Agosto 2010 - U Risveiu Burdigotu
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Agosto 2010 - U Risveiu Burdigotu
“ Paize Autu” Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu” Posteitaliane S.p.A. spedizione in Abbonamento Postale – 70% CNS/CBPANO/IMPERIA BORDIGHERA SIAMO NOI MINESTRE RISCALDATE N on ce ne vorrà il Sindaco se, come tanti altri cittadini di Bordighera, avremmo preferito un suo passo indietro, di fronte al montare della polemica, all’interno e al di fuori della sua maggioranza. Secondo noi la vicenda delle (presunte) infiltrazioni mafiose non è stata altro che la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo di acrimonia, incomprensioni e lotte, tutte intestine alle componenti del suo partito. Non dobbiamo dimenticare, infatti, le divisioni emerse durante le ultime elezioni provinciali, quando lui e il candidato di area An Chicco Jacobucci, si sono presentati agli elettori con due liste indipendenti ottenendo il solo risultato di non passare nessuno dei due. Quella divisione ha lasciato un profondo malessere trasformatosi, nel corso dei consigli comunali del 16 e del 19 luglio, in lancinanti contrapposizioni. L’azzeramento delle deleghe agli assessori (conseguenti alle dimissioni presentate dai vari consiglieri), ha contribuito inoltre, a creare (per le modalità, i tempi e le motivazioni addotte) una situazione kafkiana. Solo la tenacia del Nostro e la sua ostinazione ad andare avanti (anche se qualcuno pensa a precisi ordini di scuderia), hanno fatto si che si riuscisse a comporre una maggioranza purchessia ma sicuramente poco rappresentativa. Le deleghe concesse ai nuovi assessori hanno convinto solo lo stretto entourage dei nominati, anche in considerazione del declassamento (a semplici consiglieri) cui sono stati sottoposti i vecchi assessori. Si giura e spergiura che non ci saranno difficoltà e che tutti collaboreranno per condurre la legislatura (ancorchè rabberciata) alla sua naturale scadenza. Bordighera avvilita sta a guardare e si tocca. Con il dovuto rispetto: “Speramu ben!” Wolf Anno 3 - n. 8 Agosto 2010 Iniziamo da questo numero la pubblicazione di foto raffiguranti gruppi di persone che hanno vissuto , a partire dal secondo dopoguerra, nella nostra città e che delineano un’altra Bordighera. Nella foto: in piedi le ragazze della 3^ e sedute quelle di 1^avviamento, alla fine dell’anno scolastico 1952. A FAVORE DELLA LEGALITA’ D urante il consiglio comunale del 19 luglio sono stato avvicinato da un ex assessore (di cui peraltro ho sempre avuto una certa stima), il quale, con calcolata strategia “u ma dumandau caiche ren”. Dopo qualche battuta è venuto al sodo domandandomi come mai, in più occasioni, avevo invitato i cittadini di Bordighera a scendere in piazza a manifestare (per chi, per che cosa?). Sarebbe stato necessario, secondo lui approfondire, verificare, analizzare, vagliare, indagare. A parte il fatto che Carabinieri e Magistratura hanno già fatto molto, relativamente alle vicende che hanno indotto i militari dell’Arma a chiedere lo scioglimento del Consiglio Comunale per (presunte?) infiltrazioni mafiose; lo scopo della mia provocazione (concordata con l’associazione Libera) era quella di contrastare il “battage” mediatico che in quei giorni era davvero asfis- siante. L’intento era quello di dimostrare che esiste un’altra Bordighera; una Bordighera i cui cittadini saranno magari mugugnosi, un po’ saraceni nei modi e nei comportamenti, ma sicuramente non collusi e meno che mai conniventi. Sentire tutti i giorni dalla radio e dalla televisione e leggere sui giornali tutti quei ragguagli, ha frastornato e non poco, l’opinione pubblica. Era necessario secondo me reagire e prendere le opportune distanze: a favore della legalità! C’è stata poi la fiaccolata a Sanremo (organizzata su base regionale) a cui molti di noi hanno partecipato. Se mai si riuscisse ad organizzare una analoga manifestazione a Bordighera ecco, potrebbe essere l’occasione di vedere chi ci sta, chi appartiene a quell’altra Bor dighera G.C. Pignatta IL NUOVO CONSIGLIO COMUNALE Sindaco: Giovanni Bosio Vice Sindaco: Giannina Borelli co Sferrazza, Marco Laganà, Marco Mutascio, Alessandro Perri, Francesco Verrando. Assessori: Giannina Borelli: Cultura e Battitore libero: Mario Iacobucci Turismo; Franco Biamonti: Lavori Pubblici e Ambiente; Emilio Rossi: Commercio e Demanio; Stefano Raimondo: Bilancio e Patrimonio. Consiglieri di opposizione: Pier Paolo Guglielmi, Donatella Albano, Sergio Giribaldi, Corrado Ramella. Marco Farotto, Ulderico Verrando. Francesco Verrando sarà il nuovo Consiglieri di Maggioranza: Presidente del Cons. Comunale. Rocco Fonti, Ugo Ingenito, Mar- Pagina 2 Paize Autu DESCURUNDANDU IDEE GIOVANI PER IL FUTURO DI BORDIGHERA Quest’anno, per Bordighera, la celebrazione patronale di Sant’Ampelio ha assunto anche l’occasione di nuova gioia ed orgoglio cittadino. Nella residenza Santa Rosa sono state presentate e premiate le “Giovani idee per il futuro di Bordighera” elaborate dai ragazzi che hanno partecipato al concorso omonimo, istituito dalla professoressa Mara Lorenzi con la collaborazione dell’associazione culturale Descu Rundu. Nove giovani hanno risposto all’edizione inaugurale del concorso, presentando progetti che identificano bisogni o opportunità diverse per una città in evoluzione. Vincenzo Andreacchio ed Eugenio Funelli sono in sintonia nell’intuire benefici importanti con la creazione di uno spazio di socializzazione culturale giovanile. I rispettivi progetti, intitolati “Laboratorio Creativo Sperimentale e Multiculturale” e “Centro culturale Giovanile” prevedono l’utilizzo di edifici pubblici centrali, ora in disuso, dove allestire meccanismi per facilitare lo sviluppo di idee e di attività, suggerendo modalità di gestione e dove i giovani possano assumere le loro responsabilità. Thomas