Biologia, agricoltura e salute: una guerra segreta?

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Biologia, agricoltura e salute: una guerra segreta?
Biologia, agricoltura e salute: una guerra segreta?
Proposta di contributo per il Forum sociale mondiale
di Jean-Pierre Berlan
(Institut de Recherche Agronomique INRA di Montpellier)
Non si può vendere a qualcuno ciò che egli già produce o ciò di cui dispone a sazietà. Applichiamo questo
semplice principio agli ambiti, strettamente affini e connessi, della biologia applicata, dell'agricoltura e della
sanità.
Sfortunatamente per gli imprenditori delle "scienze della vita", le piante (e gli animali) si riproducono,
spontaneamente, in natura.
In campo agricolo le imprese dei semi (attualmente un cartello agrochimico - farmaceutico) non possono
vendere i semi, fin tanto che il contadino può mettere da parte una quota del suo raccolto come "seme" (il
che rappresenta l'atto fondatore, originario dell'agricoltura). La conditio sine qua non della loro esistenza è,
perciò, ottenere delle misure legislative o regolamentari che vietino, o impediscano biologicamente, alle
piante (o agli animali) di riprodursi e moltiplicarsi nei campi. Fin dalla loro apparizione in Inghilterra verso il
1860, i "professionisti" dei semi, hanno condotto una guerra, a lungo nascosta, a questa "nefasta" proprietà
delle piante e degli animali di riprodursi e moltiplicarsi in natura.
Questa guerra doveva rimanere segreta, poiché nessun commerciante di semi poteva dire la verità: vale a
dire che per lui le piante e gli animali commettono la peggior ingiustizia riproducendosi nei campi, in natura;
che il contadino è da considerarsi un "pirata"; che, di conseguenza, per lui, nutrirsi è una ricettazione. Era
necessario perciò occultare con cura il progetto politico di trasformare i contadini di tutto il mondo in "pirati"
e i cittadini in ricettatori.
Così la tecnologia "Controllo dell'espressione dei geni" (la tecnica brevettata dal ministero statunitense
dell'agricoltura (!) e da Delta and Pine Land, che permette di sterilizzare la seconda generazione di un
seme), è apparsa come il più grande trionfo della biologia applicata all'agricoltura, negli ultimi 150 anni. Ma,
allo stesso tempo, Terminator (il soprannome di questa tecnica) è stata anche il più grande errore mai
commesso, nel settore genetico - industriale. Non ha, infatti, svelato il carattere mortifero delle "scienze
della vita"? Non ha ridotto al nulla due decenni di propaganda sugli OGM che "nutriranno il pianeta e
proteggeranno l'ambiente", proprio nel momento in cui i giganti del settore erano sul punto di raggiungere i
propri scopi grazie ai brevetti?
In occasione del FSM, è opportuno mettere in luce le mistificazioni, soprattutto scientifiche, che hanno
occultato questa guerra al "vivente", fino a questi ultimi anni, ed il modo in cui tali mistificazioni vengono
condotte nel campo della salute.
Lo scopo degli industriali dei semi è separare la produzione dalla riproduzione. Al contadino la produzione, al
capitale il privilegio della riproduzione. Più precisamente, mostreremo come i biologi, in nome della scienza e
dell'interesse pubblico (!), si siano accaniti contro questa strana proprietà delle piante e degli animali di
riprodursi, spontaneamente, nei campi dei contadini. Il filo rosso che lega la tecnica della selezione
"continua" della seconda metà del XIX secolo, l'ibridazione del XX, e gli OGM del XXI secolo, è quello
dell'economia politica: "Rinchiudere" e controllare la materia vivente. Al posto dei metodi biologici di
espropriazione, oggi abbiamo gli strumenti legali (i brevetti) e regolamentari.
La sentenza Chakrabarty della Corte suprema degli USA ha consentito, per la prima volta, di brevettare un
organismo vivente nel 1980. Da allora il brevetto è divenuto la regola. La direttiva europea 98/44 sulla
"brevettabilità delle invenzioni biotecnologiche" non fa altro che scimmiottare gli USA, mentre, sotto la
pressione delle multinazionali, con gli accordi TRIPS, si tenta estendere la logica del brevetto su scala
mondiale.
Il liberismo dei negoziatori dell'OMC, in nome del quale tutti i paesi del mondo devono abbattere le loro
frontiere, qui appare per quel che è: pura propaganda. Strano liberalismo quello che ci fa chiudere porte e
finestre, per permettere ai commercianti di candele (genetiche) di lottare contro la concorrenza sleale del
sole!
E, siccome un privilegio produce gli "imbrogli" di chi è escluso, è necessario mettere in piedi una società di
delazione: è ciò che fa la Monsanto negli USA, con la sua polizia genetica, incaricata di smascherare i
"pirati". Monsanto mette a disposizione degli agricoltori, linee telefoniche gratuite, utilizzabili per denunciare i
loro vicini "pirati".
