Agosto 2010 - U Risveiu Burdigotu

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Agosto 2010 - U Risveiu Burdigotu
“ Paize Autu”
Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu”
Posteitaliane S.p.A. spedizione in Abbonamento Postale – 70% CNS/CBPANO/IMPERIA
BORDIGHERA SIAMO NOI
MINESTRE RISCALDATE
N
on ce ne vorrà il Sindaco
se, come tanti altri cittadini di Bordighera, avremmo
preferito un suo passo indietro,
di fronte al montare della polemica, all’interno e al di fuori
della sua maggioranza.
Secondo noi la vicenda delle
(presunte) infiltrazioni mafiose non è stata altro che la goccia che ha fatto traboccare un
vaso colmo di acrimonia, incomprensioni e lotte, tutte intestine alle componenti del suo
partito.
Non dobbiamo dimenticare,
infatti, le divisioni emerse durante le ultime elezioni provinciali, quando lui e il candidato
di area An Chicco Jacobucci, si
sono presentati agli elettori con
due liste indipendenti ottenendo il solo risultato di non passare nessuno dei due. Quella
divisione ha lasciato un profondo malessere trasformatosi,
nel corso dei consigli comunali
del 16 e del 19 luglio, in lancinanti contrapposizioni.
L’azzeramento delle deleghe
agli assessori (conseguenti alle
dimissioni presentate dai vari
consiglieri), ha contribuito inoltre, a creare (per le modalità, i tempi e le motivazioni addotte) una situazione kafkiana.
Solo la tenacia del Nostro e
la sua ostinazione ad andare
avanti (anche se qualcuno pensa a precisi ordini di scuderia),
hanno fatto si che si riuscisse a
comporre una maggioranza
purchessia ma sicuramente poco rappresentativa.
Le deleghe concesse ai nuovi
assessori hanno convinto solo
lo stretto entourage dei nominati, anche in considerazione
del declassamento (a semplici
consiglieri) cui sono stati sottoposti i vecchi assessori. Si
giura e spergiura che non ci
saranno difficoltà e che tutti
collaboreranno per condurre la
legislatura (ancorchè rabberciata) alla sua naturale scadenza. Bordighera avvilita sta a
guardare e si tocca. Con il dovuto rispetto: “Speramu ben!”
Wolf
Anno 3 - n. 8 Agosto 2010
Iniziamo da questo numero la pubblicazione di foto raffiguranti gruppi di persone che hanno vissuto , a
partire dal secondo dopoguerra, nella nostra città e che delineano un’altra Bordighera. Nella foto: in piedi
le ragazze della 3^ e sedute quelle di 1^avviamento, alla fine dell’anno scolastico 1952.
A FAVORE DELLA LEGALITA’
D
urante il consiglio comunale del 19 luglio sono
stato avvicinato da un ex assessore (di cui peraltro ho sempre
avuto una certa stima), il quale,
con calcolata strategia “u ma
dumandau caiche ren”. Dopo
qualche battuta è venuto al
sodo domandandomi come
mai, in più occasioni, avevo
invitato i cittadini di Bordighera a scendere in piazza a manifestare (per chi, per che cosa?).
Sarebbe stato necessario, secondo lui approfondire, verificare, analizzare, vagliare, indagare. A parte il fatto che Carabinieri e Magistratura hanno
già fatto molto, relativamente
alle vicende che hanno indotto
i militari dell’Arma a chiedere
lo scioglimento del Consiglio
Comunale per (presunte?) infiltrazioni mafiose; lo scopo
della mia provocazione (concordata con l’associazione Libera) era quella di contrastare
il “battage” mediatico che in
quei giorni era davvero asfis-
siante. L’intento era quello di
dimostrare che esiste un’altra
Bordighera; una Bordighera i
cui cittadini saranno magari
mugugnosi, un po’ saraceni nei
modi e nei comportamenti, ma
sicuramente non collusi e meno che mai conniventi. Sentire
tutti i giorni dalla radio e dalla
televisione e leggere sui giornali tutti quei ragguagli, ha frastornato e non poco, l’opinione
pubblica.
Era necessario secondo me
reagire e prendere le opportune
distanze: a favore della legalità!
C’è stata poi la fiaccolata a
Sanremo (organizzata su base
regionale) a cui molti di noi
hanno partecipato. Se mai si
riuscisse ad organizzare una
analoga manifestazione a Bordighera ecco, potrebbe essere
l’occasione di vedere chi ci sta,
chi appartiene a quell’altra Bor
dighera
G.C. Pignatta
IL NUOVO CONSIGLIO COMUNALE
Sindaco: Giovanni Bosio
Vice Sindaco: Giannina Borelli
co Sferrazza, Marco Laganà,
Marco Mutascio, Alessandro
Perri, Francesco Verrando.
Assessori:
Giannina Borelli: Cultura e
Battitore libero: Mario Iacobucci
Turismo;
Franco Biamonti: Lavori Pubblici
e Ambiente;
Emilio Rossi: Commercio e Demanio;
Stefano Raimondo: Bilancio e
Patrimonio.
Consiglieri di opposizione:
Pier Paolo Guglielmi, Donatella
Albano, Sergio Giribaldi, Corrado
Ramella. Marco Farotto, Ulderico
Verrando.
Francesco Verrando sarà il nuovo
Consiglieri di Maggioranza:
Presidente del Cons. Comunale.
Rocco Fonti, Ugo Ingenito, Mar-
Pagina 2 Paize Autu
DESCURUNDANDU
IDEE GIOVANI PER IL FUTURO DI BORDIGHERA
Quest’anno, per Bordighera,
la celebrazione patronale di
Sant’Ampelio ha assunto anche l’occasione di nuova gioia
ed orgoglio cittadino. Nella
residenza Santa Rosa sono
state presentate e premiate le
“Giovani idee per il futuro di
Bordighera” elaborate dai ragazzi che hanno partecipato al
concorso omonimo, istituito
dalla professoressa Mara Lorenzi con la collaborazione
dell’associazione culturale Descu Rundu. Nove giovani hanno risposto all’edizione inaugurale del concorso, presentando progetti che identificano
bisogni o opportunità diverse
per una città in evoluzione.
Vincenzo Andreacchio ed
Eugenio Funelli sono in sintonia nell’intuire benefici importanti con la creazione di uno
spazio di socializzazione culturale giovanile. I rispettivi progetti, intitolati “Laboratorio
Creativo Sperimentale e Multiculturale” e “Centro culturale
Giovanile” prevedono l’utilizzo
di edifici pubblici centrali, ora
in disuso, dove allestire meccanismi per facilitare lo sviluppo
di idee e di attività, suggerendo
modalità di gestione e dove i
giovani possano assumere le
loro responsabilità.