Lamberti nel suo progetto “Tecnologia per il risparmio” è ideatore di un rapporto nuovo tra cittadino ed ambiente, e propone la creazione di una Bordighera che diventi esempio di attenzione alla sostenibilità ed efficienza ecologica a molteplici livelli, incominciando con l’applicazione di nuove tecnologie all’illuminazione della città. Il team di Luca Possamai, Alberto Sismondini e Carolina Valle disegna una serie di interventi architettonici e urbanistici per il “Recupero e valorizzazione delle tradizioni e delle bellezze di Bordighera, con ac- cento sul bisogno di programmi organici e sistematici. Ivan Raimondo presenta due progetti: il primo è un “Asilo nido” che faciliti l’organizzazione lavorativa delle giovani coppie, e la cui proposta ubicazione metterebbe a disposizione dei piccoli un’ampia area di verde esistente e lontana dal traffico. Il secondo prevede la “Galleria d’arte nella galleria”, trasformando l’inusata ottocentesca galleria ferroviaria, esistente tra il porticciolo e l’inizio della passeggiata, due splendidi paesaggi marinari, in un luogo per lo svolgimento di esposizioni ed eventi, attrezzato con zone di ristoro, nuovi giardini e persino un attraente minigolf. Federica Soldano suggerisce di situare a Bordighera un “Distributore di latte crudo”, che contribuirebbe a quel nuovo rapporto tra cittadino e ambiente dove si apprezzano le buone cose della natura, in modo più immediato e si riduce la catena di costi per l’ambiente. Marina Topa propone una “Scuola culinaria” che darebbe uso, vita e allegria al Mercato coperto. La Giuria esaminatrice del concorso, le stesse persone riunite per l’assegnazione del “Parmurelu d’oru”, con la creatrice dell’evento Mara Lorenzi; all’unanimità ha attribuito il premio a Ivan Raimondo, per il progetto “Galleria d’arte nella galleria”, assegnandogli una targa ed un assegno di duemila Euro. Una menzione è stata riservata a Thomas Lamberti, per la saggezza degli interventi ecologici proposti con “Tecnologia per il risparmio” e sperando che la politica accolga quei suggerimenti. Della ravvisata riuscita del Concorso si sono compiaciuti gli organizzatori, che rivolgono un ringraziamento ai giovani di Bordighera , per aver mostrato nell’occasione: sensibilità, impegno, conoscenze e, soprattutto profondo attaccamento alla città. Prendiamo atto di come la gioventù sia tesa a forgiare una città più dinamica e attraente; del resto, si tratta della loro Bordighera. buire i loro manicaretti, così graditi che sono ben presto finiti. A questo punto se ne sono avvantaggiati un po’ tutti poiché i molti avventori non potendo più gustare il cibo di strada, si sono accontentati di mangiare quello di pizzeria o ristorante stanziale, occupando festosamente tutti gli altri esercizi. N on c’è che dire, si è trattato di una bellissima manifestazione quella organizzata dal “Descu Rundu”, mercoledi 21 luglio. L’idea poi del cibo di strada, è risultata davvero originale e vincente. Il Paese Alto è stato invaso dalla compagine eno-gastro-associativa che si è presentata rinnovata ed ampliata negli affiliati. Chiusa la “Via Romana”, trasferitosi che fu “Carletto” nella lontana Russia ed il “Tem po Ritrovato” nell’entroterra dalle acque un po’ più calme oltreché dolci; ci sono state le new-entry di Ospedaletti e di Apricale che, assieme alle due realtà presenti sulla Passeggiata a mare e alle due predominanti nel Centro Storico, hanno dato vita alla simpatica iniziativa. Per evitare di fare la figura di quelli che arrivano da fuori ad invadere un contesto dove esistono una decina di altri ristoranti, hanno invitato per tempo gli indigeni a partecipare alla festa. Purtroppo ha risposto alla proposta solo la “Trattoria degli amici” mentre tutti gli altri, campando chi questo o quel pretesto, hanno declinato la chiamata. E’ stato un vero peccato non riuscire a mettere insieme e collaborare i vari ristoratori, poteva risultare l’inizio di un qualche cosa che poteva, nel tempo, avere sviluppi positivi e vantaggiosi. Quelli del “Descu Rundu” hanno dato prova di organizzazione, creatività, valenza mediatica, unita ad una impostazione culturale che va oltre i confini della eno-gastronomia. Certo, ai ristoratori del Paese non deve aver fatto piacere vedersi invadere così compiutamente da dei concorrenti che si sono piazzati nei punti nevrala cura di Franco Zoccoli gici del Centro Storico a distri- ***** Non sappiamo se sia stato meglio non aderire all’invito del “Descu” o se si è persa una occasione per sviluppare qualche proficua sinergia tra i diversi ristoratori. Sta di fatto che uno solo dei molti esercenti paesenghi ha accettato l’invito dei “foresti”. Certo, di primo acchito si può capire la sindrome da invasione che mol ti devono aver patito, ma allora perché non aver loro immaginato una iniziativa che si è dimostrata immediatamente vincente? Perché i ristoratori “du Paize”(ma si potrebbe pensare a tutti i 23 esercenti del Centro storico), non si alleano, aggregandosi attorno ad un marchio, ad un “brand” come si dice oggi, che li caratterizzi che li renda competitivi e che attragga sempre più visitatori e clienti. Certo, ognuno ha la sua peculiare organizzazione, la sua clientela, i propri fornitori; nulla osta però collaborando tutti assieme, allargare obiettivi ed orizzonti, sviluppare strategie commerciali nuove e più mirate, le quali possano far lavorare tutti meglio, con più continuità e, alla fine con più costrutto. Utopie diranno molti, ma ci sono esempi in giro che la dicono lunga sulla riuscita di certe esperienze, di certe illuminanti intuizioni. Qualche anno fa qualcuno ci aveva provato con un’iniziativa denominata “Vivi Centro Storico”, ad animare e rincorrere certe utopie e non è detto che, se è andata male una volta non ci si possa riprovare. U Paize Veciu è alla canna del gas e non