introduzione al sistema ibrido
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introduzione al sistema ibrido
digitalizzare la pellicola? sunto da Luca Chistè Usualmente siamo abituati all'idea di due mondi separati della fotografia. Da una parte vediamo il fotografo “analogico” entrare nella camera oscura con la sua pellicola emulsionata che imprigiona un momento di luce e uscirne con una stampa su speciale carta sensibile e dall'altra il fotografo “digitale” armato dei più moderni ritrovati tecnologici nell'atto di infilare una flash card in una stampante o computer. Ebbene, esiste una terza via! La via che permette alla pellicola di entrare nel mondo digitale. Ciò è possibile tramite un macchinario chiamato: scanner. Ma cosa significa digitalizzare? Si tratta, in sostanza, di prelevare dei campioni di immagine, è quello che fanno pure i sensori delle moderne fotocamere, si dice appunto: campionare. È lo stesso processo con cui vengono eseguite le registrazioni audio dal momento in cui è apparso il CD musicale. Poiché siamo in ambito digitale entriamo in un sistema dove la realtà non è descritta in modo continuo come nell'analogico, che sarebbe una contraddizione in termini per il sistema numerico, ma in modo, diciamo così, statistico. Alla stregua dei sondaggi di massa il sistema digitale descrive la realtà campionandola qua e là, ovvio, non a casaccio, ma basandosi su ben precise teorie matematiche rese pratiche dalle attuali possibilità dell'elettronica. Il risultato è avere a disposizione una sfilza di campioni, detti pixel, che tutti insieme formano quella che viene chiamata “immagine digitale”. Siamo in un sistema bidimensionale e quindi abbiamo ad esempio, 3000x2000 pixel, che sono le dimensioni dalla nostra immagine. Ovviamente più campioni avremo per unità di misura e meglio descriverò la realtà, così ad es. potremmo avere 4000x3000 pixel, ed allora si dirà che quella macchina produce immagini a 12 Megapixel (che non è altro che la moltiplicazione di lato x lato). Facciamo dunque uno scatto con una fotocamera digitale e quindi decidiamo con che risoluzione stampare la nostra immagine, cioè quanti punti di inchiostro per unità di misura andremo ad imprimere sulla carta (diversamente dalla camera oscura, dove tali questioni non esistono, qui siamo più propriamente in un ambito tipografico). Se i nostri campioni non bastano per coprire tutta la superficie di stampa, dato che abbiamo un numero finito di pixel da sfruttare, abbiamo due possibilità: o rifare la foto con una macchina più potente o usare un trucco informatico che ci dia dei nuovi pixel da stampare. È questo il ricampionamento dell'immagine. Diversamente, con la pellicola decidiamo di volta in volta quanti pixel ci servono e quindi che tipo di richiesta fare allo scanner. Escludendo motivazioni meramente conservative o di rielaborazione di vecchi negativi possiamo dire senza tema di smentita che usando la pellicola partiamo già avvantaggiati rispetto ad un sensore digitale che si può trovare nelle reflex attualmente in commercio. Poiché, come detto, con queste per ottenere stampe sopra una certa dimensione abbisognamo di un software che inventi la realtà. Questo perché oltre una certa misura di stampa i pixel che abbiamo a disposizione non bastano più al nostro scopo e dunque da qualche parte li dobbiamo pur tirar fuori! Sempre che il nostro interesse primario sia quello di ottenere un grande formato di stampa. Ma veniamo con ordine. film stampa Con che risoluzione fare la scansione della pellicola per ottenere una certa dimensione di stampa? Per un'alta qualità occorrono 300 punti per pollice lineare (DPI). Se stampassi con le stesse dimensioni della pellicola farei una scansione a 300 dpi, ma dato che ho un ingrandimento giocoforza sono obbligato ad avere una densità di pixel più elevata, che verrà poi distribuita su una maggior dimensione. Quale ne sia il valore dipende appunto dalla risoluzione voluta e dal rapporto fra la dimensione finale (la stampa) e quella di partenza (la pellicola). Se abbiamo, ad esempio, un negativo medio formato 6x6 cm da stampare a 40x40 cm facciamo il rapporto 40 / 6 = 6,6 ; questo è il fattore d'ingrandimento. Moltiplicandolo per la risoluzione 300 * 6,6 = 1980 ppi (pixel per pollice) che sarà il valore da impostare sullo scanner. Dunque: LATO STAMPA / LATO PELLICOLA * DPI = PPI SCANNER Se invece desiderassimo una stampa di 1metro x 1metro: 100 / 6 * 300 = 5000 ppi Volendo ottenere lo stesso risultato ma partendo da un grande formato 10 x 12 la scansione necessaria sarà di 3000 ppi, che ci permette di usare uno scanner con minori prestazioni in termini di risoluzione, o viceversa un più grande formato di stampa usando la stessa scansione di prima. Altro discorso sarebbe poi la qualità di questa acquisizione, ma qui entrano in ballo vari modelli e tipologie di scanner: dedicati alla pellicola, di tipo piano, a tamburo. Se vogliamo conoscere i pixel totali prodotti dalla scansione moltiplichiamo i dpi, punti di stampa per unità di misura, equivalenti cartacei dei ppi, per la dimensione finale. Dato che però cotesti parametri sono espressi in pollici dobbiamo adeguarci a questo sistema. 