Thomas Lamberti nel suo
progetto “Tecnologia per il risparmio” è ideatore di un rapporto nuovo tra cittadino ed
ambiente, e propone la creazione di una Bordighera che diventi esempio di attenzione alla
sostenibilità ed efficienza ecologica a molteplici livelli, incominciando con l’applicazione
di nuove tecnologie all’illuminazione della città.
Il team di Luca Possamai,
Alberto Sismondini e Carolina
Valle disegna una serie di interventi architettonici e urbanistici per il “Recupero e valorizzazione delle tradizioni e delle
bellezze di Bordighera, con ac-
cento sul bisogno di programmi organici e sistematici.
Ivan Raimondo presenta due
progetti: il primo è un “Asilo
nido” che faciliti l’organizzazione lavorativa delle giovani
coppie, e la cui proposta ubicazione metterebbe a disposizione dei piccoli un’ampia area di
verde esistente e lontana dal
traffico. Il secondo prevede la
“Galleria d’arte nella galleria”,
trasformando l’inusata ottocentesca galleria ferroviaria,
esistente tra il porticciolo e
l’inizio della passeggiata, due
splendidi paesaggi marinari, in
un luogo per lo svolgimento di
esposizioni ed eventi, attrezzato con zone di ristoro, nuovi
giardini e persino un attraente
minigolf.
Federica Soldano suggerisce
di situare a Bordighera un
“Distributore di latte crudo”,
che contribuirebbe a quel nuovo rapporto tra cittadino e ambiente dove si apprezzano le
buone cose della natura, in
modo più immediato e si riduce la catena di costi per l’ambiente. Marina Topa propone
una “Scuola culinaria” che darebbe uso, vita e allegria al
Mercato coperto.
La Giuria esaminatrice del
concorso, le stesse persone
riunite per l’assegnazione del
“Parmurelu d’oru”, con la creatrice dell’evento Mara Lorenzi; all’unanimità ha attribuito
il premio a Ivan Raimondo, per
il progetto “Galleria d’arte nella galleria”, assegnandogli una
targa ed un assegno di duemila
Euro. Una menzione è stata
riservata a Thomas Lamberti,
per la saggezza degli interventi
ecologici proposti con “Tecnologia per il risparmio” e sperando che la politica accolga
quei suggerimenti.
Della ravvisata riuscita del
Concorso si sono compiaciuti
gli organizzatori, che rivolgono
un ringraziamento ai giovani di
Bordighera , per aver mostrato
nell’occasione: sensibilità, impegno, conoscenze e, soprattutto profondo attaccamento
alla città. Prendiamo atto di
come la gioventù sia tesa a forgiare una città più dinamica e
attraente; del resto, si tratta
della loro Bordighera.
buire i loro manicaretti, così
graditi che sono ben presto
finiti. A questo punto se ne
sono avvantaggiati un po’ tutti
poiché i molti avventori non
potendo più gustare il cibo di
strada, si sono accontentati di
mangiare quello di pizzeria o
ristorante stanziale, occupando festosamente tutti gli altri
esercizi.
N
on c’è che dire, si è trattato di una bellissima manifestazione quella organizzata
dal “Descu Rundu”, mercoledi
21 luglio. L’idea poi del cibo di
strada, è risultata davvero originale e vincente. Il Paese Alto
è stato invaso dalla compagine
eno-gastro-associativa che si è
presentata rinnovata ed ampliata negli affiliati.
Chiusa la “Via Romana”,
trasferitosi che fu “Carletto”
nella lontana Russia ed il “Tem
po Ritrovato” nell’entroterra
dalle acque un po’ più calme
oltreché dolci; ci sono state le
new-entry di Ospedaletti e di
Apricale che, assieme alle due
realtà presenti sulla Passeggiata a mare e alle due predominanti nel Centro Storico, hanno dato vita alla simpatica iniziativa.
Per evitare di fare la figura di
quelli che arrivano da fuori ad
invadere un contesto dove esistono una decina di altri ristoranti, hanno invitato per tempo
gli indigeni a partecipare alla
festa. Purtroppo ha risposto
alla proposta solo la “Trattoria
degli amici” mentre tutti gli
altri, campando chi questo o
quel pretesto, hanno declinato
la chiamata.
E’ stato un vero peccato non
riuscire a mettere insieme e
collaborare i vari ristoratori,
poteva risultare l’inizio di un
qualche cosa che poteva, nel
tempo, avere sviluppi positivi e
vantaggiosi.
Quelli del “Descu Rundu”
hanno dato prova di organizzazione, creatività, valenza mediatica, unita ad una impostazione culturale che va oltre i
confini della eno-gastronomia.
Certo, ai ristoratori del Paese
non deve aver fatto piacere vedersi invadere così compiutamente da dei concorrenti che si
sono piazzati nei punti nevrala cura di Franco Zoccoli gici del Centro Storico a distri-
*****
Non sappiamo se sia stato
meglio non aderire all’invito
del “Descu” o se si è persa una occasione per sviluppare
qualche proficua sinergia tra i
diversi ristoratori. Sta di fatto
che uno solo dei molti esercenti paesenghi ha accettato
l’invito dei “foresti”. Certo, di
primo acchito si può capire la
sindrome da invasione che mol
ti devono aver patito, ma allora
perché non aver loro immaginato una iniziativa che si è dimostrata immediatamente
vincente? Perché i ristoratori
“du Paize”(ma si potrebbe
pensare a tutti i 23 esercenti del
Centro storico), non si alleano,
aggregandosi attorno ad un
marchio, ad un “brand” come
si dice oggi, che li caratterizzi
che li renda competitivi e che
attragga sempre più visitatori e
clienti. Certo, ognuno ha la sua
peculiare organizzazione, la
sua clientela, i propri fornitori;
nulla osta però collaborando
tutti assieme, allargare obiettivi ed orizzonti, sviluppare strategie commerciali nuove e più
mirate, le quali possano far
lavorare tutti meglio, con più
continuità e, alla fine con più
costrutto.
Utopie diranno molti, ma ci
sono esempi in giro che la dicono lunga sulla riuscita di certe
esperienze, di certe illuminanti
intuizioni. Qualche anno fa
qualcuno ci aveva provato con
un’iniziativa denominata “Vivi
Centro Storico”, ad animare e
rincorrere certe utopie e non è
detto che, se è andata male una
volta non ci si possa riprovare.