basteranno soltanto i 14 ristoranti a sollevarne le sorti. E poi se il paese muore, muore per tutti: i morti non mangiano! Che “U Paize” viva; viva “U Paize”. Redazione Paize Autu Pagina 3 Ricordi CHELI DE VIA GARNIER di Tersilio Pallanca V ia Garnier si trova ai margini del Paese Alto, u Paise. Nel suo tratto rettilineo e pianeggiante, sotto la “Maddalena” ha le case su un lato solo; un muraglione, che nelle assolate giornate estive arroventa le piante di bougainvillae che vi si arrampicano, la delimita lato monte . Ha tutte le caratteristiche per essere un rione a sé stante rispetto al centro storico vero e proprio e specialmente nel decennio che va dal 1960 al 1970, quando ero bambino io, questa particolarità aveva raggiunto l’apice. Per una serie di concomitanze e situazioni storico-anagrafiche, che finora non si sono più ripetute, in quegli anni la via brulicava di bambini, tutti nati negli anni ’50 (risultato del boom di matrimoni del 2° dopoguerra), io ero uno di quelli. Anche se in Via Garnier non mancava il gruppetto delle bambine che giocavano a campana e al salto della corda, chi aveva il predominio della strada eravamo noi maschi che avevamo trasformato quel tratto di asfalto allora poco frequentato dalle automobili, in campo di calcio. Un campo di calcio un po’ anomalo dove le porte erano costituite dalle panchine che si trovavano ai piedi del muraglione, disposte in modo longitudinale rispetto allo svolgimento delle azioni di gioco, i gol erano realizzati tutti raso terra perché valevano solo se la palla finiva sotto la panchina e si poteva giocare di sponda utilizzando il cordolo del marciapiede per saltare l’avversario Non c’era pomeriggio, dopo la scuola, che non ci trovassimo in strada per formare due squadre e giocare a pallone fino a quando c’era luce o (nelle belle stagioni) fino a quando le nostre mamme non ci chiamavano sgolandosi dalla finestra per farci rientrare in casa per la cena. I più “forti” tra noi (Alberto B. e Massimo P.) sceglievano le formazioni e si giocava tutti per segnare il gol senza individuare chi doveva fare il portiere vista Fine anni ‘50, rarissime auto in Via Garnier l’estate” o del Festival di Catrola limitatezza delle porte. Ri- alla rissa. cordo la velocità e i dribbling Ricordo quella furibonda tra caro, si giocava a indovinare i degli “svizzeri” (i tre fratelli Alberto B. e Natale B., sedata “mestieri” che erano mimati da Rai, Deny e Clody) che abitava- dagli urli imploranti e minac- due volontari dopo aver indicano al civico 26, l’opportunismo ciosi di qualche mamma alla to la sola lettera iniziale e finale, sotto porta di Achille Pennella- finestra, la mano tesa stretta tra oppure a indovinare i titoli dei film allora in voga, (ogni parola tore (kiki) , il gioco robusto di i denti: “ ciamu e gardiee!” Gli altri avevano già i loro spa era nascosta nella risposta, il Angelo L. e di Daniele B. fratello minore di Alberto, le battute zi per giocare, in Piazza del Po- più prolissa e discorsiva possicanzonatorie di Giancarlo B. polo, sul Capo o sul “Gravin”, e bile, che uno dei due gruppi (che purtroppo ci ha già prema- non tolleravamo sconfinamen- forniva alle domande di chi turamente lasciato) dopo qual- ti. Solo i figli dei villeggianti to- doveva scoprirla). che sconfitta con risultato ten- rinesi e milanesi che d’estate E dopo, tutti a giocare a alloggiavano in qualche appar- “nascondersi” sfruttando il nistico di una delle due parti. Dopo il 1966 si sono aggre- tamento della via erano accetta- buio e sbucando di corsa dai gati ai nostri giochi anche Ar- ti e s’integravano presto nelle portoni, allora tutti aperti, per mando V. e Pino M., venuti ad due squadre di calcio senza arrivare per primi a toccare il abitare in via Garnier prove- mai, in verità, aumentare il muro della “conta” (…. 50 e 51 non conto più per nessuno…). nienti da latitudini opposte tasso tecnico del gioco. Dopo tante ore passate a cor(Varese e Seminara). Il primo molto talentuoso avrebbe poi rere e sudare dietro ad un palloVilla Studio “da grande “ fatto l’allenatore ne di gomma, la sera dopo cena In Via Garnier, indicativadi calcio sul serio, il secondo da specie nella stagione calda arri- mente a metà del rettilineo sot buon ultimo arrivato è comun- vava il momento della quiete e to la Maddalena, si nota la que l’unico degli amici di allora ci si trovava tutti, compresa “Villa Studio” che l’architetto che ancora oggi risiede stabil- una minoranza femminile, su Charles Garnier fece costruire mente in via Garnier. Si era una panchina - chissà perché formato un gruppo numeroso e quella preferita era quella da- per lavorarci, lasciando laVilmolto affiatato ma anche “gelo- vanti a “Villa Studio” -, chi se- la bianca, quella residenzialeso” del proprio spazio “vitale” e duto sullo schienale, chi seduto con la celeberrima torre, con quindi un po’ ostile verso le più comodamente sull’asse del lo scopo di non disturbare suo sedile. Ci si divertiva anche figlio gravemente malato di altre “bande”. Quando qualche drappello di senza dover andare, come face- tubercolosi. Attualmente la casa è abiragazzi provenienti da fuori vano tutti, sulla passeggiata a (anche solo dal paese alto) pro- mare. tata dalla famiglia Addis, ma Mentre dalle finestre aperte e sulla facciata esterna risulta vava ad avvicinarsi con un pallone sottobraccio per giocare in illuminate delle case di fronte ben evidente una targa che la via Garnier, veniva allontanato provenivano le note delle prime identifica molto precisamente. in malo modo, arrivando anche edizioni di “un Disco per Pagina 4 Paize Autu Palme e palmeto. Sebbene non sia mai stata una priorità per la Comunità bordigotta, il palmeto storico del Vallone del Sasso costituisce un unicum scientifico, culturale,e paesaggistico. Da tre anni a questa parte se ne occupano assiduamente un gruppo di appassionati che hanno trovato nella campagna della famiglia Natta (che gentilmente l’ha messa a disposizione) il laboratorio ideale per approfondire studi e sperimentazioni. Abbiamo chiesto loro di spiegarci qualcosa delle attività svolte in loco. PROPOSTE INTEGRATIVE PER LA CONSERVAZIONE E LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE DEL VALLONE DEL SASSO IN BORDIGHERA. 