CONFERENZA DAL TITOLO: “IL CAVALLO: PERCORSO

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CONFERENZA DAL TITOLO: “IL CAVALLO: PERCORSO
Comune di Travagliato
Provincia di Brescia
CONFERENZA DAL TITOLO:
“IL CAVALLO: PERCORSO EDUCATIVO
DIDATTICO-TERAPEUTICO”.
“Il cavallo come strumento per un percorso educativo terapeutico-didattico”.
arch. claudio marianini
via matteotti n° 25
villa carcina - bs tel. 030/8981751
fax 030/8988742
e-mail: [email protected]
Cosa sono le Istituzioni Agrarie Raggruppate.
Buonasera a tutti. Nel ringraziare gli organizzatori per avermi invitato questa sera, voglio
portarvi i saluti del presidente delle Istituzioni Agrarie Raggruppate, cav. Fedrico Vigani, e
del Consiglio di Ammiinistrazione. Prima di addentrarmi nel tema assegnatomi vorrei, per
sommi capi, dirvi chi siamo e cosa facciamo.
Le Istituzioni Agrarie Raggruppate sono un ente morale istituito con Regio Decreto nel
1930 che riassume in se quattro enti, tutti istituiti verso la fine dell’ottocento, rappresentati
dal legato Giuseppe Pastori, dalla scuola agraria “Vincenzo Dandolo”, dal convitto
agrario “Chiodi”, e dal legato Luigi Conter. Questi enti, nonostante la natura diversa,
operavano in ambito di istruzione agraria. È quindi la finalità che li accomuna che induce
alla creazione di un’unica struttura in grado di, passatemi il termine, “incidere
maggiormente” sulla formazione degli studenti. Dobbiamo, per poter comprende questo
modo di intendere la società e la conseguente crescita civile della stessa con connesso
miglioramento della condizioni di vita, calarci nella realtà contadina di fine ottocento
dove, ai salariati, erano prospettate poche opportunità di crescita sociale. La volontà di
mettere a disposizione strutture scuole e fondi in grado di formare persone capaci di
dirigere o gestire, anche in proprio, aziende agricole, veniva intesa come possibilità di
emancipazione di una società legata principalmente al mondo agrario.
Il patrimonio che i benefattori lasciarono a disposizione delle future generazioni è
composto da terreni agricoli, fabbricati e capitali. Il Consiglio di Amministrazione ha il
compito di gestire questo patrimonio nel solco di quanto stabilito dalla volontà di chi lo
creò, avendo ben presente che la società civile in questi quasi centocinquant’anni si è
evoluta e l’agricoltura ha perso il ruolo di attività primaria mentre la scuola, alla quale è
deputato il compito di formare ed educare le generazioni future, è rimasta l’Istituzione a
cui rivolgere le attenzioni maggiori. In questa direzione è rivolto l’impegno primo dell’ente
che, utilizzando solo ed esclusivamente fondi propri, promuove stage presso l’Università
degli studi di Sassari e finanzia progetti mirati all’accrescimento formativo, affiancando la
scuola nell’opera di trasmissione delle conoscenze tecnico-scientifiche a coloro i quali
dovranno operare in ambito agricolo e/o agroalimentare.
Premesse storiche e il caso italiano.
Il titolo del mio intervento “Il cavallo come strumento per un percorso educativo
terapeutico-didattico” mi porta a parlare di ippoterapia e riabilitazione equestre, temi
questi che implicano un taglio medico alla discussione. Non essendo medico cercherò di
non addentrarmi in spiegazioni tecniche perchè rischierei delle imprecisioni, il che non
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gioverebbe a nessuno. Cercherò piuttosto di raccontarvi cosa sono e in cosa consistono
queste metodiche di approccio e quali i benefici che gli utenti ricavano, iniziando da una
breve cronistoria della nascita dell’ippoterapia.
Il primo a utilizzare il cavallo a scopi terapeutici fu Ippocrate di Coo che tra il quinto e
quarto secolo avanti Cristo lo consigliava per la cura dell’ansia e dell'insonnia. Una prima
documentazione scientifica sull'argomento la dobbiamo ad un italiano il medico
Giuseppe Benvenuti (1759).
Alla fine della prima guerra mondiale il cavallo è entrato nei programmi di
riabilitazione, inizialmente in Scandinavia e in Inghilterra.