U Paize Veciu è alla canna del
gas e non basteranno soltanto i
14 ristoranti a sollevarne le
sorti. E poi se il paese muore,
muore per tutti: i morti non
mangiano! Che “U Paize” viva;
viva “U Paize”.
Redazione
Paize Autu Pagina 3
Ricordi
CHELI DE VIA GARNIER
di Tersilio Pallanca
V
ia Garnier si trova ai margini del Paese Alto, u Paise. Nel suo tratto rettilineo e
pianeggiante, sotto la “Maddalena” ha le case su un lato solo;
un muraglione, che nelle assolate giornate estive arroventa le
piante di bougainvillae che vi si
arrampicano, la delimita lato
monte . Ha tutte le caratteristiche per essere un rione a sé
stante rispetto al centro storico
vero e proprio e specialmente
nel decennio che va dal 1960 al
1970, quando ero bambino io,
questa particolarità aveva raggiunto l’apice.
Per una serie di concomitanze e situazioni storico-anagrafiche, che finora non si sono più
ripetute, in quegli anni la via
brulicava di bambini, tutti nati
negli anni ’50 (risultato del
boom di matrimoni del 2° dopoguerra), io ero uno di quelli.
Anche se in Via Garnier non
mancava il gruppetto delle
bambine che giocavano a campana e al salto della corda, chi
aveva il predominio della strada
eravamo noi maschi che avevamo trasformato quel tratto di
asfalto allora poco frequentato
dalle automobili, in campo di
calcio. Un campo di calcio un
po’ anomalo dove le porte erano costituite dalle panchine che
si trovavano ai piedi del muraglione, disposte in modo longitudinale rispetto allo svolgimento delle azioni di gioco, i
gol erano realizzati tutti raso
terra perché valevano solo se la
palla finiva sotto la panchina e
si poteva giocare di sponda
utilizzando il cordolo del marciapiede per saltare l’avversario
Non c’era pomeriggio, dopo
la scuola, che non ci trovassimo
in strada per formare due squadre e giocare a pallone fino a
quando c’era luce o (nelle belle
stagioni) fino a quando le nostre mamme non ci chiamavano sgolandosi dalla finestra per
farci rientrare in casa per la
cena.
I più “forti” tra noi (Alberto
B. e Massimo P.) sceglievano le
formazioni e si giocava tutti per
segnare il gol senza individuare
chi doveva fare il portiere vista
Fine anni ‘50, rarissime auto in Via Garnier
l’estate” o del Festival di Catrola limitatezza delle porte. Ri- alla rissa.
cordo la velocità e i dribbling
Ricordo quella furibonda tra caro, si giocava a indovinare i
degli “svizzeri” (i tre fratelli Alberto B. e Natale B., sedata “mestieri” che erano mimati da
Rai, Deny e Clody) che abitava- dagli urli imploranti e minac- due volontari dopo aver indicano al civico 26, l’opportunismo ciosi di qualche mamma alla to la sola lettera iniziale e finale,
sotto porta di Achille Pennella- finestra, la mano tesa stretta tra oppure a indovinare i titoli dei
film allora in voga, (ogni parola
tore (kiki) , il gioco robusto di i denti: “ ciamu e gardiee!”
Gli altri avevano già i loro spa era nascosta nella risposta, il
Angelo L. e di Daniele B. fratello minore di Alberto, le battute zi per giocare, in Piazza del Po- più prolissa e discorsiva possicanzonatorie di Giancarlo B. polo, sul Capo o sul “Gravin”, e bile, che uno dei due gruppi
(che purtroppo ci ha già prema- non tolleravamo sconfinamen- forniva alle domande di chi
turamente lasciato) dopo qual- ti. Solo i figli dei villeggianti to- doveva scoprirla).
che sconfitta con risultato ten- rinesi e milanesi che d’estate E dopo, tutti a giocare a
alloggiavano in qualche appar- “nascondersi” sfruttando il
nistico di una delle due parti.
Dopo il 1966 si sono aggre- tamento della via erano accetta- buio e sbucando di corsa dai
gati ai nostri giochi anche Ar- ti e s’integravano presto nelle portoni, allora tutti aperti, per
mando V. e Pino M., venuti ad due squadre di calcio senza arrivare per primi a toccare il
abitare in via Garnier prove- mai, in verità, aumentare il muro della “conta” (…. 50 e 51
non conto più per nessuno…).
nienti da latitudini opposte tasso tecnico del gioco.
Dopo tante ore passate a cor(Varese e Seminara). Il primo
molto talentuoso avrebbe poi rere e sudare dietro ad un palloVilla Studio
“da grande “ fatto l’allenatore ne di gomma, la sera dopo cena
In Via Garnier, indicativadi calcio sul serio, il secondo da specie nella stagione calda arri- mente a metà del rettilineo sot
buon ultimo arrivato è comun- vava il momento della quiete e to la Maddalena, si nota la
que l’unico degli amici di allora ci si trovava tutti, compresa “Villa Studio” che l’architetto
che ancora oggi risiede stabil- una minoranza femminile, su
Charles Garnier fece costruire
mente in via Garnier. Si era una panchina - chissà perché
formato un gruppo numeroso e quella preferita era quella da- per lavorarci, lasciando laVilmolto affiatato ma anche “gelo- vanti a “Villa Studio” -, chi se- la bianca, quella residenzialeso” del proprio spazio “vitale” e duto sullo schienale, chi seduto con la celeberrima torre, con
quindi un po’ ostile verso le più comodamente sull’asse del lo scopo di non disturbare suo
sedile. Ci si divertiva anche figlio gravemente malato di
altre “bande”.
Quando qualche drappello di senza dover andare, come face- tubercolosi.
Attualmente la casa è abiragazzi provenienti da fuori vano tutti, sulla passeggiata a
(anche solo dal paese alto) pro- mare.
tata dalla famiglia Addis, ma
Mentre dalle finestre aperte e sulla facciata esterna risulta
vava ad avvicinarsi con un pallone sottobraccio per giocare in illuminate delle case di fronte ben evidente una targa che la
via Garnier, veniva allontanato provenivano le note delle prime identifica molto precisamente.
in malo modo, arrivando anche edizioni di “un Disco per
Pagina 4 Paize Autu
Palme e palmeto. Sebbene non sia mai stata una priorità per la Comunità bordigotta, il palmeto storico del Vallone del Sasso
costituisce un unicum scientifico, culturale,e paesaggistico. Da tre anni a questa parte se ne occupano assiduamente un gruppo di
appassionati che hanno trovato nella campagna della famiglia Natta (che gentilmente l’ha messa a disposizione) il laboratorio ideale per approfondire studi e sperimentazioni. Abbiamo chiesto loro di spiegarci qualcosa delle attività svolte in loco.