1) RIGENERAZIONE DEL PALMETO ESISTENTE: IL GIARDINO SPERIMENTALE NATTA La rigenerazione della copertura vegetale del palmeto passa necessariamente, attraverso una tappa obbligata: l’irrigazione. Senza l’apporto d’acqua necessaria le palme del Sasso sono condannate ad un progressivo deperimento. L’importanza di questo fatto è ben evidente negli orti coltivati, dove le palme che usufruiscono di una regolare irrigazione assumono rapidamente un bell’aspetto vegetativo. ATTUAZIONE DELL’INTERVENTO: il ripristino di un sistema d’irrigazione, con impianto goccia a goccia, è un’operazione semplice dal punto di vista tecnico e allo stesso tempo poco costosa. Allo stesso tempo una concimazione con un apporto bilanciato di nutrienti e una integrazione con sostanza organica saranno determinanti per la ripresa vegetativa durante i primi anni. Diversi tipi di paciamatura sono anche in corso di sperimentazione, con lo scopo di limitare i costi collegati alla gestione del sito. Anche in corso di studio, l'introduzione nel giardino di una collezione delle piante tipo verde ornamentale coltivate nella zona. 2) RIPRODUZIONE E REINTRODUZIONE DEI GENOTIPI LOCALI Le ricerche in corso sul patrimonio genetico del palmeto stanno mettendo in evidenza l’esistenza di genotipi locali, oggi oggetto di un programma di riproduzione. Alle prime moltiplicazioni clonali, ottenute con la separazione di ricacci basali seguiranno, tra 4/5 anni, piante riprodotte tra interventi di miglioramento genetico attraverso l’impollinazione controllata. ATTUAZIONE DELL’INTERVENTO: il programma di ricerca in corso è attualmente finanziato dal Centro Studi e Ricerche per le Palme di Sanremo. Si rende necessario poter individuare terreni, pubblici o privati, dove coltivare le giovani palme selezionate. 3) VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO Il Vallone del Sasso è oggigiorno costituito da tre parti: la zona della coltivazione storica del palmeto (il Beodo), il giardino di Villa Garnier e il Giardino Winter. Questi tre siti rappresentano un insieme di grande valore botanico, storico e culturale, che potrebbe trovare un rapido inserimento nel circuito turistico culturale dei giardini botanici della riviera italiana e Cote d’Azur. Si rende necessario eseguire solo alcune opere di miglioramento strutturale. ATTUAZIONE DELL’INTERVENTO: i giardini Winter e Garnier sono già stati ristrutturati e non resta che legarli in modo funzionale con il sentiero del Beodo. I lavori necessari si limiterebbero alla ristrutturazione di un centinaio di metri del sentiero “Gerbine”. Allo stesso tempo la piantagione in corso a Villa Garnier di qualche palma, tra le più rare in Riviera, permetterebbe di arricchire il valore botanico del sito. Nel Giardino Sperimentale Natta, sono gia installati 8 pannelli che spiegano la storia del sito. 4) RECUPERO DEL PATRIMONIO ICONOGRAFICO Esiste una importante iconografia storica relativa al paesaggio del Sasso. Si tratta di una documentazione di grande interesse per il recupero del sito, sia per quanto concerne l’aspetto vegetazionale che per l’architettura rurale dei terrazzamenti e le costruzioni. Allo stesso tempo una ricca documentazione iconografica è importante per un interesse didattico e uno sviluppo museale. ATTUAZIONE DELL’INTERVENTO: molteplici iniziative, sia pubbliche che private, hanno permesso già oggi di raccogliere una ricca collezione iconografica. Non resta che classificare e studiare questa preziosa documentazione. Riteniamo che questa operazione rappresenti, in quanto fonte di informazioni, una tappa preliminare e una importante rispetto a tutti gli interventi che si andranno a fare per il recupero del paesaggio del sito. Robert Castellana, Claudio Littardi, Jean Christophe Pintaud, Paolo Veziano Paize Autu Pagina 5 Storie Bordigotte di ieri e di oggi PATATINE di Giancarlo Pignatta Per noi che eravamo bambini in quegli anni, le patatine della Madonnetta hanno rappresentato una svolta significativa nella abitudine che avevamo (dopo i “cingoi” di Minotto, le “strighe e i recanissi” di Ermida, ecc.), di mettere sempre qualcosa sotto i denti. Siamo andati a trovare “Patatine” per farci raccontare un frammento di quella storia. C orreva l’anno 1954 allorchè il giovane Giacomo Ciarlo bighellonava in cerca di una sistemazione lavorativa stabile e remunerativa. Lavorare si lavorava in quegli anni del dopoguerra, ma si trattava pur sempre di lavori che oggi chiameremmo precari e che invece allora erano la norma. Fu per una fortuita coincidenza che venne a contatto con l’entourage del conte Nunes del Castillo, il quale di ritorno da un viaggio d’affari nella capitale, produsse l’idea delle patatine fritte. Si trattava di una attività neanche complicata da avviare; bisognava corredarsi di alcuni macchinari specifici ed impacchettare l’invitante “snack”. La famiglia del titolato imprenditore aveva perfezionato una organizzazione del lavoro efficiente, completata da macchinari (affettatrice, friggitrice ed impacchettatrice) indispensabili per quella produzione. Fu dopo la morte del Conte e la difficoltà dei suoceri nel portare avanti l’iniziativa che il Nostro viene contattato. “Teu che ti fai tanti travai, perché nu ti proevi a frise e patate?” Detto fatto Giacomo si insedia nel “laboratorio” (una parte del magazzino dove era depositata la farina del forno AgneseFagnano-Bussi) di Via S. Lorenzo. Si impratichisce subito del tipo di lavoro ed incomincia a