In Italia si inizia a parlare di ippoterapia tra il 1968 e il 1974. In quegli anni il giornalista
neurologo Lucisano se ne occupò in prima persona e, con alcuni volontari, tentò di fare
un’esperienza alternativa agli allora consueti metodi di rieducazione: il suo gruppo di
lavoro tendeva a coinvolgere i genitori nella rieducazione dei piccoli e si adoperava per il
loro reinserimento nelle scuole pubbliche. Tra il 1970 e il 1971, il pediatra chirurgo Luciano
Cucchi iniziò a riflettere sulla possibilità di portare i bambini disabili al maneggio per
metterli in contatto con i cavalli, valutare il loro comportamento e provare a farli salire in
sella. Il primo Centro di Rieducazione Equestre in Italia viene aperto alle porte di Milano, in
una cascina di Buccinasco, nel 1975. Il modello seguito e che, nonostante le critiche,
continuava a dare ispirazione, era quello inglese. Negli anni successivi il confronto con le
esperienze di riabilitazione equestre svolte in Europa e il contatto con le avanguardie
mediche del settore contribuì al definitivo allineamento del nostro Paese, da un punto di
vista qualitativo, alle metodiche sviluppate dai paesi pionieri sancendo il passaggio dalla
ricreazione sportiva alla riabilitazione equestre vera e propria, permettendo, di fatto, il
necessario e indispensabile salto di qualità.
Sempre in quegli anni nasce l’Associazione Nazionale Italiana per la Riabilitazione
Equestre, il cui acronimo è A.N.I.R.E., che si propone di educare con il cavallo e alleviare,
in un ambiente equestre, le sofferenze di molti disabili, promuovere ricerche nel settore,
diffondere la rieducazione equestre in Italia e preparare persone specializzate per
l’insegnamento della stessa esercitando, inoltre, un rigoroso controllo nei confronti di tutti i
centri affiliati perché seguano un identico indirizzo riabilitativo, ed evitare, infine, che si
consumino speculazioni in danno alle persone disabili. Negli anni successivi, sempre in
Italia, sono nate altre associazioni che si prefiggono, con analoghe motivazioni, la
promozione sia dell’ippoterapia che della riabilitazione equestre.
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Ippoterapia, indicazioni cliniche e obbiettivi medici.
L’ippoterapia (per utenti non autonomi) e la riabilitazione equestre (per utenti
parzialmente autonomi nella guida del cavallo) rappresentano, per la medicina, un
diverso approccio al recupero di persone con disabillità e una metodica che permette di
aggirare difficoltà di alleviamento di sofferenze spesso insuperabili. Fare “rieducazione
equestre” significa usare il cavallo per mettere in atto una serie di interventi, articolati in
diverse modalità, che offrono ad una persona disabile la possibilità di migliorare l’utilizzo
della parte sana del suo corpo e di superare, in misura variabile, il deficit di cui è affetto. I
casi clinici in cui viene consigliata la terapia con il cavallo appartengono a tre grandi
famiglie che riassumo senza entrare nel dettaglio in quanto, come accennavo all’inizio,
materia che attiene alla sfera medica:
1)
sindromi da lesioni cerebrali;
2)
sindromi da deficit neuro motorio da lesioni del midollo spinale (spina bifida, e lesioni
nervose periferiche);
3)
sindromi psichiatriche.
In tutti i casi riconducibili alle famiglie appena ricordate l’utilizzo del cavallo permette di
sfruttare la ricchezza di strumenti riabilitativi propri dell’animale; i movimenti e, quindi, il suo
ritmo e la sua corporeità, abbinati spesso ad una serie di esercizi da compiere in sella
consentono, nella maggior parte dei casi, di rieducare i processi dell’equilibrio facendo
conseguire all’handicappato una riabilitazione accelerata, o addirittura non raggiungibile
con gli schemi consueti della fisioterapia, oltre ad evidenti benefici psicologici.
L’ippoterapia, all’interno di un percorso riabilitativo, viene proposta sola o affiancata ad
altre terapie che vengono stabilite in funzione delle patologie proprie di ogni soggetto
tanto da poterla intendere come una metodica definita, programmata ed integrante di
un più ampio progetto riabilitativo personalizzato. Gli effetti positivi delle terapie con il
cavallo sono riscontrabili nel miglioramento del controllo neuro muscolare; nei bambini
psicotici la rieducazione equestre modifica le modalità della comunicazione verbale: il
bambino logorroico (colui che parla continuamente con discorsi sganciati dalla realtà)
tende a tacere; il bambino che solitamente non parla o che non ha mai parlato, tenta la
comunicazione verbale con l’ippoterapista e soprattutto con il cavallo.