PROPOSTE INTEGRATIVE PER LA CONSERVAZIONE E LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE DEL VALLONE DEL SASSO IN BORDIGHERA.
1) RIGENERAZIONE DEL PALMETO ESISTENTE: IL GIARDINO SPERIMENTALE NATTA
La rigenerazione della copertura vegetale del palmeto passa necessariamente, attraverso una tappa obbligata: l’irrigazione. Senza l’apporto d’acqua necessaria le palme del Sasso sono condannate ad un progressivo deperimento. L’importanza di questo fatto è ben evidente negli orti coltivati, dove le palme che
usufruiscono di una regolare irrigazione assumono rapidamente un bell’aspetto vegetativo.
ATTUAZIONE DELL’INTERVENTO: il ripristino di un sistema d’irrigazione, con impianto goccia a goccia, è
un’operazione semplice dal punto di vista tecnico e allo stesso tempo poco costosa. Allo stesso tempo una
concimazione con un apporto bilanciato di nutrienti e una integrazione con sostanza organica saranno determinanti per la ripresa vegetativa durante i primi anni. Diversi tipi di paciamatura sono anche in corso di
sperimentazione, con lo scopo di limitare i costi collegati alla gestione del sito. Anche in corso di studio,
l'introduzione nel giardino di una collezione delle piante tipo verde ornamentale coltivate nella zona.
2) RIPRODUZIONE E REINTRODUZIONE DEI GENOTIPI LOCALI
Le ricerche in corso sul patrimonio genetico del palmeto stanno mettendo in evidenza l’esistenza di genotipi locali, oggi oggetto di un programma di riproduzione. Alle prime moltiplicazioni clonali, ottenute con la
separazione di ricacci basali seguiranno, tra 4/5 anni, piante riprodotte tra interventi di miglioramento genetico attraverso l’impollinazione controllata.
ATTUAZIONE DELL’INTERVENTO: il programma di ricerca in corso è attualmente finanziato dal Centro
Studi e Ricerche per le Palme di Sanremo. Si rende necessario poter individuare terreni, pubblici o privati,
dove coltivare le giovani palme selezionate.
3) VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO
Il Vallone del Sasso è oggigiorno costituito da tre parti: la zona della coltivazione storica del palmeto (il
Beodo), il giardino di Villa Garnier e il Giardino Winter. Questi tre siti rappresentano un insieme di grande
valore botanico, storico e culturale, che potrebbe trovare un rapido inserimento nel circuito turistico culturale dei giardini botanici della riviera italiana e Cote d’Azur. Si rende necessario eseguire solo alcune opere
di miglioramento strutturale.
ATTUAZIONE DELL’INTERVENTO: i giardini Winter e Garnier sono già stati ristrutturati e non resta che
legarli in modo funzionale con il sentiero del Beodo. I lavori necessari si limiterebbero alla ristrutturazione
di un centinaio di metri del sentiero “Gerbine”. Allo stesso tempo la piantagione in corso a Villa Garnier di
qualche palma, tra le più rare in Riviera, permetterebbe di arricchire il valore botanico del sito. Nel Giardino
Sperimentale Natta, sono gia installati 8 pannelli che spiegano la storia del sito.
4) RECUPERO DEL PATRIMONIO ICONOGRAFICO
Esiste una importante iconografia storica relativa al paesaggio del Sasso. Si tratta di una documentazione
di grande interesse per il recupero del sito, sia per quanto concerne l’aspetto vegetazionale che per l’architettura rurale dei terrazzamenti e le costruzioni. Allo stesso tempo una ricca documentazione iconografica
è importante per un interesse didattico e uno sviluppo museale.
ATTUAZIONE DELL’INTERVENTO: molteplici iniziative, sia pubbliche che private, hanno permesso già
oggi di raccogliere una ricca collezione iconografica. Non resta che classificare e studiare questa preziosa
documentazione. Riteniamo che questa operazione rappresenti, in quanto fonte di informazioni, una tappa
preliminare e una importante rispetto a tutti gli interventi che si andranno a fare per il recupero del paesaggio del sito.
Robert Castellana, Claudio Littardi, Jean Christophe Pintaud, Paolo Veziano
Paize Autu Pagina 5
Storie Bordigotte di ieri e di oggi
PATATINE
di Giancarlo Pignatta
Per noi che eravamo bambini in
quegli anni, le patatine della
Madonnetta hanno rappresentato una svolta significativa
nella abitudine che avevamo
(dopo i “cingoi” di Minotto, le
“strighe e i recanissi” di Ermida, ecc.), di mettere sempre
qualcosa sotto i denti. Siamo
andati a trovare “Patatine” per
farci raccontare un frammento
di quella storia.
C
orreva l’anno 1954 allorchè il giovane Giacomo
Ciarlo bighellonava in cerca di
una sistemazione lavorativa
stabile e remunerativa. Lavorare si lavorava in quegli anni del
dopoguerra, ma si trattava pur
sempre di lavori che oggi chiameremmo precari e che invece
allora erano la norma. Fu per
una fortuita coincidenza che
venne a contatto con l’entourage del conte Nunes del Castillo,
il quale di ritorno da un viaggio
d’affari nella capitale, produsse
l’idea delle patatine fritte.
Si trattava di una attività neanche complicata da avviare;
bisognava corredarsi di alcuni
macchinari specifici ed impacchettare l’invitante “snack”. La
famiglia del titolato imprenditore aveva perfezionato una
organizzazione del lavoro efficiente, completata da macchinari (affettatrice, friggitrice ed
impacchettatrice) indispensabili per quella produzione.
Fu dopo la morte del Conte e
la difficoltà dei suoceri nel portare avanti l’iniziativa che il
Nostro viene contattato. “Teu
che ti fai tanti travai, perché nu
ti proevi a frise e patate?” Detto
fatto Giacomo si insedia nel
“laboratorio” (una parte del
magazzino dove era depositata
la farina del forno AgneseFagnano-Bussi) di Via S. Lorenzo. Si impratichisce subito
del tipo di lavoro ed incomincia
a perfezionarne organizza zione, tempi e metodi.
Tra un carico e l’altro di patate che friggeva nella capace
friggitrice, conosce Matilde,
una florida ragazza che abita
proprio sopra il forno. Lui è un
simpatico “sciancalàsi” e non ci
mette molto a conquistarla,
sposarla e avviarla alla impacchettatura delle patatine.