perfezionarne organizza zione, tempi e metodi. Tra un carico e l’altro di patate che friggeva nella capace friggitrice, conosce Matilde, una florida ragazza che abita proprio sopra il forno. Lui è un simpatico “sciancalàsi” e non ci mette molto a conquistarla, sposarla e avviarla alla impacchettatura delle patatine. Forte della tranquillità che gli fornisce la presenza della moglie nel laboratorio, egli si dedica con profitto alla consegna del prodotto finito, raggiungendo tutti i giorni la clientela che oramai spaziava da Ventimiglia a Taggia. Il tragitto veniva compiuto rigorosamente in corriera o in filobus, portando i sacchetti delle patatine in un capace contenitore, ricavato da una robusta scatola delle banane. Alberghi, bar, ristoranti, club, ma anche privati, comperavano le patatine “Cip Cip”, confezionate in sacchetti da chilo, 500, 100 e 50 grammi. I sacchetti da un etto costavano 70 lire, quelli da 50 grammi 40 lire, mentre per quelli più grandi, che venivano acquistati da attività commerciali, si stabiliva un prezzo contrattato. Muoversi con i mezzi pubblici di allora non risultava propriamente comodo: si rimaneva sempre a piedi ed una volta, a Sanremo, viene fermato da un Ispettore della Camera di Commercio che gli contesta la mancata iscrizione all’Associazione degli industriali dato che sui sacchetti delle patatine il Conte buonanima aveva fatto scrivere, sotto il marchio, la frase: “Industrie, confezioni commerciali”. Giacomo rispose che le patate lui le pelava, le tagliava, le friggeva e le consegnava tutto da solo, quindi di industriale c’era ben poco nella sua attività. Si iscrisse però all’Artigianato e fece omettere, sui futuri contenitori, la frase incriminata. Ma andare in corriera, dicevamo, non era davvero confortevole e, approfittando di uno Matilde Ferrari e Giacomo Ciarlo il giorno delle nozze strappo che lo menomava nella deambulazione fece un sacrificio e si comperò una MV 175, una moto allora molto in voga che attrezzò per il trasporto. Ci volle però la copiosa nevicata del ’56 per fargli cambiare repentinamente idea ed acquistare la prima Topolino, seguita dalla più pratica Belvedere, per arrivare all’Anglia 1000 degli ultimi anni. Quelli di via Madonnetta. Eh si, perché ad un certo punto (nel ’58), il forno chiude e giocoforza il laboratorio viene trasferito all’interno del fabbricato di famiglia costruito in “tu Paize Veciu” proprio dietro la Casa Canonica (a cà du prevosciu). Nacque così la “fabbrica” che tutti noi, ragazzi di allora, ben presto abbiamo imparato a conoscere, presso cui andavamo a comperare il sacchetto da 100 lire delle gustose patatine. L’attività continuò alacremente per alcuni anni ancora. Giacomo friggeva, Matilde e le ragazzine di turno impacchettavano, e quella casa, quel laboratorio, quelle persone, venivano tutte identificate con un unico appellativo: PATATINE. Ancora oggi riferendosi a Giacomo piuttosto che a qualcun altro della famiglia lo si indica con quello che è diventato un vero e proprio soprannome declinato rigorosamente al plurale. L’inizio della fine di quella ventennale attività capitò una mattina del ’73 quando Rossana, la figlia di Giacomo, chiese al padre 100 lire per andare a comperare le “patatine Pai”, solo perché all’interno di quel prodotto industriale c’era la sorpresina. In pratica in quel periodo iniziava la commercializzazione la quale puntava più alla propaganda che alla qualità del prodotto da vendere. Lui ci ha provato ad inserire le sorpresine nelle patatine Cip Cip, ma le quantità da realizzare e gli investimenti da fare non l’hanno confortato. Ha tentato anche di concretizzare un aggiornamento evolutivo dei macchinari, ma i sette milioni richiesti nel corso di una esplorazione milanese l’hanno convinto a lasciare. Fatale fu, dunque, l’innocente richiesta di Rossana, la figlia undicenne che in quella mattina del 1973 decretò, senza volerlo, la fine delle PATATINE! Giacomo oggi e le patatine Paize Autu Pagina 6 UNO SCRITTORE IN SALOTTO di Alice Spagnolo G Alberi LE “SCIBRETE” DI BORDIGHERA iorgio Ficara, oltre che professore ordinario di letteratura italiana all’università di Torino, è uno stimato saggista. Un letterato, insomma, di grandissimo livello come ce ne sono pochi, non solo in Italia, ma nel mondo. Dopo aver pubblicato diversi libri su poeti e scrittori italiani, ha “esordito” in un genere letterario sui generis, che lega l’autobiografia con la storia, il racconto paesaggistico con le leggende e i rituali della terra. Il suo ultimo lavoro, edito da Einaudi, è interamente dedicato alla Liguria e porta il titolo di “Riviera. La via lungo l’acqua.” Il professor Ficara intreccia abilmente, solo come chi è dotato del grande dono del saper narrare, un suo personalissimo e intimo ricordo, con il paesaggio della nostra e della sua (da parte materna) amata Terra. Nel corso dei miei studi e a compimento di tali, ho potuto verificare come l’assioma che vuole il paesaggio una sezione di luogo delimitata dal nostro sguardo sia vero: quando si par la di paesaggio si narra inevitabilmente anche di se stessi. Se è il nostro sguardo a delimitare e quindi decidere che cosa è paesaggio e cosa non lo è, allora il nostro stesso sguardo fa parte di esso. E’ questo il motivo per cui nel bellissimo saggio-racconto di cui vi scrivo, troviamo nomi di personaggi lontani e al contempo una sorta di autobiogra- fia dell’autore, che si svela ai nostri occhi bambino e poi ragazzo, cha ha già in sé quella “curiositas” necessaria all’uomo di lettere. E’ tramite essa che Ficara ci mostra la sua e nostra Riviera, da Ponente (con un breve capitolo dedicato a Bordighera e a Monet) a Levante, con brevi storie-perle, inanellate ad arte in una collana perfetta. La forza di questo libro, oltre che vertere sul tema trattato, sta tutta nella finitezza espressiva che impone