Padre Pio porta la pace in Libano

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Padre Pio porta la pace in Libano
PADRE PIO PORTA LA PACE IN LIBANO
INTERVISTA AL PADRE MANSOUR LABAKY
Pochi giorni fa sono state lanciate alcune bombe contro gli americani a Beirut. In Libano si continua a
mediare per porre fine al vuoto di potere che regna nel paese dal 24 novembre scorso. Purtroppo la
maggioranza di governo antisiriana e l’opposizione guidata da Hezbollah non riescono a mettersi d’accordo
sull’elezione del nuovo presidente. Di questa situazione e di un passato travagliato ci parla un prete maronita
, scrittore, poeta e compositore: Mansour Labaky. Ordinato sacerdote nel 1966, era parroco nella città di
Damour durante la guerra civile Libanese nel 1976. Da trent’anni padre Labaky si occupa degli orfani di
guerra e di handicappati offrendo loro accoglienza e formazione. Tra i suoi nuovi progetti un Villaggio della
Pace con una cappella dedicata a Padre Pio già in funzione.
1) Lei ha visto massacrare i suoi fratelli e la sua gente nel gennaio del 1976 quando era parroco a
Damour. Che posto ha preso nel suo cuore una tale violenza?
“Davanti alle barbarie spaventose, ogni uomo reagisce a modo suo. Quando c’è stato il massacro della mia
parrocchia, ho acceso una candela nelle tenebre. Questa candela rappresentava il perdono”.
2) Il perdono?
“Sì. Umanamente parlando il perdono è impossibile, ma il cristianesimo è la religione dell’impossibile. Chiesi
ai superstiti di offrire il loro perdono. Le reazioni che derivarono da ciò furono un vero miracolo”.
3) Lei denunciò Arafat come mandante di quella terribile strage, molti
invece ricordano Arafat come un grande personaggio, qualcuno che ha sempre lottato e sofferto per
l’ingiustizia subita dalla sua gente.
“ La causa palestinese è una causa giusta. L’ho sostenuto anche quando i palestinesi ci hanno massacrato.
Senza i palestinesi non ci sarebbe stata la guerra in Libano. D’altro canto oggi loro stessi riconoscono i torti
che hanno commesso verso un paese che li aveva invece accolti. L’errore di Arafat non è stato forse
confondere il suo campo d’azione?”
4) Cosa spera per il Libano? Quale potrebbe essere la migliore soluzione politica?
“ Le ingerenze internazionali fanno perdere ai leader politici la loro libertà d’azione. Abbiamo bisogno di
decidere liberamente e autonomamente. Giovanni Paolo II diceva che il Libano era più che un paese, era
“un messaggio”. Da sempre in questa terra le minoranze religiose hanno un modo originale di convivere.
Musulmani e cristiani hanno gli stessi diritti e condividono il quotidiano”.
5) Ha avuto contatti con la Missione di pace Italiana nel Sud del Libano?
“No purtroppo, non faccio parte della nomenclatura politica. Mi inchino però davanti ad una politica italiana
che ha sempre manifestato un amicizia non solo verbale, ma concreta di aiuti di ogni genere verso il nostro
paese”.
6) Qual è la situazione dei cristiani in Libano? Che genere di convivenza esiste con i musulmani?
“ Nei collegi cristiani spesso la maggior parte degli studenti sono musulmani. In molti villaggi le campane
suonano vicino ai minareti. Bisogna vedere questa realtà per crederci.”
7) Lei ha fondato il movimento spirituale “ Lo Tedhal” . Ci spieghi che cos’è.
“Tendhal in aramaico, la lingua di Cristo, vuol dire “non temere”.
E’ un monastero invisibile all’interno del quale si impara un modo di vita spirituale. Una scuola di santità e
perdono attraverso la carità e la preghiera fraterna. Le prove che la vita ci mette sulla strada, siano esse
morali o fisiche, non dovrebbero alterare la pace del nostro cuore”.
8) Poco dopo la guerra dell’estate del 2006 in Libano lei ha aperto a Lourdes una casa per arabi
cristiani “Stella d’Oriente”. Come mai?
“I cristiani orientali amano molto la Vergine Maria e Lourdes è per tutti noi un sogno. Questa casa sarà un
luogo dove i cristiani del Sudan, Egitto, Siria, Palestina, Giordania, Irak e Libano potranno pregare in arabo
secondo i loro diversi riti. Ma la porta sarà aperta anche ai musulmani che nel Corano venerano Maria”.
9) Cosa pensa del Papa e del suo pensiero?
“Ho grande ammirazione per Benedetto XVI. Ho letto tutti gli scritti dell’allora cardinale Joseph Ratzinger e li
ho spesso riproposti in arabo in conferenze, alla radio e televisione. Per me lui è come il Mozart della
Teologia, un poeta chiaro e profondo come l’oceano. Un uomo santo che si propone con umiltà e cultura
facendoci crescere nella certezza di un Cielo a portata di mano. Lui è una vera scuola di fede, coraggio e
speranza per tutti noi”.
10) Cosa vi attendete dall’Europa?
“ Non si può ridurre l’avvenire dell’Europa ai soli interessi e valori economici. L’arte, la cultura con la scuola e
l’università, l’architettura, la musica, la poesia, la filosofia, la morale, la fraternità e il rispetto dell’altro,la
scienza e la libertà fanno l’Europa. Anche i santi, da San Benedetto a Santa Caterina , passando per Don
Bosco fino a Padre Pio sono colonne portanti per l’Europa, basti pensare ai viaggi che ancora oggi i turisti
intraprendono per visitarli e venerarli. Per l’Europa sarebbe un grande vantaggio sociale affermare i propri
valori”.
Alessandra Borghese
( Per informazioni specifiche e aiuti alle opere di Mansour Labaky: L’ENFANT DU LIBAN- 38 rue des
Epinettes – 75017 Paris
Tel. 01 44 85 04 81 Mail : [email protected])