Forte della tranquillità che gli
fornisce la presenza della moglie nel laboratorio, egli si dedica con profitto alla consegna
del prodotto finito, raggiungendo tutti i giorni la clientela
che oramai spaziava da Ventimiglia a Taggia. Il tragitto veniva compiuto rigorosamente in
corriera o in filobus, portando i
sacchetti delle patatine in un
capace contenitore, ricavato da
una robusta scatola delle banane. Alberghi, bar, ristoranti,
club, ma anche privati, comperavano le patatine “Cip Cip”,
confezionate in sacchetti da
chilo, 500, 100 e 50 grammi. I
sacchetti da un etto costavano
70 lire, quelli da 50 grammi 40
lire, mentre per quelli più grandi, che venivano acquistati da
attività commerciali, si stabiliva
un prezzo contrattato.
Muoversi con i mezzi pubblici di allora non risultava propriamente comodo: si rimaneva
sempre a piedi ed una volta, a
Sanremo, viene fermato da un
Ispettore della Camera di Commercio che gli contesta la mancata iscrizione all’Associazione
degli industriali dato che sui
sacchetti delle patatine il Conte
buonanima aveva fatto scrivere,
sotto il marchio, la frase:
“Industrie, confezioni commerciali”. Giacomo rispose che le
patate lui le pelava, le tagliava,
le friggeva e le consegnava tutto
da solo, quindi di industriale
c’era ben poco nella sua attività.
Si iscrisse però all’Artigianato e
fece omettere, sui futuri contenitori, la frase incriminata.
Ma andare in corriera, dicevamo, non era davvero confortevole e, approfittando di uno
Matilde Ferrari e Giacomo Ciarlo il giorno delle nozze
strappo che lo menomava nella
deambulazione fece un sacrificio e si comperò una MV 175,
una moto allora molto in voga
che attrezzò per il trasporto.
Ci volle però la copiosa nevicata del ’56 per fargli cambiare
repentinamente idea ed acquistare la prima Topolino, seguita
dalla più pratica Belvedere, per
arrivare all’Anglia 1000 degli
ultimi anni. Quelli di via Madonnetta.
Eh si, perché ad un certo
punto (nel ’58), il forno chiude
e giocoforza il laboratorio viene
trasferito all’interno del fabbricato di famiglia costruito in “tu
Paize Veciu” proprio dietro la
Casa Canonica (a cà du prevosciu).
Nacque così la “fabbrica” che
tutti noi, ragazzi di allora, ben
presto abbiamo imparato a conoscere, presso cui andavamo a
comperare il sacchetto da 100
lire delle gustose patatine.
L’attività continuò alacremente per alcuni anni ancora.
Giacomo friggeva, Matilde e le
ragazzine di turno impacchettavano, e quella casa, quel laboratorio, quelle persone, venivano
tutte identificate con un unico
appellativo: PATATINE. Ancora oggi riferendosi a Giacomo
piuttosto che a qualcun altro
della famiglia lo si indica con
quello che è diventato un vero e
proprio soprannome declinato
rigorosamente al plurale.
L’inizio della fine di quella
ventennale attività capitò una
mattina del ’73 quando Rossana, la figlia di Giacomo, chiese
al padre 100 lire per andare a
comperare le “patatine Pai”,
solo perché all’interno di quel
prodotto industriale c’era la
sorpresina. In pratica in quel
periodo iniziava la commercializzazione la quale puntava più
alla propaganda che alla qualità
del prodotto da vendere.
Lui ci ha provato ad inserire
le sorpresine nelle patatine Cip
Cip, ma le quantità da realizzare e gli investimenti da fare non
l’hanno confortato. Ha tentato
anche di concretizzare un aggiornamento evolutivo dei macchinari, ma i sette milioni richiesti nel corso di una esplorazione milanese l’hanno convinto a lasciare.
Fatale fu, dunque, l’innocente richiesta di Rossana, la figlia
undicenne che in quella mattina
del 1973 decretò, senza volerlo,
la fine delle PATATINE!
Giacomo oggi e le patatine
Paize Autu Pagina 6
UNO SCRITTORE IN SALOTTO
di Alice Spagnolo
G
Alberi
LE “SCIBRETE” DI BORDIGHERA
iorgio Ficara, oltre che
professore ordinario di
letteratura italiana all’università di Torino, è uno stimato
saggista. Un letterato, insomma, di grandissimo livello come ce ne sono pochi, non solo
in Italia, ma nel mondo. Dopo
aver pubblicato diversi libri su
poeti e scrittori italiani, ha “esordito” in un genere letterario
sui generis, che lega l’autobiografia con la storia, il racconto
paesaggistico con le leggende e
i rituali della terra. Il suo ultimo lavoro, edito da Einaudi, è
interamente dedicato alla Liguria e porta il titolo di “Riviera. La via lungo l’acqua.”
Il professor Ficara intreccia
abilmente, solo come chi è dotato del grande dono del saper
narrare, un suo personalissimo
e intimo ricordo, con il paesaggio della nostra e della sua (da
parte materna) amata Terra.
Nel corso dei miei studi e a
compimento di tali, ho potuto
verificare come l’assioma che
vuole il paesaggio una sezione
di luogo delimitata dal nostro
sguardo sia vero: quando si par
la di paesaggio si narra inevitabilmente anche di se stessi. Se
è il nostro sguardo a delimitare
e quindi decidere che cosa è
paesaggio e cosa non lo è, allora il nostro stesso sguardo fa
parte di esso.
E’ questo il motivo per cui
nel bellissimo saggio-racconto
di cui vi scrivo, troviamo nomi
di personaggi lontani e al contempo una sorta di autobiogra-
fia dell’autore, che si svela ai
nostri occhi bambino e poi ragazzo, cha ha già in sé quella
“curiositas” necessaria all’uomo di lettere. E’ tramite essa
che Ficara ci mostra la sua e
nostra Riviera, da Ponente
(con un breve capitolo dedicato a Bordighera e a Monet) a
Levante, con brevi storie-perle,
inanellate ad arte in una collana perfetta.
La forza di questo libro, oltre
che vertere sul tema trattato,
sta tutta nella finitezza espressiva che impone il pensiero e lo
sguardo dell’autore come indiscutibile protagonista. Vi invito a sfogliare, leggere, “meditare” su questo capolavoro di
stile, e anche semplicemente a
osservare le fotografie in bianco e nero presenti: non solo per
ritrovare luoghi cari al vostro
cuore, ma anche per conoscere
nuovi nomi e personaggi della
nostra stessa storia locale.