Ad agire positivamente sulla persona sono le implicazioni connesse all’animale e al
poterlo dominare. Cavalcare è simbolo di potenza, di libertà, di liberazione dallo stress, di
forte armonia tra il cavaliere ed il cavallo; sedere in groppa ad un cavallo, per alcune
persone, significa abbandonare le stampelle o la sedia a ruote e uscire da un ambiente
ospedaliero che ribadisce l’handicap, significa essere fortemente motivati e quindi
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partecipare con entusiasmo a tutti gli esercizi di preparazione e di educazione. Il cavallo
inoltre è associato ad un ambiente verde, ad ippoterapisti che esercitano la loro
professione con abiti sportivi (sicuramente non con camici bianchi), che durante la
terapia chiacchierano con l’utente, senza rendere evidente l’obiettivo terapico. Andare
a cavallo diverte l’utente di ippoterapia: il divertimento porta rilassamento mentale e
aiuta a realizzare quello fisico. Nella cascina, nel maneggio immerso nel verde, i disabili
ed i loro familiari entrano in contatto con una realtà nuova e viva, a volte a loro
sconosciuta; la gradevolezza dell’ambiente esterno ha un ruolo fondamentale nel
risvegliare la curiosità dell’utente che spesso chiede di svolgere la terapia passeggiando
all’esterno. I pazienti, soprattutto bambini, accettano con facilità sia di salire a cavallo
che
il
nuovo
approccio
terapeutico
sganciato
dell’ambiente
ospedaliero
o
ambulatoriale. Inoltre, al contrario della fisioterapia a tappeto o in palestra, non si
verificano casi di rifiuto del trattamento da parte del paziente, il quale, cerca di protrarre
la terapia fino ad un’età decisamente avanzata. Il paziente instaura con il cavallo una
relazione particolare: entra in stalla prende il cavallo per le briglie e lo accompagna fino
al maneggio, è un po’, passatemi l’estrema forzatura, come il padre che prende per
mano il figlio per passeggiare con lui, nel tragitto può accarezzare l’animale gli può
parlare lo può guidare imponendogli le sue volontà. È il paziente che domina l’animale e
questo si sottomette volentieri. Atteggiamenti comportamentali di questa portata
permettono al ragazzo di riacquistare fiducia in sé stesso con tutto quello che ne
consegue in termini di benessere psicofisico.
Conclusioni.
È per i motivi che ci siamo detti fin’ora che quando il prof. Maffeis, preside dell’Istituto
Agrario “Vincenzo Dandolo” di Bargnano, ha proposto al Consiglio di Amministrazione
delle Istituzioni Agrarie Raggruppate di iniziare un percorso di ippoterapia per gli alunni
disabili della sua scuola ci si è attivati affinchè il progetto potesse essere realizzato. Perchè
ci è sembrato naturale offrire ulteriori possibilità a ragazzi che si confrontano giornalmente,
a testa alta e ad armi impari, con loro coetanei su di un terreno che favorisce questi ultimi.
A nostro avviso questo deve essere l’esempio di cosa voglia dire affrontare la vita e
questo deve diventare il metro educativo per tutti: la vita ci è offerta e come dono deve
essere vissuta. Guardate che non è pietismo, è precisa presa di coscienza della realtà:
ognuno di noi concorre, per le proprie disponibilità e capacita, al miglioramento della
società civile in cui viviamo. Ad ognuno viene chiesto di portare il proprio contributo
affinchè tutti possano vivere nel rispetto dei diritti del nostro vicino, e questo non vuole
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assolutamente dire legittimare le soverchie di qualcuno a discapito di altri. Vuole dire che
l’importante è il sapersi confrontare, è il saper cogliere le proprie debolezze come le
proprie virtù, è capire che queste ci caratterizzano come persone e ci rendono unici tra
mille altri. Il fine dell’educazione è formare persone che nell’immediato, o in un futuro
prossimo, saranno e sapranno stare nella società. E l’approccio che ho fin qui descritto
può essere un passo in questa direzione.
arch. Claudio Marianini
Consigliere Fondazione Istituzioni Agrarie Raggruppate
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