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Cineteatro Stella
via Pezzotti 53 - 20141 Milano
RUSH
Regia:
Sceneggiatura:
Fotografia:
Scenografia:
Musica:
USA/D/GB 2013
Ron Howard
Peter Morgan
Anthony Dod Mantle
Mark Dgby
Hans Zimmer
Montaggio: Mike Hill, Daniel P. Hanley
Costumi:
Julian Day
Durata:
123'
INTERPRETI: Chris Hemsworth (James Hunt) Daniel Brühl (Niki Lauda) Olivia Wilde
(Suzy Miller) Alexandra Maria Lara (Marlene Knaus) Pierfrancesco Favino (Clay Regazzoni)
David Calder (Louis Stanley) Natalie Dormer (Gemma) Christian McKay (Alexander
Hesketh) Colin Stinton (Teddy Mayer) Jamie de Courcey (Harvey Postlethwaite)
IL REGISTA Ron Howard ( Duncan, Oklahoma – 1/3/1954), figlio di attori e attore a sua
volta fin da bambino, è il protagonista del film di George Lucas American Graffiti (‘73), poi
dal 1974 al 1980 è Richie Cunningham nella serie televisiva Happy Days. Nel 1977 dirige il
suo primo film, Attenti a quella pazza Rolls-Royce. Seguono Turno di notte (‘80), Splash –
Una sirena a Manhattan (‘84), Cocoon – L’energia dell’universo (‘85), Fuoco assassino
(‘91), Cuori ribelli (’92), Apollo 13 (‘95), Ransom (‘96), EDtv (‘99), Il Grinch (2000), A
Beautiful Mind (2001), The Missing (2003), Cinderella Man (2005), Il codice da Vinci
(2006), Frost/Nixon - Il duello (2008), Angeli e demoni (2009), Il dilemma (2011), Rush
(2013).
IL FILM Il duello tra Niki e James, cavalieri del rischio nella Formula 1 degli anni Settanta:
una storia di duelli, sconfitte e riscatti fino all'inferno, e ritorno.
LA CRITICA "Questo Rush di Ron Howard (...) non è tanto o solo un film sulla Formula 1,
ma la storia di un rapporto fra due uomini diversissimi, Niki Lauda e James Hunt, di fronte alla
storia e alla paura della morte. (...) I film di Howard non sono il massimo della
sperimentazione di linguaggi, è in fondo vecchio buon cinema, sul limite del melodramma.
Qualcuno di questi tempi vede in giro qualcosa di meglio?"
(C. Maltese – La Repubblica)
"E così si torna al cinema e a Hollywood, al più classico (e collaudato) dei meccanismi
narrativi: l'«eroe» che costruisce il proprio destino solo con le proprie forze, determinato a
combattere contro tutto e tutti. Già uno solo sarebbe stato sufficiente, qui ce ne sono
addirittura due, l'un contro l'altro armato. E il film da questo scontro trae la sua linfa vitale.
Capace, tra l'altro, di far passare in secondo piano il ruolo determinante degli interventi digitali:
alla fine della visione ricordi soprattutto il duello umano tra Hunt e Lauda eppure il peso della
tecnologia per ricostruire le gare degli anni Settanta è stato determinante. Ma mai invasivo."
(P. Mereghetti – Corriere della Sera)
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