Vi porto l’esempio di Sinam,
un “turco” genovese (all’anagrafe faceva Scipione Cicala),
bambino intelligente e curioso
che, da buon ligure, conosceva
il mare e sapeva navigarlo. Un
giorno, alcuni predoni al comando del temibile Dragut lo
rapirono ed egli venne portato
dai saraceni in dono al loro Sul
tano.
Sinam crebbe, divenne importante e tornò nella sua terra
per ritrovarvi la madre, ormai
anziana, ma ripartì nuovamente, per mare: quello era il suo
destino. Buona lettural
di Mario Armando
AREA PORTUALE
Nel corso del Consiglio
Comunale del 19 u.s., il Consigliere Ulderico Verrando di
Unione cittadina, ha presentato un’interpellanza al fine di
rendere più fruibile il piccolo
commercio del pescato all’interno del porto. Accogliendo
anche quanto da noi suggerito
nei ricorrenti articoli in proposito, l’Amministrazione si è
impegnata ad attrezzare un’area, all’infuori delle barriere
architettoniche, completa delle attrezzature necessarie (ban
chi, lavelli, impianti idraulici,
tettoie) adeguatamente e comodamente sistemate. Sarà be
ne seguirne gli sviluppi.
L’8 agosto verrà riproposta, dalla Parrocchia del Paese
Alto, l’antica Festa del Mare
La giornata si articolerà, a
partire dalle ore 11 con la Mes
sa in Parrocchia, seguita alle
12 con la vendita del pescato
all’incanto. Alle 16.45 ritrovo
al Porto presso la statua della
Madonna. Seguirà la benedizione dell’approdo delle imbarcazioni e della gente di
mare. Alle 18 ritrovo presso la
chiesetta di Sant’Ampelio per
la recita del Padre nostro secondo l’antica tradizione dei
marinai bordigotti e saluto
con le sirene.
Mauro Sudi
Un fine luglio di fuoco
nella zona del porto. In primis
l’annuale appuntamento con
“Sportinporto”, la manifestazione sportiva e di cultura del
mare, partecipando alla quale
si potranno sperimentare le diverse attività marinaresche:
dalla vela alla canoa, dal motoscafo all’immersione subacquea. Organizzata dal Club
Nautico riscuote da anni un
lusinghiero successo. E’ aperta a tutti, grandi e piccini, giovani e meno giovani e, cosa
molto apprezzata, rigorosamente gratuita.
nome è prettamente
Q uesto
dialettale, dato dai nostri
anziani agli alberi mastodontici che vado a descrivere. Si
chiamino “Ficusmacrophillas”
o “Ficusmagnoloides”, per i
bordigotti sono sempre e solo
“Scibrete”. Ricordo che sono
“cugini” degli enormi baobab e
delle piccole magniolies, che in
primavera si ornano di fiori
bianchi.
Dove sono cresciuti questi
colossi? Diciamolo: due sono
fuori le mura del Centro Storico, a neanche 60 metri uno
dall’altro, con rami di alcune
tonnellate. Il secondo dei quali
sovrasta il palazzo sede del
Comune. Il terzo dimora presso la piazza dello scomparso
teatro Zeni, non lontano
dall’ufficio dei Vigili Urbani. Il
quarto sopra via Romana e
costringe ad ampia curva la via
che porta ai Mostaccini.
Ho voluto elencare per ultimo quello situato presso il cancello ad Ovest del Museo Bicknell. Codesto esemplare pare
voglia dire e dimostrare l’antropofagia di questi giganteschi alberi. Come? Ha quasi
divorato cancello e muro di
cinta! Oltre a terra, ferro e cemento! Ciò è stato cibo quotidiano e ormai secolare.
Non ricordo e non conosco
altri esemplari così grandi nel
nostro territorio.
Quello a Madonna della
Ruota non mi pare delle stesse
proporzioni dei cinque suaccennati. Visto lo sviluppo paritario di essi, si può arguire
siano stati messi a dimora nello
stesso lasso di tempo. Lo sviluppo a raggiera dei colossali
rami può essere spiegato.
Da una ramificazione posta
anche a tre o quattro metri, dipartono minuscoli capillari
che dapprima paiono treccine
cadenti e la relativa umidità
irrobustisce. In poco tempo
(mesi però) la treccina arriva a
terra ne raccoglie l’umido, emette esili capillari che presto
sono piccole radici, suggendo
linfa vitale pure dai sassi (!),
diventeranno veri tronchi ancorati all’albero primario.
Sicuramente nonni e genitori nostri, hanno giocato sotto le
ombrose “Scibrete” e pure loro
trastullandosi con i frutti, simili a piccoli fichi, che noi chiamiamo “busceti”. Chi scrive
non è esperto di botanica, ma
ricorda di quanto gli disse quel
signore dall’accento romagnolo, parecchi anni orsono. Sicuramente era un botanico.
A dimostrare la voracità e
forza dei nostri declamati Ficus, cito questo episodio: alla
fine degli anni ’50, chi costruì
il distributore di benzina che è
in Piazza Valgoi, che fu chiamato “Petrolkaltex”, dovette
faticare non poco, per posarne
le fondamenta. Il motivo era
che radici grosse come un brac
cio di uomo muscoloso, intralciavano lo scavo.
Tagliate con vigorosi colpi di
piccone, le radici sgocciolavano una biancastra e collosa
linfa. Perché non pensare che
fossero della Scibreta sovrastante il palazzo municipale?
Si dimostra che la capacità di
suggere vitalità da ogni cosa
avvicinata o avvinghiata dai
giganti arborei, è veramente
tenace e mostruosa.
Bordighera si conferma luogo mediterraneo, se al suo clima proliferano palme (la città
a latitudine più settentrionale
al mondo dove nascono spontanee le palme da datteri), eucalipti, agavi, allori, banani e
altro ancora.
Pe casu nu saremu aiscì turchi o africai? Sciu Turcu m’arendu!
Paize Autu Pagina 7
Arte, Turismo, Cultura
IN VACANZA TRA CASE DI ARTISTI
E DI UOMINI CELEBRI
di Carlo Bagnasco
Presidente della Fondazione Pompeo Mariani
I
l 19 maggio 2007, si svolse
a Bordighera un Convegno
Internazionale dal titolo: ”La
valorizzazione culturale delle
Case e degli Atelier d'Artista.
Un confronto tra esperienze
europee.”Evento organizzato
dalla Fondazione Pompeo Mariani, con la collaborazione dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri di Bordighera.