1 pollice = 2,54 cm es. 100cm / 2,54 = 39,37” 39.37” * 300 dpi = 11811 pixel DIMENSIONE STAMPA * DPI = PIXEL TOTALI fotocamera digitale Se partiamo invece da una dimensione in pixel fissa come nelle digitali, dalle relazioni su esposte: LATO STAMPA = PIXEL totali / DPI nel caso ad esempio di una 5D Canon che fornisce 4368 x 2912 pixel lato stampa = 4368 / 300 = 14,56” = 37cm (considerando il lato maggiore) che è la massima dimensione possibile, salvo ricampionamento tramite software appositi. risoluzione Va da sé che accontentandosi di una definizione meno spinta, cioè di un numero di punti per unità di misura più piccolo, otteniamo dimensioni di stampa più grandi. Tuttavia si è stabilito che per apprezzare appieno una stampa fotografica si dovrebbe arrivare almeno a 300 dpi. Vien però da chiedersi a che distanza dovrà essere osservata, perché una cosa è tenere in mano una stampa di medie dimensioni e un'altra guardarla da una distanza “museale”. Occorrerebbero delle prove pratiche per definire i vari tipi di esigenze. peso del file Per conoscere il peso del file prodotto dalla scansione occorre introdurre il valore di entrambe le dimensioni, cioè l'area. Introduciamo prima il concetto di profondità. Esso parametro indica la risoluzione di ogni singolo pixel, cioè che gamma di valori abbiamo a disposizione per descrivere quel singolo punto. Il digitale si basa sul sistema binario la cui base è di due cifre. Come in ogni sistema numerico elevando la base per il numero delle posizioni (in decimale es. unità, decine, centinaia, etc.) si ha la quantità totale dei numeri possibili. Con una posizione abbiamo solo 0 e 1, con 8 posizioni (bit, in elettronica) abbiamo una gamma di 256 numeri possibili. Nel primo caso c'è solo tutto bianco o tutto nero come in un disegno a china, con 8 bit riusciamo a descrivere una scala di grigi. Prendendo 8 bit per ogni colore primario ( Red – Green – Blue) vi è un totale di 24 bit per ogni pixel. Usando 16 bit aumenta ancor più l'accuratezza della rappresentazione della realtà. Pixel lato A * Pixel lato B = Pixel quadri Pixel quadri / 1.000.000 = Megapixel quadri ; comunemente Mp Mp * 3 canali RGB * N° bit canale(profondità) = Mbit Mbit / 8 = MByte (MB) quindi MB = Mp * 3 * N° bit canale / 8 nel caso del bianco e nero o comunque nel caso di un solo colore: MB = Mp * N° bit canale /8 Esempio completo Da 6x6 a 100x100cm ovvero 2,36” e 39,37” pixel = 300 dpi * lato stampa = 300 * 39,37 = 11811 ppi = lato stampa / lato pellicola *dpi = 100 / 6 * 300 = 5000 Mp = pixel A * pixel B / 1.000.000 = 11811 * 11811 / 1000000 = 139,5 MB = Mp * 3 * 16 bit canale /8 = 139,5 * 3 * 16 / 8 = 837 accontentandosi di una profondità colore di 8 bit: 418,5MB Se fosse in bianco e nero, cioè un solo canale: MB = Mp * 16 / 8 = 279 Ecco dunque che con due semplici formule possiamo già delineare tutti i parametri che ci servono. Per ulteriori dettagli e approfondimenti visitare il sito www.fotoavventure.it, il sistema ibrido by Luca Chistè, o lo stesso su www.lucachiste.com buon lavoro, Ezio. p.s. Da tutto ciò si evince che i pixel non hanno una grandezza, fissa e definita, infatti in una stessa dimensione ne posso infilare tanti quanti me ne servono, a seconda della risoluzione voluta (a parte i limiti del sistema). Ad esempio nel caso della risoluzione a 300 dpi, un pixel misurerà 1/300 di pollice, ovvero 85 micron. Ovvio che variandone la densità per unità di misura, varierà pure la dimensione del singolo pixel. Dovrebbe esser pure chiaro che quando si sente dire: “per equiparare la pellicola (piccolo formato) una digitale deve arrivare almeno a 20 Mpixel”, che si tratta di una leggenda metropolitana. Infatti come dimostrato in questa piccola esposizione questo parametro ha importanza solamente confrontato con le esigenze del formato di stampa e della sua risoluzione. Consideriamo l'esempio di un 24x36mm. Auspichiamo un ingrandimento pari a10x. L'impostazione per lo scanner sarà di 3000 ppi se vogliamo una risoluzione di 300 dpi. Con questa scansione otteniamo 2835x4252 pixel, ovvero 12 Mp. p.p.s. Sarebbe opportuno confrontare due stampe per poter giudicare l'effettiva differenza fra il sistema “tutto digitale” e quello che viene chiamato “il sistema ibrido”. Ma presumo che entrerebbero in gioco troppe variabili per poter effettuare un buon confronto. Credo comunque che sia più una scelta di simpatia: c'è chi predilige la pellicola trovandovi un che di magico e chi invece preferisce la comodità del digitale affidandosi al ricampionamento per ingrandire i propri scatti. Quindi ad ognuno il proprio metodo e la propria coerenza concettuale.