il pensiero e lo sguardo dell’autore come indiscutibile protagonista. Vi invito a sfogliare, leggere, “meditare” su questo capolavoro di stile, e anche semplicemente a osservare le fotografie in bianco e nero presenti: non solo per ritrovare luoghi cari al vostro cuore, ma anche per conoscere nuovi nomi e personaggi della nostra stessa storia locale. Vi porto l’esempio di Sinam, un “turco” genovese (all’anagrafe faceva Scipione Cicala), bambino intelligente e curioso che, da buon ligure, conosceva il mare e sapeva navigarlo. Un giorno, alcuni predoni al comando del temibile Dragut lo rapirono ed egli venne portato dai saraceni in dono al loro Sul tano. Sinam crebbe, divenne importante e tornò nella sua terra per ritrovarvi la madre, ormai anziana, ma ripartì nuovamente, per mare: quello era il suo destino. Buona lettural di Mario Armando AREA PORTUALE Nel corso del Consiglio Comunale del 19 u.s., il Consigliere Ulderico Verrando di Unione cittadina, ha presentato un’interpellanza al fine di rendere più fruibile il piccolo commercio del pescato all’interno del porto. Accogliendo anche quanto da noi suggerito nei ricorrenti articoli in proposito, l’Amministrazione si è impegnata ad attrezzare un’area, all’infuori delle barriere architettoniche, completa delle attrezzature necessarie (ban chi, lavelli, impianti idraulici, tettoie) adeguatamente e comodamente sistemate. Sarà be ne seguirne gli sviluppi. L’8 agosto verrà riproposta, dalla Parrocchia del Paese Alto, l’antica Festa del Mare La giornata si articolerà, a partire dalle ore 11 con la Mes sa in Parrocchia, seguita alle 12 con la vendita del pescato all’incanto. Alle 16.45 ritrovo al Porto presso la statua della Madonna. Seguirà la benedizione dell’approdo delle imbarcazioni e della gente di mare. Alle 18 ritrovo presso la chiesetta di Sant’Ampelio per la recita del Padre nostro secondo l’antica tradizione dei marinai bordigotti e saluto con le sirene. Mauro Sudi Un fine luglio di fuoco nella zona del porto. In primis l’annuale appuntamento con “Sportinporto”, la manifestazione sportiva e di cultura del mare, partecipando alla quale si potranno sperimentare le diverse attività marinaresche: dalla vela alla canoa, dal motoscafo all’immersione subacquea. Organizzata dal Club Nautico riscuote da anni un lusinghiero successo. E’ aperta a tutti, grandi e piccini, giovani e meno giovani e, cosa molto apprezzata, rigorosamente gratuita. nome è prettamente Q uesto dialettale, dato dai nostri anziani agli alberi mastodontici che vado a descrivere. Si chiamino “Ficusmacrophillas” o “Ficusmagnoloides”, per i bordigotti sono sempre e solo “Scibrete”. Ricordo che sono “cugini” degli enormi baobab e delle piccole magniolies, che in primavera si ornano di fiori bianchi. Dove sono cresciuti questi colossi? Diciamolo: due sono fuori le mura del Centro Storico, a neanche 60 metri uno dall’altro, con rami di alcune tonnellate. Il secondo dei quali sovrasta il palazzo sede del Comune. Il terzo dimora presso la piazza dello scomparso teatro Zeni, non lontano dall’ufficio dei Vigili Urbani. Il quarto sopra via Romana e costringe ad ampia curva la via che porta ai Mostaccini. Ho voluto elencare per ultimo quello situato presso il cancello ad Ovest del Museo Bicknell. Codesto esemplare pare voglia dire e dimostrare l’antropofagia di questi giganteschi alberi. Come? Ha quasi divorato cancello e muro di cinta! Oltre a terra, ferro e cemento! Ciò è stato cibo quotidiano e ormai secolare. Non ricordo e non conosco altri esemplari così grandi nel nostro territorio. Quello a Madonna della Ruota non mi pare delle stesse proporzioni dei cinque suaccennati. Visto lo sviluppo paritario di essi, si può arguire siano stati messi a dimora nello stesso lasso di tempo. Lo sviluppo a raggiera dei colossali rami può essere spiegato. Da una ramificazione posta anche a tre o quattro metri, dipartono minuscoli capillari che dapprima paiono treccine cadenti e la relativa umidità irrobustisce. In poco tempo (mesi però) la treccina arriva a terra ne raccoglie l’umido, emette esili capillari che presto sono piccole radici, suggendo linfa vitale pure dai sassi (!), diventeranno veri tronchi ancorati all’albero primario. Sicuramente nonni e genitori nostri, hanno giocato sotto le ombrose “Scibrete” e pure loro trastullandosi con i frutti, simili a piccoli fichi, che noi chiamiamo “busceti”. Chi scrive non è esperto di botanica, ma ricorda di quanto gli disse quel signore dall’accento romagnolo, parecchi anni orsono. Sicuramente era un botanico. A dimostrare la voracità e forza dei nostri declamati Ficus, cito questo episodio: alla fine degli anni ’50, chi costruì il distributore di benzina che è in Piazza Valgoi, che fu chiamato “Petrolkaltex”, dovette faticare non poco, per posarne le fondamenta. Il motivo era che radici grosse come un brac cio di uomo muscoloso, intralciavano lo scavo. Tagliate con vigorosi colpi di piccone, le radici sgocciolavano una biancastra e collosa linfa. Perché non pensare che fossero della Scibreta sovrastante il palazzo municipale? Si dimostra che la capacità di suggere vitalità da ogni cosa avvicinata o avvinghiata dai giganti arborei, è veramente tenace e mostruosa. Bordighera si conferma luogo mediterraneo, se al suo clima proliferano palme (la città a latitudine più settentrionale al mondo dove nascono spontanee le palme da datteri), eucalipti, agavi, allori, banani e altro ancora. Pe casu nu saremu aiscì turchi o africai? Sciu Turcu m’arendu! Paize Autu Pagina 7 Arte, Turismo, Cultura IN VACANZA TRA CASE DI ARTISTI E DI UOMINI CELEBRI di Carlo Bagnasco Presidente della Fondazione Pompeo Mariani I l 19 maggio 2007, si svolse a Bordighera un Convegno Internazionale dal titolo: ”La valorizzazione culturale delle Case e degli Atelier d'Artista. Un confronto tra esperienze europee.”Evento