In quella occasione venne
pubblicata una guida alle Case
di artisti ed Uomini Celebri in
Riviera Ligure e Costa Azzurra. Prendendo spunto proprio
da questo piccolo testo, Vi invito a visitare alcuni luoghi densi
di significato storico-artistico,
sia nella nostra Liguria, sia
nella vicina Francia. Ne voglio
segnalare solo alcuni.
A Genova la Casa di Enrico
D'Albertis (Castello D'Albertis), in Corso Dogali 18; dimora del capitano Enrico D'Albertis, che raccolse nei suoi viaggi
oggetti dei generi più disparati.
Sempre a Genova la Casa di
Giuseppe Mazzini, in Via Lomellini 11, che raccoglie documenti e cimeli mazziniani. A
Stella San Giovanni, in Provincia di Savona, la Casa di Sandro Pertini, il “nostro” tanto
amato Presidente della Repubblica. Ad Albisola-Mare in Viale Matteotti 29, la Casa -Atelier
di Giuseppe Mazzotti, noto pro
duttore di ceramiche e maioli-
che artistiche. A Beaulieu surmer in Avenue Goustave Eiffel,
la Casa di Théodor Reinach
(Villa Kérylos), il noto archeologo, filosofo, storico, che fece
disegnare ed arredare la sua
Villa sul modello di una dimora
della Grecia antica. A Saint
Jean-Cap Ferrat, la Casa di
Béatrice de Rothschild (Villa
Ephrussi), bellissima dimora
con arredi ed opere d'arte degni di un palazzo reale. A Aix
en Provence, il Museo-Atelier
di Paul Cézanne. A Biot,il Museo di Fernand Leger. A Cagne
sur-mer, la Casa di Auguste
Renoir. A Vence, la Casa di
Henri Matisse. Ad Antibes, il
Museo dedicato all'atelier di
Pablo Picasso.
Vorrei ricordarVi, che attualmente si è a conoscenza di 900
Case di Artista sopravvissute a
livello mondiale, per Artista si
intende non solo pittori e scultori, ma anche letterati e musicisti. Nell’estremo ponente, ne
abbiamo diverse non ancora
sufficientemente valorizzate.
In collaborazione con la Regione Liguria, abbiamo intenzione di portare a termine un progetto già iniziato anni or sono,
per istituire un sito che le riguardi tutte.
Una ulteriore occasione per
incrementare il cosìdetto “turismo culturale”.
LA FONDAZIONE POMPEO MARIANI
In collaborazione con
L’Osservatorio astronomico “G.D. Cassini”
Di Perinaldo-Stellaria
Sono lieti di presentare
CAPOLAVORI SOTTO LESTELLE
Una serata particolare, visionando e commentando un importante dipinto di Pompeo Mariani e le
bellezze dell’Universo
DOMENICA 8 AGOSTO ORE 21.30
Villa Mariani - Via Fontana Vecchia, 5
Bordighera
Costo d’ingresso Euro 7.00
TIRO A SEGNO
Una nuova passeggiata
La sera di venerdi 23 luglio è stato inaugurato il prolungamento della passeggiata a mare, verso ponente. Autorità civili e
militari, benedizione religiosa e inni della banda del Borghetto.
Lo schieramento della nuova compagine amministrativa è al
completo anche se mancano le vecchie e nuove opposizioni. Un
po’ defilato viene individuato il consigliere di maggioranza Mutascio, proprio quello accusato dall’assessore azzerato Colacito, di aver etichettato di dementi quelli che hanno ideato quel
prolungamento. Quando si dice che il destino si diverte: Mutascio che quell’opera ha sempre contrastato si trova a doverla
inaugurare in pompa magna, mentre Colacito, assessore azzerato, che fortemente l’ha sostenuta, assiste alla sua inaugurazione solo da prode comandante della Protezione civile.
Off limits
E’ una calda mattinata di metà luglio. La piazza del paese
pullula di gente e...di automezzi. Le dieci sono passate da un
pezzo ma le macchine, moto e furgoni continuano imperterriti a
transitare e stazionare nell’angusto spazio davanti alla chiesa.
Non si potrebbe, dato il divieto, ma non è una novità. Senonchè
dalla Maddalena irrompe l’ambulanza della Croce rossa che
vorrebbe andare in piazza Padre Giacomo a prelevare un malato. Non ci riesce! Troppi automezzi imbottigliati abusivamente
davanti al ponteggio di Lella e la Pizzeria di Alezzandra. I militi
della Croce rossa gridano ma devono rassegnarsi ad andare a
prelevare il malato con il telo a mano. E’ solo l’ultimo atto di
una vergognosa situazione che non si riesce a dirimere. Basterebbe solo far rispettare le leggi!
Ponteggi
L’anno scorso di questi tempi, era quello sopra il tabacchino
a troneggiare e dominare la piazza. Quest’anno, esattamente
un anno dopo è quello sopra Lella a manifestare tutta la sua
magnificenza. Stiamo parlando dei ponteggi per lavori di tetti e
facciate che, inspiegabilmente iniziano a luglio e durano tutto il
periodo caldo delle ferie e del turismo. Come dire che in tutti gli
altri mesi dell’anno non si possono fare quei lavori. L’ufficio
tecnico è proprio lì a due numeri civici di distanza….
Posti a sedere
Anche se le manifestazioni in Paese quest’anno sono scarse,
quelle poche che ci sono amiamo gustarcele i santa pace e, possibilmente da seduti. Le sedie non sono troppe e, anche se ti
affretti ad arrivare in piazza Padre Giacomo, ne trovi molte occupate da Tizio o Caio il quale arriva per primo e monopolizza le
sedute per amici o parenti che, di conseguenza, se la prendono
con comodo. Occorre dire che non vale! Qui nessuno paga biglietti per cui chi c’è ha diritto alla sedia ed occuparne per altri
non è permesso.
Via m...di cane
Loro sono due svizzeri aristocratici e un po’ vecchiotti. Ci
incontriamo all’inizio di Via Beodo e, come al solito non si disdegna il saluto. E’ la signora che tra la sorpresa generale esordisce: “E’ via merda di cane questa? Riferendosi alle numerose
eiezioni canine presenti sul tratturo. No comment!
In briciole
E’ la zona di Porta sottana quella più a rischio sbriciolamento. A parte la porta in sé in completo abbandono, cascano pietre
dal cielo e si aprono voragini in terra! Fare molta attenzione.
Spillo
Paize Autu
LETTERE IN REDAZIONE
Bordighera, 14 luglio 2010
Egregio Direttore,
da tempo medito sulla situazione di stasi e, oserei dire, di
decadimento in cui versa Bordighera e più volte ho pensato
di scrivere al suo giornale per
esporre il mio pensiero.