Il brevetto ci fa uscire dall'era del libero scambio di risorse genetiche, della condivisione delle conoscenze,
della cooperazione internazionale tra ricercatori pubblici, in breve da una globalizzazione non mercantile che
ha permesso, dalla fine della seconda guerra mondiale, di quintuplicare la resa delle principali colture, nei
paesi industriali, ed ha prodotto un aumento di produzione considerevole in molti paesi del terzo mondo.
Questa globalizzazione non mercantile sarà sostituita dall'appropriazione, dal saccheggio delle risorse
genetiche, mediante la privatizzazione delle conoscenze biologiche e la guerra economica.
Un'ultima considerazione, su questo punto. L'America del nord è quasi sprovvista di risorse genetiche.
L'agricoltura si è sviluppata grazie all'importazione di piante e di animali. Nel XVII secolo, Thomas Jefferson
rischiò la pena di morte per esportare, clandestinamente, semi di riso dal nord Italia. Benjamin Franklin,
inviava regolarmente semi europei, ai suoi corrispondenti di Philadelphia. Nel 1839, il Congresso incaricò il
Patent office (c'era già allora un ufficio dei brevetti!) di introdurre e distribuire gratuitamente i semi ad
agricoltori e giardinieri. L'unica pianta d'importanza agronomica (minore) originaria dell'America del nord è il
girasole. L'unico animale da fattoria, proveniente da quella parte del mondo, è il tacchino. Ciò nonostante,
ora i nord - americani brevettano le risorse genetiche che hanno saccheggiato nel resto del mondo!
Per riassumere, il brevetto dà luogo ad una discriminazione legale in favore di "soluzioni" transgeniche inutili,
creando un privilegio in favore di un cartello di multinazionali, che hanno assunto il controllo dei semi e
contribuendo a creare, in tal modo, una società di delazione. Così facendo, si dà il colpo di grazia ad una
biodiversità già in pericolo e si apre la strada a future carestie, pretendendo di prevenirle, come del resto
avviene per i brevetti sui medicinali che, in nome del progresso medico, uccidono i malati "non solvibili".
Per gli industriali delle "scienze della vita", ogni persona sana è un malato inconsapevole
Il cartello della salute
Nel campo medico, gli industriali delle c.d. scienze della vita hanno dovuto rinunciare ad imporre i brevetti
sui medicinali ai paesi nel sud, nell'ambito delle negoziazioni dell'OMC, tenutesi lo scorso novembre in Qatar.
Ricordiamo che il Brasile e l'India producono farmaci anti-AIDS, per una frazione molto bassa del prezzo al
quale le multinazionali vendono gli stessi medicinali brevettati. Il Brasile ha subito notevoli pressioni, da
parte degli USA, affinché rinunciasse a violare, in questo modo, i sacrosanti diritti della proprietà. E' curioso
notare che gli stessi USA violano lo stesso diritto di proprietà, quando si tratta di un'impresa tedesca (Bayer)
che approfitta del carbonchio, per ristabilire il suo equilibrio finanziario!
Una dozzina di multinazionali controlla un mercato parcellizzato e specializzato, un mercato di vita e di
morte, e dunque estremamente redditizio. Perché rafforzare, con il brevetto, il potere di queste stesse
imprese delle "scienze della vita", sempre più concentrate e potenti?
Queste imprese affermano che il loro obiettivo è lottare contro la malattia. In realtà il loro vero obiettivo è la
massimizzazione dei profitti. La speculazione finanziaria attuale, impone loro una decisa brutalità. Si può
essere certi che le tecniche, che tali imprese ci proporranno (o meglio che proporranno ai loro "intermediari",
i medici), contribuiranno ad aumentare i loro profitti e, solo in via accessoria, a migliorare la nostra salute.
Anziché brevettare il vivente e privatizzare la ricerca pubblica, che si tratti di agricoltura o di sanità, le
organizzazioni internazionali non dovrebbero piuttosto lavorare per rendere pubblica questa ricerca privata,
affinché i talenti che le multinazionali impiegano in ambizioni mostruose, come il seme "Terminator" o nella
difesa delle molecole brevettate, siano invece messi al servizio dell'umanità? Le "stock options" possono
annientare la coscienza morale degli scienziati, pubblici e privati, il cui talento è utilizzato per finalità antiscientifiche, se si prende sul serio l'ideologia universalista e progressista, cui tutti dicono di ispirarsi?
Perché il "dovere d'ingerenza" dovrebbe arrestarsi davanti alle porte dei consigli d'amministrazione delle
industrie farmaceutiche?
Confiscare la salute
Il brevetto sulla materia vivente è indissolubile da un'altra concezione, oggi molto in voga, della malattia:
l'origine genetica delle malattie. Per curarci, bisognerebbe, dunque, brevettare i geni. Questa concezione è
corretta in alcuni casi di malattie rare, che peraltro non interessano il sistema genetico - industriale. Ma il
tentativo attuale è quello di generalizzare tale teoria al mercato, immensamente redditizio, delle malattie c.d.
di civilizzazione, cancro, obesità, malattie mentali, allergie e perché no, anche alle vecchie malattie che
ritornano, come la tubercolosi.
