Meno acqua e meno lavorazioni se la Paulownia diventa cippato

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Meno acqua e meno lavorazioni se la Paulownia diventa cippato
[ AZIENDE E PRODOTTI ]
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Terra e Vita
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[ BIOMASSE ] Un clone della Future Green srl che detiene in Italia l’esclusiva del marchio registrato
Meno acqua e meno lavorazioni
se la Paulownia diventa cippato
[ DI GIUSEPPE FRANCESCO SPORTELLI ]
Piuttosto che legname
da industria. Un’alternativa
L
a Paulownia clone 112®, pianta arbo­
rea per l’industria del legno, è un’ot­
tima risorsa anche per la produzione
di cippato, impiegabile per ottenere ener­
gia elettrica e termica tramite gassificazio­
ne e vantaggioso rispetto ad altre biomasse
perché a minor contenuto di ceneri, azoto e
zolfo. È quanto sostiene Felice Di Pumpo,
titolare con Simona Rosito della Future
Green srl di Torremaggiore (Fg), che detie­
ne in Italia l’esclusiva del marchio registra­
to e della vendita di tale clone e ne propone
la coltivazione ad agricoltori interessati.
«La Paulownia, pianta arborea cono­
sciuta anche con il nome di “albero della
Principessa”, è comparsa in Europa agli ini­
zi del 1800, importata dalla Compagnia
delle Indie orientali. Numerosi studi hanno
dimostrato che la Paulownia costituisce si­
curamente un’alternativa valida alle coltu­
re agricole su terreni semi­aridi per il rim­
boschimento, l’utilizzo del legno e la pro­
duzione di energia. Il valore industriale e
commerciale che possiede questa pianta
consiste principalmente nella rapida cresci­
ta, notevolmente maggiore rispetto ad altre
[ CONTRATTI
Costi
e ricavi
N
valida alle colture agricole
su terreni semi­aridi
per il rimboschimento
e la produzione di energia
specie. Tra gli altri benefici ricordo la consi­
derevole produzione di biomassa, l’eccel­
lente qualità e bellezza del legno, la capaci­
tà sia di recupero dei terreni abbandonati
e/o degradati attraverso il rimboschimento
sia di controllo e stabilizzazione dell’ero­
sione grazie al profondo apparato radicale,
la capacità di fissare CO2 e il valore orna­
mentale».
Studi genetici sulla selezione varietale
della specie Paulownia elongata, iniziati nel
‘72, hanno prodotto il clone 112®, capace di
rese particolarmente elevate di biomassa e
di materia prima ideale per l’industria del
legno. «La Paulownia clone 112® – spiega
Di Pumpo – può essere messa a dimora in
qualsiasi terreno, anche incolto, tranne che
ella coltivazione di Paulownia clone
112® finalizzata alla produzione di
legno da industria la Future Green, informa
Di Pumpo, cura il taglio e il ritiro del pro­
dotto pronto, come pure del materiale di
risulta (polloni alti 2,5­3,5 m e con diame­
tro di circa 6 cm) e delle radici alla fine del ciclo. «Il contratto di
fornitura delle piantine prevede la loro sostituzione, in caso di
moria non dovuta a negligenza dell’acquirente. Il costo d’impianto
è costituito dal costo di fornitura delle piantine, pari a 12,00 €
ciascuna: con il sesto di 4 x 4 m, in un ettaro occorrono circa 600
piantine, per un costo a ettaro di circa 7.200 €, incluse Iva e
in terreni paludosi o con molta acqua (può
crescere anche con altre colture, soprattutto
piantagioni basse, meglio se leguminose).
Le piantine, ottenute per micropropagazio­
ne e provviste di certificato di garanzia di
origine e passaporto europeo, vanno pian­
tumate in primavera in terreni lavorati e
concimati.
[ LA COLTIVAZIONE
Il sesto della piantagione varia a seconda
dell’obiettivo finale desiderato: per la pro­
duzione esclusivamente di biomassa è con­
sigliabile 2 x 3 m (1.666 alberi/ha) o più
stretto; per la produzione di legno, e secon­
dariamente di biomassa, si adotta il sesto 4
x 4 m, con 600 piante/ha, e persino più
ampio (4 x 5 m ecc.). Anche la coltivazione
si diversifica a seconda dell’utilizzo finale:
se l’obiettivo è ottenere legno per l’indu­
stria del semilavorato l’irrigazione deve es­
sere compiuta 1­2 volte a settimana, soprat­
tutto durante il primo e secondo anno di
crescita, con almeno 900 m³/ha, per rag­
giungere buone rese finali a ettaro; per bio­
massa si riducono le quantità di acqua e si
aumenta il numero dei turni irrigui, cioè si
irriga di meno e più spesso».
La produzione di legno per l’industria
prevede, dopo 6­8 mesi dall’impianto, il
garanzia fideiussoria per il ritiro del prodotto pronto. Per ogni
albero pronto per il taglio di Paulownia clone 112® l’agricoltore
ottiene 25 €, pari a un ricavo totale a ettaro di 15.000 € a taglio. Il
prezzo è riferito a tutta la pianta, compresi rami e ramaglie, in
grado di dare un tronco con lunghezza minima di 6 m e diametro
minimo di 28 cm. Il ritiro del materiale e il prezzo sono a totale
carico della Future Green. Il legno ricavato dalla Paulownia clone
112®, noto come “alluminio di legno”, presenta eccellenti caratte­
ristiche: resistenza alla torsione, alla contrazione e in genere alla
deformazione; durezza; leggerezza (30% in media di più rispetto a
qualsiasi altro legno paragonabile); mancanza di nodi per oltre il
70% del tronco; colore chiaro».