Lo stimolo mi è venuto da un
articolo, comparso sul quotidiano “La Stampa” di lunedì
12 luglio u.s., scritto da Roberto Bolle, il ballerino che tutto il
mondo ci invidia, dal titolo
“L’arte salverà l’Italia, se ci
crediamo”.
Negli anni la nostra città ha
perso quello spirito che la distingueva dalle altre città vicine. La sola bellezza paesaggistica non basta più. Bordighera
si sta spegnendo. I turisti stanno scegliendo altre mete perché
qui mancano anche i più semplici motivi di svago che normalmente accompagnano i
momenti di relax. I giovani
vanno a lavorare lontano perché in zona manca il lavoro.
Quello che più mi meraviglia
è lo scarso coinvolgimento della popolazione, in primis dei
giovani, alla vita della nostra
città.
Dice Bolle: “E’ vitale che i
giovani conoscano la nostra
storia, i nostri luoghi, che li
sentano loro e li rispettino”.
A Bordighera bisogna ripartire dall’arte, dalla cultura e dai
giovani. In tutto il mondo le
iniziative artistiche attirano
migliaia di persone. Le persone
si mettono in coda per assistere
ad ogni tipo di evento culturale.
Moltissimi sono i giovani e giovanissimi che sempre più si
accostano a questi eventi. In
periodi di crisi forse rallentano
i consumi quotidiani, ma la gen
te non rinuncia ad un weekend
culturale o ad una serata a teatro o ad un concerto.
Bisogna cominciare ad educare e stimolare i ragazzi delle
scuole, coinvolgerli attivamente nella cultura, nella storia
della loro città, meglio se con
attività di volontariato. Bisogna pensare che l’arte, in ogni
sua forma, se curata ed implementata, può generare lavoro
per tutti.
Bordighera è stata un centro
artistico e culturale importante, dall’Ottocento fino agli anni
Settanta-Ottanta del Novecento. Poi più poco o nulla. Le manifestazioni più belle ed importanti (5 Bettole, Agorà, Pittura
Americana per citarne alcune)
sono finite nel dimenticatoio.
Forse la maggior parte delle
persone che abitano e che frequentano Bordighera non ricor
da neppure che siano esistite.
E’ di quest’anno la notizia che
anche Bordighera Jazz Festival
non si terrà più. E’ solo un problema economico o non c’è la
volontà di far rinascere la nostra città? La Chiesa Anglicana
è in uno stato fatiscente (vetrate rotte, disordine interno). Le
Associazioni culturali sopravvivono grazie alla volontà di pochi, ma manca, secondo me, il
senso di appartenenza ad una
unica entità.
Manca l’aggregazione, la volontà di lavorare per il raggiungimento di un obiettivo comune: la rinascita di Bordighera.
Si prospettano a breve eventi
che possono coinvolgere Bordighera (la mostra “Mediterraraneo”, l’apertura di Villa della
Regina) ma non si può perdere
anche questo treno.
Bordighera DEVE rinascere,
permettere ai suoi giovani di
costruire un futuro qui e non di
doverlo andare a cercare altrove. Può farlo se investirà nella
sua “anima” culturale, se ricomincerà dalla sua storia artistica guardando al futuro.
Il mio appello è che tutti si
sentano coinvolti in questo,
lavorando insieme per il futuro
della nostra splendida città.
Tiziana Pagnini
IL BELVEDERE SUL PORTO: “SUTA A MADARENA”
Ho assistito al consiglio comunale lunedi 19 luglio dove,
tra le altre cose, si è deliberato
sulla alienazione di beni pubblici comunali, al fine di acquisire preziose risorse in un periodo di blocco della spesa, causa “patto di stabilità”.
Assieme a posti auto e garage si metterà in vendita anche
quella porzione di casa in ViaGarnier (sotto la Maddalena)
rimasta diroccata dai bombardamenti dell’ultima guerra.
Chi conosce la storia del sito
sa quanto sia stata travagliata
la vicenda della sua ricostruzione. Tutti i tentativi dei vari
proprietari di ristrutturarla, e
renderla abitabile, sono naufragati di fronte alla ferma
volontà delle varie amministrazioni di costruire in quel
luogo un panoramico belvedere sul porto. Qualcuno si era
anche spinto ad ipotizzare una
sorta di ascensore-cremagliera
per collegare i due punti.
A spingere sull’acceleratore
della realizzazione del proget-
to era anche arrivata, nel 1988
la donazione di 50 milioni di
lire da parte della signora Maria Kaczamarek ved. Lombardi, finalizzata all’acquisizione
di tutto l’immobile, al suo abbattimento e alla costruzione
del belvedere. Il consiglio comunale di allora, con apposita
seduta del 5 ottobre di quell’an
no deliberava l’accettazione
della suddetta donazione vincolandola a quella finalità.
Adesso una domanda sorge
spontanea: che fine hanno fatto i 50 milioni, come mai non
si è onorata la precisa richiesta
della vedova Lombardi e ora
che il sito verrà venduto
(magari sottocosto) al proprietario dell’unica porzione rimasta privata, non si dovrebbero
restituire (con gli interessi)
agli eredi, i 50 milioni avuti in
donazione? Rimane l’ennesisima brutta figura delle varie
amministrazioni succedutisi
da allora, incapaci di mantenere gli impegni presi.
Lettera firmata
Paize Autu
Direttore Responsabile: Giancarlo Pignatta
Registrazione del Tribunale di Sanremo
nr. 03/08 del 04/07/008
Direzione-Amministrazione-Redazione:
18012 Bordighera Alta – Via alle Mura, 8
Le firme impegnano gli autori degli articoli
Stampato in proprio a Bordighera Alta
Collaboratori: Stefano Albertieri, Mario Armando, Carlo Bagnasco, Simona Biancheri, Anna Maria Ceriolo, Giacomo Ganduglia, Claudio Gazzoni, Mara Lorenzi, Irma Murialdo, Gianni
Natta, Mattia Riello, Alessandro Seghezza, Alice Spagnolo,
Mauro Sudi, Ampeglio Verrando, Franco Zoccoli, Lucia Xaiz.
Sito informatico a cura di Mauro Sudi
Pagina 8
“U Risveiu Burdigotu”
Sede: Via alle Mura 8
18012 Bordighera Alta
Orario : lunedì e venerdi
dalle ore 16,00 alle 18,00
giovedì dalle 21 alle 23
e-mail: [email protected]
Internet: www.urisveiuburdigotu.it
Telefono: 3464923130