organizzato dalla Fondazione Pompeo Mariani, con la collaborazione dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri di Bordighera. In quella occasione venne pubblicata una guida alle Case di artisti ed Uomini Celebri in Riviera Ligure e Costa Azzurra. Prendendo spunto proprio da questo piccolo testo, Vi invito a visitare alcuni luoghi densi di significato storico-artistico, sia nella nostra Liguria, sia nella vicina Francia. Ne voglio segnalare solo alcuni. A Genova la Casa di Enrico D'Albertis (Castello D'Albertis), in Corso Dogali 18; dimora del capitano Enrico D'Albertis, che raccolse nei suoi viaggi oggetti dei generi più disparati. Sempre a Genova la Casa di Giuseppe Mazzini, in Via Lomellini 11, che raccoglie documenti e cimeli mazziniani. A Stella San Giovanni, in Provincia di Savona, la Casa di Sandro Pertini, il “nostro” tanto amato Presidente della Repubblica. Ad Albisola-Mare in Viale Matteotti 29, la Casa -Atelier di Giuseppe Mazzotti, noto pro duttore di ceramiche e maioli- che artistiche. A Beaulieu surmer in Avenue Goustave Eiffel, la Casa di Théodor Reinach (Villa Kérylos), il noto archeologo, filosofo, storico, che fece disegnare ed arredare la sua Villa sul modello di una dimora della Grecia antica. A Saint Jean-Cap Ferrat, la Casa di Béatrice de Rothschild (Villa Ephrussi), bellissima dimora con arredi ed opere d'arte degni di un palazzo reale. A Aix en Provence, il Museo-Atelier di Paul Cézanne. A Biot,il Museo di Fernand Leger. A Cagne sur-mer, la Casa di Auguste Renoir. A Vence, la Casa di Henri Matisse. Ad Antibes, il Museo dedicato all'atelier di Pablo Picasso. Vorrei ricordarVi, che attualmente si è a conoscenza di 900 Case di Artista sopravvissute a livello mondiale, per Artista si intende non solo pittori e scultori, ma anche letterati e musicisti. Nell’estremo ponente, ne abbiamo diverse non ancora sufficientemente valorizzate. In collaborazione con la Regione Liguria, abbiamo intenzione di portare a termine un progetto già iniziato anni or sono, per istituire un sito che le riguardi tutte. Una ulteriore occasione per incrementare il cosìdetto “turismo culturale”. LA FONDAZIONE POMPEO MARIANI In collaborazione con L’Osservatorio astronomico “G.D. Cassini” Di Perinaldo-Stellaria Sono lieti di presentare CAPOLAVORI SOTTO LESTELLE Una serata particolare, visionando e commentando un importante dipinto di Pompeo Mariani e le bellezze dell’Universo DOMENICA 8 AGOSTO ORE 21.30 Villa Mariani - Via Fontana Vecchia, 5 Bordighera Costo d’ingresso Euro 7.00 TIRO A SEGNO Una nuova passeggiata La sera di venerdi 23 luglio è stato inaugurato il prolungamento della passeggiata a mare, verso ponente. Autorità civili e militari, benedizione religiosa e inni della banda del Borghetto. Lo schieramento della nuova compagine amministrativa è al completo anche se mancano le vecchie e nuove opposizioni. Un po’ defilato viene individuato il consigliere di maggioranza Mutascio, proprio quello accusato dall’assessore azzerato Colacito, di aver etichettato di dementi quelli che hanno ideato quel prolungamento. Quando si dice che il destino si diverte: Mutascio che quell’opera ha sempre contrastato si trova a doverla inaugurare in pompa magna, mentre Colacito, assessore azzerato, che fortemente l’ha sostenuta, assiste alla sua inaugurazione solo da prode comandante della Protezione civile. Off limits E’ una calda mattinata di metà luglio. La piazza del paese pullula di gente e...di automezzi. Le dieci sono passate da un pezzo ma le macchine, moto e furgoni continuano imperterriti a transitare e stazionare nell’angusto spazio davanti alla chiesa. Non si potrebbe, dato il divieto, ma non è una novità. Senonchè dalla Maddalena irrompe l’ambulanza della Croce rossa che vorrebbe andare in piazza Padre Giacomo a prelevare un malato. Non ci riesce! Troppi automezzi imbottigliati abusivamente davanti al ponteggio di Lella e la Pizzeria di Alezzandra. I militi della Croce rossa gridano ma devono rassegnarsi ad andare a prelevare il malato con il telo a mano. E’ solo l’ultimo atto di una vergognosa situazione che non si riesce a dirimere. Basterebbe solo far rispettare le leggi! Ponteggi L’anno scorso di questi tempi, era quello sopra il tabacchino a troneggiare e dominare la piazza. Quest’anno, esattamente un anno dopo è quello sopra Lella a manifestare tutta la sua magnificenza. Stiamo parlando dei ponteggi per lavori di tetti e facciate che, inspiegabilmente iniziano a luglio e durano tutto il periodo caldo delle ferie e del turismo. Come dire che in tutti gli altri mesi dell’anno non si possono fare quei lavori. L’ufficio tecnico è proprio lì a due numeri civici di distanza…. Posti a sedere Anche se le manifestazioni in Paese quest’anno sono scarse, quelle poche che ci sono amiamo gustarcele i santa pace e, possibilmente da seduti. Le sedie non sono troppe e, anche se ti affretti ad arrivare in piazza Padre Giacomo, ne trovi molte occupate da Tizio o Caio il quale arriva per primo e monopolizza le sedute per amici o parenti che, di conseguenza, se la prendono con comodo. Occorre dire che non vale! Qui nessuno paga biglietti per cui chi c’è ha diritto alla sedia ed occuparne per altri non è permesso. Via m...di cane Loro sono due svizzeri aristocratici e un po’ vecchiotti. Ci incontriamo all’inizio di Via Beodo e, come al solito non si disdegna il saluto. E’ la signora che tra la sorpresa generale esordisce: “E’ via merda di cane questa? Riferendosi alle numerose eiezioni canine presenti sul tratturo. No comment! In briciole E’ la zona di Porta sottana quella più a rischio sbriciolamento. A parte la porta in sé in completo abbandono, cascano pietre dal cielo e si aprono voragini in terra! Fare molta attenzione. Spillo Paize Autu LETTERE IN REDAZIONE Bordighera, 14 luglio 2010 Egregio Direttore, da tempo medito sulla situazione di