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[ Coltivazione di Paulownia clone 112® in vitro.
[ Paulownia clone 112® in serra.
taglio tecnico del primo pollone, di 4­5 cm
di diametro.
«Dopo il taglio la piantina produrrà
nuovi germogli: se ne selezionerà uno da
cui si otterrà la nuova pianta, il cui tronco
crescerà poco ramificato, perfettamente
dritto per almeno 5 m, favorendo la produ­
zione di legname di tipo A. Nel primo anno
di vita della pianta definitiva (6­8 mesi +1
anno dall’impianto), essa cresce già a un’al­
tezza ideale per la produzione di legno per
industria, formando un tronco di 4­5 m di
altezza, diametro di 8­10 cm, privo di nodi.
In questo periodo occorre evitare che il ter­
reno si riempia di erbe infestanti. In zone
aride nel periodo caldo si somministra ac­
qua (6­9 m³/ha/settimana). Nel secondo
anno di vita (dopo il taglio tecnico) la pian­
ta definitiva arriva a un’altezza di 6­8 m e a
un diametro di 16­20 cm. Nelle zone aride si
somministra acqua (6­9 m³/ ha/settimana)
nel periodo caldo, si tagliano eventuali ra­
mi cresciuti sotto i 6 m, si evita che il terreno
si riempia di infestanti. Nel terzo anno di
vita (sempre dopo il taglio tecnico), la pian­
ta definitiva arriva a un’altezza di 10­12 m e
a un diametro 26­30 cm. Ora la pianta ha un
tronco ideale di 6­7 m per l’industria, con
ridotta conicità, quindi con pochissimo sfri­
do per realizzare tavolame, travi, manufatti
ecc., mentre tutto lo scarto (chioma, pollo­
ni) è impiegabile come biomassa. Al terzo
anno, dopo il taglio, la radice produce un
nuovo pollone che si taglia dopo ulteriori
tre anni e ciò si ripete al nono anno. Dopo il
primo taglio l’albero crescerà ancora più
veloce per ulteriori due cicli triennali.
Quindi il ciclo produttivo è ripetibile per
almeno tre volte; poi le radici possono esse­
re estratte e impiegate come biomassa».
spetto a quella per l’industria del legno,
osserva Di Pumpo.
«Ad esempio non sono necessari il taglio
a 6­8 mesi di vegetazione per fortificare le
radici e quello dei rami sotto i 6 m. Il sesto di
impianto è più stretto (non più di 2 x 3 m), la
raccolta è meno onerosa. Il primo ciclo dopo
l’impianto dura tre anni, poi la raccolta si fa
ogni due anni. La quantità raccolta al taglio
è di 40­70 t/ha, con umidità al taglio del
30% e dopo 30 giorni inferiore al 15%.
Un’analisi comparativa effettuata tra la
Paulownia a dieci anni dalla piantumazio­
ne, con sesto di impianto di 4 x 4 m (600
piante/ha), e il pioppo di 14 anni, con sesto
di 6 x 6 m (242 piante/ha), ha mostrato che la
Paulownia presenta un diametro del tronco
maggiore rispetto al pioppo (la circonferen­
za media finale a 1,4 m di altezza dal suolo è
pari a 135 cm contro 120 cm), oltre a una
maggiore quantità di massa legnosa prodot­
ta (60 m³/ha contro 20,7 m³/ha)».
[ Clone 112® a un mese dall’impianto.
[ Clone 112® a due anni dalla piantumazione.
[ LA RACCOLTA
La piantagione di Paulownia per biomassa
necessita invece di meno lavorazioni ri­
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[ EMISSIONI
Una pianta
per il futuro
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L
a Well Foresty Worldwide ­
Carbon Emission ha ricono­
sciuto la Paulownia specie vege­
tale ottima per assorbire anidride
carbonica e restituire ossigeno
nell’atmosfera,
dichiarandola
pianta per il futuro dell’umanità grazie alle sue capacità di
sviluppo e rigenerazione. «La quantità di CO2 fissata dal­
l’apparato fogliare di Paulownia a 17 mesi di età è stata
stimata intorno a 11 t/ha, considerando che il contenuto di
carbonio della specie è del 49,5% – evidenzia Di Pumpo –.
Questi valori sono estremamente considerevoli se vengo­
no comparati con altre specie di rapida crescita che si
sviluppano nelle stesse condizioni».
nG.F.S.
[ IMPIANTI DI MICROGENERAZIONE
La Future Green propone infine agli agri­
coltori, singoli o associati, la valorizzazione
della biomassa di Paulownia clone 112® tra­
mite gassificatori con potenza elettrica in­
stallata da 20 o 200 kW, a seconda della
disponibilità degli agricoltori a investire, e
comunque rientrante nell’ambito della mi­
crogenerazione.
[ Tronco di Paulownia clone 112® di una coltivazione di 3 anni.
L’impianto è offerto dalla Future Green,
che si avvale di un proprio know­how pro­
dotto da tecnici operanti nel settore.
«Impianti di questa taglia, e che partono
da sottoprodotti agricoli o da biomassa de­
dicata, sono vantaggiosi – sottolinea Di
Pumpo – perché vanno in procedura auto­
rizzativa semplificata (Pas).
Le caratteristiche peculiari della Pau­
lownia clone 112® in termini di basso con­
tenuto di ceneri, azoto e zolfo rappresen­
tano una garanzia di alimentazione omo­
genea e di funzionamento stabile ed
efficiente del gassificatore (meno catrame
nel syngas). Elementi, questi, essenziali
per garantire continuità di funzionamen­
to e quindi di producibilità di energia elet­
trica».
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