENTINA
Materiali e metodi
Le piantine utilizzate sono state
ottenute da semi raccolti in due
località alpine: Passo Gavia, 2621
m s.l.m. (Brescia) e Malga Bondolo, 1840 m s.l.m. Val del Chiese
(Trento).
Per ottenere una buona germinazione, i semi di entrambe le accessioni sono stati trattati con acido
gibberellico (100 mg/L) e seminati
in serra il 25 marzo 2004. Dopo
45 giorni dalla semina, quando le
piantine avevano sviluppato una
rosetta di 9-10 foglie vere, sono
state ripicchettate singolarmente
in contenitori di polietilene da 72
alveoli ciascuno (48 ml), riempiti
con i tre tipi di substrato. I terricci
utilizzati sono stati tre: n. 1 = 30%
di torba (1) + 70% sabbia; n. 2 =
50% torba + 50% sabbia; n. 3 =
100% di torba. Ad ogni sacco da 80
L sono stati aggiunti 30 g del p.a.
Dicloran, pari a 750 g del prodotto
commerciale Allisan 4%, contro i
funghi patogeni del terreno.
Per quanto riguarda la concimazione è stata presa in considerazione un’unica tesi che prevedeva
la distribuzione settimanale di circa 20 L di una soluzione allo 0,2%
del concime minerale denominato
“Manna” (2), posta a confronto col
testimone (solo acqua). Terminato il trapianto, i contenitori sono
stati disposti su di un bancale all’aperto. Sia la fertirrigazione che
l’adacquamento sono stati ripetuti
per 16 settimane a partire dal 10
maggio fino al 7 settembre.
Nella
primavera
successiva
(20/04/2005), quando le piantine
avevano circa 1 anno ed erano
nella fase ideale per il trapianto in
campo, sono state rilevate le fallanze per contenitore alveolato.
Poi su di un campione di 10 piante/contenitore prelevate lungo due
ipotetiche diagonali, sono stati eseguiti i seguenti rilievi: lunghezza,
peso fresco e secco dei germogli;
lunghezza, diametro, peso fresco e
secco della radice. L’essiccazione è
31
PIANTEoFFICINALI
Tabella1.Effettiprincipalidellafertirrigazionesullepiantinediunanno
Trattamenti
fresco
Con fertirrigazione
Senza fertirrigazione
Steli/pianta
Peso della pianta intera (g)
secco
Lunghezza
(cm)
N.
Peso (g)
fresco
16,2 a
2,2 a
3,2 A
3,8 a
7,8 a
0,9 A
8,5 a
7,7 b
1,1 b
2,5 B
2,4 b
2,8 b
0,4 B
4,9 b
Media
12.0
1.7
2.8
3.1
5.3
0.6
6.7
C.V. (%)
30.1
17.5
14.1
19.3
27.4
27.6
19.4
Tabella2.Differenzefraleprovenienze
Tabella3.Differenze
fraiterricci
Radici/pianta
Provenienze
Fallanze
(%)
TERRA TRENTINA
Lunghezza
(cm)
Peso (g)
fresco
secco
Malga Bondolo
27.3
6,9 a
7,4 a
1,1 a
Passo Gavia
38.3
6,4 b
6,0 b
0,9 b
Media
32.8
6.7
6.7
1.0
C.V. (%)
17.5
5.9
19.4
17.3
radicale. Per quanto riguarda invece il peso secco, la concimazione, pur favorendo un incremento
ponderale dei rizomi (da 0,8 a 1,3
g), non ha evidenziato differenze
tali da risultare statisticamente significative (Tab. 1).
Per quanto concerne le due accessioni, Malga Bondolo, con un
maggior numero di piante attecchite ed una radice più pesante e
sviluppata, è risultata quella più
vigorosa (Tab. 2).
L’unica differenza emersa fra la diversa composizione dei terricci impiegati ha riguardato la lunghezza
della radice, risultata leggermente
più corta (6,3 rispetto a 6,9 cm) in
quello privo di sabbia (Tab. 3).
32
secco
Radici/pianta
(peso fresco) (g)
StatoHum I/sabbia
(%)
Radici/pianta
(lunghezza)
(cm)
30 -70
6,9 a
50 - 50
6,8 a
100 - 0
6,3 b
Media
6.7
C.V. (%)
5.9
CONCLUSIONI
I risultati ottenuti concordano
in parte con quelli di altri autori
(Galambosi, 2006 e Stephenson,
1994), secondo cui la fertirrigazione promuoverebbe la crescita
delle piante, in particolare dei
germogli, sia in peso fresco che
secco, e della radice, ma solo in
peso fresco. Al contrario l’aumento della porosità del substrato,
mediante l’aggiunta di sabbia, pur
favorendo l’allungamento radicale, non ha migliorato la crescita
delle piantine.
mentari, aRomatiche e Medicinali
Alpine: una risorsa da valorizzare (PARMA), coordinato da Carla
Vender e finanziato dal Servizio
Università e ricerca scientifica della Provincia Autonoma di Trento
(9 luglio 2004 n. 1587).
(1)
StatoHum I – Substrato per cubetti per colture orticole costituito
da torba neutra di sfagno [carbonio organico di origine biologica
46%, azoto totale 1%, sostanza organica 80% (% p./s.s.)].
RINGRAZIAMENTI
Questo lavoro è stato svolto nell’ambito del progetto “Piante Ali-
(2)
Composizione (%): 20 N, 5 P2O5,
10 K2O e 2 MgO + microelementi
B 0,05, Fe 0,2, CuO 0,01, Mn 0,1,
Mo 0,005, Zn 0,01, Co 0,01.
Riferimentibibliografici
– Brown R.P., Gerbarg P., Ramazanov Z., 2002. Rhodiola rosea A Phytomedicinal Overwiew. Herbalgram N° 56: 40-52.
– Galambosi B., 2006. Demand and availability of Rhodiola rosea L. raw material. In: Bogers R.J.,
Craker L.E. and Lange D. (eds), Medicinal and Aromatic Plants, Springer, Netherlands: 223-236.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia. Edagricole, Bologna (Vol. 1°): 504.
– Rohloff J., 2002. Volatiles from rhizomes of Rhodiola rosea L. Phytochemistry 59: 655-661.
– Stephenson R., 1994. Sedum: cultivated stonecrops. Timber Press, Inc. Portland, Oregon: 335.

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