stasi e, oserei dire, di decadimento in cui versa Bordighera e più volte ho pensato di scrivere al suo giornale per esporre il mio pensiero. Lo stimolo mi è venuto da un articolo, comparso sul quotidiano “La Stampa” di lunedì 12 luglio u.s., scritto da Roberto Bolle, il ballerino che tutto il mondo ci invidia, dal titolo “L’arte salverà l’Italia, se ci crediamo”. Negli anni la nostra città ha perso quello spirito che la distingueva dalle altre città vicine. La sola bellezza paesaggistica non basta più. Bordighera si sta spegnendo. I turisti stanno scegliendo altre mete perché qui mancano anche i più semplici motivi di svago che normalmente accompagnano i momenti di relax. I giovani vanno a lavorare lontano perché in zona manca il lavoro. Quello che più mi meraviglia è lo scarso coinvolgimento della popolazione, in primis dei giovani, alla vita della nostra città. Dice Bolle: “E’ vitale che i giovani conoscano la nostra storia, i nostri luoghi, che li sentano loro e li rispettino”. A Bordighera bisogna ripartire dall’arte, dalla cultura e dai giovani. In tutto il mondo le iniziative artistiche attirano migliaia di persone. Le persone si mettono in coda per assistere ad ogni tipo di evento culturale. Moltissimi sono i giovani e giovanissimi che sempre più si accostano a questi eventi. In periodi di crisi forse rallentano i consumi quotidiani, ma la gen te non rinuncia ad un weekend culturale o ad una serata a teatro o ad un concerto. Bisogna cominciare ad educare e stimolare i ragazzi delle scuole, coinvolgerli attivamente nella cultura, nella storia della loro città, meglio se con attività di volontariato. Bisogna pensare che l’arte, in ogni sua forma, se curata ed implementata, può generare lavoro per tutti. Bordighera è stata un centro artistico e culturale importante, dall’Ottocento fino agli anni Settanta-Ottanta del Novecento. Poi più poco o nulla. Le manifestazioni più belle ed importanti (5 Bettole, Agorà, Pittura Americana per citarne alcune) sono finite nel dimenticatoio. Forse la maggior parte delle persone che abitano e che frequentano Bordighera non ricor da neppure che siano esistite. E’ di quest’anno la notizia che anche Bordighera Jazz Festival non si terrà più. E’ solo un problema economico o non c’è la volontà di far rinascere la nostra città? La Chiesa Anglicana è in uno stato fatiscente (vetrate rotte, disordine interno). Le Associazioni culturali sopravvivono grazie alla volontà di pochi, ma manca, secondo me, il senso di appartenenza ad una unica entità. Manca l’aggregazione, la volontà di lavorare per il raggiungimento di un obiettivo comune: la rinascita di Bordighera. Si prospettano a breve eventi che possono coinvolgere Bordighera (la mostra “Mediterraraneo”, l’apertura di Villa della Regina) ma non si può perdere anche questo treno. Bordighera DEVE rinascere, permettere ai suoi giovani di costruire un futuro qui e non di doverlo andare a cercare altrove. Può farlo se investirà nella sua “anima” culturale, se ricomincerà dalla sua storia artistica guardando al futuro. Il mio appello è che tutti si sentano coinvolti in questo, lavorando insieme per il futuro della nostra splendida città. Tiziana Pagnini IL BELVEDERE SUL PORTO: “SUTA A MADARENA” Ho assistito al consiglio comunale lunedi 19 luglio dove, tra le altre cose, si è deliberato sulla alienazione di beni pubblici comunali, al fine di acquisire preziose risorse in un periodo di blocco della spesa, causa “patto di stabilità”. Assieme a posti auto e garage si metterà in vendita anche quella porzione di casa in ViaGarnier (sotto la Maddalena) rimasta diroccata dai bombardamenti dell’ultima guerra. Chi conosce la storia del sito sa quanto sia stata travagliata la vicenda della sua ricostruzione. Tutti i tentativi dei vari proprietari di ristrutturarla, e renderla abitabile, sono naufragati di fronte alla ferma volontà delle varie amministrazioni di costruire in quel luogo un panoramico belvedere sul porto. Qualcuno si era anche spinto ad ipotizzare una sorta di ascensore-cremagliera per collegare i due punti. A spingere sull’acceleratore della realizzazione del proget- to era anche arrivata, nel 1988 la donazione di 50 milioni di lire da parte della signora Maria Kaczamarek ved. Lombardi, finalizzata all’acquisizione di tutto l’immobile, al suo abbattimento e alla costruzione del belvedere. Il consiglio comunale di allora, con apposita seduta del 5 ottobre di quell’an no deliberava l’accettazione della suddetta donazione vincolandola a quella finalità. Adesso una domanda sorge spontanea: che fine hanno fatto i 50 milioni, come mai non si è onorata la precisa richiesta della vedova Lombardi e ora che il sito verrà venduto (magari sottocosto) al proprietario dell’unica porzione rimasta privata, non si dovrebbero restituire (con gli interessi) agli eredi, i 50 milioni avuti in donazione? Rimane l’ennesisima brutta figura delle varie amministrazioni succedutisi da allora, incapaci di mantenere gli impegni presi. Lettera firmata Paize Autu Direttore Responsabile: Giancarlo Pignatta Registrazione del Tribunale di Sanremo nr. 03/08 del 04/07/008 Direzione-Amministrazione-Redazione: 18012 Bordighera Alta – Via alle Mura, 8 Le firme impegnano gli autori degli articoli Stampato in proprio a Bordighera Alta Collaboratori: Stefano Albertieri, Mario Armando, Carlo Bagnasco, Simona Biancheri, Anna Maria Ceriolo, Giacomo Ganduglia, Claudio Gazzoni, Mara Lorenzi, Irma Murialdo, Gianni Natta, Mattia Riello, Alessandro Seghezza, Alice Spagnolo, Mauro Sudi, Ampeglio Verrando, Franco Zoccoli, Lucia Xaiz. Sito informatico a cura di Mauro Sudi Pagina 8 “U Risveiu Burdigotu” Sede: Via alle Mura 8 18012 Bordighera Alta Orario : lunedì e venerdi dalle ore 16,00 alle 18,00 giovedì dalle 21 alle 23 e-mail: [email protected] Internet: www.urisveiuburdigotu.it Telefono: 3464923130