Così degli specialisti inglesi hanno prodotto la dimostrazione, in Gambia, che gli uomini non sono tutti
geneticamente uguali di fronte al rischio di tubercolosi… Allo stesso modo per quanto riguarda l'AIDS, si è
stabilito che alcune persone, a causa del loro patrimonio ereditario, sono più esposte di altre alla malattia.
Bella dimostrazione! E' evidente che nessun uomo è uguale ad un altro. Questa differenza è proprio ciò che
contraddistingue gli esseri viventi. Che cosa c'è di sorprendente nel fatto che un uomo reagisce
diversamente alla tubercolosi e all'AIDS? Il lavoro degli specialisti di Londra produce soltanto una tautologia
che introduce, surrettiziamente, una causalità genetica in una malattia, come la tubercolosi, che finora si
riteneva derivasse dal bacillo di Koch.
Perciò, la tubercolosi non è più dovuta al bacillo di Koch e l'obesità è dovuta ad un gene scoperto nel marzo
1997 (così il cancro ad altri geni e così via…). L'incidenza della tubercolosi nei paesi industriali diminuì
notevolmente nel 1914, ovvero prima ancora che il primo medicinale anti-tubercolosi fosse disponibile. In
una cinquantina d'anni le lotte operaie sono riuscite ad ottenere la riduzione dell'orario di lavoro, il
miglioramento delle condizioni di lavoro, la soppressione del lavoro minorile, l'aumento dei salari, migliori
condizioni igieniche e di vita, ecc…
Si può, dunque, lottare contro la tubercolosi, lottando contro il bacillo di Koch oppure agendo alla radice,
sulle condizioni sociali che permettono al bacillo stesso di diffondersi capillarmente. E, attualmente, la lotta
contro la tubercolosi (che sta conoscendo una ripresa fulminante, anche nei paesi industrializzati) non
dovrebbe incentrarsi, in primo luogo, sulle cause sociali, non ultimo l'attacco neo-liberista a tutte le
conquiste degli ultimi cinquant'anni?
Il paradigma della malattia genetica introduce un nuovo elemento, rispetto alla malattia batterica.
Quest'ultima spinge alla considerazione delle cause ambientali, sociali e politiche della malattia, in altri
termini alla sua ecologia politica e, di conseguenza, alla messa in atto di una politica di salute pubblica,
incentrata sulle cause, più che sul bacillo di Koch. Ma con il nuovo paradigma genetico, la malattia diventa
propria dell'individuo. Nessuna speranza, i suoi geni cattivi ne fanno una vittima designata! Questa nuova
ideologia medica, traspone nel campo sanitario, la dinamica individualista e di rottura dei legami sociali,
tipica del capitalismo. Ridotta ai suoi geni, la persona è "abolita". Non restano che geni "malati" di fronte alle
multinazionali "terapeutiche".
Per inciso, si troverà quasi sempre un gene "responsabile" (secondo questa concezione della causalità) di
una qualsiasi patologia, poiché i geni producono proteine, le quali, a loro volta, svolgono un ruolo essenziale
in tutte le funzioni vitali. Qual è dunque la vera posta in gioco di scoperte che, se attentamente esaminate, si
rivelano altrettante tautologie?
Dal punto di vista delle multinazionali dei semi, non esiste più grande ingiustizia, della facoltà delle piante e
degli animali di riprodursi in natura, spontaneamente. Come abbiamo visto, si è tentato di tutto, per
sbarazzarsi di questa caratteristica. Dallo stesso punto di vista, una persona in buona salute, pregiudica la
produttività del capitale delle imprese delle "scienze della vita". Non è necessario analizzare e comprendere
la teoria genetica delle malattie, la battaglia mediatica a proposito della "dottrina del DNA" (R. Lewontin,
1993), il ricatto del brevetto che, "proteggendo gli investimenti ci permetterà di sconfiggere le malattie", alla
luce dell'economia politica?
Siamo tutti portatori di malattie "genetiche", in gergo "suscettibili alle malattie genetiche", almeno una
cinquantina, dicono. Per i Dr Knock transnazionali, ogni persona in buona salute, è perciò un malato
inconsapevole. La malattia genetica e la medicina "predittiva" fanno d'ogni essere umano (ancora prima
della sua nascita), un malato potenziale, che resterà tale, dalla nascita alla morte. Il mercato dei medicinali
si rivolge, pertanto, ad ogni persona in buona salute, così come il seme "Terminator", i brevetti e gli altri
ibridi in campo agricolo, estendono il mercato dei semi a tutta la superficie coltivata del pianeta. Bis
repetita…
In sostanza, per sbarazzarci della malattia, il sistema genetico- industriale fa, di ognuno di noi, un malato
potenziale! E' la fine di ogni sistema di sicurezza sociale.
L'OMC ha dovuto riconoscere che la salute non è una merce. E' necessario, adesso, che riconosca che tutta
la materia vivente è un bene comune dell'umanità.
Traduzione a cura di Silvio Favaro